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Serie A 2010/2011 Cronache, Risultati, Classifica

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2011 13:53
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28/08/2010 22:59
 
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Più ricca e straniera che mai
La nuova Serie A pronta al via

Con il match delle 18 tra Udinese e Genoa ricomincia il campionato. Ci sono 247 non italiani, un record, ma nessun campione del Mondo. La vendita collettiva dei diritti tv ha regalato alla Lega di A 900 milioni di euro: non erano mai stati così tanti. Nessun tecnico ha mai vinto lo scudetto ma ci sono solo due debuttanti: Benitez e Bisoli

MILANO, 28 agosto 2010 - Il campionato della “Ripartenza” è un Erasmus del pallone. Atleti e allenatori arrivano da ogni angolo del Pianeta a caccia dell’Inter pigliatutto. Si riparte, nel nome dell’Inter e dopo la disfatta della Nazionale al Mondiale in Sudafrica. Che lo si voglia definire più internazionale, più spettacolare, o frontiera dell’impero del grande calcio d’Europa, i numeri restano scolpiti nella pietra. Al via la Serie A si presenta con due record: mai così tanti calciatori stranieri e mai tanti milioni ricavati dai diritti tv. La A che nasce oggi è il poster del campionato più ricco di sempre, pronto a traslocare: troppo stretto il muro dei sogni dei ragazzini, meglio piazzarsi comoda nei televisori dei salotti dei grandi.

LEGIONE STRANIERA — L’importazione di stranieri è un decreto-flussi senza vincoli. Oggi, a calciomercato aperto, gli stranieri in A sono 247, più dei 227 del 2009-10, vecchio record ormai stracciato. L’Inter è il club con più stranieri in prima squadra (sono 25), poi la Roma e la Lazio (19) e l’Udinese (17). L’equazione molti stranieri e aumento della qualità non è così ovvia: per la prima volta dopo un Mondiale, in A non giocheranno campioni del Mondo; Ronaldinho è l’unico Pallone d’Oro; dei top player dai guadagni più alti (ingaggi+sponsor+diritti d’immagine), ci sono solo Ronaldinho, Eto’o, Buffon e Totti (fonte: France Football); nella top20 dei calciatori con l’ingaggio più alto, pubblicata da Futebol Finance, figurano Eto’o e Ronaldinho. Tra quelli in attività, il più presente è Zanetti dell’Inter (501 partite), il più vecchio è Antonioli del Cesena (41 anni a settembre).

IL DOPO MOURINHO — La nuova A delle panchine dopo Mourinho parte senza scudetti: nessun tecnico ha mai vinto da allenatore il tricolore. Da 9 anni, poi, le tre grandi, Juve- Inter-Milan, non cambiavano guida all’inizio della stessa stagione. Mentre la media età dei tecnici è la seconda più alta degli ultimi 15 campionati (50 anni e 4 mesi), con soli 2 debuttanti: Bisoli e Benitez. L’ex del Liverpool plana sulla panchina dell’Inter, l’unico club sempre presente in A da quando si gioca a girone unico. Capitolo scudetti: sono 16 i club ad averlo vinto nella storia della A, il Genoa lo aspetta da più tempo (dal 1924). L’ultimo al Sud (Roma e Lazio escluse) è storia di 20 anni fa, epoca del Napoli di Maradona. E’ stata l’ultima volta di un club del Sud tra le prime tre.

SPEZZATINO D'ORO — Il ritorno alla vendita collettiva dei diritti tv ha riempito le casse dei club (più introiti per i club medio-piccoli). Oltre 900 i milioni ricavati dalla Lega di A, una cifra che fa del torneo 2010-11 il più ricco di sempre. Secondo una stima di StageUp, il boom dei diritti tv manterrà elevato il fatturato della Serie A (1,5 miliardi), restando terza tra le grandi Leghe (Premier League: fatturato 2,65 miliardi; Bundesliga: fatturato 1,52). Contando anche le Coppe, il calcio si vedrà in tv tutti i giorni, e sarà derby all’ultimo abbonato tra la tv satellitare (Sky) e la tv sul digitale (Mediaset e Dahlia). Sarà poi la A più vista di sempre, con un bacino stimato in 25 milioni (+3,7% sul 2009-10; fonte: StageUp), e la A resta il secondo evento sportivo (il primo è la Nazionale di calcio) al quale gli italiani sono più interessati (fonte: sondaggio Sport&Leisure Business). Nonostante il k.o. della Nazionale e l’ondata straniera, gli italiani s’incamminano in massa dietro un pallone.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
28/08/2010 23:28
 
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Acrobazia di Mesto: passa il Genoa
Di Natale e Udinese: primo stop

Finisce 1-0 per i rossoblù la gara di debutto della serie A edizione 2010-11: decide una rovesciata "strana" del neo-entrato. Toni esce dopo 39' per un infortunio alla coscia, Di Natale non riesce a regalare una rete ai suoi tifosi. Tante facce nuove nel Genoa: quasi tutti promossi

MILANO, 28 agosto 2010 - Quarantanove milioni spesi, nove acquisti, una rovesciata "strana" e primi tre punti per il Genoa. La squadra di Gasperini trova una vittoria importante a Udine. Importante per mantenere alto il morale dopo il mercato scoppiettante, anche se la prestazione della squadra non è stata sempre convincente. Sono piaciuti invece molti degli uomini nuovi portati a Genova da Preziosi. Di fronte due squadre che l'anno scorso avevano incassato carrettate di gol, ma lo 0-0 resiste fino al 36' della ripresa. La stagione dell'Udinese parte con uno 0-1, sulla falsariga di quella scorsa: in salita. In rosa non è cambiato granché, ma il 14° posto di maggio è un disastro difficilmente ripetibile.

DECIDE MESTO — Doveva essere la partita di Totò Di Natale, che ritrovava i suoi tifosi dopo lo "sventato tradimento" ai danni della Juve: il capocannoniere uscente della A aveva voglia di dedicare un gol allo stadio che non vuole lasciare, ma in realtà ha solo una vera occasione, e quando il risultato è ancora sullo 0-0 lascia spazio a Corradi. Diventerà così la partita di Giandomenico Mesto, entrato nella ripresa, e autore in uno di quei gol in acrobazia che sono il suo marchio di fabbrica. E' il 36' del secondo tempo quando l'altro neo-entrato Zuculini (subito positivo) si guadagna coi denti una punizione da destra. Sul cross Dainelli è libero di fare la sponda, Mesto colpisce con destro con una strana rovesciata che spiazza Handanovic: è l'1-0 che sblocca la gara. Ti aspetti Toni, e invece spunta Mesto.


GENOA TUTTO NUOVO — La partita di Luca Toni dura solo 39': il centravanti ricasca in uno dei problemi muscolari (risentimento alla coscia sinistra, domani gli esami) che già lo avevano bloccato a Roma, e lascia il posto a Palladino. Gasperini sposta Sculli in mezzo e ci guadagna in mobilità, visto che l'ex Bayern si era limitato a difendere qualche palla spalle alla porta e fare il riferimento al centro. Con l'uscita di Toni le facce nuove del Genoa si riducono a quattro: inizialmente erano mezza squadra. Veloso pare subito in palla e discretamente inserito, Rafinha fa vedere solo a tratti le discese sulla fascia destra, Ranocchia conferma le grandi "recensioni" di Bari: non solo interventi difensivi, ma anche appoggio in fase di impostazione. Eduardo, poi, è chiamato a rispondere a qualche tiro dei fiuliani: il più pericoloso è quello di Di Natale nel primo tempo, lanciato da Floro Flores dopo un contropiede partito da un calcio d'angolo del Genoa. Veloce l'Udinese, ma qualche problema difensivo fra i rossoblù resta.


UDINESE, POCHE IDEE — Guidolin senza terzini destri (out Ferronetti e Basta per infortunio, Isla per squalifica) sceglie "per forza" una difesa a tre, e il modulo diventa praticamente speculare a quello del Genoa. L'unica faccia nuova è quella di Cuadrado, che sulla destra mostra molta corsa e qualche buona iniziativa finché non fa spazio a Pinzi. Si rivedono invece al Friuli le solite palle sradicate dai piedi degli avversari da parte di Inler (le ultime prima del trasferimento al Napoli) e i soliti dribbling di Sanchez, non sempre utili alla causa. Se non altro tiene la difesa, almeno fino alla amnesia sul gol di Mesto. Lì colpiscono in due indisturbati in area: anche qui, qualcosa da rivedere c'è.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
28/08/2010 23:29
 
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Il Cesena spaventa l'Olimpico
Roma, subito due punti persi

Sorpresa nel secondo anticipo della prima di A: il romagnoli impongono lo 0-0 ai giallorossi dopo una prestazione convincente. La Roma si sveglia nel finale ma trova anche un grande Antonioli sulla sua strada

ROMA, 28 agosto 2010 - Il Cesena ha un organico da metà classifica in B. Sarà già molto se arriverà a 25 punti in serie A. Sentita molte volte quest'estate, qualcuna anche sotto gli ombrelloni romagnoli. Prima giornata di campionato: Roma-Cesena 0-0. Non avete letto male. La sorpresa è clamorosa. Ma non pensate a colpi di fortuna. I romagnoli hanno strameritato il punto e hanno fatto capire subito che non sono una vittima sacrificale. Brutta serata per la Roma, che se vuole competere ai massimi livelli non può sprecare simili occasioni, anche se è è solo la prima giornata.

DIFESA E CONTROPIEDE — Le caratteristiche del Cesena, disposto da Massimo Ficcadenti con un 4-3-3 pronto a diventare 4-5-1 in fase difensiva, sono chiarissime. Squadra molto corta, spazi chiusi e appena si recupera palla via in contropiede. Gli uomini sono quelli giusti: le due catene sulle fasce, Ceccarelli-Schelotto a destra e Nagatomo-Giaccherini a sinistra, sono formate da elementi velocissimi. Desta qualche perplessità il terminale offensivo, l'albanese Bogdani, uno che non è mai stato un martello davanti alla porta (11 gol il primato personale in A, a Siena nel 2005-2006) e che al momento è anche molto indietro di condizione. Aspettiamo il Cesena quando dovrà fare la partita contro avversari chiusi: lì potrebbero arrivare le difficoltà.

