Campionato di Serie A 2017/2018

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binariomorto
00domenica 15 ottobre 2017 23:26
Inter-Milan 3-2: Icardi tripletta da re, decide su rigore al 90'

L'argentino risolve con un rigore nel finale, dopo che
Suso e un autogol di Handanovic avevano riportato a galla i rossoneri


Un anno dopo, il derby di Milano ha un padrone. Fra due vizi recenti della stracittadina, il 2-2 e il gol all’ultimo minuto, prevale il secondo. Prevale l’Inter, prevale Icardi, prevale Spalletti che saltella al terzo gol e spedisce il rivale Montella a -10. Il Milan rimonta due volte, mostra un secondo tempo che ribalta la triste faccia del primo, ma si ritrova con gli stessi punti del Chievo. La Curva Sud parlava di stelle da raggiungere attraverso le difficoltà, nella sua coreografia in latino: ma qui il cielo sembra lontanissimo. Le difficoltà no, in effetti ci sono tutte. L’Inter resta invece vicina al Napoli: nel prossimo turno può sfidare per il primo posto la squadra che fa innamorare l’Europa.

INTER VELOCE — Non male per un collettivo che aveva fatto parlare di sé per la solidità poco accompagnata dal gioco. Stasera, nel clima arrembante e coinvolgente del derby, mostra molta più mobilità in mezzo rispetto al passato. Mostra giocate e velocità. Al contrario, pecca un po’ dietro. Ma non importa, perché ci pensa Icardi. E con lui Rodriguez, che al 90’ dopo aver salvato su Eder trattiene vistosamente D’Ambrosio sul corner. Rigore senza nemmeno bisogno della Var. E Icardi porta a casa il pallone.

LA NOTTE DI MAURO — L’Inter era arrivata ai primi due gol di pura verticalità. Dopo 28’ Candreva se ne va sulla fascia: il cross stavolta è perfetto, taglia fuori Bonucci e permette a Icardi di anticipare Musacchio. Fra i due milanisti esulta Maurito, che con un tocco sporco infila sul secondo palo trovando quel gol su azione che mancava dal 26 agosto. Non dovrà aspettare quasi tre mesi per il successivo… Basta il 18’ della ripresa, quando strappa una palla a Biglia a centrocampo, la apre per Perisic e, una volta fatte perdere le sue tracce a Bonucci, inventa un colpo al volo per il 2-1. È il suo derby, firmato dal dischetto superando i fantasmi di Donnarumma.

MILAN, 2 FACCE — A quel punto il Milan pensava di averla ripresa, dopo un primo tempo brutto e una ripresa sorprendente (per capacità di mutare pelle). Il 3-5-2 iniziale di Montella ha più di un problema. I più visibili sono: Suso fatica a trovare la posizione ed accendersi; Rodriguez è spesso molto avanzato, lasciando prato da correre a Candreva; Kessie non domina fisicamente (primo strappo dei suoi al 44’, sostituzione nell’intervallo). L’ingresso di Cutrone e l’arretramento di Suso da rifinitore nel 3-4-1-2 per un quarto d’ora sembra risolverli tutti, anche quello della fascia: la palla ce l’ha sempre il Milan. Le occasioni “fioccano come nespole”, dopo tre paratone di Handanovic Suso sfrutta “l’apertura delle acque” di fronte a lui (Perisic lo molla di colpo) per piazzare un sinistro a giro sul secondo palo del temporaneo 1-1. L’equilibrio, in realtà, è lontano dall’essere trovato, però si sopperisce col sacrificio: tipo quello di Borini, che si fa la fascia instancabilmente. Sul suo cross a tagliare fuori al difesa Bonaventura trova la deviazione. Handanovic azzecca la super-parata, poi se la porta dentro. Sembra il terzo 2-2, non lo sarà. Montella che l’aveva ripresa forse vuole strafare, con Locatelli per Romagnoli e il terzo modulo. Il processo al tecnico inevitabilmente si aprirà: i punti sono pochi, le stelle son lontane.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 17 ottobre 2017 00:02
Verona-Benevento 1-0: decide Romulo, campani ancora a 0 punti

L'ex Juve firma la prima vittoria per la squadra di Pecchia,
campani penalizzati dall'espulsione di Antei al 38'



Risolve Romulo, unico vero lampo al Bentegodi di una battaglia aspra come si conviene ad una contesa che mette di fronte l’ultima e la penultima. Vince il Verona, con l’uomo in più per oltre un tempo per l’espulsione di Antei. Capace di produrre di più del Benevento, troppo timido anche in parità numerica.

LA PARTITA — Prima della gara si fermano Belec ed Heurtaux. Il Benevento manda in porta Brignoli, Pecchia toglie dalla riserve Souprayen e lo sistema al centro della difesa con Caracciolo. Baroni in mediana aggiunge anche la sostanza di Chibsah, nel Verona gioca Valoti per irrobustire la zona mancina con Fares e Bessa. Le due squadre allungano volentieri il campo, terreno preferito di uno come Cerci che al 10’ firma il primo acuto della contesa con controllo, progressione e sinistro (alto) in un batter d’occhio. La partita è piuttosto arida, animata soprattutto da Valoti. Suo al 23’ il destro dal limite rimpallato dal muro del Benevento, suo al 32’ l’errore da due passi dopo il cross di Fares e il tentativo mancino al volo di Cerci che si trasforma in un assist al bacio per il compagno a due passi da Brignoli. Occasionissima gettata al vento. Il Benevento ha spazio soprattutto a sinistra, ma Parigini lo sfrutta spesso male. Il protagonista assoluto resta Valoti, al 37’ lesto ad andare su una palla vagante su cui Antei corre troppo morbido e quindi in ritardo. Il fallo è brutto, Di Bello lo giudica da rosso. Il Benevento è in dieci. Sulla punizione successiva Pazzini timbra la traversa con un piatto a colpo sicuro, poi Bessa conclude alto. Pecchia manda a scaldare Kean, il solito Valoti (41’) manca il tap in anche piuttosto comodo dopo l’ennesima traiettoria velenosa indirizzata nell’area del Benevento dal sinistro di Cerci. Il tempo finisce, dopo l’intervallo Baroni ricompone la difesa a quattro con Gyamfi al posto di Parigini e si mette comodo nella propria metà campo. Pecchia (9’) forza la partita, con Kean al posto di Valoti ad affiancare Pazzini. Romulo si alza a sinistra, Cerci a destra chiude l’audace 4-2-4 dell’Hellas. Brignoli (23’) respinge la conclusione proprio di Romulo, poi Pecchia si gioca anche la carta Verde togliendo Cerci. E proprio Verde (29’) lavora al meglio un pallone sulla sinistra e pesca Romulo dall’altra parte, bravo a stringere e ad incrociare la palla là dove Brignoli non può arrivare. Bel gol, ma tutta da rivedere la linea di Baroni. L’Hellas trema (34’) quando Fares recupera Iemmello pronto a battere a rete a tu per tu con Nicolas. Entra anche Ciciretti, al 47’ Armenteros calcia alto in rovesciata, vani anche gli ultimi assalti del Benevento nei cinque di recupero. Finisce 1-0, esultano i 16.282 del Bentegodi. Il Verona respira.

Alessandro De Pietro

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 17 ottobre 2017 00:13
SERIE A 2017/2018 8ª Giornata (8ª di Andata)

14/10/2017
Juventus - Lazio 1-2
Roma - Napoli 0-1
15/10/2017
Fiorentina - Udinese 2-1
Bologna - Spal 2-1
Cagliari - Genoa 2-3
Crotone - Torino 2-2
Sampdoria - Atalanta 3-1
Sassuolo - Chievo 0-0
Inter - Milan 3-2
16/10/2017
Hellas Verona - Benevento 1-0

Classifica
1) Napoli punti 24;
2) Inter punti 22;
3) Juventus e Lazio punti 19;
5) Roma(*) punti 15;
6) Sampdoria(*) e Bologna punti 14;
8) Torino punti 13;
9) Chievo e Milan punti 12;
11) Fiorentina punti 10;
12) Atalanta punti 9;
13) Udinese, Cagliari, Crotone e Hellas Verona punti 6;
17) Genoa, Spal e Sassuolo punti 5;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 22 ottobre 2017 00:17
Sampdoria-Crotone 5-0. Giampaolo fa 4 su 4 in casa

I blucerchiati eguagliano il record di vittorie
consecutive in casa dell'anno dello scudetto e volano a quota 17.
E martedì c'è l'Inter in trasferta



La Sampdoria spazza via il Crotone con facilità, sfruttando alla perfezione la sfida casalinga. A Marassi i blucerchiati hanno vinto in questo avvio di campionato 4 volte su 4, come nell’anno dello scudetto. Giampaolo cambia la sua Samp e azzecca tutte le mosse.

LA PARTITA — Bastano pochi minuti per indirizzare la sfida: al 3’ Ferrari sovrasta Barberis, su punizione di Torreira, e, di testa, batte Cordaz. Altri otto minuti e il Crotone è al tappeto: azione personale di Zapata a sinistra, Ajeti lo abbatte in area e provoca rigore. Quagliarella dal dischetto firma la sua quinta rete stagionale. Nicola, che nel riscaldamento ha perso Rohden, sostituito da Barberis, può far poco per cambiare il match, passa al 4-4-2, ma incassa subito il colpo del k.o.: ancora Zapata, stavolta dal lato destro dell’area, cross teso e Caprari, pronto sul secondo palo, sigla il 3 a 0. L’unico squillo degli ospiti arriva nel recupero, quando il colpo di testa di Budimir viene respinto dalla traversa.

LA RIPRESA — Gestire il secondo tempo per la Samp è semplicissimo. Con calma la formazione blucerchiata costruisce altri due gol: Caprari, al 26’ innesca Praet sulla destra, assist perfetto del belga per Linetty ed è 4 a 0. Il quinto gol arriva al 31’ grazie a un errore di Cordaz che sbaglia un rinvio e serve Kownacki: il polacco non ha difficoltà a controllare e timbrare la sua prima rete in Serie A.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 22 ottobre 2017 00:20
Napoli-Inter 0-0: nerazzurri alla pari, decisivi Handanovic e Reina

Tre occasioni clamorose per Sarri (Mertens, Insigne, e... Miranda), due per Spalletti (Borja e Vecino).
I nerazzurri escono più forti dallo scontro con la capolista


Finisce con il pareggio auspicato da Allegri la super sfida tra Napoli e Inter, che restano le uniche due squadre imbattute del campionato. Uno 0-0 comunque vibrante in cui i nerazzurri si sono confermati un blocco granitico e hanno cercato di ribattere colpo su colpo contro una capolista che non a caso prima di questa sera aveva sempre segnato e vinto. Insigne stringe i denti e Sarri può schierare il Napoli migliore, con i rientri di Jorginho e Allan rispetto a Manchester. Spalletti invece recupera Joao Mario solo per la panchina e conferma l'undici che ha iniziato il derby, con Borja Valero alto e la coppia Vecino-Gagliardini davanti alla difesa, dove Nagatomo ancora una volta viene preferito a Dalbert.

