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Serie A 2010/2011 Cronache, Risultati, Classifica

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2011 13:53
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12/09/2010 20:49
 
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Catania: uno-due dal dischetto
Quanti rimpianti per il Parma

Finisce 2-1 per i siciliani: Mascara apre al 12' su rigore, Antenucci chiude a 9 minuti dalla fine ancora dagli undici metri. Nel finale gol emiliano con Giovinco su punizione

CATANIA, 12 settembre 2010 - Non ditelo a chi preferisce il bel gioco al risultato. Il Parma gioca (e anche bene), ma il Catania vince 2-1. Il bunker etneo regge, Andujar ipnotizza il tridente gialloblu, e il Catania mette i primi tre punti di stagione in classifica nonostante lo spavento con il gol-gioiello di Giovinco nel finale. Due rigori, va detto, decidono al Massimino, firmati Mascara e Antenucci. Tra le proteste degli ospiti: espulsi il tecnico Marino e Lucarelli nel finale.


DOMENICA LUNATICA — L’occhio vola subito alla panchina. Latitudine Parma, dove siede un ospite gradito al Massimino. Pasquale Marino torna, da avversario, e si apre, per un attimo, l’album dei ricordi: alla guida del Catania in due stagioni, protagonista della promozione in A. Alla lavagna tattica, si affrontano due tra i tecnici emergenti della scuola italiana. Coach anni Sessanta, si direbbe: il nuovo che parte dalla provincia, Giampaolo e Marino. Filosofie offensive a confronto. Sogni da tre punti per il Catania nella fantasia di Ricchiuti, alle spalle della coppia con Maxi Lopez e Mascara; il Parma cala sul biliardo del Massimino il tridente Marques, Bojinov e Giovinco. I 30 gradi di Catania non sono una sorpresa per gli etnei: e quando sale la temperatura, aumenta anche la pressione del Catania. Al primo affondo, la squadra di Giampaolo trova il jolly di giornata: è il 12’, Spolli cade in area dagli sviluppi di un calcio d’angolo, per Tommasi è rigore. L’architetto della balistica, Giuseppe Mascara, non perdona. L’avvio sprint del Catania è una valanga che non si arresta, nemmeno dopo l’1-0. 20’: Ricchiuti, il più piccolo del gruppo, incorna di testa e la palla è a un soffio dal palo. Il copione cambia di colpo a metà del primo tempo: inizia la domenica lunatica del Catania. Gli etnei scompaiono, e offrono la regia del match al Parma. Le incursioni di Zaccardo e Antonelli sono puntuali, ma è il tridente a non pungere. Parma dal fiato lungo e dal volto aggressivo, ma i colpi non arrivano al volto dell’avversario e non fanno male: ci provano due volte Zaccardo, poi Paci nel finale, e sempre dagli sviluppi di calci da fermo. Per Andujar è una domenica da straordinari.


SOFFERENZA ETNEA — Il Parma ci crede. Marino in avvio non cambia niente, e dà ordine di assaltare il fortino etneo. Nella ripresa la sofferenza della squadra di Giampaolo continua: sembra un pugile suonato macinato dal ritmo gialloblu. Zaccardo conferma il trand: è lui l’attaccante aggiunto, e continua la sfida personale con Marques (6’). Poi Giovinco si ricorda di avere un piede di velluto e al 13’ prende il palo pieno. Nulla da fare. Il Parma non passa. Marino pesca dalla panchina Candreva e Crespo, e sbilancia l’asse della squadra. Si apre la caccia al pari, ma la spinta del Parma si esaurisce a metà ripresa. Belli gli ospiti, ma vince il Catania. E i titoli di coda calano quando Antenucci si conquista il secondo rigore di giornata (al 37’: sgambetto di Paci). Rincorsa e gol dagli undici metri. Marino si fa espellere per proteste (nel finale rosso anche per Lucarelli); c’è ancora tempo per il 2-1 di Giovinco su punizione. Poi il Catania festeggia. Così è, se vi pare.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
12/09/2010 23:35
 
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Napoli e Bari sono pari
E' 2-2, giusto così

Confronto avvincente: ospiti in vantaggio con Barreto e poi a lunghi tratti in controllo della gara, anche dopo il pareggio di Cavani. All'41' della ripresa Napoli di nuovo avanti con Cannavaro ma nel giro di due minuti arriva il pareggio di Castillo

NAPOLI, 12 settembre 2010 - Spettacolo, almeno a tratti. E anche emozioni. Con la sensazione che questo Bari non è solo privo di timori reverenziali, ma sa anche adattare bene la sua condotta di gara alle situazioni. Mentre il Napoli, proprio su fronte della mentalità, ha ancora un po' di strada da fare nel suo percorso verso lo status di grande squadra. Così il 2-2 è il risultato più giusto in una gara che ha avuto anche fasi rocambolesche.

POCHO ISPIRATO — Il Bari detta subito le sue condizioni: punta a tenere palla a costo di addormentare il gioco, pur di imbrigliare la fantasia del tridente Hamisk-Lavezzi-Cavani. Il tutto però dura poco, perché un Lavezzi ispirato imperversa sulla sinistra: prima libera bene sul fronte opposto Maggio, poi ci prova lui personalmente. Così i ragazzi di Ventura capiscono che non basta imbrigliare il Napoli, bisogna cercare il colpaccio. E l’occasione arriva presto, prima del quarto d’ora, su assist dello stesso Napoli che di fronte a un angolo per gli ospiti fa trovare la sua difesa messa da cani: per Barreto è facile mettere dentro al volo da due passi. La prima reazione dei padroni di casa è rabbiosa ma poco concludente, di quelle che lasciano autostrade a dipsosizione dei contropiede avversari: e infatti è ancora Barreto, vera spina del fianco sulla sinsitra dell’assetto difensivo napoletano a mettere paure che solo il palo riesce a sventare a metà tempo. E’ lì che si accende l’allarme rosso per il Napoli, che finalmente inizia a unire fosforo all’aggressività: il Pocho insiste, Cavani sale in cattedra nella manovra e in finalizzazione e Hamsik si ricorda di quanto è in grado di fare. E’ infatti lui a firmare il tocco di esterno che mette sul piede dell’uruguaiano la palla da non sbagliare. E’ la mezzora, e nell’ultimo terzo di tempo, spinti se non altro dagli strali di Mazzarri, i giocatori del Napoli legittimano il pari.

LA RIPRESA — Si riprende con gli stessi ritmi e la stessa combattività del primo tempo, con la supremazia che passa a intervalli regolari da una parte all’altra. Da una parte Almiron arriva a tu per tu con De Sanctis che sventa da par suo; dall’altra Cavani conferma la sua bella serata con un tacco su calcio d’angolo che diventa un brivido per la difesa barese. Col passare dei minuti il Napoli prova a prendere in mano la partita, Mazzarri inserisce Zuniga per Dossena mentre il Bari verso metà ripresa denuncia un calo fisico. Ma è solo momentaneo, perché non appena anche dall'altra parte si colgono segnali di stanchezza, ecco di nuovo le folate degli uomini di Ventura. Castillo, entrato nella ripresa al posto dell'acciaccato Barreto, non è da meno, e la squadra lo accompagna mettendo apprensione in area napoletana. Ma proprio nel momento migliore del Bari, nel finale di ripresa, ecco spuntare dal nulla in area barese Cannavaro, che su azione condotta da Lavezzi trrova il rimpallo giusto da mettere dentro. Un po' troppo per i baresi, che tra le altre qualità hanno anche carattere: l'irruzione di Almiron in area arriva solo due minuti dopo, e dà a Castillo la palla buona per ristabilire l'equilibrio della gara anche nel risultato.

p.l.t.

Fonte: gazzetta
14/09/2010 14:31
 
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SERIE A 2010/2011 2ª Giornata (2ª Andata)

Anticipi del 11/09/2010
Inter - Udinese 2-1
Cagliari - Roma 5-1
Cesena - Milan 2-0
Incontri del 29/08/2010
Brescia - Palermo 3-2
Catania - Parma 2-1
Genoa - Chievo 1-3
Juventus - Sampdoria 3-3
Lazio - Bologna 3-1
Lecce - Fiorentina 1-0
Napoli - Bari 2-2

Classifica
1) Chievo punti 6;
2) Bari, Cagliari, Cesena, Inter e Sampdoria punti 4;
7) Brescia, Catania, Genoa, Lazio, Lecce, Milan e Parma punti 3;
14) Napoli punti 2;
15) Bologna, Fiorentina, Juventus, Palermo e Roma punti 1;
20) Udinese punti 0.
18/09/2010 23:19
 
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Lazio, colpo a Firenze
Viola battuti e fischiati

Nell'anticipo la squadra di Reja passa 2-1 con gol decisivo del ceco, appena entrato, al 22' della ripresa. Nel primo tempo viola in vantaggio con Ljajic su rigore e ripresi da Ledesma. Lazio con buon palleggio e personalità, Fiorentina molto in ombra

FIRENZE, 18 settembre 2010 - Nell'anticipo della terza giornata la Lazio espugna il campo della Fiorentina per 2-1 e ringrazia Kozak, il centravanti ceco che, da poco entrato al posto di Rocchi, ha realizzato a metà ripresa il gol decisivo. Nel primo tempo reti di Ljajic su rigore al 19', al suo primo gol in serie A, e pareggio di Ledesma al 32'. Bene l'avvio dei viola, poi la Lazio reagisce allo svantaggio, va spesso alla conclusione e trova il meritato pari. Nella ripresa i ritmi calano e la Lazio, che ha mostrato qualità e personalità, approfitta della pochezza di una Fiorentina piuttosto molle, per il colpo da tre punti. Alla fine, pioggia di fischi sui viola.

