Campionato di Serie A stagione 2018/2019

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binariomorto
00domenica 7 ottobre 2018 23:37
Serie A, Napoli-Sassuolo 2-0: in gol Ounas e Insigne

La squadra di Ancelotti ritrova la vittoria in campionato e sale così
a quota 18 punti in classifica consolidando il secondo posto alle spalle della Juventus.
I neroverdi chiudono in 10 per il rosso diretto a Rogerio



Non puoi concedere un tempo al Napoli come ha fatto il Sassuolo e pensare di uscire indenne dal San Paolo perché la squadra di Ancelotti ha già la maturità per colpire, aspettare, e poi mandarti ko (finisce 2-0 per gli azzurri). Gli azzurri meritano di essere appena dietro la Juve perché hanno dimostrato di essere un organico forte, nel quale sono già in ventuno ad aver giocato almeno una volta dal primo minuto (stavolta è toccato ad Ounas).

SCELTE SBAGLIATE — Vallo a capire, dunque, questo Napoli che Ancelotti smonta e rimonta ogni volta. Rispetto al Liverpool ben otto i cambi, confermati soltanto i due centrali difensivi ed Ospina. Non lo ha capito neppure il Sassuolo perché dopo tre minuti Locatelli ha lanciato in porta Ounas - schierato nell'inedito ruolo di punta - che, approfittando pure della scivolata di Magnani, ha trafitto Consigli per il suo primo gol in A. Il povero De Zerbi si è disperato ma le sue scelte non hanno pagato ed infatti a inizio ripresa le ha sconfessate: Boga, talentino ex Chelsea, è parso acerbo mentre a centrocampo Locatelli e Magnanelli in coppia sono risultati male assortiti. Così i primi minuti sono stati un tiro a bersaglio, con Consigli - prodigioso due volte su Zielinski - che si è visto arrivare pericoli e palloni dalle sue parti (Mertens ha fallito una grossa occasione al 13' con l'esterno destro da ottima posizione e poi ha provato un gol alla Maradona da quaranta metri su altra topica di Locatelli). Il Sassuolo è cresciuto con il passare dei minuti (al 35' Ospina si è opposto al destro di Duricic dal limite) ma Verdi, che si è cambiato di posizione con Ounas, ha continuato a folleggiare tra le linee neroverdi e sfiorato il raddoppio addirittura da calcio d'angolo. Insomma primo tempo a tinte azzurre con pochi sprazzi di "guardiolismo" del Sassuolo.

MATURITÀ — Dentro dopo l'intervallo Bourabia e Berardi per De Zerbi. Così Boateng è rimasto meno solo e Djuricic si è finalmente reso pericoloso costringendo Ospina ad una parata con i piedi. Il primo pericolo lo aveva però creato di nuovo Ounas, servito dal positivo Malcuit, con un bel sinistro sfilato a fil di palo. Ancelotti ha tolto Diawara, meritevole di doppio giallo, per ripartire con Allan e sfruttare la profondità garantita dal neo entrato Insigne (stuzzicante un pallonetto deviato in angolo da Consigli). Il Sassuolo ha provato a spingere, il Napoli a controllare ma è servito, stavolta sì, il miglior Ospina su un mancino di Berardi al veleno. Azzurri maturi al punto di segnare nel miglior momento degli ospiti: percussione di Hysaj e pennellata di Insigne all'angolino alto, un gol alla Del Piero o alla Lorenzinho, se preferite. Alla Garella, invece, l'intervento di Ospina che nel finale di piede ha impedito a Babacar di accorciare le distanze. Il Sassuolo, che ha chiuso in dieci per l'espulsione affrettata di Rogerio dopo un fallo su Callejon, il gol lo avrebbe meritato come ha meritato la sconfitta.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 ottobre 2018 23:40
Spal-Inter 1-2: doppietta di Icardi, in mezzo il gol di Paloschi

Gli emiliani giocano una grande partita, sprecando un rigore e creando più dei nerazzurri.
Ma l'argentino è implacabile...



Volere, volare. Con la solita sofferenza l'Inter batte 2-1 la Spal e vola al terzo posto in classifica. Un successo firmato Icardi e Handanovic: perché se il capitano firma la doppietta decisiva, è altrettanto fondamentale il vice capitano a salvare più volte il risultato nel primo tempo. Per la Spal arriva invece la quarta sconfitta consecutiva: immeritata, che fa male alla classifica ma non al morale e al futuro di una squadra che ha lottato fino all'ultimo contro una big e che il pareggio lo avrebbe anche meritato.

CHI FA, CHI DISFA — Chissà se davvero i giocatori nerazzurri hanno messo la suoneria del cellulare con l'inno della Champions. Di sicuro l'approccio alla gara è giusto, convinto, come chiedeva Spalletti. E al primo affondo (14') l'Inter passa: uno-due Vrsaljko-Borja a destra, il croato serve rasoterra Keita che viene murato, ma sullo sviluppo dell'azione Vrsaljko trova un cross perfetto per Icardi. Torsione del capitano deviata dal braccio di Djourou che batte Gomis. Il capitano nerazzurro torna così al gol su azione in A che mancava dallo scorso 6 maggio a Udine. Ma la risposta della Spal è veemente. Petagna chiama Handanovic alla grande parata in tuffo, poi sull’azione seguente Miranda mette giù Felipe in area. Il rigore c'è (16'), non la trasformazione, con Antenucci che calcia clamorosamente a lato.

PORTIERI IN CATTEDRA — Spalletti inverte Keita e Perisic, e l'ivoriano finalmente dà un cenno di vita rubando palla a Cionek e involandosi verso la porta, ma davanti a Gomis cerca l'assist per Icardi solo davanti alla porta sguarnita, facendosi stoppare dal portiere della Spal in tuffo. Al 39' altra occasione Inter: sull'angolo di Vrsaljko Vecino gira sul secondo palo, Cionek salva in spaccata anticipando anche Icardi a un passo dal raddoppio. Il finale di primo tempo è tutto della Spal, ma il protagonista diventa Handanovic salvando prima d'istinto sul tap-in ravvicinato di Felipe (44') e poi volando sul destro da fuori di Valoti.

CI PENSA MAURITO — Nella ripresa subito un brivido per l'Inter, con Antenucci che non trova la girata di testa a pochi metri da Handa. Ma la palla gol più clamorosa se la divora Petagna (18'): rimpallo nell'area piccola Vrsaljko-Asamoah, il centravanti della Spal prima è bravo a liberarsi al tiro ma poi incredibilmente calcia fuori. L'Inter è in evidente difficoltà: Semplici toglie Antenucci (in serata no) per Paloschi, Spalletti risponde togliendo Keita (che si è giocato malissimo la nuova chance da titolare) e inserendo Politano. E Paloschi ripaga subito il suo allenatore, trovando il pari al 27': cross teso di Fares, Skriniar non aggredisce il pallone, Miranda si fa bruciare dall'ex Milan ed è 1-1, proprio un minuto dopo un'occasionissima sciupata da Nainggolan, su cui era stata decisiva una scivolata di Schiattarella a sporcare il pallone. Spalletti prova la carta Lautaro: fuori Borja, Nainggolan si abbassa in regia e Martinez va a far coppia con Icardi. E Maurito (33') trova subito la zampata del nuovo vantaggio su splendida verticalizzazione di Perisic (fin lì quasi assente). Ma le emozioni non sono finite. Fares al 90' calcia potente dal limite, Vrsaljko si immola in scivolata. Poi dall'altra parte è Gomis a dire no a Perisic. Prima della fine Politano fa in tempo a divorarsi un'occasione in ripartenza. È l’ultimo brivido. L'Inter centra la sesta vittoria consecutiva, la quarta in campionato, e si piazza da sola dietro a Juve e Napoli. Nei piani alti, lì dove Spalletti voleva trovarsi, in scia alle due battistrada.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 ottobre 2018 23:41
SERIE A 2018/2019 88ª Giornata (8ª di Andata)

05/10/2018
Torino - Frosinone 3-2
06/10/2018
Cagliari - Bologna 2-0
Udinese - Juventus 0-2
Empoli - Roma 0-2
07/10/2018
Genoa - Parma 1-3
Atlanta - Sampdoria 0-1
Lazio - Fiorentina 1-0
Milan - Chievo 3-1
Napoli - Sassuolo 2-0
Spal - Inter 1-2

Classifica
1) Juventus punti 24;
2) Napoli punti 18;
3) Inter punti 16;
4) Lazio ppunti 15;
5) Sampdoria e Roma punti 14;
7) Fiorentina, Sassuolo e Parma punti 13;
10) Milan(*), Genoa(*) e Torino punti 12;
13) Cagliari e Spal punti 9;
15) Udinese punti 8;
16) Bologna punti 7;
17) Atalanta punti 6;
18) Empoli punti 5;
19) Frosinone punti 1;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 00:26
Roma-Spal 0-2: decidono Petagna su rigore e Bonifazi

Atteggiamento remissivo per i giallorossi, che hanno poche idee e sono troppo prevedibili.
Fischi da parte dei tifosi. Espulso Milinkovic-Savic nel finale



La Roma implode su se stessa e apre il ciclo di sei partite decisive per il suo futuro nel peggiore dei modi, sconfitta per 2-0 in casa da una Spal che si è difesa a lungo, brava a sfruttare nel momento giusto le ingenuità giallorosse. A decidere la partita è un rigore di Petagna ed un colpo di testa di Bonifazi, ma in generale è la prestazione giallorossa a lasciare costernati. Dzeko è apparso irriconoscibile, Luca Pellegrini deve ancora trovare esperienza e maturità, Cristante è abulico finché resta in campo e Under sente il peso delle gare internazionali. Ne viene fuori una squadra sgonfia, ma con i soliti limiti di carattere e personalità. La Spal, invece, ha fatto la partita che doveva fare, difesa e ripartenze. E la vittoria gli rimette le ali verso la parte sinistra della classifica.


TRA ERRORI E INGENUITÀ — Di Francesco tiene a riposo Manolas e rilancia Marcano al centro della difesa con Fazio, Semplici preferisce Valdifiori a Schiattarella in regia e si gioca le due punte, Paloschi più Petagna. Il pallino del gioco è in pratica in mano alla Roma per tutto il primo tempo, con i giallorossi che provano a trovare la chiave giusta (invano) un po’ in tutti i modi: allargando il gioco, verticalizzando negli spazi, palleggiando e cercando il taglio dell’opposto. La netta supremazia territoriale non si concretizza però quasi mai in qualcosa di pericoloso. La Roma è sempre lì e ci prova un paio di volte con Dzeko (al 16’ l’occasione migliore, con il bosniaco che calcia su Milinkovic-Savic in uscita) e un paio di volte con El Shaarawy, che però sbaglia sempre la scelta su attacchi a campo aperto. Poi al 32’ Dzeko protesta per una presunta spinta di Vicari e El Shaarawy non riesce a ribadire in rete da ottima posizione. E come spesso avviene in situazioni come queste, a passare è la Spal al 36’: contropiede a campo aperto di Lazzari, Luca Pellegrini in ripiegamento è ingenuo e tocca il ferrarese sulla schiena, con Pairetto che concede il rigore. Sul dischetto va Petagna che non sbaglia e porta in vantaggio la Spal alla prima occasione in cui gli ospiti si affacciano dalle parti di Olsen.

