Campionato di Serie A stagione 2018/2019

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binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 00:43
Serie A, Fiorentina-Roma 1-1: in gol Veretout (rigore) e Florenzi

La Viola resta imbattuta in casa ma cerca ancora la vittoria che manca da più di un mese.
Per i giallorossi secondo 1-1 di fila in campionato



A pensarci bene, il momento più emozionante è stato quando tutto il Franchi ha intonato lo storico coro per Gabriel Batistuta, il vecchio campione. Il galateo ovviamente prevede diplomazia, ma siamo convinti che il Re Leone - guardando quello che Dzeko e Simeone sprecavano - rimpiangerà di non essere più giovane, perché lui certe palle non le sbagliava di sicuro. Così, salomonicamente, finisce con un 1-1 santificato dalle reti di Veretout su rigore (un po' dubbio) e di Florenzi nel finale, sotto gli occhi in tribuna di Paulo Sousa, associato nelle scorse settimane alla panchina giallorossa in caso di esonero di Di Francesco. Vero che la rete del pari è arrivata sui titoli di coda, ma la Roma non meritava di perdere, mantenendo sempre il controllo del match con oltre il 62% di possesso palla.

RIGORE E VAR — Pioli in avvio manda in panchina Pjaca a favore di Mirallas, che parte sulla fascia destra. Probabile che l'idea sia quella di aggredire con Biraghi e Chiesa la fascia più debole dei giallorossi, cioè quella sinistra composta da Under e Florenzi, ma in realtà a fare la partita è soprattutto la squadra di Di Francesco, che s'impossessa del centrocampo, piantando le tende nella trequarti avversaria: Benassi e Gerson sono fragili nel contenimento in appoggio a Veretout e lasciano campo libero a Pellegrini, Nzonzi e Zaniolo, ex delle giovanili viola e all'esordio da titolare in Serie A. I meccanismi inceppati in mediana mandano un po' in confusione anche la difesa nelle uscite, così al 3' è Dzeko, servito da Zaniolo, a tirare in bocca a Lafont da ottima posizione. Intendiamoci, i viola provano sempre a ripartire, cercando la profondità dietro la linea composta da Fazio e Juan Jesus, ma due buone occasioni capitano a Simeone, che 6' di testa sfiora il palo e al 17', dal limite dell'area, conclude fuori. I giallorossi però intensificano il ritmo e al 15', su cross di Florenzi, Fazio sfiora il vantaggio di testa anticipando Hugo. Al 21', poi, un'altra ghiotta occasione capita a Dzeko che, servito da Pellegrini, solo davanti al portiere tira alto. La Fiorentina soffre, riuscendo ad alleggerire la pressione solo con una debole semirovesciata di Gerson al 30'. La svolta però è nell'aria. Se al 13' un errato retropassaggio di El Shaarawy aveva innescato Benassi che però si era allungato il pallone, al 30' Under non viene perdonato, perché sul suo servizio al portiere si avventa Simeone che, nonostante si allunghi il pallone al momento del controllo, riesce ad evitare Olsen, che nell'impatto inevitabile lo mette giù. Banti fischia il rigore, il controllo Var però è doveroso perché i dubbi non mancano, ma il "silent check" conferma tra le proteste. Dal dischetto Veretout si dimostra implacabile, segnando al 32' il 3° gol stagionale, tutti su rigore, portando il suo bottino in A a 11 centri, di cui 7 su penalty. La Roma però non ci sta e sfiora il pari due volte nel giro di due minuti. Al 35' una palla battuta da Pellegrini viene deviata di testa da Milenkovic sul palo per poi attraversare tutto lo specchio della porta e finire fuori. Al 36' invece è Lafont che, in mischia, devia su tocco involontario verso la porta di Mirallas. Insomma, i viola chiudono il tempo con un vantaggio insperato.

FLORENZI SALVA — La ripresa comincia dando spazio quasi subito ai cambi. Prima Fernandes per Mirallas, con l'ex Gerson che passa alto sulla fascia destra; poi Kluivert per El Shaarawy, mentre a metà del tempo toccherà a Cristante prendere il posto di Zaniolo, autore però del primo squillo della seconda frazione, quando un suo tiro all'8' veniva deviato da Lafont in tuffo. A salire in cattedra però è Chiesa, che negli spazi comincia ad esaltarsi, spaziando a sinistra ma anche destra, come peraltro per un po' aveva fatto pure nel primo tempo, e finendo addirittura centravanti al momento dell'uscita di Simeone e l'ingresso di Piaça. È lui, infatti al 13' a creare la migliore occasione per i viola, entrando in area dopo uno scambio con Benassi e servendo Simeone a porta vuota, ma l'argentino non segue l'azione che muore tra l'incredulità dello stadio. Al 17', poi, sempre l'azzurro tira fuori di poco. Paradossalmente nelle ripresa la Fiorentina sfrutta meglio gli spazi nelle ripartenze, mentre è la Roma - pur insediata nella trequarti avversaria - a non essere troppo pericolosa, nonostante l'avanzamento di Pellegrini a trequartista con l'ingresso di Cristante per Zaniolo. Se al 24' Kolarov, defilato, conclude fuori di poco, le vere occasioni da gol latitano, finché al 40' - con i viola asserragliati in area - un cross del terzino serbo non viene smanacciato in modo impreciso da Lafont, la palla arriva sul sinistro di Florenzi, che al volo fa l'1-1. I titoli di coda sono sempre giallorossi, con Dzeko che al 47' impegna il portiere in una deviazione. Troppo tardi, però, perché la partita è ai titoli di coda. Morale: se la Fiorentina tutto sommato non fa drammi, la Roma chiude con l'amaro in bocca. D'altronde la squadra giallorossa è alle prese con la peggiore partenza in campionato dal 2009-10, quando i punti erano 14 e non 16. A proposito, in quella stagione finì seconda dietro l'Inter del Triplete. Chissà se bastano i ricorsi per giustificare ottimismo.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 00:46
Juventus-Cagliari 3-1: apre Dybala, chiude Cuadrado.
È record di punti

I bianconeri soffrono contro la formazione di Maran ma
portano a casa altri 3 punti e tornano a +6 su Napoli e Inter.
Si tratta della miglior partenza di sempre in Serie A



L’Allianz Stadium, che torna finalmente a tifare dopo mille polemiche, osanna Ronaldo, si spella le mani per l’avvio folgorante di Dybala, ma alla fine dei conti deve spedire una lettera di ringraziamento in Croazia: contro il Cagliari la Juve la spunta anche a un autogol beffardo di Filip Bradaric, di professione vice-Modric. Così i bianconeri riescono a riguadagnare il vantaggio che tengono nella tormenta, senza rischiare ma senza entusiasmare, fino all’allungo finale del 3-1. Ci sono state Juventus migliori da queste parti, ma in fondo basta e avanza per rimettere tutte le rivali che ringhiano alle spalle a meno 6. E segnare il record della miglior partenza in serie A che finora era detenuto dalla Juve di Capello 2005-06.

AVVIO LAMPO — Con lo United alla finestra e una infermeria riempita oltre misura (anche Mandzukic costretto a lasciare il ritiro per il ritorno del disordine alla caviglia) Allegri sperimenta un tridente diverso rispetto al solito, sfruttando il ritorno dell’elettricità di Douglas Costa: assieme a lui e a re Cristiano, c’è Dybala in crescita ormai verticale nel ruolo di secondo. Il movimento ossessivo tra loro è la conferma del fatto che una Juve “totale” è finalmente sbocciata: il trio non occupa ruoli prestabiliti, ma le posizioni sono interscambiabili. E all’inizio è Paulo a fare il centravanti, con un impatto folgorante sul match: già dopo quarantaquattro secondi e si esibisce in un balletto in area. Dybala la sposta a sinistra, fa venire le vertigini a Ceppitelli e Pisacane e poi riesce a calciare scivolando. Il tiro sarebbe innocente, ma prende fuori tempo Cragno, poi ci vogliono due minuti e passa di silent check per mettere il sigillo sulla regolarità dell’1-0.

UN BUON CAGLIARI — Sarebbe un colpo di fucile per le ambizioni del Cagliari che, però, è davvero un’ottima squadra, una delle migliori tra quelle di mezza classifica arrivate. A dirla tutta, sfrutta anche una certa apatia bianconera pre-Champions. Statico, quasi scolastico, l’undici di Allegri produce fiammate nella difesa sarda, ma mai un vero incendio. Al contrario, la formazione di Maran è baldanzosa e manovriera, ben organizzata con le sue linee strette a centrocampo e Castro da trequartista a supportare Joao Pedro e Pavoletti: lo specialista di testa costringe Szczesny al miracolo, ma con una novità, una girata di piede. Ma è il suo compare di attacco brasiliano a trovare il pari: al 36’ Pedro arpiona un pallone difficile in area, aggira Cancelo e calcia sul primo palo. Fino a quel momento la squadra di Maran, amicone di Allegri, aveva sofferto solo sulla corsia di destra della Juve, a tratti illegale per qualità e velocità: a tratti Cancelo plana come un falco oltre la metà campo e Douglas, tornato ai suoi standard dopo le ultimi vicissitudini, è il più ispirato. Bizzarria del destino, la rete immediata del 2-1 Juve, un po’ immeritato per i bianconeri, arriva quando l’esterno mancino si sposta dall’altro lato: un suo cross affilato viene deviato in rete da Bradaric (che dopo rischia pure il rigore: tocca di mano, ma è salvato dalla Var).

LA RIPRESA — Dura così solo due minuti appena il pareggio cagliaritano in un primo tempo della Juve senza bollicine: manca soprattutto Ronaldo, applauditissimo in avvio con una maglia celebrativa data dal presidente Agnelli, ma meno efficace di altre volte, anche se fa comunque tremare il palo a fine primo tempo. La solita ricerca ossessiva del gol del portoghese continua nella ripresa in cui cambia un partner in crime: accanto a lui c’è Cuadrado, un po’ troppo impreciso sul più bello, al posto di Douglas. È il secondo cambio, invece, con Alex Sandro al posto di Pjanic, a modificare leggermente la forma della Juventus: viene meno un regista tradizionale e il brasiliano diventa una mezzala fisica, soluzione spuria che può tornare utile in questa penuria di centrocampisti. Così la Juve riesce a coprire meglio il campo di fronte a un Cagliari che si dispone con un più audace 4-3-3 dopo l’ingresso di Faragò. La Juve potrebbe allungare più volte, eppure rischia parecchio prima di sfondare: nel giro di un minuto una conclusione a botta sicura di Pavoletti viene salvato da Benatia che si immola e subito dopo ecco il contropiede del 3-1. All’87’ c’è una prateria per Cristiano che non è egoista e dà il cioccolatino finale per Cuadrado.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 15:11
Serie A, Lazio-Spal 4-1:
tutto facile per i biancocelesti,
doppietta di Immobile

L'attaccante apre la strada ai suoi con una doppietta: poi le magie dalla distanza di Cataldi e Parolo.
Inzaghi si porta a + 3 dal Milan. Inutile la rete di Antenucci



La Lazio supera la delusione per il k.o. con l’Inter e contro la Spal centra la settima vittoria in campionato, rafforzando il quarto posto. Sotto gli occhi del c.t. Mancini, Immobile avvia il successo con una doppietta (sul secondo gol incide la deviazione di Costa). Nella ripresa le reti di Cataldi e Parolo suggellano la superiorità della Lazio. Per la squadra di Semplici arriva la sesta sconfitta nelle ultime sette giornate: il gol di Antenucci che porta all’1-1 si rivela una forte illusione in un confronto più difficile del previsto. Prima volta da avversari per i fratelli Milinkovic: vince Sergej che però non riesce a segnare a Vanja.