ROMA SFIATATA — Ranieri, che per un mese non avrà Adriano, in attesa di Nicolas Burdisso propone Mexes accanto a Juan e tiene Perrotta nei tre di centrocampo con Pizarro e De Rossi, con Menez, forse l'uomo chiave in assoluto, alle spalle di Totti e Vucinic. Il bel primo tempo di sabato scorso in Supercoppa non viene replicato, anche perchè il tono atletico non pare granché.

PERSONALITA' — Il Cesena parte senza nessun timore. I romagnoli coprono benissimo. E portano il primo pericolo con Nagatomo. Giaccherini, un piccoletto (1.65) che già a Pavia in C2 faceva faville col suo spunto veloce e il suo dribbling, mette un gran assist in contropiede per Nagatomo e il giapponesino (tenetelo d'occhio) sfiora il secondo palo col sinistro. De Rossi (in fuorigioco) tasta i riflessi di Antonioli, ma la Roma, a parte un buono sprazzo a cavallo della mezz'ora, non fa sfracelli. Totti è ben controllato, Vucinic alterna buone cose a sciocchezze, Menez non si accende. Addirittura lo sciagurato Bogdani spreca un contropiede pericolosissimo non servendo il lanciato Schelotto al limite dell'area. Al riposo è 0-0.


POCHI SBOCCHI — Roma che anche nella ripresa non cambia passo. Cassetti e Riise, preoccupati dai loro avversari, restano bassi. Il Cesena arriva sul fondo con una certa facilità. Schelotto, un '89 che presto entrerà nel taccuino delle grandi, si gira ma tira alto al 14'. Ranieri capisce che c'è bisogno di una svolta: fuori Menez, dentro Taddei per allargare il Cesena col 4-4-2. La mossa dà qualche effetto: ci vuole un grande Antonioli al 27' su Vucinic dopo un'iniziativa proprio del nuovo entrato.

CHE FINALE — Ranieri butta dentro anche Brighi e Okaka (per De Rossi e Perrotta): le vuole provare tutte pur di vincere. La Roma è sbilanciatissima e concede un'altra palla-gol a Bogdani, sbagliata stavolta senza troppe colpe. E i romagnoli, in comprensibile calo fisico, si affidano all'ex Antonioli, che salva su Totti. Lo stesso capitano sfiora il palo di testa. L'ultimo brivido di un finale di grande intensità da parte della Roma lo porta Brighi nel recupero, ma un portiere di 41 anni fa un'uscita bassa da fare invidia a molti ventenni. Si resta sullo 0-0. Per la prima, enorme, sorpresa della serie A 2010/2011.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
29/08/2010 21:03
 
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Juve, che brutta partenza!
Un grande Bari la castiga

I biancorossi vincono 1-0, grazie ad un bellissimo gol di Donati e ad una prestazione davvero convincente. La squadra di Delneri stecca invece la prima di campionato: lenta, disordinata, crea pochissimo sottoporta. Esordio di Krasic, dal 1'

MILANO, 29 settembre 2010 - Il campionato della Juventus parte male, malissimo. Colpa di un grande Bari, che vince in casa 1-0 grazie ad uno spettacolare gol di Donati. E ad una prestazione eccellente, sulla falsariga di quelle dell'avvio dello scorso campionato. Il trascinatore è Almiron. La nuova Juve, targata Marotta nei sei nuovi acquisti schierati dal 1', e Delneri nel rigido 4-4-2, stecca alla prima più attesa, dopo i 4 successi negli antipasti di Europa League contro avversari però modesti come Shamrock e Sturm Graz. Non è certo tempo di giudizi, il cocktail bianconero va mescolato e amalgamato, però i tifosi bianconeri certo si aspettavano di più, perlomeno come esibizione, davvero in tono minore. Il San Nicola si conferma stadio complicato: la scorsa stagione la Juve di Ferrara ne incassò addirittura tre, di gol, corredo di una delle troppe sconfitte.


IMPRESSIONA IL BARI — Delneri stupisce tutti schierando dal 1' Krasic, all'esordio, dopo aver dichiarato ieri in conferenza stampa che il serbo non sarebbe partito titolare. Pretattica. La Juve schiera sei facce nuove rispetto all'ultimo campionato: Storari, Motta, Bonucci, Krasic, Pepe e Quagliarella. Bonucci è l'ex di giornata, applaudito. C'è tanta voglia di scoprire la nuova Juve, e invece nel primo tempo riscopri il solito Bari, quello spettacolare, la rivelazione di una stagione fa. L'architetto in panchina è il solito, Ventura, quello in campo anche, Almiron, pure lui ex, che orchestra il gioco coinvolgendo gli esterni, e si permette pure qualche percussione centrale. Sembra proprio il tipo di giocatore che cercano i bianconeri, stasera con in mezzo Felipe Melo e Marchisio. La Juve pressa altissimo, soprattutto nei primi 20', ma non punge con la coppia Quagliarella-Del Piero, cui mancano i muscoli per impensierire Andrea Masiello, ennesimo ex. L'unica occasione dei primi 45' è targata Melo, ispirato dal capitano. Pochino. Soprattutto perchè nel frattempo il Bari si rende pericoloso con Barreto, con Ghezzal (paratissima di Storari) e soprattutto segna con Donati, subentrato a Gazzi, messo fuori causa da un'entrataccia di Melo.

E SEGNA DONATI — L'ex Atalanta tira fuori dal cilindro una stupenda conclusione di sinistro appena da fuori area. Storari non ci può arrivare, stavolta. Un capolavoro di Donati, del resto uno specialista nelle conclusioni dalla distanza. Bari avanti meritatamente all'Intervallo. Juve deludente.

SPRECHI BARI — Il Bari convince di più anche nella ripresa. Barreto, sempre in movimento, sfiora il 2-0: Chiellini salva a Storari battuto. Alvarez spreca l'inimmaginabile: è una freccia in contropiede, ma quando c'è da venire al sodo si perde in un bicchiere d'acqua. E la Juve? Non pervenuta. Delneri cambia gli esterni: prima entra Martinez per Krasic, poi Lanzafame, perlomeno attivo, per Pepe. Al 18', quando Sissoko sostituisce Melo, il tecnico della Vecchia Signora ha già esaurito i cambi. E quindi quando Martinez subisce un acciacco non può sostituirlo. La Juve non cambia marcia. Lenta e prevedibile a centrocampo, spuntata in attacco. Ci mette volontà, ma non riesce neancha a buttarla sul piano delle mischie in area. L'unica occasione ce l'ha Chiellini, che manda alto di testa, le residue speranze di pareggio. Gillet per il resto di si limita a qualche uscita. Il Bari esce tra gli applausi, per la Juve partenza falsa: non perdeva la prima di campionato dal 1982.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
30/08/2010 12:40
 
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Valanga Milan sul Lecce
Ibra osserva il Pato-show

Facile per i rossoneri col Lecce: 4-0 con doppietta del brasiliano e gol di Thiago Silva e Inzaghi, sotto gli occhi dello svedese. Che si presenta nell'intervallo: "Vinciamo tutto"

MILANO, 29 agosto 2010 - Un gran bel Milan lancia ufficialmente la sfida all’Inter. Di fronte, un Lecce arrendevole e disarmato, ma l’autorevole prestazione dei rossoneri dilata l’ottimismo in via Turati. Il 4-0 ai salentini è infatti frutto del bel gioco; proprio come piace ad Allegri. E come piace al patron Silvio Berlusconi che non vuole mancare alla prima, presentando alla folla il regalo dell’anno: Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese (passerella sul red carpet nell’intervallo), si esalta al primo gol di Pato e applaude al raddoppio del ragazzino venuto dal Brasile, spinto in gol da Ronaldinho. Lo avrà pensato. Eccome: insieme ne faremo delle belle. E gode anche Mino Raiola, il fedele agente: un sorriso così sulle labbra di Ibra non lo vedeva da tempo. Ma chapeau a Inzaghi che non ne vuol sapere di smetterla: suo il 4-0 finale.


IL PASSATO — Massimiliano Allegri alla prima che conta schiera il passato ma a suo modo: il noto 4-3-3 con il tridente che ha fatto sorridere tanto Leonardo. La mentalità è altrettanto nota: poche lungaggini, velocità, gioco sulle fasce e di prima. Luigi De Canio è accorto, ma non troppo; provare non costa nulla. Il Lecce infatti avverte il Milan: non siamo venuti qui per fare le belle statuine e va subito in pressing. Suo il primo tiro, al 5’; un rasoterra debole che Abbiati blocca agevolmente. I rossoneri è come se avessero messo su la registrazione di quelle prestazioni mosce, tipiche degli ultimi tempi.

PATO! — Ma il lampo dell’8’ apre in due il cielo sopra San Siro. Ambrosini mette al limite un pallone strepitoso per Seedorf che è in ritardo e pasticcia, con la porta spalancata davanti. Subito dopo Pato scende in mezzo come una furia, ma altruista cede a Borriello che non controlla. Ma occhio al Lecce pronto a ribadire di poco a lato. Appare però evidente quanto il Milan sia salito di tono. Lo conferma Thiago Silva al 12’ con un capolavoro balistico dalla distanza che Rosati in volo scaccia in angolo. Quello che fa poi Pato al 14’, palla recuperata col destro al limite e poi calciato col sinistro poco sopra la traversa è illuminante quanto la sua classe. Ribadita al 16’ quando porta in vantaggio i rossoneri. L’azione è magistrale; assoluta come l’assist a destra di Ambrosini per il brasiliano che infila con un tiro radente sul secondo palo. Delirio a San Siro; tutti in piedi: Berlusconi e Ibra compresi.