BUIO GIALLOROSSO — Il giochino si ripete anche ad inizio ripresa, con la Roma che si divora al 9’ il pari con Dzeko (piattone lento su assist in corsa di El Shaarawy, con il bosniaco a tu per tu con Milinkovic-Savic) e la Spal che due minuti dopo la punisce ancora: angolo di Valdifori, Bonifazi svetta su errore a metà tra Cristante e Fazio e di testa insacca il 2-0. Allora Di Francesco prova a rimescolare la carte togliendo proprio Cristante (subissato di fischi) ed inserendo Kluivert, con Lorenzo Pellegrini spostato in mediana vicino a Nzonzi e Under a fare il trequartista alle spalle di Dzeko e pronto a trasformare il 4-2-3-1 in 4-2-4 in fase offensiva. A sfiorare il gol però è ancora la Spal con Petagna, a cui una grande parata di Olsen nega il 3-0 al 18’. Poi succede di tutto: al 22’ Lorenzo Pellegrini sfiora il gol (traversa, con la palla deviata da Milinkovic-Savic), un minuto dopo ancora Olsen salva in uscita su Petagna e al 30’ Milinkovic-Savic si fa espellere con una follia totale: prima prende il giallo per perdita di tempo su rimessa dal fondo, poi per stizza lancia il pallone via con rabbia, giustificandosi con la presenza di un altro pallone nell’aria piccola da poter rinviare. Doppio giallo e caos totale, con la partita ferma per qualche minuto. Con l’inserimento di Coric e Pastore la Roma chiude con tutti giocatori offensivi e una difesa a tre composta da Fazio, Manolas e Florenzi. Semplici, invece, aveva già messo dentro Everton Luiz per fare densità in mezzo al campo e al 48’ sfiora ancora il gol, con Pastore che perde in modo indolente una palla a centrocampo, Fares serve Petagna da solo davanti a Olsen, ma il portiere svedese gli dice ancora no. Finisce così, con la Spal che torna alla vittoria dopo 4 sconfitte consecutive e la Roma che ritrova il buio.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 12:11
Serie A, Juventus-Genoa: 1-1. Gol di Ronaldo e Bessa

Apre Ronaldo, pareggia Bessa:
dopo otto vittorie di fila i bianconeri si fermano contro la formazione di Juric.
Nella ripresa Allegri mette Dybala e Bernardeschi, ma la vittoria non arriva



I bimbi possono portare a casa un insegnamento prezioso. I piccoli delle scuole calcio che hanno colorato l’Allianz nella curva che l’ultima volta vomitava insulti adesso lo sanno: in questo gioco (e nella vita) niente è mai scontato, neppure se c’è un alieno nella tua squadra. Hanno visto da vicino Cristiano Ronaldo accendere la magia come nelle favole, ma hanno visto pure la Juve buttarsi via perché convinta di averla vinta già all’intervallo. Poco cinismo davanti, una grave disattenzione dietro ed ecco spiegato questo 1-1 che ferma la cavalcata. Contro il Genoa non è arrivata la nona vittoria consecutiva di Allegri, un delitto in una partita dominata e con un Cristiano ispirato.

RECORD INUTILE — Prima della ripresa globalmente sottotono e dell’harakiri, Ronaldo aveva mostrato ai suoi baby tifosi un vastissimo repertorio oltre il gol: non un appoggio sbagliato, non uno scatto fine a se stesso o una apertura inutile. Cristiano è così, mai banale, squilibrante pure nelle cose facili: non basta, però, se non si dà il morso finale alla preda. E così perde valore pure il suo ennesimo record: nel primo tempo, dopo aver fatto tremare il palo con una testata, con un gol facile facile il portoghese è diventato il primo a segnare 400 gol nei top campionati europei (oltre ai 5 bianconeri, 311 spagnoli e 84 inglesi).

PREMIO AL CORAGGIO — Sul tiro ribattuto di Cancelo e su incertezza del portiere Radu, la palla dell’1-0 è finita sul suo piede. A mancarlo, guarda tu i casi della vita, c’era proprio Piatek. Il capocannoniere, troppo solo a battagliare con i colossi della difesa, ha perso la sfida con un rivale di ben altro blasone. Si è fermato un turno, niente gol per la prima volta da quando veste rossoblu, eppure nella ripresa è cresciuto con tutta la truppa. Il gol di Bessa è, infatti, un premio, forse esagerato, per un secondo tempo coraggioso. Prima il Genoa aveva organizzato soprattutto difesa e timidi contropiedi: Juric, al suo rientro, ha piazzato come pilastro difensivo nel 3-5-2 Cristian Romero, argentino classe 1998 al debutto e in difficoltà contro Cristiano. Non quanto i suoi terzini di fronte alla velocità di Cancelo, signore del primo tempo, e di Alex Sandro, più in palla nella ripresa.

RICCIOLI E FASCIA — Le scelte a sorpresa di Allegri, invece, sono state due, la prima in alto a destra e la seconda attorno al braccio di Bonucci. Cuadrado, di ritorno dal Sud America, si è posizionato accanto a CR7 e Mandzukic e i riccioli si sono dimostrati più vivaci delle ultime volte (malissimo Douglas Costa quando è entrato al suo posto). Leo, invece, è stato scelto come capitano vista l’assenza del sodale Chiellini, più Khedira e Dybala, ed è il segno di riappacificazione finale con il pianeta Juve: l’ultima fascia con la Signora risaliva al 6 maggio 2017, proprio qui all’Allianz, nel derby finito 1-1 contro il Torino.

L’INSEGNAMENTO — Bonucci ha guidato i suoi con autorevolezza, prima di addormentarsi con l’intero reparto, soprattutto Alex Sandro, a metà secondo tempo: tutti convinti che una palla innocua stesse per morire in calcio d’angolo e invece Kouamè ha avuto il tempo di tenerla, crossare indisturbato e Bessa ha staccato comodo. Imperdonabile calo di concentrazione, unico vero rischio in questa A per una Juve così nettamente superiore ai rivali. Alla fine gli ingressi di Dybala e Bernardeschi e il cambio di modulo hanno aggiunto poco o niente: la Juve ha peccato di supponenza e ne ha pagato le conseguenze, come sanno i piccoli (educatissimi) che hanno lasciato delusi l’Allianz.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 12:14
Serie A, Udinese-Napoli: 0-3.
Decidono i gol di Fabian Ruiz, Mertens e Rog

Senza Insigne e con Verdi out dopo due minuti, la squadra di
Ancelotti espugna comunque la Dacia Arena e si porta a 4 punti dalla vetta.
Mercoledì c'è la trasferta a Parigi contro il Psg



La risposta del Napoli che arriva da Udine è forte e chiara per la Juventus dominatrice. Al primo pari della capolista gli azzurri approfittano per accorciare la classifica e portarsi a -4. Con la Roma battuta e il derby di domenica a Milano, quella di Ancelotti è la rivale più accreditata allo scudetto. E anche in Friuli la squadra ha saputo gestire i momenti difficili, senza subire gol (chiusa la porta dopo la sconfitta con la Juve: 3 partite fra campionato e Champions) e dilagando nel finale con un avversario stremato. Un ottimo biglietto da visita per presentarsi mercoledì al Parco dei Principi: riuscire a tenere la porta imbattuta anche col Paris Saint-Germain significherebbe veder aumentare le possibilità di qualificazione agli ottavi. Ma andiamo per ordine.

11 SU 11 — Sono le formazioni cambiate da Ancelotti che è costretto a rinunciare al suo uomo migliore, Insigne, e si affida in avanti alla coppia Milik-Mertens. In mezzo il tecnico vorrebbe provare Zielinski regista, accanto ad Allan, ma l'infortunio di Verdi (si stira al primo allungo) costringe il tecnico a spostare esterno il polacco inserendo Fabian Ruiz centrale. Poco male perché l'andaluso al primo pallone buono scaglia un gran destro a giro da applausi: non male come suo primo gol italiano. Il Napoli è padrone in mezzo al campo anche perché il 3-5-1-1 di Velazquez non convince: ha uomini fuori ruolo (Pussetto) e altri fuori fase (Fofana). Uno svarione di Albiol lancia Lasagna verso la porta ma il suo diagonale è parato benissimo da Karnezis, ex che fa lanciare imprecazioni.

RIPRESA AGGRESSIVA — L'Udinese comincia con altro spirito la ripresa, pressando più alto e cercando di chiudere il Napoli che si abbassa sornione, ma fatica nelle ripartenze. Lasagna e Pussetto non riescono a sfruttare un paio di situazioni vantaggiose e poco dopo la metà della ripresa i friulani si spengono. Ancelotti sembra volersi solo difendere mettendo Hamsik per Milik, in realtà trasforma il suo sistema in 4-2-3-1 con Fabian Ruiz che si esalta da trequartista. Ora le ripartenze del Napoli fanno male e su una di queste Malcuit crossa basso in mezzo e sul tiro di Callejon il braccio di Opoku è troppo largo: perentorio dal dischetto Mertens: 71 gol a Napoli, come Higuain. Nel finale entra Rog e dopo soli 40 secondi scaglia un destro che (deviato leggermente da Mandragora) sorprende Scuffet. Certo fortunato questo Ancelotti: mette Ruiz e Rog e questi segnano. D'accordo ma è soprattutto il segno di un progetto convincente, perché coinvolge tutti, capaci di farsi trovare pronti all'appuntamento. Ora ce n'è uno importante a Parigi. E re "Carlò" ci tiene.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 23:02
Serie A, Frosinone-Empoli 3-3: Ucan annulla la doppietta di Ciofani

Ucan riprende Ciofani (autore di una doppietta).
Prima, autogol e gol di Silvestre.
Di Zajc la rete gol del momentaneo 1-1 dei toscani



Nel "gioco della torre" Longo e Andreazzoli, alla fine, si tengono per mano, nessuno cade giù: 3-3 allo Stirpe e la corsa salvezza di Frosinone e Empoli continua. Anche se il pari fa aumentare non poco i rimpianti dei ciociari, aggrappati a Ciofani (doppietta) durante un match pieno di errori e colpi di scena. E’ Uçan, subentrato nel secondo tempo, a riportare a galla i toscani quando ormai i tifosi giallazzurri erano convinti dei 3 punti.

BOTTA E RISPOSTA — Partita che divampa subito: al 5’, dopo un assalto di Ciofani, l’Empoli riparte in contropiede e Caputo, su assist di Acquah, non arriva per pochissimo all’appuntamento col pallone a due passi da Sportiello. Ma i ciociari schiodano lo 0-0 3’ dopo sfruttando un clamoroso svarione di Silvestre: sul cross rasoterra di Zampano, innescato da Ciano, lo sciagurato argentino commette un grave errore in fase di rinvio finendo solo per deviare il pallone in rete. Colpo durissimo da incassare, eppure i toscani si rialzano provando ad impensierire Sportiello due volte con La Gumina, poi con pazienza avanzano alla costante ricerca del gol. Che arriva al 33’ al culmine di un’azione insistita in cui si apprezza tutta la qualità del possesso palla toscano: alla fine Antonelli trova il varco e serve dietro un pallone d’oro per il tocco vincente d’interno di Zajc, che si sblocca dopo 4 pali colpiti in campionato. E l’Empoli chiude il primo tempo in avanti colpendo al 37’ il 9° palo della stagione in A con Silvestre che sull’angolo di Antonelli timbra la traversa con un bel colpo di testa.