BOTTA E RISPOSTA — La Fiorentina parte a mille, utilizzando molto le fasce è affacciandosi spesso dalla parti di Muslera. È la coppia Cerci-Montolivo che produce i primi squilli, scambiandosi i ruoli. A parti alterne si vestono da rifinitore e finalizzatore, ma prima, al 6’, Cerci è rimpallato, poi, al 12’, Montolivo tira alto da ottima posizione in area. Al 18’ la Fiorentina fa breccia: Cerci in area si gira contrastato da Ledesma: la trattenuta dell’argentino sul fianco c’è, ma la caduta è accentuata. Tanto basta per convincere Damato a fischiare il rigore, che Ljajic realizza, segnando il suo primo gol in serie A. La Lazio è come un felino ferito e reagisce. Un paio di ruggiti spaventano Frey: Bresciano dopo un bel triangolo Hernanes-Mauri-Hernanes tira alto da ottima posizione (22’), poi è De Silvestri a salvare sulla linea, a Frey battuto, la conclusione dello stesso Mauri (25’). Dopo due attacchi graffianti, la squadra di Reja morde: è Ledesma a affondare i denti nella difesa viola, con il gol dell’1-1 al 32’, in area, su assist dalla sinistra di Mauri e deviazione di Pasqual che spiazza Frey. La sensazione è che anche senza il tocco del difensore, la palla sarebbe entrata. Dopo il pari, Gilardino trova il gol ma è annullato per fuorigioco e Bresciano e Rocchi vanno ancora al tiro, senza centrare la porta.


LA RIPRESA — Nella ripresa cambi sulle fasce, con Brocchi per Bresciano e Marchionni per Cerci, e ritmi più compassati. Al 13’ Vargas scuote i suoi con un bel diagonale che finisce sull’esterno della rete, ma è solo una fiammata. La Lazio capisce che con le gambe dei viola che non girano a dovere, può osare di più e con Kozak, da poco entrato al posto di Rocchi, trova il vantaggio. Decisiva un’incursione di Mauri da sinistra che manda alla conclusione Hernanes: sulla repinta di Frey, il ceco, da pochi passi realizza il tap-in vincente. Da qui in poi, di viola si vede poco, giusto un tiro di Babacar, al 27’, da pochi passi, bloccato da Muslera, e un paio di mischie. I tre punti vanno a una Lazio che ha avuto carattere nel reagire allo svantaggio e, trascinata da un ottimo Mauri, anche la personalità di andarsi a prendere, con buone doti di palleggio, un risultato importante, fiutando la difficoltà dell’avversario. Per Mihajlovic - un punto in tre gare- si prospetta una settimana difficile.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
18/09/2010 23:28
 
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Il Catania stoppa il Milan
Lo salva il solito Inzaghi

Splendida la prestazione dei siciliani nel primo tempo; Capuano li porta in vantaggio, ma ci pensa SuperPippo a riequilibrare il risultato. Nella ripresa dominio rossonero, ma poche occasioni

MILANO, 18 settembre 2010 - Quattro punti su 9; una miseria. Dopo i fulmini contro il Lecce e il flop di Cesena, il Milan deve rincorrere il Catania e accontentarsi di un pareggio che descrive perfettamente lo stato attuale dei rossoneri. Suonati come un pugile fino allo scadere del primo tempo, quando Inzaghi annulla il gol di Capuano, fanno la partita nella ripresa, senza la lucidità necessaria per colpire al cuore gli ospiti. Dinho, l'ispiratore, e Boateng, diga del centrocampo, fanno la differenza, ma onore al Catania che con grande organizzazione porta a casa un punto d'oro.

TOCCA A PIPPO — Schierare Inzaghi è nella norma. Allegri lo ha sempre detto e con Robinho in tribuna e Pato infortunato, diventa la logica e valida alternativa, ricambiata con gol d'autore. E poiché Superpippo ha bisogno di vivere sul filo del rasoio, lo piazza in mezzo al tridente, dove Ronaldinho gioca a sinistra e Ibra a destra. In difesa Thiago Silva riprende il suo posto, mentre Bonera si sposta a destra. A centrocampo, ecco l'altra novità, Boateng viene preferito a Gattuso. Quella del ghanese è una scelta che regala equilibrio e forza, anche perché di fronte c'è una squadra ostica come il Catania. Giampaolo l'ha studiata tutta la settimana questa sfida. Nei suoi intenti ci sono due regole da seguire: pressing a centrocampo e velocità nelle ripartenze. Mica l'acqua calda. Ma sono le armi migliori per fermare i rossoneri. Antidoti che puntualmente funzionano.

SUPER CATANIA — La conferma è immediata. Se non fosse per quel gol pazzesco gettato al vento da Inzaghi al 14' - un piattone indecente solo davanti ad Andujar su passaggio di Ibra - potremmo definire il primo tempo una sinfonia dei ragazzi di Giampaolo che sanno giocare a pallone e non hanno alcun timore dell'avversario. Il problema è sempre lo stesso: il contropiede o, chiamiamola anche, mancanza di equilibrio. Se il Catania passa al 27', non lo deve al gesto di Capuano che trasforma con un sinistro dai 35 metri, bensì dalla consistenza del suo gioco che prevede una costruzione elementare, ma con i muscoli e le ali ai piedi. E il Milan puntualmente ci casca. E' accaduto a Cesena; poteva accadere con l'Auxerre.


E PIPPO NON PERDONA — I siciliani sfiorano la rete anche con Ricchiuti e Izco, magistralmente diretti da Mascara e dal ritrovato Maxi Lopez. Insomma, un sontuoso Catania che fa a fettine il Mlan, che solo nel finale del primo tempo combina qualcosa di buono, ritagliandosi qualche spazio nella difesa monumentale del Catania. Boateng lotta come un leone ed è l'unico che è in grado di saltare l'uomo. Sua la spinta maggiore; quasi una sirena che scuote i rossoneri. A salite in cattedra è ancora una volta Ronaldinho. Il brasiliano corre, si danna e trova al 45' l'assist perfetto per quel falco di nome Inzaghi che al secondo tentativo la mette dentro. Il passaggio è al limite dell'area piccola; il piatto sul filo del solito fuorigioco: zona Superpippo.

DINHO NON BASTA — Un gol salutare che permette al Milan di scattare nella ripresa a testa bassa e mancare subito il gol. Dopo 34 secondi Seedorf sfiora il 2-1 sul mirabile colpo di tacco di Ibrahimovic. Ma è il gioco dei rossoneri a decollare: pressing, tecnica, gioco di prima e sacrificio; tutti pronti a difendere quando il Catania si libera dalla morsa. Mica facile però mantenere lo stesso ritmo contro un avversario che approfitta della minima sbavatura. Allegri ordina ai suoi di svariare molto in fase offensiva, potendo contare su Boateng che chiude gli spazi e fa ripartitre l'azione. Il Catania rallenta e attende per non rischiare; il Milan non frena perdendo però molta energia. Gli input arrivano dallo strapotere tecnico di Ronaldinho che sforma palle una dopo l'altra. Giampaolo, annusando il pericolo, inserisce forze fresche: Ledesma per Ricchiuti e Delvecchio per Carboni. Mosse audaci, in realtà, perché conferiscono un volto più offensivo al Catania. Ma conviene far girare la palla e rallentare il ritmo. Il Milan gioca sulle fasce, ma non trova il guizzo. Al 40' Allegri gioca l'ultima mossa: Oduamadi al posto dello sfinito Inzaghi: troppo poco per gabbare il Catania che torna a casa con una mezza vittoria. AI rossoneri non resta che meditare. Per Allegri la strada è quella giusta, ma di certo sarà lunga e tortuosa.

Gaetano De Stefano

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19/09/2010 15:07
 
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L'antipasto non va giù
Bari-Cagliari finisce 0-0

Nell'anticipo di mezzogiorno assenza di spettacolo e reti: il caldo e l'orario fermano le due squadre che non brillano e mantengono la loro imbattibilità. Almiron e Ghezzal nel finale regalano gli unici brividi

BARI, 19 settembre 2010 - Sarà stato il gran caldo del San Nicola, e la scarsa abitudine all'orario di inizio, fatto sta che la portata di mezzogiorno della terza giornata del campionato di serie A, fra Bari e Cagliari, resta indigesta. E la nausea che Acquafresca patisce al 16’ del primo tempo, e che lo costringe al cambio nell’intervallo, forse è simbolica. Uno 0-0 scialbo, un brodino, che sazia lo stomaco, ma non può appagare il palato di chi, da una partita di calcio vuole, se non gol e spettacolo, almeno emozioni e corsa. Qualche brivido, grazie al Bari, solo negli ultimi 5’ di partita, con Almiron e Ghezzal vicini al gol, ma non basta per salvare il bilancio di una partita inguardabile.

IL PRIMO TEMPO — Bari e Cagliari nei primi 45' offrono pochissimo: squadre ordinate, tatticamente composte e votate a restare coperte per poi ripartire. L’inizio è di marca cagliaritana, con una maggiore spinta che costringe il Bari ad arretrare nella sua metà campo, spesso con tutto l’organico dietro la linea della palla. Il palleggio cagliaritano produce però solo due occasioni, con Pinardi, che all’11’ e 34’ calcia male da buona posizione. Occasioni, non proprio nitide palle gol, con la sfera che finisce abbondantemente a lato. L’altro fronte non è che offra di più: dal 20’ il Bari guadagna metri di campo e porta Kutuzov al diagonale, a lato, dopo una lunga manovra di accerchiamento. Raggi, di testa, in anticipo su corner, poi, sfiora il vantaggio al 42’, con una conclusione alta di poco.