È SAMBA — Al 22’ spettacolare scambio Dinho-Seedorf con tiro ravvicinato dell’orange deviato alla grande da Rosati. E poi il raddoppio, confuso, ma voluto, di Thiago Silva: un batti e ribatti nell’area piccola risolto dal difensore. E’ proprio serata di samba, perché al 28’ Pato si prende la notte segnando anche il 3-0: serpentina a duecento all'ora con Rosati scartato, ma gol contestato dal Lecce perché Vives in un’azione precedente era rimasto a terra. In realtà strameritato e frutto di un dominio colossale. E il Lecce? Dopo la bella partenza, solo briciole. Al punto che De Canio, disperato, toglie dalla difesa Giuliatto per Chevanton. La musica però non cambia. I rossoneri danzano e sfiorano ancora con Pato al 39’. Il Lecce non ci capisce più niente e fatica a contenere. Dinho al 43’ la dà a Pato e che per poco non fa poker. Il Gaucho è irresistibile: finte, controfinte, assist. E Berlusconi gode.

IL SOLITO PIPPO — La ripresa? Seduta defaticante. Con quel palo scheggiato al 19’ da “Impossibile” Inzaghi, subentrato a Borriello. Il Lecce fa quel che può, ma in contropiede va in paranoia. Al 31’ fa il suo ingresso Boateng, mentre Inzaghi, rabbioso come dieci anni fa, continua a cercare il gol. Ci prova anche Chevanton al 41’, ma la sua idea a giro sfiora il palo. Bella la palla di Boateng per Dinho che manca il poker. Ma il 3-0 basta e avanza. Se non fosse che al 45’ Pippo riesca nell’ennesima impresa. Ora sì che la festa è completa.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
30/08/2010 12:50
 
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Scatto Napoli, risposta viola
Pareggio e primo gol non-gol

La Fiorentina va sotto con una rete di Cavani (ma la palla rimbalzata sulla traversa non era entrata), nella ripresa risponde con un altro nuovo acquisto, D'Agostino. Poi i rossi a Vargas e Blasi: buoni segnali per Mazzarri e Mihajlovic

MILANO, 29 agosto 2010 - Fiorentina-Napoli finisce con un pareggio per 1-1, due gol da nuovi acquisti, il primo caso arbitrale della stagione e sensazioni positive per entrambe le squadre: questo il succo della sfida dell'Artemio Franchi in cui non sono di certo mancate le emozioni. Il Napoli, premiato da una non-rete di Cavani, mostra un gioco più bello rispetto al passato, la Fiorentina ha già interiorizzato il carattere di Mihajlovic, con una reazione forte nella ripresa. Cavani e D'Agostino si presentano con una prestazione sopra le righe e le due squadre sembrano più avanti nel processo di creazione rispetto anche alle presunte grandi del campionato.


IL GOL NON-GOL — I cinque arbitri in Italia non ci sono, la tecnologia è ancora off limits per la Fifa, così alla prima giornata ecco il primo gol-non gol. Stavolta, per evitare un errore in stile Inghilterra al Mondiale, il guardalinee Galloni ha troppa fretta di convalidare il gol di Cavani al 7'. Sul cross di Dossena, Cavani colpisce di testa, la palla rimbalza sulla traversa interna e poi sulla linea. Frey la blocca, ma Galloni ha già preso la via del centrocampo, indicando la rete. Napoli in vantaggio, con un gol che non era gol. E' il primo clamoroso caso arbitrale della stagione. E' anche il primo gol in A di Cavani con la maglia del Napoli, ma già il terzo in questo inizio di stagione, dopo i due in Europa League.

PRIMO TEMPO NAPOLI — Il Napoli ringrazia per il regalo e prova a giustificare il vantaggio con un ottimo primo tempo, in cui la squadra di Mazzarri mostra un grande possesso palla, cambi di gioco e tante idee offensive. Reparto in cui Cavani non fa solo il riferimento, ma anche il primo pressing, Lavezzi e Hamsik rientrano molto a cercar palloni, godendo di parecchia libertà e lasciando spazi agli inserimenti di Maggio e Dossena. Quest'ultimo, in particolar modo, sfonda regolarmente, De Silvestri non lo tiene, lui arriva costantemente al cross creando non pochi pericoli. Oltre al gol, il Napoli raccoglie anche una traversa di Lavezzi dopo una bella azione corale. Cannavaro e Aronica paiono poter gestire Gilardino, lasciato un po' troppo solo davanti.


RIPRESA VIOLA — Ma il discorso cambia nella ripresa, dopo una probabile sfuriata di Mihajlovic: Il Gila dimostra subito di essere piuttosto in palla domando una palla di petto spalle alla porta e servendo l'accorrente D'Agostino al tiro: bomba vincente che vale l'1-1. L'ex Udinese aveva iniziato benissimo nel ruolo di rifinitore dietro alle punte: poi pian piano gli avevano preso le misure, ma il gol dell'1-1 vale già il pareggio del bottino dello scorso anno: aveva segnato una sola rete in campionato. Zanetti aumenta il numero di palloni recuperati a centrocampo, Montolivo ha anche lampi di "invenzione", come quando serve a Gilardino la palla del possibile vantaggio (gran parata di De Sanctis). Il Napoli sembra calare (forse la fatica di giovedì), i viola possono prendere il controllo.


DUE ROSSI E INGRESSI — Invece arriva il rosso a Vargas, molto nervoso; che piazza una mezza testata a Campagnaro dopo un contrasto. Il rosso a Blasi (doppia ammonizione) e l'ingresso di Cerci, arrivato solo tre giorni fa a Firenze, rilanciano invece le azioni della Fiorentina. L'esterno impegna De Sanctis su punizione (grande partita del portiere azzurro), e si guadagna probabilmente più spazio in futuro, nonostante la qualità sulle fasce dei titolari Vargas e Marchionni. Mazzarri ridisegna un Napoli con Lavezzi centravanti ma tutto sommato si accontenta del pareggio: il tecnico può godersi il primo tempo, e ripartire da lì per un campionato da protagonisti.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
30/08/2010 12:55
 
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Cassano lancia la Samp
La Lazio finisce al tappeto

I blucerchiati soffrono nel primo tempo, poi nella ripresa fanno festa con i gol di Fantantonio e del neo trequartista. Ospiti bene nella prima mezz'ora ma troppo spreconi. Buon debutto di Hernanes

GENOVA, 29 agosto 2010 - La Sampdoria è un diesel che ci mette un po’ ad ingranare. Il 2-0 alla Lazio che inaugura il campionato dei blucerchiati matura nella ripresa, grazie ai gol di Cassano (su rigore) e Guberti, dopo un primo tempo difficile, in cui gli uomini di Reja avevano messo in difficoltà quelli di Di Carlo. Hernanes (buono il suo debutto) e Zarate sono le armi della Lazio nei primi 30 minuti, in cui gli ospiti danno l’idea di poter sfondare. Ma la Samp tiene e cresce con calma, con Guberti ormai insostituibile alle spalle delle punte e Cassano che sopperisce alla latitanza sottoporta di Pazzini, poco servito dai compagni. E la Lazio, che tira 18 volte verso la porta ma solo in 4 occasioni centra lo specchio difeso da Curci, ne esce sconfitta.


VIVACITA' — Di Carlo conferma il 4-3-1-2 che ha messo in crisi il Werder Brema in Champions, con Guberti alle spalle di Pazzini e Cassano. A destra in difesa c’è Zauri, con la Lazio fino a una settimana fa. Reja invece sceglie il 3-4-2-1: in mezzo al campo c’è Ledesma, davanti Hernanes e Zarate danno una mano a Floccari. Il primo tempo è vivace: la Lazio è messa meglio in campo, con Hernanes che svaria lungo tutto il campo per essere sempre nel vivo della manovra, Zarate che parte da sinistra e fa ammattire Zauri e Floccari punto di riferimento centrale. La difesa è molto compatta, con Lichtsteiner e Del Neri che arretrano quando serve a dare una mano a i tre centrali. Ledesma è il primo a provarci con una botta da fuori, poi Floccari di testa saggia i riflessi di Curci. La Samp cresce nel finale: Guberti è in forma e si vede, Cassano ci prova con qualche serpentina delle sue (provvidenziale Muslera per interromperne una al 25’) ma Pazzini vede poco la palla anche perché dalle fasce non arrivano i cross, perché se Ziegler sale per riempire gli spazi lasciati dall’accentramento di Guberti, Semioli e Zauri latitano. E così al 45’ il risultato è lo stesso di inizio partita.


UNO-DUE — La Samp cambia marcia quando Cassano e Guberti salgono in cattedra. I due al 10’ costruiscono l’azione che porta Fantantonio a sfiorare la rete. Poi al 14’ arriva la svolta, quando Lichtsteiner scambia Dessena per un peluche e lo stringe forte in area: l’arbitro vede e Cassano provvede, regalando dal dischetto il vantaggio ai padroni di casa. Reja perde le staffe e si fa cacciare per proteste, rimbrottando Lichtsteiner prima di accomodarsi fuori. La Lazio va in tilt nonostante Hernanes non smetta di creare, ma Floccari latita e in avanti gli ospiti non mordono anche se costruiscono parecchio. E la Samp allora ne approfitta: prima sfiora il raddoppio con un missile di Palombo disinnescato da Muslera, poi firma il 2-0 al 26’ quando il portiere uruguaiano va in tilt respingendo male un corner e regalando a Guberti la chance per un magico pallonetto che mette in cassaforte la gara dei blucerchiati. Reja si gioca il tutto per tutto con Rocchi e Foggia per Lichtsteiner e Zarate (un fantasma nella ripresa), la Samp è sulle ginocchia ma non cede. Marassi così fa festa, il fantasma del Werder sembra lontano.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
30/08/2010 12:59
 
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Chievo nel segno di Pellissier
Il Catania argentino va k.o.

Esordio vincente di Pioli: un super Moscardelli firma l'1-0; delizioso poi il pari del Catania con Ricchiuti. Nella ripresa Pellissier si procura e segna il rigore che vale l'incontro. Brivido Catania: nel finale traversa di Capuano.

