Campionato di Serie A 2017/2018

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binariomorto
00domenica 10 settembre 2017 21:03
Serie A, Verona-Fiorentina 0-5: Viola travolgente

Avvio straripante per la squadra di Pioli (tre gol nei primi 24') che conquista la prima vittoria in campionato.
A segno Simeone, Thereau su rigore, Astori, Veretout e Dias nella ripresa



Un'ottima Fiorentina, un tragico Verona, una partita che è durata pochi minuti. Il pomeriggio del Bentegodi ha regalato cinque gol, molti sorrisi a Pioli e tante preoccupazioni a Pecchia e a tutto l’ambiente gialloblù. E’ vero che il doppio svantaggio iniziale ha complicato i piani del Verona, ma la squadra è stata anche incapace di reagire mentre i viola hanno prodotto un calcio lineare ed efficace andando molto spesso alla conclusione.

PRIMO TEMPO — Pronti, via e la Fiorentina è avanti di due gol. Al 2’ Nicolas devia male un tiro di Benassi e Simeone realizza con un tocco semplice a porta vuota. Al 10’ Thereau trasforma con serenità il rigore concesso per fallo di Nicolas su Chiesa, ben lanciato da Benassi. Rivisto alla moviola, e quindi alla Var, resta qualche dubbio perché l’intervento del portiere del Verona inizia leggermente fuori area. E probabilmente il contatto che genera la caduta avviene prima del superamento della linea. Al di là di questo, comunque, la partita non esiste. Il Verona non riesce a organizzare una manovra decente e non fa mai tre passaggi di fila. La Fiorentina, invece, mette pressione sulla propria trequarti ed è brava a trovare sempre l’uomo smarcato vicino all’area gialloblù. Simeone sfiora il terzo gol, che viene realizzato da Astori su azione d’angolo al 24’. Chiesa manca il poker e poi la Fiorentina rallenta senza che il Verona riesca a rendersi pericoloso e a dare l’idea di poter entrare finalmente in partita. Gli applausi del pubblico gialloblù sono tutti per Kean, che inizia il riscaldamento prima ancora della fine del primo tempo ed entra dopo l’intervallo al posto di Ferrari mentre Romulo sostituisce Souprayen.

SECONDO TEMPO — La partita, però, non può certo cambiare. Nonostante la vivacità dei due nuovi entrati il Verona crea una sola grande occasione (gran riflesso di Sportiello su tiro al volo di Romulo) dopo che la Fiorentina aveva già segnato la quarta rete grazie a una splendida punizione di Veretout e prima della cinquina firmata da Gil Dias nel finale. E così i viola festeggiano la prima vittoria in campionato mostrando soprattutto una confortante crescita dal punto di vista tattico e della tenuta difensiva, che andrà però verificata contro avversari di ben altro spessore. Il Verona, invece, è già al bivio della sua stagione: sono passate solo tre giornate ma la situazione è difficile. E Pecchia è stato contestato dai tifosi durante e dopo la partita.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 settembre 2017 23:28
Lazio-Milan 4-1: Immobile tripletta,
Luis Alberto e Montolivo in gol

Il centravanti biancoceleste scatenato: tre reti e assist allo spagnolo.
I rossoneri segnano con il centrocampista, ma per un'ora sono in balia dell'avversario


Una Lazio straripante sorpassa il Milan e comincia a coltivare progetti da Champions. Protagonista Ciro Immobile: tre reti e un assist (a Luis Alberto) per il bomber esaltato anche dal gol segnato in settimana con la Nazionale. Ben sette centri nel suo ruolino di questo avvio di stagione. Ma il dominio della formazione di Inzaghi si è espresso in una prova di forte maturità e gran gioco. Il 4-1 finale congela le ambizioni del Milan, che non ha saputo reggere il confronto nello snodo decisivo della gara, cominciata alle 16 dopo il nubifragio che in mattinata si è abbattuto su Roma.

DOPPIO VANTAGGIO IN 4' — Inzaghi conferma la formazione che ha vinto contro il Chievo. Infortunato Felipe Anderson, non ancora pronto Nani, c’è la coppia Milinkovic-Luis Alberto a sostegno di Immobile. Montella inserisce Calabria per rimediare allo stop di Conti. Prima da titolare per Biglia, che torna da ex all’Olimpico dopo il divorzio di due mesi fa. Prima del via, l’ex capitano biancoceleste è andato ad abbracciare Inzaghi che era già in panchina. Dagli spalti arrivano invece fischi per l’argentino sin dal primo tocco di palla. Gran ritmo e continua ricerca del gioco contraddistinguono subito la sfida. Al 9’ Strakosha neutralizza una conclusione di Kessie innescato da Biglia in verticale. Al 14’ il portiere è pronto anche su una parabola di Borini. Al quarto d’ora Inzaghi deve rinunciare a Wallace, che esce in barella: probabile strappo muscolare. In difesa, entra Bastos. Al 17’ rischia Donnarumma su Bastos a un passo dalla porta dopo un corner di Luis Alberto. Due minuti dopo, è Bonucci a chiudere su Immobile. Gara molto tattica. La Lazio guadagna metri, cercando di sfruttare il versante sinistro. Proteste laziali per un contatto in area fra Luis Alberto e Musacchio. Risale il Milan: alta una punizione di Suso dai 30 metri. Partita senza un attimo di tregua. Al 38’ la Lazio va in vantaggio. Ci pensa Immobile a trasformare il rigore concesso da Rocchi per il fallo di Kessie su Luis Alberto. E al 42’ il bomber di Inzaghi raddoppia con una girata spettacolare su cross dalla destra di Lulic. Il 2-0 suggella il cambio di passo dato dai biancocelesti alla partita: dalla mezz’ora in poi, più decisa e intraprendente in fase offensiva.

ALTRO DOPPIO COLPO FATALE — La ripresa parte nel segno della Lazio. Al 3’ ancora Immobile protagonista. Firma la prima tripletta in biancoceleste finalizzando con stop e tiro in area un traversone di Lulic smistato da Parolo. Apoteosi per il bomber sotto la Curva Nord. E due minuti dopo il centravanti laziale scatta a tutta velocità per servire Luis Alberto che infila il quarto gol della Lazio: Inzaghi fa festa e Milan annichilito. Lazio a grandi livelli. Con orgoglio la squadra di Montella prova subito a rialzarsi. Strakosha vola per deviare un tentativo di Suso. Due cambi per ravvivare l’attacco: Calhanoglu per Cutrone e Kalinic per Borini. All’11’ i rossoneri colpiscono: Montolivo si inserisce su una conclusione di Calhanoglu e batte Strakosha. Il gol rilancia il Milan: Strakosha anticipa Kalinic. Inzaghi sostituisce Lulic, sommerso dagli applausi dell’Olimpico, e fa entrare Lukaku. La squadra di Montella si rovescia tutta in attacco. Ma la Lazio è sempre in agguato. AL 26’ Immobile si fa mezzo campo, arriva davanti alla porta, ma il tiro va sul fondo. Due minuti è Donnarumma a opporsi a un nuovo assalto del bomber laziale. Terza sostituzione nel Milan: Bonaventura rileva Suso. Replica Inzaghi con Luiz Felipe, brasiliano all’esordio in A, al posto di Radu. Il Milan macina gioco, ma la Lazio si muove con sicurezza (Lukaku ha la chance del 5-1). Espulso Parolo al 48’ per doppia ammonizione. E prima del fischio finale Immobile cerca la porta quasi da centrocampo. L’Olimpico festeggia il successo della Lazio con le note dei “Giardini di marzo” di Lucio Battisti, cuore biancoceleste che avrebbe amato molto la bella squadra di Inzaghi.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 settembre 2017 23:32
Udinese-Genoa 1-0, Jankto affossa Juric

Friulani avanti al 15' con il gol del centrocampista ceco, poi
l'espulsione di Bertolacci e l'infortunio di Lapadula azzoppano il Grifone.
Primo successo per Delneri



L'Udinese trova la prima vittoria (1-0), il Genoa s'inchioda vittima di un'improvvisa crisi d'identità. Non è stata una bella partita. Intensa sì, anche dura e nervosa, chiusa con un'espulsione per parte. Ma per lo spettacolo si prega di ripassare.

CHE BARAK — Jankto prima, la Var dopo decidono il primo tempo e lasciano il segno sulla gara. Già al minuto 15 l'equilibrio si rompe: cross (o tiro?) di Lasagna dalla destra, l'olandese Nuytinck colpisce la traversa, riprende Jankto e batte Perin. Il tutto nel giro di pochi secondi con la complicità della svagata difesa genoana. L'Udinese trova slancio dal vantaggio arrivato in tempi così brevi e comincia a imporre il suo gioco. Delneri decide per il 4-4-2 con De Paul schierato a destra ma libero di spaziare. Il Genoa soffre la forza dell'inedita coppia Behrami-Barak e non riesce a costruire spingendo, poco e male, solo sulla destra con Lazovic. Poi il secondo episodio che condiziona la gara. Al 36' brutta entrata di Bertolacci su Lasagna, l'arbitro Maresca grazia il genoano, fa riprendere il gioco e dopo un paio di minuti, su segnalazione del var Banti, lo sospende e va a rivedersi l'azione. L'intervento di Bertolacci è grave, gamba alta e piede a martello. Maresca cambia idea e mostra il rosso. A questo punto la partita svolta, anche perché si fa male pure Lapadula, costretto al forfait per un problema al ginocchio. In chiusura di tempo arriva, a sventare il doppio svantaggio, la paratona di Perin su punizione di De Paul.

TROPPO TARDI — Campo pesante e molti falli: ecco il secondo tempo. Behrami si meriterebbe un altro giallo per un intervento su Biraschi (costretto alla sostituzione) ma l'arbitro sorvola. Rossettini rischia di mandare in gol Lasagna, ma Perin salva. Poi è Pezzella, appena entrato, a incassare il rosso per una forbice su Omeonga: con l'uomo in meno, Delneri toglie Maxi Lopex e gioca con una sola punta. A quel punto, il Genoa comincia a rischiare qualcosa: Danilo salva davanti alla riga dopo un colpo di testa di Taarabt, che subito dopo tira da fuori sfiorando il pari. La reazione c'è ma arriva troppo tardi.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 settembre 2017 23:35
Serie A, Benevento-Torino 0-1, Iago Falque abbatte le Streghe

Buona prova della neopromossa, che dà filo da torcere ai granata
di Mihajlovic, soprattutto nel primo tempo con Ciciretti e Coda



Il Toro traballa, rischia di soccombere, reagisce e porta a casa i tre punti risolvendo la partita in pieno recupero. Un 1-0 a Benevento che non convince nemmeno Mihajlovic ma che consente ai granata di collocarsi, con la Lazio, al secondo posto dietro il duo di testa Juventus-Inter. Per i padroni di casa, ancora fermi a zero punti dopo tre giornate, resta l'amaro in bocca per le tante occasioni sprecate e per il gol subìto quando ormai lo 0-0 sembrava cosa fatta.

REAZIONE TORO — Le principali azioni della partita vedono spesso il Benevento in avanti. Al 22' Ciciretti su punizione obbliga Sirigu alla deviazione in angolo, al 40’ su un tiro di Iemmello Molinaro salva sull’accorrente Coda. Il Torino reagisce nella ripresa e con Niang, al debutto con la maglia granata, mette sotto pressione la difesa beneventana. Nella ripresa per due volte Sirigu è protagonista prima su Cataldo e poi su Coda. E al 48', invenzione di Ljajic per Falque, tocco felpato e Belec è battuto.

BARONI — "Anche contro il Torino – afferma uno sconsolato Marco Baroni – abbiamo lottato giocando con una carica agonistica ineccepibile. Continuando di questo passo, sono certo che anche i risultati verranno a nostro favore".