AVANTI CON IMMOBILE — Infortunati Leiva e Badelj, Inzaghi dà spazio a Cataldi in cabina di regia. Sulla fascia destra della mediana Patric viene preferito a Marusic, mentre Wallace avvicenda Luiz Felipe in difesa. Semplici rilancia Vanja Milinkovic tra i pali dopo la squalifica subita per l’espulsione contro la Roma all’Olimpico. Nella retroguardia, ecco Bonifazi; a centrocampo entra Everton Luiz al posto dello squalificato Schiattarella; in avanti, c’è Antenucci al fianco di Petagna. Lazio subito aggressiva. Al 9’ Caicedo sfiora il palo su lancio di Lulic. La Spal verticalizza puntando sulle sgroppate di Lazzari. Al 19’ uscita a vuoto di Vanja Milinkovic ma Patric non riesce a inquadrare la porta. Spal insidiosa al 21’: Strakosha vola per deviare una parabola di Antenucci. Al 26’ la Lazio colpisce: un destro spettacolare a volo di Immobile su corner di Cataldi fulmina Vanja Milinkovic. Ma la Spal reagisce immediatamente: al 28’ incursione di Lazzari sulla destra, sul traversone Antenucci sfugge a Wallace e sigla il pareggio. La Lazio riparte: al 31’ Vanja Milinkovic si oppone a un diagonale di Immobile, innescato da Caicedo. Al 35’ biancocelesti di nuovo in vantaggio: Immobile duetta con Caicedo prima di concludere a rete con una traiettoria deviata da Costa. Al 44’ Caicedo cerca il tris, ma il suo sinistro è fuori bersaglio. Poi Milinkovic para su Parolo in acrobazia. Finale di tempo tra le proteste laziali: Guida non punisce un intervento di Vicari su Immobile lanciato a rete.

POKER BIANCOCELESTE — Nella ripresa la Spal si presenta con Cionek al posto di Bonifazi. Gara a tutto campo e ancora a ritmo sostenuto. La squadra di Semplici guadagna metri. Al 14’ Cataldi reduera un palone sfuggito a Everton Luiz e con un bolide dalla distanza sigla il terzo gol. Inzaghi fa rifiatare Caicedo e inserisce Correa. Che al 17’ sfiora il gol calciando alto dopo una bella iniziativa. Al 18’ secondo cambio nella Lazio: Lukaku al debutto stagionale rileva Lulic. Al 24’ Semplici fa entrare Paloschi per sostituire Petagna per ravvivare l’attacco. Un minuto dopo però arriva il poker della Lazio: un altro disimpegno sbagliato di Everton Luiz, si inserisce Parolo e da fuori area fa secco Milinkovic. Che al 27’ sventa un doppio tentativo di Correa. Inzaghi fa entrare Berisha al 29’ per Sergej Milinkovic che esce tra gli applausi anche del fratello. La Lazio imperversa: al 32’ palo di Immobile. Correa mina vagante in attacco. Ultima sostituzione nella Spal: Dickmann surroga Everton Luiz e il modulo passa al 4-4-2. La squadra di Inzaghi conclude la partita controllando il gioco. Al fischio finale il tributo dell’Olimpico per la Lazio sempre più in zona Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 22:59
Serie A, Chievo-Sassuolo 0-2: De Zerbi ride, Ventura a picco

Il colpo in trasferta va volare i neroverdi: sesto posto in classifica per la squadra di De Zerbi.
I veneti, invece, sono sempre più in crisi: la salvezza resta un miraggio



Non serve nemmeno il miglior Sassuolo per allungare il pessimo ritorno in panchina di Ventura. Il suo Chievo affonda per la terza volta consecutiva, e senza mai tirare in porta. Un disastro, certificato dal -1 che la classifica, dopo 10 giornate, ancora inchioda i gialloblù.

PRIMO TEMPO — Primo tempo non bello. Il Chievo è impostato al non prenderle: 3-4-1-2 nominale ma 5-2-1-2 effettivo, perché Ventura distende una linea a cinque, mette Giaccherini su Magnanelli e Stepinski-Birsa a offuscare la costruzione dei due difensori centrali. Il pallone è del Sassuolo. Meno fluido del solito. Così le azioni latitano, falli e ammonizioni si moltiplicano (4 nei primi 37’). Il primo squillo è una punizione di Berardi al 15’: alta. Al 26’, Di Francesco si inserisce in area, il suo cross basso è respinto dalla difesa, raccolto da Berardi che stoppa e tiro, ancora largo. Al 40’ si vede il Chievo: filtrante di Birsa per Stepinski, ma il suo cross basso viene intercettato. Il tiro in porta, per il Chievo, non sembra previsto. E due minuti dopo il Sassuolo passa con la prima vera manovra del suo repertorio: sponda di Boateng per il taglio di Berardi, dentro per il taglio opposto di Di Francesco, doppio dribbling e diagonale vincente. Primo tiro nello specchio della partita.

SECONDO TEMPO — Non migliora, per la verità, il secondo tempo. Che il Chievo inizia aggredendo, ma cinque o sei minuti di possesso palla non producono occasioni. Ventura mette Meggiorini e passa al 4-3-1-2, ma la situazione non migliora. De Zerbi passa al 3-4-2-1 con Magnani per Duncan e riprende il controllo della partita. Ventura torna allora al 3-4-3, con Tanasaijevic (un difensore…) per Obi: cambio ineffettivo. Anzi, il giovane serbo si fa ammonire due volte nel giro di cinque minuti e dal 43’ per il Chievo il finale è in dieci. Le chance, intanto, sono solo per possibile raddoppio del Sassuolo: Sensi allarga troppo il diagonale al 37’, Berardi liberato da Lirola calcia su Sorrentino al 45’. Solo al 46’ un sussulto Chievo: Magnani stoppa Stepinski dopo un rimpallo, poi un cross basso attraversa tutta l’area. Lo 0-2 arriva in chiusura ed è una comica autorete di Giaccherini: Berardi in solitudine calcia ancora addosso a Sorrentino, il Giak appoggia di petto al portiere che però è ancora a terra e il pallone rotola in rete. Emblematico.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 23:03
Serie A, Parma-Frosinone 0-0: vince l'equilibrio.
Rosso diretto per Stulac

Un punto che serve poco a entrambe le squadre.
I crociati in 10 dal 60' per l'espulsione dello sloveno che paga un pericoloso intervento su Chibsah



Una partita autunnale: noiosa, a tratti persino malinconica. Lo 0-0 è lo specchio di ciò che Parma e Frosinone producono: soltanto un tiro ciascuno nella porta avversaria. Troppo poco per vincere e per rompere quell'equilibrio che i due allenatori, D'Aversa e Longo, con tanta pazienza avevano costruito alla vigilia. Non ci sono uomini in campo in grado di saltare il nemico e di creare la superiorità numerica, non ci sono lampi, non ci sono scatti, né improvvise verticalizzazioni. Con questo canovaccio come si può pretendere che si veda un briciolo di spettacolo?

POCHE OCCASIONI — Il primo tempo è una sfida a scacchi con il Parma che prova a rubare il pallone in zona centrale e a ripartire e il Frosinone che sceglie la soluzione degli attacchi laterali. Ma Gervinho non è in giornata e non accelera quasi mai, mentre dall'altra parte non possono bastare Zampano a destra e Beghetto a sinistra per creare pericoli alla porta di Sepe. Tant'è vero che l'unico tiro nello specchio è del Parma con Siligardi che, da fuori, impegna Sportiello.

FOLLIA STULAC — Nella ripresa ci si attende il salto di qualità, ma si rimane delusi. Al 16', poi, il Parma resta in dieci per la giusta espulsione di Stulac (entrataccia su Cibsah) e da quel momento cerca di non sprofondare. Il Frosinone, pur in superiorità numerica, dimostra evidenti limiti in fase di conclusione e una imbarazzante lentezza nella costruzione della manovra. Soltanto un brivido per gli spettatori: il colpo di testa di Vloet, proprio sulla sirena, che Sepe vola a deviare in calcio d'angolo. Il risultato è giusto, ma il bel calcio è un'altra cosa.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 23:08
Sampdoria-Torino 1-4.
Gol di Belotti (2), Iago Falque, Izzo e Quagliarella

Non c’è storia a Genova:
l’attaccante granata e della Nazionale ritrova la via della rete dopo oltre un mese di astinenza.
I doriani di Giampaolo non entrano mai in partita



Orgoglio Torino (che sale in classifica a un punto dalla zona-Europa), crollo Samp. Quarantadue giorni dopo l’ultimo sigillo, Belotti è tornato a segnare rompendo un digiuno che durava da 479’ (Torino-Napoli 1-3, 23 settembre scorso) ed aprendo il largo successo (1-4) su una Sampdoria a lungo in difficoltà di fronte al pressing e all’aggressività di un Torino solido e attento in difesa. Il successo ospite è maturato nel primo tempo, quando al 12’ il Gallo, su cross di De Silvestri, ha sbloccato la partita. Grandi proteste dei blucerchiati, in campo e fuori, perché mentre il Toro manovrava in attacco il blucerchiato Barreto, infortunato (e poi sostituito da Linetty), era assistito dal medico blucerchiato fuori dal campo, in prossimità del tunnel degli spogliatoi. Impossibile, per il signor Rocchi, fermare il gioco, e questa è stata la spiegazione fornita dal direttore di gara al capitano blucerchiato Quagliarella.

IN CHIAROSCURO — Una Samp apparsa poco ordinata sin dall’inizio, incapace di produrre il suo solito gioco, ed in affanno di fronte alla manovra molto fisica degli ospiti. La Samp era scesa in campo con la novità Barreto sulla mediana, Caprari in attacco al fianco di Quagliarella, mentre Murru, recuperato, partiva regolarmente in difesa. Granata, invece, come previsto, con la stessa formazione schierata con la Fiorentina una settimana fa, e l’amuleto Frustalupi in panchina al posto dello squalificato Mazzarri. I blucerchiati hanno accusato il colpo, anche perché il Torino – imparata la lezione delle ultime partite – ha continuato a schiacciare forte sull’acceleratore: la squadra di Giampaolo si è così dovuta accontentare di un tiro impreciso di Praet (17’) e di una conclusione di Caprari (22’) fuori misura.

BIS — Troppo poco per arginare la furia degli ospiti, che al 40’ si sono procurati l’occasione per il raddoppio: cross di Baselli, aggancio volante di Belotti, travolto in uscita da Audero, dopo il vano intervento di Murru. Rigore assegnato dal signor Rocchi e dal dischetto ancora Belotti ha fatto centro. Per Belotti due gol nella stessa partita sette mesi dopo l’ultima volta. Chiusura di primo tempo con il Toro vicinissimo al tris con Iago Falque (47’), ma il gol dello spagnolo era solo questione di tempo.

GARA CHIUSA — Al 12’ della ripresa, su cross di De Silvestri, dopo una sponda di Ola Aina, il sinistro di Iago Falque, al secondo centro stagionale, ha di fatto chiuso la partita. Tre a zero e Samp che non è riuscita ad approfittare neppure del gol di Quagliarella sugli sviluppi di un rigore (spinta di Baselli su Praet) assegnato dopo il consulto con la Var, battuto dallo stesso attaccante e respinto da Sirigu (20’). Toro da favola: sul cross di Ola Aina la mezza girata al volo di Belotti ha trovato Audero (25’) pronto alla respinta in quella che è stata la miglior azione della partita, a riprova di un Toro molto solido anche fisicamente. Ma non era ancora finita: anche Izzo (33’) ha partecipato alla festa del gol, sugli sviluppi di un angolo calciato da Berenguer e intercettato da Belotti, con il difensore (sotto gli occhi di Evani…) pronto all’appuntamento con il gol. Per la Samp, serve ripartire in fretta: k.o. inspiegabile per una squadra che sino a oggi, in casa aveva subìto solo tre reti.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 23:13
Serie A, Bologna-Atalanta 1-2:
Mbaye illude, rimontano Mancini e Zapata

I felsinei partono forte con la rete dell’ex Inter, nella ripresa si scatena la Dea:
in un quarto d’ora, il match è ribaltato. E ora Gasp arriva a 3 vittorie di fila



Terza vittoria di fila dell’Atalanta, che a forza di picconare il muro del Bologna (bravo a portarsi in vantaggio ma non a evitare di farsi sopraffare dal possesso-palla bergamasco) è riuscita a ribaltare con merito una gara che pareva condannata a perdere. Squadra di Gasperini decisamente più attrezzata ma pure aiutata da due “infortuni” della difesa bolognese, prima di Gonzalez (colpo di tacco disperato che serve Mancini) e poi di Mbaye che aveva infilato l’1-0 e che poi ha… appoggiato la palla di testa a Zapata per il ribaltone. Un ribaltone che rilancia decisamente l’Atalanta, rivitalizzata proprio dall’ingresso del colombiano, schierato da Gasperini ad inizio della ripresa.