VERONA, 29 agosto 2010 - La storia invoca nuovi protagonisti. Per rinfrescare otto anni da romanzo, tra prime pagine e servizi tv in giro per il mondo con osservatori a gridare al "miracolo-Chievo". Il nuovo è nella pellicola della serata di Davide Moscardelli: un esordiente già vecchio. Perché è alla prima volta in A a 30 anni, ma anche uno che non si fa pregare: nel primo giorno di A piazza subito la zampata giusta (il colpo l’1-0). La replica del Catania è concentrata nella classe di Ricchiuti, elegante con un cucchiaio che bilancia il peso dell’incontro. Nuovi anche i registi: Pioli da una parte, Giampaolo dall’altra in un Chievo-Catania che somiglia tanto a una partita a Risiko (dove accade quasi tutto nel primo tempo): sulla plancia del Bentegodi c’è spazio solo per Italia e Argentina. Nove sono gli italiani nella formazione titolare del Chievo; nove gli argentini nell’undici di partenza del Catania. Ma a tanto vento di novità, c’è sempre bisogno del grande vecchio che torni ad alzare la voce. Il compito è tagliato per Pellissier, icona di questo Chievo. Nel finale si guadagna il rigore: freddo dal dischetto, è una schiacciata da tre punti.


RE DAVIDE — Al Bentegodi l’osservato speciale è Stefano Pioli. Se non bastassero le sue 300 panchine tra i professionisti, eccolo per la prima volta sulla panchina di un Chievo al nono anno di A. Ma nella notte di Pioli, Davide Moscardelli riesce a spegnere i riflettori sul tecnico e a rubargli la scena. Titolare, spalla a spalla con Pellissier, a 30 anni è al suo esordio in A. Dopo 14 minuti è lui a infilare la difesa del Catania (1-0): sfrutta un calcione-rinvio sbagliato di Silvestri. Non si accontenta solo di segnare: corre, lotta, sgomita, guadagna posizioni del campo. Al punto che a metà corsa, Giampaolo decide di lasciare sotto la doccia Terlizzi. "Re Davide", al 20’ della ripresa, esce stremato, con il Bentegodi in piedi. Un esordio così vale la pena sognarlo per tre decenni.


CUCCHIAIO ARGENTINO — La miscela del Catania è esplosiva: centrocampo tecnico, l’imprevedibilità del duo Mascara-Maxi Lopez. E a fare da collante, l’ingrediente giusto si chiama Ricchiuti. Stordito dall’avvio sprint del Chievo, e sotto di 1-0, la squadra di Giampaolo si affida ai suoi giocolieri di centrocampo e riprende di gran carriera in mano la gara. Il velo di Mascara e l’indecisione della coppia centrale del Chievo favoriscono Ricchiuti: cucchiaio-gioiello ed è il colpo dell’1-1. Bello il primo tempo, equilibrato, ma con un pizzico di fantasia più dalla parte dei siciliani. Ripresa non bella, nervosa, spenta. Si scivola, addirittura, verso la noia fin quando la Bandiera-Pellissier non decide che è l'ora della svolta: si procura il rigore e fa 2-1. L’ultimo brivido, per non farsi mancare niente, lo regala Capuano colpendo una traversa piena a 90° passato. La favola Chievo continua: il nono anno in A inizia con i tre punti.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
30/08/2010 13:03
 
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Parma, due gol al Brescia
E che show della Pulce

La squadra di Marino, soprattutto nel primo tempo, dà spettacolo ispirata da Giovinco, dai cui piedi passano entrambe le reti. Il Brescia ci mette impegno e generosità, ma Diamanti è ancora spaesato e viene sostituito. Palo di Eder

PARMA, 29 agosto 2010 - Mai come stasera il mercato delle pulci si dimostra conveniente. Perché l'ingaggio della Pulce con la "P" maiuscola, cioè Sebastian Giovinco, ha regalato al Parma un'iniezione di classe che, combinata con la potenza di Bojinov (o, perché no, con la freschezza di Paloschi o l'esperienza di Crespo), sembra poter proiettare i gialloblù a rinverdire i fasti di qualche lustro fa. Mentre il Brescia ha dimostrato al Tardini di non essere in grado di metabolizzare immediatamente colpi di mercato dell'ultim'ora come Diamanti. Né, peraltro, sembra l'unica della serie A con questo problema...

BRIVIDO INIZIALE — Si comincia con il Parma che prova a prendere possesso del campo, a costo di fare l’antica melina. Col Brescia che tenta di rompere la ragnatela, cercando il colpo in contropiede e andandoci molto vicino al 6’, quando su cross da sinistra, Possanzini tocca da distanza ravvicinata ma il Parma si salva. I bresciani, però, compiono qualche minuto dopo l’errore di dimenticare il tasso tecnico dell’avversario, e in particolare di Giovinco: perché la Pulce, quando riceve da Bojinov il tocco giusto vicino al limite dell’area, si inventa un corridoio in cui manda un delizioso pallonetto ancora per il bulgaro, che non si fa pregare: stoppa di petto e mette dentro al volo. Il Brescia, inevitabilmente, accusa il colpo: prova, certo, a reagire, cercando i piedi di un Diamanti ancora spaesato. Ma presta il fianco al classico copione dell’avversario in vantaggio. Puntualmente, i contropiede diventano l’arma preferita degli uomini di Marino, e in particolare di Giovinco, che si gode finalmente il ruolo di uomo-squadra. Dai suoi piedi nascono pressoché tutte le ripartenze del Parma, e sempre da una sua giocata arriva nel recupero il gol del raddoppio: punizione della Pulce da fuori area, torre di Lucarelli da sinistra e tocco vincente di Morrone.

STESSO COPIONE — Si va al riposo, ma nella ripresa il copione non cambia. Certo, all’inizio Caracciolo sfiora il gol (bravo Mirante) con un bel tacco, ma poi la Pulce torna in cattedra. E sono assist e giocate deliziose, fino alla punizione pennellata dal limite che va a rimbalzare sulla traversa. Iachini prova allora a pompare fiuto del gol, inserendo Eder per Diamanti, che non la prende benissimo. E’ solo, guarda caso, quando Giovinco inizia ad accusare un po’ di affaticamento che il Brescia si affaccia con più insistenza nell’area gialloblù, peraltro presidiata efficacemente dalla difesa e da Mirante. Proprio Eder, di testa, colpisce il palo esterno, ma non si vede molto altro. Così, mentre Iachini le prova tutte, compresa la sostituzione di Caracciolo con Feczesin, Marino si permette di sperimentare e di regalare al suo piccolo fantasista la standing ovation del pubblico del Tardini, sostituendolo a 5 minuti dal termine. Ma ha anche il suo bel da fare per frenare i suoi, chiamandoli a gestire la palla invece che cercare ancora la porta: ma la voglia dei gialloblù in futuro gli farà anche comodo.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
30/08/2010 13:08
 
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Palermo: stanchezza europea
Il Cagliari strappa il pareggio

Al Barbera poche emozioni: finisce 0 a 0. Iniziano meglio i sardi, vicini al gol nel primo tempo con Nené. Seconda frazione tutta rosanero, ma il risultato non si sblocca. Risultato giusto

PALERMO, 29 agosto 2010 - Un Palermo sfiancato non riesce ad avere la meglio di un Cagliari tignoso, come lo era in campo il suo nuovo allenatore. Un tempo a testa, e un pareggio per 0 a 0 conseguente alle poche occasioni da rete create dalle due squadre.

REGISTI EMERGENTI — Rispetto alle formazioni annunciate alla vigilia, ci sono due defezioni, ma decisamente importanti: Conti e Liverani non ce la fanno; solo panchina per il capitano dei sardi, addirittura in tribuna il centrocampista rosanero (per un problema al ginocchio, dicono dal Palermo). I due tecnici si devono inventare qualcosa in regia: nel Palermo Nocerino si sposta al centro e Kasami prende il suo posto, nel Cagliari è Nainggolan a fare il vertice basso del rombo; le due squadre si dispongono in campo in modo speculare col 4-3-1-2.


PALERMO INGOLFATO — L'assenza di Liverani nel Palermo si fa sentire molto di più di quella di Conti nel Cagliari, anche se - forse - la differenza tra le due squadre la fa soprattutto l'impegno dei rosanero in Europa League di giovedì: i ragazzi di Delio Rossi, infatti, sembrano decisamente imballati e per nulla freschi. Quelli di Bisoli, viceversa, sono già catechizzati dall'ex tecnico del Cesena: linee strettissime e movimenti all'unisono, senza disdegnare una marcatura particolareggiata di Nainggolan su Pastore. Non è un caso, dunque, che nei primi 45' si contino solo due occasioni da rete, entrambe rossoblù ed entrambe capitate a Nené su assist di Cossu: il primo colpo di testa a scalvalcare Sirigu termina a lato di poco; sulla seconda, invece, il brasiliano - a tu per tu col portiere rosanero - non riesce neanche a concludere causa prodigioso intervento difensivo di Munoz.