RISCATTO SILVESTRE — Il Frosinone si ritrova così ad inseguire gli ospiti, che impattano bene anche il secondo tempo e trovano il gol del sorpasso al 2’ proprio con Silvestre, abile in mischia a correggere in rete un angolo di Zajc. Ma quando il pubblico dello Stirpe comincia a rumoreggiare per la delusione, ecco il nuovo colpo di scena: in area Ciano viene affossato da Capezzi, Orsato consulta il Var e si decide per il penalty che Ciofani trasforma con freddezza al 9’. Il centravanti del Frosinone, alla 200esima gara in giallazzurro, s’intesta la battaglia e al 18’ firma il controsorpasso: stop sull’assist di Campbell e tiro sul primo palo, Provedel deve arrendersi e lo Stirpe viene giù per la felicità. Ma questa non è una partita qualsiasi: i contendenti, a turno, sfruttano le debolezze altrui (nel caso dei padroni di casa, la difesa) e il risultato cambia ancora. L’appena entrato Uçan dimostra quanto di buono si dica sul suo conto spedendo al 34’ il pallone sul palo più lontano con un destro preciso e potente da dentro l’area. È l’acuto che fissa il risultato e pone fine ad un match mai scontato.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 23:04
Bologna-Torino: 2-2. Gol di Iago, Baselli, Santander e Calabresi

La sfida del Dall’Ara si accende nella ripresa quando i granata sprecano il doppio vantaggio maturato nei primi 53’.
È il quarto pareggio stagionale per la squadra di Mazzarri



La forza del Toro, l’orgoglio del Bologna. Finisce in parità, ma i rimpianti di questo due a due sono tutti dei granata, che non hanno la forza di capitalizzare i due gol di vantaggio, dopo la prodezza spettacolare di Iago Falque nel primo tempo e il raddoppio di Baselli nella ripresa. La squadra di Mazzarri parte forte, sembra la padrona assoluta della gara, ma poi manca a livello di continuità, fallendo quella che sarebbe stata la terza vittoria consecutiva. Ai rossoblù va il merito di reagire nel modo giusto dopo un primo tempo impalpabile, concluso con qualche fischio dei tifosi.

ILLUSIONE — Iago Falque, che nei prossimi giorni firmerà il rinnovo del contratto con i granata, è subito decisivo e s’inventa un gol impossibile di sinistro (il primo della sua stagione) che lancia gli ospiti. Helander pasticcia in copertura, non chiude sullo spagnolo e da lì (13’ del primo tempo) gli ospiti diventano padroni assoluti del campo. Inspiegabile il blackout iniziale del Bologna, inconcludente e macchinoso. Inzaghi non si cura della legge dell’ex e lascia in panchina Dzemaili (5 gol in 6 gare al Toro e sino a ieri sempre presente in campionato), con una mediana a cinque retta da Orsolini, Nagy e Poli, e la coppia Palacio-Santander in attacco. Squadra spenta, senza idee, che commette errori in serie e non trova mai la profondità, con un nervosismo preoccupante (Poli e Dijks su tutti). Mazzarri, invece, si affida a un 3-4-2-1 con la novità Djidji (già utilizzato a Bergamo con l’Atalanta) in difesa al posto di Moretti, una mediana a quattro con il rientrante De Silvestri a destra e Berenguer a sinistra, e il doppio trequartista Iago Falque-Baselli a supporto di Belotti. Zaza, recuperato solo giovedì scorso, parte invece, dalla panchina e nel recupero sfiora il 2-3. Il primo tempo è un lungo monologo del Toro: Skorupski, sullo 0-1, è ancora decisivo su Belotti (34’), evitando un passivo peggiore.

REAZIONE — Sembrerebbe una partita senza storia, soprattutto quando all’8’ della ripresa Iago Falque, sempre lui, ruba palla a Nagy, serve Baselli che raddoppia. Sei minuti dopo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Palacio colpisce il palo di testa e nella carambola successiva Santander deve solo appoggiare la palla in rete. Uno a due e grande reazione del Bologna, che approfitta pure di un Toro che abbassa troppo il baricentro e perde qualcosa a livello di intensità, ma ha la rapidità e la lucidità per arrivare al pari. Succede al 32’, quando sugli sviluppi di un rinvio sbagliato di Sirigu, Lukic (subentrato a Baselli) non è attento, Calabresi anticipa Berenguer, evita Djidji e va a bersaglio. Un’altra giornata no per Belotti: poco concreta la prova del Gallo, che combina poco in fase offensiva e viene sostituito da Mazzarri a metà ripresa con Zaza. Per il salto in alto del Toro serve maggiore continuità. Il Bologna respira, ma la strada è ancora lunga.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 23:08
Chievo-Atalanta 1-5: in gol De Roon, Ilicic (tripletta), Gosens e Birsa

Tracollo per la squadra di Ventura, mai in partita e in dieci per il doppio giallo a Barba al 40’ del primo tempo.
Resta il -1 in classifica, mentre la Dea riprende a correre (e a segnare)



Gian Piero Ventura riparte con una fragorosa sconfitta che, se ce ne fosse stato bisogno, gli ha prontamente ricordato quanto sia difficile la missione che ha deciso di affrontare: salvare il Chievo. L’Atalanta, che era in crisi di risultati, è stata padrona del campo dal primo minuto e ha vinto in scioltezza quello che oggi poteva essere considerato anche uno scontro diretto visto che i gialloblù sono ultimi e i nerazzurri erano quartultimi al fischio d’inizio. Le prospettive sono chiaramente diverse: ritrovati Ilicic e un po’ di serenità, Gasp può cominciare la rincorsa in classifica. Ventura, invece, ha iniziato malissimo e la decisione di cambiare molto dal punto di vista tattico (passando al 3-4-2-1) non ha aiutato un Chievo in palese difficoltà. L’1-5 finale fotografa perfettamente una partita che non è mai esistita.

PRIMO TEMPO — Fin dall’inizio il gioco è in mano all’Atalanta: un paio di tiri di Gomez finiscono alti. La difesa del Chievo sembra sorpresa dalla mossa di Gasperini, che piazza il Papu centravanti e Barrow a sinistra con Ilicic a devastare la corsia di destra. Il Chievo fatica a fare tre passaggi di fila, le punte non vengono mai innescate, Birsa non sa bene dove andare e il risultato è che la palla è sempre tra i piedi nerazzurri. Al 13’ viene giustamente annullato per fuorigioco un gol di Ilicic, liberato davanti a Sorrentino da una bella azione corale che aveva coinvolto Freuler, Barrow e Gosens. I nerazzurri insistono e nel giro di tre minuti risolvono la partita: al 25’ Ilicic crossa, la palla deviata arriva a De Roon che da fuori area pesca l’angolo opposto con una conclusione violenta e precisa. Al 28’ Freuler trova Ilicic libero a venti metri dalla porta: lo sloveno alza la testa e piazza il pallone all’incrocio. La partita si chiude virtualmente qui e se ci fosse ancora un minimo dubbio sul risultato finale ci pensa Barba a cancellarlo con una folle entrata su Gomez che gli costa il secondo cartellino giallo e quindi l’espulsione.


SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa Ilicic timbra a fuoco la gara: segna al 5’ con un sinistro da fuori e al 7’ da un metro dopo un’azione Barrow-Gosens. L’incontro ormai è qualcosa di simile a un allenamento agonistico e Gosens al 27’ si toglie la soddisfazione di realizzare una splendida rete di sinistro da posizione defilata. Il Chievo ha solo un sussulto con Birsa che colpisce il palo su punizione. Meggiorini, entrato al posto di Stepinski, si procura un rigore (passaggio sbagliato di Hateboer, fallo di Gollini) che Birsa trasforma al 39’. L’Atalanta riparte da Verona con il sorriso, il Chievo resta a -1 in classifica, ma soprattutto lascia un’impressione sconfortante.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 23:11
Parma-Lazio 0-2: gol di Immobile e Correa

Un rigore di Ciro all'80' e una rete dell'argentino nel
recupero regalano i tre punti alla squadra di Inzaghi



Ancora Immobile (più Correa) e la Lazio va. Terza vittoria esterna per la squadra di Inzaghi e quarto posto confermato (e fino al 92' del derby milanese poteva essere pure di più). Pur senza toccare gli apici di gioco della scorsa stagione la squadra di Inzaghi continua a viaggiare a ritmi impressionanti. E’ un po’ meno brillante rispetto all’ultimo campionato, ma molto più matura. E chirurgica nell’affrontare (e superare) gli avversari di caratura inferiore. Tutti battuti con la pazienza di chi sa di essere più forte. Così, anche al Tardini, la formazione biancoceleste comincia a ritmo lento, dà al Parma l’illusione di non essere in giornata di grazia (accade per tutto il primo tempo), poi però mette il piede sull’acceleratore e non si ferma più. D’Aversa ha poco da rimproverare ai suoi. Gli emiliani giocano con tenacia e concentrazione per spezzare le trame degli ospiti e cercare di metterli in difficoltà appena possono. Ci riescono fino a dieci minuti dal termine, ma alla distanza cedono. Pesano l’assenza di Gervinho e le condizioni ancora approssimative di Inglese che, finché resta in campo, tiene in piedi la baracca, ma poi deve alzare bandiera bianca.

A RITMO LENTO — La prima frazione scivola via senza troppe emozioni. La Lazio prova a fare la partita, ma il giropalla è lento, così il Parma ha vita facile nel chiudere tutti gli spazi. Gli emiliani dal canto loro, si preoccupano troppo di contenere la manovra degli avversari e si affacciano poche volte nella metà campo degli ospiti. Quando lo fanno riescono però a creare qualche apprensione alla retroguardia ospite. Accade in apertura con un tiro strozzato di Siligardi (Strakosha para facile) e poi soprattutto con Inglese che, al 20’, si crea da solo un’occasione che però poi non capitalizza al meglio. La Lazio invece rumina gioco, ma crea pochissimo. L’unica vera opportunità (a parte un tiro di Lulic di poco fuori) arriva a quattro minuti dall’intervallo con Patric che, ben imbeccato da Acerbi, tira debolmente su Sepe.

ALTRA MUSICA — La partita cambia però nella ripresa. La Lazio passa dalla teoria alla pratica e comincia a manovrare in maniera molto più convinta. Si stabilisce nella metà campo emiliana e penetra pure in area. Arrivano così le occasioni di Immobile (tiro svirgolato da buona posizione), di Luis Alberto (bravo Sepe) e di Milinkovic che tenta di piazzarla invece di tirare a botta sicura. Lazio già pericolosa, ma lo diventa ancor di più con i due cambi che fanno definitivamente pendere il piatto della bilancia dalla parte dei romani. Inzaghi mette dentro Berisha e Correa per Leiva e Luis Alberto e a quel punto l’equilibrio si rompe definitivamente. Anche perché il cambio di D’Aversa (obbligato) è a perdere: fuori Inglese (che non ce la fa più) e dentro Ceravolo. Senza Inglese, che da solo teneva impegnata mezza difesa laziale, il Parma si rintana ancor di più nella sua metà campo. La Lazio sfiora il gol con Patric, Correa e Milinkovic e poi la sblocca a dieci minuti dalla fine su un rigore (Gagliolo stende Berisha: penalty ineccepibile). Dagli 11 metri trasforma Immobile, al suo primo gol esterno della stagione e settimo totale. Il centravanti potrebbe raddoppiare qualche minuto dopo su un pallone d’oro servitogli da Correa, ma Sepe fa un mezzo miracolo. Il 2-0 arriva allo scadere con Correa, imbeccato dallo stesso Immobile.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 23:14
Fiorentina-Cagliari 1-1: gol di Veretout (su rigore) e Pavoletti

Primo stop stagionale al Franchi per la Viola che
non riesce ad allungare la sua striscia vincente in casa.
Sblocca il francese dal dischetto (fallo di Barella su Chiesa,
tiro dagli 11 metri che Giacomelli assegna dopo aver consultato il Var)
poi l'attaccante rossoblù trova il pari



La striscia vincente casalinga della Fiorentina si ferma a quattro. Il record di Cesare Prandelli che ne vinse sei resiste, solido. E' il Cagliari di Rolando Maran che ferma la corsa della squadra di Pioli. Nel giorno in cui si ricorda ancora Astori che a queste due squadre ha dato di tutto e di più. A suoi familiari sono in tribuna. E al minuto 13 tutti applaudono e gridano il nome di Davide. La Viola è la solita, senza Benassi, ma con la spinta di oltre trentamila tifosi che sognano. Il Cagliari è falcidiato dalle assenze alle quali si aggiunge, temporaneamente quella del bomber Leonardo Pavoletti che nella serata di sabato è diventato papà e ha raggiunto la squadra in fretta e furia in mattinata. Ma è proprio lui, quando entra, a suggellare un weekend indimenticabile con un gol di piede, d'anticipo, non proprio la sua specialità (lui è un formidabile colpitore di testa) a pareggiare la rete di Veretout su rigore. Così la Fiorentina rallenta, mentre il Cagliari ritrova punti in trasferta dove finora aveva perso tre volte per 2-0 e vinto solo a Bergamo.