SUBITO MBAYE — Fino a prima del match era stato l’avvento di Ilicic a cambiare da così a così l’Atalanta di Gasp. Oggi è stato il ritorno di Zapata, autore oltretutto del 2-1 definitivo. Gasperini si affida alla nuova formula (3-4-1-2), con Papu Gomez a galleggiare fra trequarti e attacco in una giostra che prevede anche lo sloveno ex Fiorentina e Barrow, tutti in costante movimento. Inzaghi torna a cambiare il suo Bologna dopo i due pareggi (in rimonta e da rimontato) contro Torino e Sassuolo: per il tecnico rossoblù c’è nuovamente il 3-5-2, sinonimo di duttilità tattica dopo il 4-3-3 che tanto aveva dato. Non c’è Danilo - rientrato da un infortunio - ma Gonzalez al centro della difesa, viene confermato il baby Calabresi, mentre dopo due gare vissute in panchina torna Dzemaili che viene preferito a Poli; davanti, Santander e Palacio, quindi Orsolini si rimette in panchina. Ed è proprio la coppia offensiva del Bologna che confeziona il vantaggio: palla da sinistra dell’argentino, il paraguaiano è in mezzo all’area e nonostante il contrasto di Mancini riesce a metterla nel profondo dell’area dove Mbaye infila l’1-0 anticipando Gosens. E’ il secondo gol degli ultimi tre che il Bologna segna nei primi minuti di gioco, segno di un diverso approccio alla gara rispetto al passato.

POSSESSO E MURO — L’Atalanta elabora e trova solo due opportunità (una in porta) degne di nota perché fra Ilicic che spara due volte a lato e Hateboer che trova Skorupski c’è solamente tanta reazione non lucidissima. Il Bologna è sull’autostrada che le piace di più: dopo il vantaggio gioca di ripartenza e in tre occasioni (con Palacio, Santander e Pulgar) arriva vicino al 2-0. In fin dei conti, chi è andato più vicino al pari al minuto trenta è stato Barrow che un attimo prima del tiro è stato tappato da un intervento perfetto di Gonzalez, centrale della difesa a tre bolognese. Lo spartito del primo tempo è possesso dell’Atalanta e Bologna che attende la palla giusta per ripartire e ferire: succede sostanzialmente la prima cosa e non la seconda, nel senso che Palacio (apparso stanco già sul finire del Lato A) accartoccia due ripartenze per mancanza di fiato.


RIBALTONE — Gasp corregge la mancanza di forza e lucidità offensiva inserendo Zapata per Barrow ed è proprio l’ex sampdoriano a cercare subito la porta, botta alta che sfiora la traversa. Il Bologna prosegue nel proprio spartito e quando Dzemaili batte a rete con sicurezza da appena dentro l’area ecco che Palomino ribatte una traiettoria da gol assicurato. Solo che la rete la fa l’Atalanta e sostanzialmente c’era da aspettarselo: perché la supremazia e la territorialità alla fine pagano e una palla infilata in mezzo da Zapata viene sporcata da un colpo di tacco disperato di Gonzalez che apre al diagonale di Mancini, 1-1. In fondo il Bologna avrebbe potuto raddoppiare in due occasioni e l’Atalanta ne ha approfittato appena il muro bolognese ha mostrato uno spiffero. Ciò che in pratica mostra anche dopo al minuto 25: palla in mezzo di De Roon, Gonzalez e Freuler vanno in contrasto aereo, palla vagante e Mbaye la spizza servendo Zapata, botta rapida e 1-2. Il Bologna tenta la reazione, Inzaghi infila Orsolini e Destro, Gasperini mette Pasalic e insomma vince la più forte. Con la squadra più debole che a forza di comprimersi si è quasi autoesclusa.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 23:16
Udinese-Milan 0-1: Higuain k.o., decide Romagnoli al 97’

Botta a un fianco per il Pipita, ma decide il capitano nel recupero:
i rossoneri mantengono la porta inviolata dopo 16 gare di campionato e restano in zona Champions


“Dobbiamo difendere la zona Champions a tutti i costi, dopo la fatica che abbiamo fatto per conquistarla”. Rino Gattuso aveva caricato il Milan così, alla vigilia del match con l’Udinese. E ha portato fortuna ai suoi Diavoli: alla Dacia Arena i rossoneri sprecano parecchie buone opportunità e sembrano incappare nel primo 0-0 della stagione, ma al settimo minuto di recupero esultano per il gol-partita del loro capitano. È ancora Alessio Romagnoli l’eroe dell’extra-time, come mercoledì nel recupero col Genoa. E il Milan resta quarto, in zona Champions, a pari punti con la Lazio.


AHI PIPITA — Dura 35 minuti la partita di Gonzalo Higuain: poi lascia il campo a Castillejo per una botta a un fianco subita in un contrasto con Mandragora. Se già il Milan senza Biglia era sperimentale (4-4-2 e Kessie-Bakayoko in mediana) l’ennesimo infortunio pesante lascia ancora più spazio all’improvvisazione. L’Udinese ne approfitta per mandare parecchi giocatori al tiro (Pussetto e Mandragora i più convinti, Ter Avest quello con la chance migliore su servizio di Lasagna), ma i rossoneri hanno un paio di ottime chance a loro volta. Suso ci prova col solito sinistro, fuori di poco, poi tocca a Cutrone scaldare le mani di Musso. Nulla di fatto, però, fino all’intervallo.

CASTI SPRINT — La ripresa si apre con Castillejo sugli scudi. L’ex Villarreal prima prova a bissare il gol di Reggio Emilio ma trova i guanti di Musso sulla traiettoria, poi dà un’accelerata sulla sinistra e serve a Suso il più comodo degli assist, ma stranamente l’altro spagnolo fa cilecca col prediletto sinistro. Senza Calhanoglu e Bonaventura acciaccati, in panchina Gattuso non ha grandi opzioni per provare a vincere la partita: la mossa è Borini al posto di Laxalt. E le occasioni, in realtà, ci sono, perché i friulani perdono compattezza nel quarto d’ora finale e concedono alcune ripartenze pericolose. Castillejo, però, non abbina la lucidità all’intraprendenza, e Velazquez tira un sospiro di sollievo.


CHE FINALE — Dall’altra parte, Donnarumma si prende la sua soddisfazione, parando su Lasagna e mantenendo finalmente inviolata la porta dopo 16 turni di campionato con almeno un gol al passivo. È il preludio a un finale incredibile: prima l’espulsione di Nuytinck (95’) per fallo su Castillejo lanciato verso la porta avversaria, poi l’assalto finale, col cross di Cutrone, col palleggio prolungato di Suso in area e la botta vincente di capitan Romagnoli. Il guardalinee sbandiera un inesistente fuorigioco di Cutrone a inizio azione, Gattuso protesta e si fa espellere, ma a rimediare è il Var, che convalida l'1-0. Milan da batticuore, ma più vivo che mai. E ora Betis e Juve per spiccare il volo o tornare a terra.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 novembre 2018 23:17
SERIE A 2018/2019 11ª Giornata (11ª di Andata)

02/11/2018
Napoli - Empoli 5-1
03/11/2018
Inter - Genoa 5-0
Fiorentina - Roma 1-1
Juventus - Cagliari 3-1
04/11/2018
Lazio - Spal 4-1
Chievo - Sassuolo 0-2
Parma - Frosinone 0-0
Sampdoria - Torino 1-4
Bologna - Atalanta 1-2
Udinese - Milan 0-1

Classifica
1) Juventus punti 31;
2) Inter e Napoli punti 25;
4) Milan e Lazio punti 21;
6) Sassuolo punti 18;
7) Torino punti 17;
8) Fiorentina e Roma punti 16;
10) Atalanta e Sampdoria punti 15;
12) Parma e Genoa punti 14;
14) Cagliari punti 13;
15) Spal punti 12;
16) Udinese e Bologna punti 9;
18) Empoli e Frosinone punti 6;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 10 novembre 2018 23:52
Serie A, Frosinone-Fiorentina 1-1: gol di Benassi e Pinamonti

Ennesimo stop per la Viola che non vince da cinque partite.
Per i ciociari quarta gara senza subire sconfitte



Il tempo si incaricherà di chiarire se sarà scalata o meno verso le zone tranquille della classifica, ma intanto il Frosinone dimostra ancora una volta di possedere un carattere d’acciaio riprendendo la Fiorentina nei titoli di coda con un gol capolavoro di Pinamonti (destro all’incrocio dei pali, secondo centro in Serie A e secondo da subentrato), quando ormai i viola pensavano di aver ormeggiato in porto i 3 punti. Ed invece no: il giovane attaccante ex Inter inchioda i viola al quarto 1-1 di fila in campionato dopo l’acuto illusorio di Benassi in avvio di ripresa, alla quinta rete in campionato, in fondo ad un match di terribile intensità.

NIENTE PENALIZZAZIONE — Nella sera in cui il Frosinone festeggia le nozze d’oro con la Serie A (50esima gara nel massimo campionato) e archivia senza penalizzazioni la querelle col Palermo relativa alla finale di ritorno dei playoff di Serie B (la Corte Sportiva d’Appello ha rigettato ieri l’istanza del club siciliano e inflitto ai ciociari, difesi dall’avvocato Mattia Grassani, un’ulteriore ammenda di 25mila euro), il confronto con i viola è subito ispirato alla costante ricerca del gol da parte di entrambi i contendenti. Dopo un’occasione in avvio sprecata da Zampano, è l’ex Sportiello a salire in cattedra stoppando al 14’ Simeone col piede sinistro in spaccata e Biraghi al 21’ in tuffo da calcio piazzato. I ciociari si ridestano al 33’ con un colpo di testa di Capuano che attraversa tutta l’area di rigore e si perde sul fondo, poi è dominio Fiorentina: Beghetto, spinto da dietro da Pjaca in area, colpisce al 38’ il palo della sua porta alla destra di Sportiello (reattivo 2’ prima su Pjaca) sfiorando il clamoroso autogol. E nel finale di tempo Benassi lascia partire un destro dal limite dell’area e il pallone fa la barba al palo.

SPALLE LARGHE — Il secondo tempo mantiene ciò che i primi 45’ promettevano, almeno dal punto di vista viola: è Benassi l’uomo della svolta, sua la firma sul gol che schioda lo 0-0. Il colpo di spalla del centrocampista sul cross di Chiesa disorienta Sportiello, preso in contropiede nell’occasione, ed è l’ennesima rete incassata dal Frosinone dopo l’intervallo. La partita divampa e i ritmi resteranno altissimi fino alla fine. Longo le prova tutte passando al 3-5-2 con Pinamonti e Cassata in campo. E dopo aver rischiato di sprofondare, per colpa anche dello scarso cinismo degli attaccanti ospiti sottoporta, i leoni ciociari trovano il pari quasi al fotofinish con il destro irresistibile proprio dell’ex interista "gran riserva". Lafont non può nulla, la Fiorentina rafforza la poco lusinghiera leadership di squadra che ha perso più punti da situazione di vantaggio in questa Serie A (10), lo Stirpe viene giù per la felicità e i giallazzurri vanno a dormire con un punto in più sull’Empoli.

Alessio D’Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 10 novembre 2018 23:56
Serie A, Torino-Parma 1-2: in gol Gervinho, Inglese e Baselli

I granata interrompono la loro striscia di imbattibilità che durava da sei partite.
Ritorno al successo per i gialloblù che non vincevano da più di un mese



È un Parma che inizia a sognare l’Europa quello che sbanca questo pomeriggio il Grande Torino. D’Aversa porta a casa la terza vittoria in trasferta della sua stagione, trascinato da un Gervinho in condizione strepitosa, e irrompe con 17 punti nel mischione delle squadre che lottano per l’Europa League. Il Toro s’inceppa proprio sul più bello: la squadra di Mazzarri non supera l’esame di maturità dopo il blitz in casa della Sampdoria. E mostra un passo indietro netto sul piano del gioco.