FORCING INUTILE — I primi 15' del secondo tempo sembrerebbero raccontare un'altra partita, con un Palermo arrembante. Il forcing rosanero, però, è tanto impetuoso quanto breve e non sortisce alcun effetto. Dall'altra parte, però, col passare dei minuti, il Cagliari rinuncia a ripartire. La fase centrale della seconda frazione scorre via senza sussulti, ma la partita si risveglia nel finale: Pinilla (subentrato ad Hernandez) reclama un rigore, Balzaretti azzecca il diagonale-bomba ma Agazzi respinge. I padroni di casa ci provano fino alla fine, ma il triplice fischio di Morganti al 90' lascia la sensazione che i ragazzi di Delio Rossi si siano svegliati troppo tardi. Il Cagliari, comunque, torna a casa con un risultato positivo e assolutamente meritato.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
30/08/2010 23:20
 
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L'Inter parte con un pari
A Bologna finisce 0-0

Nerazzurri così così al Dall'Ara: dopo un brutto primo tempo la squadra di Benitez si sveglia nella ripresa e sfiora più volte il gol con Sneijder ed Eto'o (traversa)

BOLOGNA, 30 agosto 2010 - Il posticipo della 1/a giornata di serie A Bologna-Inter finisce 0-0. Tra poco il servizio completo

QUANTI DUBBI — La sfilata della nuova A si conclude oggi: Bologna e Inter chiudono il gruppo, presentandosi con qualche patema d'animo di troppo. Da una parte i campioni di "tutto" hanno appena conosciuto la sensazione di perdere una finale, portandosi dietro dubbi sulla costruzione della squadra e sull'importanza del fattore Mourinho. Dall'altra il Bologna del nuovo presidente Porcedda si presenta alla prima giornata senza allenatore, per l'esonero poco "tempista" di Franco Colomba.

QUI BOLOGNA — In panchina andrà il tecnico della Primavera Magnani, in attesa del nuovo tecnico (Malesani il nome più caldo): la squadra si schiera col 4-4-2, con Gimenez e Di Vaio in attacco. In difesa Portanova e Britos centrali, Esposito e Rubin sulle fasce. Altri due nuovi acquisti a centrocampo: Ekdal farà coppia con Mudingayi, Garics si piazzerà a sinistra, con Casarini a destra.

QUI INTER — L'Inter è chiamata a una reazione immediata dopo la sconfitta di Montecarlo, e dovrà farlo senza Maicon, rimasto a Milano per un problema al ginocchio. C'è fra i convocati Santon, ma partirà dalla panchina, con Zanetti spostato a destra in difesa a completare il reparto con Chivu, Samuel e Lucio. Nessun novità tattica, Mariga e Cambiasso davanti alla difesa e quattro uomini offensivi. Saranno i soliti quattro titolari, con Pandev, Sneijder ed Eto'o dietro a Milito. Si parte alle 20.45, arbitra Valeri.

Gasport

Fonte: gazzetta
11/09/2010 00:03
 
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SERIE A 2010/2011 1ª Giornata (1ª Andata)

Anticipi del 28/08/2010
Udinese - Genoa 0-1
Roma - Cesena 0-0
Incontri del 29/08/2010
Bari - Juventus 1-0
Chievo - Catania 2-1
Fiorentina - Napoli 1-1
Milan - Lecce 4-0
Palermo - Cagliari 0-0
Parma - Brescia 2-0
Sampdoria - Lazio 2-0
Posticipo del 30/08/2010
Bologna - Inter 0-0

Classifica
1) Bari, Chievo, Genoa, Milan, Parma e Sampdoria punti 3;
7) Bologna, Cagliari, Cesena, Fiorentina, Inter, Napoli, Palermo e Roma punti 1;
15) Brescia, Catania, Lazio, Lecce, Juventus e Udinese punti 0.
11/09/2010 22:19
 
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Eto'o doma l'Udinese
Prima vittoria per Benitez

L'Inter sale temporaneamente al primo posto: Floro Flores risponde al gol in apertura di Lucio, poi l'attaccante camerunese sbaglia un rigore ma segna sulla ribattuta. In crescita lui e Sneijder: continuano i lavori in corso, ma arrivano i tre punti e il primo successo in campionato per il tecnico spagnolo. Udinese ferma a zero, ma a lungo mostra qualità

MILANO, 11 settembre 2010 - L'importante pareva essere non rimanere troppo indietro. L'Inter approfitta dell'anticipo e si porta avanti in classifica, centrando la prima vittoria in campionato della gestione Benitez. I lavori restano in corso, ma visto l'aria pessimista che si respira fra i critici e quache tifoso nerazzurro, aver centrato il risultato è quantomai importante. I nerazzurri passano 2-1, con un gol decisivo di Eto'o, forse l'interista meno distante dal livello altissimo dello scorso anno. Il camerunese sbaglia il rigore, si riscatta sulla ribattuta e poi cancella definitivamente l'errore con un tiro a giro dal limite che fa tremare il palo interno. L'Udinese resta a quota zero, ma a lungo crea parecchi problemi a Zanetti e compagnia. L'Inter prende tre punti e prende tempo, aspettando che il progetto Benitez prenda forma.


I GOL — Sembra tutta discesa per l'Inter già al 7', quando Sneijder va a battere un angolo (tiro di Mariga deviato): la palla è al limite dell'area piccola, Handanovic smanccia in tuffo, ma la manda sul secondo palo, dove Lucio è libero di prendere la mira e segnare l'1-0, con un sinistro piazzato sul secondo palo. Corner da una parte, corner dall'altra: al 31' c'è ancora Lucio al centro dell'azione. Angolo battuto corto, cross di Di Natale e Floro Flores stacca in solitudine e anticipa iil brasiliano di testa. L'Inter difende a zona sui calci d'angolo, ma forse il centrale guarda un po' troppo la palla, e non l'attaccante che arriva da dietro. Poi subito due occasioni per i nerazzurri, nella ripresa prima un rigore reclamato, poi quello concesso per il fallo di mano di Angella su cross di Sneijder. Handanovic para ma non basta, poi Pinzi protesterà per un contatto con Cordoba.


INTER, BENE SNEIJDER — Non c'è stato tempo per provare novità tattiche ("colpa" delle nazionali) e allora Benitez va avanti col 4-2-3-1: in difesa non c'è ancora Maicon, a centrocampo out Stankovic, arriva la conferma per Mariga con Cambiasso: l'ex-Parma alternerà alcune buone uscite palla al piede a qualche errore di troppo in fase di impostazione, ma andrà anche vicino al gol dopo un grande assisit di Sneijder. Gli ex parmensi diventano due con Biabiany, preferito a Pandev: l'ala inizia bene, ma poi col passare dei minuti si perde. I dubbi sul fatto che le riserve siano all'altezza dei titolari restano. I titolari, quelli, non si discutono: anche se Milito è ancora in fase di riscaldamento, mostra qualche miglioramento impegnando Handanovic e facendo sponde. Già al loro livello Eto'o e Sneijder: l'olandese è leggermente più avanzato che l'anno scorso, ricama e cerca con costanza l'assist. Zanetti (con fascia che ricorda Facchetti) cambia tre posizioni, Cambiasso a più metri da coprire rispetto al passato, e quindi talvolta è tagliato fuori. Ma è una fase di assestamento.


UDINESE, NON TUTTO E' A ZERO — L'Udinese cambia faccia quando Guidolin sceglie di passare dalla difesa a tre a quella a quattro: Pasquale scende sulla linea dei difensori, dal 3-4-3 si passa al 4-3-3, e si riducono molto gli spazi per gli interisti sulle fasce. Il tridente offensivo, poi, non dà riferimenti, con Di Natale che rientra e si accentra per cercare palla e inventa alcuni lanci, Floro Flores oltre al gol dàanche il suo contributo tornando a aiutare Asamoah e Inler, Sanchez trova per la prima volta il tiro nel primo tempo, ma si scatenerà nella ripresa. Il cileno risulterà semplicemente imprendibile per Chivu (poi sostituito per infortunio), ma crea problemi anche al resto della retroguardia nerazzurra. Velocità e dribbling sono da fenomeno, manca ancora un po' di concretezza. Asamoah e Inler confermano che sarebbero serviti anche all'Inter, esordio sfortunato per Angella, arrivato dall'Empoli: debutta in serie A e decide la gara con un fallo di mano. Una falsa partenza, come quella dell'Udinese, ferma a quota zero dopo due gare. Il calendario non ha aiutato, le prestazioni paiono comunque in miglioramento.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
11/09/2010 23:06
 
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Che Cesena! 2-0 al Milan
E Ibra sbaglia un rigore

Prima vittoria in A per i romagnoli: Bogdani e Giaccherini segnano nel primo tempo, poi i rossoneri provano a recuperare con le quattro punte ma non creano mai pericoli. Annullati due gol a Pato, Ronaldinho irriconoscibile, per Robinho esordio incolore. Nel finale lo svedese colpisce un palo dal dischetto

CESENA, 11 settembre 2010 - Diciannove anni e tre mesi. Hanno aspettato così tanto. L’hanno accarezzata e sognata ed è arrivata. In una tiepida notte di settembre, Allegri dixit, il Milan esce con le ossa rotte dal Dino Manuzzi, subendo una lezione di calcio dal Cesena che vince 2-0 annientando i propositi di goleada e samba.


GRUPPO E SACRIFICIO — Diciannove anni dopo l’ultima retrocessione, 19 anni dopo la sconfitta firmata Marco Van Basten, Bogdani e Giaccherini scrivono una pagina storica e sorpassano addirittura in classifica i rossoneri. La mossa era tanto attesa: Ibra dal primo minuto per sbaragliare il mondo ma che galleggia tra undici eroi e al 41’ tira sul palo un rigore da timida rimonta. Lo svedese nel tridente con Pato e Ronaldinho. Chiedere anche Robinho sarebbe troppo per non creare squilibri fra i reparti. Ma il tridente lo ha impugnato anche Ficcadenti: Schelotto, Bogdani e Giaccherini; gente tosta. Di contorno un gruppo compatto e votato al sacrificio. Un tutti per uno amalgamato e forte.

FATTORE SORPRESA — Allegri lo sa e invita il Milan a non perdere mai l’attenzione, perché i romagnoli vanno via come palline di flipper. Il Milan si dimena dentro spazi stretti, perché il Cesena è abile a chiuderli e ripartire a velocità sostenuta. E’ evidente che il fattore sorpresa, quello messo sul piatto dal Cesena, giochi un brutto scherzo ai rossoneri che annaspano e giocano a intermittenza.