Antonio Buratto

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 settembre 2017 23:38
Bologna-Napoli 0-3: decidono i gol di Callejon, Mertens e Zielinski

Il Bologna ha tre limpide occasioni per passare in vantaggio, poi nella ripresa il gol
di Callejon fa decollare la squadra di Sarri, a segno anche con Mertens e Zielinski


Vincere senza mostrare il suo solito calcio per il Napoli è un inedito ma quello che arriva da Bologna è anche un segnale al campionato perché superare i felsinei al Dall'Ara rischiando due o tre volte la capitolazione e passando in vantaggio alla prima vera occasione è sintomo di maturità da parte degli azzurri. La squadra di Sarri ha così eguagliato il suo primato di vittorie consecutive in A (8 di fila tra la scorsa stagione e quella attuale) e raggiunto in vetta Juventus e Inter. Il Bologna, invece, deve masticare amaro per il risultato ma gonfiare il petto per la prestazione. Risultato penalizzante per Donadoni, ma in favore di Sarri ha giocato la qualità del tridente oltre all'apporto fondamentale di Zielinski, subentrato ad Hamsik.

SORCI VERDI — Napoli con qualche novità alla lettura delle formazioni: dentro Chiriches al posto di Albiol (fin quando al 43' il rumeno è dovuto uscire per un problema alla spalla sinistra), confermato Jorginho in regia (preferito all'ex Diawara) e solito tridente taglia small. Bologna d'assalto in avvio sia per lo schieramento che per l'interpretazione. Donadoni ha scelto di giocarla con le stesse armi di Sarri, provando a rubare l'idea al collega: pressing alto finché dura e finché è possibile, con Palacio poco dietro Destro e non solo guardiano di Jorginho. Anche così è nato il cambio di gioco che ha portato Verdi all'uno contro uno con Hysaj: pericolosissimo il mancino in diagonale dell'ex empolese e palla fuori di un soffio (minuto 6). Il pupillo di Sarri ha fatto vedere i sorci...Verdi agli azzurri e ha sfiorato il gol su punizione al 10': miracoloso Reina nel deviare sulla traversa. Di contro Helander ha visto i sorci verdi (con la minuscola) con Mertens e ha rischiato il doppio giallo dopo meno di un quarto d'ora (Giacomelli ha valutato bene però un contatto sospetto sulla trequarti). Brava la squadra arbitrale ad annullare il gol di Masina al 18', con il tocco del terzino in fuorigioco sul destro al volo di Verdi. Il Napoli, un po' sonnacchioso, ha spinto come al solito soprattutto dal lato sinistro con Insigne e Hamsik (piatto debole tra le braccia di Mirante al 33') oltre che con Mertens, sempre fastidioso per Helander (proteste azzurre al 34' per un contatto in area). Zero a zero all'intervallo e tutto rinviato alla ripresa.

I SOLITI TRE — Nel secondo tempo lecito attendersi un Napoli diverso ed in effetti gli azzurri hanno iniziato con altro piglio. Il Bologna sapendo di dover soffrire si è rintanato cercando di ridurre gli spazi per le triangolazioni degli attaccanti ospiti. Il classico contropiede sull'asse Verdi-Destro ha mandato quest'ultimo al tiro con Reina ancora bravissimo al quarto d'ora e Koulibaly poi decisivo nel salvare sul successivo rimpallo. Sarri ha chiesto a Zielinski il necessario cambio di passo e ha sostituito nuovamente Hamsik. In realtà, però, sono stati - come sempre o quasi - Insigne e Callejon a confezionare il gol del vantaggio del Napoli, a quel punto di certo non meritato. Solito assist sontuoso di "Lorenzinho" e solito taglio dello spagnolo alle spalle di Masina, colpo di testa vincente tra le gambe di Mirante dell'ex madridista. Alla prima occasione, dunque, azzurri avanti e difficoltà psicologica raddoppiata per il Bologna. Donadoni ha provato a reagire con i cambi anche rinunciando a Destro e Palacio. Il Napoli ha scelto di gestire inserendo Diawara (ma è stato soprattutto Albiol a rivelarsi prezioso sui calci piazzati per i padroni di casa). Difficile comunque far gol a Reina, due reti subite nelle prime cinque gare stagionali, molto più semplice per Mertens rubare il pallone ad un inguardabile Pulgar e raddoppiare con il mancino da posizione ravvicinata. Così il fenomeno belga ha messo la parola fine al match con leggero anticipo prima del tris firmato da Zielinski, ancora decisivo con il suo ingresso in campo (per il polacco secondo gol consecutivo). Da Bologna arriva una brutta notizia per le rivali scudetto degli azzurri: il Napoli sa, anche, essere cinico.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 10 settembre 2017 23:43
SERIE A 2017/2018 3ª Giornata (3ª di Andata)

09/09/2017
Juventus - Chievo 3-0
Sampdoria - Roma (rinv.)
10/09/2017
Inter - Spal 2-0
Atalanta - Sassuolo 2-1
Cagliari - Crotone 1-0
Hellas Verona - Fiorentina 0-5
Lazio - Milan 4-1
Udinese - Genoa 1-0
Benevento - Torino 0-1
Bologna - Napoli 0-3

Classifica
1) Juventus, Inter e Napoli punti 9;
4) Lazio e Torino punti 7;
6) Sampdoria(*) e Milan punti 6;
8) Spal e bologna punti 4;
10) Fiorentina, Udinese, Roma(*), Atalanta, Chievo e Cagliari punti 3;
16) Genoa, Sassuolo, Crotone e Hellas Verona punti 1;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 16 settembre 2017 23:41
Crotone-Inter 0-2:
Skriniar e Perisic in gol,
Spalletti a punteggio pieno

I nerazzurri si svegliano nel finale ma ringraziano Handanovic per le
parate sullo 0-0:sono primi in solitaria, aspettando Juve e Napoli


Vince l'Inter, e in un certo senso non sa come. Sì, onore delle armi per un Crotone solido, concentratissimo e stoppato solo da un grande Handanovic: decisivo due volte sullo 0-0 il portiere sloveno. Le firme sulla quarta vittoria consecutiva della banda Spalletti sono di Skriniar (37' secondo tempo, puntatone di destro in mischia, in piena area) e Perisic (destro secco appena dentro i 16 metri al 92'). Serve di più all'Inter per puntare a qualcosa di importante, ma intanto Spalletti può almeno godersi una squadra sempre ordinata, anche nelle difficoltà, e che quindi (un po' come a Roma) riesce poi a raddrizzare le situazioni più disperate.

PICCOLO TROTTO — Nicola va di 4-4-2 classico: Mandragora e Barberis diga centrale nel cuore del campo; in avanti Tonev e Budimir. Nicola schiera una squadra molto attenta, praticamente tutti dietro la linea della palla in fase di copertura e ripartenze nemmeno troppo convinte. D'altronde fa molto caldo, e il timore un po' di tutti è quello di non arrivare in fondo ai 90'. Spalletti, dal canto suo, non cambia niente rispetto alla formazione anti-Spal: Handanovic fra i pali; D'Ambrosio, Skriniar, Miranda e Dalbert dietro; Gagliardini e Borja Valero davanti alla difesa; Candreva, Joao Mario e Perisic a ridosso di Icardi. Il primo squillo è di Tonev: Inter pigra, Tonev va via sulla destra, spara dalla distanza e Handanovic fatica a respingere. Perisic risponde con un sinistro molle che Cordaz controlla. Handanovic poi in tuffo sul sinistro da lontano di Budimir, quindi al 29' Joao Mario si mangia un gol fatto a due passi da Cordaz: sinistro molle e fuori misura su assist di Perisic. È il Crotone a chiudere in avanti: punizione di poco a lato di Martella. Inter al piccolo trotto praticamente per tutta la gara, Gagliardini leggerino in appoggio, peggio Joao Mario. Icardi fuori partita, qualche sbavatura dietro, Miranda il meno sicuro.

LA RIPRESA — Dopo l'intervallo ci si aspetta l'Inter, e invece riparte il Crotone. Al 6' Tonev scherza Miranda, entra in area e trova il gigantesco Handanovic a sbarrargli la strada. Un quarto d'ora dopo Rohden colpisce sottomisura di testa: altro intervento super del portiere nerazzurro. L'Inter non cambia mai passo, subisce la partita e regge di fatto solo grazie al rigore tattico, questo sì un marchio da grande squadra già metabolizzato da Skriniar e compagni. In un contesto simile arriva davvero casuale l'1-0 dello slovacco che spiana di fatto la strada al raddoppio di Perisic e spegne l'entusiasmo di Nicola, che però esce giustamente fra gli applausi.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 16 settembre 2017 23:45
Fiorentina-Bologna 2-1: Chiesa, Palacio e Pezzella in gol

Seconda vittoria consecutiva per i viola:
decide una rete di Pezzella al 69' dopo il botta-risposta tra i due bomber



Vittoria diversa rispetto a quella di Verona. Sofferta fino all'ultimo secondo. La Fiorentina però batte il Bologna ed ottiene il secondo successo di questo campionato potendo guardare con maggior serenità la super sfida in programma mercoledì a Torino contro la Juventus. Pioli conferma la stessa formazione di Verona con Thereau in appoggio di Simeone e Benassi e Chiesa sugli esterni. Nel Bologna Destro va in panchina con Palacio unica punta supportato da Verdi e Di Francesco. Al 10' prima occasione per la Fiorentina, ma Thereau colpisce debolmente di testa da pochi passi su cross di Biraghi.

NOIA — Il Bologna aspetta dietro, la Fiorentina ha difficoltà nel costruire e così la partita fatica ad accendersi. Pochi spunti e poche conclusioni. Gaspar a destra e Chiesa a sinistra provano a creare superiorità numerica. Il Bologna ci prova in contropiede con Palacio (tiro fuori) e Pulgar. La cui conclusione viene bloccata senza troppe difficoltà da Sportiello. Al 42' splendida azione personale di Chiesa che parte dalla propria metà campo e arriva al tiro, troppo stanco però per imprimere la giusta potenza. Il primo tempo si chiude senza ulteriori sussulti e lo 0-0 rispecchia perfettamente quanto accaduto.

BOTTA E RISPOSTA — Pioli cambia subito. Fiorentina in campo con Gil Dias al posto di uno spento Benassi. Al 51' la Viola passa: Gil Dias apre sulla sinistra, Chiesa mette giù, si accentra e lascia partire un gran tiro che si infila all'angolo. Nemmeno il tempo di esultare che il Bologna pareggia. Astori va a terra lasciando spazio a Palacio che calcia libero e batte l'incolpevole Sportiello. Tutto da rifare per la Fiorentina.

GIOIA PEZZELLA — I viola accusano il colpo e faticano a rimettersi in moto. Serve un calcio piazzato per riaccendere la squadra di Pioli ed al 70' arriva puntuale. Corner di Biraghi, sontuoso stacco di Pezzella che anticipa Krafth e supera Mirante. Super momento per il difensore argentino, convocato per la prima volta da Sampaoli in Nazionale. Poco dopo primo acuto di Simeone, la cui rovesciata esce di poco. Pioli si copre, dentro Vitor Hugo per Thereau, parso abbastanza opaco. Al minuto numero 82' fuori uno straordinario Chiesa (crampi) e spazio per il francese Eysseric. Il Bologna prova il forcing finale e Palacio sfiora il pari di testa colpendo in pieno il palo. La Fiorentina tiene: il Franchi esulta con lo sguardo già alla Juventus.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 16 settembre 2017 23:48
Roma-Verona 3-0, apre Nainggolan, poi doppietta di Dzeko

Apre Nainggolan, chiude la doppietta del bosniaco.
Di Francesco lancia Under e Schick e ritrova un ottimo Florenzi


La Roma spazza via un modestissimo Verona per 3-0, si gode la prima doppietta stagionale di Edin Dzeko (subito dopo le polemiche della Champions) e scopre risorse importanti anche in Pellegrini e Under, due dei volti migliori del turnover messo in campo da Di Francesco. Il Verona? Malissimo, quasi nullo. Pecchia si suicida ancora tenendo fuori sia Pazzini sia Verde, gli unici capaci di mettere qualcosa dentro la partita quando sono entrati, nella ripresa. A conti fatti vittoria larga e giusta dei giallorossi e un mare di guai per i veneti, che con questi tre gol arrivano a 11 subiti in sole 4 partite. C'è tanto da rivedere. E pure di corsa.


