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Serie A 2010/2011 Cronache, Risultati, Classifica

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2011 13:53
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24/10/2010 17:34
 
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La Lazio prende il volo: +5
Floccari e Mauri da applausi

I biancocelesti superano 2-1 il Cagliari all'Olimpico e allungano su Inter e Milan impegnate nei posticipi. A segno il centravanti e l'azzurro, poi Matri accorcia

ROMA, 24 ottobre 2010 - "Siamo primi giocando bene" aveva detto Reja prima di Lazio-Cagliari. Il piazzamento in classifica non cambia, perchè i biancocelesti battono 2-1 i sardi e, indipententemente dai risultati di Inter e Milan, conservano il primo posto in classifica. Fanno sei vittorie su otto partite. Meglio della Lazio scudettata di Eriksson. Hai detto niente. Qualche riserva in più sulla prestazione. I biancoceelsti hanno giocato un'ora su ottimi livelli, poi il gol di Matri li ha spaventati e non è mancata un po' di sofferenza. Buona comunque la maturità nella gestione del finale, caratteristica che hanno solo le squadre destinate a lasciare il segno.

SACRIFICIO ZARATE — Reja propone un 4-4-1-1 con Zarate e Mauri esterni e l'ottimo Hernanes a sostegno di Floccari. Bisoli sceglie il modulo a una sola punta, Matri, con Cossu, Pinardi e Lazzari incaricati di appoggiarlo, per la verità con esiti modesti. Parte meglio la squadra di Reja, che dopo un paio di lampi dei pimpanti Zarate ed Hernanes passa con Floccari. Il tiro di Hernanes viene involontariamente stoppato da Mauri, che in questo modo accomoda la palla per l'ex genoano, bravo a calciare perfettamente una specie di rigore in movimento. 1-0 Lazio. Meritatissimo.

POCO CAGLIARI — Tra i sardi Matri è troppo solo, l'unico che prova qualcosa è Lazzari, il centrocampista mancino convocato in Nazionale ma che inspiegabilmente non fa impazzire Bisoli. Così il 2-0 in avvio di ripresa premia una Lazio superiore: Mauri per Floccari, passaggio di ritorno del centravanti per l'azzurro di Prandelli, che segna in modo un po' fortuito sfruttando un rimpallo sul petto. Anche un po' di fortuna nei due gol della Lazio. E partita che sembra finita.


RISVEGLIO — Sembra. Perchè Bisoli affianca Nenè a Matri (il sacrificato è Lazzari) e subito la squadra ne guadagna in pericolosità. Cossu crossa, il giovane centravanti brucia la marcatura di Dias di testa e non dà scampo a Muslera. Il gol galvanizza i sardi, che sfruttano il calo fisico degli uomini di qualità della Lazio per spingere. Ancora Matri fa tremare l'Olimpico in due occasioni. Poi Reja azzecca i cambi che ricompattano la squadra: Matuzalem e Rocchi per gli stanchi Hernanes e Zarate. Così Muslera vive un finale più tranquillo, anche se il Cagliari spinge cercando invano un pari che sarebbe stato troppo.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
24/10/2010 17:39
 
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Il Bologna ferma la Juve
Viviano ipnotizza Iaquinta

Il portiere rossoblù para un rigore assegnato per errore dall'arbitro De Marco, ingannato da un tuffo di Krasic. I bianconeri spingono sino al 97', ma non trovano la rete e finisce allo 0-0. Amauri infortunato alla caviglia destra

BOLOGNA, 24 ottobre 2010 - La Juventus pareggia ancora. E anche stavolta il bicchiere è mezzo vuoto, come a Salisburgo. Se in Europa League giovedì ai bianconeri era addirittura andata bene, e l'amaro in bocca era stato lasciato dalla prestazione - criticata dallo stesso Delneri -, lo 0-0 di Bologna è deludente come risultato, soprattutto per gli sprechi sottoporta. Che trasformano la partita del Dall'Ara in un'occasione persa: ancora una volta è mancata la zampata sottoporta di un cannoniere, quello che la Juve - consorzio del gol - non riesce a tirar fuori dal proprio organico. Amauri, che si è pure fatto male, non segna in campionato da un vita, Iaquinta ha mancato un rigore "inventato" da Krasic con un tuffo apprezzabile negli sport acquatici più che in quello del pallone, Quagliarella ha girato a vuoto. In mezz'ora di impiego, ha conquistato e poi calciato parecchie punizioni Del Piero, sempre al posto giusto, ma non ha trovato la porta. Perlomeno Delneri - quinto in classifica, in attesa dei risultati di Napoli e Samp - può consolarsi con un altro passo avanti della difesa, che questo pomeriggio non ha concesso nulla ai padroni di casa, volenterosi, compatti, con la giusta cattiveria agonistica, ma con pochissima penatrazione offensiva, e non certo per colpa di Di Vaio, solo come un eremita là davanti. Malesani ha in rosa tanti mediani e pochi giocatori di fantasia, fa di necessità virtù e ha strappato con le unghie tutti gli 8 punti che ha in classifica.


OCCASIONI JUVE — Il Bologna parte meglio. Volitivo, solido. Poco fantasioso, anzi per nulla, ma caricato dal blasone dell'avversario e arroccato dietro a Di Vaio, braccio e cuore dei rossoblù. Certo, in fase di conclusione tira fuori al massimo un tiro dalla trequarti di Paponi che merita gli applausi che riceve. La Juve fatica a carburare, forse ancora con le scorie della prestazione da dimenticare di Salisburgo in Europa League da smaltire. Il 4-4-2 di partenza si trasforma all'occorrenza in 4-3-3, quando Krasic resta alto sullla destra e Marchisio stringe al centro. Amauri corre tanto, ma la sua quantità non fa rima con qualità. E al 22', dopo un colpo di testa da ottima posizione di poco a lato, è costretto a lasciare il campo a Iaquinta per un acciacco alla caviglia destra. La Juve con il passare dei minuti comunque cresce, poderosa: Quagliarella, con la porta spalancata, si fa respingere la conclusione da Portanova.


IL RIGORE — Al 34' De Marco prende un abbaglio quando indica il dischetto dopo un tuffo di Krasic, che si lascia cadere in area quando gli si avvicina Portanova. Iaquinta soffia il rigore a Felipe Melo, e lo calcia centralmente: bravissimo Viviano a parare. La prodezza del numero uno della Nazionale stempera anche le polemiche: il Dall'Ara ribolle di rabbia dopo l'errore arbitrale. La gara si incattivisce, la Juventus insiste, Viviano è ancora bravo su una botta di Marchisio da fuori area. All'intervallo è 0-0. La squadra di Delneri ha fatto, e sprecato, di più, ma non ha impressionato nè sul piano della manovra nè su quello dei singoli.

LA JUVENTUS NON PASSA — Il secondo tempo è confusionario. Il Bologna mostra i limiti tecnici, che le doti dinamiche non possono nascondere per 90'. La Juve fatica più di Ercole in fase di rifinitura: siamo alle solite, manca l'uomo dell'ultimo passaggio, perchè Aquilani fa il centrocampista puro, e pur illuminato, non riesce ad alzare il ritmo delle giocate. E davanti Quagliarella è fumoso, mentre Iaquinta è demoralizzato dall'errore sul rigore. Delneri si gioca anche la carta Del Piero, allora. E poi quella Martinez. Non bastano. I bianconeri premno sino al 97', ma con poco lucidità. E non passano. E se è vero che a Bologna si è fermata pure l'Inter, è difficile pensare che Delneri possa ritenersi soddisfatto: alla vigilia aveva chiesto continuità di risultati, con questo secondo pareggio consecutivo i suoi l'hanno preso alla lettera, ma l'interpretazione non è quella auspicata.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
24/10/2010 17:43
 
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Il Chievo scappa nel finale
Non basta un Cesena brillante

Thereau firma il 2-1 nei minuti finali. Il Chievo vince e dedica i tre punti al presidente Luca Campedelli, che oggi compie 42 anni. Scaligeri avanti con Cesar, poi l'autogol di Guana.

VERONA, 24 ottobre 2010 - La nobiltà della classe operaia. Bel Chievo, spumeggiante Cesena. Non sembra vero, ma le due provinciali sono da meraviglia. Gli scaligeri vanno avanti per primi con Cesar, poi sono ripresi dagli emiliani con un autogol di Guana (su tiro di Jimenez). Il campo pesante (causa pioggia) e le vagonate di energie consumate fanno calare l’intensità nella ripresa. E nel pantano finale, arriva il morso del cobra di Thereau: il Chievo ritrova la vittoria in casa che mancava dal 29 agosto.

COMPLEANNI E FUOCHI D'ARTIFICIO — La prima volta del Chievo contro il Cesena in A è un’agenda di ricorrenze, impossibili da dimenticare. La prima: il compleanno di Luca Campedelli (compie 42 anni), il presidente del Chievo delle nove stagioni in A, e da diciotto l’Harry Potter del Chievo dei miracoli. Il secondo, è il caps numero 300 del Chievo in A: tutto partì il 26 agosto 2001 (con Fiorentina-Chievo: 0-2). Pioli vuole una vittoria con dedica: lancia il suo Chievo in formato d’assalto, con Bogliacino numero 10 dietro Pellissier e Thereau. A Ficcadenti non spaventa quel cilindro magico chiamato Bentegodi, dal quale gli scaligeri hanno estratto autentiche imprese: conferma il tridente d’attacco (Giaccherini, Bogdani, Jimenez). Pioli e Ficcadenti, architetti di squadre che vogliono punti e spettacolo. Nei primi 45’ avranno di più, anche i fuochi d’artificio.