LA FAME DEL CESENA — Ma al 7’ Dinho apre una breccia e su passaggio perfetto di Bonera obbliga Antonioli alla grande deviazione in angolo con un tiro da posizione defilata. Ma il Cesena risponde alla grande. La difesa rossonera balbetta e ci deve pensare Abbiati a smanacciare con Giaccherini in agguato. All’11’ è Thiago Silva ad alzare troppo di testa nell’area piccola. Botta e riposta, perché Bogdani ribadisce più o meno allo stesso modo. Le raccomandazioni di Ficcadenti? Pressing e cattiveria. In più la fame atavica fa fare cose impensabili. Quelli del Cesena sono così affamati da mettere in affanno l’elegante struttura del Milan che scricchiola e fa imbestialire Allegri.

INIZIA LA FESTA — Dalla cintura in su, poi, le marcature non permettono ai piedi buoni di liberarsi dalle catene. Pato non trova i tempi giusti, mentre Ibra soffre i mastini bianconeri attaccati alle calcagna. Allegri prova così a spostare Pato in mezzo al tridente e Zlatan a destra; prove tecniche di trasmissione che portano al gol del brasiliano annullato al 24’ per un fuorigioco dubbio. Al 28’ Ibra manca la zampata davanti alla porta, dopo l’uscita a vuoto di Antonioli. Un guizzo che Bogdani invece non sbaglia. E’ il 31’ quando Schelotto disegna una traiettoria perfetta per lo spilungone albanese che trova l’angolo giusto di testa e fa esplodere il Manuzzi e mezza Romagna.

CONTROPIEDE — La reazione del Milan è confusa e poco convincente, mentre il Cesena rifiata, fa il pieno e riparte con una precisione chirurgica e dolorosa. Al 44’ dopo un giochetto inutile di Ibra, Appiah recupera palla e lancia Bogdani. Giaccherini a sinistra capisce tutto e schizza verso Abbiati. La palla arriva al momento giusto e il diagonale a destra è strepitoso: 2-0. Roba da stendere un toro che non è in grado di fare filtro e che mette in evidenza la mancanza muscoli a centrocampo e sicurezza in difesa.


OSSA ROTTE — Riaffiorano frasi note. Di quelle che sembrano “fatte”. Del tipo: sacrificio, correre, raddoppiare, garantire la fase difensiva che però perde Thiago Silva, bloccato da un infortunio muscolare. Il tecnico inserisce Abate a destra e sposta Bonera al centro. Chiede un pressing più attento alla squadra che però manca di lucidità. Al 7’ Pato segna ancora, ma Russo non concede il gol.

CESENA IMMENSO — Il Cesena invece gioca con una tranquillità britannica: anticipi, rinvii, tutto il dizionario del calcio alla pagina “controllo e gestione della partita”. Nello scenario così surreale, in cui il Milan fatica a tirare in porta, Robinho prende il posto di Ronaldinho, sognando chissà quali rimonte. Ma c’è da registrare solo un bolide di Ibra poco sopra la traversa al 19’, poco prima dell’ingresso di Inzaghi per Gattuso. Pippo accende subito la corrente, preferendo agli scambi leziosi la ricerca del gol. Ma non basta. Così come è inutile l’assalto finale. Anzi, è il Cesena a sbaragliare il Milan mettendolo sotto e sfiorando a ripetizione il 3-0, evitato da Abbiati. Troppo perfetta questa magica notte romagnola per cambiare suoni e colori. Perché è scritto. Come quel palo che respinge il rigore di Ibra. Il Cesena trionfa. Il Milan? Tutto da rivedere.

dal nostro inviato
Gaetano De Stefano


Fonte: gazzetta
11/09/2010 23:13
 
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Cagliari, serata magica
La Roma è travolta 5-1

I rossoblu giocano una partita perfetta: decisiva l'espulsione di Burdisso al 23' del primo tempo che causa il rigore del 2-1 di Matri. Poi i padroni di casa straripano ancora con Acquafresca, Matri e Lazzari. Di De Rossi il momentaneo 1-1

CAGLIARI, 11 settembre 2010 - Sarà anche colpa della maledizione del Sant’Elia. Ma bisogna anche dire la Roma che non vince a Cagliari dal 1995 e stasera ha buscato cinque schiaffoni a uno ha avuto pure una certa sfortuna a incontrare i rossoblu così in forma proprio alla seconda di campionato. I ragazzi di Bisoli, come già l’anno scorso, del resto, hanno confermato che in questa fase della stagione sono una brutta bestia per chiunque. A maggior ragione per una Roma in formazione non certo tipo e comunque palesemente in deficit di fiato e dinamismo rispetto ai padroni di casa. I rossoblu hanno giocato un primo tempo favoloso per intensità e automatismi, con un Nainggolan perfettamente integrato in un centrocampo dove Cossu ha fatto meraviglie regalando ai suoi quasi sempre superiorità numerica nelle situazioni offensive. Se poi ci mettiamo un movimento continuo collettivo a tratti inesauribile, si capisce come solo un avversario altrettanto in palla avrebbe potuto opporsi con efficacia.


CONTI NON PERDONA — Per la verità nulla da dire sulla qualità della Roma, che le sue occasioni a tratti le ha avute eccome. Come al 5’ quando Totti ha stupendamente liberato Menez al tiro con un colpo di tacco: ci è voluta una parata eccezionale di Agazzi (partita fantastica la sua) per togliere la palla dalla rete. E si era ancora sullo 0-0. Ma il Cagliari era un rullo inarrestabile che continuava a tenere palla e ad affondare. E dopo pochi minuti ha pure pescato l’ennesimo jolly di Daniele Conti, che evidentemente continua a non aver problemi a dare dispiaceri a papà Bruno, dirigente giallorosso lì in panchina col cuore sempre un po’ diviso quando gioca contro il figlio: ben servito da Cossu, Daniele ha stoppato al limite dell’area e ha calciato un potente destro che ha fulminato Julio Sergio per l’1-0. Per la cronaca è il quarto gol del Conti figlio contro i giallorossi.

PAURA PER CONTI — Per la Roma anche la tegola dell’infortunio di Castellini che ha costretto Ranieri ad inserire Rosi. Però al 18’ i giallorossi hanno trovato il meritato pareggio: lo ha messo a segno De Rossi con un colpo di testa da corner. Inerzia della partita cambiata? No, perché sul successivo ribaltamento di fronte i rossoblu ripassano in vantaggio con un doppio colpo da k.o.: rigore guadagnato da Conti che sacrifica il suo ginocchio destro colpito in scivolata da Burdisso. Il difensore è espulso, il centrocampista si prende una trentina di punti dai medici (domani sarà valutata meglio l’entità del grave infortunio) e Matri mette dentro il 2-1 spiazzando Julio Sergio dal dischetto.


ACCELERAZIONI — Ranieri decide di sacrificare Totti inserendo l’altro Burdisso e la luce dei romanisti si spegne ancora di più. I rossoblu possono ora permettersi di aspettare i rivali per poi colpirli con brusche accelerazioni. Come al 38’ quando arriva il gol del 3-1: merito di una bella azione di Biondini che fa una veronica in area di rigore e mette al centro per Acquafresca, tornato alla base per la gioia del pubblico sardo: il colpo di testa è fulmineo, non altrettanto la risposta di Julio Sergio che si fa bucare. E la partita in pratica è finita lì.

NESSUN RIMPIANTO — Lo si è capito già all’inizio della ripresa col quarto schiaffo firmato da Matri in meno di due minuti. Punizione tagliata del solito Cossu e stacco vincente a centro area dell’attaccante, lasciato comunque troppo solo. Il 4-1 ha solo avuto l’effetto di placare la furia rossoblu e consentire ai giallorossi di salire con orgoglio per cercare di rendere meno severa la punizione. Ma contro di loro si è eretto un tremendo Agazzi, vera saracinesca in altre tre situazioni. Lazzari ha poi arrotondato in contropiede il risultato. Insomma, mentre l'ex Allegri soffriva a Cesena sulla panchina del Milan, Bisoli ha già fatto capire che probabilmente quella dei tifosi sardi non sarà una stagione di rimpianti.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
12/09/2010 15:52
 
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Brescia, aperitivo vincente
Sereni ipnotizza il Palermo

Al Rigamonti i padroni di casa chiudono il primo tempo sul 3-1 grazie alle reti di Dallamano, Eder e Caracciolo (rig.). Di Pastore il momentaneo 1-1. Nerlla ripresa Balzaretti riapre il match al 38' ma il portiere dei lombardi è protagonista almeno cinque parate-miracolo

BRESCIA, 12 settembre 2010 - Il Brescia che non vinceva la prima al Rigamonti da 43 anni ha battuto oggi il Palermo per 3-2 grazie a un gran primo tempo e ad almeno 5 interventi miracolosi di Sereni nella ripresa, l'ultimo dei quali (su Pastore) a tempo scaduto. T'aspetti un Palermo incisivo, e brillante, ti spunta un Brescia aggressivo e spietato, con i rosaneri affamati più di spaghetti che di punti per gran parte del primo tempo. Quella dell'orario non è l'unica novità vista al Rigamonti. La squadra di Iachini, indimenticato ex della mediana rosanero, sorprende per lucidità e incisività: dopo la sconfitta della giornata d'esordio, fra infortuni e scelte tecniche scende in campo una squadra trasformata negli uomini e nello spirito. Eder e Caracciolo dal 1' formano l'inedita coppia d'attacco, con Diamanti instaccabile ispiratore. Ma se i singoli brillano è l'equilibrio del collettivo a mettere in difficoltà il Palermo, che appare fuori giri almeno per i primi 20 minuti. I rosanero rispondono con Hernandez davanti, affiancato da Pastore e ispirato da Kasami, ma è la squadra a faticare tanto nell'impostazione quanto nella fase di contenimento.