DOMINIO — Di Francesco manda dentro Fazio, Under, Pellegrini ed El Shaarawy e a sorpresa conferma De Rossi in regia. La Roma ritrova poi Florenzi dopo quasi 11 mesi, di ritorno per la prima volta in una gara ufficiale dopo il doppio infortunio al ginocchio sinistro. Pecchia lancia per la prima volta Kean dal via. A fare la partita però sono sempre i giallorossi, dall'inizio alla fine. Pellegrini sembra molto più a suo agio di Strootman e con Florenzi e Under a destra va a comporre una catena che sprigiona energia e freschezza. E proprio da quelle parti arrivano un po' tutti i pericoli per i veneti, ad iniziare dal destro in corsa di Pellegrini (3') di poco alto. Poi Dzeko si confeziona da solo molto bene due occasionissime, sprecandole però malamente in entrambi i casi (la prima ciccando il pallone, la seconda calciandolo su Nicolas in uscita). Poi è Florenzi a farsi pericoloso e proprio mentre sull'Olimpico si abbatte l'atteso diluvio, arriva il vantaggio giallorosso: Dzeko recupera una palla sulla trequarti, serve centralmente El Shaarawy che vede l'inserimento centrale da dietro di Nainggolan, bravo sulla corsa a bruciare Nicolas. Una volta in vantaggio, è tutto più semplice, compreso il 2-0, merito di un gioiello di Florenzi che salta di netto Valoti (in disperato ripiegamento difensivo) e regala a Dzeko un cioccolatino da scartare e insaccare di testa.


SENSO UNICO — La ripresa si gioca sostanzialmente sullo stesso spartito del primo tempo, con la Roma a fare la partita e il Verona quasi da sparring partner. Kolarov sfiora subito il gol su punizione, poi è Nainggolan a confezionare un bell'assist di testa per il rimorchio da dietro di El Shaarawy (tiro da fuori parato). Così al 16' arriva anche il 3-0, con una pennellata di Kolarov dalla fascia per Dzeko, che in scivolata a tu per tu con Nicolas non sbaglia. A partita oramai chiusa, arriva l'espulsione di Souprayen, che prende il secondo giallo per un intervento in netto ritardo su Pellegrini. E allora è l'ottimo Under al 22' a sfiorare il poker, imbeccato bene nello spazio da Dzeko. Al 29' Pazzini (entrato da poco) segna il gol della bandiera con un preziosismo ("scavetto" sotto l'incrocio), ma Pairetto annulla per giusto fuorigioco. Poi c'è spazio per gli esordi assoluti di Schick e Moreno e poco altro, se non un paio di spunti di El Shaarawy.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 settembre 2017 16:57
Sassuolo-Juventus 1-3: Dybala fa tripletta, segna anche Politano

Tre gol pazzeschi dell'argentino, che vince la partita da solo.
Per gli emiliani momentaneo 1-2 firmato da Politano



Ok, non è Messi e forse non lo sarà mai. Ok, la bocciatura di Barcellona ha avuto un che di impietoso. Ma questo resta pur sempre un gioiello abbagliante, soprattutto dentro alla vetrina italiana. Nei campi di casa nostra Dybala è un inno alla bellezza, sembra un adulto nel campetto dei bambini: il sinistro tagliente da fuori area nel primo tempo, la puntata di sinistro in stile futsal più la solita dolce punizione nel secondo hanno steso il Sassuolo, ma sono le ennesime genialate in questo inizio di Serie A. Alla centesima presenza in bianconero, le reti numero 50, 51 e 52 da quando Paulo ha abbracciato Madama: in questo campionato fanno già otto, dieci se si aggiunge la Supercoppa. Ben oltre i numeri, c’è il talento, pungolato anche dalle critiche eccessive post Camp Nou: le prossime notti europee diranno in che posizione metterlo nel ranking dei fuoriclasse internazionali. Il sospetto, però, è che in tempi rapidissimi ne scalerà parecchie. La Juve si appende mani e piedi a lui per ottenere la quarta vittoria e riagganciare all’ora di pranzo l’Inter. Gli applausi al Mapei Stadium, quando a dieci minuti lascia il campo a Bernardeschi, sono talmente fragorosi da coprire anche qualche cattivo pensiero sulla difesa bianconera: continua a prendere gol, anche in un pomeriggio placido di fine estate.

VECCHIE CERTEZZE — Il ritorno delle vecchie certezze, con Mandzukic e Cuadrado di nuovo ai lati di questo magnifico Dybala nel quadrilatero offensivo: ecco la buona notizia per il mondo Juve. In fondo, a Barcellona la mancata reazione era figlia anche delle troppe assenze. Invece, con il solito spartito, si suona un’altra sinfonia: Pjanic e Matuidi sono rapidi nel fraseggio stretto e lesti nell’allargare il campo da Lichtsteiner e Alex Sandro. Il francese, poi, è un acquisto azzeccatissimo per capacità tattica, carisma e abitudine alla lotta. Così la palla si muove rapida, come “garba” ad Allegri, ma oltre ai meriti bianconeri molto incide (in negativo) questo nuovo, sbiadito Sassuolo. Lascia troppi spazi per far giocare i palleggiatori juventini, è stranamente basso nell’attesa di recuperare e ripartire. Su questo campo la Juve aveva visto le streghe più volte ai tempi dei ritmi vertiginosi di Di Francesco e anche oggi certi piccolissimi pericoli Bucchi li crea quando i suoi alzano i ritmi. Certo, il gol di Politano, figlio soprattutto di uno scivolone di Lichtsteiner e preso subito dopo il 2-0 della Joya, non è una buona notizia per la Juve: i gol subiti in sei partite ufficiali sono nove, cifra cospicua e preoccupante per le abitudini della casa. Alla fine dei conti, però, la Juve ha vita facile e la grandinata non arriva solo per un po’ di imprecisione sotto porta e per la scarsa vena del Pipita, un po’ nervoso e ancora lontano dalla migliore forma. Allegri aveva motivato il centravanti argentino con parole miratissime dopo la mancata convocazione argentina, ma serve altro tempo per tornare ai vecchi fasti. In discussione non è certo l’efficacia sotto porta, ma la reattività, lo scatto quando le difese si stringono su di lui. Recuperasse anche il vero Higuain, la Juve potrebbe tornare di buon umore anche in Europa. In fondo, ogni giudizio passa da lì: qui basta (e avanza) il gioiello col dieci sulle spalle.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 settembre 2017 23:27
Milan-Udinese 2-1: decide una doppietta di Kalinic

Due gol sotto porta e di rapina dell'attaccante croato,
alla sua prima da titolare a San Siro, regalano i 3 punti a Montella.
Ai friulani non basta un gol di Lasagna


Non di sole cose formali può vivere questo Milan. Per ripartire anche in campionato, serviva sostanza. E la sostanza ce la mette Kalinic, che con una doppietta da urlo si mangia l’Udinese e riporta il sorriso a San Siro: finisce 2-1, Montella incassa i tre punti e i suoi ragazzi si tolgono di dosso i lividi dei cazzotti presi dalla Lazio una settimana fa. La sostanza dunque c’è, quanto all’estetica il bel Diavolo sognato dai tifosi si vede solo a sprazzi. Il nuovo assetto garantisce più densità in mezzo al campo, ma la difesa a tre deve ancora assestarsi negli equilibri e nei movimenti, specie quelli del suo leader Bonucci.


I GOL — Movimento, sacrificio, spazi per i compagni ma soprattutto gol. Questo è quello che Montella chiedeva a Nikola Kalinic e il croato ha barrato tutte le caselle. Il primo centro in rossonero, al 22’, se lo costruisce con la collaborazione di Calabria: apertura per il terzino e zampata rapidissima sul cross di ritorno, bruciati Scuffet e il marcatore. Il secondo, al 31’, è un altro saggio di “centravantismo” in area di rigore: angolo di Suso, sponda di Kessie e altro anticipo su mezza difesa bianconera. E poi ci sono un palo su colpo di testa che per qualche centimetro non manda in rete Bonucci, e un altro centro, nel finale di partita, annullato dalla Var per fuorigioco (come era capitato all’Udinese con Lasagna sullo 0-0). Kalinic segna, e lo fa al momento giusto, perché il raddoppio arriva tre minuti dopo l’1-1 di Lasagna, “pescato” da un disimpegno folle di Romagnoli. Kalinic si muove, dialoga, si fa trovare al posto giusto sui cross dei compagni: San Siro si sta riabituando a vedere un vero “9” sotto porta, i vuoti di Bacca gli avevano fatto perdere l’abitudine.

COSA VA — Kalinic a parte, Montella ha avuto le risposte che cercava da Calabria, tra i migliori in campo. Disastroso all’Olimpico, efficace oggi: il vice Conti fa impazzire Samir sulla fascia (lo scherza anche con un tunnel), accende Kalinic per l’1-0 e pesca Bonaventura per il possibile tris. In ripiegamento non sbanda e dialoga alla grande anche con Kessie. L’ivoriano è l’altra nota positiva del pomeriggio rossonero: i suoi inserimenti in area sono quasi sempre pericolosi, la grinta che ci mette esalta la Curva come pochi altri.

COSA NON VA — Contro la banda Delneri il Milan tutto sommato non rischia tantissimo, ma la sensazione di incertezza negli uno contro uno e nelle situazioni di palla persa serpeggia per 90 minuti e fa tremare i 50mila del Meazza qualche volta di troppo. Il 4-5-1 dell’Udinese è fatto per approfittare dei palloni concessi in mediana dai rossoneri, Delneri ha istruito i suoi per mandare in porta Lasagna, il più rapido, a pallone riconquistato, ma Bonucci e i due colleghi di reparto soffrono troppo i break: il capitano sbaglia ancora troppi anticipi e rischia su Fofana nel finale. L’idea è che il 3-5-2 di Montella crescerà pari passo alla condizione di Leo. La Spal, mercoledì, dirà a che punto siamo nel cammino.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 settembre 2017 23:31
Napoli, triplo Mertens e magico Insigne:
Benevento annichilito 6-0

Riscattato il passo falso in Champions, raggiunte Juve e Inter in vetta:
gli azzurri dilagano e timbrano la nona vittoria consecutiva in Serie A, record storico.
In rete pure Allan e Callejon


Tutto (troppo) facile per il Napoli nello storico derby contro il Benevento al San Paolo, un sei a zero tennistico - con tripletta di Mertens - che non ammette repliche. Nono successo consecutivo per gli azzurri in campionato, record storico. Juve ed Inter raggiunte in vetta come da pronostico. La resistenza offerta dalla squadra di Baroni è stata davvero poca roba, anzi i sanniti sono parsi molto più arrendevoli rispetto alle prime tre gare disputate in A. Forse la tensione per un appuntamento così importante ha giocato ai giallorossi un brutto scherzo, fatto sta che dopo mezz'ora la partita era già ampiamente chiusa. Sarri ha deciso di dare ancora fiducia ad Hamsik e di chiedere ai titolari un pronto riscatto dopo il ko con lo Shakhtar. Niente riposo dunque per Hysaj e neppure per i vari Koulibaly, Callejon ed Insigne. Baroni, ex applaudito al San Paolo, ha dovuto far fronte a diverse assenze importanti (Ciciretti, Iemmello, Costa e D'Alessandro) ma ha scelto di insistere con il consueto 4-4-2 modificando però le caratteristiche degli interpreti con il terzino Lazaar schierato ala sinistra e in mezzo la coppia della promozione A formata da Chibsah e Viola. Deludente l'esordio dell'attaccante svedese Armenteros.