IL GRANDE INCUBO — Alla vigilia, il grande incubo di Mazzarri si concentrava sul rischio di un rilassamento di questo Toro dopo l’esaltante vittoria del Ferraris contro la Sampdoria. E i segnali che le paure del tecnico non fossero del tutto infondate arrivano pochi minuti dopo il fischio: centottanta secondi, e già una botta di Gervinho spaventa (e non poco) Sirigu. Bastano una decina di minuti per capire che il Parma tiene il campo, mentre il Toro è troppo compassato per essere vero: la fotocopia alla lontanissima (e sbiadita) della squadra aggressiva e propositiva vista contro la Fiorentina e la Sampdoria. Che sia rilassamento è difficile dirlo, ma sicuramente da parte del Toro c’è un deficit evidente di approccio. D’Aversa disegna un Parma ordinato, sorprendendo tutti con la posizione di Scozzarella in mezzo al centrocampo, con accanto Barillà e Grassi, attentissimi in tutte le fasi. Puntuale e preciso: in avvio, il Parma approfitta di un Toro in evidente crisi di identità e gli riesce praticamente tutto.

INGLESE ALLA IBRA — Parlava ieri di “mentalità” Mazzarri nel presentare la partita. E forse anche dal pasticcio che combinano dopo nove minuti Izzo e Nkoulou si capisce che non erano certo queste le conferme di cui era alla ricerca il tecnico granata: i due difensori firmano una frittata da “Gollonzo”, per Gervinho è un gioco da ragazzi bucare Sirigu da due passi (è il suo quarto gol in questa Serie A). Andato sotto, però il Toro non si scuote: Baselli ci prova con un sinistro (al 19’), ma la conclusione nasce male e finisce peggio. Un minuto dopo c’è un tocco di spalla di Djidji in area su cross di Barillà: l’arbitro Massa rivede l’episodio al Var dal campo e, giustamente, non assegna il rigore. Ma il pomeriggio da incubo del Toro continua, e si arriva al 25’ quando cade il raddoppio degli emiliani: Gagliolo in corsa produce l’assist perfetto per Inglese, la giocata in acrobazia, alla Ibrahimovic, del centravanti è da applausi: vale lo 0-2 e il suo terzo gol in campionato. Alla mezzora, addirittura, serve un ottimo Sirigu per evitare che Biabiany piazzi il tris: Toro non pervenuto, Parma padrone al Grande Torino.

EPISODI — Gli episodi possono cambiare l’inerzia di una gara: capita con la rasoiata di Baselli, storia del 37’, con la quale risolve una mischia in area. Più col cuore, meno col gioco, il Toro rientra in partita e da qui all’intervallo si vede una squadra diversa: sfiora il pari con De Silvestri (al 42’) e chiede l’espulsione di Gagliolo un minuto dopo quando atterra De Silvestri lanciato in porta al limite dell’area (ma fuori). Il fallo è netto, per Massa invece non c’è nulla: né punizione, né sanzione disciplinare. Anche dopo aver rivisto le immagini in tv, è confermata la sensazione del campo: il fallo c’era, da valutare se era chiara occasione da rete.

TRAVERSA GIALLOBLU — Al rientro dagli spogliatoi, Mazzarri si gioca dopo due minuti la carta Zaza (per Djidji) e al 13’ anche Berenguer (per Soriano) passando a un 4-2-4 super offensivo. Il Toro ci mette più voglia, il Parma si difende concedendo pochissimo e spreca (al 9’) in contropiede l’occasione che può chiudere i conti: Gervinho parte a campo aperto su un errore a centrocampo di Belotti, ma la traversa ferma Inglese. L’equazione tanti attaccanti più occasioni non calza a questo Toro, pericoloso solo con due colpi di testa (di Belotti e Zaza). Aiutato anche dagli ingressi di Gazzola, Ceravolo e Deiola, il Parma mette in cassaforte il vantaggio. Rincon si becca un’ammonizione (era diffidato, andrà in squalifica), dentro nel finale anche Parigini. Il Toro chiude con cinque attaccanti, ma è il Parma ad avere ancora due occasioni a ridosso del recupero, entrambe con Gagliolo: Sirigu evita che il passivo diventi più pesante.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 00:07
Serie A, Spal-Cagliari 2-2:
Pavoletti e Ionita firmano la rimonta dei sardi

Petagna e Antenucci aprono la strada ai ferraresi che poi subiscono il ritorno della squadra di Maran:
Pavoletti e Ionita firmano il pareggio



Finisce pari, 2-2. Ed è giusto così. La Spal scaccia gli incubi. Prende un punto dopo che in 7 partite ne aveva fatti solo tre a Roma, il Cagliari si conferma solido e concreto. E dopo aver pareggiato a Firenze e fatto un figurone allo Stadium con la Juve, esce indenne anche dal Mazza. Rimonta uno svantaggio di due gol col solito Pavoletti (fresco d'azzurro e sesto gol) e con Ionita che trova lo spiraglio giusto per battere Gomis Sun bel cross di Padoin. Ma la Spal recrimina, rosica, esce scontenta. Semplici nella ripresa, dopo aver raddoppiato con il solito ottimo Antenucci la rete del primo tempo di Petagna (quarto centro) vede uscire per infortunio prima Felipe (schiena bloccata) e Vicari (botta) e con una difesa rabberciata (Bonifazi e Simic) , pur con l'ottimo Cionek non regge l'urto del Cagliari che aveva subito il raddoppio nel momento di maggior pressione.

PRIMO TEMPO — La partita comincia con qualche sorpresa: Semplici cambia ancora in porta, stavolta tocca a Gomis e sta a guardare Milinkovic-Savic. Maran non cambia i croati Srna e Bradaric, ma cambia al centro della difesa dove Romagna ritrova il posto con Pisacane che si accomoda in panchina. Ma la partenza a razzo dei ferraresi brucia il Cagliari che a Torino aveva preso gol dopo un minuto, stavolta lo becca dopo due e mezzo. Antenucci pesca Lazzari a destra che mette al centro dove Petagna è solo a centro area. Colpisce di testa e la deviazione di Srna è ininfluente. E' l'ennesima falsa partenza del Cagliari che per la quinta volta becca il gol nei primi 20, la quarta nei primi 14'. Il Cagliari è nervoso, accusa il colpo, ne fa le spese Barella che sbaglia a farsi ammonire per proteste dopo 8' per la richiesta del VAR su un contatto peraltro fuori area. Dopo 12' la Spal potrebbe chiuderla: crossa Fares, respinge Ceppitelli, ma su Petagna che colpisce ma trova lo straordinario Cragno a ribattere. Giallo anche per Castro. Maran passa al 4-4-2 per coprire meglio le spalle ai terzini e il Cagliari comincia a giocare, il suo possesso è più concreto e Barella pesca Joao Pedro che calcia fuori. Anche la Spal cade in fallo co Valdifiori e Felipe. Il Cagliari potrebbe protestare per un fuorigioco molto dubbio di JP10 lanciato in porta. Ma è ancora Antenucci che pesca nuovamente Lazzari a destra, ma l'esterno sciupa male.

SECONDO TEMPO — Si torna in campo con il Cagliari che è carico e deciso a rimontare. Semplici toglie Valdifiori e cerca altra qualità con Kurtic. Padoin pesca Joao Pedro che manda fuori. Maran si accorge che Bradaric (sotto tono) non fa gioco, quelli che costruiscono sono Barella (il migliore ancora una volta) e Castro e toglie il croato, momento no, rilanciando Sau. Il modulo cambia, per non dare punti di riferimento, i rossoblù spingono, ma dopo i due cambi dei difensori trova il raddoppio con Antenucci che fa un movimento stupendo eludendo un insufficiente Srna (la sosta gli giova) e sfruttando il traversone del motorino Lazzari. Il Cagliari ha tempra, non si arrende, ha coraggio e due minuti dopo al 26' dimezza con Pavoletti che sale in cielo sull'angolo di Srna. Primo tiro nello specchio. La Spal dietro è disorientata e Padoin due minuti dopo pesca Ionita che ha il tempo di fare le cose per bene e battere Gomis. Potrebbe fare tris Joao Pedro, ma calcia a lato. C'è movimento ancora, ma meno benzina. Entrambe vorrebbero vincere, ma l'unico brivido l fa correre Kurtic che tocca una palla sulla quale Cragno c'è. La Spal rimugina, il Cagliari va sotto la curva dei suoi tifosi a regalare le maglie.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 00:10
Genoa-Napoli 1-2: Kouamé, Fabian Ruiz e l'autogol di Biraschi

Gli azzurri la ribaltano dopo la sospensione per la pioggia grazie ai cambi di Ancelotti


Napoli all'ultimo respiro, che porta a casa tre punti d'oro approfittando dell'autogol di Biraschi nel finale. Un due a uno contestato dai genoani. La partita che nessuno si aspetta, con il Genoa in vantaggio nel primo tempo grazie a un colpo di testa di Kouamé, bravo ad anticipare Hysaj su un cross dalla destra di Romulo (20'), fino al pari di Fabian Ruiz (17' della ripresa), che di sinistro batte Radu su di un tacco magico di Mertens, subentrato nell'intervallo a Milik. Lì la partita, che al 13' della ripresa era stata sospesa per tredici minuti a causa di un nubifragio sul Ferraris, perde d'intensità. Fatica e terreno pesantissimo trasformano l'ultimo quarto d'ora in una battaglia.

PRIMO TEMPO — E dire che la partita era iniziata con un clima pesante in gradinata Nord prima del via, con una contestazione annunciata rivolta al presidente Enrico Preziosi. Contro di lui uno striscione pesantemente offensivo: chi l'ha fatto entrare? In campo, il Napoli presentava tre novità: Hysaj per Maksimovic, Zielinski per Fabian Ruiz, Milik per Mertens. Il Genoa, invece, è sceso in campo con Hljemark alla prima da titolare sotto la gestione Juric, Veloso in regia al posto dell'infortunato Sandro e Criscito che torna al suo posto come esterno basso difensivo a sinistra dopo la squalifica. Un primo tempo che aveva visto il Napoli subito pericoloso: al 3' cross di Allan dalla destra, ma sul palo opposto Biraschi anticipava Zielinski. Sul fronte rossoblù immediata replica di Piatek (gran tiro a lato, 8'), poi era Insigne (11') sfortunato: diagonale bellissimo, ma pallone sul palo. Fino all'episodio-chiave del primo tempo: Romulo, sino a quel momento costretto a giocare basso per contenere Mario Rui, si inventava un cross dalla destra pescando sulla fascia opposta Kouamé, che di testa batteva Ospina. Il Napoli provava invano a riorganizzarsi, ma complice anche il terreno pesante per la forte pioggia, non riusciva a dare velocità alla manovra per sorprendere un Genoa molto attento, che puntava sulle ripartenze del polacco e di Kouamé. Al 36', la migliore occasione per la squadra di Ancelotti: combinazione Callejon-Milik e gran riflesso di Radu, che evitava il pari del Napoli.


SECONDO TEMPO — Ripresa con la doppia sostituzione di Ancelotti (Mertens per Milik e Fabian Ruiz per Zielinski) che cambia gli equilibri della partita. Al 13' l’arbitro Abisso ha sospeso la sfida, ripresa appunto dopo meno di un quarto d'ora, con un episodio curioso: squadre in campo per due minuti ad aspettare il rientro di Ospina. Poi, sull'uno a uno, il Genoa non è più riuscito a imporre il suo gioco. Il Napoli, più vivace, ha pagato il terreno pesantissimo, continuando però a spingere sino al gol. Per il Genoa, una mazzata pesantissima a due settimane dal derby.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 00:12
Genoa-Napoli 1-2: Kouamé, Fabian Ruiz e l'autogol di Biraschi

Gli azzurri la ribaltano dopo la sospensione per la pioggia grazie ai cambi di Ancelotti


Napoli all'ultimo respiro, che porta a casa tre punti d'oro approfittando dell'autogol di Biraschi nel finale. Un due a uno contestato dai genoani. La partita che nessuno si aspetta, con il Genoa in vantaggio nel primo tempo grazie a un colpo di testa di Kouamé, bravo ad anticipare Hysaj su un cross dalla destra di Romulo (20'), fino al pari di Fabian Ruiz (17' della ripresa), che di sinistro batte Radu su di un tacco magico di Mertens, subentrato nell'intervallo a Milik. Lì la partita, che al 13' della ripresa era stata sospesa per tredici minuti a causa di un nubifragio sul Ferraris, perde d'intensità. Fatica e terreno pesantissimo trasformano l'ultimo quarto d'ora in una battaglia.