IN CERCA D'AUTORE — Chievo e Cesena, conferma e sorpresa della nuova A. Ma adesso viene il bello: scrivere il futuro, definire un’identità. Si parte volando basso: giusto il tempo di studiarsi, mentre (è il 4’) Fernandes bussa davanti ad Antonioli. Dopo sarà un crescendo; il motore del match è un diesel che ingrana un po’ alla volta. Le fiammate di Chievo e Cesena illuminano il pomeriggio freddo e piovoso di Verona. Constant è il piromane scaligero: accende il gioco, insieme a un mobilissimo Guana, ma sul più bello perde l’accendino per infiammare l’area bianconera.

TATANKA — Constant, al 19’, non aggancia su cross di Bogliacino; sembra il festival degli agganci mancati quando (al 23’) è Pellissier a fallire l’appuntamento su traversone di Bogliacino. Il Cesena recrimina due volte: cadono in area Bogdani e Benalouane, ma Ficcadenti deve rimpiangere soprattutto l’errore sottoporta di Jimenez (29’). La miccia per innescare i fuochi pirotecnici è sempre calda: passano due minuti, e Pellissier disegna un assist perfetto, Cesar è puntuale alla correzione in porta: è l’1-0. Il Cesena non ci sta, e non molla. Con rabbia e con qualità: prima Giaccherini (33’: superlativo Sorrentino), poi Jimenez (35’: bolide sul fondo) cercano il pari. E mentre Constant fallisce ancora una palla gol sul finale (43’), Colucci fa il tatanka. Ultimo minuto, ultima speranza: si lancia in area, a testa bassa ottiene un angolo, lo batte. Jimenez spara verso Sorrentino. Guana tocca e è l’1-1.

IL FALCO, IL CACCIATORE E IL COBRA — Sarà la pioggia, sarà il freddo o il campo pensate, ma nella ripresa Chievo e Cesena si danno una calmata. I ritmi calano vistosamente; la pericolosità di Giaccherini e Jimenez scende quasi fino a livello zero. Nel Chievo, Bogliacino, stanco, è richiamato in panchina, e Constant si trasforma rifinitore. Il primo, e unico squillo fino alla mezzora, parte proprio da un assist di Constant: al 16’ della ripresa, Pellissier è un falco, ma Antonioli fa il cacciatore e blocca il guizzo del centravanti scaligero. Sul taccuino finiscono un diagonale di Thereau, le proteste (fuori posto) di Jimenez, l’espulsione nel finale di Von Bergen. Ma quando sembra tutto finito, Thereau, con il cuore in gola, sfrutta una mischia in area su calcio d’angolo. Fucilata secca, quella del 2-1. Un colpo letale. Il morso del cobra.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
24/10/2010 17:46
 
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L'Udinese va: e sono tre!
Il Palermo non reagisce

Terzo successo di fila per gli uomini di Guidolin, che passano nel primo tempo con un gol di Benatia e un rigore di Di Natale nella ripresa. Di Pinilla il 2-1. Espulso Coda.

UDINE, 24 ottobre 2010 - Grande prova dell'Udinese di Guidolin, che trova il terzo successo consecutivo e si lascia alle spalle il disastroso avvio di campionato. Finisce 2-1 contro un Palermo ancora scosso dalla batosta in Europa League e incapace di contrastare la superiorità atletica dei friulani. I bianconeri segnano un gol per tempo prima di regalare un uomo (e una rete) agli avversari, che nel finale sfiorano anche il colpaccio.


SCHIERAMENTI — Guidolin dà ancora fiducia a Denis e schiera Di Natale largo a sinistra e Sanchez un po' più basso a destra. In mezzo ci sono Inler, Isla e Asamoah e dietro la difesa a quattro. Anche Rossi conferma il suo Palermo, con il rientro di Ilicic e Bacinovic, fermi in Europa League, e Pastore a dettare i tempi alle spalle di Pinilla. Squalificato Bovo, al centro della difesa giocano Munoz e Goian.

AVVIO SPRINT — Giannoccaro fischia il via e dopo appena 30 secondi l'Udinese fa capire quale sarà l'inerzia della gara. Di Natale sguscia a sinistra e mette dentro per Denis, con i rosanero subito in affanno. I friulani partono a mille, tolgono il respiro agli avversari più tecnici e allargano sempre il gioco con Isla e Pasquale (o Asamoah) a supporto degli esterni alti, mettendo in seria difficoltà Balzaretti e (soprattutto) Cassani.


VANTAGGIO — Bastano dieci minuti all'Udinese per trovare il vantaggio. Di Natale s'invola ancora a sinistra e Munoz lo mette giù inutilmente. Lo stesso Di Natale batte il corner corto, Inler centra il palo di testa e Benatia si fa trovare pronto per il tap-in vincente. E' il secondo gol in campionato per il difensore marocchino, dopo quello decisivo con il Cesena. Il colpo subìto scuote in parte il Palermo, che si trova però costretto a regalare ulteriori spazi ai padroni di casa. Sirigu salva i suoi su Isla, poi Sanchez, Di Natale e Isla sprecano il contropiede del ko. E il Palermo? A parte un paio di tentativi di Pastore da fuori, non si rende mai pericoloso. Anzi, rischia il crollo al 45', con il gran colpo di testa di Sanchez sulla traversa.

RIPRESA — Non ci sono cambi a inizio secondo tempo e non cambia la gara. L'Udinese corre di più ed è padrona del campo. Nei primi cinque minuti gli ospiti rischiano ancora (doppia occasione per Denis; numero di Sanchez su Munoz, che rischia il rigore). Al minuto nove il raddoppio: Cassetti trattiene Zapata su un angolo (che non c'era) e Di Natale insacca dagli undici metri.

FINALE — Partita chiusa? Sulla carta, per quanto visto, sì. Non fosse che Coda si becca un ingenuo secondo giallo e regala agli ospiti quasi mezzora di superiorità numerica. Fuori Denis per Badu da una parte, mentre Migliaccio lascia spazio a Maccarone dall'altra. E la squadra di Delio Rossi trova la linfa che gli era mancata per tutta la partita. Handanovic salva su Pastore, Ilicic spara alto, poi, al 38', Pinilla riapre i giochi con un bel sinistro al volo su respinta di Handanovic. Nei minuti finali l'Udinese rischia su qualche mischia, ma resiste. Ed è giusto così.

Emiliano Pozzoni

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24/10/2010 17:50
 
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E' il Genoa di Marco Rossi
Catania battuto col cuore

A Marassi partita combattuta a molto tattica, risolta da un colpo del capitano dei rossobiù privi di cinque titolari. Buona la prestazione della squadra di Giampaolo che cede al 68'

GENOVA, 24 ottobre 2010 - Il cuore del Genoa alla fine ha la meglio sul Catania. E' quello che batte nel cuore di Marco Rossi, uno che non molla mai e risolve la partita con un tocco ravvicinato al 68'. E' il sacrificio tattico di Toni e la volontà di non concedere nulla ai ragazzi di Giampaolo che propongono ancora una volta buon calcio, a cui manca però la cattiveria per chiudere il match già nel primo tempo.

ORGANIZZAZIONE SICILIANA — Senza cinque titolari di peso e con Palladino che non fa nemmeno in tempo a godersi il riento dopo il lungo infortunio (fuori al 23' per Mesto), Gasperini gioca la carta dell'esperienza con l'inserimento di Milanetto e Rossi a centrocampo. Sa bene che contro il Catania serve la ragione e il cuore, perché le squadre allenate da Giampaolo sono le più difficili da affrontare. Appare evidente, infatti, il tipo di partita studiato a tavolino dai siciliani: grande organizzazione difensiva, con il rientro di Mascara e Gomez a chiudere gli spazi, e veloci contropiede a caccia dei piedi buoni di Maxi Lopez e dell'esordiente Martinho.

GENOA SOTTOTONO — I rossoazzurri alla fine del primo tempo mettono a referto almeno tre occasioni, su tutte quella capitata a Gomez, che Eduardo non trattiene, e il rasoterra di Silvestre a fil di palo. Fuori casa, e non la prima volta, il Catania riesce a dare il meglio di sé, ma senza mai erigere barricate secondo il pensiero di Giampaolo. E il Genoa soffre a dismisura, bloccato sulle fasce, ma anche sulle vie centrali dove manca di peso. Gasperini riesce però a far guadagnare metri alla squadra e solo al 31' i rossoblù riescono e mettere in piedi un'azione degna di nota, partita da un'invenzione di Toni e rovinata con un tiraccio da Milanetto.


PRESSING E DIFESA — Il Genoa dell'inizio della ripresa è quello più amato da Gasperini: pressing feroce e gioco sulle fasce, anche se mancano le proiezioni di Veloso e Palacio. Già dopo trenta secondi Toni sbaglia l'impatto di testa con la palla sprecando una grande occasione davanti ad Andujar. Il Catania, che non è fesso, accetta la sfida e oppone la stessa grinta per non farsi schiacciare nella sua trequarti. Placata l'ira genoana, il Catania torna a spingere e a fallire al 14' il gol con Martinho. Il ragazzino brasiliano (classe '88), servito da Maxi Liopez, cicca clamorosamente al limite dell'area piccola. Gasperini prova a scuotere la squadra togliendo il volenteroso Rudolf per Destro; mossa a cui Giampaolo replica con una doppia sosituzione: fuori Maxi Lopez e Martinho, dentro Antenucci e Carboni.