PRIMO TEMPO — Pioli parte col suo 4-3-3 ma Pjaca non punge. Maran conferma il 4-3-1-2 con Castro alle spalle di Cerri e Joao Pedro che proprio qui giocò gli unici 20 minuti di gloria il 13 maggio durante la sospensione per doping. E' il vento che spadroneggia, ma tutta la Fiorentina è in difficoltà col solo Veretout a contrastare il centrocampo del Cagliari che nel fraseggio è molto più abile. Prima che si invochi il nome di Astori, Chiesa mette un pallone invitante al centro da destra senza che Simeone riesca ad intervenire. Ma è il Cagliari al 22' che ha la palla del vantaggio con Cerri che chiude un bel triangolo con Joao Pedro ma non imprime la potenza che dovrebbe al tiro e Lafont riesce a intervenire. Il Cagliari va che è una bellezza, con Bradaric che dirige la mediana in cui Barella, che non sembra minimamente affaticato dalla doppia esibizione in Nazionale, mostra grande qualità e Castro corre e spazia dappertutto. Manca un risolutore perché Cerri ha peso e stazza, ma gli manca l'acuto. Ma in finale di tempo è la Fiorentina che va vicinissima al gol, col solito Chiesa che sfiora il palo. Finisce qui, una partita che spesso si accende negli animi con Giacomelli che non estrae un cartellino.

SECONDO TEMPO — Dagli spogliatoi esce un'altra Fiorentina che gioca in favore di vento e sfrutta il fattore a differenza di quanto ha fatto il Cagliari nella prima parte: Pisacane è costretto a salvare due volte, si vede anche Biraghi che pesca Chiesa in area che di testa manda fuori, ma un minuto dopo è il suo amico Barella che lo aggancia in area e manda la Viola sul dischetto. Giacomelli aveva fischiato rimessa dal fondo ma Aureliano e Schenone lo invitano a vedere la Var e il fischietto di Trieste assegna il rigore (ammonendo Barella) che Veretout trasforma (il suo secondo rigore, l'altro all'Atalanta). Maran, in svantaggio, non può far altro che giocarsi la carta Pavoletti (al posto dell'inconsistente Cerri) e il livornese, fresco papà, dopo 7' al 24' si regala un'altra gioia e la regala al Cagliari girando abilmente in rete, e di piede, un cross di Faragò imbeccato da Joao Pedro sulla corsia di destra. Si gioca alla pari, anche il vento è calato. Anche Pioli muove gli uomini dalla panchina: fuori Pjaca che proprio non riesce ad ingranare e dentro Mirallas, fuori Gerson, che ha agito quasi da attaccante, e dentro Eysseric. Ma è sempre Chiesa con i suoi guizzi a creare scompiglio: al 33' costringe Cragno in angolo. La Fiorentina tenta l'ultimo assalto: Pisacane salva un altro gol fatto su Simeone. Ma sul capovolgimento è Lafont che si supera spedendo in angolo di piede il gran tiro di Joao Pedro. E' la serata dei portieri perché al 43' è Cragno che compie un miracolo su Chiesa che colpisce al volo, lui, il portiere di Fiesole e ora azzurro, salva in corner. E' l'ultimo sussulto da parte dei giocatori in campo. Il resto lo fa Giacomelli che concede 10 minuti e 22 secondi di recupero.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 21 ottobre 2018 23:18
Inter-Milan 1-0: gol di Icardi su papera di Donnarumma

I nerazzurri colpiscono un palo con De Vrij e comandano il gioco per praticamente tutta la gara,
ma il muro rossonero crolla solo al 92' per un erroraccio di Gigio



Ogni volta un po' più in là. Ogni volta al limite. Ogni volta. Inizia a essere un vizio. L'Inter colpisce ancora nel recupero. Colpisce ancora sull'asse Vecino-Icardi. Ancora di testa. Stavolta non rimonta, sentenzia. Si porta a casa il derby all'ultima azione offensiva, quando i titoli di coda sembravano già essere partiti (e qualche macchina dal parcheggio pure). Decide Icardi, Maurito, il capitano, il "nueve": il killer venuto da un altro calcio, in cui i centravanti li vedevi due volte in 90', quando segnavano e quando esultavano. L'Inter infila così la settima, e soprattutto si tiene il trono cittadino: Spalletti esulta come raramente si era visto, la "mourinhizzazione" continua. Il Milan crolla sul cross da destra di Vecino che trova centrali e Donnarumma forse rilassati anzitempo: punizione pesante, dopo una gara difensivamente buona. Ma anche una gara molto difensiva.

LA CALMA — Un'ora prima del match si alza su Milano, zona San Siro, un vento clamoroso che lascia presagire tempesta. All'ingresso delle squadra in campo le due curve regalano un botta e risposta acceso con enormi coreografie. I due centravanti argentini si incrociano a centrocampo con l'aria di due pistoleri prima del duello finale. I 78mila di San Siro sono tutti lì, carichi. Poi si parte e… niente. La clamorosa energia di due settimane di attesa dello scontro fra superpotenze sembra scaricarsi in due duelli a sciabolate di Nainggolan e Biglia. L'Inter costruisce, il Milan presidia, al 90' il pari è risultato logico, ma non quest'anno, non con i nerazzurri in formato Cesarini.

INTER AI PUNTI — Intendiamoci, la squadra di Spalletti fa di più per guadagnarsi i tre punti. Soprattutto nel primo tempo lo "0" nei gol segnati le va stretto. Icardi timbra già al 12', su cross di Brozovic: a centro area però Vecino la sfiora e in quel momento il numero 9 nerazzurro è in fuorigioco. Il Milan, nel dubbio, pareggerà il contro dei gol irregolari, con Musacchio in fuorigioco sul tocco di Romagnoli al 43'. Niente da fare per i pali: vince l'Inter. Al 33' azione da corner, Perisic la rimette in mezzo, De Vrij gira verso la porta e trova il legno. Resterà l'occasione più clamorosa, nonostante il predominio continui nella ripresa. Donnarumma, però, trema più per un retropassaggio di Biglia che per i tentativi dei rivali. Il gol finale è il premio per una squadra che non molla mai, come Brozovic fasciato, ma sempre in tackle. I piani di Spalletti non avevano fatto concessioni alla Champions: Vecino è titolare e fra i più attivi, pur divorandosi un gol a fine primo tempo, Vrsaljko a destra controlla la fascia e prova qualche cross. I piani di Spalletti vengono parzialmente sconvolti al 30', quando il Ninja getta la spugna. Nainggolan si infortuna 10' prima in un contrasto con Biglia: l'ex laziale allunga la gamba, l'ex romanista gli pesta il piede, escono malconci entrambi. Poi un nuovo incrocio, meno cruento, ma con il belga che si fa male: entra Borja Valero. Metterà legna, sbaglierà un po', ma è recuperato alla causa.

MILAN FINO AL 90' — Il Milan per l'occasione importante sale di livello difensivo: la squadra di Gattuso si assesta su di un 4-5-1 ordinato e compatto, che prova ad aggredire subito i portatori di palla avversari. Parte forte, poi con i primi due tiri del match, poi ripiega per lo più si difende, pareggiando solo il conto dei gol annullati. Per ripartire si affida principalmente a Calhanoglu, meno braccato di Suso, mentre Higuain vive una serata da Icardi, con pochi palloni toccati e qualche ripiegamento difensivo. Cutrone entra tardi e non si vede, la disattenzione finale, quasi un contropiede subito, è inspiegabile. Con questa Inter, poi…

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 22 ottobre 2018 23:47
Sampdoria-Sassuolo 0-0, il palo ferma Berardi

Senza gol la sfida tra due squadre che giocano bene ma non trovano la rete.
Un palo clamoroso per Berardi


Il Sassuolo inchioda la Sampdoria su un giusto pareggio con una partita lucida, attenta e propositiva. Ritmo alto, pressing e scambi veloci per costruire il gioco a partire dalla difesa, Giampaolo e De Zerbi si sfidano a viso aperto e con filosofie simili, pur con moduli diversi, fin dal fischio d’inizio.

LE AZIONI SALIENTI — Il primo pericolo, però, lo creano gli ospiti al 7’: lancio in profondità per Babacar, che corre più veloce di Tonelli ma conclude male di sinistro. La Sampdoria cerca il varco con calma e lo trova al 26’: assist di Quagliarella per Ramirez, che spreca di sinistro da posizione invitante. Fa pure peggio Defrel tre minuti dopo, quando, su splendida idea di Murru, si trova davanti a Consigli ma conclude di sinistro con poca precisione. La sfida è equilibrata e divertente, il Sassuolo è sfortunato al 35’, con Berardi che, con un sinistro a giro, manda la palla contro il palo. Cinque minuti e Barreto, liberato da Quagliarella centra in pieno Consigli. Calano le energie e ne risente il gioco, ma non l’equilibrio. Quagliarella, al 32’ del secondo tempo inventa ancora un’opportunità, stavolta per Saponara. Il sinistro al volo del fantasista, però, vola alto. L’ultimo squillo è del Sassuolo, con l’incursione di Bourabia, anche lui però Impreciso.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 22 ottobre 2018 23:50
SERIE A 2018/2019 9ª Giornata (9ª di Andata)

20/10/2018
Roma - Spal 0-2
Juventus - Genoa 1-1
Udinese - Napoli 0-3
21/10/2018
Frosinone - Empoli 3-3
Bologna - Torino 2-2
Chievo - Atalanta 1-5
Parma - Lazio 0-2
Fiorentina - Cagliari 1-1
Inter - Milan 1-0
22/10/2018
Sampdoria - Sassuolo 0-0

Classifica
1) Juventus punti 25;
2) Napoli punti 21;
3) Inter punti 19;
4) Lazio ppunti 18;
5) Sampdoria punti 15;
6) Fiorentina, Roma e Sassuolo punti 14;
9) Genoa(*), Torino e Parma punti 13;
12) Milan(*), e Spal punti 12;
14) Cagliari punti 10;
15) Atalanta punti 9;
16) Udinese e Bologna punti 8;
18) Empoli punti 6;
19) Frosinone punti 2;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 00:12
Serie A, Atalanta-Parma 3-0: autorete di Gagliolo, Palomino e Mancini

I nerazzurri dominano il 2° tempo dopo i primi 45' equilibrati e con tante occasioni.
Prima l’autorete del difensore crociato, poi gli altri gol sugli sviluppi da calci d’angolo



L’Atalanta non vinceva in casa dalla prima giornata e il 3-0 sul Parma è un segale importa dopo la “manita” a Verona con il Chievo. Ma non è stata una passeggiata, perché la partita si è sbloccata solo nel secondo tempo.