POKER AZZURRO — Tre minuti e Napoli già avanti con Allan, troppo morbida la difesa del Benevento nel farsi bucare centralmente dal brasiliano che ha armato il destro di Mertens, deviato da Lucioni: respinta corta di Belec e tap in vincente del centrocampista azzurro. A quel punto il Benevento avrebbe dovuto alzarsi dal punto di vista tattico ma soprattutto rialzarsi sotto l'aspetto psicologico. Troppo difficile evidentemente visto che dopo un destro alto di Coda al 7' ed una occasione buona per Callejon al 9' (in anticipo di testa su Belec, palla fuori), al quarto d'ora il Napoli ha raddoppiato con Insigne: prezioso l'assist basso di Ghoulam, ma Insigne ha avuto tutto il tempo di girarsi e pennellare un bel destro a giro che è finito all'angolino. Il rischio goleada è apparso concreto quando Belec ha salvato sul colpo di testa ravvicinato di Hamsik al 24' e si è materializzato al 27' quando Insigne ha servito il quarto assist vincente del suo campionato a Mertens, che da due passi al volo ha fatto tre a zero (terzo gol in campionato). All'appello ha risposto presente anche Callejon, autore del poker azzurro al 32' su splendido cross arretrato di Ghoulam: tocco facile, come facile è stato per il Napoli tagliare a fette, a ripetizione, la retroguardia ospite. All'intervallo il San Paolo si è alzato in piedi per applaudire Mertens, Hamsik e gli altri, il Benevento invece è tornato negli spogliatoi in ginocchio.

MERTENS DI RIGORE — Ripresa al via senza cambi e con lo stesso canovaccio, tanto che Callejon ha sfiorato la "manita" già dopo tre minuti sul solito taglio preciso di Insigne: bravo Belec a salvarsi sulla linea. Ovviamente, il ritmo è andato scemando come la pressione esercitata dal Napoli. Sanniti più guardinghi nel loro 4-5-1 disegnato da Baroni dopo l'ingresso di Cataldi. Sarri ha potuto così far rifiatare sia Insigne che Callejon, facendo esordire Ounas. Il Benevento ha però continuato a farsi male da solo, come in occasione del fallo da rigore di Chibsah su Giaccherini: Mertens ha sottratto il pallone a Jorginho per fare cinquina. Il belga si è poi portato a casa il pallone trasformando nel finale un altro penalty, concesso per fallo di Venuti su Ounas (cinque le reti per Mertens in campionato). Al festival del gol, insomma, è mancato solo l'acuto di Hamsik (invocato dal pubblico al momento ma che ha accuratamente evitato di andare sul dischetto). Poco male, di note stonate nella prestazione del Napoli è impossibile trovarne.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 settembre 2017 23:35
Spal-Cagliari 0-2: decidono Barella e Joao Pedro

La squadra di Rastelli segna un gol per tempo e ottiene la seconda vittoria consecutiva.
I padroni di casa non ripartono dopo la sconfitta con l'Inter


Bene il Cagliari, anzi molto bene: ordinato e organizzato, salta senza rischiare più del dovuto una Spal irriconoscibile. Vittoria che non fa una piega e mai in pericolo.

CHE BARELLA — Primo tempo da ritmi bassi e poche emozioni. L’equilibrio viene rotto in tempi brevi dal gol di Barella, che respinge una non perfetta respinta di Gomis su cross di Sau da destra. Giusto premio per il talento sardo, che oltre che spingere cerca (con successo) di limitare la spinta di Lazzari sulla destra. Cagliari più sciolto, Spal in difficoltà a trovare alternative nel gioco della fasce. La reazione degli uomini di Semplici è macchinosa, quelli di Rastelli sono bravi a chiudere gli spazi grazie all’ottima regia di Cigarini, vero uomo ovunque. Un solo sprazzo per la Spal, nel finale del primo tempo: da Lazzari a Mora che mette al centro ma Cragno anticipa Paloschi.


JOAO CHE GOL — La Spal ha un sussulto all’inizio della ripresa: palo del solito Lazzari. Ma è una fiammata. Il Cagliari riprende subito a macinare il suo gioco semplice, ma efficace. Gomis salva su Pavoletti, che poi sfiora il raddoppio(22’). Il arriva subito dopo grazie a una prodezza di Joao Pedro: Schiattarella sbaglia l’appoggio di testa, il brasiliano controlla col sinistra e fa partire uno splendido destro. Gomis non può nulla. C’è solo il Cagliari a questo punto. E anche Cragno trova il modo di farsi vedere sulla punizione di Borriello e soprattutto su Viviani. La squadra di Rastelli potrebbe dilagare, ma Farias sciupa malamente un contropiede.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 settembre 2017 23:38
Serie A, Torino-Sampdoria 2-2,
Belotti firma la rimonta,
Quagliarella il pari

Tante emozioni, soprattutto nel primo tempo.
Iil Toro rimonta il vantaggio iniziale di Zapata, l'ex attaccante granata
spegne le speranze di Mihajlovic di ottenere la terza vittoria di fila



Non è mancato lo spettacolo al Grande Torino. Partita piacevole per le tante occasioni da gol, caratterizzata anche però da tanti errori delle due squadre che hanno regalato e sciupato molte occasioni. Difese distratte, maglie larghe a centrocampo: finisce 2-2 con qualche rimpianto per il Torino che ha colpito anche un palo con Niang e sciupato di più davanti alla porta avversaria. In parità anche la sfida in attacco con Belotti che torna al gol e Zapata, granata mancato, che firma la prima rete al debutto in blucerchiato. Sfuma per il Torino la terza vittoria di fila (l’ultima volta a novembre 2016). Un anno fa dopo quattro giornate la squadra di Sinisa era quattordicesima con 4 punti reduce dallo 0-0 casalingo contro l’Empoli, oggi di punti ne ha otto. Meglio la Samp, imbattuta e con una gara da recuperare. Torino in campo con la formazione migliore del momento (assenti Obi, Acquah e Boyè), Baselli e Rincon le cerniere di centrocampo, unico cambio in difesa con Barreca preferito a Molinaro. Samp con Dodò e Viviano indisponibili, schieramento a rombo, debutto dei “napoletani” Strinic e Zapata.

EMOZIONI FORTI — Si fermano a 243 i minuti di Sirigu senza subire gol. Dopo diciassette secondi, roba da record, la Samp è in vantaggio. Palla persa in avvio di gara, apertura per Ramirez che evita Barreca, crossa in area dove Moretti pasticcia e lascia a Zapata la conclusione a rete a botta sicura. Il colpo è pesante tanto che il Toro accusa e in tre minuti rischia il tracollo con Quagliarella e Praet che però trovano Sirigu attento. Il cuore granata però batte forte e Niang cerca la giocata per le punte. Al terzo tentativo pesca Baselli che inventa un tiro imprendibile. Non è finita, il Toro è scatenato, e un minuto dopo il Gallo alza la cresta con un sinistro, assist del solito Ljajic, che accarezza il palo interno. Dal 3-1 mancato da Iago Falque al pari al 34’ di Quagliarella. Contropiede della Samp, difesa granata scoperta con N’Koulou al rientro dalla percussione precedente in attacco, e come lui Niang. Cross di Strinic e piattone Quagliarella solo sul secondo palo: gol 112 in A senza esultanza per l’ex del Torino. Chiude il primo tempo Belotti con una conclusione fuori di poco. Torino vicino al gol al 7’ della ripresa con Niang imbeccato da Falque davanti a Puggioni che manda il pallone ad accarezzare la base del palo. Nel finale entrambe le squadre premono alla ricerca del bottino pieno senza trovare la giocata vincente.

Francesco Bramardo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 settembre 2017 23:41
Chievo-Atalanta 1-1: a Bastien risponde il rigore di Gomez

La Var concede il penalty per un fallo sul debuttante Orsolini:
Gomez trasforma e pareggia dopo il vantaggio di Bastien.
Nel primo tempo, la tecnologia nega un gol e un rigore ai nerazzurri


Var protagonista, ma non quanto Chievo e Atalanta. Partita spettacolare per intensità e soluzioni tattiche: la squadra di Maran comanda un’ora poi l’Atalanta, che non sembra soffrire lo sforzo di Coppa, aumenta la pressione e rimedia grazie alla moviola, che nel primo tempo le aveva tolto (giustamente) un rigore e un gol.

MATCH — Gasperini propone quattro cambi rispetto alla partita con l’Everton, e la più clamorosa è l’esclusione del Papu Gomez, a riposo dopo l’Europa League, mentre le altre novità sono Gollini in porta, Caldara a centro-difesa (con Palomino nel ruolo di Toloi), Kurtic e Ilicic a completare il tridente con Petagna, con l’ex viola seconda punta a destra e l’altro più a trequarti. Anche Maran disattende le indicazioni di vigilia: davanti a Sorrentino ci sono Tomovic e Cesar, Radovanovic a protezione, poi tre centrocampisti a turbinare dietro Birsa e Inglese. Ne esce un confronto di altissimo livello tattico. L’Atalanta manovra più a destra, al contrario di quanto fa di solito, il Chievo risponde sfuggendo alle marcature davanti con continuo movimento davanti. Ma la vera protagonista è la Var, per due volte ai danni dell’Atalanta. Al 6’ smentisce l’assegnazione di un rigore (Ilicic va a terra su presunto tocco di Hetemaj), al 29’ annulla il gol di Ilicic a festeggiamenti già avvenuto: sugli sviluppi di un corner, dopo la parata di Sorrentino su De Roon (secondo miracolo dopo una conclusione analoga al 26’), lo sloveno di ritorno dalla bandierina è in fuorigioco prima di battere all’angolino. L’Atalanta aveva sfiorato il vantaggio già al 10’, ma Kurtic aveva sparato altissimo una palla comoda messa dietro da Castagne. Il Chievo aveva risposto al 17’ con un’incursione di Hetemaj fermato in uscita bassa da Gollini e sul corner seguente con un tiro di Castro sull’esterno della rete. Chance gialloblù anche al 41’: cross di destro di Birsa, Radovanovic svetta ma Palomino respinge di testa davanti alla porta.

SVOLTA — Il gol del Chievo matura a inizio ripresa. Inglese allunga la difesa dell’Atalanta e appoggia dietro per Bastien: destro tagliente all’angolo opposto e Gollini è superato. L’Atalanta aveva appena fatto entrare Gomez, Maran deve togliere l’infortunato Gobbi per Gamberini. Al 13’ chance per Ilicic, innescata da Kurtic: Sorrentino è ancora prodigioso sul tocco ravvicinato. Birsa costringe all’intervento Gollini al 15’ ma l’Atalanta cresce, alza il baricentro, non ci sta. Masiello, già in gol in Europa, sfiora il palo al 21’, poi il Gasp inserisce Cristante per Freuler e Orsolini per Castagne. Tutti avanti, con 5 uomini sulla linea d’attacco. E’ Inglese però ad avere la palla per chiudere la partita: Gollini intercetta il destro basso al 35’. E allora l’Atalanta ci crede: al 38’ un tiro al volo di Masiello, ancora lui, viene respinto davanti alla porta da Depaoli. La pressione cresce, e Orsolini all’esordio in Serie A guadagna un rigore per fallo di Tomovic. Ma serve la Var per assegnarlo. Gomez dal dischetto trasforma e definisce l’1-1 finale.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 settembre 2017 23:46
Genoa-Lazio 2-3, Immobile-Pellegri, che doppiette!
Ma esulta Inzaghi

Decide un errore di Gentiletti, il centravanti del 2001 aveva pareggiato due volte.
Lazio avanti nel primo tempo con Bastos



Per stendere il Genoa la Lazio deve vincere tre volte, comandando il gioco, fuggendo per due volte e venendo sempre ripresa dal cuore e dalla grinta rossoblù, fino al disastro di Gentiletti e al doppio colpo di Immobile.

VANTAGGIO LAZIO — Il gioco della Lazio, fatto di scambi rapidi e di inserimenti dei centrocampisti, mette subito in difficoltà il Genoa, una squadra troppo poco sicura di sé per sfruttare nella maniera giusta l’esperimento di Juric, che imposta i rossoblù con un attacco originale, senza centravanti vero. La sensazione di pericolo per la porta di Perin diviene realtà dopo 13 minuti, al primo errore grave di un difensore. Spolli fallisce il rinvio e innesca Murgia, per stopparlo Veloso deve ricorrere al fallo. La punizione di Milinkovic viene deviata sul palo da Perin, ma Bastos è il più rapido a raggiungere il pallone e a siglare l’1 a 0. Al 21’ Basta, liberato da Luis Alberto, fallisce il raddoppio, poi, al 30’, è Immobile a concludere alto, sprecando un nuovo assist di Luis Alberto.