SINFONIA E GRAN RESISTENZA — Alla faccia delle fatiche di coppa, il primo tempo è una cadenzata danza azzurra cui però l'Inter si oppone con orgoglio e provando a riproporsi appena può. Con una difesa che passerà spesso a tre con gli scivolamenti di Nagatomo (concentratissimo su Callejon) a fare numero a centrocampo. I padroni di casa sono una sinfonia di sovrapposizioni e cambi di ritmo, ma impressionano soprattutto per come sanno portare un pressing altissimo che costringe l'Inter a non distrarsi un attimo. Hamsik al 6' ci prova da fuori, Perisic al 9' ha uno dei pochi acuti - storicamente al croato i primi tempi non piacciono - ma Koulibaly anticipa Icardi. Azione nata da un'imbucata di Vecino per Borja con cui viene aggirata l'aggressione napoletana. Che però riprende col solito flipper che al 20' manda in buca di destra Hysaj, tocco dietro per Callejon su cui è attento Handanovic, miracoloso poi sul tap-in di Mertens. Candreva mette qualche buon cross, ma la 26' Perisic gira alto di testa. Nove minuti dopo invece Insigne trova la porta su pennellata di Hamsik, ma non da forza alla conclusione. L'Inter balla ma non sballa, anche nella propria area evita di spazzarla cercando di giocare sempre il pallone pure a costo di rischiare parecchio sugli agguati di Mertens e soci. E nel finale di frazione addirittura i nerazzurri tirano in porta due volte. Prima al 40' con un diagonale di Icardi però troppo stretto, poi con un destro di Borja - fin lì in affanno come trequartista - su appoggio di Perisic. E qui è bravo Reina ad alzare sopra la traversa.

SENZA VINTI — Nessun cambio nell'intervallo, ma la banda Spalletti va subito vicinissima al vantaggio con Vecino che al 2' piazza un coast to coast come nel finale del derby, riceve il pallone di ritorno da Icardi, salta Reina sull'uscita e troverebbe anche la porta dal fondo. Albiol però salva sulla linea. Si apre qualche spazio, Mertens al 9' salta Skriniar e s'invola, decisivo il recupero di D'Ambrosio. Spalletti comunque l'ha preparata bene, perché gli avversari raramente riescono a superare la cerniera Vecino-Gagliardini. E quando succede i difensori non fanno passare gli spifferi, complice anche la serata non ispiratissima del tridente sarriano. Il punto debole dei nerazzurri semmai è davanti, dove Borja fatica sia ad assaltare schermando le linee di passaggio sia a proporsi tra le linee per dare un senso alla serata di solitudine di Icardi. Anche perché Candreva (commovente per il lavoro a elastico) e Perisic sono attenti a tenere Hysaj e Ghoulam e spingono poco. Al 26' infatti Spalletti si gioca la carta Joao Mario per lo spagnolo, con Sarri che risponde togliendo prima Hamsik per Zielinski e poi Allan per Rog. Proprio Joao Mario manda vicino al palo un destro da fuori, in risposta ad Insigne che aveva appena trovato la prima delle sue classiche conclusioni a giro. Ma anche l'ultima, visto che al 35' Sarri lo toglie per Ounas. Spalletti risponde con Cancelo per Candreva ed Eder per Icardi, anche perché vede i suoi soffrire sull'ultimo sforzo avversario (Zielinski ci prova da fuori) e faticare a ripartire. E nel finale serve super Handanovic per strozzare in gola al Napoli l'urlo del gol, con Miranda che per anticipare Mertens costringe lo sloveno alla super parata.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 22 ottobre 2017 18:50
Serie A, Chievo-Verona 3-2.
Pellissier fa esultare Maran

Doppietta di Inglese, gol di Verde e Pazzini su rigore su rigore.
Ma alla fine la zampata del valdostano spedisce i clivensi a quota 15



Il derby di Verona numero nove, in Serie A, è combattuto, spettacolare e polemico. Con il 3-2 in rimonta, il Chievo supera l’Hellas anche nel totale dei successi in massima serie: 4-3, con due pareggi. Il Chievo, che ora ha 9 punti in più dei rivali cittadini, sfrutta la maggior esperienza nella categoria e la giornata felice di due attaccanti: Inglese realizza una doppietta; Sergio Pellissier, 38 anni, entra e infila il 3-2. Il gol non ha età.

BOTTA E RISPOSTA — L’Hellas si illude ma poi viene castigato. È Verde a portare in vantaggio i suoi dopo soli sei minuti. Caceres crossa forte da destra, Sorrentino respinge e l’esterno solo in mezzo all’area infila di sinistro. Il Chievo si riprende grazie a Inglese e Bruno Zuculini. Il centravanti segna due volta, di testa e su rigore; l’argentino dell’Hellas regala sia la punizione dell’1-1, tirata alla perfezione da Birsa, sia il penalty del sorpasso, con un fallo inutile su Hetemaj. Al 40' poi Zuculini viene anche espulso per doppio giallo dopo un’entrata su Birsa: il mediano in scivolata prende la palla, poi travolge lo sloveno, l’arbitro Abisso mostra il cartellino facendo infuriare l’Hellas.

PARI IN DIECI — Nella ripresa proprio il Verona usa la rabbia per arrivare al pareggio. Pure in dieci, con Buchel che sostituisce Cerci, la banda di Pecchia va in attacco e trova il 2-2 su rigore. Mani in area di Gamberini su testa di Caceres, Abisso non fischia ma poi consulta il Var e assegna il penalty. Anche sull’1-1 (convalidato) e sul possibile 4-2 (annullato a Stepinski per fuorigioco) il direttore di gara si serve della tecnologia. Il Chievo a questo punto va all’assalto e un cambio di Maran risulta decisivo. Fuori Pucciarelli, dentro Pellissier che con una deviazione sporca ma efficace su cross di Cacciatore infila il 3-2 al 73'. È la sentenza di una partita sempre viva.

Pierfrancesco Archetti

Fonte: Gazzetta dello Sport
Davide
00domenica 22 ottobre 2017 21:53
A metà della partita è venuto giù un acquazzone da paura. [SM=g27827]
binariomorto
00lunedì 23 ottobre 2017 00:21
Serie A, Atalanta-Bologna 1-0: Cornelius castiga Donadoni

L'attaccante danese, entrato in corso in sostituzione di Cristante,
regala tre punti preziosi a Gasperini che sale a quota 12



Un gol di Cornelius e tanta voglia di vincere: così l’Atalanta batte il Bologna dimostrandosi più forte della stanchezza di coppa. Tre giorni dopo l’impegno in Europa League i nerazzurri crescono nella ripresa meritando una vittoria tutt’altro che semplice contro la squadra di Donadoni. Il Bologna è stato troppo remissivo e ha concluso la gara senza mai tirare nello specchio della porta nerazzurra.

PRIMO TEMPO — L’Atalanta prende subito in mano la partita, ma la circolazione è più lenta del solito. L’assenza di Gomez si fa sentire e non basta la buona condizione di Ilicic per illuminare il gioco con continuità. Donadoni tiene le sue ali molto basse per evitare le classiche penetrazioni esterne dei nerazzurri: il piano riesce, ma inevitabilmente le ripartenza rossoblù risentono dell’atteggiamento un po’ troppo passivo della squadra. Fino al recupero del primo tempo c’è una sola grande occasione: Cristante serve Petagna che tira in curva da ottima posizione. Durante il recupero, invece, le squadre diventano improvvisamente pericolose: Castagne si infila oltre Masina e crossa rasoterra, ma Helander è splendido nell’anticipo su Petagna. Il rinvio del difensore viene gestito benissimo da Pulgar che con una precisa verticalizzazione rasoterra mette Verdi davanti a Berisha. L’esterno di Donadoni, invece di tirare, sceglie un improbabile passaggio a Palacio che era distante e comunque coperto dai difensori avversari.

SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa Gasperini affianca Cornelius a Petagna per aumentare la forza fisica nell’area avversaria. Donadoni risponde passando al 3-5-2, ma l’Atalanta cresce minuto dopo minuto e il Bologna comincia a cedere campo. Gasperini inserisce Kurtic al posto di Petagna e al 26’ trova il gol della vittoria: Freuler manda Cornelius a pochi metri da Mirante, tiro forte e preciso, il portiere non può intervenire. Cornelius è scatenato, sfiora il raddoppio, fa espellere Gonzalez, innesca Caldara che costringe Mirante a un grande intervento. La reazione del Bologna, costretto a sostituire l’acciaccato Palacio con destro, è tutta in un tiro da fuori di Verdi che va vicino al palo di Mirante. Troppo poco.

Bergamo G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 ottobre 2017 00:24
Benevento-Fiorentina 0-3: gol di Benassi, Babacar e Thereau

Sblocca Benassi nel primo tempo, poi Cataldi prende un palo.
Nella ripresa entra Babacar che raddoppia e poi conquista un rigore trasformato da Thereau



Tocca alla Fiorentina condannare il Benevento a uno storico record negativo del nostro campionato: nove giornate dall'inizio-nona sconfitta. E stavolta il crollo dei ragazzi di Baroni non ha alibi. Errori, disattenzioni, atteggiamenti sbagliati nei momenti topici rendono indifendibili i padroni di casa. Che sommando delusioni a batoste hanno logicamente perso fiducia nei loro mezzi: contrariamente a precedenti occasioni, la mazzata oggi è sacrosanta. Benevento senza impegnare Sportiello, la Fiorentina ha vinto in carrozza.

E UNO — La Viola passa in vantaggio alla prima azione vera, peraltro assai bella grazie all'intuizione di Giovanni Simeone che attira su di sé i due centrali giallorossi e serve con pregevole tocco "no look" lo smarcato Benassi che si aggirava alle sue spalle e che può quindi infilarsi in uno spazio vuoto considerato che Letizia è in ritardo nella chiusura. Il diagonale del centrocampista non lascia scampo al portiere locale che pure riesce a toccare la palla. Una semplice carezza, la sfera rotola in rete dolcemente accarezzando il palo.

QUEL PALO — A proposito di legni da segnalare che un minuto prima del gol, da angolo, era stato Biraghi a colpire il palo in questione con un maligno sinistro a giro che ha attraversato l'area piccola per finire la sua corsa quasi in rete. Un palo lo ha colpito anche Cataldi al 36' arrivando in corsa a calciare dai ventidue metri un corto rinvio su incursione di Letizia. Il destro a giro del centrocampista giallorosso meritava miglior sorte. E rappresenta il definitivo punto di svolta di un confronto che in avvio di ripresa fa registrare il secondo episodio pro-viola.

BABACAR — Causa dolore muscolare accusato sul finire del tempo, Simeone nell'intervallo lascia il suo posto di centravanti a Babacar che si presenta nel migliore dei modi. E' lui infatti a deviare i rete da pochi passi una preziosa assistenza aerea di Veretout. Nell'occasione l'assenza agonistica dei due difensori centrali beneventani è clamorosa, Babacar colpisce in area piccola senza contrasto alcuno.