PARTITA DIFFICILE — L’Atalanta capisce subito che sarà una partita complicata, perché il Parma per 45 minuti è bravo a esprimere al meglio la sua idea di calcio: difesa e contropiede. La squadra del Gasp occupa a lungo la metà campo avversaria senza buttare giù il muro: Gomez, falso 9 dietro Ilicic e Barrow, fa molto movimento dal centro a sinistra, la sua posizione preferita, e viceversa mentre anche le punte partono larghe. Ma il Parma sa ripartire in contropiede grazie alla velocità di Gervinho, tornato titolare dopo un mese e dell’ex Ceravolo che cerca la profondità per distendere una squadra altrimenti troppo chiusa in se stessa. Il resto lo fa un ispirato Siligardi. L’Atalanta costruisce molto, ma non riesce a passare. Ci provano un po’ tutti: Mancini, Gomez, Toloi, Ilicic due volte, Hateboer, Barrow. La partita non si sblocca, per la bravura di Sepe (soprattutto sul secondo tentativo di Ilicic) e gli errori di mira degli atalantini, in particolare Barrow, preferito a Zapata e un po’ troppo leggero e impreciso. Il Parma comunque si difende bene e riparte con puntualità, facendosi vedere con Ceravolo (al 19’ colpo di testa fuori e al 22’ tacco da distanza ravvicinata parato da Berisha) e Barillà (25’, gran tiro fuori di poco).

CROLLO PARMA — Poi, dopo un errore di Gervinho al 4’ della ripresa con grande salvataggio di Toloi, il Parma perde tutte le sue certezze e crolla. Il primo gol è anche un discreto tributo alla sfortuna, con Gagliolo che perde palla, De Roon avvia l’azione, Ilicic tira, Sepe respinge proprio sui piedi di Gagliolo: autogol plateale. Per l’Atalanta diventa tutto più facile: al 27’ raddoppia Palomino. Angolo da sinistra, spizzata di Mancini, Palomino, lasciato solo, mette dentro mente cade. In fuorigioco? Abisso chiede aiuto alla Var che dopo un paio di minuti conferma: gol regolare. E infine il 3-0: angolo di Ilicic da destra, Mancini ruba il tempo a Luca Rigoni e segna. Tutto finito? Quasi, si può ancora ammirare la traversa colpita da Ilicic, autentico mattatore del pomeriggio. Come a Verona col Chievo, ma senza gol.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 00:15
Serie A, Empoli-Juve 1-2: gol di Caputo e Cristiano Ronaldo (2)

Nona vittoria in campionato per i bianconeri col portoghese che ribalta l'iniziale vantaggio dei toscani



CR7 hollywoodizza la provincia italiana. Arriva lui e tutto si ferma: stadi esauriti, alberghi e ristoranti pieni, baracchini con la sua maglietta presi d’assalto. Ma Ronaldo è soprattutto il più forte giocatore del mondo insieme a Messi. Te ne accorgi quando, dopo il peggior primo tempo stagionale suo e della Juventus, decide che i due punti persi col Genoa possono bastare. E ribalta la partita con la folgore che fissa il 2-1 finale dopo aver trasformato il rigore del pari. Il gol più bello dei 7 fin qui segnati in bianconero.

BRAVO EMPOLI — Solo elogi per la squadra di Andreazzoli, che pur restando bassa gioca un bel calcio, con centrocampisti di corsa e qualità. Bennacer macchia una bella prova con la sciocchezza che provoca il rigore, Acquah si divora Matuidi nell’azione del gol, Zajc ha i colpi del grande giocatore. Se ci aggiungiamo che il caricabatterie della Juve non ha ancora ultimato il suo lavoro post-Manchester, l’1-0 (gol di Caputo) con cui i toscani vanno al riposo non deve stupire. In difficoltà Bernardeschi e tutto il centrocampo, con una regia insolitamente abulica di Pjanic. Se il livello resta questo, la salvezza non dovrebbe essere un problema.

CARICA CR7 — La Juventus, che resta complessivamente lontana dai suoi standard migliori, rientra con altra intensità. L’emblema è Matuidi: molliccio nei primi 45’, il solito trattore nella ripresa. Il segnale di risveglio lo dà l’azione chiusa dalla traversa di Pjanic dopo una gran parata di Provedel su un convincente Alex Sandro. Il calo dell’Empoli aiuta la Juve a restare sempre alta, con Dybala molto cucitore e poco stoccatore e bravo a procurarsi il rigore. In una giornata così, sembra più facile che la Juve la possa ribaltare col colpo di un campione piuttosto che col gioco. Detto fatto: CR7 sgancia il missile che lascia a bocca aperta il Castellani, prima di un finale che trasforma Allegri in versione kickboxer su una bottiglietta per via di una gestione imperfetta nei minuti finali.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 00:18
Serie A, Torino-Fiorentina 1-1: gol di Benassi, autorete di Lafont

Al Grande Torino i viola passano dopo appena due minuti,
poi arriva il pareggio fortunoso sul tiro di Ola Aina.
Nel primo tempo Mazzarri allontanato dall’arbitro



Toro bello di notte, ma carico di delusione. La Fiorentina si difende coi denti e conferma l’astinenza lontano dal Franchi, dove raccoglie il suo secondo punto sui 15 messi in classifica. Finisce 1-1 la notturna del Grande Torino (gol-lampo di Baselli dopo 2’, autogol di Lafont al 13’). E per la Mazzarri band è una serata piena di rimpianti.

SORPRESA: NIENTE CHOLITO — In avvio non è proprio tutto come annunciato alla vigilia. Prima di tutto perché Torino-Fiorentina non è la sfida tra Belotti e Simeone: Mazzarri non rinuncia certo al Gallo, Pioli invece lascia in panchina il Cholito preferendogli Mirallas ed Eysseric, con Chiesa che parte largo a destra più schiacciato sulla linea dei centrocampisti, alzandosi continuamente a partita in corso. Più che sul centrocampo a cinque, Mazzarri preferisce la formula con il doppio trequartista: la chiave è Baselli, posizionato molto alto in linea con Iago Falque.

PUNTO FERMO VIOLA — Se c’è una certezza in questo avvio di campionato della Fiorentina è la sua capacità di segnare nei primi 30’: era già accaduto quattro volte nelle precedenti nove partite, e la storia si ripete anche questa sera. Passano appena centoventi secondi, e un traversone dalla destra di Chiesa coglie impreparato la difesa granata, De Silvestri respinge maldestramente offrendo il più facile degli assist a Baselli: la freddezza non gli manca, e firma il più classico del gol dell’ex, il quarto di questo suo avvio di stagione in Serie A. E’ la marcatura più veloce della Fiorentina in queste dieci giornate di campionato.

DOMINIO GRANATA — Stordito, ma non certo al tappeto. Tutt’altro: il Torino risponde di gran carriera. Alza i ritmi, diventa padrone del campo, gioca stabilmente nella trequarti della Fiorentina mettendo in crisi una Viola fatta di buona palleggiatori ma incapace di uscire dalla ragnatela di passaggi che prende forma tra i piedi di Meité, Iago Falque, Rincon e Baselli. Infortunio in avvio a parte, nel primo tempo è un dominio granata, al punto che quando il cronometro segna la mezzora i numeri dicono che il possesso palla del Toro tocca l’apice del 71%, “calando” al 61% all’intervallo. Il pari appare una logica conseguenza, e cade dopo tredici minuti quando Lafont respinge un po’ con la schiena e un po’ con la testa una conclusione di Aina. La Fiorentina non aveva mai subito gol in questo campionato nella prima mezzora. La pressione granata è continua, la Fiorentina si difende come può: ancora Aina (al 18’), De Silvestri (al 23’) e Iago (al 45’) sfiorano il raddoppio. Il Toro torna negli spogliatoi tra gli applausi, dopo aver giocato, per intensità e qualità, il suo miglior primo tempo di questo campionato. La nota stonata è l’espulsione di Mazzarri al 29’ per proteste: il tecnico del Toro chiede veementemente l’ammonizione di Vitor Hugo per un’entrata a centrocampo su Iago Falque, e riceve il suo secondo allontanamento in questa stagione dopo quello della prima giornata in casa con la Roma. Era diffidato, sarà squalificato.

ZAZA PER L’ASSALTO — In avvio di ripresa Pioli prova ad arginare lo strapotere di gioco del Toro inserendo Gerson e Simeone, ma è ancora Iago Falque in acrobazia (al 9’) a cercare la via del raddoppio. Dopo 65’ entra Zaza per Baselli per un Toro sempre più a trazione anteriore con il doppio centravanti (Zaza-Belotti) e Iago alle spalle. E mentre i ritmi naturalmente si abbassano, con un Toro che gioca ma che non riesce a sfondare, proprio sui piedi dello spagnolo cade l’occasione più importante della ripresa: è il 27’ quando Iago trova una conclusione potente e precisa verso l’incrocio, ma Lafont compie un capolavoro evitando il tracollo. A 8’ dalla fine arriva il primo intervento di Sirigu: doppia uscita (provvidenziale) su Chiesa e Mirallas. Dentro anche Parigini e Soriano, ma l’1-1 non si sblocca.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 15:11
Serie A, Sassuolo-Bologna 2-2: Boateng riprende Inzaghi all'85'

Gol e spettacolo a Reggio Emilia: rossoblù in vantaggio con Palacio e Mbaye, pari di Marlon e Boateng



Se il Sassuolo non vince da quattro partite ci sarà un perché. E in questo caso ci ha messo molto del suo il Bologna, che finalmente Inzaghi ha posizionato in maniera diversa (4-3-3) e instillando la ferocia dell’approccio giusto. Il pari finale è sostanzialmente un’occasionissima persa dai bolognesi che a cinque minuti dalla fine avevano la gara in tasca grazie ad uno uno-due di Palacio all’alba del match e di Mbaye ad inizio ripresa. Il Sassuolo ha manovrato tanto ma in area è arrivata tre volte seriamente e ancor più pesantemente nel momento in cui poteva addirittura ribaltare la gara: pallone vagante a un secondo dalla fine, Matri lo spara alto e sarebbe stata una beffa atroce per un Bologna diverso da molte altre volte, ovvero compatto, propositivo e attento per praticamente tutta la partita.

APPROCCIO — L’approccio del Bologna è un film mai visto, nel senso che la squadra di Inzaghi non era praticamente mai entrata in partita così decisa: tre minuti di rumba che mettono a disagio il Sassuolo. Doppio schema su calcio d’angolo e il gol del vantaggio arriva così: legnata di Svanberg da trenta metri, Consigli para bene ma il pallone arriva a Santander che rimette insieme i cocci per Palacio che sotto-porta la sbatte precisa nel sette. Vantaggio Bologna e Sassuolo che fatica a trovare campo, a tal punto che nell’azione successiva Santander colpisce praticamente a porta vuota ma impatta il palo.

EUROGOL E POSSESSO — Dal possibilissimo due a zero esterno, ecco che il Sassuolo (proprio dall’azione nata dal legno colpito dal paraguaiano) si scuote e può già prendersi il pareggio: volata di Di Francesco che fa mezzo campo in solitaria ma invece di passarla (prima) a Berardi agevola il ritorno di Poli che sporca il pallone quanto basta per mandare tutto all’aria. Il Bologna ha rischiato grosso, ma dal 10’ comincia a rinculare e dare al Sassuolo ciò che preferisce: il possesso palla. La squadra di De Zerbi (che inizialmente ha Boateng in panchina) comincia il suo palleggio che porta opportunità: ci provano Rogerio e Di Francesco (da fuori) fino a quando da 35 metri ci riesce Marlon con una bordata secca che piega Skorupski sulla propria destra. Pari e il copione non cambia: Sassuolo che fa possesso, Bologna che riparte ogni tanto ma ora con confusione e quasi autogol di Helander allo scadere della prima frazione nel tentativo di rinviare.