TRIS NEI PRIMI 45' — Parte forte in Brescia, e al 3' è gia in vantaggio: Dallamano conclude dalla distanza, Eder sfiora, Sirigu si tuffa invano: per il Palermo una botta tremenda, i lombardi mettono le ali. I rosanero mandano un segnale di vita al 19' e al 20' con Hernandez (Sereni - alla duecentesima presenza in A - risponde in due tempi, poi l'attaccante sbaglia mira), al 21' i padroni di casa sfiorano il raddoppio con Caracciolo, che manda a lato su cross di Eder. Il Palermo vede premiati i suoi sforzi, e Pastore agguanta il pari: al 22' Cassani sforna un cross, Kasami gioca di sponda, e l'argentino è fulmineo nel colpire di sinistro in controbalzo, superando Sereni. Ma al 28' Eder, l'anno scorso capocannoniere in B, rompe il ghiaccio e riporta avanti il Brescia con un gran gol: Diamanti prova a lanciare Caracciolo ma viente rimpallato, quindi punta sull'ex empolese; bellissimo lo scatto, l'arresto e il tiro dell'attaccante, che batte Sirigu di destro. Ora la partita è aperta e intensa su entrambe le sponde: al 33' Pastore colpisce la traversa, complice forse una deviazione di Sereni. Ma al 43' Munoz tocca ingenuamente Caracciolo in area e Tagliavento decreta il rigore: l'ex rosanero non sbaglia dal dischetto, sigla il 3-1 e torna al gol in A dopo un'astinenza che durava dal 2007-08.


ROSSI CAMBIA — A inizio ripresa Rossi manda in campo Maccarone al posto di Kasami a far coppia con Hernandez, arretrando Pastore sulla trequarti. E subito l'attaccante impegna Sereni andando a cercare un destro ravvicinato da posizione angolata. Ma il portiere del Brescia gli chiude l'unico spicchio di porta possibile e inaugura così il suo show della ripresa. I padroni di casa infatti rallentano, il Palermo ci prova davvero. Diamanti, decisivo nei primi 45' ma convalescente, lascia il posto a Kone. All'11' Sereni nega il gol a Bovo, che lo sfiora su punizione. Due minuti più tardi altro miracolo di Sereni su un colpo di testa di Pastore, con Balzaretti che sbaglia un gol a porta vuota (rimpallato). Ma il Palermo non si arrende: Hernandez al 20' fa partire un sinistro ravvicinato in corsa, Sereni si oppone ancora. Poi l'altro ex di turno, Possanzini, prende il posto di Eder e Ilicic entra per Migliaccio, ma la notizia arriva al 38': Baiocco sbaglia un retropassaggio di testa che voleva servire Sereni, si inserisce Balzaretti che non perdona. E' il 3-2, gara riaperta. Filippini sostituisce Cordova, il Palermo chiude con un forcing forsennato, ma un gran primo tempo del Brescia e super-Sereni della ripresa hanno ormai deciso le sorti della gara. Anche l'ultimo duetto, a tempo scaduto, vede infatti un destro in corsa di Pastore deviato miracolosamente dal portiere.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
12/09/2010 20:13
 
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Chievo, colpo grosso a Genova
Rimonta, 6 punti e primo posto

La squadra di Pioli va sotto in apertura per un gol del giovane Destro, pareggia Moscardelli a fine primo tempo, poi Marcolini su assist di Luciano e Pellissier fissano il 3-1 finale. Il Genoa parte bene ma poi si perde: difesa da rivedere quando esce Ranocchia

GENOVA, 12 settembre 2010 - Le parole Chievo e favola da anni non stanno più insieme. La squadra di Verona è una realtà tanto solida quanto il suo capitano, l'aostano Pellissier. Oggi però i "mussi" tornano a volare, e si ritrovano da soli in testa alla classifica. Vittoria a Genova 3-1, in rimonta, dopo aver passato una ventina di minuti a guardar giocare i rossoblù. Due vittorie su due, sei punti, secondo gol per Moscardelli, secondo per Pellissier e primo per Marcolini, altre due anime della squadra. Insieme all'Infinito Luciano e al sicuro Sorrentino, ben protetto da Andreolli e Cesar, due novità. Si arrende il Genoa che, senza Toni, viene illuso da Destro, ma poi scopre di essere molto più indietro del Chievo nella costruzione della squadra. E quando esce Ranocchia la difesa torna quella dell'anno scorso, battutissima.


DESTRO E MOSCARDELLI — Destro e Moscardelli: il primo tempo unisce nel tabellino marcatori due giocatori parecchio distanti. Mattia Destro era al debutto con la maglia del Genoa. La società di Preziosi ha scelto di credere ai giovani e puntare come vice-Toni su un attaccante classe 1991. Lui ci mette sei minuti a ritrovarsi sotto la curva dei suoi tifosi: servito da un gran assist di Palacio, la stoppa e batte il portiere. Davide Moscardelli è alla seconda partita in serie A, ma la numero 300 da professionista: il trentenne ha già segnato al debutto, oggi si ripete in chiusura di primo tempo: cross da destra, sponda involontaria di un difensore, tiro secco di sinistro e deviazione decisiva di Dainelli.

GENOA, BUONA PARTENZA — Il Chievo rimette in piedi così una partita che aveva iniziato malissimo, correndo dietro alle geometrie del Genoa, ma trovando raramente il pallone. Del resto ci sarà un motivo se Preziosi continua a comprare centrocampisti, ma alla fine giocano sempre Marco Rossi e Milanetto. Soprattutto quest'ultimo fa girare i suoi a memoria. Un lancio qua, un lancio là e parte la manovra. Qualcosa cambia però dopo 25 minuti, quando Palacio e Sculli smettono di scappare, e Luciano e compagnia suonano la carica. Si rivede Pellissier, si scoprono le doti ma anche le uscite spericolate di Eduardo. Così, dopo una occasione sprecata di Sculli su assist di Palacio, Moscardelli sale di tono, recupera palloni e poi segna pure.


RIMONTONA — Nella ripresa il Genoa parte convinto, ma Bentivoglio fa qualche passo indietro, aiuta Rigoni e toglie spazi a Milanetto, che col passare dei minuti vede scendere la lucidità (fino alla sostituzione con Veloso). La mossa di Pioli funziona, Destro scompare dal gioco, mentre Luciano ritrova uno spunto dei tempi che furono e Pellissier sale ai suoi soliti livelli: all'11' Luciano salta netto Marco Rossi, spostato dietro con l'uscita di Ranocchia e crossa per la testa di Marcolini. Palo interno e gol per il sorpasso. Il Genoa si "smonta", il Chievo in contropiede mette insieme tre nitide palle gol (compreso un palo di Granoche che sostituisce Moscardelli) prima del 3-1 di Pellissier, che punisce un errore di Veloso. Tanti saluti al Genoa e fuga in classifica. Ok, stiamo esagerando, ma Campedelli può legittimamente esultare, in tribuna.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
12/09/2010 20:29
 
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Juve-Samp pirotecnica: 3-3
Bianconeri ancora in rodaggio

All'Olimpico di Torino succede di tutto: reti di Pozzi e Marchisio nel primo tempo, poi di Pepe, Cassano, Quagliarella e ancora Pozzi nella ripresa. Gara spettacolare, con difese però parecchio distratte. Proteste blucerchiate per due reti su cui c'è l'ombra del fuorigioco. Juve con un solo punto dopo due partite.

TORINO, 12 settembre 2010 - La Juventus fa progressi rispetto alla disfatta di Bari, ma ancora non convince. I bianconeri si fanno bloccare in casa dalla Sampdoria - in una sfida al passato recente di Marotta e Delneri - addirittura sul 3-3, rimontati due volte. Segna prima Pozzi, risponde Marchisio, quindi vanno a bersaglio Pepe, Cassano, Quagliarella e infine ancora Pozzi, sostituito di giornata di un sogno rimasto proibito per la Juve, Pazzini. La sfida tra futuri papà Del Piero-Cassano si conclude senza vincitori, anche se il barese il gol lo trova, mentre il capitano della Juve lo sfiora soltanto, a 17 anni esatti dal debutto in serie A.


JUVE IN RODAGGIO — Sarà che la squadra è stata stravolta dal calciomercato, sarà che a settembre le gambe non possono ancora girare a mille, ma il cartello "lavori in corso" è in bella mostra in casa Juve: stavolta l'attacco, dopo 40' di inceppamento, si sblocca, e alla grande, con i gol dei nuovi acquisti, ma è la difesa a imbarcare acqua, facendo riapparire fantasmi della scorsa stagione. La Samp si conferma realtà importante: ha in Cassano un valore aggiunto, ma ci sono anche le geometrie di Palombo e tanta forza di carattere. La gara è stata spettacolare: la Juve può recriminare per qualche occasione mancata nel finale, ma deve prendersela soprattutto con se stessa, per una quadratura del cerchio che ancora non c'è. Certo quel punticino in classifica dopo due gare stride con le ambizioni del club come le unghie da Vecchia Signora su una lavagna, quella dietro la quale è rimandata la squadra di Delneri.

SAMP CON I FIOCCHI — I primi 36' sono tutti della Sampdoria. Senza paure, con Pozzi a fare la controfigura di Pazzini - fermato dalla lombalgia -, Cassano pronto a convergere al centro e ad inventare da sinistra, e Koman, mezzapunta sempre in movimento. I blucerchiati aspettano la Juve e pungono nelle ripartenze. Cassano è strepitoso in rifinitura quanto sciagurato sottoporta quando manca la deviazione sulla sponda di Dessena e poi colpisce con una debole puntata davanti a Storari. Pozzi prima si fa ipnotizzare dal portiere bianconero, ex ispirato, poi lo trafigge, appunto al 36', con un destro preciso da fuori area, su pallone gli arriva da sinistra, manco a dirlo da Cassano. La Juventus, dopo la batosta di Bari, è ancora sotto. Surclassata nel gioco e nell'atteggiamento.