BABACAR/DUE — Il neo entrato viene poi lanciato nello spazio vuoto da Chiesa (20') e nel tentativo di saltare il portiere Brignoli va a terra, toccato dall'estremo difensore che però prende pure il pallone. Proteste, discussioni, arbitro irremovibile: mentre in occasione del 2-0 aveva consultato il Var stavolta il controllo dei suoi collaboratori è silente. Fatto sta che Thereau, dopo piccolo litigio con Babacar, si prende l'incarico di trasformare e spedisce un siluro sotto la traversa che affonda Baroni. Con la curva in subbuglio, adesso è proprio dura ripartire.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 ottobre 2017 00:27
Milan-Genoa 0-0: Bonucci espulso con la Var, Montella resta in bilico

Quarta partita di fila senza successi in A per i rossoneri:
il capitano fuori dopo 25' per una gomitata a Rosi, il tecnico è sempre più a rischio


Quando Lapadula è andato in contropiede a 8 minuti dalla fine, uno contro zero, San Siro ha visto un fantasma col 10: l’ex non rimpianto che segna l’1-0 nell’ennesima giornata maledetta della stagione. “Lapa” è stato troppo lento, Zapata lo ha rimontato come sa e questo strano Milan-Genoa è finito 0-0. Montella è tornato a -12 dal Napoli e forse uscendo ha ripensato, più che al suo futuro, all’espulsione di Bonucci. L’episodio centrale in fondo è stato quello, al di là di un rigore che il Milan reclama per un fallo di Rigoni su Bonaventura. Minuto 22 del primo tempo, c’è una punizione laterale da sinistra per il Milan. Calhanoglu batte a giro, Bonucci e Rosi sono vicini a centro area. Il gomito di Rosi parte alto ma non colpisce l’avversario, Bonucci invece per liberarsi sbraccia e colpisce proprio con il gomito il numero 20 del Genoa. Giacomelli va a vedere il replay e con la Var espelle il capitano del Milan. Leo è uscito dal campo mentre la curva Sud cantava “Leonardo Bonucci”. Non veniva espulso in campionato da marzo 2012, Bologna-Juventus 1-1.

BILANCIO — Indicazioni dal pomeriggio. Il Milan è rimasto in 10 per circa 70 minuti e ha giocato una partita di cuore, da squadra tutto tranne che slegata, esito non scontato dopo una settimana così difficile. Certo, non ha mai costretto Perin a parate più che normali e si è confermato lontano dalla svolta contro un Genoa mediocre. Alla fine ha preso qualche fischio, forse un po' ingeneroso dopo 90 minuti di tifo caldo. Le occasioni migliori sono capitate nell’ultimo quarto d’ora a Kalinic e Borini, gentilmente confezionate da Suso. Kalinic non ha controllato un assist col giro a centro area, Borini ha calciato da pochi metri trovando un difensore invece della porta. Conferme: Suso, riportato a destra, si è confermato l’unico giocatore capace di far succedere qualcosa con una certa continuità. Amarcord: la difesa a quattro, messa in cantina dopo la sconfitta con la Lazio, è tornata con buoni risultati. Problemi: Kessie, al di là di qualche strappo, ha perso la capacità di essere decisivo vista a Bergamo, Biglia è stato sotto la sufficienza e Bonucci ha confermato di vivere settimane non serene. Tra i migliori, invece, Suso e Borini, ormai a suo agio nel ruolo di esterno con compiti difensivi.

GENOA DELUDENTE — La tattica in partite così passa in secondo piano. Il Milan ha cominciato bene: 3-4-2-1 con Suso e Calhanoglu a qualche metro da Kalinic. Tutti gli uomini di qualità in campo, come contro l’Aek Atene, e centrocampo a quattro con Bonaventura esterno. Le risposte, nei primi 20 minuti, sono state buone. Il Milan non è stato stellare ma ha messo in fila un tiro di Biglia, una percussione di Kessie chiusa da un tiro di Borini e un contropiede Kalinic-Calhanoglu. Per il Genoa, un contropiede di Galabinov con brivido. L’espulsione di Bonucci ovviamente ha cambiato tutto. Montella ha mandato in campo Romagnoli per Calhanoglu ed è passato a un 4-2-3 con Borini terzino destro. Il Genoa si è accontentato di salire di qualche metro e ha dato il meglio nel finale di primo tempo. Minuto 42: cross di Rosi nell’area piccola, Galabinov non arriva per poco. Minuto 46: cross di Taarabt, classico inserimento di Luca Rigoni e colpo di testa parato da Donnarumma. Juric da lì in poi ha deluso. Il Genoa nel secondo tempo non ha fatto valere la superiorità, è andato vicino al gol con Bertolacci ma ha dovuto ringraziare Izzo per una diagonale salva-risultato su Kalinic. Niente, 0-0 doveva essere e 0-0 è stato. Il Milan aveva segnato al Genoa in 35 partite di A su 36: prima o poi doveva smettere. I rossoblù invece restano in coda: peggior partenza in A nell'era dei tre punti.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 ottobre 2017 00:30
Serie A, Spal-Sassuolo 0-1:
Politano fa esultare Bucchi a 37"

Un errore di Vicari regala la vittoria e punti salvezza importanti ai neroverdi:
sorpasso degli uomini di Bucchi nel derby emiliano.
Gomis para un rigore a Berardi.
Espulso nel finale Cassata



L’anticipato spareggio salvezza si chiude con la vittoria del Sassuolo che ringrazia lo sciagurato errore di Vicari dopo una manciata di secondi (37 per la precisione) e puntella una classifica deficitaria. La Spal, a lungo fuori dalla partita, reagisce quando è troppo tardi.

CHE ERRORE — Il gol condiziona tutta la partita. Erroraccio di Vicari che perde il pallone, ne approfitta Politano, contropiede, poi vede Gomis in uscita, lo supera con qualche difficoltà e mette dentro. Inizio choc per la Spal che per un quarto d’ora abbondante è incapace di reagire e costruire qualcosa. Il Sassuolo, con Falcinelli al posto di Matri e Missiroli preferito a Sensi, ne approfitta per bloccare gli esterni avversari, Lazzari e Costa, che sono la chiave del gioco di Semplici. Poi, minuto 8, Berardi va vicino al raddoppio: "sombrero" su Felipe e tiro alto. Molto più grave l’errore 7 minuti più tardi: ottimo spunto di Duncan sulla sinistra, assist per Berardi che mette fuori da ottima posizione. Il tempo si chiude con le proteste per un presunto tocco di mano di Gazzola, ma il braccio del difensore sembra attaccato al corpo.

REAZIONE — Nel secondo tempo, finalmente, la Spal decide che può rischiare qualcosa e prima del quarto d’ora sfiora due volte il pari con Antenucci: prima si libera di Cannavaro, tira e colpisce il palo, poi sfrutta una sponda di Borriello (in ombra per tutta la partita), ma Consigli non si fa sorprendere. Il Sassuolo si limita a controllare la gara, ma con più affanno rispetto a un’ora prima. Si rivede Politano, che si allarga da destra e tira col sinistro. Bene Gomis. Al minuto 37 l’episodio che potrebbe chiudere la partita: fallo evidente quanto ingenuo di Vaisanen su Ragusa. Rigore. Ma Berardi chiude il suo pomeriggio nero tirando malissimo. Semplici si gioca la carta Bonazzoli per Vaisanen e passa al 3-4-3. E proprio Bonazzoli a tirare altissimo da buona posizione. Il Sassuolo si complica la vita, restando in 10 per il fallaccio di Cassata due minuti dopo essere entrato, ma porta a casa una vittoria fondamentale nel primo derby di A.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 ottobre 2017 00:34
Torino-Roma 0-1: decide un gol di Kolarov su punizione

Granata ben organizzati. Ma non basta.
Decide una punizione capolavoro dell'ex pupillo di Mihajlovic.
I giallorossi ripartono dopo la sconfitta col Napoli


Ancora Kolarov, ancora una dolce pennellata del serbo su punizione, seppur con la parziale complicità di Sirigu. La Roma espugna così il Grande Torino, porta a casa l'undicesima vittoria consecutiva esterna ed eguaglia il record assoluto dell'Inter di Roberto Mancini (edizione 2006-07). A Di Francesco però interessa altro e cioè aver centrato una vittoria che gli permette di recuperare due punti su Napoli e Inter. Per il Torino, invece, continua il momento no, con la vittoria che manca oramai da 4 turni ed un'inconsistenza offensiva che fa capire come senza Belotti le soluzioni siano davvero poche.


DIFESA E RIPARTENZE — Mihajlovic conferma le previsioni della vigilia e il 4-2-3-1 di Crotone, con Ljajic alle spalle di Sadiq e Rincon e Baselli in mediana. Di Francesco, invece, spedisce Nainggolan alto a destra nel tridente d'attacco, anche se il belga gioca da esterno atipico: più stretto verso Dzeko, spesso quasi trequartista o sottopunta. Un po' quello che Di Francesco sta studiando per Schick, per tenerlo meno largo e più seconda punta. Giocando così Nainggolan di fatto libera spesso la fascia per le sovrapposizioni di Florenzi o gli inserimenti di Pellegrini, mentre dall'altra parte c'è un Toro più remissivo del solito e propenso maggiormente all fase difensiva che non ad offendere, con Iago e Niang schiacciati sulla linea dei due mediani (Rincon e Baselli) e una squadra che punta tutto sulle ripartenze (soprattutto con Niang). Ne viene fuori una partita contratta, in cui gli spazi non abbondano ed in cui la Roma, nonostante un'evidente supremazia territoriale, nel primo tempo non riesce mai ad essere pericolosa. Il primo brivido così arriva solo al 23, quando un colpo di testa di Dzeko su assist di Pellegrini finisce alla destra di Sirigu. Poi ci provano da fuori (invano) Nainggolan e Florenzi, mentre il Torino si accende solo nel finale di tempo: prima è Moreno (all'esordio dal via) a chiudere bene in scivolata su Sadiq, poi è proprio il centravanti nigeriano a sprecare alle stelle una delle poche intuizioni di Ljajic, infine Jesus rimedia ad un suo errore e salva in mischia. Al 44' l'ultimo sussulto, con Strootman che non arriva a chiudere sul secondo palo un angolo ben tagliato di Kolarov. Più in generale nel Torino si distingue De Silvestri dietro ma si sente da morire l'assenza di Belotti (Sadiq prova a lottare, ma non tiene un pallone che è uno e sbaglia di fatto tutto), nella Roma manca invece la scintilla che accenda la miccia.

LA PENNELLATA — La ripresa scivola via sulla falsa riga del primo tempo, con la Roma a cercare di fare la partita ma senza idee eccelse e il Torino intento a cercare spazi per far male in contropiede. Così ci prova prima Nainggolan in corsa e De Rossi da fuori, ma entrambe le conclusioni sono da dimenticare. Al 18' Strootman spreca una buona ripartenza e finisce con litigare platealmente con Dzeko, che evidentemente gli aveva detto qualcosina per il mancato passaggio. Al 24' però la Roma passa ed a togliere le castagne dal fuoco per i giallorossi è ancora una volta Kolarov: fallo di De Silvestri su El Shaarawy, punizione da 20 metri del terzino serbo che sorprende Sirigu e consegna il vantaggio ai giallorossi con una dolce pennellata. Così Mihajlovic prova a mischiare le carte con gli ingressi di Boyè e Valdifiori, ma la manovra granata non è che ne benefici poi molto. Anzi. Ad andare ad un soffio dal gol è la Roma in pieno recupero, con uno spunto di Bruno Peres (entrato da poco) deviato in angolo da Sirigu. Finisce così, con la Roma che festeggia l'undicesima vittoria esterna consecutiva e il Torino ad allungare la sua striscia negativa.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 ottobre 2017 00:37
Udinese-Juventus 2-6: triplo Khedira espulso Mandzukic, polemiche Var

I bianconeri, in 10' dal 26' per la contestata espulsione di Mandzukic,
vanno sotto 1-0 e si fanno riprendere sul 2-2, poi la chiudono.
In gol Perica, autogol di Samir, tre volte Khedira, Danilo (irregolare) e Rugani


Questione di wifi. Quando la connessione non c'è la Juventus fatica, ma basta un giga per farla navigare a velocità supersonica. A Udine la Signora va in svantaggio, poi recupera e fa il 2-1, resta in 10 per un'ora, si fa raggiungere ma rimonta di nuovo e dilaga: finisce con punteggio tennistico nonostante l'inferiorità, con tripletta di Khedira e super Buffon nei momenti di difficoltà. Partita ricca di emozioni alla Dacia Arena, con qualche svista arbitrale ma senza l'intervento della Var.