CI PENSA MARCO ROSSI — La tattica va a farsi benedire ben presto, perché al 23' il Genoa passa. L'assist perfetto è di Rafinha; Marco Rossi, che aveva seguito tutta l'azione, irrompe nell'area piccola e infila con una girata sotto la traversa. Giampaolo corre subito ai ripari togliendo Izco per Ricchiuti. Parola d'ordine: attaccare, spingere, pressare. Il Genoa risponde con l'organizzazione e il carattere. Criscito non sbaglia nulla; Ranocchia (alle prese con i crampi) e Dainelli chiudono tutte le porte. Al 39' sale in cattedra Eduardo che si immola su Ricchiuti, pochi secondi prima dell'ingresso di Kaladze per Milanetto: una prodezza che vale tre punti.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
24/10/2010 17:53
 
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Di Michele lancia il Lecce
Brescia in caduta libera

Gli ospiti vanno in vantaggio nel primo tempo con Caracciolo. Nel secondo pareggia Ofere, poi l'attaccante ex Torino sbaglia un rigore, ma sigla il 2-1 decisivo. Quarta sconfitta consecutiva per la squadra di Iachini

LECCE, 24 ottobre 2010 - E' praticamente un Di Michele show quello del "Via del Mare": l'attaccante - sia nel primo che nel secondo tempo - fa girare la testa ai difensori bresciani. Ma se nella prima frazione è fin troppo lezioso - e nella seconda si permette pure il lusso di sbagliare il rigore - alla fine riesce però a realizzare l'importantissimo gol vittoria per i giallorossi. Il Brescia cade per la quarta volta consecutiva ed esce dal campo ancora una volta col rammarico di aver giocato la partita e sprecato le occasioni buone per tornare a casa con un risultato positivo.

GOL-BUSTER — Nonostante le tre sconfitte consecutive, il Brescia comincia la gara in maniera molto intraprendente. Il Lecce, viceversa, è molto lungo e si affida quasi esclusivamente alla buona verve di un Di Michele particolarmente ispirato nei dribbling, meno nelle conclusioni. Così, la prima occasione da rete è proprio per la squadra di Iachini: Kone sfugge sulla sinistra con un gioco di prestigio, il tiro sbatte sulla traversa, la ribattuta di testa di Caracciolo è salvata da Rosati a cavallo della linea, con il più classico di quelli che una volta si chiamavano "scatti di reni". Difficile capire se il pallone abbia sorpassato interamente la linea, ma Peruzzo fa proseguire. Proprio nei giorni della presa di coscienza Fifa sulla necessità di trovare una soluzione ai gol fantasma, l'ennesimo episodio da buttare in pasto alle moviole.


IL VOLO DELL'AIRONE — Caracciolo avrebbe comunque potuto fare meglio nell'occasione, ma se non altro si riscatta qualche minuto più tardi: il lancio delle retrovie dovrebbe essere preda facile di Ferrario, ma il difensore giallorosso si fa sfuggire il pallone sotto la suola e lo apparecchia per la conclusione dell'attaccante bresciano. E' il vantaggio degli ospiti che, pur non incantando, fino a quel momento si erano fatti preferire almeno per la vivacità. Il Lecce è tutto nelle accelerazioni di Di Michele sulla sinistra, favorite dall'accentramento di Olivera, ma anche dei mancati raddoppi di Vass, che lascia costantemente il povero Zambelli nell'uno contro uno: per fortuna di Sereni, l'attaccante leccese è come un bambino al luna park, continua a girare come una trottola per i suoi stessi dribbling, ma finisce per non tirare mai in porta.

PANCHINE BOLLENTI — Subito due cambi dopo l'intervallo: Iachini cerca di tappare le falle a destra, richiamando Zambelli e inserendo Bega (il centrale va in mezzo, la velocità di Martinez trasloca in fascia); l'influenzato De Canio, invece, chiede più velocità a Munari a centrocampo, spostando Vives come laterale basso a destra. Tra le due, la mossa più efficace risulta sicuramente quella del tecnico dei salentini: Di Michele, infatti, continua ad impreversare, aiutato nelle sovrapposizioni anche da un redivivo Mesbah. Ma c'è del superlavoro da fare per i due allenatori, visto che al 25' del secondo tempo esauriscono già le sostituzioni: De Canio è costretto a stravolgere la difesa centrale per infortunio (fuori Ferrario e Fabiano, dentro Gustavo e Giuliatto), Iachini si affida a Baiocco e Budel in mezzo, sostituendo Cordova e Vass. Anche perché, nel frattempo, il Lecce aveva ribaltato incredibilmente il risultato e il tecnico degli ospiti aveva bisogno di uno scossone.


IL BALLO DEI DEBUTTANTI — Martinez, decisamente più veloce di Zambelli, continua a non ricevere assistenza da Vass e Di Michele resta indiavolato. Tutte dalla sinistra, infatti, le occasioni decisive del match: un cross pesca Giacomazzi solo in area, l'uruguayano serve ad Ofere (esordio dal 1' per lui in serie A) la palla del pari; Mesbah salta Martinez e va giù in area, il difensore bresciano prende il pallone, ma Peruzzo assegna il rigore che Di Michele calcia sulla traversa; sempre Di Michele, solo un minuto dopo, conclude al volo proprio alle spalle di Martinez e trova l'insperato 2 a 1. Il Brescia, che aveva disputato un ottimo primo tempo, si trova inaspettatamente sotto ad inizio ripresa: la squadra di Iachini, comunque, reagisce, ma Caracciolo è prima anticipato da Giuliatto a porta vuota, poi la mette da pochi passi ma su assist di Zebina arrivato con pallone già scivolato sul fondo. L'ex bianconero finisce addirittura ala per sfruttare le sue doti atletiche e di sfondamento, ma la difesa giallorossa regge anche l'urto della "pantera".

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
24/10/2010 23:39
 
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La Samp imbriglia l'Inter
E la spaventa anche: 1-1

Ai nerazzurri non bastano sprazzi di bel gioco e il miglior Coutinho della stagione: dopo un primo tempo al piccolo trotto, sono i blucerchiati ad andare in gol per primi con Guberti su assist di Cassano. Poi la reazione e il pari di Eto'o innescato dal giovane talento brasiliano, ma niente di più e anzi qualche brivido. La Lazio in vetta si allontana: -4

MILANO, 24 ottobre 2010 - Nemmeno le manette di Mourinho fermerebbero questo Eto’o. Ma gli occhiali di Benitez, unico oggetto di cui il "Normal One" dice di avere bisogno, non bastano per svegliare l’Inter. Ci vuole un gol di Guberti, e la prospettiva concreta di perdere la seconda gara in campionato e la lunghissima imbattibilità interna per sollevare dal torpore i pluricampioni. Un’Inter spenta, lenta, illuminata solo da qualche sprazzo di volontà di Coutinho va sotto con la Samp, ma si salva grazie all’ennesima zampata del suo Re Leone. Una Samp quadrata e disciplinata se ne va con un punto tutto sommato meritato e la Lazio se ne va a -4 in classifica. E’ presto, ma Benitez stia attento a non normalizzare troppo la sua creatura. Troppa normalità porta alla noia e a "dormite".


I GOL — Il quarto è Guberti: fino al 17 della ripresa di Inter-Samp solo tre giocatori erano riusciti a bucare Julio Cesar in campionato. L’esterno doriano si aggiunge a Floro Flores, Ilicic e Vucinic con una sforbiciata al volo su cross di Cassano. E’ un gol contestato, perché Chivu perde palla sulla fascia su un contrasto del numero 99 e reclama un fallo. Non è però il gol che mette fine all’imbattibilità interna dell’Inter, perché bisogna fare i conti con Eto’o: quando la squadra si lancia all’arrembaggio è lui, puntualissimo, a trasformare al volo sul primo palo il cross di Coutinho. Gol numero 15 in stagione: e siamo a ottobre.

IL LANCIO DI COUTINHO — Cinque di fila: per la quinta volta consecutiva Benitez sceglie di lanciare, sulle fasce, i giovani Biabiany e Coutinho. Stavolta la decisione non è più nemmeno frutto dell’emergenza, visto che Pandev è abile, ma seduto in panchina. Diciamoci la verità, nemmeno le mamme di Jonathan e Philippe speravano in un impegno così frequente dei loro pargoli, in questo inizio di stagione. I due non vanno a segno nemmeno stasera, ma il brasiliano in particolar modo lancia messaggi chiari sulla sua crescita. Più dribbling, anche in area, più fiducia, più coinvolgimento da parte dei compagni: ok, sbaglia qualche appoggio, ritarda qualche tiro, si fa stoppare da Curci, ma è lui, il più piccolino, il più pericoloso. Tanto che dal suo cross arriva il gol dell’1-1. E se Biabiany esce "bocciato", gli applausi che accolgono l'uscita del brasiliano a 3’ dalla fine confermano che il lancio di Philippe è da considerarsi riuscito.


INTER A RITMI BASSI — A Biabiany subentra Pandev, ma il macedone non cambierà marcia all’Inter, che viaggia a giri troppo bassi: manovra prevedibile, accelerazioni rare e mai decisive. In troppi paiono attenersi al compitino nella certezza che ci penserà Eto’o. E’ vero, Samuel ci mette una pezza anche stavolta, ma da Sneijder in giù sono tanti a dover ritrovare la giusta forma "mentale". Non è il caso di Lucio: il brasiliano è in una di quelle serate in cui è convinto, a ragione, di poterle prendere tutte (non importa come), tanto che si trova a anticipare persino Samuel. Scivola, salta, porta palla, va al tiro (10’, parato) e si rende pericoloso al cross (18’) e al tiro (83’). E’ invece il caso di Maicon, che pure va vicinissimo al gol, sullo 0-0: salva Zauri sulla linea.