PRIMO TEMPO — E dire che la partita era iniziata con un clima pesante in gradinata Nord prima del via, con una contestazione annunciata rivolta al presidente Enrico Preziosi. Contro di lui uno striscione pesantemente offensivo: chi l'ha fatto entrare? In campo, il Napoli presentava tre novità: Hysaj per Maksimovic, Zielinski per Fabian Ruiz, Milik per Mertens. Il Genoa, invece, è sceso in campo con Hljemark alla prima da titolare sotto la gestione Juric, Veloso in regia al posto dell'infortunato Sandro e Criscito che torna al suo posto come esterno basso difensivo a sinistra dopo la squalifica. Un primo tempo che aveva visto il Napoli subito pericoloso: al 3' cross di Allan dalla destra, ma sul palo opposto Biraschi anticipava Zielinski. Sul fronte rossoblù immediata replica di Piatek (gran tiro a lato, 8'), poi era Insigne (11') sfortunato: diagonale bellissimo, ma pallone sul palo. Fino all'episodio-chiave del primo tempo: Romulo, sino a quel momento costretto a giocare basso per contenere Mario Rui, si inventava un cross dalla destra pescando sulla fascia opposta Kouamé, che di testa batteva Ospina. Il Napoli provava invano a riorganizzarsi, ma complice anche il terreno pesante per la forte pioggia, non riusciva a dare velocità alla manovra per sorprendere un Genoa molto attento, che puntava sulle ripartenze del polacco e di Kouamé. Al 36', la migliore occasione per la squadra di Ancelotti: combinazione Callejon-Milik e gran riflesso di Radu, che evitava il pari del Napoli.


SECONDO TEMPO — Ripresa con la doppia sostituzione di Ancelotti (Mertens per Milik e Fabian Ruiz per Zielinski) che cambia gli equilibri della partita. Al 13' l’arbitro Abisso ha sospeso la sfida, ripresa appunto dopo meno di un quarto d'ora, con un episodio curioso: squadre in campo per due minuti ad aspettare il rientro di Ospina. Poi, sull'uno a uno, il Genoa non è più riuscito a imporre il suo gioco. Il Napoli, più vivace, ha pagato il terreno pesantissimo, continuando però a spingere sino al gol. Per il Genoa, una mazzata pesantissima a due settimane dal derby.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 16:59
Serie A, Atalanta-Inter 4-1: gol di Hateboer,
Icardi (rigore), Mancini, Djimsiti e Gomez

Bergamaschi in vantaggio al 9' con svizzero, poi Handanovic fa i miracoli.
L'argentino pareggia su rigore prima che i bergamaschi dilaghino. Nel finale espulso Brozovic



Quattro per quattro. Quattro gol per quattro vittorie di fila: l’Atalanta passa sopra l’Inter come un carrarmato, non come un Suv. La peggior edizione stagionale della squadra di Spalletti viene “demolita” dalla banda Gasperini: 4-1. La sosta per l’Inter sarà lunga, la serie di vittorie è interrotta, i quattro gol subiti sono record stagionale. La Dea è bella e affamata, l’Inter è spenta, confusa, quasi irriconoscibile. Surclassata fisicamente, graziata nel primo tempo, rimessa in partita dal rigore ma poi mai capace di presentarsi dalle parti di Berisha. D’Ambrosio e Asamoah un disastro, centrocampo in affanno, Brozovic (fra i meno peggio) espulso nel finale, Perisic ancora non pervenuto. Zapata prima e Gomez poi, con armi diverse, dominano gli avversari, spedendoli a -3 dal Napoli secondo e affacciandosi in zone interessanti della classifica.

DOMINIO — Gosens è un treno in corsa che gli interisti non prendono mai, Zapata vince tutti (ma proprio tutti!) i corpo a corpo e i duelli personali, Papu Gomez e Ilicic non danno punti di riferimento, prendono palla sulla trequarti e ne saltano almeno un paio ad azione. A fine primo tempo, con gli interisti che sembrano giocare in sneaker senza tacchetti (tanto sono impacciati e in ritardo), il fatto che l’Atalanta sia solo 1-0 è un fenomeno paranormale con cui Gasperini dovrebbe infuriarsi. Le tre ammonizioni rimediate a centrocampo (Vecino, Brozovic, Skriniar) sono il segno di un’Inter mai così in difficoltà, forse nemmeno col Barça. Il gol arriva alla seconda occasione, dopo 8’, con un cross da sinistra di Gosens che taglia tutta l’area e trova la scivolata di Hateboer. Poi se ne contano altre sei nitide, dall’autopalo di D’Ambrosio con carambola su Handanovic del 10’, fino al miracolo del portiere su Toloi del 45’. Le due più clamorose se le mangia Ilicic, da due passi: in una si schianta sul palo, nell’altra si fa stoppare da Handa.

ILLUSIONE E K.O. — L’incantesimo di cui è preda l’Inter sembra svanire dopo il lungo intervallo, quando in due minuti trova rigore e trasformazione dello stesso. Parte tutto da un rinvio svirgolato di Berisha: Politano raccoglie e crossa, Mancini è lì attaccato e la palla gli tocca il braccio. Icardi trasforma con freddezza. Spalletti ha inserito Borja (per Vecino) per dare un po’ di fosforo e palleggio, ma è soprattutto la squadra di Gasp a rifiatare, accusando la cancellazione del primo tempo in un minuto. Superato lo shock, però, la Dea si risveglia, e in versione meno sprecona. Stavolta basta una punizione ben battuta da Ilicic per trovare lo stacco di testa di Gianluca Mancini, che colpisce per la terza gara di fila. Colpisce una terza volta anche l’Atalanta al 43’: punizione laterale di Ilicic ancora testa di un difensore: stavolta è Djimsiti a saltare più in alto di un irriconoscibile Skriniar per fare 3-1. L’Inter è al tappeto, Papu Gomez inferisce nel recupero, ma aggiungendoci “bellezza”: gran tiro a giro. Bergamo si conferma città difficile per i nerazzurri di Milano. Così tanto, però, non era lecito attenderselo.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 19:58
Serie A, Chievo-Bologna 2-2:
gol di Santander, Meggiorini, Obi e Orsolini

L’ex c.t. Ventura intasca il primo punto dopo 3 sconfitte
consecutive e i veneti salgono a quota zero in classifica.
Al Bentegodi gol ed emozioni, contestato il primo gol rossoblù



Il Chievo è vivo e riparte da… zero. Il Bologna fa un passettino in avanti ma se doveva vincere una gara per sciogliere dubbi e cattivi pensieri, beh, quella gara era questa. Ventura, che a fine partita annuncerà a sorpresa le sue dimissioni, fa il suo primo punto , trova una reazione vivissima dai suoi e senza cinque uomini (compreso Giaccherini in tribuna e inizialmente Birsa in panchina) vede una squadra che lotta e convince trovando un pareggio che annulla la penalizzazione: le cronache avevano raccontato che avrebbe potuto far risultato anche contro il Sassuolo ed evidentemente i prodromi di quei progressi si sono visti oggi. Il Bologna riesce a pareggiarla con Orsolini (che Inzaghi continua a usare come arma della disperazione) dopo essere stato sotto perché ferito da un uno-due fatto di rabbia e di un rigore (quello dell’1-1) dubbio. In sostanza: il pari dimostra un Chievo vivo che – a quota zero - comincia oggi il suo campionato; il Bologna, invece, ne fa sempre una per complicarsi la vita.

CHI EVAPORA, CHI RESUSCITA — Ventura ha un esercito di acciaccati compreso Giaccherini che va in tribuna e pure Birsa (disponibile) non sta benissimo al tal punto da “cominciare” la gara dalla panchina. Inzaghi non ha altre alternative alla vittoria per allungare la classifica e nelle sue scelte ci sono il baby rivelazione Svanberg (al posto di Poli), il capitano Dzemaili e ritrova la titolarità (post infortunio) Danilo in mezzo alla difesa. Schemi a specchio e il Bologna sfoggia la terza maglia con stilizzato il Nettuno e votata tramite internet dai tifosi. L’inizio è bolognese tanto che per la terza gara di fila i ragazzi di Inzaghi vanno in rete subito: c’è bisogno dlla Var per convalidare un colpo di testa di Santander considerando “giocata” il tocco di Bani che rimette in gioco il paraguaiano. Siamo all’alba della partita e il Chievo sembra già spacciato: solo che il Bologna fallisce il 2-0 clamoroso con Dzemaili e il Chievo comincia ad avere coraggio: l’1-1 arriva su rigore dubbio per cross del marocchino Kiyine toccato da Calabresi (trasformazione di meggiorini) e il 2-1 a Bologna confuso e incapace di giocare parte da destra con Depaoli, rovesciata di Meggiorini che Obi tocca in rete tenuto in gioco da Svanberg. Bologna evaporato e Chievo resuscitato.

PRESSIONE CHIEVO — Inzaghi decide di far entrare Orsolini e Poli, il primo cambia subito le cose mentre il secondo non si discosta molto dalla gara insufficiente di Dzemaili: fatto sta che il Bologna ricomincia a produrre qualcosa e su cross di Krejci dalla sinistra ecco proprio l’Under 21 inzuccare dopo esser stato lasciato solo da Rossettini. Il Bologna cerca di vincerla ma – a parte un colpo di testa all’indietro di Santander e una punizione di Orsolini stesso – è il Chievo a provarci seriamente e corposamente: fra Birsa, Depaoli e Stepinski la squadra dell’ex c.t. pare una lavatrice. Col Bologna che non si è lavato e levato di dosso il solito vizio di prendere gol.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 20:02
Serie A, Empoli-Udinese 2-1: Iachini, esordio vincente

Buona la prima per l’allenatore subentrato ad Andreazzoli:
Zajc e Caputo regalano la seconda vittoria stagionale ai toscani,
che non ottenevano i 3 punti da quasi due mesi



Debutto vincente per Beppe Iachini. Il suo Empoli supera per 2 a 1 l’Udinese risalendo posizioni in classifica. Decisivi i gol di Zajc e Caputo ma ancor più decisivo è stato il portiere Provedel, autore di alcune formidabili parate.

SITUAZIONI OPPOSTE — L’Empoli non vinceva dalla gara di agosto contro il Cagliari. Il passo falso potrebbe invece costare la panchina a Velazquez. L’Udinese è precipitata in zona retrocessione. Sarà la famiglia Pozzo a decidere se continuare o meno a dare fiducia al tecnico spagnolo. Bisogna però dire che Fofana e compagni avrebbero meritato il pareggio. L’Udinese è padrona del campo per quasi tutto il primo tempo. Provedel, portiere dell’Empoli, viene graziato all’inizio da Lasagna. L’attaccante friulano ha un’altra opportunità al 25’ quando viene liberato in area da un perfetto tocco di De Paul. Lasagna batte a colpo sicuro ma centra la traversa. L’Empoli sembra incapace di reagire. La squadra di Velezquez arriva al tiro con grande facilità. Provedel si supera per respingere le conclusioni di Pussetto, De Paul e Fofana. L’Udinese sfiora il gol a ripetizione. Ma, al 41’, va a segno l’Empoli al suo primo vero assalto. Bella triangolazione in area Zajc-Krunic-Caputo, la palla arriva ancora a Zajc che da pochi passi batte l’incolpevole Musso. L’Udinese reagisce subito ma la velenosa conclusione di Pussetto viene deviata in angolo dal portiere dell’Empoli.

LA RIPRESA — L’Udinese inizia anche la ripresa all’attacco. Ma al 6’ l’Empoli raddoppia. Angolo di Zajc per Krunic che di testa allunga la palla sul palo opposto dove Caputo, dimenticato dalla difesa friulana, corregge ancora di testa di rete. Un altro sbandamento clamoroso del pacchetto arretrato di Velazquez. Iachini opera il primo cambio inserendo il giovane attaccante La Gumina. Un talento che il nuovo tecnico dell’Empoli dovrà cercare di recuperare. Finalmente al 18’ anche l’allenatore dell’Udinese opera una sostituzione inserendo l’attaccante Machis al posto del difensore Samir. L’Udinese non si arrende e al 33’ conquista un rigore per un contatto in area Maiello-Lasagna. E’ la Var ad aiutare Giacomelli che aveva decretato una punizione dal limite. Ma De Paul sbaglia sparando alto. Tre minuti dopo invece è Pussetto ad accorciare le distanze in mischia. Il finale regala continui capovolgimenti di fronte ma l’Empoli riesce a difendere il 2 a 1.