LA RIPRESA — Nella ripresa le squadre si allungano un po’ e le maglie più larghe aiutano a far vedere qualche lancio in verticale verso le punte e ad alzare il ritmo. Ne beneficia soprattutto il Bari che al 19’ con una bella incursione di Parisi, sfiora il gol con un diagonale fuori di poco. Al 38’ Almiron brucia la difesa del Cagliari e confeziona la migliore palla gol della gara, ma il suo tocco si spegne sul fondo. E poco dopo Ghezzal da pochi passi spara in curva di forza invece di appoggiare di piatto: sarebbe stato il gol partita. Caldo e stanchezza hanno avuto la meglio: così le due squadre possono proseguire a braccetto in classifica, appaiate a 5 punti, con l’identico ruolino di marcia di una vittoria e due pareggi. Ma per lo spettacolo, bisogna ripassare.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
19/09/2010 20:47
 
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Inter, Eto'o non si ferma più
Rimonta a Palermo e primo posto

Bella partita al Barbera: rosanero in vantaggio nel primo tempo con un gol di Ilicic, poi la doppietta del camerunese, che prima fa tutto da solo, poi conclude una grande azione. Continua il digiuno di Milito, ma la squadra di Benitez mette in mostra un bel gioco e carattere

MILANO, 19 settembre 2010 - "Che importa prendere un gol, se ne segnamo di più?". Rafa Benitez aveva spiegato così la nuova filosofia dopo le prime uscite stagionali interiste. A Palermo i campioni d'Italia confermano questa tendenza: l'Inter rimonta 2-1, dopo aver rischiato di andar sotto 2-0, e grazie anche al Palermo mette insieme una partita spettacolare. Gran gioco per i primi 25', paura quando si ritrova sotto, poi due grandi reti del solito Eto'o. E' il primo colpo esterno della stagione, su un campo difficilissimo e, tanto per riprendere l'abitudine degli scorsi anni, vale il primo posto in classifica.


IL NUOVO: ILICIC — Il gol del Palermo nasce grazie a un lampo di Ilicic, sloveno classe 1988 che rischia di essere l'ennesimo colpo di mercato di Zamparini. Ma è anche un dazio che l'Inter paga al nuovo atteggiamento tattico. La difesa è alta, altissima, si prendono rischi che qualche mese erano inimmaginabili: in una di queste occasioni (28') Ilicic ha spazio a centrocampo, ci mette del suo tagliando fuori due giocatori con un solo movimento e serve Pastore. Il tiro del Flaco è respinto da Julio Cesar, ma lo stesso Ilicic arriva sulla ribattuta, per l'1-0.


IL SOLITO: ETO'O — I due gol di Eto'o sono sì prodezze del camerunese e dei compagni, ma sono anche frutto di una azzeccata mossa tattica: a inizio ripresa Benitez sposta il numero 9 dietro a Milito, in posizione centrale, liberandolo dai compiti di fascia. Zanetti fa l'ala, Stankovic si sposta in mediana davanti alla difesa. Fatto sta che appena si avvicina alla zona calda Samu la mette dentro: Milito lo pesca in area, lui si libera prima con una finta di corpo, poi con una magia su Munoz: il rasoterra è la degna conclusione. Il 2-1 è una azione "barcellonesca", con Maicon che premia un inserimento di Stankovic, e il serbo che chiude un triangolo di prima: l'ultimo vertice è Eto'o, piattone e 2-1.


LE OCCASIONI E MILITO — Perché se la difesa a volte è scoperta, l'altra faccia della medaglia nerazzurra è costituita da gioco e possesso palla: nei primi 25' si vede un'Inter arrembante, che sballotta la difesa del Palermo di qua e di là. E per tutti i 90' il dato del possesso palla è clamorosamente sbilanciato. Maicon ritorna a salire con costanza, Stankovic sostituisce Sneijder garantendo dinamismo e ripartenze veloci, Pandev conferma di essere pienamente recuperato gestendo palloni e riciclandoli verso le punte. Tutto bello, tranne per il fatto che a lungo il gol non arriva: Stankovic prende una traversa, Eto'o arriva su un cross di Milito con un secondo di ritardo, il Principe (e siamo già sull'1-0) ha la palla buona in contropiede ma si fa stregare da Sirigu. Poi ci pensa il camerunese, mentre continua l'astinenza di Milito. Il digiuno che arriva a sei partite è forse l'unica vera nota negativa della giornata: il Principe ha sei occasioni, di cui almeno tre nitide, di quelle che l'anno scorso si sarebbero trasformate in esultanze. Alla fine viene sostituito e se la prende, a dimostrazione di un nervosismo visibile.

PALERMO, METAMORFOSI E PROTESTE — Il Palermo trova il gol dell'ex Maribor quando già si scaldava Kasami (per sostituirlo?): all'inizio la fase d'attacco non funziona, perché Hernandez è costantemente bloccato da un ottimo Samuel, mentre i due rifinitori hanno pochi palloni giocabili. Il gol è un lampo che accende i rosanero. Da lì in poi sembra funzionare tutto, compresi contropiede che spezzano in due la squadra interista. Ai tre davanti si aggiungono le costanti sovrapposizioni di Cassani, che cresce dopo i dubbi iniziali su Eto'o. In mezzo Bacinovic recupera palloni (ma si mangerà il 2-0 a inizio ripresa), Migliaccio si schiaccia spesso sulla linea dei difensori e si fa valere di testa. Dietro si fa mucchio, occupando spazi: l'Inter arriva comunque al tiro, ma ci pensa Sirigu. Fino a quando Eto'o non apre la scatola: la doppia mazzata e i postumi dell'Europa League affossano la squadra di Delio Rossi, che protesta per quattro contatti in area: tre sono trascurabili, sul primo di Cassani la trattenuta è vicendevole, ma il guardalinee segnala quella del rosanero. Moviola a parte, nemmeno Zamparini potrà protestare troppo con la sua squadra: con un Pastore così, e con un collettivo che ha i mezzi per supportarlo, i risultati arriveranno.

Valerio Clari

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19/09/2010 20:51
 
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La Roma si illude
Di Vaio la sveglia

Dopo un buon primo tempo, la squadra di Ranieri si porta sul 2-0 al 14' s.t. Poi cala, il Bologna decolla e riagguanta il pari con una doppietta dell'attaccante, a segno al 32' e al 45'. Traversa di Totti, pali di Paponi e Guillermo Burdisso, interventi decisivi di Julio Sergio

ROMA, 19 settembre 2010 - La Roma trova il primo gol di Borriello, chiude il primo tempo avanti di un gol ma col rimorso per non aver incrementato il vantaggio, acquisisce comunque il raddoppio nella ripresa. Poi, nell'ultima mezz'ora, cala, si allunga, si sfrangia. Mentre il Bologna, che era rientrato in campo bello carico, cresce, trascinato da un Di Vaio in gran forma e autore della doppietta che regala ai suoi un 2-2 in rimonta che sa di impresa vera.

MODULI DIVERSI — Roma e Bologna sono divise dai diversi obiettivi ma accomunate da un identico avvio al rallentatore: un punto ciascuno nelle prime due gare, i giallorossi hanno anche l'aggravante della sconfitta di Monaco nell'esordio stagionale in Champions. Ranieri e Malesani, animati da una gran voglia di riscossa, cambiano: il primo manda in campo Mexes per lo squalificato Nicolas Burdisso e Rosi al posto dell'infortunato Riise, ma soprattutto torna al 4-3-1-2; il tecnico degli emiliani opta per un 4-1-4-1 con Radovanovic davanti alla difesa e Di Vaio punta unica. Ne nasce uno scontro impari, fra una Roma padrona del campo nei primi 45' e un Bologna che, a parte un palo a tempo scaduto, non ha lasciato traccia di sé nonostante qualche generoso tentativo di ripartire. La Roma è apparsa invece in grande ripresa dopo le due sconfitte consecutive, con un'intesa Totti-Borriello in promettente progresso. Con buona pace di Adriano, in panchina insieme a Vucinic.

BORRIELLO ROMPE IL GHIACCIO — Primo tempo dunque a senso unico, con la Roma che trova il gol dopo 7 minuti: Mexes lancia lunghissimo dalla sua zona, Borriello scatta sul filo del fuorigioco, aggancia splendidamente in corsa, fa ancora un passo e scaglia un sinistro imprendibile per Viviano. E sul primo gol da centravanti giallorosso la Roma campa (bene) tutto il primo tempo, in una serie ininterrotta di azioni offensive che portano i giallorossi più volte a un passo dal raddoppio. Comincia la serie Totti, che al 9' colpisce la traversa con un destro da 25 metri: Viviano resta immobile. Il Bologna si fa vivo al 16' con Di Vaio e al 23' con Perez. Al 31' Juan va in gol ma Peruzzo non convalida per fuorigioco. Due minuti più tardi arriva la prima delle sostituzioni giallorosse a causa di infortuni: Cassetti lamenta un problema ai flessori della coscia destra e viene sostituito da Guillermo Burdisso. Ma la Roma non si placa: al 36' Borriello, con un sinistro in corsa, sfiora il raddoppio. Al 44' il Bologna terrorizza i padroni di casa: Paponi prima si fa respingere una conclusione da Julio Sergio, poi colpisce il palo alla destra del portiere. Nella stessa azione Mexes tocca il pallone con un braccio, ma Peruzzo lascia correre. La prima frazione si chiude con l'uscita in barella di Paponi, che era rimasto a terra dopo un contrasto col difensore francese. Al suo posto Gimenez.