ERRORI, NERVOSISMO E SALVATAGGI — Nei primi 26 minuti succede di tutto e di più: tre gol e un'espulsione, con la Juventus costretta a giocare in 10 per un'ora abbondante per un eccesso di furore agonistico di Mandzukic. Succede che il centravanti croato si lamenta con l'arbitro per un fallo in area di Adnan: il rigore ci stava ma quando Doveri gli sventola il giallo lui esagera, mandandolo platealmente a quel paese. Così finisce sotto la doccia e la Signora è costretta a soffrire. L'unica consolazione per Allegri è che la sua squadra aveva già ribaltato lo svantaggio iniziale. Nonostante gli urlacci dell'allenatore, la Juventus entra nella Dacia Arena ancora disconnessa e dopo 7 minuti si ritrova sotto: palla persa di Rugani (al rientro dopo 5 panchine di fila) e gol di Perica. Ancora un blackout in avvio di partita, come col Genoa. Il pareggio arriva 7 minuti dopo, grazie a un autogol di Samir su angolo bianconero. A quel punto Madama si sveglia e riprende il comando delle operazioni. Dalla destra partono gli spunti migliori, grazie alla buona vena di Cuadrado. Ed è lui fare il cross per il colpo di testa del 2-1 di Khedira (20'). Partita in discesa? Macché. Mario aggiustatutto stavolta mette nei guai la Juventus, che deve affidarsi a San Gigi per evitare il pareggio prima dell'intervallo: il portiere è due volte decisivo su Jankto e poi, nel recupero, è ancora provvidenziale su Maxi Lopez. Prima dell'espulsione la Juve aveva colpito un palo esterno con Higuain, ma in 10 è dura.

PAREGGIO E RIBALTONE — E infatti al 2' della ripresa c'è un altro blackout juventino: punizione di De Paul, Danilo (in fuorigioco) che salta solo soletto e zuccata vincente. Il capitano dell'Udinese però ha le sue colpe sul 3-2 di Rugani, che si fa perdonare scegliendo bene il tempo sulla punizione di Dybala (7'): testata prima sul palo e poi in rete. Non solo: il centrale bianconero fa anche da sponda sul 4-2 di Khedira: punizione di Dybala, altra zuccata di Rugani e destro vincente del tedesco. L'Udinese è imbarazzante per come non riesce a gestire la superiorità numerica, facendosi trovare scoperta ogni volta che la Juventus riparte. Poco dopo il 5-2 di Dybala viene annullato per fuorigioco (di Higuain, anche stavolta in versione lottatore). La Signora però non s'accontenta e spinge fino alla fine: bene Pjanic, che segna in chiusura il sesto gol, e Khedira, che poco prima aveva fatto il quinto una gran botta di destro. I friulani sono sempre più in crisi.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 ottobre 2017 00:40
Lazio-Cagliari 3-0, doppietta Immobile, chiude Bastos

All'Olimpico i biancocelesti passano senza problemi:
sono terzi (con la Juve), a meno tre dal Napoli capolista.
Esordio amaro per Lopez coi sardi



Contro il Cagliari la Lazio centra il sesto successo di fila (due in Europa League) e resta agganciata al terzo posto al fianco della Juventus, portandosi a un punto dall’Inter. Ancora decisivo Immobile: la sua doppietta avvia la vittoria poi rifinita dal gol di Bastos. Sale a quota 13 gol in campionato e consolida il suo trono da capocannoniere (18 le reti stagionali, compresa quella in Nazionale contro Israele). Tanto coraggio da parte del Cagliari di Lopez, subentrato in settimana a Rastelli. La formazione sarda patisce il divario di valori senza però smontarsi, cercando di imbastire gioco sino alla fine. Così la quinta sconfitta di fila appare meno pesante.

NEL SEGNO DI IMMOBILE — Dopo il turnover in Europa League, Inzaghi ripropone la stessa formazione che ha vinto con la Juventus. Il nuovo corso di Lopez parte con il 3-4-1-2. Quattro le novità rispetto allo schieramento che ha perso col Genoa. Infortunato Cragno, non al meglio Rafael, tra i pali tocca a Crosta, che è alla seconda presenza in A. Entrano Andreolli in difesa, Dessena in mediana e Sau in avanti. Cigarini e Pavoletti partono dalla panchina. Sardi subito in avanti: al 1’ Sau impegna Strakosha. Replica immediata della Lazio con una capocciata di Luis Alberto che sorvola la traversa. Ma già al 7’ la squadra di Inzaghi schioda il risultato con Immobile che trasforma il rigore che lui stesso si è procurato (atterramento da parte di Crosta in uscita). Quattro minuti dopo il bomber biancoceleste potrebbe raddoppiare ma calcia alto su assist pregevole di Luis Alberto. Il Cagliari non si comprime e adocchia anche il minimo varco per sganciarsi: Padoin ci prova dalla trequarti. Al 20’ la squadra di Lopez va in gol con Farias, però Pairetto annulla per fuorigioco dopo esser passato dalla Var. Cagliari molto dinamico a tutto campo. La Lazio controlla senza forzare il ritmo. Dopo la mezz’ora i biancocelesti accelerano alla ricerca del raddoppio. Al 37’ Padoin rischia l’autogol sugli sviluppi di un corner di Luis Alberto. E al 41’ ci pensa ancora Immobile a segnare: incornata su traversone di Lulic smistato di testa da Marusic.

CHIUDE BASTOS — Dopo l’intervallo la Lazio blinda la vittoria. Al 4’, Bastos sigla il 3-0 con la sua seconda rete in campionato. Tocco del difensore angolano sotto porta su punizione pennellata da Luis Alberto. Primi cambi. Inzaghi avvicenda Leiva con Murgia, Lopez sostituisce Sau con Pavoletti. Il Cagliari non molla, anzi si sbraccia per spingersi in avanti. L’innesto di Faragò al posto di Dessena porta più spinta sulla fascia destra. Al 22’ altro gol annullato ai rossoblù: Pavoletti calcia in fuorigioco dopo la traversa colpita da Farias. Nella Lazio Luiz Felipe rileva Radu, sull’altro fronte Miangue dà il cambio a Padoin. Inzaghi passa al 3-5-2 con l’ingresso di Caicedo (out Marusic). Il Cagliari punta sempre all’attacco. Al 41’ Strakosha si esalta su una botta di Ionita. Milinkovic sfiora il quarto gol per la Lazio. Che si gode la gioia dei 20 mila dell’Olimpico (Curva Nord chiusa dopo gli ululati razzisti col Bassano) puntando verso orizzonti sempre più ambiziosi.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 ottobre 2017 00:44
SERIE A 2017/2018 9ª Giornata (9ª di Andata)

21/10/2017
Sampdoria - Crotone 5-0
Napoli - Inter 0-0
22/10/2017
Chievo - Hellas Verona 3-2
Atalanta - Bologna 1-0
Benevento -Fiorentina 0-3
Milan - Genoa 0-0
Spal - Sassuolo 0-1
Torino - Roma 0-1
Udinese - Juventus 2-6
Lazio - Cagliari 3-0

Classifica
1) Napoli punti 25;
2) Inter punti 23;
3) Juventus e Lazio punti 22;
5) Roma(*) punti 18;
6) Sampdoria(*) punti 17;
7) Chievo punti 15;
8) Bologna punti 14;
9) Fiorentina, Torino e Milan punti 13;
12) Atalanta punti 12;
13) Sassuolo punti 8;
14) Genoa, Udinese, Cagliari, Crotone e Hellas Verona punti 6;
19) Spal punti 5;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
binariomorto
00mercoledì 25 ottobre 2017 01:05
Inter-Sampdoria 3-2: gol di Skriniar e doppietta di Icardi, Spalletti è primo

I nerazzurri dominano a lungo e vanno sul 3-0, poi Kownacki e Quagliarella spaventano San Siro.
Napoli scavalcato in vetta alla classifica, in attesa delle gare di domani


Tu chiamalo, se puoi, catenaccio. In una sola sera l’Inter si toglie due soddisfazioni: prendersi per 24 ore (almeno) la vetta solitaria; rispedire al mittente, come “irricevibili”, le critiche di chi la definisce difensivista, speculativa e pure fortunata. Per un tempo “tritura” la Samp sesta, poi si complica la vita fino al 3-2 finale, e ai brividi sulla conclusione al volo di Caprari, nel recupero. Del resto, le cattive abitudini sono dure da estirpare.


Catenaccio, proprio no: si va da un estremo all’altro. Nel primo tempo il gioco sgorga da dietro, con una fitta rete di passaggi. E i gol ne sono la naturale conclusione. Nel finale si difende male, in modo caotico, quando dovrebbe solo controllare. E la Samp, coi buoi che sembravano ampiamente scappati, quasi porta a casa un insperato pareggio. I segnali, insomma, sono discordanti: i nerazzurri dimostrano di poter giocare bene, ma anche che la solidità mentale e difensiva a tratti può abbandonarli. Chi non abbandona mai è Mauro Icardi: stasera è doppietta, gol numero 10 e 11 in campionato, 99 e 100 in Italia. Reti da bomber vero, come da campione vero sono le giocate di Perisic, da un’area all’altra. Scegliete voi cosa preferite: il palo in pallonetto, la traversa secca, l’assist o la chiusura su Quagliarella che vale un gol? Spalletti arriva ai tre punti con quella che ormai è la formazione tipo: infrasettimanale o no, qua non riposano mai. Una stagione senza coppe permette anche questo, di tirare la corda nelle settimane da due impegni, perché ci sarà modo di riposare poi. Però il tecnico rischia di riaprirla con due cambi, Joao Mario e Santon, ce decisamente non funzionano.

IL DOMINIO — Due gol, due pali pieni a portiere battuto, sei ulteriori occasioni più o meno nitide (alcune in HD): l’Inter ripaga gli oltre 54mila di San Siro con un primo tempo all’insegna della “grande bellezza”. Puggioni, peraltro piuttosto collaborativo (suo malgrado) con la causa interista, li vede arrivare da tutte le parti: sugli esterni, dal centro, su calcio da fermo, con tiri da fuori. Quando al 18’ Skriniar arriva per primo sulla spizzata di Vecino (corner di Candreva) e Puggioni non trattiene un tocco debole, l’Inter ha già meritato il vantaggio. Quando al 32’ Icardi raccoglie una ribattuta corta di testa di Silvestre (cross di Vecino), con un destro al volo all’angolino, il 2-0 sta quasi stretto agli uomini di Spalletti. Lo avrebbe meritato prima Perisic, con un pallonetto da lontano su un rinvio errato di Puggioni, fuori porta: la parabola è quasi perfetta. Quel “quasi” si trasforma in un interno del palo, legno poi scosso una decina di minuti dopo da un colpo di testa di Icardi.