BOTTE E RISPOSTE — Juric così corre ai ripari, inserendo Pellegri, un centravanti, per Centurion e il Genoa ritrova qualche certezza, che è diviene coraggio quando, al 12’, arriva improvviso il pari: azione impostata da Zukanovic, rifinita da Taarabt e chiusa, grazie ad un rimpallo e ad una deviazione di Radu, da Pellegri. La sfida esplode: Caicedo spreca un’ottima chance, Lukaku si vede stoppare da due passi da Perin, poi , al 25’, imbecca Immobile per il 2 - 1. Pellegri però ritrova il pari, su cross di Zukanovic, ma la parola fine la scrive Immobile, al 37’, su assist, sciagurato e involontario, di Gentiletti.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 17 settembre 2017 23:51
SERIE A 2017/2018 4ª Giornata (4ª di Andata)

16/09/2017
Crotone - Inter 0-2
Fiorentina - Bologna 2-1
Roma - Hellas Verona 3-0
17/09/2017
Sassuolo - Juventus 1-3
Milan - Udinese 2-1
Napoli - Benevento 6-0
Spal - Cagliari 0-2
Torino - Sampdoria 2-2
Chievo - Atalanta 1-1
Genoa - Lazio 2-3

Classifica
1) Napoli, Juventus e Inter punti 12;
4) Lazio punti 10;
5) Milan punti 9;
6) Torino punti 8;
7) Sampdoria(*) punti 7;
8) Fiorentina, Roma(*) e Cagliari punti 6;
11) Atalanta, Chievo, Bologna e Spal punti 4;
15) Udinese punti 3;
16) Genoa, Sassuolo, Crotone e Hellas Verona punti 1;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
binariomorto
00martedì 19 settembre 2017 23:56
Bologna-Inter 1-1, super Verdi, risponde Icardi su rigore

Grande gara del numero 9 rossoblù, che porta i suoi in vantaggio.
Poi Mbaye atterra Eder e l'argentino evita il k.o


L'Inter non ingrana la quinta, ma torna da Bologna con un punto comunque d'oro visto come viene presa a "pallate" dagli emiliani per un tempo. Dopo quattro vittorie consecutive, la banda Spalletti conferma i limiti emersi sabato col Crotone ma si salva per ché riesce ad andare all'intervallo sotto solo di un gol (prodezza di Verdi) e nel finale sfrutta un'ingenuità di Mbaye su Eder che porta al rigore dell'1-1 di un Icardi rasato a zero e fin lì a zero anche come conclusioni. L'Inter resta per un giorno ancora prima (domani Juve e Napoli avranno però l'occasione di staccare i nerazzurri), ma le servirà un bell'esame di coscienza. Perché giocando così non si va lontano.

SOLO UNA SQUADRA — Con Destro appena recuperato e Palacio che deve rifiatare, Donadoni si gioca la carta Petkovic al centro dell'attacco. Come terzino destro c'è l'ex Mbaye, con Donsah, Pulgar e Pioli cerniera di centrocampo. Spalletti risponde con Nagatomo per Dalbert e Vecino per Gagliardini. Dopo un liscio clamoroso di Joao Mario sul numero da destra di Candreva, il Bologna aggredisce l'Inter come aveva fatto per un'ora col Napoli. Il bersaglio è il fianco destro nerazzurro, con Verdi che sotto agli occhi del c.t. Ventura va spesso a sovrapporsi a Di Francesco. I due sono un rebus che pare irrisolvibile per D'Ambrosio e chi dovrebbe aiutarlo e nel primo quarto d'ora i padroni di casa vanno vicinissimi al gol per quattro volte, anche grazie al lavoro sporco di Petkovic. Ma la vera chiave è in mezzo al campo, con Poli e Donsah che asfissiano Borja Valero e Vecino. L'Inter ci capisce poco o nulla, non riesce mai a innescare gli attaccanti, anche perché sotto pressione sbaglia troppi appoggi e si sfilaccia come un vecchio paio di jeans. La mollezza della banda Spalletti viene fotografata con crudeltà al 32', quando Petkovic per vie centrali sgomma su Borja e innesca Verdi, che Vecino non riesce a tenere. Nessun difensore esce in aiuto e il 25enne scarica un gran sinistro a fil di palo per un vantaggio strameritato. L'unico sussulto dell'Inter, al 45' con un cross basso di Perisic su cui Icardi prende il tempo a Helander ma in scivolata non arriva di un soffio sul pallone da posizione ottima.

ERRORE FATALE — Non potendone cambiare 11, Spalletti nell'intervallo fa scaldare intensamente Eder e Brozovic ma aspetta il 5' (voleva guadagnare 30'' di recupero?) per inserire l'azzurro al posto di Joao Mario. Il copione inevitabilmente ora è diverso. L'Inter si piazza nella metà campo avversaria, che però è presidiata come il Palazzo di vetro dell'Onu con due linee fitte i cui si stacca solo Petkovic. I nerazzurri però ruminano il pallone, raramente saltano l'uomo e sono pericolosi solo su corner, con Miranda. Ma inevitabilmente rischiano sulle ripartenze delle zanzare rossoblu. Poche le occasioni, perché l'Inter è tutto un vorrei ma non posso e il Bologna non ha interesse a scoprirsi. Colpisce che Spalletti non cerchi qualche alternativa dalla panchina, mentre Donadoni richiama prima uno spremuto Poli per Taider e poi l'infortunato Di Francesco per l'applauditissimo ex Palacio. La svolta però è dietro l'angolo. Mbaye atterra in area Eder, Di Bello assegna il rigore (confermato dalla Var) e Icardi al 32' fa 1-1 dal dischetto. A caccia del ribaltone, entra Brozovic per Candreva. Ma ai tre punti vanno più vicini gli avversari con le ultime fiammate di un commovente Verdi.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 21 settembre 2017 00:22
Benevento-Roma 0-4, doppio Dzeko e due autogol.
Campani a zero

Doppietta del bosniaco, due autogol dei campani (Lucioni
e Venuti), che infilano la quinta sconfitta di fila


Il Benevento dopo il Verona: la Roma si diverte ancora, ne segna quattro, mette in mostra uno Dzeko fenomenale, ringrazia per i due autogol e firma la nona vittoria esterna consecutiva, striscia che parte dallo scorso campionato e si allunga fino alla squadra di Baroni, apparsa impotente tre giorni dopo il set incassato dal Napoli. Se la ride Di Francesco, che arriva con presupposti diversi al match rispetto a Baroni.

TANTI CAMBI — Eppure i due allenatori avevano fatto scelte simili, cambiando molto rispetto alle partite dello scorso week end: cinque undicesimi per l'allenatore della Roma (tra cui Manolas), quattro per quello del Benevento. Ma il mix riesce meglio a Di Francesco, che ci mette una decina di minuti a studiare gli avversari, poi prende in mano il primo tempo e non lo molla più. Già al 13' la prima vera occasione: cross di Peres dalla destra, testa di Dzeko a centro area e Belec riesce a bloccare in due tempi a pochi centimetri dalla linea di porta. Per la verità il Benevento avrebbe la possibilità di passare in vantaggio: al 16' Peres perde palla dopo un contrasto sulla trequarti, Coda avanza e serve Cataldi che tutto solo, leggermente defilato sulla sinistra, calcia largo con il destro davanti ad Alisson. Disperazione e segnale di un treno che passa.

I GOL — Ci sale su la Roma, al 22': Kolarov trova corsia libera sulla sinistra dopo l'assistenza di Strootman, entra in area, alza la testa e vede Dzeko libero dentro l'area piccola, facile il tap-in del bosniaco per la sua quarta rete in campionato. Ancora Roma al 26': angolo di Perotti, testa di Dzeko sul secondo palo e Venuti salva prima che la palla entri in porta. La squadra di Di Francesco ha gioco libero sulla trequarti del Benevento, il 4-4-2 di Baroni lascia spazi liberi tra la linee. Al 28' Dzeko manca il facile raddoppio dopo che Strootman aveva fotocopiato la giocata di Kolarov dello 0-1. Al 30' se ne va Peres sulla destra, il pallone in qualche modo arriva a Dzeko che con una girata di destro centra il palo. Altri cinque minuti a la Roma trova il raddoppio: ancora Peres in avanti ottimamente innescato da Gonalons, cross sul secondo palo, Dzeko è pronto a spedire in rete ma viene anticipato dalla scivolata di Lucioni, che infila il proprio portiere. Il Benevento ci prova al 42' con un colpo di testa di Chibsah facile da domare per Alisson. Poi al 45' Coda sbaglia la girata al limite dell'area dopo un cross di Di Chiara.

ALTRO AUTOGOL — Nella ripresa Di Francesco sostituisce il turco Ünder, deludente nei primi 45', e inserisce El Shaarawy, spostando a destra Perotti. Non cambia la musica, è sempre Roma. E al 7' Memushaj perde palla sulla propria trequarti. Dzeko ha il tempo di avanzare, azionare il mirino e con il sinistro spedire il pallone nell'angolino basso opposto, per la quinta rete in campionato che vale lo 0-3. Partita in ghiaccio, e la temperatura si abbasserà ancora di più. Il Benevento prova a riaffacciarsi al 10': cross di Di Chiara, colpo di testa di Coda a centro area che Alisson doma agevolmente. Al 17' siamo di nuovo dall'altra parte: Pellegrini con il destro dai 20 metri impegna Belec in angolo. Baroni nel frattempo è passato al 4-5-1. E al 21', complice una Roma leziosa in disimpegno, Memushaj innesca Coda che solo davanti ad Alisson spara alto. La Roma abbassa un po' la tensione, Di Francesco si arrabbia tanto che 3' più tardi Coda ha un'altra chance, ma il destro a giro dal limite dell'area è centrale per il portiere della Roma. Appena la Roma rialza la tensione, il Benevento torna in difficoltà. E non è un caso che al 29' arrivi lo 0-4, frutto del secondo autogol di giornata: cross di Kolarov dal fondo ancora una volta in direzione Dzeko, Venuti in scivolata imita Lucioni e batte il proprio portiere Belec. E al 38' la Roma va pure vicina alla quinta rete: ancora il bosniaco controlla un cross dalla destra e di prima intenzione con il sinistro colpisce la traversa. C'è spazio giusto per un tiro dal limite di Cataldi e un altro paio di angoli per la Roma, oltre che per i fischi - per la verità neppure eccessivi - del pubblico di casa alla squadra di Baroni.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 21 settembre 2017 00:25
Atalanta-Crotone 5-1: Petagna, Caldara,
Ilicic e Gomez fanno grande la Dea

Una partita dominata in lungo e in largo dai padroni di
casa che tornano alla vittoria dopo il pareggio con il Chievo.
Calabresi ferma a un punto in classifica dopo 5 gare



Come con l'Everton. Ma con il Crotone. L'Atalanta sbriga la pratica infrasettimanale in 38 minuti con tre gol nel primo tempo. Ma aggiunge pure due reti nel secondo (finisce 5-1). Una dimostrazione di forza eccezionale quella della squadra di Gian Piero Gasperini che festeggia alla grande le 300 panchine in serie A, una prova preoccupante, invece, quella della squadra di Nicola che ora è costretta a battere il Benevento nello scontro tra disperate domenica allo Scida per non precipitare. Un punto, in casa, col Verona, in cinque partite. È questo il bilancio dei calabresi che non sembrano avere il sacro furore che aveva contraddistinto il loro straordinario girone di ritorno nel campionato scorso.