LAMPO CASSANO — Sarà la pioggerellina, sarà il primo freddo, ma Cassano a San Siro non pare essere bruciato dal sacro fuoco di trovare la rete numero 100 con le squadre italiane. Il talento, però, non si può lasciare a casa, per cui Fantantonio comunque inventa già nel primo tempo un paio di giocate che creano pericoli a Julio Cesar: il più grosso al 32’, quando Guberti fa la sponda sul suo cross e Pazzini devia in acrobazia, trovando Julio Cesar. Nella ripresa, poi, il lampo che deciderà la gara e che farà uscire i tifosi interisti dallo stadio con qualche rimpianto in più per quello che poteva essere e non è stato, sul mercato.

Valerio Clari

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25/10/2010 23:36
 
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Milan vittoria e 2° posto
Ma il Napoli è da applausi

Spettacolare 1-2 con Oddo (entrato per Antonini) che serve due assist a Robinho e Ibra. Pazienza espulso a fine primo tempo, ma una magia di Lavezzi tiene in bilico il risultato. La squadra di Allegri è seconda a due punti dalla Lazio

NAPOLI, 25 ottobre 2010 - Quando Lavezzi segna il gol che ridà speranza al Napoli, tutto il San Paolo sogna l'impresa di un anno fa, quando in vantaggio per 2-0 al 90', i rossoneri si fecero raggiungere da Cigarini e Denis. L'impresa questa volta non riesce, ma in dieci per l'intera ripresa, gli azzurri sfiorano un'altra clamorosa rimonta, contro un Milan che potrebbe mettere una pietra sopra la partita, ma che deve difenderla con le unghie e i denti fino al 95' i gol di Robinho e Ibra su due assist di Oddo subentrato ad Antonini dopo pochi minuti.

GRANDI ASSENZE — Mazzarri, privo dello squalificato Cannavaro, schiera Grava con Aronica in difesa. Pesa l'assenza del capitano, ma sono macigni quelli del Milan. Allegri in emergenza, davanti ad Abbiati dà spazio a Sokratis e Bonera. A centrocampo gioca la carta Boateng alla sinistra di Pirlo e lancia Robinho alle spalle di Ibra e Pato. La scelta del ghanese non è casuale. Con Gattuso è la diga ideale per frenare il Napoli che punta a sfruttare la velocità del suo tridente.


GRANDE ROBINHO — E' il solito Napoli molto corto, ma che concede troppo campo al Milan che pressa e comanda il gioco con personalòità. Gli azzurri subiscono e vengono schiacciati nella loro trequarti senza mai riuscire a vedere la porta difesa da Abbiati. I rossoneri sfruttano bene le fasce, ma è proprio sulla sinistra che perdono Antonini dopo uno scontro aereo violento con Maggio. L'esterno milanista cede subito il posto a Oddo che va a occupare il posto di Bonera. Maggio invece lascerà a Yebda solo al 24', centoventi secondi dopo il vantaggio rossonero. A innescarlo è Robinho, bravo a lanciare Oddo, abile a sua volta a restituire poco dentro l'area: il colpo da biliardo del brasiliano è imparabile e si infila alla destra di De Sanctis. La rete rossonera ha il potere di scuotere gli azzurri che cambiano atteggiamento e attaccano con convinzione.

GRANDE REAZIONE — La difesa del Milan prova ad arginare. Lavezzi e Cavani ci provano, ma gli errori più grossolani li commettono Yebda, che spreca una palla d'oro dal limite dell'area piccola, e Pazienza, ammonito due volte da Rizzoli per fallo di mano; gesti che gli costano al 46' il cartellino rosso, ma che non impedisce al Napoli, in inferiorità numerica di sfiorare il pareggio con un bellissimo colpo di testa di Lavezzi che Abbiati devia miracolosamente oltre la traversa. Occasione stratosferica ancora una volta concessa con troppa superficialità dai rossoneri che pressati vanno in sofferenza.


LAVEZZI SUPER — E' sorprendente l'intensità con cui il Napoli cerca il gol al pronti e via della ripresa. Al 3' Gargano serve Lavezzi che dal limite dell'area piccola sfiora l'incrocio dei pali. L'argentino è incontenibile ed è su di lui che converge tutto il gioco degli azzurri. Il Milan cerca di limitare i danni con il possesso palla e le ripartenze, sfruttando la difesa alta degli azzurri. Gattuso, che aggredisce l'uomo, e Robinho - numeri d'alta scuola, ma anche senso della posizione e sacrificio - rilanciano l'azione, ma Pato proprio non è in serata. Lo è molto di più il Napoli che manca ancora il pareggio. Questa volta con Hamisk che, imbeccato ancora da Gargano, al 16' obbliga Abbiati a una nuova impresa.

IL POCHO INVENTA — Il Milan però non sta a guardare e in due contropiede manca il 2-0. Prima con Ibra che carica debolmente il diagonale, poi con Pato che va a sbattere su De Sanctis dopo un'impetuosa cavalcata di Ibrahimovic. E' evidente quanto stia stretto il risultato al Napoli. Così Mazzarri lancia Sosa per Hamsik in debito di ossigeno. Ma l'uomo in meno è una concessione esagerata per una squadra come il MIlan che raddoppia. Oddo, grande rientro, inventa il suo secondo assist della serata. Questa volta per Ibra che infila di testa. Ma ve lo immaginate un Napoli che alza bandiera bianca? Poi con un assatanato come Lavezzi che è pronto a immolarsi tutto è possibile. Il suo gol lo cerca infatti con impeto e classe. Pur accerchiato e marcato, riesce da terra, nell'area piccola, a inventare al 33' una sorta di cucchiaio che si infila sotto la traversa. Pur con Seedorf a dare manforte (fuori Ibra), si dilata ancora una volta l'incapacità del Milan a gestire partita e risultato, ma alla fine contano i tre punti.

Gaetano De Stefano
Fonte: gazzetta
27/10/2010 13:43
 
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SERIE A 2010/2011 8ª Giornata (8ª Andata)

Anticipo del 23/10/2010
Fiorentina - Bari 2-1
Incontri del 24/10/2010
Parma - Roma 0-0
Bologna - Juventus 0-0
Chievo - Cesena 2-1
Genoa - Catania 1-0
Lazio - Cagliari 2-1
Lecce - Brescia 2-1
Inter - Sampdoria 1-1
Posticipo del 25/10/2010
Napoli - Milan 1-2

Classifica
1) Lazio punti 19;
2) Milan punti 17;
3) Inter punti 15;
4) Chievo punti 13;
5) Juventus e Napoli punti 12;
7) Genoa, Lecce, Palermo e Sampdoria punti 11;
11) Udinese punti 10;
12) Brescia e Catania e Roma punti 9;
15) Bari, Bologna, Cesena e Fiorentina punti 8;
19) Cagliari e Parma punti 7.
29/10/2010 23:49
 
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Muntari rilancia l'Inter
Tre punti d'oro col Genoa

A Marassi decide un tiro del ghanese, Eduardo sbaglia e regala ai nerazzurri i tre punti del -1 dalla Lazio. Preoccupano gli infortuni di Cambiasso e Julio Cesar in chiave Champions League. Si rivede Santon dal 1', Coutinho ed Eto'o in ombra. Per Milito solo panchina

GENOVA, 29 ottobre 2010 - Fortuna o destino? L'Inter passa 1-0 a Marassi contro un buon Genoa, ma il merito stavolta non è di Eto'o o di Coutinho. Segna Muntari, risultato quasi logico d'una sequenza di episodi non proprio casuali: prima l'infortunio di Cambiasso al 19', poi quello di Eduardo (leggi papera) al 48' sul tiro del ghanese, subentrato guarda caso all'argentino. Chiuso il triangolo, i nerazzurri conquistano i tre punti e si riportano a -1 dalla Lazio, in attesa che si completi la 9ª giornata spezzatino. Certo che qui l'anno scorso Mou e i suoi ne fecero cinque, ma non ditelo a Benitez, vi risponderebbe: "A gennaio l'Inter era a +12, poi ha rischiato di perdere lo scudetto".


I PIU' DELL'INTER — Non era una gara semplice, va detto. Nonostante le molte assenze (Rudolf, Palacio, Palladino, Sculli, Jankovic e Kharja out) Gasperini non rinuncia al 4-3-3 e schiera Rafinha e Mesto a supporto di Toni. Gara numero 200 in serie A per l'ex attaccante di Roma, Bayern e Fiorentina, uno stimolo vero a giudicare dal duello gagliardo intavolato con Lucio. In difesa, l'Inter ritrova Santon dal 1' schierato a sinistra con la licenza di offendere: a parte un calcione involontario a Chico, l'ex pupillo di Mourinho fa buona guardia mostrando personalità dalla metà campo in su. Bene anche Biabiany sull'altra corsia, più intraprendente rispetto alle ultime uscite. E poi Muntari, che porta in dote il primo gol stagionale di un centrocampista. Per non dire Samuel, insuperabile.