CAMBI PERFETTI — Quando inizia il secondo tempo, il Sassuolo fa la faccia cattiva ma è Ferrari a chiudere su Santander da posizione difficile. Poi c’è l’opportunità che si ritaglia Svanberg (eurotiro da venti metri sul quale Consigli diventa ancora perfetto) e successivamente comincia tutta la giostra dei cambi: Inzaghi mette Dzemaili, Krejci e alla fine Falcinelli mentre De Zerbi arma i suoi con Boateng, Matri e Sensi. Nel bene e nel male, tutti e tre i cambi del tecnico del Sassuolo entrano nel pareggio finale e nel quasi ribaltone: perché Sensi prende il rigore indiscutibile (fallo di Calabresi) che poi Prince infilerà; e perché Matri arriva a un centimetro dal 3-2 ma spara altissimo. Risultato sostanzialmente giusto ma il Bologna è quello a rimanerci peggio, anche se Bourabia ha colpito la traversa e Gonzalez ha rischiato un autogol da cineteca.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 18:39
Serie A, Cagliari-Chievo 2-1: i sardi volano, Ventura ancora k.o.

Pavoletti e Castro lanciano i rossoblù verso i tre punti.
Gli scaligeri si svegliano tardi e restano a -1



Capita di segnare il gol che non vorresti mai fare. Lucas Castro, che a Veronello ci è stato per quattro anni, suggella un'altra grande prova, con un gol da favola che stende (2-1) il Chievo inguaiandolo fino al collo e lanciando il Cagliari, imbattuto alla Sardegna Arena e al terzo risultato utile di fila. Sette punti in tre partite che proiettano la squadra di Rolando Maran verso quella metà classifica che il presidente Tommaso Giulini chiede alla sua squadra. Il Chievo è fermo ai due pareggi con Empoli e Roma, ha tre punti in meno per le plusvalenze, confermati anche in settimana, e la cura Ventura, a volte sgomento davanti a certi errori, ancora non produce punti. Ma qualcosa a livello mentale sì, perché dopo aver trovato il 2-1 con Stepinski, il Chievo con Birsa dentro, un po' di paura l'ha messa al Cagliari che forse pensava di averla chiusa troppo presto e forse ha pure esagerato nei cambi togliendo Pavoletti e Bradaric. La differenza nel primo tempo è stata abissale. Gli 11 titolari del Cagliari ormai non temono nessuno.

PRIMO TEMPO — Maran conferma le impressioni della vigilia: rimette Srna sulla catena difensiva di destra, conferma Pisacane con Ceppitelli al centro della difesa, mentre in attacco torna, ovviamente, Pavoletti in coppia con Joao Pedro. Ventura cambia qualcosa, innanzitutto inserendo Meggiorini accanto a Stepinksi davanti. Birsa resta in panchina. Giaccherini, ristabilito, va in campo a creare scompiglio. Ma prima del via l'ex ct azzurro perde anche Hetemaj che si fa male in riscaldamento e così al suo posto c'è Rigoni. Un 3-5-2 per Ventura con accenni di 3-4-2-1. Dietro c'è Cesar per lo squalificato Barba. La differenza tra le due squadre è palese, il Chievo fa fatica a impostare, si regge solo sulla mobilità e la tecnica di Giaccherini, ma dopo 15' il Cagliari passa: angolo di Joao Pedro sul quale ci mette come al solito la testa Pavoletti che anticipa Bani e Cesar. Quinto gol del bomber livornese. La reazione clivense non c'è: anzi è Bradaric, sempre su angolo di JP10 a spedire fuori la palla del 2-0. Il Chievo mette il naso avanti nel finale di tempo ma una volta salva Ceppitelli con un'ottima diagonale, l'altra è De Paoli, imbeccato dal solito Giak, a calciare fuori di pochissimo. Più che altro il Chievo colleziona cartellini: Giaccherini, Rossettini.

SECONDO TEMPO — Sembra che nell'intervallo Ventura abbia ribaltato lo spogliatoio: Giaccherini colpisce, ma Cragno respinge dopo 8', ma al 14' il Cagliari la chiude: Scende Barella che innesca Padoin che crossa da sinistra, la palla arriva a Pavoletti che, intelligentemente, vede Castro che arriva. Lo serve e il Pata scarica un destro da urlo imprendibile per Sorrentino. 2-0. L'argentino non esulta, ci sta quasi male perché vede la sua squadra alle corde ed è una parte della sua vita. Il Chievo non c'è, prende altri gialli, anzi Meggiorini rischia il rosso su Castro. Poi esce in staffetta con Birsa. E Maran fa riposare pure il totem Pavoletti inserendo Cerri (che si fa pure ammonire), forse troppo presto. Non c'è più neanche Giak, l'anima della squadra che si mangia una grande occasione per fare 2-1, mentre poco prima Bani di testa era stato più sfortunato. Ma il Chievo il 2-1 lo trova al 34' quando il Cagliari, con Cigarini al posto di Bradaric e dopo un gran tiro di JP10, si rilassa fin troppo. Su una ribattuta corta di Pisacane trova Stepinski che fa dai e vai con De Paoli che lo trova tutto solo in area per colpire indisturbato di testa. I bianchi di Ventura, con Birsa si scuotono e provano a raggiungere il pareggio. La partita si innervosisce ancora, Maran si protegge inserendo Dessena per Barella (sostituito per la prima volta in stagione) e il Cagliari riesce a tenerla in pugno e a far festa in gruppo davanti alle due curve. Ma Castro, straordinario, va ad abbracciare gli ex compagni, uno per uno. Il bello del calcio.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 18:42
Tra Genoa e Udinese, emozioni e girandola di gol: finisce 2-2

Bella sfida tra le due squadre: dopo un primo tempo bloccato, la ripresa è stata pirotecnica.
Secondo pareggio consecutivo per il Genoa, primo punto dopo quattro sconfitte per l’Udinese



Juric non trova la vittoria e il Ferraris vede per la prima volta una sfida senza un gol di Piatek. Buon per l’Udinese e Velazquez, che conquistano un punto meritato.Moduli prudenti e quasi speculari, con Juric che riesce ad aver la meglio nella prima parte della sfida, grazie all’abilità negli inserimenti di Bessa.

LA PRIMA FRZIONE — L’italo-brasiliano appare in area con frequenza, riuscendo però a sorprendere sempre la difesa avversaria. Al 9’ proprio Bessa spreca clamorosamente un assist perfetto di Biraschi, appoggiando di testa il pallone di poco a lato. Al 30’ invece l’incursione del centrocampista cresciuto nell’Inter è letale: sul lancio di Pedro Pereira, Bessa è libero, Musso esce con troppa foga e lo atterra. Rigore netto che Romulo al 32’ realizza con sicurezza. I rossoblù hanno la partita in mano, pure Criscito, su punizione, impegna Musso. L’Udinese soffre e prova a ripartire, con Lasagna e De Paul che trovano due conclusioni interessanti, neutralizzate senza troppa ansia però da Radu.

LA RIPRESA — L’intervallo smorza l’energia del Genoa, che cala l’intensità del suo gioco. L’Udinese conquista campo e calci d’angolo. Quando Velazquez cambia modulo, passando al 3-5-2, la sfida cambia. Due minuti e arriva il pari, con Lasagna abile a sfruttare un cross di De Paul. Romero, su angolo, riporta subito in vantaggio il Genoa, ma l’inerzia della partita è cambiata. Al 25’ del secondo tempo, così, i friulani riagguantano il pari, con De Paul, bravissimo a battere Radu con un tiro a giro da sinistra che centra l’angolo alto opposto. Quattro minuti e Romero si fa espellere per un fallo su Pussetto, che gli vale la seconda ammonizione. L’unico sussulto dell’Udinese però arriva in pieno recupero, con un tiro centrale di Mandragora, neutralizzato facilmente da Radu.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 18:45
Serie A, Spal-Frosinone 0-3: decidono Chibsah, Ciano e Pinamonti

Primo successo stagionale per la squadra di Longo, che supera 3-0 i ferraresi nello scontro diretto per la salvezza.
Nel finale c’è spazio anche per primo gol nei Pro del talento in prestito dall’Inter



E alla decima arrivò la prima. Il Frosinone ottiene infatti la prima vittoria della stagione ed è pure bella rotonda, forse più di quanto meritato. La Spal ne incassa infatti tre in casa, su appena quattro tiri in porta concessi. Un piccolo black out a fine primo tempo, un altro a inizio ripresa, e la partita se n’è andata.

PRIMO TEMPO — La Spal parte più centrata. Schiattarella e Missiroli hanno spazio per pensare, si gioca praticamente su una sola metà campo, quella del Frosinone. Proprio Missiroli al 10’ crea la prima situazione pericolosa, provando da fuori: alto. La superiorità spallina non si concretizza per un paio di scelte sbagliate di Petagna – mancato aggancio su filtrante di Missiroli al 17’, controllo lento e tiro stoppato dopo appoggio di Fares al 30’ – e perché i tre difensori fissi del Frosinone tengono altissima la guardia. Dopo la mezzora il Frosinone riprende un po’ di campo e al 33’ si vede giustamente annullare un gol: Campbell apre a destra per Ciano, tocco sulla corsa per Zampano che calcia in diagonale, Chibsah insacca ma di mano un pallone che forse sarebbe comunque entrato. Breve consulto al Var, rete annullata e giallo per il centrocampista ospite. La Spal replica subito con un destro di Valoti su sponda di Paloschi appena a lato al 35’. Improvviso e non del tutto meritato dunque arriva il vantaggio del Frosinone al 40’, e stavolta è buono. Beghetto guadagna un angolo insperato, dalla bandierina calcia Ciano, il portiere Gomis e Felipe dormono e Chibsah di testa mette in rete facendosi perdonare. La Spal pare stordita ma di nuovo reagisce: al 42’ il tiro di Fares è deviato sulla traversa da Paloschi, ma in fuorigioco.

DILAGA IL FROSINONE — L’inizio di ripresa è veemente, ma di nuovo poco concreto. Fares si fa vedere con un buon cross che attraversa l’area al 5’ e con un sinistro in curva al 7’ che avrebbe meritato miglior destinazione. Il Frosinone invece colpisce. All’8’ Campbell si beve Felipe e appoggia indietro per l’accorrente Ciano: destro rasoterra e raddoppio. Alla delusione spallina si aggiunge la fretta. Semplici mette Antenucci e Everton per Cionek e Valoti per passare al 4-3-3 ma più che un’innumerevole serie di cross non arriva. Il Frosinone si blinda con il 5-3-2 e concede soltanto un diagonale ad Antenucci che si stampa sul palo al 15’, forse l’ultima occasione per riaprirla veramente, e un’altra conclusione a Fares dal limite: Sportiello alza. E a ridosso del novantesimo ecco lo 0-3: Pinamonti, appena entrato, gira in rete un assist di Cassata. Primo gol in Serie A per l’attaccante di scuola-Inter, come era il primo di Chibsah.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 23:09
Milan-Sampdoria 3-2: Higuain e Suso ribaltano il risultato

Tre punti fondamentali per Gattuso, che soffre ma vince con il 4-4-2.
Rossoneri avanti con Cutrone, rimonta doriana con Saponara e Quagliarella,
poi reti dell'argentino e dello spagnolo


Gli esami non sono finiti, ma su una cosa Rino Gattuso ha ragione: il suo Milan è vivo, vivissimo, ha rabbia in corpo e gol nel sangue. Nella serata più difficile per il tecnico rossonero, i suoi ragazzi ne fanno tre alla Sampdoria, che fin qui ne aveva presi appena quattro in nove uscite. Soprattutto, ne fanno uno in più degli avversari: di questi tempi va così, il Diavolo concede sempre reti a chi gli sta di fronte (siamo a 15 gare di fila in campionato, non succedeva dal 1946). Ma oggi basta e avanza: col 3-2 ai blucerchiati il Milan si rialza, li aggancia in classifica e riprende a correre verso il quarto posto, ora distante tre punti. E Ringhio, sudato, senza giacca dopo due minuti e imbufalito verso il quarto uomo al fischio finale, respira. La decide Suso, con una perla da fuori al 17' della ripresa, la rimete in piedi Higuain, dopo che la banda Giampaolo si era portata in vantaggio rimontando l'iniziale rete di Cutrone: la coppia funziona, tutto lo stadio si alza in piedi per applaudire Patrick quando esce.