LA PAURA — La ripresa non può essere così spumeggiante. E infatti non lo è. Ma per l’Inter non dovrebbe essere nemmeno così terrorizzante. E invece lo è. Icardi al 10’ sembra chiuderla: Vecino (c’è in tutti i gol) premia un taglio di Perisic, che si defila a destra, crossa per Mauro che infila. Otto minuti dopo però comincia un’altra partita, con un cross sul secondo palo di Quagliarella che Handa valuta male e il giovane subentrante Kownacki trasforma in gol. La Samp, fin lì assente e disastrosa sia in mezzo (dove lotta solo Torreira) che sulle fasce (dove i terzini “remano”) prende metri e fiducia, grazie anche alla crescita del “Quaglia”. Il bomber c’è sul cross di Praet, il match si riapre. Otto minuti di speranza per Giampaolo, poi la capolista se ne va.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 25 ottobre 2017 23:46
Atalanta-Verona 3-0: gol di Freuler, Ilicic e Kurtic

Dopo un primo tempo di sofferenza (e un gol per parte annullato dalla Var),
la squadra di Gasp travolge la formazione di Pecchia: ora la zona Europa è vicina


L’Atalanta continua la risalita. Terza vittoria in sette giorni, tra campionato ed Europa: contro il Verona basta un ottimo secondo tempo. Tre a zero firmato Freuler-Ilicic-Kurtic e quota 15 raggiunta: il tour de force contro le piccole sta fruttando. Nonostante un Papu a mezzo servizio e una prima parte con qualche difficoltà. Perché i bergamaschi sudano per tutto il primo tempo, correndo qualche rischio di troppo e ringraziando la poca cattiveria sotto porta di Kean: scampati i pericoli, nella ripresa è tutta un’altra storia e l’Atalanta può anche divertirsi.

MATCH — Turno infrasettimanale, dunque turnover per entrambi gli allenatori: Gasperini ritrova Toloi e soprattutto Gomez e dà fiducia a Cornelius, con l’ex Gollini in porta al posto di Berisha e Gosens che fa rifiatare Spinazzola, mentre Pecchia lascia fuori Pazzini e affida la maglia di prima punta al baby Kean, supportato da Cerci, Verde e Fares. L’Atalanta, nei primi 45’, prova a fare gioco, ma il Verona è tutt’altro che remissivo e crea pericoli in contropiede, costruendo le palle-gol più pericolose. La gara è da subito vibrante: in apertura, Nicolas si supera per rovinare la festa a Toloi, che si era inventato una superba sforbiciata, subito dopo Kean non fa il Pazzini e calcia alto una bella palla servitagli da Cerci, per poi concedere il bis di sprechi nel cuore del primo tempo (assist ancora di Cerci, para Gollini). C’è equilibrio e, se qualcuno prova a spezzarlo, ci pensa il Var, che in una manciata di minuti annulla per fuorigioco i gol di Freuler e Kean: nella prima occasione c’è Cornelius in offside, nella seconda proprio Kean (che aveva tentato la fotocopia del gol al Torino, dopo avere sprecato a due passi da Gollini nella parte iniziale dell’azione).

EPILOGO — A inizio ripresa, subito l’episodio che sblocca la partita: Freuler si riprende ciò che gli era stato tolto, freddando Nicolas, al 5’. Merito suo e di Gomez, demerito di Bessa, che si fa rubare un pallone killer dal Papu, al limite dell’area. Dieci minuti dopo, lo svizzero è puntuale anche come assist-man: palla a Ilicic, che di sinistro, dal limite dell’area, trova l’angolino. Pazzini entra quando la partita è di fatto già finita, quindi Kurtic trova la zampata su cross di Gosens, al 30’, e firma il suo primo gol stagionale. Basta un tempo per l’ennesima serata di festa: l’Atalanta ride ancora.

Matteo Spini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 25 ottobre 2017 23:52
Bologna-Lazio 1-2: Milinkovic+Lulic, Inzaghi vola

I biancocelesti dominano nel primo tempo (un rigore sbagliato da Immobile e 4 pali),
poi l'autorete dell'esterno bosniaco in avvio di ripresa complica un po' il discorso.
Ma Inzaghi può godersi il 7° successo consecutivo tra coppa e campionato


E sono sette. Come le vittorie consecutive tra coppa e campionato. E come i successi esterni in altrettante partite giocate fuori casa dall'inizio della stagione. La Lazio di Inzaghi è più forte di tutto, anche della bufera scatenata dall'antisemitismo di suoi pseudo-tifosi. Il Bologna viene annichilito fino all'intervallo, al quale la Lazio va colpevolmente in vantaggio solo di due gol (oltre ai quali colpisce anche 4 pali, fallendo un rigore). Poi nella ripresa comprensibilmente cala e soffre il Bologna che, col cuore più che con il gioco, riapre la partita e per poco non la pareggia. Sarebbe stato un premio eccessivo.

PRIMA SHOW — Pronti via, la Lazio fa dimenticare tutto il brutto di questi giorni con un gioco spumeggiante ed efficace. Il Bologna non ha neanche il tempo di prendere le misure che è già sotto. Azione da manuale del calcio: Parolo recupera palla davanti alla sua area (grazie anche all'aiuto di Immobile) avanza fin oltre la metà campo e serve Luis Alberto che apre di prima per Lulic, che scarica su Milinkovic: il serbo apre il piatto e per Mirante non c'è scampo. La squadra di casa accusa il colpo e fa fatica a riorganizzarsi, quella di Inzaghi gioca sul velluto, creando occasioni a ripetizione. Immobile colpisce due pali e mezzo, uno su rigore decretato per fallo di Masina su Milinkovic (primo errore dal dischetto per il napoletano da quando è alla Lazio). Poi però il 2-0 arriva lo stesso grazie a Lulic che capitalizza (di testa, da fuori area) un lancio millimetrico di Luis Alberto, sfruttando anche l'uscita tardiva di Mirante. Il portiere del Bologna si riscatta evitando il 3-0 sempre su Immobile e poi grazie a un altro palo, questa volta colpito da Leiva, di testa. E il Bologna? L'occasione migliore gliela crea sempre la Lazio. Un retropassaggio di testa di Lulic per Strakosha si trasforma in una palla insidiosissima che il portiere riesce in qualche modo a respingere (e poi fa lo stesso sul tentativo di tap-in di Verdi).

POI SOFFERENZA — Ma nella ripresa la musica cambia. La Lazio rallenta il ritmo, il Bologna getta il cuore oltre l'ostacolo e riapre i giochi grazie a Lulic che, sul traversone di Nagy per anticipare Pulgar trafigge l'incolpevole Strakosha. Il Bologna si rianima, ma la Lazio - dopo la distrazione - torna a giocare con la testa e tiene bene fino al 90'. Poi però nel recupero, dopo una colossale occasione fallita da Parolo, rischia il 2-2. La salva il solito Strakosha su Nagy. Giusto così.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 25 ottobre 2017 23:57
Cagliari-Benevento 2-1: Pavoletti decide al 95'

Vittoria in extremis dei rossoblù, che muovono la classifica dopo 5 sconfitte di fila.
I campani col rigore ispirato dalla Var e trasformato da Iemmello al 94'
avevano sperato di festeggiare la prima di De Zerbi col primo punto stagionale



Una vittoria preziosissima per tifosi in buona salute: il Cagliari si prende i 3 punti sui titoli di coda e condanna il Benevento alla decima sconfitta di fila. Dopo cinque sconfitte, per Pisacane e soci una boccata strepitosa d’ossigeno, anche grazie ai passi falsi delle dirette concorrenti. Match da altalena, con finale ricco di colpi di scena. Si parte con Lopez che disegna il 3-5-2 intravisto a Roma con la Lazio e fa turn over: in panca Joao Pedro, Farias e Andreolli. In campo dal via Miangue, Faragò e Ceppitelli. De Zerbi schiera un 3-4-3 con la dorsale Djimsiti-Cataldi-Iemmelo. Il match è arioso e combattuto. Il Cagliari parte con il coraggio chiesto dal tecnico. Barella, Sau, Padoin mettono la marcia giusta. Sulle fasce, Miangue a sinistra trova i movimenti giusti e qualche buon traversone. A destra Faragò ingrana tempi d’inserimento e cross: Pavoletti arriva di un soffio in ritardo su una palla a giro millimetrica. L’antipasto che porta al vantaggio. I rossoblù pressano, mischia feroce in area, la palla arriva a Cigarini, sassata deviata sulla traversa, nel batti e ribatti, complice il velo di Pavoletti su Brignoli, Faragò precede tutti e insacca. La Sardegna Arena, quattordicimila paganti, prende quota. E la storia prosegue al meglio: al 16’ Di Chiara falcia Sau in area, Irrati indica il dischetto. Il centravanti di Tonara prende una rincorsa breve, accorcia i passi, piattone destro alto sulla traversa. Lopez incita i suoi. Il raddoppio sfumato incupisce i rossoblù e dà coraggio agli ospiti. Chisbah, Ciciretti e Lazaar tengono botta. La manovra dei campani è pulita, le criticità emergono nel passaggio filtrante e nella costruzione del tiro. Il Cagliari si riprende e ritrova la marcia giusta: ci provano Pavoletti, di testa, alto, Barella, dal limite, Brignoli blocca. Al 39’ Pisacane esce, problemi muscolari, Lopez inserisce Capuano. La partita rimane piacevole. Fisicità, agonismo, raddoppi da entrambe le parti. Ma quel che latita e la giocata pulita e il passaggio filtrante. Si va al riposo.

TAVECCHIO ALLA SARDEGNA ARENA — Per il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ospite del club di Giulini, caffè e strette di mano nel museo del Cagliari. “L’Italia giocherà qui un eventuale test pre mondiale. La Sardegna Arena - ha detto il numero uno del calcio italiano - è il simbolo dell’efficienza di impresa, apprezzo molto anche il percorso museale. Gigi Riva? Un grande campione, nato nella mia regione. Come lui ce ne sono stati pochi”.

RIPRESA, COMBATTUTA — Lopez chiede ai suoi determinazione. Padoin e soci partono bene. Miangue crossa teso, Pavoletti la trova di testa, Brignoli para. Al 6’ fallo di mano di Di Chiara, già ammonito. Irrati fischia la punizione, Lopez chiede l’ammonizione, si fa sentire dal quarto uomo, Marini. Si chiude lì. La punizione di Cigarini trova l’inzuccata di Ceppitelli, fuori. Al 10’ brivido in area: Lazaar crossa, Iemmello devia di testa, miracolosi Rafael. Il portiere brasiliano protagonista anche 2’ dopo, uscita decisa su traversone di Memushaj. Il Cagliari soffre ma resiste. Sau viene anticipato da un soffio da Brignolo. Il centravanti infila in ripartenza il Benevento ma si divora il 2-0 al limite dell’area. Ma è Cataldi, girata di destro, ha mancare il pareggio. Il pubblico rumoreggia, la partita va chiusa, Lopez si sbraccia. I rossoblù si compattano. Pavoletti si batte, Miangue e Padoin ritrovano la corsia sinistra. Ma il Benevento non molla. Lopez richiama Sau per Farias, De Zerbi inserisce Lombardi per Memushaj. I campani prendono campo, tiro ribattuto di Chisbah, cross teso di Lombardi, intercettato da Padoin. I padroni di casa non riescono a chiuderla. Irrati mostra il “giallo” a Barella per gioco scorretto (quinto rossoblù dopo Faragò, Cigarini, Padoin e Pavoletti). Ancora Iemmello, sul filo dell’off side, ben messo calcia a lato. I rossoblù non riescono a ripartire, Ciciretti e soci non mollano. E Viola, su calcio d’angolo, piazza un tracciante che attraversa l’area piccola: Antei sfiora con Rafael impotente. Il Benevento chiude in attacco, con orgoglio e determinazione. Il Cagliari stringe i denti. Al 2’ di recupero (dei 4 assegnati da Irrati) la mazzata per i sardi: Faragò abbatte Coda. L’arbitro di Pistoia indica il dischetto. Iemmello spiazza Rafael. L’1-1 è l’inferno per il Cagliari. Ma non è finita: un minuto dopo Pavoletti in tuffo mette all’incrocio di testa su cross di Faragò. Gol da cineteca. Un finale da infarto. Ma i 3 punti sono un sorriso nella notte.