...E I MENO — Nella serata in cui torna Milito (in panchina), si blocca Eto'o: incredibile l'errore del camerunese alla mezz'ora sul passaggio filtrante dello stesso Muntari, un rigore calciato malamente fuori. Non brilla nemmeno Sneijder, a riprova che il rinnovo contrattuale non era un problema (o "il" problema). Ma soprattutto non si vede Coutinho, il mattatore del match contro la Sampdoria. Il brasiliano parte largo a sinistra e lì resta, un po' dimenticato dai compagni e un po' timido, tanto che alla fine le cose migliori le fa in copertura. Senza le sue ripartenze, l'Inter prova a sfondare centralmente ma il Genoa si chiude bene. E riparte, spesso con palla su Toni che nell'uno contro uno ha quasi sempre la meglio su Lucio. Un minuto prima dell'erroraccio di Eto'o, l'attaccante rossoblù se n'era andato di forza prima di vedersi la porta sbarrata da un grande intervento di Samuel. L'altra occasione d'oro del Genoa capita sui piedi di Rossi, ma al 41' il centrocampista tutto cuore manca di lucidità al momento del tiro.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
30/10/2010 21:25
 
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Roma, micidiale uno-due
Ma perde Totti per il derby

Dopo un primo tempo spettacolare (traverse di Corvia, Borriello e Vucinic e grandi interventi di Rosati), i padroni di casa trovano i gol nella ripresa con Burdisso e Vucinic. Al 31' Olivera e Totti espulsi da Gervasoni per reciproche scorrettezze

ROMA, 30 ottobre 2010 - La Roma all'Olimpico contro il Lecce cerca e trova la riscossa. Magari anche la svolta, ma per questa bisognerà tirare le somme al termine del filotto che attende ora i giallorossi, e che si completerà nell'arco di otto giorni con le gare di Basilea (Champions) e Lazio (derby). Ma un episodio offusca il ritorno alla vittoria dei giallorossi (2-0): al 31' della ripresa Totti viene espulso, dopo una reazione almeno apparentemente veniale, che segue uno sgambetto di Olivera (a sua volta espulso). Gervasoni è deciso, Totti si avventa verso gli spogliatoi all'inseguimento del giocatore del Lecce: ci vuole diverso tempo e parecchi uomini per bloccarlo e calmarlo.


PRESENZE&ASSENZE — Nella Roma rientra un convalescente De Rossi, ma a fargli spazio è l'infortunato Pizarro, e dunque il saldo per la Roma resta negativo. Si rivede anche Julio Sergio fra i pali, con Totti e Borriello a far da traino offensivo della squadra. A supportare i due - ma in realtà a farla da protagonista assoluto del primo tempo - è quel Vucinic schierato sulla sinistra a centrocampo nel 4-4-2 di Ranieri. Tensioni e timori della vigilia si sbriciolano in campo, di fronte a un Lecce assai intraprendente e mai in soggezione, in cui l'ex Corvia, ben assistito da Di Michele, non perde l'occasione di pungere la retroguardia dei padroni di casa, ancora orfana di Mexes. La Roma cerca la svolta della stagione ma il Lecce, pur reduce dal passaggio del turno in coppa Italia e messo meglio in classifica, non vuol perdere il passo. Ne esce un primo tempo aperto e vibrante, in cui le due contendenti si sono date battaglia a viso aperto, alternandosi nella confezione di pericolose folate offensive nelle opposte aree di rigore.


QUANTE TRAVERSE — Parte meglio il Lecce, che all'11' colpisce anche una traversa con Corvia: perfetta la sua esecuzione dal limite, con Julio Sergio impietrito dal suo destro al volo. Ma il legno nega il vantaggio al Lecce. Al 14' sono ancora gli ospiti a sfiorare il gol: stavolta Julio Sergio devia in angolo un tocco ravvicinato ancora di Corvia. Un minuto più tardi si scuote la Roma, che comincia a snocciolare il suo rosario di occasioni: una punizione di Totti supera millimetrica la barriera e serve a Borriello il migliore degli assist: l'attaccante sbaglia mira e manda a lato di testa. Poi inizia il Rosati-show: al 28' Vucinic innesca Totti, sul suo tiro il portiere respinge, e Borriello colpisce la traversa. Al 33' ancora Rosati sfiora una conclusione di Vucinic quel tanto che basta a deviarla sulla traversa, e al 36' il siparietto si ripete: Vucinic controlla in corsa e tira di sinistro, Rosati in tuffo gli dice di no. Le emozioni non sono finite: al 42' l'occasione più limpida è per Corvia, Burdisso riesce a parare sulla linea, con Julio Sergio fuori causa per un avventato passaggio indietro di Juan.


LA RIPRESA — La ripresa si apre con Cicinho in campo al posto di Cassetti, che nel finale dei primi 45' aveva subito un colpo alla caviglia destra. Ma anche con un Lecce ancora motivatissimo e decisamente aggressivo: la Roma ne subisce l'iniziativa, e rispetto al primo tempo fatica a trovare le ripartenze. La squadra salentina invece non molla la presa e non abbassa il ritmo, mettendo in difficoltà la Roma sul piano dell'intensità. A sorpresa passano i padroni di casa: prima sfiora la rete Borriello (Rosati alza al 15'), poi Burdisso insacca di testa su cross di Riise (17'), infine Borriello colpisce ancora la traversa (19', ed è la quarta). De Canio manda in campo Chevanton (per Piatti), ma è ancora la Roma a insistere in avanti. e a trovare il raddoppio, al 31', con Vucinic che conclude un bell'affondo con un diagonale sinistro preciso e potente. Ad azione in corso Olivera sgambetta Totti, facendolo cadere e provocandone la reazione. Gervasoni, molto vicino ai due, estrae il rosso ed espelle entrambi. Il leccese sparisce subito dal campo, il capitano giallorosso lo vuole inseguire nel tunnel degli spogliatoi ed è trattenuto, a stento, da più persone. Totti salterà il derby di domenica prossima e c'è chi sussurra che per Ranieri possa essere un problema in meno, visto che nell'ultima stracittadina lo sostituì alla fine del primo tempo.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
30/10/2010 23:37
 
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Quagliarella-Del Piero, che Juve
Al Milan non basta Ibrahimovic

I bianconeri vincono 2-1 a S. Siro nonostante le numerose assenze: super partenza rossonera (traversa di Ibra), poi segna Quagliarella. Nella ripresa raddoppia Del Piero, poi lo svedese accorcia al 36'. Eccellente Melo

MILANO, 30 ottobre 2010 - Nel calcio nulla è scontato. Quanti di noi hanno pensato a una passeggiata rossonera in una fredda notte milanese? Invece Milan-Juve esalta eroicamente i bianconeri che fanno a pezzi il Milan che non ti aspetti. Che si scioglie con il passare dei minuti, anche se Ibrahimovic illude il popolo rossonero dopo i gol di Quagliarella e Del Piero


MAZZATA CHIELLINI — Il forfait di Giorgio Chiellini a un passo dalla gara è infatti una mazzata micidiale per una Juventus già gravata da assenze pesanti e senza Krasic sulla fascia. Il vuoto lasciato dal difensore complica la vita a Delneri. Il sostituto è Legrottaglie. Al posto del serbo, Delneri schiera invece Martinez che si alterna sulle fasce con Marchisio in un 4-1-4-1 con Del Piero libero di svariare. Allegri, senza Thiago Silva e Ronaldinho, oppone ai bianconeri lo stesso Milan di Napoli. Sokratis in difesa, Robinho dietro le punte e una partenza spettacolare che dopo soli 30 secondi porta Pato a tu per tu con il gol. Un’azione così fluida ed eccitante che obbliga i bianconeri ad alzare il fronte e pressare.


PARTENZA MILAN — Ma sono i rossoneri a impressionare di più. Al 7’ tocca a Ibra far vibrare lo stadio con un piatto destro da fuori area che va a sbattere sull’incrocio dei pali. Al 9’ Storari devia in angolo il tocco sul primo palo dello svedese. Il dominio è evidente, ma al 19’ il vento cambia direzione e la Juve lancia il primo segnale importante. Ibra scatta in contropiede ma si allunga la palla; Motta recupera e serve Del Piero che impegna Abbiati in due tempi sul primo palo. Trovato l’equilibrio la Juve chiude gli spazi e trova addirittura il vantaggio al 23’ al termine di un’azione esemplare. L’assist è di De Ceglie: Quagliarella sovrasta Antonini e in elevazione infila di testa nel sette alla destra di Abbiati. Non è un caso, perché al 29’ Del Piero va via alla sua maniera. Gioco di gambe, finta e rasoterra che Abbiati manda in angolo allungandosi sulla destra.

JUVE IN ESTASI — E’ il momento dell’esaltazione. Prendere ad esempio Felipe Melo; prestazione eccellente. E Martinez? Quello che fa Martinez al 30’ è poesia. Serie di dribbling e palla che va a impennarsi e finire tra le braccia del portiere rossonero. Bella Juve, Milan spento. Che perde Bonera al 35’ dopo uno scontro fortuito con De Ceglie. Tocca ad Abate sostituirlo. Identico destino per il bianconero che lascia a Pepe, che si piazza nell'inedito ruolo di terzino. Il Milan è molle come il colpo di testa di Robinho al 42’. Come la difesa che si impappina su un innocuo cross di Del Piero che Abbiati deve allontanare con il pugno. Nel finale del primo tempo i rossoneri si scuotono. Al 48’ Ibra non dà potenza al suo colpo di testa centrale: Storari ringrazia. Subito dopo, invece, Zlatan si libera di Pepe, ma cicca da dilettante da due passi calciando oltre la traversa l’ennesima occasione.