EQUILIBRI — La sensazione è che il 4-4-2 proposto da Gattuso (con Laxalt esterno di centrocampo per Bonaventura, in tribuna per una lieve infiammazione al ginocchio) qualcosa dia e qualcosa tolga. Quello che dà è scritto sul tabellino: il peso del doppio centravanti in avanti si traduce nei due gol che aprono e chiudono il primo tempo, con Cutrone protagonista prima di testa su cross di Suso (malissimo Bereszynski, che si perde Patrick) e poi con l'assist per Higuain in uno scambio nello stretto al limite che sorprende i centrali blucerchiati. Dietro, però, sono dolori: la Samp arriva in area con una semplicità disarmante e ogni volta che lo fa è un potenziale pericolo per Donnarumma. Una magia di Quagliarella per Saponara frutta il gol dell'ex per l'1-1 e un'imbucata del 5 blucerchiato per il napoletano regala a Giampaolo il momentaneo 2-1 prima del gol del Pipita. La verità del Diavolo a due facce, soprattutto questa sera, sta in mezzo: Biglia e Kessie corrono come matti ma faticano a filtrare nella ragnatela del trio Linetty-Ekdal-Praet, Gattuso li scambia di posizione ma senza grandi risultati.

PERCHÉ HA VINTO IL MILAN — Voleva 23 leoni, il tecnico calabrese, li ha visti nello spirito con cui Cutrone e compagni hanno rimesso a posto pensieri e geometrie per risalire dopo l'uno-due di Saponara e Quagliarella. Li ha visti nell'atteggiamento dei due attaccanti e di Suso, Laxalt (che colpisce un palo da mezzo metro nel finale), Rodriguez e Romagnoli, il più attento della linea difensiva nell'ultima parte del match, quando San Siro fischiava le avanzate della Samp – impoverita dall'uscita di Saponara, infortunato, come Calabria negli ultimi minuti - per la paura di ritrovarsi ancora una volta beffati. Non è successo, e per oggi può bastare. Come quella giocata di Suso che ha ridato ossigeno a Rino e a tutto il gruppo.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 ottobre 2018 23:13
Serie A, Napoli-Roma 1-1: gol di El Shaarawy e Mertens

Giallorossi in vantaggio col Faraone al 14' del primo tempo, poi,
un gol del belga allo scadere regala un punto agli azzurri



Il pari arriva solo in extremis, al 90esimo, ma il Napoli quel gol lì se l'era ampiamente meritato per tutto quello che aveva fatto lungo tutto il resto della partita. Basti pensare ai numeri finali, con i padroni di casa che dominano in ogni statistica: gli angoli (17-3), il possesso palla (62-37%), i tiri (26-8) e i cross (47-7). Insomma, alla fine per la Roma resta l'amaro in bocca di vedersi raggiunta proprio quando pensava di aver portato a casa una vittoria fondamentale e per il Napoli la gioia di non perdere una partita che non avrebbe meritato di perdere. Probabilmente, a far festa, a conti fatti è soprattutto la Juve, che porta a sei i punti di vantaggio sullo stesso Napoli. Per la Roma, invece, un punto che fa classifica, in attesa della trasferta di Firenze.

GIOCO E OCCASIONI — Ancelotti alla fine davanti sceglie Milik e lascia fuori Mertens, Di Francesco invece rilancia Jesus al fianco di Manolas ed alla fine è costretto a rinunciare a Florenzi. Assorbito il ritardo iniziale di 7 minuti per un guasto al sistema Var (tornerà a funzionare solo dopo 12 di gioco), il Napoli inizia anche a macinare gioco, costringendo spesso e volentieri la Roma a doversi compattare per difendersi negli ultimi 25-30 metri di campo. Fabian Ruiz è scintillante, così tanto che al 7' semina il panico nell'aria giallorossa saltando tutti, ma Insigne sbaglia praticamente un calcio di rigore quasi fatto, anche per l'intervento in scivolata (decisivo) di Manolas. Già, Manolas, se la Roma chiude il primo tempo in vantaggio è soprattutto merito suo, che sbroglia 3-4 situazioni complicatissime, sia sui tanti palloni tagliati in mezzo da Mario Rui e Callejon sia con un anticipo in verticale su Insigne, che altrimenti avrebbe puntato solitario la porta. Così al 14' è la Roma a passare un po' a sorpresa: dopo che Dzeko aveva messo i brividi da fuori ad Ospina, è Under (complice anche la finta intelligente dello stesso Dzeko) a regalare l'assist decisivo ad El Shaarawy, che insacca con l'ausilio del palo. Poi è il Napoli che torna a creare occasioni su occasioni con Milik (fucilata da fuori parata e colpo di testa fuori di poco), Hamsik (tiro sullo scarico di Fabian Ruiz, ancora bene Olsen), Callejon (esterno di poco al lato e tiro teso in mezzo, con Manolas che salva su Milik a colpo sicuro) e Insigne (tiro da fuori di poco al lato). Paradossalmente, però, ad andare più vicina al gol è ancora la Roma al 35', con Dzeko che prima salta Ospina su invenzione di Under e poi di sinistro centra la porta a girare, ma sulla riga è Albiol di testa ad evitare il 2-0.

ASSALTO AZZURRO — Nella ripresa la Roma allora cambia e si mette 4-3-3, ma a non cambiare è la sostanza, con il Napoli costantemente proiettato negli ultimi 30 metri di campo della squadra giallorossa. Dopo appena venti secondi di gioco è Olsen a salvare su traversone di Callejon, evitando che la palla arrivi a centro area a Milik, da solo a porta vuota. Poi arrivano occasioni in serie per Insigne (due clamorose, prima calcia alle stelle da ottima posizione, poi buca di testa da solo davanti ad Olsen) e Callejon, sui cui al 15' Olsen salva sul secondo palo (con l'aiuto anche del legno). E la Roma? È tutta lì, raggomitolata su se stessa, a difesa del vantaggio preziosissimo e pronta eventualmente a colpire in contropiede. Il problema è trovare gli spazi per distendersi e anche la forza per andare. Al 36' il San Paolo vibra, ma il gol di Mertens (splendido l'assist in verticale di Allan) è annullato per fuorigioco. Ma il folletto belga trova la fiammata giusta in extremis, al 45', con un piatto che insacca il pari a ridosso della linea di porta. Finisce così, con un pari meritato da parte dei padroni di casa e un punto prezioso per gli ospiti.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 29 ottobre 2018 23:40
Lazio-Inter 0-3: gol di Icardi (doppietta) e Brozovic.
Spalletti ora è secondo

A Roma è trionfo interista: i nerazzurri raggiungono il Napoli a quota 22 punti.
Ancora a segno il capitano argentino



L’Inter più bella della stagione chiude il cerchio all’Olimpico: lì dove la Champions era diventata realtà, arriva uno 0-3 che vale il secondo posto ma anche una certificata maturità che apre scenari interessanti in ottica campionato. E’ la serata di Icardi, che apre e chiude la serata, stravince il duello con Immobile e sale a 6 centri in classifica cannonieri, a -1 da Cristiano Ronaldo. Ma è soprattutto la serata di Luciano Spalletti che indovina tutte le mosse: quella di lasciare in panchina un De Vrij che in mattinata aveva dato segnali non positivi sul piano emotivo, il rilancio di Joao Mario dal primo minuto e soprattutto una svolta verso il 4-3-3, considerata l’impossibilità di continuare sulla strada del 4-2-3-12 senza Nainggolan. La Lazio finisce sconfitta nettamente, incapace di prendersi la rivincita del 2-3 di maggio e ancor meno di trovare contromosse alle scelte nerazzurre.

SUPREMAZIA — L’Inter del primo tempo è un piacere per gli occhi. Già al 3’ potrebbe passare con un cross di Vrsaljko che Vecino devia alto. La squadra di Inzaghi ci prova due minuti più tardi, ma Parolo sbaglia la girata su una buona assistenza di Lulic. Sono le schermaglie iniziali, poi l’Inter prende campo e non lo molla più. Al 9’ Joao Mario recupera un buon pallone sulla trequarti, Perisic va via in doppio passo ma Icardi sul secondo palo non trova il tap-in. Doppio passo che il croato replica al 23’ con tiro successivo a girare di destro: è un’altra occasione Inter, che al 16’ aveva spaventato Strakosha pure con un colpo di testa di Skriniar. Il vantaggio è nell’aria. E arriva al 28’: Politano innesca Perisic, tocco con il petto per Vecino che intelligentemente serve Icardi per la rete numero 115 della storia nerazzurra di Maurito. La Lazio è colpita, Inzaghi perde pure Badelj per infortunio, a centrocampo la supremazia è netta. Vecino ingaggia un duello con Strakosha: prima un colpo di testa respinto su punizione di Politano, poi un destro dell’uruguaiano deviato in angolo. E’ l’antipasto del raddoppio: sul corner -minuto 41 - Brozovic controlla perfettamente una respinta e poi di sinistro trova l’angolino.

HANDA C'È — Nel secondo tempo la Lazio prova ad alzare il baricentro: al 3’ punizione su cui Handanovic è chiamato a un intervento non banale, poi una girata di Milinkovic è tanto bella quanto inefficace. Spalletti cambia: Joao Mario finisce la benzina, dentro Borja Valero dal 12’. Non cambia il 4-3-3, non cambia neppure la musica: minuto 20, Politano spreca con il destro l’occasione dello 0-3. Dall’altra parte è Marusic che prova la stessa giocata: destro potente, Handanovic in angolo al 22’. Inzaghi cambia ancora, stavolta per scelta: fuori Caicedo, dentro Correa. Che non fa neppure in tempo a toccare il pallone che l’Inter chiude la pratica. E’ il 25’: Borja Valero serve un filtrante da applausi, Icardi finta il destro, rientra e con il sinistro fa tris, oltre che 116 gol personali. Poi arriva davvero il momento di Correa: azione personale al 29’, Skriniar dribblato, rientro sul destro e Handanovic è costretto a salvarsi con il piede. E non è finita, perché lo sloveno si esalta anche al 37’, a tu per tu con Immobile. Non è proprio serata per la Lazio. Lo è per Steven Zhang, in festa in tribuna alla prima da presidente.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 29 ottobre 2018 23:46
SERIE A 2018/2019 10ª Giornata (10ª di Andata)

27/10/2018
Atalanta - Parma 3-0
Empoli - Juventus 1-2
Torino - Fiorentina 1-1
28/10/2018
Sassuolo - Bologna 2-2
Cagliari - Chievo 2-1
Genoa - Udinese 2-2
Spal - Frosinone 3-0
Milan - Sampdoria 3-2
Napoli - Roma 1-1
29/10/2018
Lazio - Inter 0-3

Classifica
1) Juventus punti 28;
2) Inter e Napoli punti 22;
4) Lazio punti 18;
5) Milan(*), Fiorentina, Sampdoria, Roma e Sassuolo punti 15;
10) Genoa(*) e Torino punti 14;
12) Cagliari e Parma punti 13;
14) Atalanta e Spal punti 12;
16) Udinese e Bologna punti 9;
18) Empoli punti 6;
19) Frosinone punti 5;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
binariomorto
00mercoledì 31 ottobre 2018 23:51
Milan-Genoa 2-1: Suso, poi Romagnoli fa autogol e gol

Subito in vantaggio con lo spagnolo, i rossoneri si fanno
raggiungere da un'autorete di Romagnoli a inizio ripresa.
Poi il capitano si fa perdonare con il gol partita


Operazione zona Champions compiuta. All'ultimo respiro, o quasi, come nel 2-1 alla Roma. Stesso risultato contro il Genoa, per il Milan, e quarto posto agganciato (a pari punti con la Lazio). Romagnoli al 91': da brividi per il popolo rossonero, in una notte di Halloween in cui i fantasmi sembravano riaffiorare. Si ritorna al via, come nel Gioco dell'Oca, perché Diavolo e Grifone dovevano recuperare la sfida della prima giornata, rinviata per i tragici fatti del ponte Morandi. Si torna al via e Gattuso trova i tre punti che mancavano alla sua classifica.