LUCA CALAMAI

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 20:06
Serie A, Roma-Sampdoria 4-1:
gol di Juan Jesus, Schick, El Shaarawy (2) e Defrel

I giallorossi tornano alla vittoria in campionato dopo tre giornate.
Prosegue invece la crisi di risultati dei blucerchiati alla terza sconfitta consecutiva



La Roma torna a vincere in casa in campionato e si regala una sosta serena, al contrario della Sampdoria, giunta alla sua terza sconfitta consecutiva. Nel 4-1 dei giallorossi decisivo El Shaarawy e molto bene Kluivert. Schick invece latita a lungo fino al gol scacciacrisi, rete che la gente giallorossa spera possa sbloccarlo. Tra gli ospiti c'è rabbia e amarezza per il rigore su Ramirez prima concesso e poi annullato con l'ausilio del Var, rigore che avrebbe potuto riportare la Sampdoria in partita (la gara era ancora sull'1-0).

JESUS AVANTI — Di Francesco rilancia Jesus al fianco di Manolas al centro della difesa e lascia fuori Under davanti, Giampaolo invece si affida davanti ai due ex giallorossi Caprari e Defrel, privilegiando la velocità all'esperienza di Quagliarella. Ne viene fuori una partita giocata più di spada che di fioretto, con Giampaolo che prova subito a pressare alto la Roma e Di Francesco che usa più o meno lo stesso metro. Così di gioco per un po' se ne vede assai poco, così come le conclusioni: quella di Linetty in avvio, un tiro finito fuori di Cristante poco dopo il quarto d'ora. Poi la Roma al 20' passa e allora la gara si accende: angolo di Pellegrini, Cristante gira benissimo di testa sul palo opposto e Jesus gli "ruba" il gol in extremis, toccando la palla sulla linea di porta. Una volta sbloccata, la partita diventa più bella, anche se poi le occasioni vengono fuori da giocate da fermo o dei singoli. Come al 33', quando su di una punizione di Ramirez il portiere della Roma Olsen esce male e per poco Kolarov non fa il patatrac (colpo di testa finito sul proprio palo). O come il minuto dopo, quando Kluivert brucia Murru in velocità, penetra in area e di piatto beffa Audero, tranne vedersi negare il gol dal palo. E Schick? Era l'uomo più atteso, si è visto poco e niente.

PATRIK E GLI ALTRI — Tra l'altro, la ripresa si apre proprio con un'occasionissima per l'attaccante ceco (splendido l'assist di El Shaarawy), ma Schick è ancora una volta approssimativo e Colley salva in extremis. Poi al 9' Irrati concede un calcio di rigore per un contatto dubbio in area tra Manolas e Ramirez, l'assistente al Var Passeri lo convince a rivederlo al video e l'arbitro torna sui suoi passi, annullando il penalty. E proprio nel momento in cui Di Francesco manda a scaldarsi Dzeko per richiamare in panchina Schick, il ceco segna il 2-0: attacco laterale di El Shaarawy, sovrapposizione di Kolarov e palla tagliata dentro del serbo, su cui Schick arriva bene e di piatto insacca sul palo opposto. Poi il ceco lascerà comunque il campo per un problema al flessore della coscia destra, mentre la Roma al 20' reclama un rigore per tocco di Colley con un braccio su tiro di El Shaarawy, ma Irrati al Var dice ancora no. Al 27' l'eurogol di El Shaarawy: prima Audero lo contrae in corsa, poi il Faraone recupera palla, si gira e con un destro morbido a girare trova l'incrocio opposto, sull'ovazione generale dell'Olimpico. Poi fila via tutto senza grandi emozioni, fino alla fine, quando prima Olsen si distingue per una superparata su colpo di testa ravvicinato di Vieira e poi Defrel, con un pezzo di bravura, realizza il 3-1 (complice l'errore di Manolas e la marcatura lenta di Florenzi). Ma c'è ancora gloria anche per El Shaarawy, che in pieno recupero fissa il risultato finale sul 4-1, sfruttando una respinta sbagliata di Audero. Finisce così, con la Roma che riprende la sua corsa verso il quarto posto e la Sampdoria a interrogarsi sul perché di questa mini-crisi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 20:09
Serie A, Sassuolo-Lazio 1-1: Ferrari risponde a Parolo

Pareggio nella sfida per l'Europa tra i neroverdi e i biancocelesti: succede tutto nel primo tempo



La sfida dal sapore europeo del Mapei Stadium termina in pareggio. La Lazio guadagna un punticino sull’Inter, sconfitta a pranzo a Bergamo, mentre il Sassuolo si fa raggiungere dalla Roma, vittoriosa contro la Sampdoria. Gli ospiti sbloccano subito la partita: al 7’ Luis Alberto calcia dopo un bel cross di Immobile, Ferrari salva sulla linea ma Parolo ne approfitta e a porta vuota non sbaglia. Terzo gol in una settimana per il centrocampista azzurro. Il Sassuolo non si fa abbattere, reagisce e al 15’ pareggia con Ferrari, che sfrutta un bel traversone di Lirola e di testa batte Strakosha. La partita è piacevole, la squadra di De Zerbi ha in mano il pallino del gioco ma la Lazio è attenta nel compattarsi e ripartire. E al 29’ va vicinissima al nuovo vantaggio con una ripartenza di Luis Alberto che serve Immobile: il diagonale dal limite dell’area si stampa sul palo lontano. Nel finale di primo tempo gli ospiti alzano il baricentro e provano a giocare nella metà campo avversaria, ma si va negli spogliatoi sul punteggio di 1-1.

RIPRESA — A inizio ripresa la partita è spezzettata, con molti falli che interrompono il ritmo che aveva caratterizzato i primi 45 minuti. Inzaghi prova a dare la scossa inserendo Correa per uno stanco Luis Alberto. Il Sassuolo continua ad avere più possesso palla, ma la manovra non è incisiva. La Lazio, di contro, non riesce a creare il presupposto per tornare in vantaggio. Al 20’ Immobile spreca un clamoroso contropiede servendo Correa in fuorigioco: gran parata di Consigli, ma il gioco era fermo. I biancocelesti alzano il baricentro e De Zerbi sostituisce Sensi con Djuricic. Il Sassuolo torna pericoloso con Duncan, che calcia da fuori area ma non sorprende Strakosha, bravo a respingere. Doppio cambio in pochi minuti per Inzaghi: Lukaku e Berisha entrano al posto di Lulic e Lucas Leiva, mentre De Zerbi inserisce Rogerio per Adjapong. La partita rimane imprecisa e più “sporca” rispetto al primo tempo: il possesso del Sassuolo è sterile e la Lazio è poco cattiva in ripartenza. De Zerbi si gioca l’ultimo cambio inserendo Babacar al posto di Boateng. Nel finale il Sassuolo ci prova, ma non basta: finisce 1-1

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 23:21
Milan-Juve 0-2: gol di Mandzukic e CR7,
Higuain sbaglia un rigore e viene espulso

Nottataccia per il Pipita, che sbaglia un rigore sullo 0-1 e viene espulso nel finale.
Vittoria bianconera con un gol per tempo



La Juve replica al Napoli e mantiene le distanze: sbanca San Siro con Mandzukic e Cristiano. Il Milan che aveva avuto l'occasione di pareggiare con Higuain è battuto sul piano del risultato e del gioco, non della volontà. Nei rossoneri decimati dagli infortuni Gattuso sceglie la soluzione più semplice: Calhanoglu e Suso arretrano sugli esterni di centrocampo, Kessie-Bakayoko fanno diga in mezzo e con Higuain c'è Castillejo e non l'acciaccato Cutrone. Nella Juve invece la sorpresa è dietro: fuori il fischiatissimo Bonucci, dentro Benatia. Per Khedira c'è invece Bentancur. I rossoneri arrivano dai 90' di Siviglia, giocati ancora con le forze residue tra indisponibili e giocatori con necessità di turnover. Anche la Juve arriva dalla Champions con il Manchester ma ha tre motivi in più di vantaggio: le 24 ore in più di riposo, la rosa ben più attrezzata e la voglia di riscattare la sconfitta casalinga.

SUBITO MANZU — Così, qui a San Siro si presenta subito agguerrita, anche facilitata dai primi appoggi sbagliati di Bakayoko. Ronaldo è il primo che arriva al tiro, che inquadra più la Sud che la porta: fischi. All'8' però è già vantaggio Juve: cross dalla sinistra di Alex Sandro che trova sul secondo palo Mandzukic. Mario anticipa Rodriguez e inganna Donnarumma con il rimbalzo del pallone. Il Milan reagisce (all'inizio) più con il possesso palla che con occasioni vere: queste arrivano dopo con Suso, prima dalla distanza e poi con un azione personale palla al piede che arriva a servire Higuain in area. È l'altro episodio chiave del primo tempo: il controllo del Pipita è intercettato di mano da Benatia. Mazzoleni, con l'assistenza del Var, ordina il rigore. Higuain spiazza Kessie (rigorista rossonero che avrebbe voluto calciare) ma non Szczesny che devia sul palo.

CRISTIANO GOL — Nella ripresa c'è ancora Allegri in comando: Cristiano esercita Donnarumma, sulla punizione di Dybala è il palo esterno e non Gigio a salvare i rossoneri. La mossa di Rino è sostenere Higuain con Cutrone entrato al posto di Castillejo. La forza d'attacco resta però sbilanciata in favore dei bianconeri, che hanno l'uomo dei cinque Palloni d'Oro. Su un errore in disimpegno di Laxalt ne approfitta Cancelo, che in area conclude sul portiere, Cristiano si avventa sulla ribattuta e segna il raddoppio. La partita tra le squadre finisce qui, quella personale di Higuain no: su un fallo su Benatia rimedia il giallo e poi il rosso diretto, per una presa di posizione a muso duro con l'arbitro Mazzoleni. Il Pipita, nervosissimo, è scortato fuori dai compagni. Su San Siro cala il silenzio.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 23:21
SERIE A 2018/2019 12ª Giornata (12ª di Andata)

09/11/2018
Frosinone - Fiorentina 1-1
10/11/2018
Torino - Parma 1-2
Spal - Cagliari 2-2
Genoa - Napoli 1-2
12/11/2018
Atalanta - Inter 4-1
Chievo - Bologna 2-2
Empoli - Udinese 2-1
Roma - Sampdoria 4-1
Sassuolo - Lazio 1-1
Milan - Juventus 0-2

Classifica
1) Juventus punti 34;
2) Napoli punti 28;
3) Inter punti 25;
4) Lazio punti 22;
5) Milan punti 21;
6) Roma e Sassuolo punti 19;
8) Atalanta punti 18;
9) Fiorentina, Torino e Parma punti 17;
12) Sampdoria punti 15;
13) Cagliari e Genoa punti 14;
15) Spal punti 13;
16) Bologna punti 10;
17) Udinese e Empoli punti 9;
18) Frosinone punti 7;
20) Chievo(-3) punti 0.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 11 novembre 2018 23:24
SERIE A 2018/2019 12ª Giornata (12ª di Andata)

09/11/2018
Frosinone - Fiorentina 1-1
10/11/2018
Torino - Parma 1-2
Spal - Cagliari 2-2
Genoa - Napoli 1-2
12/11/2018
Atalanta - Inter 4-1
Chievo - Bologna 2-2
Empoli - Udinese 2-1
Roma - Sampdoria 4-1
Sassuolo - Lazio 1-1
Milan - Juventus 0-2

Classifica
1) Juventus punti 34;
2) Napoli punti 28;
3) Inter punti 25;
4) Lazio punti 22;
5) Milan punti 21;
6) Roma e Sassuolo punti 19;
8) Atalanta punti 18;
9) Fiorentina, Torino e Parma punti 17;
12) Sampdoria punti 15;
13) Cagliari e Genoa punti 14;
15) Spal punti 13;
16) Bologna punti 10;
17) Udinese e Empoli punti 9;
18) Frosinone punti 7;
20) Chievo(-3) punti 0.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 00:31
Serie A, Udinese-Roma 1-0: buona la prima per Nicola, decide De Paul

Esordio vincente per il tecnico ex Crotone, grazie a un gol dell’argentino al 9’ della ripresa.
Gli uomini di Di Francesco hanno controllato il gioco per tutta la gara ma non sono riusciti a trovare la via della rete



Quando la storia cambia corso, lo fa sul serio. L’esordio di Nicola sulla panchina dell’Udinese coincide con la fine della serie maledetta dei friulani, che perdevano contro la Roma da 10 partite consecutive. Al termine di una partita tiratissima, infatti, i bianconeri sconfiggono i giallorossi per 1-0, grazie alla rete di De Paul, che viene fuori da una striscia di 1 punto in 7 partite e torna alla vittoria che mancava da settembre. Le emozioni non sono mancate, così come le discussioni arbitrali, che hanno avuto per epicentro la ripresa, con un contatto di Samir in area su Pellegrini - per cui i giallorossi hanno chiesto il rigore - e subito dopo il raddoppio dei bianconeri di Pussetto, annullato per fallo di mano grazie all’utilizzo della Var. E alla fine tifoseria friulana in festa, dopo che gli ultrà bianconeri e quelli giallorossi a inizio gara avevano intonato insieme cori contro i napoletani (“O Vesuvio lavali col fuoco”) .