DI VAIO BUM BUM — La ripresa vede un Bologna più aggressivo ed efficace: nei primi 10 minuti Di Vaio e Perez non trovano (di poco) lo specchio, mentre la Roma perde De Rossi per una contusione alla coscia sinistra, al suo posto entra Brighi. Al 14' la Roma trova il raddoppio che le era sfuggito nel primo tempo: l'azione parte da una punizione di Totti, Borriello tocca di testa in area, Rubin per anticipare il nuovo entrato devia alle spalle di Viviano. I giallorossi fanno ancora in tempo a centrare un palo con Burdisso (19'), poi arretrano troppo il baricentro e lasciano campo all'azione emiliana. Così Julio Sergio è decisivo in due azioni consecutive di Di Vaio, al 21' e 22'. Simplicio fa registrare il suo esordio in giallorosso al 24', entrando al posto di Menez, quindi Di Vaio prosegue da dove si era interrotto: lanciato da Siligardi, si fionda in avanti e lascia partire un sinistro che va di poco alto da ottima posizione. Per il Bologna è il momento del massimo sforzo offensivo, Malesani l'asseconda inserendo una terza punta, Meggiorini, al posto di Siligardi. E un attimo dopo gli emiliani dimezzano lo svantaggio: al 32' Di Vaio supera Rosi e anche Julio Sergio, con un sinistro angolato. Ma ancora non è finita: al 33' Julio Sergio anticipa Di Vaio dopo un affondo di Meggiorini, ma nulla può fare al 45': cross basso di Meggiorini, Di Vaio appoggia in rete di destro il pallone del 2-2 finale.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
19/09/2010 20:55
 
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Cesena, che vertigini!
Col Lecce decide Bogdani

Una rete dell'attaccante albanese lancia i romagnoli in vetta. Espulso Colucci per un clamoroso errore di Rocchi, poi la reazione con le frecce Giaccherini e Schelotto. In superiorità, i salentini non si vedono mai. Nel finale rosso anche a Munari

CESENA, 19 settembre 2010 - Una settimana fa, al Dino Manuzzi, si era lamentato il Milan. Addirittura Berlusconi, evocando 'sinistri' fantasmi tra la classe arbitrale. Figuriamoci cosa dovrebbe dire oggi il Cesena, in dieci contro undici per quasi un'ora senza motivo. Rocchi sbaglia due volte: prima ad ammonire Colucci (già ammonito) per un fallo che non ha commesso, poi a non dare retta a Nagatomo che si autoaccusa per quello stesso fallo su Munari al limite dell'area. E' il 38', da lì la partita prende un'altra piega: il Cesena mette in campo il cuore e vince 1-0. Ora dopo tre giornate - assieme all'Inter - guarda tutte le avversarie dall'alto.


SFIDA SALVEZZA — Un anno fa, in serie B, Cesena-Lecce era finita 3-1. Poi entrambe in serie A e sorpresa di questo inizio campionato, con le vittorie su Milan e Fiorentina. Festa sì, ma niente sbornia perché gli scontri salvezza valgono di più, e quello di oggi lo era. Bellissimo l'avvio, con una manciata d'occasioni per parte: al 3' gran palla di Schelotto per Bogdani che salta Rosati e calcia verso la porta. Ferrario in ripiegamento salva sulla linea. Rispondono i salentini con Chevanton e Olivera, tre ripartenze e tre occasioni sciupate per un tocco di troppo dentro l'area prima del tiro. Ritmi più blandi fino al 35', quando Piatti innesca Grossmuller: solo un prodigioso recupero di Colucci impedisce al centrocampista di puntare Antonioli.

CHE ERRORE ROCCHI — Poi l'abbaglio di Rocchi, da dividere per tre con gli assistenti Liberti e Viazzi: non si può confondere Nagatomo con Colucci. Gli ultimi minuti del primo tempo sono ad altissima tensione, volano altri due gialli e lo stesso Rocchi, dopo aver indicato 4' di recupero, manda tutti negli spogliatoi al 46', prima che il match gli sfugga di mano.


SEGNA BOGDANI — In dieci contro undici, il Cesena si ritrova. Giaccherini e Schelotto, che nel primo tempo si erano limitati a presidiare le fasce, cominciano ad affondare pericolosamente. Il Lecce, invece, si smarrisce, dimostrando più d'un limite quando c'è da fare la partita. Si fa vedere subito Chevanton (tiro comodo calciato addosso ad Antonioli), poi più niente. O meglio, solo Cesena. Al 6' 'Giaccherinho', come lo chiamano da queste parti, salta Vives e scarica il sinistro: Rosati si supera e mette in angolo. Passano 4' e passa il Cesena: Bogdani controlla sulla sinistra, prende la mira e di piatto la mette dove Rosati non può arrivare. Dopo quello segnato al Milan, un altro gol pesantissimo.

PICCOLA GRANDE — Ti aspetti la reazione del Lecce, invece a parte quella di De Canio che passa al 4-2-4, sono i romagnoli a schiacciare sull'acceleratore. Naturalmente loro, Giaccherini e Schelotto, entrambi più veloci di Vives e Giuliatto. Il c.t. azzurro Prandelli prenderà nota. Un po' per rimediare alla topica, AL 35' della ripresa Rocchi espelle anche Munari per una reazione impercettibile su Nagatomo. Altro diavolo, il giapponese: pressing asfissiante, copertura e ripartenze. Pazzesco quello che fa a 1' dal termine (!) quando costringe Rosati ad alzare sopra la traversa un sinistro potentissimo. Corre il Cesena, e non soffre di vertigini.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
19/09/2010 21:01
 
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Il Brescia abbatte il Chievo
Diamanti superstar

Un gol su punizione del fantasista del Brescia nel primo tempo indirizza la gara. La squadra di Pioli sembra patire la pressione da "alta classifica" e non riesce a reagire

VERONA, 19 settembre 2010 - Il Chievo di Pioli soffre di vertigini e, dopo una settimana in orbita, torna sulla terra. Il merito, però, è anche di un ottimo Brescia e di un Diamanti, lui sì, stellare. I lombardi vanno in vantaggio nel primo tempo grazie ad una splendida punizione del loro fantasista e controllano agevolemente la reazione clivense.


SQUADRA CHE VINCE... — Le formazioni sono quelle dell'ultima gara: Pioli conferma la squadra vittoriosa a Genova, Iachini quella che ha superato il Palermo in casa. Anche il modulo è identico: disposizione a specchio con un 4-3-1-2; Bentivoglio e Diamanti sono chiamati ad innestare rispettivamente Moscardelli-Pellissier e Caracciolo-Eder.

DIAMANTI PREZIOSO — Dopo un inizio incoraggiante del Chievo, è il Brescia a prendere il controllo della partita: la squadra di Iachini si difende con ordine e riparte pericolosamente in contropiede, grazie alle doti tecnico-tattiche di Diamanti, che gestisce i ritmi con personalità: il fantasista alterna lanci illuminanti ad una difesa di palla che consente ai compagni di salire e respirare. Il Chievo perde la bussola, probabilmente anche a causa dell'uscita dal campo del faro Luciano, sostituito da Fernandes al 15' per problemi fisici: lo svizzero, poi, fatica ad entrare in partita e la manovra dei veneti ne patisce.


BRESCIA SHOW — Così, il primo tempo diventa semplicemente una passerella per la squadra di Iachini, con Diamanti che imperversa: prima un assist delizioso per Caracciolo - la cui conclusione al volo d'antologia è deviata da Sorrentino in angolo - poi una punizione alla Baggio che porta in vantaggio i suoi e, per finire, un pallonetto da metà campo alla Beckham che sorvola la traversa di centimetri. Se Diamanti costruisce, Bentivoglio dall'altra parte è assente ingiustificato e, quando compare, finisce addirittura per distruggere: Moscardelli lotta come un leone in area e gli fornisce un assist dolce al limite dell'area piccola, l'ex bianconero alza la conclusione (anche perché Bega gli mette pressione immolandosi in scivolata). L'1 a 0 con cui le squadre vanno all'intervallo sta addirittura stretto ad un Brescia davvero ottimo.

CARTA BOGLIACINO — In avvio di ripresa, Pioli non tentenna e si gioca subito il secondo cambio: dentro Bogliacino nel tentativo di accendere la luce sulla trequarti, Bentivoglio arretra in regia. Tuttavia, l'interruttore della gara è sempre il Brescia, che la accende e la spegne a piacimento. Al 2' della ripresa, in realtà, sulla partita potrebbero già passare i titoli di coda, ma Gava giudica regolare un intervento di Cesar su Eder a pochi passi da Sorrentino. Restano i dubbi. Pochi minuti dopo, invece, è ancora Diamanti su punizione ad impegnare l'estremo difensore clivense, che devia impercettibilmente il pallone e poi concede il corner non visto dalla terna.