LA SFIDA — Nicola parte a sorpresa con la difesa a tre con Ceccherini, Ajeti e Cabrera tenendo Sampirisi e Pavlovic a sostegno un po' più alti per contenere le sfuriate di Gomez e Ilicic. Ma se il Papu, a tratti viene arginato da Sampirisi, è a destra che il Crotone patisce la furia di Hateboer e soprattutto Ilicic autore del numero più bello della partita con una serpentina in cui semina Barberis, il povero Cabrera e Ajeti e batte il bravo Cordaz per il 3-0 al minuto 38'. Ma prima dell'apoteosi c'è da raccontare il resto che comincia dopo appena 5 minuti, quando Petagna sforna il suo secondo gol, ma stavolta d'autore, anticipando tutti i bianchi di Crotone su una bellissima accelerazione di Ilicic. Poi è il Papu che prova a mandare in gloria lo sloveno seminando il panico a sinistra, ma il numero 72 nerazzurro si divora il 2-0. Che arriva al 25' quando su angolo del Papu (che aveva costretto alla prodezza Cordaz), Petagna spiazza di testa e a Caldara solo davanti alla porta non resta che spingere. Nicola mette la giacca, disperato. Ha perso Tonev (sostituito da Stoian) e forse anche la squadra. Che sporca i guanti a Berisha solo con il combattivo Tumminello a fine tempo. Ma nella ripresa al 18' subisce anche la punizione da Gomez, servito ancora da Ilicic, con la complicità di Petagna che allarga le gambe e lascia all'argentino la possibilità di battere senza pietà. Il Crotone si leva un'unica soddisfazione: fa sparire lo zero dalla casella dei gol segnati: al 25' Tumminello (il giovane scuola Roma fa progressi) controlla bene il pallone e batte Berisha. Sono dieci quelli subiti. Ma non è finita: c'è anche la doppietta del Papu che sale a quota tre. L'assist è di Caldara che viene steso in area da Pavlovic e gli permette di calciare un perfetto rigore. Il Papu lascia il posto a Orsolini. Così come Masiello dà minuti all'altro talentino Bastoni. Finisce qui? No Ilicic vuol far godere anche Riccardo Orsolini: lo manda in gol ma per la Var è in fuorigioco. Sarà per la prossima... Ora l'Atalanta può pensare a Firenze e Lione. Sarà tutta un'altra storia rispetto a stasera.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 21 settembre 2017 00:29
Cagliari-Sassuolo 0-1, l'ex Matri castiga i sardi

L'attaccante neroverde nel primo tempo si fa parare un rigore da Cragno,
poi nella ripresa, sempre dal dischetto, segna il gol-partita



Dopo due vittorie di fila, una in trasferta, e con una marea di recriminazioni i rossoblù tornano sulla terra. Una terra in cui, se non fai gol - almeno quattro occasioni nitidissime sventate da Consigli o sbagliate a tu per tu con il portiere ospite - c'è da soffrire. Ed è meglio levarsi strane idee dalla testa: la giusta cattiveria è indispensabile per blindare la salvezza, un bene troppo prezioso per metterlo a rischio con una prova a corrente alternata. Il Sassuolo? Pratico, cinico, capace di aspettare per colpire. E di fatto, meno affaticato del Cagliari. A dirla tutta, 3 punti pesantissimi per Bucchi, la prima vittoria stagionale in A. Per i Rastelli boys, troppi affanni e un quintale di iella nelle giocate sotto misura. Domenica per i sardi c'è il Chievo, sempre in casa. Si procede sereni, senza drammi, ma con la consapevolezza che testa e gambe vanno di pari passo.

TESTA A TESTA — Nei Quattro mori, rispetto al 2-0 con la Spal, contro i neroverdi riposa solo Sau, rimpiazzato da Farias. Il Cagliari gestisce. Ma arrivano da Missiroli e Matri i primi brividi alla Sardegna Arena. Ma Cragno e Pisacane sbrogliano. Si riparte. Cigarini orchestra. Padoin crossa, Farias spizza, Pavoletti non ci arriva. Il Cagliari tesse la tela. I rossoblù di Rastelli cercano la manovra rasoterra. Il Sassuolo sporca le giocate e sulle seconde palle arriva sempre per primo. Ci sta. In evidenza Lirola: sul diagonale Cragno non è impeccabile, tap in di Matri. Ma l'ex rossoblù è in offside. Il Cagliari fiuta puzza di bruciato. Gli ospiti vantano il sopranumero in mezzo, Ionita e compagni di mediana soffrono. Rastelli corre ai ripari. Joao Pedro e Farias arretrano, la squadra si ritrova. Ancora Matri (20') impensierisce Cragno, sinistro rasoterra a lato. La partita, a tratti è piacevole. Le squadre non rischiano, fraseggi corti per i padroni di carta, incursioni su palle lunghe per gli emiliani. Ma è di Pavoletti, servito al bacio da JP10, viene fermato in fuorigioco. Al 31' l'occasionissima per il Sassuolo: Gavillucci fischia il rigore per un contatto di Pavoletti su Matri. Dal dischetto Cragno ipnotizza la punta, il tiro centrale viene respinto di piede dal portiere. La Sardegna Arena balza per aria per lo scampato svantaggio. Rastelli è una furia. I sardi mostrano poca brillantezza, le scorie della vittoria di Ferrara si fanno sentire. Anche Bucchi si fa sentire. Gli ospiti mostrano un piglio diverso: Cragno blocca una sassata da 25 metri di Duncan. Il Cagliari reagisce. Prima Farias, a tratti impalpabile, manca di un soffio l'imbeccata. Poi, Pavoletti non trova il pallone nell'area piccola su cross di Cigarini. E al 42' Joao Pedro fallisce all'altezza del dischetto una palla millimetrica di Farias.

TUTTO NELLA RIPRESA — Nella ripresa i ragazzi di Rastelli partono con determinazione: destro di JP10 rimpallato, incornata di Pavoletti bloccata a terra da Consigli. Il Sassuolo si rimette in ordine, la partita a scacchi, con le squadre bloccate. Bucchi richiama Politano, non male, per Sensi. Due rinvii sbagliati di Capuano innescano gli ospiti. Pavoletti chiede il cambio, esausto, entra Giannetti. Il Cagliari pericolosissimo al 9': Joao Pedro accelera, il traversone è al bacio per la testa di Farias: Consigli smanaccia. A seguire, non si chiude il fraseggio Farias-Giannetti. Il Sassuolo vacilla. Ma dura poco. Su palla filtrante Pisacane tocca Sensi: secondo rigore. Che Matri non sbaglia. L'ex solleva il braccio, il pubblico lo sommerge di fischi. La reazione dei padroni di casa è feroce: Giannetti calcia addosso a Consigli da pochi metri e Farias sbaglia l'appoggio Giannetti, solo a centro area. I rossoblù sono poco lucidi nell'ultimo tocco. Il Sassuolo aspetta. E con Duncan è sempre pronto a colpire. Gavillucci lascia giocare, ma il match si incattivisce. "Giallo" per Magnanelli, in precedenza vengono ammoniti Ceppitelli e Barella. Ancora Giannetti, cross perfetto di Faragò si divora di testa il gol del pari, spizzata a lato. Il Cagliari stringe i denti e trova nuova linfa. Cannavaro trova il cartellino per gioco falloso, a seguire "giallo" anche per Lirola. Intanto, Sau duetta con Farias ma quel che manca ai sardi è l'ultimo passaggio. E anche la zampata finale: quella di Faragò, ad esempio. Ma anche Ragusa si morde le mani, stregato da Cragno a tu per tu. Ancora Faragò nel recupero brucia il pari. Il forcing - 6' di recupero - è convulso e apprezzabile. Ma non va. Il Sassuolo rimette in sesto la classifica, Bucchi può sorridere.

Mario Frongia

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 21 settembre 2017 00:32
Genoa-Chievo 1-1: Laxalt non basta, Hetemaj beffa Juric

Tutto nel secondo tempo dopo una prima frazione sottotono.
Juric ancora senza vittorie


Il Genoa non riesce a vincere, il Chievo si accontenta del pareggio. A Marassi finisce 1-1. Ma nessuno può essere soddisfatto. I rossoblù non sono riusciti a gestire il vantaggio ottenuto a inizio ripresa con Laxalt, mentre i gialloblù non hanno saputo approfittare dello sbandamento dei padroni di casa dopo il pari di Hetemaj. In pieno recupero Pellissier si è divorato il gol - vittoria.


EMOZIONI? POCHE — Juric opera 6 cambi rispetto all’ultima gara (Biraschi, Lazovic, Bertolacci, Brlek, Pellegri e Palladino), Maran si limita a 2 (Dainelli e Gamberini). L’avvio del Chievo è bruciante: dopo 1’ Cacciatore prende la mira dalla lunga distanza e costringe Perin a una respinta affannosa, Rossettini spazza via il pallone per evitare guai peggiori. Il Genoa soffre, ma piano piano si riorganizza attorno a Veloso. Da un cross del portoghese scaturisce l’occasione più ghiotta per i rossoblù: sulla ribattuta di Sorrentino, Brlek calcia a colpo sicuro dal limite dell’area, ma il numero 1 gialloblù si supera. I pericoli maggiori per il Chievo arrivano da Palladino a cui Tomovic non riesce a prendere le misure: al 28’ il fantasista napoletano scodella una splendida palla in mezzo all’area, ma l’inzuccata di Lazovic termina alta sopra la traversa. Il primo tempo si chiude con un tiro per parte e con i fischi del pubblico di casa.

SCOSSA — Nella ripresa Juric corre subito ai ripari, mandando in campo Rosi al posto di Lazovic e Taarabt al posto di Brlek. Bertolacci torna in mezzo e il franco-marocchino va a piazzarsi a destra nel tridente. Al 48’ Laxalt serve in area Palladino: diagonale a fil di palo. La risposta di Maran è Depaoli al posto di Bastien. Il neo-entrato confeziona subito uno splendido assist per Inglese che di testa non inquadra la porta. Al 62’ il Genoa passa in vantaggio: Sorrentino smanaccia un cross di Rosi dalla destra, sul pallone si avventa Laxalt che sorprende il portiere sul primo palo (1-0). Maran getta nella mischia Pellissier al posto di Dainelli. Il Chievo si riversa nella metà campo rossoblù e al 73’ pareggia con Hetemaj che anticipa Perin in uscita dopo una dormita della difesa rossoblù (1-1). Il Genoa accusa il colpo, il Chievo accarezza l’idea del colpaccio, ma al 91’ Pellissier a tu per tu con Perin non inquadra la porta.

Francesco Gambaro

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 21 settembre 2017 00:36
Verona-Sampdoria 0-0: gran ritmo, ma nessun gol

Buon primo tempo della squadra di Pecchia, ma l'ingresso di Ramirez e Zapata cambia la gara:
nel finale i blucerchiati sfiorano la vittoria con un palo di Zapata (salvataggio di Caracciolo)


Prendi il miglior Verona della stagione (almeno nel primo tempo) e una Samp un po' appagata (almeno apparentemente) dall'ottimo inizio di stagione: ne viene fuori uno 0-0 divertente - il secondo del campionato dei veneti - dove manca soltanto il gol in una partita piena di scontri duri e di giocate estemporanee. Non benissimo, ma poco male per entrambe: il Verona muove la classifica dopo gli 8 gol presi in due gare fra Roma e Fiorentina. La Samp continua a essere imbattuta, con una partita in meno (quella da recuperare con la Roma), ma recrimina per le tantissime palle gol avute nella ripresa e per il palo di Zapata nel recupero (strepitoso salvataggio di Caracciolo).

EQUILIBRIO — Il Verona, con il suo 4-3-2-1 che assomiglia molto a un 4-5-1, porta la linea di centrocampo (compresi gli esterni offensivi Verde e Valoti) verso l'alto, bloccando le fonti di gioco della Samp. Giampaolo, nel primo tempo, non riesce a far giocare la sua squadra palla a terra (come predilige) ma il primo squillo è comunque blucerchiato. Davanti non c'è Zapata, ma torna Caprari, che con un tiro a giro da fuori impegna Nicolas, costretto a smanacciare. Il Verona, però, recupera tanti palloni in zona pericolosa e con la catena di destra Bearzotti (al debutto assoluto in Serie A)-Verde mette in difficoltà la Samp: l'occasione migliore della prima frazione è per Valoti, che calcia addosso a Puggioni da meno di 10 metri. La Samp comincia ad affidarsi agli inserimenti di Silvestre da palla inattiva, ma la partita non ha il clima da inizio campionato: sembra che si giochi a marzo e che sia una gara da dentro o fuori. Per questo, gli interventi duri sono tantissimi: scintille fra Caprari e Bessa (poi ammonito l'ex pescarese), tenaglia di Zuculini su Quagliarella. Nel finale di tempo Valoti verticalizza e Verde (favorito da un gran velo di Pazzini) calcia addosso a Puggioni.