Mario Frongia

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 26 ottobre 2017 00:04
Chievo-Milan 1-4: Suso, autogol di Cesar,
Calhanoglu e Kalinic: Montella salvo

Lo spagnolo illumina con gol, assist e un'autorete propiziata.
Segnano anche Calhanoglu e Kalinic, il tecnico supera l'esame



Toglietemi tutto, ma non il mio Suso. Non sarà sexy come Monica Bellucci nel celebre spot Anni 90, ma la resa sul campo dello spagnolo è altrettanto efficace. Anzi, vitale. Perché è proprio Jesus-la-certezza che segna, fa segnare (compagni e avversari nella propria porta) e guida il Milan al 4-1 sul campo del Chievo. Montella salva la panchina e la truppa rossonera si ricarica di punti e fiducia in vista della Juve. Una serata quasi perfetta, se non fosse per la bruttissima caduta nel finale di Calabria dopo uno scontro aereo con un avversario: il terzino rossonero è in ospedale per controlli, ma si tratterebbe di trauma facciale.

MAGO JESUS — Il Diavolo ha cambiato tutto: società, giocatori e moduli, ma se la barca non affonda nella tempesta è perché si vira a tutta sulla destra, dove lo spagnolo con la 8 sulle spalle sa cavalcare le onde come pochi. Dategli un pallone sulla sua zolla - limite dell'area con rientro sul sinistro - e Suso farà succedere qualcosa. Al Bentegodi, mentre Kalinic e compagni faticano a impensierire Sorrentino nella prima parte della gara nonostante la buona manovra dei rossoneri, Jesus pennella il vantaggio con un sinistro a giro favoloso al 36'. E al 42' piazza l'uno-due con un cross dalla destra che impatta sulla testa di Cesar, sfortunato a deviare alle spalle del proprio portiere. Al 19' della ripresa, quando il solito Birsa (altro gol dell'ex, dopo quello di un anno fa) accorcia sull'1-3 e fa riaffiorare i fantasmi di una stagione cominciata male, Suso manda in porta Kalinic e gli permette di sbloccarsi e di chiudere i giochi. Per il resto, una gara da dominatore assoluto: 4 gol e 3 assist in campionato, il top player è lui.

CRESCITA — Altre indicazioni della serata: il Milan cresce, l'approccio è quello giusto (come visto contro il Genoa, del resto), il centrocampo protegge meglio di altre volte la difesa (che senza Bonucci rischia solo su due colpi di testa di Tomovic, uno per tempo, il secondo deviato sulla traversa da Donnarumma). Kessie piace più in fase offensiva - è lui che serve a Calhanoglu la palla per il 3-1, primo gol del turco in A, in ripartenza - che per gli appoggi in disimpegno - uno sballato spiana la strada a Birsa per il gol del Chievo -, Kalinic convince per il solito lavoro a supporto dei trequartisti e soprattutto si sblocca sotto porta. Molto più di un dettaglio, visto che sabato a San Siro arriva il rullo Juve...

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 26 ottobre 2017 00:07
Fiorentina-Torino 3-0, gol di Benassi, Simeone e Babacar

A segno l'ex Benassi nel primo tempo, Simeone e Babacar nella ripresa.
I granata colpiscono due traverse (con Moretti e Niang) e terminano in dieci per il rosso a Barreca



La Fiorentina ha il vento in poppa e conquista la terza vittoria consecutiva. La nave granata invece continua a imbarcare acqua e anche la fortuna (due legni) non aiuta il Toro. Pioli insiste con il 4-3-3, Benassi fa l'interno di centrocampo, davanti Chiesa, Simeone e Thereau. Mihajlovic recupera Barreca a sinistra, il centravanti lo fa ancora Sadiq con Belotti out (ma quasi pronto al rientro). Il Torino parte meglio, i viola lasciano campo pronti a ripartire in contropiede. Come quando Biraghi lancia Thereau, il cui sinistro di prima intenzione termina abbondantemente a lato. Lo stesso Thereau si fa male poco dopo (problema muscolare) ed al 18' deve lasciare il campo: spazio a Eysseric. Al 24' Sportiello sbaglia il rinvio, il tiro di Iago Falque viene deviato in corner da un difensore viola. Al 29' la Fiorentina segna: splendida azione sull'asse Chiesa-Simeone, l'assist del Cholito viene trasformato in gol dal destro secco di Benassi. Che, da ex capitano granata, non esulta. Reazione ospite immediata con Moretti che coglie la traversa da pochi passi. Al 36' Badelj perde un brutto pallone ed il Torino parte in contropiede, ma la conclusione di Ljajic viene deviata in corner da Sportiello.

LA VIOLA CHIUDE — Si riparte con un cambio. Mihajlovic toglie Sadiq facendo entrare Berenguer e spostando Niang centravanti. Due minuti e la mossa rischia di pagare. Ljajic serve in verticale l'ex milanista che tutto solo calcia sulla traversa. Secondo legno granata. La Fiorentina risponde al 10' con un gran destro di Eysseric dal limite alto di pochissimo. Due minuti più tardi Pezzella in scivolata disperata si immola salvando tutto. Dalla parte opposta Barreca fa la stessa cosa dopo un tiro di Chiesa respinto da Sirigu. Al 20' raddoppio viola con un gran destro sotto l'incrocio di Simeone, servito da un ottimo Benassi. Il Toro non molla, ma Ljajic spara in curva da posizione favorevole. Fuori un applauditissimo Simeone, dentro Babacar. Che segna quasi subito su calcio di rigore conquistato da Chiesa per una spinta di Barreca, espulso. Molinaro prende il posto di Iago, ma la Fiorentina rischia di dilagare con Babacar che si mangia il quarto gol. Finisce con i viola a festeggiare sotto la curva. Per il Toro invece, è notte fonda.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 26 ottobre 2017 00:11
Serie A, Genoa-Napoli 2-3.
Mertens show a Marassi, Sarri torna in vetta

Due gol "e mezzo" per il belga, ai rossoblù non bastano il gran tiro di Taarabt e il colpo di testa di Izzo.
Napoli di nuovo a +2 sull'Inter e a +3 sulla Juve


Il regno dell'Inter dura solo 24 ore, il Napoli si riprende lo scettro con un 3-2 che, però, non cancella l'impressione di un leggero appannamento. Stesso risultato dei nerazzurri, sempre contro una squadra di Genova, in partite con andamento simile: imprevisti affanni finali dopo chiare dimostrazioni di forza. La classifica, comunque, dice che il Napoli è di nuovo +2 su Spalletti e +3 sulla Juve. Dopo la sconfitta a Manchester e il pari coi nerazzurri, la squadra di Sarri riassapora la vittoria in questo ottobre denso di impegni: tre punti sofferti e pesanti, come quelli incassati sul terreno della Spal. Protagonista assoluto, una volta di più, Dries Mertens: due gol e mezzo per lui, dopo 3 partite di inusuale astinenza.


MAGIE DI MERTENS — Al Ferraris riposano Albiol, Jorginho e Allan: dentro Chiriches, Diawara e Zielinski. Per il romeno è un ritorno in campo con scossa iniziale, perché è lui ad ammirare più da vicino il gran destro con cui Taarabt porta avanti i rossoblù (4'). Ma salirà di rendimento col passare dei minuti, come tutto il Napoli che registra un po' la difesa. La macchina di Sarri riprende a macinare chilometri senza scomporsi per lo svantaggio a freddo, e tutto è più facile quando in attacco c'è Mertens. Il belga, alla sua maniera, spazza via i primi sintomi di frenata: punizione-gioiello e Perin può solo raccogliere in rete il pallone dell'1-1. Con lui cresce il rendimento di Diawara, che alla mezz'ora indovina un lancio perfetto, assecondando la propensione a verticalizzare il gioco. L'aggancio di suola di "Ciro" Mertens mette a dura prova i principi della dinamica, la conclusione sotto la traversa non dà scampo a Perin: 2-1, un capolavoro. Se il Napoli va all'intervallo in vantaggio, dopo aver sfiorato il terzo gol con Zielinski e il solito Mertens, è però merito anche di Reina, che di piede nega il pari a Lazovic.

FINO ALLA FINE — La ripresa inizia con un Napoli deciso a chiudere la pratica il più in fretta possibile, dalle parti di Perin piovono i tentativi di Hamsik e Insigne, che ci prova perfino di testa. Il Genoa non esce più dalla trequarti, l'autogol di Zukanovic (su tiro-cross dello scatenato Mertens) è la naturale conseguenza di una pressione che si era fatta sempre più schiacciante. Il 3-1 sembra chiudere i giochi, ma il Napoli difetta in cinismo e Sarri si arrabbia. Anzi, diventa proprio una furia quando a Rigoni viene concesso un controllo e cross in area, che Izzo trasforma nel gol del 2-3: il quarto d'ora finale, da insignificante, diventa incandescente. Reina, però, non è più chiamato in causa, a differenza di Perin. Mazzoleni fischia, il Napoli non perde più la testa. Anzi: se la riprende.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 26 ottobre 2017 00:15
Juventus-Spal 4-1, gol di Bernardeschi,
Dybala, Paloschi, Higuain e Cuadrado

Due capolavori di Bernardeschi e Dybala, poi la squadra di Allegri si rilassa e incassa la rete di Paloschi.
Higuain e Cuadrado nella ripresa chiudono i conti



Un comodo 4-1 alla Spal e Dybala che torna al gol. In gran parte sono buone notizie per Massimiliano Allegri, che si avvicina allo scontro diretto col Milan col suo fuoriclasse che ritrova la fiducia, con Higuain che torna a segnare e con l'incoraggiante spezzone giocato da Claudio Marchisio nel finale. E coi progressi evidenti di Bernardeschi, che apre le danze con sinistro da eletto del pallone.

SPRUZZATE DI QUALITÀ — Tra la Spal e i bianconeri il divario è sostanzialmente imbarazzante e il verdetto non può mai essere in discussione. Basta una buona Juve, non eccezionale, per evitare la sorpresona. Non scompaiono però le ombre sulla tenuta difensiva e mentale della squadra di Allegri. Che va subito sul 2-o con le perle di Bernardeschi e Dybala (che punizione!), poi si rilassa e incassa la rete di Paloschi in modo evitabile. Oltre alla dormita di Lichtsteiner sull'ex Milan, è tutto l'atteggiamento sul corner battuto a sorpresa che non convince. E il bilancio di 5 reti al passivo nelle ultime 3 di campionato preoccupa.