MAL DI PANCIA BENTIVOGLIO — Ma il Brescia sembra giocare a memoria, mentre il Chievo è semplicemente la brutta copia di quello ammirato finora, tanto che gli ospiti vanno ancora vicini al 2 a 0: Caracciolo scarta anche Sorrentino ma Andreolli salva sulla linea. I padroni di casa, forse, hanno anche la sfortuna che le occasioni migliori, quest'oggi, capitino tutte a Bentivoglio, chiaramente non in giornata: il centrocampista, ottimamente servito da Bogliacino, spreca la palla del pareggio allargando di sinistro a tu per tu con Sereni. E' l'ultima - e forse unica - opportunità per la squadra di Pioli in un secondo tempo giocato più di pancia che di testa. Il Brescia controlla senza sudare e conquista tre punti tutto sommato meritati.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
19/09/2010 21:05
 
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Tutta un'altra Juventus
Gioco e 4 gol all'Udinese

La squadra di Delneri chiude i conti già nel primo tempo con l'autorete di Coda e le reti di Quagliarella e Marchisio. Poi nella ripresa arrontonda il risultato il subentrato Iaquinta, ex di turno, polemico con il pubblico di Udine

UDINE, 19 settembre 2010 - La Juventus volta pagina. Dopo qualche uscita così così, con troppi punti lasciati per strada in questo avvio di stagione, vince 4-0 a Udine giocando un signor primo tempo. Che prova a fugare i primi dubbi e mugugni della tifoseria, e che fa almeno intravedere prospettive stuzzicanti. Il tempo dirà se la partita del Friuli è stata un bivio stagionale o un illusorio fuoco di paglia. Per adesso la cronaca dice che al Friuli segnano: Bonucci (provoca l'autoreta di Coda), Quagliarella, Marchisio ed un polemico Iaquinta. I quali affossano un'Udinese che - come la Juve - aveva tanto bisogno di punti, ultima a quota zero sul fondo della classifica. La squadra di Guidolin vive un pomeriggio da dimenticare. La difesa, per dire, ci ha messo del suo nello scatenare l'attacco della Vecchia Signora.

LA REGOLA DEL TRE — La Juve continua a segnare a raffica. I tre gol contro la Sampdoria prima e il Lech Poznan poi non erano bastati: colpa delle crepe difensive bianconere, stavolta invece l'Udinese non riesce a replicare. Annichilita dal triplo svantaggio maturato in soli 45'. E dire che i bianconeri presentavano un attacco pesi leggeri, con Quagliarella e Del Piero, non esattamente dei giganti, in avanti. Ma questo schieramento, che a Bari aveva toppato, stavolta funziona, grazie anche al supporto degli inserimenti offensivi di Krasic e Marchisio. Poi Iaquinta - gratuitamente polemico dopo il gol con la sua ex tifoseria - chiude i conti.


UN'ALTRA JUVE — La Juve dei primi 45' del Friuli è la migliore della stagione. Non che ci volesse molto, ma di gran lunga. Assomiglia a quella immaginata da Marotta in fase di mercato, e di quella sognata dai tifosi bianconeri, scottati dalle tante delusioni del dopo Calciopoli e costretti a lamentarsi dopo le prime modeste uscite di campionato e coppa. Anzitutto Krasic. Doveva essere il pezzo pregiato della campagna acquisti, sta cominciando a dimostrare perché. Lanciato in velocità sulla fascia destra sembra un camion, e quando c'è da crossare dimostra un piede adeguato, imbeccando Quagliarella e Marchisio per gol spettacolari. Quello dell'ex di tacco, quello del centrocampista con un sinistro meraviglioso al volo. Per entrambi è il secondo gol consecutivo in campionato. Sono reti pesanti per giocatori chiamati a fare un salto di qualità: per Marchisio quello della consacrazione, per Quagliarella per dimostrare che può essere lui l'attaccante da 15 gol che la Juve cerca disperatamente per non rimpiangere i mancati arrivi di Dzeko e Pazzini. Poi Del Piero. Leader senza età. Allenatore in campo e rifinitore delizioso, questo pomeriggio. Infine la difesa. Che per una volta non concede (quasi) niente, pur giocando molto (troppo?) alta. E Bonucci, che provoca il primo gol in mischia (l'ultimo tocco è di Coda), e Chiellini, quando si spingono in avanti sui calci piazzati, sono una minaccia costante.

POLEMICA IAQUINTA — La ripresa ha poco da dire. La gara è chiusa. L'unico spunto lo regala l'ingresso di un altro ex, Iaquinta, che sostituisce Del Piero e segna il 4-0 con un destro preciso. Poi esulta polemicamente verso la sua ex curva e viene beccato sino al fischio finale, sorbendosi pure qualche pedata dai giocatori friulani. Contorno. La Juve scaccia i fantasmi grazie alla prima vittoria in campionato. Da Udine torna con una consapevolezza e una fiducia diversa. Come la classifica, che aveva tanto bisogno di questi tre punti.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
19/09/2010 21:09
 
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Parma, quanti casi-moviola
Con il Genoa finisce 1-1

Il Genoa passa nel primo tempo con un rigore di Toni. Nella ripresa pareggia Zaccardo, che era da espulsione sul penalty. Al 38' i gialloblù esultano, ma per Rizzoli la palla non oltrepassa la linea

PARMA, 19 settembre 2010 - Parma e Genoa si dividono la posta. Un 1-1 mediocre e a tratti troppo tattico e noioso, che farà comunque discutere per due buoni motivi. Non per il rigore assegnato per il netto fallo di mano di Zaccardo, poi trasformato da Toni, bensì per la mancata ammonizione del difensore, già redarguito da Rizzoli. Soprattutto perché è proprio Zaccardo a segnare il gol del pareggio al 27' della ripresa. Al 38' i padroni di casa esultano dopo una doppia smanacciata di Eduardo sulla linea di porta, ma Rizzoli dice di no: la palla non l'ha oltrepassata.


TUTTI ALL'ATTACCO — Tridenti contro al Tardini: da una parte Marques, Bojinov e Giovinco, dall'altra Palacio, Toni e Mesto. Schemi che spianano la strada allo spettacolo, ma che in realtà producono poche emozioni e molta tattica. Il primo tempo premia il Genoa non solo per il risultato, ma per la sua organizzazione difensiva, che poi è il trampolino di lancio di tutte le azioni offensive dei rossoblù. Il Parma è discontinuo e concentra il gioco su Giovinco e Marques, andando però a sbattere con il muro messo su da Gasperini, in cui Ranocchia e Dainelli fanno la differenza.

LA PRIMA VOLTA DI TONI — L'unica emozione della prima frazione resta il gol di Luca Toni, il primo della stagione con la maglia del Genoa. Rizzoli, sempre puntuale e preciso, lo assegna giustamente per un netto fallo di mano di Zaccardo che andrebbe ammonito. Ma il fischietto bolognese, che già lo aveva sanzionato con il giallo dopo soli due minuti, lo grazia. Sistema tutto Toni che invece non grazia Mirante e lo trafigge con un tiro potente e centrale. Un gol che fa sbandare i gialloblù i quali faticano a rientrare in partita e quando si presentano negli ultimi venti metri devono fare i conti con problemi di mira e mancanza di lucidità.

LA TESTA DI ZACCARDO — Scontato il copione della ripresa: Genoa arretrato a difesa del gol, ma pronto a scatenare il contropiede, potendo contare su molti piedi buoni, uomini veloci e l'astuzia di Toni, che sarà al 60%, ma quando gli capita la palla fa venire le palpitazioni al Parma. Sul fronte opposto a dannarsi di più è la "formica" Giovinco, troppo solo però per creare pericoli. Al 10' Marino si affida alla qualità di Candreva che rileva Gobbi, mentre Gasperini risponde con Kharja e Sculli per Veloso e Palacio. Ma il calcio riserva sempre sorprese. Quando la sconfitta sembra profilarsi, Giovinco al 27' guadagna una punizione al limite. A calciarla è Bojinov. Cross morbido su cui si avventa nell'area piccola Zaccardo, il cui colpo di testa batte Eduardo. Sull'1-1 il Genoa traballa e per poco non soccombe al 38', quando sul tiro di Marques, Eduardo in due tempi toglie la palla dalla porta. Il Parma esulta, Rizzoli fa cenno che non è gol, ma il dubbio rimane.

Gaetano De Stefano

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19/09/2010 23:23
 
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Al Napoli vengono i 3 minuti
Samp rimontata e battuta 2-1

La squadra di Mazzarri aggredisce fin dal primo minuto sorprendendo i doriani, ma fatica a trovare la porta. Poi, nel finale di ripresa, il fallo ingenuo di Cannavaro che regala un rigore a Cassano. Quindi la reazione e i gol di Hamsik e Cavani, su deliziosi assist di Gargano e Lavezzi, tra il 38' e il 41'

GENOVA, 19 settembre 2010 - Se è vero che sotto porta ci vuole cattiveria, il Napoli è diventato cattivo solo dopo essere andato sotto contro la Sampdoria a causa di un rigore evitabilissimo. Perché fin dall'inizio aveva attaccato ossessivamente mettendo sotto una Samp impreparata a questo atteggiamento dell'avversario. Con la cattiveria giusta, comunque, gli uomini hanno ribaltato il risultato in tre minuti a fine ripresa. Come in fondo era giusto.