REAZIONE JUVE — Stavolta però i bianconeri hanno il merito di reagire. Del Piero, da buon capitano, dà l'esempio, mettendo appena a lato una punizione splendida. Poi la Juve il pari lo trova per davvero. Con Marchisio, il quale alla vigilia, reduce da un acciacco che gli aveva fatto disertare il doppio impegno della Nazionale, era in ballottaggio con Aquilani. Il centrocampista torinese trova l'1-1 con un destro violento, su sponda aerea di Krasic. Non è un caso che il guizzo vincente per la squadra di Delneri arrivi dal centrocampista di maggiore qualità tecnica, nonchè il più abile negli inserimenti, in un reparto nel suo complesso poderoso, ma poco brillante, con Krasic ancora un po' fuori dagli schemi, in fase di carburazione, e Felipe Melo che fa allargare le braccia quando con una scivolata e la conseguente palla persa manda in porta Pozzi, neanche fosse il regista blucerchiato. 1-1 all'intervallo.


LA PRIMA VOLTA DI PEPE — L'esterno bianconero segna il suo primo gol in bianconero a inizio ripresa, sfruttando un bel cross di Krasic sul quale Gastaldello rischia l'autorete: Curci si salva, ma non può nulla sul tap in vincente dell'ex Udinese, che, in fuorigioco, ma difficile da ravvisare per la natura estemporanea dell'azione, anticipa anche Quagliarella. La Juve finalmente si distende, più rilassata, meno lenta e macchinosa. Si scalda anche il motore diesel di Krasic, che comincia a mettere in moto le lunghe leve, scatenando la progressione: Curci lo ferma, ma i bianconeri finalmente convincono.

GOL A RAFFICA — La gara è divertente. Probabilmente fin troppo, se chiedete a Delneri e Di Carlo. Merito infatti degli attacchi, ma anche colpa di difese quantomeno un po' distratte. Come quella della Juve, che si dimentica Cassano: Fantantonio elude il fuorigioco su intuizione di Palombo e timbra il 2-2. Immediata la replica bianconera: Quagliarella segna pure lui la prima rete con la nuova maglia, proprio raccogliendo dal palo - in posizione più che sospetta - la carambola sul tiro di Pepe: 3-2 Juve. Ma non è ancora finita. Pozzi raccoglie di testa - scordato da Bonucci - un bel cross del nuovo entrato Mariungo: 3-3. Iaquinta e Melo - nervoso nei minuti conclusivi - nel finale sfiorano soltanto il 4-3. Finisce in parità. E sorride soprattutto la Samp.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
12/09/2010 20:42
 
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Rocchi sveglia la Lazio
Il Bologna di Malesani k.o.

All'Olimpico 3-1 per i biancocelesti, a segno anche Mauri e Hernanes su rigore. Di Mudingayi la rete dei rossoblù, chiusi in difesa e mai pericolosi in attacco. Padroni di casa dai due volti, male nel primo tempo con Zarate, meglio nella ripresa

ROMA, 12 settembre 2010 - Speriamo che sia il caldo, oggi quasi insopportabile all'Olimpico. Perché Lazio e Bologna non hanno brillato, anzi. Confermati i limiti della prima giornata, i biancocelesti vincono grazie all'orgoglio dei suoi uomini più rappresentativi, Rocchi e Mauri, entrambi a segno. Il più atteso gioiellino Hernanes si sblocca solo nel recupero e su rigore, per mettere al sicuro il punteggio dopo il 2-1 di Mudingayi. Il risultato finale è un passivo troppo pesante per il Bologna, che comunque ha fatto poco o niente per vincere all'Olimpico.


SENATORI E CONFERME — Reja accantona gli esperimenti della 1ª giornata e consegna le chiavi della Lazio ai tre senatori biancocelesti Brocchi, Mauri e Rocchi. Un passo indietro per guardare avanti e sbloccare lo zero in classifica. Dall'altra parte Malesani all'esordio ricalca le scelte di Magnani, inserendo un'unica novità - l'uruguaiano Diego Perez - nell'undici che ha fermato l'Inter. Il risultato ottenuto è lo stesso: difesa che gira e tiene, attacco inesistente o quasi. La Lazio punge solo quando ci prova da lontano, ma Viviano è attento.

FISCHI LAZIALI — Accade al 37', unica azione degna di nota dei padroni di casa nel primo tempo: il brasiliano Hernanes prende la mira da 25 metri e scarica potente, ma il portiere della Nazionale è ben piazzato e blocca in due tempi. Il Bologna si era visto 15' prima, sbavatura di Muslera e Casarini che in semirovesciata manda fuori. Succede altre volte: quando un pallone scotta, il 21enne promettentissimo centrocampista dei rossoblù dimostra i suoi limiti. Non c'è molto altro nella prima frazione, e lo dimostra la scelta di Reja di sostituire tra i fischi dei tifosi un impalpabile Zarate con il ceco Kozak.


LAMPO MAURI — La scelta dei senatori, però, paga: costruisce Ledesma per Rocchi, il cross a centro area è millimetrico e Mauri non può sbagliare. Al 23' della ripresa la Lazio è in vantaggio, un'azione proposta in verticale, l'unico modo per stanare il Bologna. Che ora soffre l'impeto dei biancocelesti, improvvisamente ritrovati: lancio lungo per Rocchi, il pallonetto è perfetto e vale il raddoppio. Per il capitano è il gol numero 94 con la maglia della Lazio. Sembra finita, invece l'ex (che non esulta) Mudingayi trova un incredibile sinistro imprendibile per Muslera. Tre gol in quarto d'ora, e tanto deve passare prima che i padroni di casa possano festeggiare il successo.

HERNANES — Siligardi, Meggiorini, Paponi: Malesani le prova tutte ma in panchina ha più impegno che qualità. Il massimo che arriva dalle sostituzioni è un colpo di testa alto sulla traversa. Dall'altra parte Hernanes muore dalla voglia di bagnare il proprio esordio all'Olimpico con un gol. Quando prova un dribbling di troppo ricorda Zarate, ma ci pensa Giannoccaro a regalargli l'occasione per sbloccarsi: contatto Portanova-Kozak in area e rigore (generoso) in pieno recupero. Il brasiliano spiazza Viviano e festeggia coi 16 mila dell'Olimpico, pochissimi in questo inizio di stagione.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
12/09/2010 20:45
 
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Di Michele lancia il Lecce
La Fiorentina si lamenta

I giallorossi vincono 1-0 grazie a una rete del 34enne attaccante dopo 9'. Kroldrup nella ripresa realizza il possibile pareggio ma l'arbitro annulla per un fuorigioco che non c'è

LECCE, 12 settembre 2010 - Tre punti pesanti, targati David Di Michele. Il Lecce ringrazia il suo attaccante 34enne per l’1-0 casalingo sulla Fiorentina che vale ai giallorossi di De Canio la prima vittoria stagionale. Ma per i viola, comunque spenti e con poche idee, oltre al danno c’è la beffa: il possibile gol dell’1-1 firmato nella ripresa da Per Kroldrup annullato per un fuorigioco davvero sospetto. I meriti del Lecce sono comunque tanti: una difesa solidissima, lontana parente da quella timorosa che ha incassato 4 gol dal Milan al debutto, un centrocampo orchestrato alla perfezione da Giacomazzi e la voglia di Di Michele davanti. Mihajlovic invece deve riflettere sui limiti della sua Fiorentina attuale: D’Agostino trequartista perde molto del suo potenziale, e quando per recuperare lo svantaggio il tecnico serbo riporta l’ex Udinese sulla linea degli interni con Montolivo, i viola hanno più fosforo, proprio quello di cui avrebbero bisogno per sfondare

SUBITO DI MICHELE — De Canio cambia volto al Lecce timoroso che ne ha prese 4 dal Milan a San Siro: Corvia è l’unica punta con Di Michele e Munari a supporto, Giacomazzi è il cervello a centrocampo, Vives arretra terzino destro. Mihajlovic non ha gli squalificati Gamberini e Vargas: nel trio alle spalle di Gilardino c’è spazio dal primo minuto per Cerci, con Marchionni dirottato a sinistra e D’Agostino sempre trequartista. I viola fanno possesso palla nei primi minuti, ma al primo affondo il Lecce passa: punizione di Giacomazzi dai 25 metri, palla deviata che inganna Montolivo, appostato al vertice dell’area piccola, e il rapace Di Michele ne approfitta per scaricare un missile alle spalle di Frey. La Fiorentina è intontita e ci mette molto a riprendersi: i terzini salgono poco, Cerci a destra si fa vedere molto ma combina pochissimo, D’Agostino è spaesato nel ruolo di trequartista e i palloni per Gilardino si contano sulle dita di una mano. Rosati prende paura solo in due occasioni: in una ipnotizza Gilardino, arrivatogli davanti, nell’altra ringrazia la scivolata di Cerci che spedisce a lato un tiro-cross di D’Agostino.

PROTESTE — Mihajlovic dopo 11 minuti di niente nella ripresa capisce che è il momento di cambiare: fuori Zanetti, dentro il 19enne Ljajic, con D’Agostino che arretra sulla linea con Montolivo. I viola cambiano marcia e al 13’, sugli sviluppi di un corner, vanno in gol con Kroldrup, che in tuffo di testa fredda Rosati. A spegnere la festa ci pensa l’arbitro, che non convalida a causa di un fuorigioco che le immagini tv sembrano smentire: al centro dell’area c’è Felipe, nettamente oltre l’ultimo difensore di casa, ma si disinteressa dell’azione con Kroldrup che sembra partire in posizione regolare. Nell’azione successiva il danese stoppa Corvia mentre sta per battere davanti a Frey poco dopo il quarto d’ora Ljajic si mangia l’1-1 sparando a lato di testa dall’altezza del dischetto. De Canio si copre con Coppola ma le geometrie di D’Agostino accendono la Fiorentina: Cerci fallendo l’aggancio al limite dell’area spreca una grande invenzione dell'ex Udinese, poi Gilardino e lo stesso ex romanista non agganciano a due passi da Frey un cross di Pasqual. La Fiorentina si sgonfia col passare dei minuti e il Lecce riprende il controllo della partita, addormentandola fino al 90’. Per i giallorossi sono i primi tre punti, per i viola una sconfitta che fa male, anche per quel gol di Kroldrup che va fare il paio col gol fantasma subito nella prima giornata.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
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