SPRUZZATE DI QUALITÀ — La Spal resta in partita anche in avvio di ripresa, quando la Juve rientra in campo molle, quasi modello Lazio allo Stadium. Viene giustamente annullato il 2-2 a Oikonomu (netto fuorigioco di Paloschi), Barzagli fa un gran salvataggio su Paloschi. E' il segnale che la sveglia attende per suonare. Higuain e Cuadrado, appena entrato con Pjanic, rendono la mezz'ora finale qualcosa di paragonabile a una partitella del giovedì.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 26 ottobre 2017 00:19
Serie A, Roma-Crotone 1-0, Perotti fa esultare Di Francesco

I giallorossi giocano bene ma non riescono a dilagare anche per via di una buona prova difensiva della squadra di Nicola.




La Roma incassa una vittoria pesantissima con il minimo sforzo, grazie ad un rigore per molti generoso di Perotti ed i soliti due pali da mettere nel cassetto personale della sfortuna. Troppa la differenza tecnica tra le due squadre anche se poi, a conti fatti, il rigido 4-4-2 di Nicola qualche grattacapo l'ha anche creato ai giallorossi. Per Di Francesco, comunque, una vittoria che pesa da morire perché permette ai giallorossi di restare agganciati al gruppo delle prime quattro. Per il Crotone, invece, un'altra sconfitta esterna, anche se non era all'Olimpico che i calabresi dovevano prendere punti per la salvezza.

DOMINIO TERRITORIALE — Di Francesco attua un robusto turnover, cambiando ben sei uomini rispetto alla vittoria di Torino e mandando in campo Karsdorp per la prima volta in assoluto. Nicola invece si affida al classico 4-4-2, ma rispetto alle previsioni spedisce Nalini a fare l'esterno sinistro di centrocampo e mette dento Crociata di punta, al fianco di Budimir. Il piano-partita del Crotone prevede linee molto compatte, difesa ardua e ripartenze, tanto che il pallino del gioco è praticamente sempre in mano alla Roma (alla fine del primo tempo il possesso palla è addirittura del 77,1%), che costruisce tanto soprattutto con la catena di sinistra, grazie alle discese di Kolarov e la vena di Perotti e Gerson. Così i primi pericoli li costruisce tutti l'uomo in più di questo momento giallorosso, proprio Kolarov, che in meno di un minuto (al 9') prima sfiora il vantaggio con un esterno sinistro dal limite che esce di un soffio , poi si procura il rigore del vantaggio (realizzato da Perotti), per alcuni versi generoso, visto che il serbo va a cercare la gamba di Mandragora. Al 18' poi è ancora Kolarov a sfiorare il gol, stavolta con una punizione esterna che finisce sul palo. Poi è il Crotone a darsi vivo prima con un colpo di testa di Nalini (20') e poi con un'azione in area su cui Fazio liscia clamorosamente il pallone e Karsdorp è costretto a liberare in extremis. Prima della fine ci sono anche due occasioni per Dzeko (prima un regalo di Sampirisi non sfruttato a dovere, poi un colpo di testa di un soffio fuori) , intervallate da un bello spunto nello stretto di Rodhen.

ALLUNGHI E RIPARTENZE — La ripresa scivola via sulla stessa falsariga del primo tempo, con Simic (buona la sua gara e quella di Ceccherini) che salva su Dzeko e il bosniaco che all'8' colpisce un clamoroso incrocio dei pali con un sinistro fortissimo dal limite dall'area di rigore. Tre minuti dopo è ancora Dzeko a rendersi pericoloso su assist di Perotti, ma il suo tiro in corsa è troppo centrale. Allora Nicola prova a mettere forze fresche a destra con Faraoni, proprio per cercare di arginare la catena di sinistra della Roma e radoppiare su Perotti, sempre vivo. Al 26' il Crotone reclama un rigore per presunto fallo di Fazio su Budimir (ammonito per simulazione), poi Defrel ha due buone occasioni per chiudere la partita (prima una ripartenza, poi un buon calcio dal limite) ma le spreca malamente. Perotti nel frattempo continua a seminare avversari e creare pericoli, in una partita oramai spaccata in due ed in cui la Roma cerca l'allungo decisivo e il Crotone la ripartenza chiave. L'ultimo brivido così è proprio dei calabresi, esattamente con Simic, che sull'unico angolo rossoblù prova a sorprendere invano Alisson. Finisce così, con la Roma all'inseguimento delle prime e il Crotone a pensare al futuro,

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 26 ottobre 2017 00:22
Sassuolo-Udinese 0-1, decide Barak

Il primo gol in Serie A del centrocampista vale a Delneri una vittoria esterna che mancava dal 12 marzo.
Neroverdi ancora senza vittorie al Mapei Stadium


Vittoria e sorpasso: l'Udinese espugna 1-0 il Mapei Stadium, raggiunge quota 9 punti in classifica e sopravanza il Sassuolo di una lunghezza. Una striscia negativa lunga otto trasferte, chiusa con il successo emiliano: il gol di Barak è una boccata d'ossigeno per i friulani e per il loro allenatore, reduci dai sei gol subiti contro la Juventus. Un colpo da k.o. che avrebbe minato le certezza di qualunque squadra. Il Sassuolo vanifica in casa quanto di buono aveva fatto tre giorni fa lontano da casa: è la terza sconfitta in cinque partite a Reggio Emilia. La prima vittoria al Mapei Stadium e è ancora rimandata.

LA MOSSA TATTICA — È un'Udinese sprint quella che entra in campo: Delneri sceglie di aggredire il Sassuolo sulle corsie esterne grazie al lavoro degli esterni difensivi Larsen e Adnan, a cui si aggiungono le iniziative personali di Jankto e Matos (preferito a De Paul). Bucchi, che presenta il Sassuolo con il 4-3-3 di "difranceschiana" memoria, vede il punto dolente della difesa friulana negli spazi lasciati dai due terzini e decide di far partire Politano e Berardi da posizione molto larga. Le emozioni, tuttavia, scarseggiano fino alla mezz'ora del primo tempo quando un break dell'Udinese regala il gol del vantaggio agli ospiti.


UN VELO CHE VALE — Minuto 32 e i bianconeri, questa volta in maglia gialla, festeggiano: la rete è di Barak ma grande merito va dato a Perica che, con un velo decisivo, disorienta Acerbi e mette il centrocampista nelle migliori condizioni per battere Consigli. La replica dei neroverdi tarda ad arrivare: è una reazione nervosa più che tecnica, incapace di portare reali pericoli alla porta difesa da Bizzarri. Anzi, è ancora la squadra del patron Pozzo a rendersi pericoloso in contropiede. Il tiro di Perica, tuttavia, esce alla destra dell'estremo difensore emiliano. Solo sul finire del primo tempo Falcinelli (prima) e Berardi (poi) costruiscono due palle gol degne di tal nome. Il risultato, però, non cambia.

POSSESSO PALLA — Lo squillo di Falcinelli (tiro-cross che attraversa tutto lo specchio della porta) inaugura la ripresa che vede l'ex centravanti del Crotone protagonista anche di un colpo di testa in mischia. La supremazia territoriale degli uomini di Bucchi è sterile. L'Udinese si difende con ordine e blocca sulla trequarti tutte le iniziative avversarie. Bisogna arrivare al 25' per trovare un potenziale pericolo firmato Sassuolo: è Missiroli a calciare dall'interno dell'area di rigore, mandando il pallone sopra la traversa. E se i neroverdi faticano in zona gol, ci pensano gli ospiti a regalare qualche brivido: il traversone di Politano è deviato da Samir verso la propria porta. Provvidenziale Bizzarri: sarebbe stato il secondo autogol del difensore in pochi giorni. Il portiere si ripete a sei minuti dalla fine su punizione del numero 16 avversario: il suo intervento certifica i tre punti per l'Udinese.

Pietro Razzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 26 ottobre 2017 00:23
SERIE A 2017/2018 10ª Giornata (10ª di Andata)

24/10/2017
Inter - Sampdoria 3-2
25/10/2017
Atalanta - Hellas Verona 3-0
Bologna - Lazio 1-2
Cagliari - Benevento 2-1
Chievo - Milan 1-4
Fiorentina - Torino 3-0
Genoa - Napoli 2-3
Juventus - Spal 4-1
Roma - Crotone 1-0
Sassuolo - Udinese 0-1

Classifica
1) Napoli punti 28;
2) Inter punti 26;
3) Juventus e Lazio punti 25;
5) Roma(*) punti 21;
6) Sampdoria(*) punti 17;
7) Fiorentina e Milan punti 16;
9) Atalanta e Chievo punti 15;
11) Bologna punti 14;
12) Torino punti 13;
13) Udinese e Cagliari punti 9;
15) Sassuolo punti 8;
16) Genoa, Crotone e Hellas Verona punti 6;
19) Spal punti 5;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 28 ottobre 2017 23:12
Milan-Juventus 0-2: Higuain, doppietta e 101 gol in serie A

Una doppietta di un grande Pipita, innescato da un ottimo Dybala, condanna Montella.
Per i rossoneri traversa di Kalinic sullo 0-1


Avviso ai genitori di fede rossonera. "La carica dei 101" è un gran bel film della Disney da far vedere e rivedere ai propri figli, ma di questi tempi è meglio di no: con tutto quel bianconero dei dalmata sullo schermo e la doppietta castiga-Milan di mister 101 gol Gonzalo Higuain ancora nell’aria, c’è il rischio che i piccoli milanisti rivivano gli incubi di questo pomeriggio a San Siro. Il superclassico se lo prende la Juve, con un 2-0 che punisce un Diavolo mai domo ma inefficace: il Pipita ce l’ha Allegri, che grazie al suo bomber e a una prova tutta cinismo e concretezza si arrampica in testa alla classifica con il Napoli, in attesa di sapere se sarà primo posto anche domani (Juve a 28 punti con gli azzurri, che ospitano il Sassuolo. Inter a 26, attesa in casa del Verona lunedì sera: leggi qui la classifica). Montella, dall’altra parte, sa che il divario che si sta scavando tra il suo Milan e la zona Champions potrebbe condannarlo. E adesso?

KILLER GONZALO — Il Pipita versione deluxe si accende al 23’: palla in verticale di Dybala, movimento dal limite a bruciare un Romagnoli sin lì perfetto (sontuosi un paio di anticipi proprio su Higuain) e infila Donnarumma in diagonale. Nella ripresa, al 18’, piazza il colpo del k.o., che vale il gol numero 101 in Serie A: negli attimi di confusione fisiologica del Milan, che ha appena cambiato il regista (Locatelli per un Biglia ai limiti dell’inguardabile e Antonelli per Abate, con Borini che passa a destra), Asamoah affonda e taglia per Higuain, che sfrutta il velo di Dybala e gela di nuovo Donnarumma. Non aveva ancora segnato al Milan con la maglia della Juve, non aveva ancora battuto Gigio: eccovi serviti.