NAPOLI DI CASA — Si parte, e la vera squadra di casa sembra il Napoli. Trascinata da Lavezzi, la squadra di Mazzarri inizia a martellare l'area doriana: a portare brividi sono puntualmente Lavezzi, Hamsik e Cavani. La Samp appare sorpresa e quindi in affanno. Un solo dato: 6 corner per i partenopei nei primi 20 minuti. E' solo verso metà tempo che la Samp inizia a capovolgere il fronte, con Cassano che inizia a tenere palla e a distribuire assist come quello per Guberti, che sfiora il palo di un niente. La furia agonistica e offensiva del Napoli, tuttavia, rende difficile alla Samp il compito di pensare e organzzarsi: così, a parte qualche folata di Cassano (in ombra Pazzini), è il Napoli a continuare a collezionare angoli e conclusioni, anche se queste ultime trovano raramente lo specchio della porta. Ma Dossena, che tira appena può, impegna seriamente Dossena proprio allo scadere del tempo.

LA RIPRESA — Si riprende con lo stesso copione: Napoli che aggredisce ma non concretizza, Samp che riparte ma stenta a concludere. Continua l'attivismo di un Lavezzi che però sottoporta non trova precisione, mentre sul fronte opposto si inizia a vedere Pazzini, che rientra verso metà campo a cercarsi i palloni. In tutto ciò si inizia a sentire il peso del dispendio fisico soprattutto dei partenopei: la Samp ne approfitta e iniziano le occasioni blucerchiate. E' soprattutto Guberti a tirare appena può, e a metà tempo a liberarsi con eleganza in dribbling per un gran destro a rientrare dalla distanza che finisce sulla traversa poco lontano dall'incrocio. Poi l'ingenuità proprio da parte dell'uomo di esperienza del Napoli, Paolo Cannavaro, che placca in area un Pozzi probabilmente in fuorigioco: ammonizione e rigore che Cassano trasforma. Ma il carattere del Napoli di questa sera è la vera arma in più: passano 5 minuti e Gargano inventa su punizione un assist delizioso per Hamsik, che taglia in area e conclude angolatissimo. E 3 minuti dopo è Lavezzi a confezionare l'assist da sinistra per Cavani, che devia in rete da distanza ravvicinata al volo di esterno, anticipando Lucchini. E regalando alla sua squadra la vittoria che merita dopo una partita tutta cuore e attacco.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
20/09/2010 14:04
 
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SERIE A 2010/2011 3ª Giornata (3ª Andata)

Anticipi del 18/09/2010
Fiorentina - Lazio 1-2
Milan - Catania 2-0
Incontri del 19/09/2010
Bari - Cagliari 0-0
Cesena - Lecce 1-0
Chievo - Brescia 0-1
Palermo - Inter 1-2
Parma - Genoa 1-1
Roma - Bologna 2-2
Udinese - Juventus 0-4
Sampdoria - Napoli 1-2

Classifica
1) Cesena e Inter punti 7;
3) Brescia, Chievo e Lazio punti 6;
6) Bari, Cagliari e Napoli punti 5;
9) Catania, Genoa, Juventus, Milan, Parma e Sampdoria punti 4;
15) Lecce punti 3;
16) Bologna e Roma punti 2;
18) Fiorentina e Palermo punti 1;
20) Udinese punti 0.
22/09/2010 23:49
 
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E' tornato Milito: doppietta
Con Eto'o demolisce il Bari

L'Inter vince 4-0 e prova la prima fuga stagionale: nerazzurri soli in vetta. Apre l'argentino di testa su cross del camerunese, che nella ripresa trasforma due rigori. Chiude ancora il Principe in contropiede. Il Bari si ferma a un palo dopo 20''

MILANO, 22 settembre 2010 - "Troppo grati per non aspettarti. Diego Milito, la Nord è con te". La curva accoglie il Principe con questo striscione, Diego risponde decretando che l'attesa è finita. E' il 27' quando Eto'o se ne va per l'ennesima volta sulla sinistra: piazza il cross alto, Milito se ne "frega" della trattenuta di Rossi. Ha preso posizione, colpisce di testa e firma l'1-0. A San Siro scatta la festa e la gioia più grande pare proprio quella del centravanti che soffriva, eccome, il digiuno forzato. Arriverà anche la doppietta, in contropiede, su assist di Stankovic, con un destro potente. In mezzo due gol dal dischetto di Eto'o, per un 4-0 sul Bari forse pesante per i pugliesi, ma che rispecchia una gara controllata dalla squadra di Benitez. L'Inter ora prova, ufficialmente, la prima fuga.


ETO'O È LA CHIAVE — Dopo il primo gol Milito corre a ringraziare Eto'o, perché a favorire lo "sblocco" è stato lui: il camerunese resta per distacco il più in forma degli interisti. Se poi un infortunio dell'ultima ora di Raggi costringe Ventura a schierare Pulzetti sullla sua fascia, il match è impari. Un centrocampista come terzino, un non-difensore a provare a limitare quello che oggi pare illimitabile: la frittata è presto fatta, Samuel se ne va regolarmente nell'uno contro uno, crea superiorità, piazza cross. E' il 30', e quindi manca ancora un'ora di gioco, quando parte una standing ovation per il camerunese, durante una pausa per l'infortunio di Samuel. Eto'o ringrazia lo stadio, pare il novantesimo. Invece è solo il primo tempo, e nel secondo lo aspetta una doppietta e una seconda ovazione. I due gol arrivano dal dischetto, il primo per fallo di mano di Rossi, il secondo per un fallo di Rivas su Lucio che stava uscendo dall'area e che ci aggiunge un bel tuffo. Samu trasforma entrambi i tiri dal dischetto, cambiando angolo e chiudendo la partita.


INTER, DIFESA SICURA — La forma di Eto'o fa sì che l'Inter, che tendeva a "pendere" a destra per lo strapotere di Maicon, finisca invece con l'attaccare di più a sinistra. Chivu si permette sortite che in passato gli erano negate, Maicon finisce persino con l'essere trascurato. Per il resto sono tutti segnali positivi: la squadra occupa la metà campo avversaria, la difesa rischia pochissimo, (anche quando di fa male Samuel e entra Cordoba) Cambiasso torna a sradicare palloni e a proporsi in attacco, Milito oltre al gol ritrova anche l'appoggio alla manovra. E poi non solo Eto'o salta l'uomo nell'uno contro uno: ci riescono spesso anche Sneijder e Pandev. Così è più facile creare azioni offensive.


BARI TROPPO COPERTO — Il Bari invece perde la prima partita stagionale, e lo fa snaturandosi un po'. Dopo 20'' centra un palo clamoroso con Almiron, dopo non aver fatto toccare palla ai nerazzurri dopo il calcio d'inizio. Pare l'inizio di una gara giocata a viso aperto, invece la squadra di Ventura si chiude dietro, preoccupata da Sneijder e compagni, e gli concede troppo campo. Barreto ha praticamente un solo pallone giocabile, ci si interstardisce sul cercare l'uno contro uno di Alvarez. Sulla carta avrebbe potuto mettere in crisi Chivu, invece non ci riesce. Ci prova Parisi con qualche tiro da fuori, mentre Almiron e Donati lottano. Dietro si pagano due ingenuità nelle occasioni dei due rigori e quel "mismatch" Pulzetti-Eto'o. Si può ripartire già domenica, contro il Brescia secondo.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
22/09/2010 23:54
 
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Il primo Ibra non basta
La Lazio frena il Milan

All'Olimpico 1-1 al termine di una gara vivace. Nella ripresa arriva il lampo dello svedese, prima rete in A col rossonero. La squadra di Reja reagisce e trova il pareggio con Floccari, grazie a Hernanes. Ora l'Inter è a +5 dai rossoneri

ROMA, 22 settembre 2010 - All'Olimpico l'unica a spiccare il volo è l'aquila che sorvola lo stadio con eleganza poco prima dell'inizio della gara. Chi non accelera è invece il Milan, fermato da una Lazio tosta che subisce nella ripresa il primo gol in campionato di Ibrahimovic, ma riesce a pareggiare con orgoglio grazie a una zampata di Floccari, ispirata da Hernanes. Alla fine il punto dei romani vale molto di più di quello rossonero. Per l'ingegnere Allegri, il cantiere Milan dovrà prolungare i suoi lavori. I problemi? Sempre gli stessi. La soluzione? Molto complicata e già sabato contro il genoa a San Siro i rossoneri dovranno invertire la tandenza.

SFIDA A SCACCHI — La prova del fuoco del Milan parte da Prince Kevin Boateng schierato da Allegri nel tridente. Il ghanese, oltre ai piedi buoni, garantisce anche forza fisica e copertura a protezione di un centrocampo di ancelottiana memoria: Gattuso, Pirlo e Seedorf. Reja risponde con un razionale 4-4-1-1, dove il primo 1 è la qualità eccelsa di Hernanes, e il secondo la furbizia in area di Floccari. In difesa, esterno destro, c'è Calanda; sulla linea dei centrocampisti Foggia viene preferito a Bresciano.

IBRA SPRECONE — I numeri ci sono tutti: da una parte la voglia della Lazio di confermare il colpo di Firenze, dall'altra il desiderio di spaccare il mondo. E i rossoneri partono bene. Pressing alto proprio come piace ad Allegri. Quella della Lazio è invece una partenza tattica. Chiaro l'intento dei ragazzi di Reja: mantenere un profilo basso e sbarrare la strada al Milan, alla ricerca del contropiede letale; la recente storia rossonera insegna. Con il rischio però di soccombere dopo soli 7 minuti, quando Ibrahimovic ha la palla gol che spreca malamente addosso a Muslera, che gli chiude lo specchio della porta. Occasione pazzesca, maledetta da Allegri, che già intravede i soliti problemi.