EPILOGO — In apertura di ripresa il ritmo del Verona si abbassa e Caprari sfiora il vantaggio: duetto con Quagliarella e destro sporcato in angolo dalla spaccata provvidenziale di Heurtaux. Giampaolo, un po' per gestire le forze, un po' perché davanti vede la palla solo Caprari, toglie Quagliarella e Alvarez (impalpabile), inserendo Ramirez e Zapata. Il colombiano, pochi istanti dopo il suo ingresso, ha la palla gol del match: cross perfetto di Caprari per il suo colpo di testa, che termina a lato. Il Verona capisce di non poter tenere il ritmo del primo tempo e - complice la serata poco brillante di tutto il centrocampo doriano - si riappoggia su Verde, che spesso e volentieri innesca Pazzini, che è molto generoso ma poco ispirato sotto porta. Ramirez è in palla e la Samp cambia marcia: il colpo di testa dell'uruguaiano (con la porta vuota) viene salvato sulla linea da Caracciolo. Sul capovolgimento di fronte, Verde calcia alto col piede sbagliato (il destro). Ma il Verona non riparte più e la Samp chiude in attacco: ci vuole un Nicolas siderale per fermare il destro ravvicinato di Caprari (servito da una palla geniale di Ramirez). Il finale del match è schizofrenico: doppia chance per Bessa (para Puggioni) e Romulo (fuori), ma dall'altra parte Nicolas deve volare sul tiro dal limite di un indiavolato Ramirez, che si morde la lingua. Lo farà ancora di più nel recupero, quando disegna un pallone perfetto per la testa di Zapata: Caracciolo va in spaccata sulla linea e manda sul palo. La Samp non vince, ma continua nella serie positiva. E il Verona prende ossigeno.

Giuseppe Di Giovanni

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 21 settembre 2017 00:39
Juventus-Fiorentina 1-0: decide il gol di Mandzukic

In avvio di ripresa assist di Cuadrado per il croato, poi i bianconeri non rischiano quasi mai.
Espulso Badelj


La Juve è solo Dybala. La Juve quest'anno segna tanto ma in difesa concede troppo. E così l'1-o sulla Fiorentina, oltre che per confezionare la quinta vittoria su 5 partite, serve anche a zittire i sussurri di chi aveva criticato l'inizio di stagione della squadra di Allegri.

CHE BENTANCUR — Il gol partita lo segna Mario Mandzukic su assist di Juan Cuadrado, il migliore in campo. Con annessa dormita di Bruno Gaspar, disgraziato cambio di Laurini. Ma nella serata in cui la Joya si spegne dopo il solito avvio da cinema, sono due giocatori cosiddetti di rotazione, Bentancur e Asamoah, a prendersi le copertine. L'uruguaiano, classe 1997, ha la personalità di chi è cresciuto alla scuola dei Boca-River. Testa alta, senza paura, vuole sempre la palla tra i piedi. E la palla con l'approccio di chi investe su titoli di stato tedeschi a 20 anni, come una cosa preziosa da non sprecare. Il ghanese, che aveva già un piede sull'aereo per la Turchia, non sbaglia un intervento dietro e si sente quando avanza. Alex Sandro potrà riposare con serenità.

SOLIDITÀ — L'altra buona notizia per i bianconeri è il senza voto che spetta a Szczesny, mai sollecitato da una Fiorentina che parte bene, se la vuole giocare con le sue ripartenze e non esce mai di partita, fino al colpo di testa fuori di Simeone nel finale. Ma crea troppo poco e manca la reazione dopo il gol, con un "Chiesino" non al meglio fisicamente e poco incisivo. Bene nella retroguardia di Allegri l'inedita coppia Barzagli-Rugani e l'atteggiamento difensivo in generale. Con un Matuidi ancora positivo: calamita quando deve recuperare, incisivo quando si inserisce, come quando guadagna l'espulsione di Badelj nella ripresa, in occasione del fallo che la Var trasforma in punizione dal limite.

NIENTE PIPA — Chi manca all'appello è ancora una volta Higuain. Una sola conclusione, deviata in corner, e un'incidenza sulle trame di gioco bianconere abbastanza limitata. Molto meglio Mandzukic. Arrivano concorrenti da 86 milioni complessivi (Douglas e Bernardeschi), ma gioca sempre lui. Una certezza. Come la vecchia Juve degli 1-0.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 21 settembre 2017 00:48
Lazio-Napoli 1-4: De Vrij illude,
poi Koulibaly, Callejon, Mertens e Jorginho

Inzaghi perde Bastos, De Vrij e Basta per infortunio, il big match cambia volto nella ripresa.
Sarri in vetta con la Juve


La Lazio illude e si illude fino all'intervallo, poi nella ripresa irrompe il super Napoli e i giochi finiscono in un quarto d'ora. La banda di Sarri sbanca 4-1 pure l'Olimpico laziale e resta in vetta alla classifica di Serie A a punteggio pieno assieme alla Juve. Vittoria larga, ma non è stata una passeggiata per Hamsik e compagni. Anzi, fino a metà gara, era stata la Lazio a far vedere le cose migliori e ad andare meritatamente in vantaggio all'intervallo. Ma alla distanza la classe e i perfetti meccanismi di gioco della squadra campana sono venuti a galla, piegando anche una Lazio che , fin qui, non aveva mai perso tra campionato e coppe. Fondamentali, per l'esito della gara, anche gli infortuni a catena che hanno decimato la già precaria difesa laziale. Già privo dell'infortunato Wallace, Inzaghi ha perso dopo una ventina di minuti Bastos, quindi De Vrij alla fine del primo tempo e infine Basta nel corso della ripresa (l'uscita del serbo ha lasciato la Lazio in dieci, quando si era già sul 3-1, perché Inzaghi aveva esaurito i cambi).


L'ILLUSIONE — A pesare, più di tutti, è stato lo stop di De Vrij. Senza l'olandese, la Lazio non è più riuscita a reggere l'urto della corazzata napoletana. Come era invece stata capace di fare nel primo tempo (a parte un palo di Hamsik e una palla-gol di Callejon sventata da Strakosha, ma il napoletano era in fuorigioco). Ed era stato proprio grazie alla regia difensiva di De Vrij che la squadra di Inzaghi aveva tenuto botta. L'olandese, non pago di quanto fatto dietro, si toglieva anche lo sfizio di portare in vantaggio i suoi. Con una deviazione al volo di destro su traversone di uno scatenato Immobile. In precedenza la squadra di casa era stata fermata dal palo, su una deviazione involontaria di Hamsik sugli sviluppi di un angolo di Luis Alberto. La Lazio cercava anche il raddoppio, sfiorandolo con Marusic. E recriminava poi per un episodio che avrebbe potuto cambiare la gara: l'intervento alla disperata di Reina su Immobile lanciato a rete (fuori dall'area). Damato, oltre alla punizione, sanciva col giallo il portiere napoletano, mentre i laziali chiedevano il rosso per chiara occasione da gol, ma anche per la gravità dell'intervento.

CAMBIO DI SCENARIO — Nella ripresa però cambiava tutto. Il Napoli tornava in campo con qualche minuto di anticipo. Chiaro segnale delle sue intenzioni. E trovava un'autostrada davanti a sé, perché Leiva regista difensivo non riusciva a contrastare lo scatenato Mertens. E perché, senza di lui a centrocampo, la retroguardia perdeva la protezione che il brasiliano aveva garantito nella prima parte della gara. La macchina da guerra napoletana poteva così scatenarsi. L'1-1 arrivava al 9' grazie a Koulibaly, bravo a ribattere in rete il colpo di testa di Albiol respinto da Strakosha. Il pareggio annichiliva la Lazio e moltiplicava la fame dei napoletani. Appena un minuto dopo arrivava il 2-1 grazie a Callejoin. Altri quattro minuti e la partita si chiudeva con lo spettacolare 3-1 di Mertens (pallonetto dall'out sinistro dopo pasticcio Strakosha-Leiva). La Lazio provava a riorganizzarsi, ma attorno alla metà della ripresa, l'infortunio di Basta la lasciava in dieci. Partita finita. Anzi no. Perché in pieno recupero il rigore di Jorginho (fallo di Parolo su Zielinski) fissava il punteggio sul 4-1.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 21 settembre 2017 00:51
Milan-Spal 2-0, Rodriguez-Kessie: è gioia di rigore

I rossoneri regolano gli emiliani con un penalty per tempo:
al 26' Kalinic è agganciato da Gomis in area con il terzino svizzero
che realizza dagli undici metri. Al 61' raddoppia l'ivoriano



l campetto di San Siro ha le stesse regole di tutti i parchi italiani: chi si procura il rigore, lo calcia. Il Milan con la Spal vince 2-0 con doppio dischetto: Ricardo Rodriguez per il primo gol, Kessie per il secondo. Uno di sinistro, uno di destro. RR è stato importante dopo 25 minuti: prima ha crossato, poi ha calciato e sulla respinta Gomis ha toccato un piede di Kalinic. Rigore e vantaggio. Kessie ha allungato dopo un'ora quando Felipe, preoccupato per un tocco in area di Franck, è passato con l'ascia. Fallo evidente e secondo rigore calciato bene. La doppia decisione di Abisso è stata presa senza Var apparente e con poche polemiche… e anche questa è una notizia. L'altra, la più importante, è che il Milan ha scavalcato la Lazio ed è entrato nella Terra Promessa: è quarto, in zona Champions.

PARTITA BLOCCATA — La Spal è molto più sotto e un po' ha deluso. Non era qui per vincere ma non ha mai dato l'impressione di poterlo fare. Di più, non è mai stata pericolosa e il Milan ha tenuto palla, con il possesso che piace a Montella, più o meno dall'inizio alla fine. Per il resto, conferme. La Spal magari non gioca bene, ma è difficile che faccia giocare bene un avversario. Il Milan lo ha imparato in fretta perché da Vicari a Paloschi, difensore centrale e centravanti, spesso c'erano 25 metri e il gioco faticava a scorrere. La difesa a tre si trasformava in una «cinque» e anche Kalinic, dopo i due gol e mezzo di domenica, ha trovato poco spazio. Il primo tiro di Nikola è arrivato al 17', pochi secondi dopo ecco anche la prima scossa di elettricità: uno-due tra Kalinic e André Silva, palla ad Abate e tiro di destro. Centrale ma forte: bravo Gomis a deviare in angolo. Sembrava un episodio, invece il Milan ha carburato. In due minuti sono arrivati due colpi di testa da angolo: prima Zapata, poi Bonucci. E al minuto 25, con mezzo Milan accampato nell'area della Spal, Ricardo Rodriguez ha calciato in porta. Gomis ha respinto e toccato la gamba di Kalinic, scatenando l'inevitabile: fischio, rigore.

BENE B&B — La partita, già non vivacissima, si è un po' addormentata. Donnarumma ha salvato una situazione antipatica a 7 minuti dall'intervallo e André Silva ha mostrato qualche spunto in una partita normale, in cui ha dato sempre l'impressione di tenere un po' troppo la palla. Tra i migliori del Milan, invece, Biglia e Bonucci. Lucas sta sviluppando un feeling particolare con San Siro, Leo ha salvato davanti alla porta alla fine dell'azione più pericolosa della Spal: cross di Lazzari da destra, colpo di testa di Mattiello sull'altro lato. Poi, ovviamente, Kessie. Franck ha confermato il momento di forma – è in crescita – e con il rigore ha chiuso la partita. Montella a quel punto ha pensato al futuro e ha cominciato a ruotare: dentro Suso, Bonaventura e Locatelli. È cambiato poco. La Sud, che ha cantato per quasi tutta la partita, a quel punto si è concentrata sui due obiettivi della serata: un coro anti-Samp, per portarsi avanti per la trasferta di domenica, e mille fischi a Borriello. Tra gli ex meno amati, uno dei meno amati.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 21 settembre 2017 00:55
Udinese-Torino 2-3: decidono Belotti,
Ljajic e un autogol di Hallfredsson

Ai friulani non bastano i gol di De Paul, Lasagna e un finale arrembante.
La squadra di Miha sale a 11 punti in classifica (miglior inizio nell'era dei 3 punti)
e pensa già alla Juve e al derby di sabato sera


Un Toro veloce, bello e (un pizzico) fortunato sbanca 3-2 la Dacia Arena. Ci pensano il Gallo Belotti (al 3° gol in 5 partite), che insacca dopo una papera di Scuffet, un'autorete di Hallfredsson e un colpo di biliardo di Ljajic (già 4 reti e 2 assist per lui nelle ultime 6 presenze di A) a regalare i 3 punti a Mihajlovic. All'Udinese invece non bastano un rigore di De Paul, un gol di Lasagna e un finale arrembante... Ma al di là del risultato e di qualche leggerezza difensiva (Miha a fine gara era furioso) i granata hanno comunque dimostrato di meritare la vittoria. Facendo il loro gioco: deliziosi gli assist di Ljajic, le semplici geometrie di Rincon, le sgroppate sulla fascia di sinistra di Iago Falque. E con la forza fisica di Belotti, che fa a sportellate, salta, tira seminando il panico nell'area dei friulani.