MECCANISMI PERFETTI — Nella Juve tutto funziona alla perfezione. Difesa incerottata ed eroica d’altri tempi e organizzazione di gioco. Felipe Melo è un gigante; al 5’ si immola sul bolide ravvicinato di Ibra destinato in rete. Delneri perde anche l’ottimo Martinez al 9’ (dentro Sissoko), ma la Juve sembra sopportare qualsiasi colpo. Chi non va, invece, è il Milan. Soprattutto dove dovrebbe fare faville. Pato è abulico; Ibra soffre la marcatura e il centrocampo non combina nulla di buono. Roba da mettersi le mani nei capelli. Milan da scudetto? Una squadra creata per vincere deve poter contare su una panchina adeguata e difensori pronti all’uso. Capace di chiudere e far ripartire la manovra. Invece quello che accade al 20’ è sconcertante. Sissoko se ne va come Maradona aiutato dall'errore di Antonini, si impappina davanti ad Abbiati ma riesce a toccare all’indietro a Del Piero che, chapeau capitano, non sbaglia. Inutili gli inserimenti di Seedorf e Inzaghi (fuori Boateng e l’impossibile Pato) e il gol di testa del solito Ibra. Ale chiude magicamente il cerchio su una serata da sballo. La Juve è viva e vegeta. Il Milan sconcertato e rimandato.

Gaetano De Stefano

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31/10/2010 15:42
 
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Questa Lazio non si ferma più
Gran gol di Dias a Palermo

La capolista lascia sfogare inizialmente i siciliani, poi li colpisce con un bellissimo tiro al volo del difensore. Quindi gara equilibrata fino al rosso a Biava (salterà il derby) alla mezzora della ripresa. Da lì in poi è assalto rosanero, fermato da un Muslera in giornata di grazia

PALERMO, 31 ottobre 2010 - Ha vinto Reja, ma ha vinto un po' anche Delio Rossi, visto che mezza Lazio è di "suoi ragazzi". I quali, se ora giocano con mentalità da giocatori di una grande, in grado di vincere e soffrire lo devono anche a lui. Che ora deve fare lo stesso lavoro con un Palermo talentuoso ma forse da perfezionare sul piano tattico, mentre la Lazio procede nella sua marcia da capolista vera.


LA CARICA DEL PALERMO — I rosanero sembrano aver recepito la carica da ex del tecnico Rossi e iniziano subito a martellare l'area avversaria. Pastore ha la palla buona già dopo meno di un minuto grazie a un errore difensivo, ma il suo rasoterra dal limite è poco più di un retropassaggio per Muslera. Ma il Palermo insiste, attacca, pressa e non dà tregua: le ripartenze della Lazio appaiono sporadiche e velleitarie. Vivacissimo in particolare sulla sinistra Balzaretti, sul quale Zarate può poco. Solo dopo il 20' si inizia a vedere un gioco più efficace da parte della capolista, complici le strigliate del tecnico Reja ma anche un precoce allungamento di entrambe le squadre: i capovolgimenti di fronte sono rapidi e continui, la partita diventa divertente. Ed è in una delle ripartenze biancocelesti che matura al 27' la punizione dalla trequarti destra dalla quale scaturirà il vantaggio laziale: batte Ledesma, Dias sul lato opposto dell'area devia al volo infilando l'angolo alla sinistra di Sirigu. Il Palermo non si perde, ma il dispendio fisico della prima parte del tempo inizia a pesare: l'asse Balzaretti-Pastore-Pinilla continua, ma adesso c'è Mauri a destra a presidiare. Ci sono occasioni da ambo le parti, ma quella che farà più discutere è un rigore che i rosanero si sentono negato per mani di Lichtsteiner su cross di Balzaretti.

LA RIPRESA — Delio Rossi gioca subito la carta Hernandez al posto di un Ilicic in difficoltà, e la mossa azzeccata si vede subito: il Palermo guadagna velocità e imprevedibilità. La Lazio, tuttavia, appare compatta e quadrata. In più, Hernandez si ferma per un guaio muscolare dopo 12 minuti e deve lasciare spazio a Maccarone. La partita mantiene il nuovo copione: Palermo che attacca senza più la brillantezza iniziale, Lazio che si difende con ordine senza disdegnare qualche ripartenza pericolosa. Non che i rosanero non vadano vicino al pari: succede per esempio al 20' con una mezza rovesciata di Pinilla, che però finisce per esaltare il talento di Muslera. Un neo però c'è sempre, e in questo caso, per la Lazio, è il comportamento di Biava, che già ammonito commette un fallo inutile e lascia la Lazio in dieci: salterà il derby di domenica prossima con la Roma. Reja toglie Heranes e si copre con Stendardo, il Palermo prova ad approfittare della superiorità numerica e la gara si fa tesa. E' qui però che i rosanero collezionano le occasioni migliori soprattutto con Pinilla, che però continua a cozzare contro Muslera, che è uno dei maggiori protagonisti della vittoria. A dimostrazione che a una vera capolista servono anche la capacità di soffrire e un portiere all'altezza.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
31/10/2010 18:55
 
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Spunta ancora Lavezzi
dalla tempesta di Brescia

Il Napoli vince una gara condizionata da pioggia e vento: decide ancora il Pocho, su bell'assist di Hamsik, al 32' del secondo tempo. Il riposo di Cavani dura meno di un'ora. Due legni per il Brescia, che non merita la sconfitta: ma è il quinto k.o. di fila per la squadra di Iachini

MILANO, 31 ottobre 2010 - Per guadagnarti la Champions devi passare anche da giornate come queste. Giornate in cui si gioca in una mezza tempesta, in cui rischi più volta di andar sotto e in cui te ne vai con tre punti pesantissimi. Il Napoli aggancia la Juve al quarto posto costringendo il Brescia alla quinta, immeritata, sconfitta di fila, che riporta la squadra di Iachini nelle zone caldissime della classifica. Decide ancora il Pocho Lavezzi, nella pioggia e nel vento, su un cross di Hamsik, fin lì praticamente assente, ma capace di trasformare un palla difficile in oro.


CLIMA DA LUPI — Il clima da streghe del Rigamonti condiziona la partita: pioggia fitta, vento forte, che cambia direzione e per lo più tira trasversalmente al campo, danneggiando in egual misura le due squadre. Il terreno di gioco tiene sì e no, rendendo difficili le giocate palla a terra. Col passare dei minuti il terreno è sempre più pieno di pozzanghere, mentre gli allenatori devono rintanarsi nelle panchine coperte.


IL GOL VITTORIA — E' il momento migliore del Brescia: Caracciolo ha da poco preso un palo, con un piatto sporco su assist di Eder, Campagnaro ha rischiato prima un rigore su Eder, poi un autogol su cross di Hetemaj (colpo di testa sulla traversa). E' il momento migliore del Brescia, ma segna il Napoli. Al 32' l'azione parte da destra (dove Zuniga sfonda spesso), cross sul secondo palo: Hamsik doma una bella palla, salta il difensore diretto e piazza un cross immediato, basso e a centro area. Per Lavezzi è facile spingerla dentro di piatto: sarà la rete che decide la partita e che mantiene il Napoli nelle zone alte della classifica.

NAPOLI, CAVANI SERVE — Mazarri conferma il turnover annunciato, con Cavani e Maggio in panchina e Lavezzi prima punta davanti a Hamsik e Sosa. Il riposo di Cavani e l'esperimento di Lavezzi punto di riferimento durano meno di un'ora: l'argentino rientra molto, lasciando spazi per inserirsi a Hamsik e Sosa. Ma la difesa del Brescia è schiacciata, e i due faticano comunque a ritagliarsi spazi e arrivare alla conclusione. Appena entrato Cavani è pericoloso in due occasioni: non entra nell'azione del gol, ma si sente eccome. Sosa, che gli fa posto, non è comunque da bocciare, così come sono positive le prove degli altri non-titolari, Yebda (presenza importante in mezzo nelle due fasi) e Zuniga (che scorrazza sulla destra). Le alternative per fare un buon campionato ci sono, mancano solo in attacco, dove ancora non si può prescindere dell'uruguaiano.


BRESCIA, SERVE FORTUNA — Le quattro sconfitte di fila ovviamente condizionano il Brescia: Iachini sceglie a centrocampo l'esperienza di Baiocco e soprattutto mette in campo una squadra piuttosto rintanata a protezione della sua area, e pronta a ripartenze immediate con i lanci e la corsa di Cordova e Koné. Destinatari dei palloni sono Caracciolo e soprattutto Eder, che però perde quasi regolarmente le sfide personali con Campagnaro (compresa l'occasione nel secondo tempo in cui reclama un rigore). Così il Brescia diventa pericoloso soprattutto sulle palle inattive: per due volte Caracciolo ha la palla buona nel primo tempo, ma prima manda largo di poco un bel colpo di testa, poi colpisce malissimo su uno schema su calcio di punizione. Nel secondo, come visto, la sua conclusione sporca si fermerà sul palo. A quel punto il Brescia è cresciuto anche in impostazione, con Hetemaj in special modo, e quasi meriterebbe il vantaggio. Invece arriva un'altra sconfitta: non resta che prendersela con la sfortuna, e magari con la dormita della difesa sul gol di Lavezzi.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
31/10/2010 19:08
 
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Pazzini colpisce nel finale
Cesena beffato al 92'

Senza Cassano la Sampdoria vince 1-0 in Romagna con un gol in pieno recupero. La squadra di Ficcadenti gioca meglio, attacca e mette alle corde i blucerchiati, che passano sfruttando una delle poche occasioni da gol

CESENA, 31 ottobre 2010 - Si può vincere senza Cassano? Si può. La Samp lo ha dimostrato oggi a Cesena, dove ha sofferto la verve dei romagnoli ma nel finale, in una delle rare occasioni create, ha colpito con Pazzini, che si è sbloccato dopo una lunga astinenza.