IN COPERTURA — L’esordio di Nicola alla guida dell’Udinese non cambia il sistema di gioco della squadra friulana: avanti col 3-5-2, anche se gli esterni bianconeri soprattutto in avvio restano assai bassi per frenare le scorribande di Santon e Kluivert a destra e (particolarmente) di Kolarov ed El Shaarawy a sinistra. Ter Avest e Samir, comunque, non demeritano e i duelli sulle corsie sono assai frequenti, visto che la mediana, con i bianconeri che tengono due linee assai strette a presidio della propria trequarti, diventa subito una tonnara in cui si fa fatica a fare gioco. Tra l’altro, Di Francesco fa scendere in campo la formazione numero 17 in altrettante partite stagionali, anche perché deve far fronte a una grande emergenza dal punto di vista fisico, stante le assenze di Olsen, che si è fatto male nella rifinitura, oltre a quelle preventivate di De Rossi, Manolas, Pastore e Perotti, niente affatto banali neppure per una rosa di qualità come quella giallorossa, che fa registrare l’esordio in porta di Mirante. In ogni caso, con Behrami a presidio delle zolle di Lorenzo Pellegrini, e Fofana e Mandragora pronti a stringere al centro e allargarsi a seconda delle situazioni, anche Nzonzi e Cristante fanno fatica a far girare la palla con velocità. Ne consegue che i palloni che arrivano a Schick sono pochi e sporchi e la pericolosità complessiva modesta. Ovvio però che sia la Roma che tenga in mano il pallino del gioco, col Faraone che prova la conclusione tre volte nei primi 21 minuti, riuscendo però a impegnare Musso solo al primo tentativo (8’). Pian piano l’Udinese pare tranquillizzarsi, così intorno a metà del primo temo cominci ad uscire dal guscio. Lo fa prima con Samir, che conclude debole da lontanissimo (27’), ma sopratutto con una ripartenza orchestrata da De Paul, il cui cross al 28’ trova Pussetto pronto alla deviazione di testa, che però finisce a lato di poco, così come una conclusione di Behrami al 31’. Nonostante i due attaccanti dell’Udinese si sfianchino nel pressing su Fazio e Juan Jesus, il finale di tempo è tutto della Roma, con Kolarov che va al tiro due volte; la prima altra di poco (33’) e la seconda, su punizione, che trova Musso pronto alla respinta in angolo (41). Nel frattempo arrivano un paio di cross utili per Schick, che di testa in due occasioni impegna il portiere friulano (33’ e 36’), mentre non hanno migliore fortuna due altre conclusioni: di Nzonzi dal limite (39’) e di Cristante di testa (46’).

KLUIVERT DELUDE — La ripresa comincia con Kolarov che bombarda al lato di poco (8’), ma la vera gemma arriva un minuto più tardi, quando un colpo di tacco dell’infaticabile Pussetto libera De Paul, che supera Juan Jesus e, solo davanti a Mirante, segna con facilità. La Roma reagisce con rabbia, anche se gli innesti di Under e Dzeko al posto di Kluivert e Schick deludono. Al 14’, infatti, è Pellegrini che dal limite impegna Musso in una bella parata in due tempi. Poi ci sono stati i due episodi segnalati in avvio che hanno visto protagonista l’arbitro Fabbri, ma che non cambiano il risultato, così come la sfuriata giallorossa che si materializza in 4 occasioni: una conclusione di Nzonzi di testa ala da buona posizione (26’), un tiro di Dzeko bloccato da Musso, una sventagliata di Pellegrini dal limite che il portiere friulano devia in angolo (32’) e ancora una conclusione del bosniaco che finisce alta (39’). L’Udinese fa muro, ma non disdegna intelligenti ripartenze, così in una di questa Pezzella va al cross dalla sinistra che Pussetto mette di testa di poco al lato. Si ferma per infortunio anche Pellegrini, il migliore dei suoi, ed entra Zaniolo. Sarà lui che - insieme ad El Shaarawy con una conclusione centrale (44’) - ad impegnare davvero Musso al 50’, perché per il resto la Roma sceglie la strada dei cross in area su cui Fazio (che finisce centravanti) e Dzeko non trovano la misura. Non è un caso che l’occasione più pericolosa ce l’ha il subentrato Machis, che solo davanti a Mirante non trova di meglio che calciargli addosso. Il raddoppio però sarebbe troppo, ma Roma - oltre che acciaccata - è anche ammalata e forse, pur avvicinandosi all’80% di possesso palla, soffre la pressione da Champions, visto che nei 4 match antecedenti il bilancio è di una vittoria, un pareggio e due sconfitte. Troppo poco per cercare la rimonta in campionato.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 00:38
Serie A, Inter-Frosinone 3-0:
decisivi la doppietta di Keita e il gol di Lautaro

Show dei due uomini del turnover nerazzurro con gol e assist.
Grazie alla vittoria contro i ciociari la squadra di Spalletti aggancia provvisoriamente il Napoli al secondo posto



Non è più la solita Inter. È meglio. La caduta con l’Atalanta non era l’inizio di un altro blackout prolungato, come succedeva nelle scorse stagioni. Col Frosinone arriva la risposta immediata e forse non è un caso che il 3-0 sia firmato dai nuovi: doppietta di Keita, gol di Lautaro, prestazione impressionante di Politano. A volte, serve far tirare la carretta ad altri, quasi sempre la varietà di soluzioni è una necessità nel corso di una stagione da “big”. Certo, arriveranno presto test più duri di quello ciociaro, ma tutti i segnali che si potevano chiedere da questo match sono arrivati. E sono positivi. Keita è recuperato alla causa, Lautaro ha stoffa: prima o poi bisognerà trovargli un impiego più costante. Per capire quanto ci tiene, e quanto ci crede, basta vedere l’esultanza rabbiosa dopo il gol e la rabbia repressa quando arriva la sostituzione.

KEITA 12 — E venne il giorno di Keita: il senegalese diventa il 12° giocatore nerazzurro a segno, e trova il gol alla presenza numero 12. Se sia un segno che è destinato a diventare il dodicesimo uomo di questa Inter, ossia la prima risorsa dalla panchina, lo scopriremo più avanti. Per ora basta per indirizzare Inter-Frosinone dopo 10 minuti. Parte tutto da un rinvio sbagliato di Capuano: testa di Borja, D’ambrosio crossa,, Lautaro tocca, Keita dribbla Zampano e anticipa la chiusura di Goldaniga con un sinistro rasoterra. Il gol premia l’ex Lazio, rimasto a Milano perché la sua nazionale aveva sbagliato indirizzo email. La pausa ad Appiano è servita, l’attacco alternativo con lui e Lautaro, oltre a Politano (e gli inserimenti di Nainggolan) funziona. Keita e il Toro si scambiano posizione, dialogano, arrivano al tiro. L’argentino fa le prove di testa, poi di destro fa volare Sportiello.

LAUTARO 2 — Intanto sull’altra fascia Politano continua a macinare chilometri e puntare uomini (facendone ammonire un paio), a sinistra Asamoah sembra tornato quello di inizio stagione, mentre Nainggolan ci mette un tempo per calibrare il piede, sbagliando misure di tiri e, soprattutto, aperture. L’Inter comunque si piazza nella metà campo avversaria, aggredisce i gialli quando perde palla (di Gagliardini spesso il primo pressing), cerca di non buttarla mai via (anche a costo di andare un po’ troppo in orizzontale). Borja palleggia e fa il “sindaco” al posto di Brozovic. Il primo tempo si gioca a una porta sola, il secondo inizia chiamando in causa Handa (gran riflesso di piede sul colpo di testa di Ciofani) e virtualmente termina al 12’ con la gran zuccata del Toro. Il gol numero 2 (del match e dell’argentino) nasce ancora sull’asse fra lui e Keita: da sinistra del numero 11, stacco e colpo di testa a centro area, sopra i difensori del numero 10: da bomber.

INTER 3 — Il Frosinone, che aveva mostrato qualche giocata di qualità con Cassata (che però rischia il rosso), tanta volontà e corsa con Chibsah e una certa quadratura tattica, a quel punto virtualmente si arrende: Sportiello evita che Politano trovi il gol che avrebbe meritato, poi non può nulla sul 3-0 firmato ancora da Baldé, innescato dall’azzurro e precisissimo col destro a trovare il palo lontano. La rincorsa è stata presa, ora per l’Inter arrivano Tottenham, Roma e Juve. Quando tornerà a San Siro, la sua dimensione sarà decisamente più definita.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 18:14
Serie A, Parma-Sassuolo 2-1. D'Aversa sorpassa De Zerbi

Nel match dell'ora di pranzo partenza sprint dei gialloblù con le reti dell'ivoriano e di Bruno Alves.
Ai neroverdi non basta il rigore di Babacar. Due volte in campo la Var



Operazione sorpasso completata. Il Parma batte meritatamente il Sassuolo, lo supera in classifica e diventa la squadra leader dell'Emilia. Un risultato davvero incredibile se si pensa da dove la squadra gialloblù è partita: tre anni fa era tra i Dilettanti e adesso ha 20 punti in Serie A. Ciò significa che con una sana programmazione si possono raggiungere traguardi che a molti paiono pura fantascienza. D'Aversa ha costruito un meccanismo che, al momento, funziona alla perfezione e buona parte della strada verso la salvezza (l'obiettivo dichiarato) è stata percorsa. Il Sassuolo, bello ma fragile, giochicchia, ma non morde: ha talento, uomini di qualità, idee innovative, tuttavia non riesce mai a mettere alle corde un avversario più battagliero e, forse, più affamato.

LA CRONACA — Il primo tempo del Parma rasenta la perfezione. Chiusura di tutti gli spazi, ottima organizzazione difensiva e immediate verticalizzazioni: il Sassuolo va in tilt e ci capisce poco o nulla. Il gol di Gervinho, mentre gli uomini di De Zerbi ricamano un lento tiqui-taca, è la perfetta espressione del calcio voluto da D'Aversa: lancio lungo di Bruno Alves, testa di Barillà che pesca Gervinho, tiro parato e pronta ribattuta dell'attaccante in rete. Il Tardini esplode. E si ripete quando, siamo al 25', Bruno Alves ci mette il piedone per sigillare il provvisorio 2-0: azione da calcio d'angolo, intervento provvidenziale di Inglese e i difensori del Sassuolo che stanno a guardarsi (anzi con Magnani che effettua un autolesionistico tocco di testa). Il rigore trasformato da Babacar, dopo mille proteste (fallo di Bruno Alves sullo stesso attaccante) tiene in vita il Sassuolo che, comunque, sembra sempre in balìa del contropiede nemico.