SUSO IN GABBIA — Allegri, che conosceva bene le trappole del Diavolo, si preoccupa di neutralizzare il pericolo numero uno e costruisce una gabbia attorno a Suso: sullo spagnolo ci sono sempre almeno due uomini (Mandzukic in modalità “sacrificio” attivata si aggiunge ad Asamoah) più uno tra Pjanic e Khedira. Jesus fatica a trovare spazio per il sinistro o il cross per i compagni, anche perché Abate non gli dà supporto, ma il Milan riesce a tirare fuori colpi di scena anche da altre parti del campo. Le due palle gol rossonere più clamorose partono dai piedi di Borini e Rodriguez ma si spengono su quelli di Kalinic, che non è Higuain ed esce a testa bassa dal duello a distanza: in avvio un ottimo Asamoah gli toglie una conclusione a due passi da Buffon, sul cross da sinistra al 25’ – a svantaggio appena incassato – manca l’impatto di un niente e al 45’ spedisce sulla traversa col mancino, dopo aver infilato i due centrali scattando sul filo sull’imbucata dello svizzero. È una Juve pratica, consapevole del proprio valore e delle proprie armi, che sa quando e come colpire un Milan generoso ma senz'anima in attacco.

DIVARIO — La banda di Allegri ha gli uomini giusti al posto giusto, il Milan no. Pjanic sparge sicurezza nel cuore del gioco, Biglia dissemina palloni ad alto rischio contropiede; Khedira vigila su Suso senza soffrire, Kessie prova a strappare ma è un insuccesso costante; Dybala, anche nella giornata in cui la scena è del Pipita, mette sempre i brividi e gioca un gran secondo tempo, Calhanoglu si spegne alla distanza dopo un buon avvio. E le sconfitte sono 5 in 11 giornate, mentre la Juve vola lassù.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 28 ottobre 2017 23:15
Roma-Bologna 1-0, El Shaarawy super,
altri tre punti d'oro per Di Francesco

L'ex Milan migliore in campo e autore della rete decisiva.
Giallorossi al terzo 1-0 di fila: salgono a 24 punti, con una partita in meno.
Positiva, nonostante la sconfitta, la prestazione degli uomini di Donadoni


Eusebio contro Federico, ma soprattutto Roma-Bologna. La famiglia Di Francesco, con l'evidente partecipazione di Donadoni, tira fuori una partita che fa bene agli occhi: squadre propositive, 4-3-3 veri e non buoni solo per le lavagne, esterni veloci e pronti a tagliare dentro, difese che si alzano a cercare il fuorigioco. La vince la Roma, con il terzo 1-0 di fila grazie a un gioiello di El Shaarawy nel primo tempo e una gestione del match nel secondo, quando il Bologna non ha la forza di portare pericoli veri dalle parti di Alisson.

IL GIOIELLO — Squadre ribaltate rispetto al turno infrasettimanale: otto cambi per Di Francesco (fuori per la prima volta stagionale Kolarov), sei per Donadoni. La prima occasione è targata Roma: al 10' buona apertura di De Rossi per Florenzi, cross al centro ed El Shaarawy al volo con il destro manda fuori. Replica Bologna tre minuti più tardi: Poli per Di Francesco, che spara un destro tra le braccia di Alisson. Al 23' ancora El Shaarawy pericoloso, ma il Faraone cerca l'assist invece del tiro e il Bologna si salva in angolo. L'azione più bella di marca giallorossa della prima frazione arriva al 24': Strootman innesca El Shaarawy, palla sul secondo palo per Dzeko che invece di cercare la volée in stile Londra appoggia per Defrel, che di prima intenzione non angola il sinistro favorendo Da Costa. Al 28' Dzeko spreca, tutto solo a centro area, spedendo fuori di testa un angolo di Pellegrini. Quattro minuti più tardi e ci vuole un super Alisson per evitare il vantaggio rossoblu: colpo di reni e smanacciata del portiere brasiliano dopo un colpo di testa ravvicinato di Masina. E' l'antipasto del gol, che arriva però nell'area opposta: minuto 33, angolo di Pellegrini ed El Shaarawy al volo con il sinistro confeziona un gioiello imparabile per Da Costa.

IL CONTROLLO — Il secondo tempo ricomincia nel segno del Faraone, che dopo neppure due minuti prende palla a centrocampo, taglia il campo verso il centro e dai 20 metri fa partire un destro che non finisce lontano dal palo di Da Costa. Al 7' gol annullato a Dzeko, che aveva controllato e poi trasformato un'assistenza di Strootman: fuorigioco, confermato anche dal Var Tagliavento consultato dall'arbitro Fabbri. Donadoni mette dentro Falletti per Nagy a centrocampo, Di Francesco toglie Defrel (colpo al malleolo) per Perotti. La partita è viva, il Bologna spaventa la Roma al 21', quando dopo una ripartenza Di Francesco junior non arriva puntuale al cross di Krafth. Al 24' Petkovic prende un giallo per simulazione dopo un contatto con Fazio. Esce Peres - risentimento muscolare alla coscia destra -, a sinistra nella Roma entra Moreno. Il pallino del gioco resta alla squadra giallorossa, che però non riesce ad affondare fallendo spesso l'ultimo passaggio per Dzeko, utile in ogni caso anche nel lavoro di sponda per i compagni. Al 33' a protestare è Florenzi, che va giù a cavallo dell'area di rigore dopo un contatto con Di Francesco: Fabbri lascia correre. Donadoni inserisce anche Donsah e Destro, nella Roma esce El Shaarawy per Gerson. Verdi calcia alta una punizione al 45' da buona posizione: è l'occasione sui titoli di coda, a far festa è Di Francesco senior.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 29 ottobre 2017 15:08
Benevento-Lazio 1-5: gol e 3 assist per Immobile.
Nani, prima gioia in Serie A

La squadra di Inzaghi colleziona la sesta vittoria nelle ultime
sei partite e raggiunge Juve e Napoli in testa al campionato.
Per i campani invece sono 11 le sconfitte su 11 partite


E ora sono otto. I successi consecutivi tra coppa e campionato, ma anche quelli totali in trasferta su altrettante gare esterne disputate. La Lazio di Inzaghi non si ferma più e continua il suo magico volo. Tutto fin troppo facile sul campo di un Benevento che continua malinconicamente a restare in fondo alla classifica a zero punti. Ma se mercoledì scorso i sanniti hanno avuto giustamente da recriminare per il primo punto svanito a Cagliari proprio sul filo di lana, contro la Lazio schiacciasassi di questo periodo non c'è stato nulla da fare.


TUTTO E SUBITO — Partita praticamente chiusa nel giro di un quarto d'ora. Perché al primo affondo i romani sono in vantaggio. Angolo di Luis Alberto, sponda aerea di Immobile e Bastos deve solo appoggiare in rete. Al 13' i biancocelesti sono già sul 2-0. Contropiede da manuale, con Mikinkovic che verticalizza per Immobile che, tutto solo in area, non può sbagliare. Un'altra declina di minuti ed arriva pure il terzo gol. Luis Alberto mette in azione Immobile sull'out sinistro, il traversone del centravanti pesca Marusic sul secondo palo e per il montenegrino è un gioco da ragazzi mettere dentro. Partita a senso unico con la Lazio che controlla senza dare neppure l'impressione di doversi impegnare più di tanto. A tratti la gara assomiglia a una gara di allenamento con gli ospiti che sembrano voler risparmiare i padroni di casa.

TENTATIVO INUTILE — Nella ripresa, però, la musica cambia, anche se non al punto da rimettere in discussione un verdetto già ampiamente scritto. Il Benevento, comunque, un pizzico più di cattiveria ce la mette. E, almeno inizialmente, qualche grattacapo lo crea ad una Lazio che rientra dell'intervallo con la testa scarica, convita di aver già chiuso la pratica. L'inserimento di Ciciretti da parte di De Zerbi (esce Memushaj) contribuisce a ravvivare la manovra dei campani. Il gol della bandiera (meritato) arriva al 10' per merito di Lazaar, bravo a ribadire in rete una conclusione insidiosa di Ciciretti sulla quale Strakosha fa un mezzo miracolo. Il Benevento insiste, il pubblico ci crede. Ma la Lazio, dopo essersi distratta, torna sul pezzo. Prima chiude tutti i varchi e poi va a segnare anche il quarto e il quinto gol. Il primo lo realizza Parolo su assist di Nani (entrato a 20 dalla fine), il secondo e ultimo della giornata è dello stesso portoghese che così firma la sua prima marcatura italiana.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 29 ottobre 2017 19:03
Crotone-Fiorentina 2-1: Budimir, Trotta
e Benassi in gol, traversa per Chiesa

Nicola centra la seconda vittoria in campionato grazie a un gran primo tempo:
la squadra di Pioli cade dopo 3 successi di fila



Punti d’oro per il Crotone. La squadra di Nicola supera 2-1 la Fiorentina allontanandosi dalla zona retrocessione. Un risultato maturato nel primo tempo grazie a un micidiale uno-due della coppia d’attacco Budimir-Trotta. La Fiorentina invece interrompe bruscamente la sua rimonta in classifica e la rincorsa a un posto in Europa (leggi qui la classifica). Dopo tre vittorie consecutive la formazione di Pioli sbanda soprattutto nel pacchetto arretrato.

NICLA, CHE PARTENZA — Il Crotone parte a cento all’ora. La squadra di Nicola arriva al tiro con sorprendente facilità. Al 6’ una punizione di Pavlovic termina di poco a lato. La Fiorentina appare distratta. Disorientata. E al 17’ i calabresi passano in vantaggio. Bel tocco di Trotta e deviazione vincente di Budimir, al suo primo gol in Serie A. Il Crotone insiste e due minuti dopo raddoppia. Clamoroso errore in disimpegno di un Astori in stato confusionale. Trotta ruba la palla e si invola battendo Sportiello con un perfetto diagonale. Un uno-due micidiale. Pioli prova a scuotere i suoi allievi ma la Fiorentina non è in campo. Ha poche gambe e poche idee. La squadra di Nicola vince tutti i duelli. Ma non riesce a concretizzare ulteriormente una chiara supremazia territoriale. Sportiello è attento al 41’ quando alza sopra la traversa una punizione di Barberis. Poi, a sorpresa in chiusura di primo tempo il gol della Fiorentina. In un’azione confusa nell’area del Crotone la palla arriva a Benassi che in girata, di destro, batte Cordaz. L’ex centrocampista granata dimostra di vivere un momento di grande ispirazione.

TRAVERSA E POCO ALTRO — Pioli prova a cambiare faccia alla Fiorentina inserendo a inizio ripresa Gil Dias e Maxi Olivera al posto dei deludenti Eysseric e Biraghi. Chiesa si sposta sulla corsia di sinistra. Ma il primo acuto del secondo tempo è ancora del Crotone. Al 4’ Budimir di testa in tuffo sfiora il bersaglio. E pochi minuti dopo Nalini non riesce a trovare il tempo per calciare a rete. La Fiorentina attacca a testa bassa ma l’unica vera occasione per arrivare al pareggio è un siluro di Chiesa che centra in pieno la traversa. Per il resto solo tanta pressione ma poca lucidità nell’ultimo passaggio. Neppure l’ingresso di Babacar modifica questo scenario. Anzi, l’attaccante senegalese rischia anche l’espulsione per un gesto di reazione su Simic. Finisce con due calci d’angolo per la Fiorentina. Anche il portiere Sportiello va alla ricerca di un gol che non arriva.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
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