POZZI VICE-CASSANO — Ficcadenti non può contare sullo squalificato Von Bergen, al suo posto c'è Benalouane, affiancato dal rientrante Pellegrino. Il Cesena è in campo con il solito 4-3-3, con Jimenez e Giaccherini ad affiancare Bogdani in attacco; Schelotto parte ancora dalla panchina. Nella Sampdoria scossa dal caso Cassano rientra Lucchini, Accardi concede un turno di riposo a Ziegler e Pozzi sostituisce Fantantonio in attacco al fianco di Pazzini.


CESENA ALL'ARREMBAGGIO — Il Cesena, che ha conquistato solo un punto nelle ultime cinque partite, ha fame e si vede: gli uomini di Ficcadenti partono alla velocità della luce, mettono alle corde la Samp, soprattutto sulla sinistra con Nagatomo, imprendibile per Koman e Zauri. Al 17' la prima ghiotta occasione per i padroni di casa: destro al volo di Appiah dal limite, Curci ribatte, sul prosieguo dell'azione va al tiro anche Giaccherini ma l'estremo difensore della Samp non si fa sorprendere. Tre minuti dopo dubbi su un contrasto nell'area blucerchiata: Parolo in profondità per Giaccherini, Curci esce e blocca, ma sull'azione Accardi scivolando fa cadere l'attaccante del Cesena; il rigore non sarebbe stato uno scandalo. Dopo un colpo di testa di poco alto di Appiah, si fa vedere anche la Samp: al 25' Pazzini in area tocca indietro per Koman, l'ungherese calcia dal limite e sfiora il palo alla destra di Antonioli. Un minuto dopo Pozzi crossa sul secondo palo, Palombo fa da torre e Pazzini in scivolata manda a lato da due passi. Curci ancora protagonista al 29', respingendo un violento destro di Nagatomo. La Samp, molto bassa, riesce a fatica a imbrigliare il Cesena e a non correre altri pericoli nell'ultimo quarto d'ora.


SAMP CINICA — La ripresa riparte a ritmi elevati e con lo stesso tema: Cesena avanti, Samp che si difende con ordine. Al 18' ancora proteste della squadra romagnola: Ceccarelli entra in area e fa partire un cross dal fondo, Lucchini in scivolata devia in corner con una mano, l'arbitro assegna un semplice calcio d'angolo ma anche in questo caso poteva starci il rigore. Al 22' Antonioli viene chiamato al suo primo vero intervento: calcio di punizione per la Samp dai venti metri, la conclusione di Palombo è forte ma centrale e il portiere del Cesena smanaccia in calcio d'angolo. Di Carlo prova a dare vivacità ai suoi con una girandola di cambi fra il 20' e il 30': Mannini per Guberti sulla sinistra del centrocampo, Marilungo per Pozzi in attacco e Ziegler per Accardi (crampi) sulla sinistra della difesa. Ma è sempre il Cesena a premere: la squadra di Ficcadenti colleziona corner (saranno 12 a fine partita) e al 32' un diagonale di Giaccherini finisce di poco a lato, complice una deviazione di Gastaldello. Un minuto dopo è la Samp, in una rara proiezione offensiva, a sfiorare il vantaggio: Marilungo tocca al centro per Pazzini che di punta piazza il pallone nell'angolino, Antonioli ci arriva e devia in angolo. Ficcadenti manda in campo Schelotto al posto di Jimenez, ma l'italo-argentino non riesce a dare quel qualcosa in più sottoporta al Cesena. Nell'ultimo quarto d'ora la Samp riesce ad alzare il baricentro e al 2' dei tre minuti di recupero colpisce a sorpresa: contropiede, Marilungo affonda sulla desetra e mette al centro per Pazzini che, indisturbato, di piatto batte Antonioli. Un gol che forse aiuterà la Samp a digerire la triste vicenda Cassano, ma che sa di beffa per il Cesena, che non meritava questa sconfitta.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
31/10/2010 19:12
 
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Udinese in salsa cilena
Sanchez-Isla: Bari al tappeto

I friulani passano d'autorità al San Nicola con le reti dei due sudamericani e volano in zona Europa League. Fantastico l'1-0 del "Nino Maravilla". Barreto sbaglia un rigore per i pugliesi, che ora sono ultimi in classifica

BARI, 31 ottobre 2010 - Un mese fa l'Udinese era ultima in classifica con appena un punto in cinque partite. A distanza di 31 giorni, dopo un ottobre da punteggio pieno come solo la Lazio è riuscita a fare, i friulani si risvegliano addirittura in zona Europa League. Una metamorfosi che si spiega essenzialmente con la forma ritrovata dei giocatori-chiave; oggi tocca a Sanchez, che manda a picco il Bari con un gol pazzesco e l'assist a Isla. Due gol cileni per l'Udinese contro un avversario irriconoscibile, alla quarta sconfitta consecutiva.

CAPOLAVORO SANCHEZ — Il protagonista della gara è per distacco Alexis Sanchez. Il "Nino Maravilla" segna e regala al connazionale il 2-0: ed entra nel tabellino dei marcatori con un gol pazzesco, dopo un quarto d'ora sonnacchioso. Si libera di Gazzi e da 25 metri spara un destro che Gillet sa già dove andrà a finire, ovvero all'incrocio dei pali. Primo timbro di Sanchez in campionato, e forse non è un caso che l'abbia messo giocando da punta pura, con accanto Di Natale, e non da trequartista. Comunque, applausi.

MARTELLO ISLA — Quando arriva il 2-0 siamo al quarto d'ora della ripresa. Contropiede gestito in proprio dall'attaccante che, sul filo del fuorigioco, serve il connazionale Isla. Piattone sotto la traversa e sipario sulla partita, anche se il Bari proverà almeno a sporcare i guanti di Handanovic. Un Isla che, nel finale, sfiora addirittura il terzo gol, sempre in contropiede, ma il suo tiro finisce sul palo. Un'Udinese essenziale, che fa sempre male quando riparte e soffre pochissimo dietro.


CARTE MISCHIATE — E il Bari? Non ha più la sua identità, tutto qui. Ricordate la squadra spumeggiante che spadroneggiava sulle fasce giocando a cento all'ora? Bene, sembra roba d'archivio, da tv in bianco e nero. Ventura ci mette anche del suo, ribaltando gli esterni senza mai trovare la quadratura: cominciano Pulzetti a destra e Masiello (Salvatore) a sinistra, finiscono Alvarez e Rivas con intermezzo di Ghezzal. Troppa confusione, mista a scarsa condizione. Il risultato è una classifica che più precaria non si può: ultimo posto a braccetto con il Parma, il Cesena e il Bologna.

BARRETO, INCUBO RIGORI — Mancano le certezze, ai pugliesi. Almiron, ad esempio, marcato quasi a uomo da un Inler in versione califfo del centrocampo, accende poco la luce; Barreto va servito palla a terra e non con cross altissimi. In più il brasiliano torna lo sciagurato tiratore di rigori della passata stagione, quando ne fallì cinque su nove. Anche oggi dal dischetto si fa ipnotizzare da Handanovic; fallo dubbio di Zapata proprio su Barreto e tiro quasi centrale, che Handanovic respinge facilmente. Giornata da incubo, insomma; ma Halloween è solo una volta all'anno. E poi non sempre può esserci di fronte la squadra più in forma del campionato.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
31/10/2010 19:15
 
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Magie Cossu, risveglio Cagliari
Il Bologna ora preoccupa

Finisce 2-0 al Sant' Elia: il piccolo fantasista di Bisoli propizia l'1-0 di Nenè in avvio ripresa, poi Nainggolan chiude i conti. Emiliani pervenuti solo dopo il primo gol e con Di Vaio troppo isolato in avanti

CAGLIARI, 31 otttobre 2010 - Il Cagliari batte 2-0 il Bologna e vince una partita pesantissima. I tre punti mancavano da settembre e sono arrivati contro un Bologna mai brillante, ma sempre ostico, già capace di bloccare gli attacchi di Inter e Juventus. Anche se Malesani dovrebbe preoccuparsi: per salvarsi non basteranno solo i gol di Di Vaio e le parate di Viviano. Sorride Bisoli: i suoi giovani (Nainggolan su tutti) e veterani dello spessore di Conti e Cossu dovrebbero presto allontanare le nubi su di lui.

TROPPO SOLO — Bisoli, dopo Lazzari, perde anche Pinardi e fa debuttare dal 1' Laner a centrocampo con Biondini e Nainggolan. Nenè preferito allo scialbo Acquafresca di questo inizio di stagione come spalla di Matri. Malesani, che vuole costruire la sua salvezza puntando a prendere pochi gol, visto che in avanti non ha ancora una solida alternativa alle reti di Di Vaio, sacrifica in panchina Ekdal e Gimenez, forse gli unici due giocatori di qualità di cui dispone oltre al bomber. Buscè e Paponi non combinano nulla e il Cagliari dopo 15' di nulla prende in mano la partita.

OCCASIONI SBAGLIATE — Cossu è il solito piccolo dispensatore di assist: prima mette in porta Nenè che sbaglia da due passi esaltando i riflessi di Viviano, poi invita Laner alla conclusione di testa (fuori misura). Il Bologna soffre. Imbarazzante l'isolamento di Di Vaio. Matri sul finire di tempo si beve Portanova e scheggia il palo. Lo 0-0 dell'intervallo punisce il Cagliari, unica squadra in campo.

OCCASIONE CONCRETIZZATA — Malesani capisce che così non va, nella ripresa immette subito Ekdal e Gimenez (fuori gli inconsistenti Radovanovic e Paponi). Ma il Cagliari concretizza subito la sua superiorità: palla geniale di Cossu in mezzo all'area per Nenè, che stavolta non dà scampo a Viviano.