GLI HIGHLIGHTS — Mihajlovic non cambia il suo modulo, quel 4-2-3-1 che gli ha già fruttato 3 vittorie e due pareggi. In vista del derby con la Juve, però, rifiatano De Silvestri e Moretti: al loro posto l'ex Inter Ansaldi e Lyanco, brasiliano di origini serbe all'esordio in A. Delneri risponde con un inedito 4-1-4-1: Pezzella sostituisce Samir dietro, sulla fascia sinistra, Barak e Fofana in mezzo, Lasagna a sinistra (Jankto in panchina) e l'ex granata Maxi Lopez unica punta. Ma è un modulo che non paga. Perché l'inizio dell'Udinese è da incubo. Toro subìto in vantaggio al 9'. Scuffet si lascia sfuggire il pallone sul tiro di Ljajic e serve Belotti, che di piatto destro mette in porta. Troppo facile. L'Udinese cerca di reagire con Lasagna, che di sinistro al volo sfiora il pareggio, e una gran botta di destro di Maxi Lopez che impegna Sirigu. Al 30' però il Toro raddoppia: Belotti scende in area di rigore e dopo un primo tentativo di cross recupera il pallone mettendolo di nuovo al centro, Hallfredsson arriva in corsa e devia involontariamente alle spalle del proprio portiere. La gara sembra finita, invece...

ORGOGLIO UDINESE — Nella ripresa Delneri sostituisce Danilo e Hallfredsson con Angella e Jankto. Ed è la svolta. L'Udinese trasforma subito un calcio di rigore guadagnato da Jankto e realizzato da De Paul. Al 67' Ljajic recupera palla, dribbla e colpisce, dopo un passo dentro l'area di rigore, con il suo destro fatato. È il 3-1. Poco dopo però è Lasagna a riaprire la gara deviando di petto una respinta di un difensore del Toro. I granata protestano per un tocco di mano, ma la Var convalida il gol. In pieno recupero l'Udinese sfiora il pareggio: Lasagna mette in mezzo rasoterra e arriva Jankto che tira al volo cercando solo la porta. Ansaldi si tuffa e salva il risultato. Miha va su tutte le furie. E deve essere placato dal quarto uomo.

I NUMERI — Storicamente il Toro ha sempre fatto molta fatica a a Udine, lo dicono i numeri. Nei 32 precedenti il parziale è di 14 vittorie a 6 per i friulani, 13 pareggi, con 46 reti dei bianconeri contro le 33 dei granata. Ma le statistiche raccontano anche che, con 11 punti in 5 giornate rastrellati dalla squadra di Miha, questo è il miglior inizio di campionato per il Toro da quando si assegnano i 3 punti. Ma c'è di più. I granata hanno segnato in tutte le ultime 11 trasferte (record) e sono quelli che hanno realizzato più reti nel primo quarto d'ora di questa Serie A. Insomma, Mihajlovic potrebbe (addirittura) sorridere...

Lorenzo Franculli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 21 settembre 2017 00:56
SERIE A 2017/2018 5ª Giornata (5ª di Andata)

19/09/2017
Bologna - Inter 1-1
20/09/2017
Benevento - Roma 0-4
Atalanta - Crotone 5-1
Cagliari - Sassuolo 0-1
Genoa - Chievo 1-1
Hellas Verona - Sampdoria 0-0
Juventus - Fiorentina 1-0
Lazio - Napoli 1-4
Milan - Spal 2-0
Udinese - Torino 2-3

Classifica
1) Napoli e Juventus punti 15;
3) Inter punti 13;
4) Milan punti 12;
5) Torino punti 11;
6) Lazio punti 10;
7) Roma(*) punti 9;
8) Sampdoria(*) punti 8;
9) Atalanta punti 7;
10) Fiorentina e Cagliari punti 6;
12) Chievo e Bologna punti 5;
14) Sassuolo e Spal punti 4;
16) Udinese punti 3;
17) Genoa, e Hellas Verona punti 2;
19) Crotone punti 1;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 24 settembre 2017 00:14
Roma-Udinese 3-1: Dzeko ed El Shaarawy in gol

Nell'anticipo il bosniaco apre le danze prima della doppietta di El Shaarawy.
Primo errore dal dischetto in A per Perotti, Larsen segna il gol della bandiera.
Roma a quota 12, friulani ancora k.o., il quinto nelle prime sei giornate



La Roma incassa la terza vittoria consecutiva e prosegue nella sua scalata alle posizioni che contano. Partita chiusa nel primo tempo, dove i giallorossi hanno messo in mostra qualità e spessore, con un El Shaarawy decisivo non solo per la doppietta ma anche perché dentro la partita in ogni situazione tattica. Delneri, invece, sbaglia assetto nel primo tempo, per poi riequilibrare la squadra nella ripresa con gli inserimenti di Fofana e Pezzella. Ma non basta, anche se la Roma nella ripresa rallenta, risparmiando risorse ed energie in vista della Champions.


DOMINIO GIALLOROSSO — Di Francesco manda in campo El Shaarawy per Defrel (non al meglio per un problema alla caviglia) e rispetto a Benevento riporta dentro dal via Manolas, Florenzi, De Rossi e Nainggolan. Delneri, invece, accantona Scuffet e affida la porta a Bizzarri, affidandosi stavolta a un 4-4-2 più lineare e omogeneo. Almeno sulla carta, perché poi in campo non c'è mai davvero partita. I friulani sono subito pericolosi con Jankto dopo appena 20 secondi (diagonale deviato in angolo), poi è tutto un monologo giallorosso. Dzeko (piattone a tu per tu con Bizzarri) apre le danze dopo un'azione insistita di Nainggolan tra tre avversari, poi cerca il bis - invano - in un altro paio di circostanze. Allora l'Udinese ce l'ha anche la palla del pari, ma Maxi Lopez spreca malamente su Alisson uno spunto pregevole di De Paul. Poi ci pensa El Shaarawy a chiudere il match prima dell'intervallo: il 2-0 arriva con una carezza di esterno su assist di Dzeko, il 3-0 approfittando di un disastro imbarazzante di Larsen, che sbaglia la misura del retropassaggio a Bizzarri e lascia al Faraone giallorosso la palla che chiude definitivamente il match.

PIÙ EQUILIBRIO — La ripresa è ovviamente una partita molto diversa, con la Roma che non spinge sull'acceleratore un po' per il gran caldo ed un po' perché all'orizzonte c'è anche la massacrante trasferta di Champions in Azerbaijan (anche se contro il modesto Qarabag). Così l'Udinese prova anche a costruire qualcosa con Pezzella (entrato ad inizio ripresa), acquistando anche qualità in mezzo con l'ingresso di Fofana. A sfiorare il gol, al 9', è Larsen , dopo una bella discesa dello stesso Pezzella. Dall'altra parte, invece, è ancora Dzeko a cercare più volte la via del gol. L'Udinese ora tiene meglio, grazie ad un 5-3-1-1 che vede il solo De Paul in appoggio a Maxi Lopez. Così i friulani sfiorano ancora in due occasioni il gol: prima è Alisson perfetto su Bajic da dentro l'area, poi sugli sviluppi del successivo angolo Nuytinck è sfortunato, con il suo colpo di testa che finisce sulla traversa. Nel frattempo Di Francesco ha mandato dentro Defrel, per la prima volta da centravanti (se si eccettua il primo tempo dell'amichevole di Vigo). E al 37' è proprio il francese a fallire il 4-0 a tu per tu con Bizzarri. Al 42' Perotti va via ad Angella esattamente come a Skriniar in Roma-Inter. L'azione è identica, il fallo pure. Stavolta però è rigore, ma lo stesso Perotti lo calcia sul palo. Così a segnare al 45' è l'Udinese con Larsen: lancio di Nuytinck, Larsen taglia alle spalle di un appisolato Moreno e supera Alisson a tu per tu. Finisce così, con la Roma con la testa già alla Champions e l'Udinese a interrogarsi su quale sia il miglior assetto da qui in poi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 24 settembre 2017 00:19
Spal-Napoli 2-3: Sarri ringrazia Ghoulam

I partenopei faticano più del previsto per superare la squadra di Semplici,
che vanno in vantaggio con Schiattarella, poi Insigne e Callejon rimontano.
Il 2-2 è di Viviani su punizione. Il gol decisivo del franco-algerino a 8' dalla fine



C’è ancor il Napoli, lassù. Diciotto punti, sesta vittoria e record di vittorie consecutive in campionato. Ci ha provato, la Spal, ma alla fine ha dovuto cedere alla gran voglia napoletana di volere i tre punti, fino in fondo. Insigne, Callejon e Ghoulam hanno infiammato la curva riservata ai tifosi azzurri, con le loro prodezze, mentre c’è stata grande apprensione per l’infortunio occorso a Milik sul finire della gara: gli si è girato il ginocchio destro ed è dovuto uscire. A ottobre scorso venne operato al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro.

NESSUN TIMORE — Comincia bene, la Spal, che dopo 3 minuti si avvicina minacciosa dalle parti di Reina: Antenucci ha la palla sul sinistro, ma invece di tentare la conclusione cerca Borriello al centro dell’area, senza fortuna. Il Napoli gioca alla sua maniera, ma Semplici ha organizzato i suoi in maniera che ogni spazio venga precluso all’avversario. In parte ci riesce, perché anche se il collettivo di Sarri tiene il possesso palla, poche volte arriva a contatto con Gomis. A centrocampo, l’allenatore napoletano presenta due novità, Zielinski e Diawara, rispettivamente al posto di Allan e Jorginho, mentre Semplici di affida alla fisicità di Viviani e all’equilibrio di Schiattarella per non cedere l’iniziativa del tutto al Napoli. Sulla fascia destra, è interessante il confronto tra Lazzari e Ghoulam che lo aspetta nella propria metà campo.

GOL LAMPO — In un solo minuto, il risultato cambia e poi ritorna sul pari. Accade al 13’, quando Antenucci riesce a liberarsi della marcatura di Koulibaly e appoggia per l’accorrente Schiattarella che arriva alla conclusione indisturbato: Spal in vantaggio e panchina del Napoli incredula. Ma la meraviglia estense dura appena sessanta secondi, perché ci pensa Insigne a rimettere a posto il risultato con una rapida girata di sinistro che s’infila tra Gomis e il palo, dopo uno sgraziato intervento di Mora in uscita dalla propria area.

ANCORA CALLEJON — La ripresa ricalca un po’ quelli che sono stati i primi 45 minuti: il Napoli gestisce il gioco e la Spal resta rintanata nella propria metà campo, impegnata a respingere le offensive napoletane. Gomis viene impegnato da Ghoulam, al quale respinge la conclusione ravvicinata, mentre Reina osserva da lontano i tentativi dei compagni. Il Napoli continua a pressare e trova il gol con Callejon, al terzo centro consecutivo, che gira di testa alle spalle di Gomis, il cross di Ghoulam (26’). Sembra fatta per la capolista, ma la Spal trova il pareggio con una punizione di Viviani che lascia Reina sulle gambe (33’). Tutto finito? Macché. Il Napoli vuole i tre punti e li trova al 38’, quando Ghoulam parte laterale e converge verso il centro per piazzare il suo destro nell’angolino più lontano della porta di Gomis. Il tripudio è tutto napoletano.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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