POCO RONALDINHO — La nota buona è Boateng, bravo a cercare il movimento in profondità anche se occupa un ruolo che non gli appartiene. Ma non è aiutato. Dinho, poi, è stralunato e assente, mentre Ibra è marcato spesso da tre avversari. Il Milan cerca di stanare la Lazio, ma è la Lazio a venirne fuori alla grande con velocità, sfruttando anche una certa lentezza dei rossoneri. Ma al 18' è ancora Ibra a mancare il gol; lo svedese, dopo due finte trova lo spazio nell'area piccola, ma Muslera replica in angolo. Vita durissima, anche perché i biancocelesti salgono e fanno vedere di che pasta sono fatti. Hernanes ha i numeri; lo si capisce dai movimenti, dal tocco delicato, dalla capacità di inquadrare il gioco. Al 27' fa bruciare le mani ad Abbiati che vola per deviare in angolo una punizione tesa e forte. Al 31' libera un diagonale che esce di poco. Insomma una Lazio discreta, mentre il Milan latita in profondità. E Ronaldinho? Dopo una partenza ricca di promesse si defila e giochicchia palloni senza futuro. Tranne al 44', quando in un flash inventa un tocco magico a sinistra per Seedorf che mette in mezzo invece di tirare in porta.


BOTTA E RISPOSTA — La furia con cui il Milan parte nella ripresa è il risultato di una probabile sfuriata di Allegri negli spogliatoi. I rossoneri assediano la Lazio, ma non ottengono alcun risultato. La copertura dei padroni di casa è un muro invalicabile ben organizzato. Dias e Radu le prendono tutte, per non parlare poi dell'ottimo Cavanda che trova anche il tempo per proporsi in attacco, sfruttando gli spazi sulla fascia. La Lazio sembrerebbe prendere coraggio e forza, ma con il MIlan non puoi sbagliare nulla. Al 21' infatti perde palla favorendo Seedorf che con una verticalizzazione alla Pirlo trova Ibrahimovic. Lo svedese vola con i laziali alla calcagna, supera Muslera e pur pressato infila a porta vuota. E' il momento di riforzare il centrocampo. Flamini rileva Gattuso. Reja invece aspetta, poi toglie Foggia per Rocchi e Mauri per Zarate: urge il tridente. Il risultato arriva al 36', quando Hernanes si ricava uno spazio l'area e serve a Floccari l'assist perfetto: Zampata della punta che Abbiati nemmeno vede. Un'azione analoga a quella fallita da Rocchi subito dopo. Ma è un finale da infarto. Al 43' Zambrotta fa tremare la traversa con un bolide incredibile dalla distanza, subito dopo pareggiato da Hernanes che obbliga Abbiati alla deviazione in angolo. E c'è ancora il tempo per una grande occasione rossonera, al termine di uno scambio tra Dinho e Ibra, con botta di Boateng che viene deviata in angolo con il corpo da Radu. E' l'occasione che chiude la partita. Per la Lazio un buon punto di carattere; per il Milan, un pari che non soddisfa: l'Inter a 5 punti è sempre di più un incubo.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
22/09/2010 23:59
 
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Chievo storico al San Paolo
Pellissier abbatte il Napoli

Doppietta decisiva del centravanti e gol di Fernandes per ribaltare il vantaggio di Cannavaro. Mazzarri ripropone gli stessi di domenica ma paga la poca lucidità della squadra

NAPOLI, 22 settembre 2010 - E' un Napoli col braccino dopo la vittoria esterna di Genova. Tutti ad aspettarsi la partita della consacrazione, arriva invece la reazione del Chievo dopo la sconfitta interna contro il Brescia. La partita dal finale già scritto, ha regalato il risultato più inatteso: prima vittoria nella storia dei veneti in terra campana. La squadra di Mazzarri, probabilmente, paga la stanchezza delle tre partite in sei giorni, con tanto di posticipo domenicale.


CAPITANO MIO CAPITANO — Se Mazzarri (sbagliando?) ripropone gli stessi 11 che hanno vinto con personalità in casa della Samp, il Chievo cambia ben quattro pedine, dando una ventata di freschezza alla squadra spenta vista contro il Brescia. Non a caso, i gialloblu, fin dall'avvio, non mostrano alcun timore reverenziale: la squadra di Pioli gioca con calma, a testa alta, con pressing ultraoffensivo e ripartenze veloci. Il Napoli, però, dal canto suo, non si fa impressionare e, almeno all'inizio, ribatte colpo su colpo. Tanto che al 9' è già in vantaggio, grazie al colpo di testa in tuffo di Cannavaro (già al secondo gol stagionale) che appoggia in rete un bel cross filtrante di Lavezzi favorito dal sonnellino della difesa ospite. Padroni di casa, ma anche padroni del campo, soprattutto dopo la rete del capitano: gli ospiti sembrano accusare il colpo.

"DIEGO" PELLISSIER — Quando, però, la strada sembra in discesa per i ragazzi di Mazzarri, sale in cattedra "l'altro capitano": Sergio da Aosta, nello stadio che fu di Maradona, non vuol essere da meno e regala alla platea dal palato fine un gol degno di Dieguito, con un diagonale al volo da posizione defilata che s'infila all'angolino. Non solo la rete del pareggio, l'attaccante si carica i compagni sulle spalle: scatta, viene incontro, difende palla e fa quello che in gergo si definisce "reparto da solo", anche perché di Granoche - al di là di una protesta per un'uscita a valanga di De Sanctis - neanche l'ombra.

CAVANI TUTTOFARE — La partita, comunque, si mantiene assolutamente godibile, anche se il pareggio ha l'effetto di narcotizzare il Chievo e creare ansia al Napoli, che non riesce più a ripartire in maniera lucida. Cavani è una furia, ma perde un sacco di energie a rincorrere avversari, abbassarsi sulla linea mediana e consentire gli inserimenti da dietro - come al 38', quando Hamsik s'inserisce, scarta anche Sorrentino e da posizione defilata coglie la traversa - ma l'azione è decisamente meno fluida rispetto a quella ammirata al Ferraris. Alla squadra di Mazzarri non fa difetto la voglia, ma la razionalità sì: in attacco manca lucidità e dietro si concedono praterie, nelle quali Pellissier va a nozze.


TOH CHI SI RIVEDE — Il Napoli avrebbe probabilmente bisogno di una sterzata d'energia, magari dalla panchina, considerate le risorse profuse domenica sera a Genova e la mancanza di turnover. Invece, è Pioli a trovare il jolly: Fernandes rileva Constant e, pochi minuti dopo, trova il piattone (ancora assist di Pellissier) al limite dell'area e l'angolino alla sinistra dell'incolpevole De Sanctis. Bella rivincita dopo i fischi contro il Brescia. Mazzarri prova a copiare la mossa del collega, dentro Sosa al posto di Gargano nel tentativo di dare un po' d'ordine e qualità al gioco, in realtà con esito decisamente diverso e, non a caso, al San Paolo si fischia lo "spettacolo".

HARAHIRI CANNAVARO — In verità, pur con la forza dei nervi, e soprattutto grazie alle iniziative solitarie di Lavezzi, il Napoli va vicino al pareggio: su un'incursione dell'argentino, Andreolli si trasforma in piallatrice e lo abbatte: Giannoccaro fa proseguire. Su cross dalla trequarti, invece, Hamsik trova il tempo di testa, ma anche il 47 di Sorrentino che ribatte. Il gol è nell'aria, peccato per i tifosi napoletani che arrivi dall'altra parte: Cannavaro si traveste da Babbo Natale e prepara il regalino a Pellissier, che scarta il dono, e pure De Sanctis, prima di appoggiare in rete a porta sguarnita. E' la mazzata finale per i ragazzi di Mazzarri che - già stanchi di gamba - non trovano le energie nervose per reagire.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
23/09/2010 00:03
 
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Roma, ora la crisi è nerissima
Il Brescia la stende: è secondo

Al Rigamonti finisce 2-1: reti di Hetemaj e Caracciolo su rigore per i padroni di casa, Borriello tiene vive le speranze giallorosse sino al 96'. Penalty ingiustificato del 2-0: costa anche l'espuslone a Mexes. Brescia dietro solo all'Inter in classifica, Roma terzultima a 2 punti. Infortunio a Julio Sergio, al 7' degli 8' di recupero super Sereni su Adriano

BRESCIA, 22 settembre 2010 - La Roma è in crisi nera. A Brescia perde la partita e i nervi con Mexes: finisce 2-1 per la squadra di Iachini, rivelazione del campionato, con tre successi in quattro uscite, che valgono un clamoroso secondo posto. Decidono i gol di Hetemaj, sconosciuto centrocampista finlandese, e Caracciolo, su rigore contestatissimo da Mexes, che viene anche espulso per doppia ammonizione e poi ha una reazione plateale nei confronti del guardalinee, reo di aver segnalato il presunto (e ingiustificato, sia come posizione, al limite dell'area, che nell'intervento, iniziato sul pallone) fallo che origina il raddoppio bresciano. La Roma - cui non basta il solito gol del mai domo Borriello - in 4 gare di campionato ha raccolto la miseria di due punticini. In più ha perso la Supercoppa italiana, contro l'inter, e in Champions League, a Monaco di Baviera contro il Bayern. Insomma: 6 partite, in questa stagione 2010-11, zero vittorie. Sabato c'è Roma-Inter: sembra già una prova senza appello per la squadra di Ranieri, che oggi ha provato a rilanciare nella ripresa Adriano, togliendo un Menez ispirato. Missione fallita, non ne va bene una.