SUBITO JESUS — Il primo scherzetto di Halloween lo fa Biglia: polpaccio destro k.o. in rifinitura e buco in regia, dove l'argentino è la sola opzione di livello, visto l'accantonamento di Montolivo e lo scarso utilizzo di Mauri. Si cambia modulo, allora, con la difesa a tre e la rinuncia ad Abate: Rodriguez fa il centrale, in mediana ci sono Kessie, Bakayoko e Calhanoglu, con Suso e Laxalt larghi. Proprio lo spagnolo, dopo appena 4' firma il secondo scherzetto della serata, quello dell'ex, segnando l'1-0 con un bolide di sinistro, specialità della casa. Capolavoro. E San Siro si scalda subito, nonostante la fredda pioggia d'autunno.

ARRETRAMENTO — Il Genoa usa il 3-5-2, esattamente come il Milan d'emergenza, anche se ogni tanto Suso lo fa diventare 3-4-1-2. Juric porta Criscito tra i centrali e allarga Zukanovic (il capitano, diffidato, rimedierà un giallo nel primo tempo): i suoi rossoblù escono alla distanza, dopo lo svantaggio-shock, ma ci riescono anche grazie a un Milan che tende ad arretrare progressivamente il baricentro, come al solito. I rossoneri, va detto, hanno le loro chance per il raddoppio, anche se non clamorose, con Kessie e Cutrone, confermatissimo accanto a Higuain. Dall'altra parte, il miglior marcatore dei 5 campionati europei top, Piatek, è messo in azione più che altro da qualche errore in palleggio della difesa rossonera. Come Kouamé, suo partner d'attacco. Si cambia campo sull'1-0.

PASTICCIO ROSSONERO — La ripresa si apre con Radu che vola a intercettare il primo squillo del Pipita, un destro deviato. Operazione che, all'11', non riesce a Donnarumma: la deviazione stavolta è di Romagnoli sul tiro di Kouamé, palla in rete, 1-1. E se Gigio incassa il gol per il 16° turno di campionato consecutivo deve "ringraziare" anche l'errore in disimpegno di Calhanoglu e Bakayoko. Il francese prova a farsi perdonare recuperando subito un pallone che arma il destro di Higuain: Radu è super nel mandarlo in corner. Dentro Abate per Laxalt, dietro si torna a quattro. E il Milan riparte alla carica con qualche certezza tattica in più.

CUORE DI CAPITANO — Il problema per Gattuso è che Radu sembra in serata: ci mette ancora i guanti su Kessie, dopo un riflesso lento di Higuain in area. Ed è sveglio anche su Suso, a dieci minuti dalla fine. Bel confronto tra Under 21 con Donnarumma, che gli risponde a stretto giro di posta con gran tuffo sul rasoterra velenoso di Lazovic. Nel finale, però, Radu fa cilecca. E questa pazza partita, in qualche modo, sorride al Diavolo. L'uscita del portiere, al 91', fa andare il pallone proprio sul piede di Romagnoli, lui pure in attacco a caccia del gol-partita. E il capitano entra di nuovo nel tabellino dei marcatori, stavolta dalla parte giusta. Milan da batticuore, come gli capita spesso. Ma quarto. Ed è questo che conta.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 31 ottobre 2018 23:53
SERIE A 2018/2019 Recupero 1ª Giornata (1ª di Andata)

31/10/2018
Milan - Genoa 2-1

Classifica
1) Juventus punti 28;
2) Inter e Napoli punti 22;
4) Milan e Lazio punti 18;
6) Fiorentina, Sampdoria, Roma e Sassuolo punti 15;
10) Torino e Genoa punti 14;
12) Cagliari e Parma punti 13;
14) Atalanta e Spal punti 12;
16) Udinese e Bologna punti 9;
18) Empoli punti 6;
19) Frosinone punti 5;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00mercoledì 31 ottobre 2018 23:53
SERIE A 2018/2019 Recupero 1ª Giornata (1ª di Andata)

31/10/2018
Milan - Genoa 2-1

Classifica
1) Juventus punti 28;
2) Inter e Napoli punti 22;
4) Milan e Lazio punti 18;
6) Fiorentina, Sampdoria, Roma e Sassuolo punti 15;
10) Torino e Genoa punti 14;
12) Cagliari e Parma punti 13;
14) Atalanta e Spal punti 12;
16) Udinese e Bologna punti 9;
18) Empoli punti 6;
19) Frosinone punti 5;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00venerdì 2 novembre 2018 23:47
Napoli-Empoli 5-1: gol di Insigne, Mertens (tripletta), Milik e Caputo

L’11ª giornata di A si apre con la manita dei partenopei,
che trovano l’ottava vittoria stagionale in campionato.
Il belga in grande spolvero, con tre gol d’autore e un assist



Straripante e spettacolare: il Napoli ne rifila cinque all’Empoli e si stacca da solo al secondo posto in attesa del risultato dell’Inter. La notte è tutta di Dries Mertens che non risparmia nulla all’avversario. Tre reti ed una prestazione super ne hanno confermato uno stato di forma invidiabile. E’ nella fase offensiva che il Napoli ha fatto la differenza. Con la tripletta dell’attaccante belga, certo, ma anche con le invenzioni di Lorenzo Insigne, che ha avuto il merito di sbloccare la partita. La notte magica delle punte napoletane s’è completata con la rete di Arek Milik. Ancora un Napoli diverso. Ormai, le scelte di Carlo Ancelotti non sorprendono più. Quattordicesima formazione inedita in altrettante partite per un risultato che non è mai stato in discussione. Funziona subito l’intesa tra Mertens e Insigne: la difesa dell’Empoli è continuamente in apprensione. Diawara e Rog, invece sono i due interni di centrocampo, entrambi evidenziano maggiore quantità rispetto alla qualità, mentre sugli esterni Fabian Ruiz e Zielinski lavorano un gran numero di palloni. Il Napoli è padrone del campo ed impiega appena 9 minuti per sbloccare il risultato. La furia di Kalidou Koulibaly si trascina dietro mezzo Empoli, ma nessuno riesce a frenarne lo scatto e l’appoggio, millimetrico per il controllo e il tocco in rete di Lorenzo Insigne.

RADDOPPIO — Sul piano tattico, Andreazzoli prova a agire sulle fasce, Antonelli è l’uomo più pericoloso. A lui, viene annullato un gol (15’) per fuorigioco. Gli errori in fase di appoggio, comunque, condannano prima del tempo, l’Empoli. Quello di Di Lorenzo apre all’azione del raddoppio di Mertens. Il passaggio arretrato del difensore è corto e viene intercettato da Insigne: il tocco per l’inserimento di Mertens è un giochino, per l’attaccante belga è altrettanto semplice indirizzare il pallone nell’angolo più lontano della porta di Provedel, il cui tentativo di deviare il pallone è alquanto tardivo.

A VALANGA — Dopo un momento di rilassamento, durante il quale Caputo ha trovato il guizzo per accorciare lo svantaggio, il Napoli ha ripreso a martellare. Callejon, subentrato a Fabian Ruiz, assiste Mertens sul terzo gol. Poi, la rete di Milik e la terza dell’attaccante belga, chiudono definitivamente la partita.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 00:39
Serie A, Inter-Genoa: 5-0:
decidono la doppietta di Gagliardini e i
gol di Politano, Joao Mario e Nainggolan

Nel secondo anticipo dell'11ª giornata i nerazzurri trionfano con i rossoblù davanti ai 70mila di San Siro



Settima vittoria di fila, una risposta di forza al Napoli agganciato a quota 25 punti, un nuovo messaggio alla capolista Juve. L'Inter batte un altro colpo (9 successi nelle ultime 10 uscite compresa la Champions) e stavolta è tutto troppo facile. Con una squadra rivoluzionata e più di un occhio che guarda già alla rivincita di martedì con il Barcellona, i nerazzurri annientano il Genoa, sconfitto con un pesante 5-0. Juric, dopo aver perso mercoledì a San Siro il recupero col Milan solo al 91', stavolta al Meazza dura pochissimo e affonda nel finale. Decisivo l'uno-due interista al 14' e al 16' del primo tempo: segnano Gagliardini e Politano, prima volta di due gol italiani dell'Inter entro il 20' dal 1996 (allora ci riuscirono Branca e Carbone contro il Padova). Poi, nella ripresa, il tris di Gaglia e i gol nel recupero di Joao Mario e Nainggolan.

CAMBI — Luciano Spalletti l'aveva detto alla vigilia: "Farò dei cambi, voglio grinta e qualità, meritiamoci i 65mila tifosi di San Siro". E così è, perché i nerazzurri - davanti a oltre 67mila spettatori - giocano bene ma anche perché il Genoa fa proprio poco e non dà mai la sensazione di poter portare pericoli davanti a Handanovic. L'Inter si rivoluziona, lascia in panchina Icardi, Vecino e Asamoah, dà nuovamente fiducia a Joao Mario e rilancia Gagliardini, Dalbert e Lautaro dal primo minuto. Juric rinuncia al capocannoniere Piatek e in attacco si affida ai due ex Pandev-Kouamé. I cambi premiano Spalletti, che ci mette poco per indirizzare il match.

DECISIVI — Al 2' è già occasionissima: cross di Politano, Lautaro da due passi tira fuori di coscia. Altri 2' ed è Perisic, su assist di Joao Mario, ad andare fuori di poco. Il Genoa si vede all'11' con Lazovic, che salta in area D'Ambrosio e ci prova forte a giro: palla alta. Al 14' la partita si sblocca: Biraschi si complica la vita su Lautaro, l'Inter recupera il pallone e si fionda in area. Un rimpallo su tiro di Lautaro favorisce Joao Mario, il portoghese quasi involontariamente serve Gagliardini che la mette dentro da due passi. La posizione del centrocampista è dubbia, ma anche la Var dopo qualche minuto convalida il vantaggio. Non c'è quasi il tempo per festeggiare perché dopo un passaggio da brivido di Handanovic che balla sulla linea di porta l'Inter raddoppia: ancora Joao Mario in versione assistman, stavolta è bravissimo Politano a tagliare anticipando Lazovic. L'esterno si trova solo davanti a Radu: 2-0 Inter. Che può fare anche tris: al 35' ancora Politano, ma Radu devia in angolo, poi De Vrij di testa va fuori di pochissimo.

RIPRESA — Cambia qualcosa nella ripresa? No, per niente. Perché dopo 5' arriva il terzo gol, ancora con Gagliardini, che ribadisce di forza in gol una respinta sulla linea di Radu su Perisic e firma la prima doppietta in Serie A (alla presenza numero 69). Nel Genoa arriva anche il momento del capocannoniere Piatek (un po' tardi, chissà cosa ne pensa il presidente Preziosi) e Pandev torna in panca sotto una pioggia di applausi: San Siro non dimentica uno degli eroi del Triplete. Il polacco si vede subito con una zuccata, parata da Handanovic, ma nella morsa De Vrij-Skriniar non trova grandi spazi. C'è tempo per gli applausi di San Siro per una discesona di Skriniar, per le accelerazioni di Keita, per la manciata di minuti concessa a Nainggolan dopo l'infortunio nel derby. Poi nel recupero arrivano anche il poker firmato Joao Mario e il 5-0 del Ninja, al primo gol al Meazza. L'Inter va di corsa e ora può davvero pensare al Barcellona.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
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