PIU' EQUILIBRIO — Il gol subìto e i cambi danno la sveglia al Bologna, che con Di Vaio sciupa un gol fatto per il pari (gran cross di Garics). Sull'altro fronte è il piedino di Cossu a dettare legge, ma Matri di testa sciupa il 2-0. Malesani butta dentro anche Meggiorini e ha una squadra più viva, anche se Agazzi non deve fare granché.

CONSACRAZIONE — A chiudere i conti è la rivelazione dell'inizio stagione del Cagliari, quel Radja Nainggolan che non ha fatto sentire l'assenza di Conti quando Bisoli - ed è capitato spesso -, ha dovuto rinunciare al romano. Nainggolan si avventa sulla respinta di testa di Ekdal e dal limite dell'area impatta benissimo col destro al volo. Viviano non può fare nulla.

j.g.

Fonte: gazzetta
31/10/2010 19:20
 
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Il Parma va meglio in dieci
Il Chievo non sa approfittarne

Partita senza reti al Tardini, ma la squadra di Marino produce almeno 4 palle gol in una ripresa giocata in inferiorità numerica per l'espulsione di Dzemaili. I veneti reclamano un rigore con Pellissier a inizio secondo tempo. Rosso anche a Fernandes

PARMA, 31 ottobre 2010 - Mancano le reti, ma non le emozioni nello 0-0 del Tardini fra Parma e Chievo. Dopo un primo tempo senza brividi, gli emiliani nella ripresa premono sull'acceleratore e sfiorano il vantaggio in almento quattro occasioni, pur essendo in inferiorità numerica per l'espulsione, al 5' di Dzemaili. Il Chievo da parte sua, superiore per tattica nel primo tempo, recrimina per la mancata assegnazione di un rigore per fallo di Lucarelli su Pellissier al 2' della ripresa. Episodio che poteva cambiare il corso degli eventi. Gli ultimi minuti si giocano 10 contro 10 per il secondo giallo a Fernandes. Il Parma resta ultimo in classifica con 8 punti, insieme a Bari, Cesena e Bologna; il Chievo sale a 14 e veleggia sempre in zona Europa.

IL CHIEVO NON SI CHIUDE — Inizio dinamico, grazie anche alla predisposizione del Chievo, che non si chiude e cerca delle sortite in avanti, sfruttando le doti del suo ariete Pellissier. I ritmi però non solo altissimi, e non è colpa del terreno bagnato, ma comunque in ottime condizioni, forse più della paura di sbagliare, in una partita che per il Parma è molto delicata, ultimo com’è in classifica. Il Chievo dà la sensazione di poter essere più pericoloso, controlla palla senza affanni e cerca la profondità appena può. La manovra del Parma si basa sulle incursioni sulla sinistra di Antonelli e sulle conclusioni da fuori, con Bojinov, Marques e Giovinco che tornano molto a centrocampo per sfruttare i loro spunti in velocità. Nel primo tempo vanno registrati un paio di acuti di Pellissier, al 14’, con un tiro bloccato da Mirante che stava sbagliando i tempi dell’uscita, e di testa, al 44’, alto sulla traversa; un bel tiro di Constant (24’) bloccato da Mirante e uno spunto di Thereau (47’) in area. Il migliore, però, è il portiere Sorrentino, che fra il 37’ e 39’ sventa due volte, la prima di piede, le palle gol di Bojinov.


LA RIPRESA — Al 2’ della ripresa un episodio chiave: Pellissier dopo un bel triangolo si presenta in area solo davanti a Mirante, la scivolata di Lucarelli lo fa cadere e l’arbitro lascia correre. Errore grave: il difensore del Parma non tocca la palla, ci sarebbero gli estremi per rigore ed espulsione. Rosso, che arriva 3’ dopo per il secondo giallo a Dzemaili. Il Chievo è in superiorità numerica e prova il colpaccio. Lo sfiora Mantovani, al 6’ di testa, con palla fuori di poco. Ma nonostante la pressione dei veneti le grandi chance per sbloccare l’incontro le ha il Parma: al 21’ Bojinov aggancia in area il cross di Antonelli, si gira, ma tira a lato; al 26’ Candreva, in contropiede su assist di Valiani, tira da ottima posizione a lato; al 28’ Sorrentino anticipa Crespo in uscita bassa; al 30’ lo stesso argentino aggira il portiere, ma si allarga troppo e poi l'azione pericolosa sfuma; al 33’ Candreva, di testa colpisce la parte alta della traversa. Sull’altro fronte, Mirante, al 33’ deve alzare sulla traversa un tiro di Guana e Moscardelli, 37’, prova un pallonetto per battere lo stesso Mirante in uscita, che però gli chiude bene lo specchio. Al 39’ anche il Chievo resta in dieci per il secondo giallo a Fernandes. Titoli di coda e brivido finale con Paletta, al 47’, che di testa costringe Sorrentino alla grande deviazione in corner.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 31/10/2010 19:20]
01/11/2010 00:11
 
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Mutu rientra e ci prova
Fra Catania e Fiore è 0-0

Positiva la prestazione del romeno, che torna in campo dopo 9 mesi di stop, ma la squadra di Mihajlovic non va oltre il pari senza reti al Massimino. Dopo un buon primo tempo (occasioni per il 10 viola e incrocio dei pali di Mascara) il match cala nella ripresa

CATANIA, 31 ottobre 2010 - La gara dei ritorni, quello di Mihajlovic a Catania, dove nacque come allenatore, e quello di Mutu in campo, 9 mesi dopo, si conclude con uno 0-0 frutto di un primo tempo vivace e di una ripresa noiosa e priva di emozioni. Il romeno è autore di una prova positiva, anche se alla distanza è calato, com'era prevedibile e come è successo a tutta la squadra. Ma i segnali sono incoraggianti, e la Fiorentina, ora a quota 9, ne ha davvero bisogno.

VARGAS K.O. — La Fiorentina ritrova dunque Mutu, che affianca Gilardino in avanti, ma deve fare a meno di Vargas, nemmeno in panca. Alle spalle dei due attaccanti Montolivo, non al meglio, stringe i denti, mentre Santana si sfiata per procurare alla coppia più avanzata i migliori palloni. E mette in mezzo una serie impressionante di cross, non sempre finalizzati al meglio. Il Catania, orfano dello squalificato Maxi Lopez, schiera il consueto 4-1-4-1 con Antenucci vertice avanzato, ma ben supportato da Gomez, Ricchiuti e Mascara. Il primo tempo scorre via veloce, giocato a buon ritmo e con grande voglia da parte di entrambe. Certo la Fiorentina ha avuto un Mutu in più a infondere grinta e qualità, e all'inizio il romeno avrebbe potuto fare la differenza: sue sono state la prima conclusione del match, dopo 2', con Andujar che ferma in due tempi, ed anche l'occasione viola più limpida del primo tempo, all'8', quando gira a rete di testa un cross di Santana, e Andujar mette in angolo. Poi l'effetto-Mutu si ridimensiona, con l'attaccante che continua a giocare con grande intensità ma un po' più lontano dalla porta e si vede meno in fase conclusiva. Il Catania è pericolosissimo dopo 3' con Mascara che, su punizione, colpisce l'incrocio dei pali alla sinistra di un immobile Frey. Il resto è un alternarsi di azioni offensive alternate e ben orchestrate, ma carenti in fase di tiro. E dunque alla fine le occasioni da gol non saranno poi molte.


POCHE OCCASIONI — La scarsa pericolisità sotto rete sarà il motivo conduttore anche della ripresa: il gioco resta fluido, i capovolgimenti di fronte continui, ma nessuna delle due contendenti riesce ad arrivare al tiro, e dunque le occasioni da rete sono merce rarissima. Dopo il k.o. di Capuano sul finire del primo tempo, il Catania perde anche Spolli che si infortuna in un contrasto con Gilardino. E dunque Giampaolo è anche assai condizionato nei cambi. Mutu non fa mancare il suo apporto in termini di determinazione e qualità, ma non va oltre una conclusione sopra la traversa. Gilardino ci mette molto fisico, ma nessun viola riesce a trovare e offrire ispirazione, né in fase di costruzione della manovra né sotto rete. Anche il Catania perde il ritmo e l'aggressività del primo tempo, dagli spalti arriva anche qualche fischio. E così la gara si consegna a un finale senza squilli, in cui forse l'apprensione di un nuovo inciampo, con relative ricadute su una classifica già asmatica per entrambe, prevale su tutto il resto.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
01/11/2010 13:04
 
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SERIE A 2010/2011 9ª Giornata (9ª Andata)

Anticipo del 29/10/2010
Genoa - Inter 0-1
Anticipi del 30/10/2010
Roma - Lecce 2-0
Milan - Juventus 1-2
Incontri del 31/10/2010
Palermo - Lazio 0-1
Bari - Udinese 0-2
Brescia - Napoli 0-1
Cesena - Sampdoria 0-1
Parma - Chievo 0-0
Catania - Fiorentina 0-0

Classifica
1) Lazio punti 22;
2) Inter punti 18;
3) Milan punti 17;
4) Juventus e Napoli punti 15;
6) Chievo e Sampdoria punti 14;
8) Udinese punti 13;
9) Roma punti 12;
10) Genoa, Lecce e Palermo punti 11;
13) Cagliari e Catania punti 10;
15) Brescia e Fiorentina punti 9;
18) Bari, Bologna, Cesena e Parma punti 8.
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