PARTENZA ROMA — Ranieri, vista la malaparata, torna all'antico: Roma schierata con il 4-2-3-1, quello che storicamente i giallorossi hanno interpretato meglio negli ultimi anni. Non ci sono De Rossi e Totti, sostituiti da Brighi, schierato basso al fianco di Pizarro, e Vucinic, che parte largo a sinistra e converge al centro per dare una mano all'altrimenti isolato Borriello. Iachini replica con una squadra compatta: tanta legna in mezzo, con corridori e interditori assortiti, e davanti Diamanti ad inventare dietro al tecnico Eder e al roccioso Caracciolo. I giallorossi non partono neanche male. Menez quando accende il suo motore - e la continuità resta un optional - fa paura: un suo sinistro dopo una cavalcata palla al piede finisce di poco largo. Borriello fa reparto da solo, cattivo, determinato, cerca la porta appena può, ma Sereni è attento.


ARRIVO BRESCIA — Sì, perchè alla prima occasione i padroni di casa passano. Con il finlandese Hetemaj, alla prima rete in serie A. Bello il cross dalla destra di Caracciolo, clamorosa la dormita del centrocampo giallorosso, che non segue l'inserimento da dietro. La Roma accusa il colpo. Sbanda, accumula cartellini gialli. Ammoniti Cassetti, tra i più attivi, Mexes e Rosi, che rischia anche l'espulsione, troppo nervoso. Ranieri non lo perdona: alla mezzora dentro Cicinho, al suo posto. La Roma nel finale ritrova un minimo di fiducia e qualche conclusione, ma il Brescia si difende con ordine e non rischia più di tanto. All'intervallo si va sull'1-0. Roma in crisi nera.

DENTRO ADRIANO — Ranieri cambia a inizio ripresa: dentro Adriano, fuori, a sorpresa per quello che si è visto, Menez. Dopo 15' dentro anche Baptista, per Vucinic. Ranieri ha finito i cambi con mezzora da giocare. La Bestia va vicina al gol con un colpo di testa in mischia.


RIGORE E ROSSO A MEXES — Al 20' si decide la gara. In un'azione di contropiede bresciano già viziata da fuorigioco, Mexes tocca prima il pallone, poi Eder al limite dell'area. Per l'arbitro Russo dentro. Rigore e secondo giallo a Mexes, espulso, che poi perde la testa e minaccia il guardalinee, accompagnato fuori dal campo dai compagni. Dal dischetto Caracciolo segna di potenza il 2-0.

ORGOGLIO BORRIELLO — La Roma attacca fino al 90', con l'orgoglio, ma con un uomo in meno. Borriello è l'ultimo ad arrendersi: segna con una splendida girata in mischia, con il suo sinistro ispirato, e tiene aperta la gara sino al 98'. Quando Sereni salva il risultato sul colpo di testa di Adriano. Non basta alla Roma, che chiede un rigore per un mani di Hetemaj, cade ancora e perde per infortunio Julio Sergio, che finisce in porta, ma in lacrime. Mentre il Rigamonti può far festa: Brescia secondo a 9 punti, Roma terzultima a due 2 punti. Sembra la classifica alla rovescia, e invece è tutto vero.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
23/09/2010 00:08
 
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E' un Maxi Catania: 2-0
Cesena, brusco risveglio

Una rete di Silvestre e una di Lopez abbattono la capolista al Massimino. Troppo leggera la squadra di Ficcadenti, Giaccherini in ombra. Ora siciliani e romagnoli appaiati in classifica

CATANIA, 22 settembre 2010 - E' il Catania dei dieci argentini tra campo e panchina la prima squadra a battere il Cesena nella stagione 2010/11. Silvestre firma il gol dell'1-0, Maxi Lopez si sblocca e trova il raddoppio nella ripresa. Ti aspetti la reazione della capolista, invece i romagnoli, mai sotto dall'inizio del campionato, non trovano le ripartenze per impensierire la squadra di Giampaolo che adesso, con due vittorie e un pareggio, si porta nella parte alta e nobile della classifica per fregiarsi del titolo di sorpresa, al pari dei bianconeri di Ficcadenti.


CHE GOMEZ — In casa del Catania l'ultima novità si chiama Alejandro Dario Gomez: l'amministratore delegato Lo Monaco lo ha prelevato in estate dagli argentini del San Lorenzo. Classe '88, abbina corsa a grande tecnica e senso tattico: quando nella stessa squadra c'è un certo Mascara, per gli avversari sono guai. Se ne accorge presto il Cesena, schierato 4 volte su 4 con lo stesso undici. Nagatomo, per esempio, doveva rifiatare e invece si ritrova a inseguire il folletto di Buenos Aires. Già, un altro 165 centimetri come il dirimpettaio Giaccherini, che stavolta - dopo gli elogi del c.t. Prandelli - non brilla.

SOLO CATANIA — Al 23' il vantaggio dei padroni di casa: Mascara taglia una, due punizioni a centro-area. Sul terzo spiovente perfettamente calibrato, Silvestre lascia sul posto Von Bergen e batte Antonioli in tuffo. Per il 40enne portiere ex Milan e Roma è il primo gol incassato in quattro partite. La reazione del Cesena non c'è, correre non basta, fino al riposo è il Catania a tenere palla, pressare e cercare la porta. Un copione già visto domenica al Dino Manuzzi, prima che i romagnoli reagissero all'ingiusta espulsione di Colucci (oggi regolarmente in campo).


RIECCO EL TANKE — Il vero Cesena, piuttosto, si vede al 1' della ripresa: azione in velocità di Bogdani, che dalla destra libera Schelotto. L'italo-argentino prolunga per Giaccherini, qualche centimetro in più nella gamba o nel piede e sarebbe il pareggio. Invece, nonostante la timida reazione romagnola, è il Catania a raddoppiare: volontario o no, l'assist di Ledesma sul filo del fuorigioco per Maxi Lopez è un gioiello che il "Tanke" si limita a spingere in rete. Lo aspettavano, i tifosi del Catania, e l'argentino alla fine si è sbloccato. Potrebbe persino segnare una doppietta, se Ledesma pochi istanti dopo non peccasse di egoismo. Finisce qui o quasi, nel senso che Andujar di parate vere non ne fa.

PANCHINE CONTRO — Ancora Bogdani manca il gol per pochi centrimetri, poi Mascara prova la magia, ma il tiro a effetto sul secondo palo esce di poco. Malonga e Ighalo dentro, ma Ficcadenti non trova la combinazione per scassinare la difesa siciliana, marchio di fabbrica di Giampaolo. Che al posto di Gomez, a corto di fiato, inserisce Izco per blindare l'importante successo. E' in questo cambio la chiave di lettura del Catania, buoni titolari e buona panchina per una stagione che può regalare qualcosa di più della salvezza.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
23/09/2010 00:13
 
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Mesto risponde a Gilardino
Poi Frey para tutto: è 1-1

A Marassi partita intensa tra Genoa e Fiorentina: l'attaccante porta in vantaggio gli ospiti, poi il centrocampista pareggia. Segue una pressione furibonda dei liguri che però si trovano di fronte al portiere francese in stato di grazia

GENOVA, 22 settembre 2010 - La Fiorentina riparte da Sebastian Frey. L’1-1 in casa del Genoa nel turno infrasettimanale porta la firma del portierone francese, autore di stupende parate che hanno tenuto a galla la barca di Sinisa Mihajlovic, pesantemente sballottata dalle folate rossoblu. I liguri non sono riusciti a prendere i primi 3 punti casalinghi della stagione ma non hanno molto da rimproverarsi: con prestazioni simili è difficile credere che in futuro ne vinceranno poche.

INCURSIONI — Nel primo tempo la partita è rimasta sostanzialmente in vita grazie a Gilardino e Frey. L’attaccante infatti è stato perfetto all’11’ nel deviare alle spalle di Eduardo una palla di Vargas sporcata involontariamente da Mesto. Il portiere, invece, nulla ha potuto 7 minuti dopo contro lo stesso Mesto, messogli meravigliosamente contro da un assist di Veloso: il centrocampista lo ha fulminato di destro sul secondo palo. Poi però si è rifatto chiudendo la porta contro tutte le incursioni genoane.

IN SCENA — A dir poco furibonde e concentrate tra il 25’ e il 36’, effetto dello show che il trio Veloso-Mesto-Palacio ha messo in scena sul lato destro dell’attacco genoano. Il povero Pasqual è stato più volte strapazzato e non troppo meglio è andata quando Mihajlovic ha ordinato ai suoi di aiutarlo. I cross sono arrivati copiosi e con essi le minacce sempre però sventate da Frey. Come al 35’ quando Criscito ha colpito a botta sicura e il portiere ha respinto. E come al 36’ e al 44’ sui colpi di testa di Sculli e Toni.

JOLLY — Nella ripresa si prosegue sulla falsariga del primo tempo. Con l’unica differenza che il Genoa inevitabilmente cala nella sua furia agonistica col passare dei minuti. Pur dominando la partita, comunque. Ma che per la Fiorentina non sia stata una brutta serata, oltre al risultato, lo ha dimostrato il tentativo di provare a venir fuori anche in un match in cui l’avversario è stato durissimo. Come al 15’ quando per poco Cerci non ha pescato il jolly prendendo il palo dopo un’uscita sbagliata di Eduardo. Frey ha poi fermato ancora Toni e Criscito chiudendo a chiave la porta e regalando a Mihajlovic e alla squadra un po’ di fiducia per le prossime gare.

Giusto Ferronato

Fonte: gazzetta
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