RIPRESA — Nella ripresa De Zerbi chiede di accelerare le operazioni, ma non ottiene risposte positive. Soltanto un paio di tentativi di Berardi e, nel finale, un tiro ravvicinato di Matri fanno trattenere il fiato al pubblico del Tardini. D'Aversa, nel frattempo, visto che il Sassuolo è passato al 4-2-4, si è coperto con un saggio e prudente 5-3-2. E il muro del Parma non lo scavalca più nessuno.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 18:17
Serie A, Bologna-Fiorentina 0-0: ancora un pari per la Viola

Quinto pareggio di fila per la squadra di Pioli che manca i 3 punti in campionato dal 30 settembre.
Proprio come l'undici di Pippo Inzaghi che finisce al terzultimo posto in classifica subendo il sorpasso dell'Empoli



C’è Saputo in tribuna e c’è che, con la vittoria dell’Empoli sull’Atalanta, per la prima volta il Bologna occupa un posto che porta in B. Il tutto dopo uno 0-0 in cui ha più scialato la Fiorentina (e parato Skorupski) del contrario. Vibra ancora, fra l’altro, il palo di Milenkovic colpito a metà ripresa. Insomma: il Bologna va come i gamberi e la Fiorentina non riesce a prendersi la prima vittoria esterna del campionato.

PORTIERI — Il primo tempo ha il nome dei due portieri, soprattutto quello del polacco Skorupski: perché è il numero uno del Bologna a tenere sostanzialmente a galla i rossoblù, pericolosi all’inizio e nel finale ma spesso rattrappiti all’interno della prima frazione di gioco. È appunto Skorupski a evitare il gol di Chiesa (15’), a sorvegliare una tiro a giro di Benassi, a devitalizzare Milenkovic, Simeone e poi un’incursione con cross di Gerson. Super lavoro insomma per il portiere polacco e "fuoriprogramma" di Lafont verso la fine del primo tempo: dopo aver bloccato al minuto 5’ una bella botta di Poli e un tiretto di Orsolini, il portiere francese diventa super al minuto 43 quando su cross di Calabresi c’è Orsolini che stacca perfettamente di testa: tiro indirizzato ma Lafont conosce la destinazione. Inzaghi (che sceglie il 4-3-3) vede una squadra che fatica nell’uscita con palla al piede mentre Pioli (che deve fare a meno di Pezzella e del ricambio Pjaca) lamenta l’inefficacia dei suoi sottoporta, soprattutto di Cholito Simeone che si è trovato vicino allo sblocco in due occasioni.

PALO — La ripresa si apre con un’altra occasione di Simeone: palla persa a metà campo da Svanberg, la Fiorentina prende campo, palla a Cholito ma ancora Skorupski c’è ed esce coi tempi giusti bloccando l’occasione viola. Il Bologna non crea, la palla brucia fra i piedi ma soprattutto c’è che la Fiorentina ha tasso tecnico migliore ma senza saperlo sfruttare appieno: perché entra in area, perché Veretout butta una situazione favorevole, Chiesa viene tappato da Dzemaili in scivolata e soprattutto il palo neutralizza la testa di Milenkovic. Finisce con tre minuti di recupero e il Bologna, rattrappito, che non vince dal 30 settembre. Come la Fiorentina, che però non ha lo spettro della B sulla schiena.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 18:22
Serie A, Empoli-Atalanta 3-2.
Toscani show: da 0-2 a 3-2! Ilicic espulso

Succede di tutto.
Prima i gol di Freuler e Hateboer, in mezzo Caputo fallisce un rigore.
La Gumina avvia la remuntada che si completa nella ripresa con
l'autogol di Masiello e la rete in pieno recupero di Silvestre



L’Empoli capovolge una partita incredibile e conquista la seconda vittoria dell’era-Iachini. 3 a 2 il risultato finale a favore dei toscani che risalgono posizioni importanti in zona salvezza. Primo gol in serie A per il talento La Gumina. L’Atalanta che ha chiuso in dieci per l’espulsione di Ilicic ha avuto la colpa di non saper gestire il doppio vantaggio iniziale. Per la squadra di Gasperini un brutto passo falso. Emozioni a raffica nel primo tempo. Inizia il giovane La Gumina, promosso a sorpresa titolare, con una girata in corsa respinta da Berisha. Al 27’ è l’altro attaccante toscano, Caputo, ad avere la palla buona di testa ma il portiere dell’Atalanta è ancora una volta molto attento.

VANTAGGIO DEA — Al 33’, invece, è la squadra di Gasperini a rompere l’equilibrio. Delizioso colpo di tacco di Ilicic che libera Hateboer sulla corsia di destra. Sul cross dell’esterno arriva male Maietta che serve involontariamente Freuler pronto a battere a rete. Una conclusione imparabile per Providel. L’Empoli reagisce al 37’ conquista un calcio di rigore per fallo di braccio di Masiello su colpo di testa di Caputo. L’arbitro Manganiello assegna la massima punizione dopo un rapido controllo al video. Dal dischetto il destro violento di Caputo centra in pieno la traversa. La palla arriva a Ilicic che trova Zapata sulla sinistra. Il colombiano arriva sul fondo e serve un pallone perfetto per Hateboer che di testa in tuffo realizza il 2 a 0. Potrebbe essere il colpo del kappaò. Ma l’Empoli riparte a testa bassa. E in chiusura di primo tempo riapre la gara con un destro piazzato di La Gumina dopo una respinta corta di Djimsiti. Per il centravanti degli azzurri è il primo gol in serie A.

LA REMUNTADA — Gasperini opera due cambi in avvio di ripresa inserendo Pasalic e Mancini al posto di Zapata e Toloi. Ma il modulo non cambia. Al 10’ l’Atalanta ha una buona opportunità per allungare ma il colpo di testa del nuovo entrato Mancini termina di poco alto. L’Empoli alza il suo baricentro offrendosi però al contropiede di Gomez e compagni. Al 20’ ancora la Dea pericolosa. Travolgente verticalizzazione di Ilicic la cui conclusione viene respinta in tuffo da Providel. Sul capovolgimento di fronte un destro di Krunic dal limite termina di poco a lato. Prova a inventare qualcosa di nuovo anche l’Empoli inserendo Zajc per Krunic. E al 32’ i toscani pareggiano. Incursione profonda di Pasqual che dal fondo mette al centro. Contrasto tra Masiello e La Gumina e il pallone termina in rete. L’Atalanta prova a ricostruire il vantaggio. Al 35’ Ilicic semina avversari come birilli ma la sua conclusione viene rimpallata e sulla ribattuta Gosens centra il palo. Ma l’esterno dei bergamaschi era in fuorigioco. Al 38’ Ilicic viene espulso per proteste. Con un uomo in più l’Empoli va all’assalto e realizza il gol partita in pieno recupero con un colpo di testa di Silvestre su angolo di Pasqual.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 18:25
Serie A, Napoli-Chievo 0-0: stop per Ancelotti, palo di Insigne

Il debuttante Di Carlo strappa un punto.
La sfida si accende nella ripresa, Sorrentino salva più volte
il risultato e la Juve si ritrova a +8 in vetta alla classifica



Occasione sprecata, certo. Tant’è che la Juventus, adesso, è a più 8. Tante opportunità sprecate e poca convinzione in fase conclusiva. E’ la sintesi della prestazione del Napoli che ha permesso al Chievo di lasciare quota zero in classifica. Determinata e decisa la prova dei veneti che si sono difesi con energia, sbagliando poco o nulla.

TURNOVER — Ancelotti conferma il turnover lasciando in panchina quattro degli abituali titolari. A centrocampo, c’è il rientro di Diawara, mentre a sinistra agisce Ounas. In difesa, Malcuit a destra e Hysaj a sinistra in luogo di Mario Rui. Di Carlo, all’esordio sulla panchina del Chievo, sistema la squadra in modo da ridurre i danni. In effetti, la difesa a quattro pare reggere il confronto con l’attacco napoletano. In attacco, il neo allenatore gialloblù schiera la coppia Meggiorini-Pellissier.

SPINTA NAPOLI — Sulla carta, la differenza tecnica tra le due squadre non dovrebbe lasciare scampo al Chievo. Ma per tutto il primo tempo, la formazione di Di Carlo riesce a difendersi ordinatamente, senza commettere errori. L’unica conclusione lasciata all’avversario è di Mertens, ma il suo tiro è debole per impensierire Sorrentino. Il pericolo vero, invece, il portiere dei veneti lo corre al 43’, quando Mertens e Callejon volano via in contropiede, sorprendendo la retroguardia avversaria scoperta del tutto. Lo spagnolo, però, conclude senza convinzione, ispirando la respinta di Sorrentino.

SUGLI SCUDI — L’avvio di ripresa è tutto del Napoli. Insigne, trovato tutto solo al centro dell’area da un tocco di Ounas, riesce a sbagliare l’impossibile. E’ ancora Insigne, su calcio piazzato, a impegnare Sorrentino. Il portiere avversario para tutto quello che può anche perché le conclusioni verso la sua porta sono poco convinte. Il Chievo si difende in maniera ordinata e, di tanto in tanto, prova la ripartenza, come all’11’, ma Karnezis è pronto a respinge il bolide di Obi. Insigne prova la sua giocata, il tiro a giro di destro, ma il pallone sbatte sul palo più lontano della porta difesa da Sorrentino. Il palo è scheggiato anche da Koulibaly. Finisce dopo quattro minuti di recupero, la partita, e il Chievo si conferma avversario difficile per il Napoli.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 novembre 2018 23:00
Lazio-Milan 1-1: l’autogol di Wallace illude, Correa pareggia al 94'

I biancocelesti dominano la gara ma non riescono a finalizzare, complice un super Donnarumma.
L’autogol del difensore spezza l’equilibrio, ma un gran gol del “Tucu” al 94' fa esplodere l’Olimpico



Al 49’ della ripresa Correa blocca il sorpasso del Milan sulla Lazio. L’autogol di Wallace (deviazione fatale sulla conclusione di Kessie) sedici minuti prima aveva lanciato la squadra di Gattuso oltre i guai della propria emergenza per salire sul treno Champions. Il pareggio finale invece lascia la Lazio al quarto posto. La squadra di Inzaghi non riesce a capitalizzare il volume del suo gioco offensivo anche per la prova dei rossoneri condotta con attenzione salvo l’attimo fatale del gol di Correa. Su un terreno appesantito dalla pioggia caduta per tutta la giornata su Roma, le due formazioni hanno innescato una partita vivace tanto da essere in bilico sino all’ultimo.

IN EQUILIBRIO — Inzaghi inserisce Badelj per rilevare l’infortunato Leiva in cabina di regia. In difesa, Wallace viene preferito a Luiz Felipe, mentre in mediana Marusic torna dal primo minuto al posto di Patric. Gattuso opta per la retroguardia a tre. Rispetto all’ultima gara, quella con la Juventus, mancano l’infortunato Romagnoli e lo squalificato Higuain. Ma in infermeria ci sono anche Bonaventura, Caldara, Biglia e Musacchio. Entrano in formazione Calabria, Borini e Cutrone (Castillejo in panchina). Avvio arrembante della Lazio. Ci prova subito Milinkovic: colpo di testa fuori. Al 7’ sgroppata di Marusic sulla destra, traversone tagliente, Immobile non aggancia. Al 10’ alto il sinistro di Parolo, ispirato da Luis Alberto. Al 16’ rischia grosso la Lazio: sbanda la difesa di Inzaghi su incursione di Suso, conclude Calhanoglu che colpisce il palo dopo una deviazione di Strakosha. Gara a tutto campo, il Milan affila il pressing ed è sempre in agguato per le ripartenze da far scattare in velocità. Al 29’ Milinkovic va a segno dopo un rapido scambio con Immobile ma il gol viene annullato per fuorigioco del centravanti. Al 35’ nuovo tentativo di Calhanoglu: alto. Al 39’ Immobile porta avanti il pallone di petto in area, ma Donnarumma lo anticipa. Il portiere replica al 42’ opponendosi a un tocco ravvicinato del bomber laziale. Chiusura di tempo con un tiro a giro di sinistro di Parolo che va di poco fuori.


ECCO KESSIE E CORREA — La Lazio riparte all’attacco: al 2’, colpo a volo di Luis Alberto parato da Donnarumma. Al 3’, proteste laziali per una trattenuta in area di Kessie su Parolo. Banti fa proseguire. Milan cerca la porta al 7’: capocciata di Borini sventata da Strakosha. Al 10’, traversone radente di Marusic, Immobile in leggero ritardo. Al 12’, girata di Parolo a lato. La Lazio infittisce il ritmo delle trame offensive, ma il Milan gioca a tutto campo. Al 16’ Strakosha devia in angolo una bordata di Borini. Nuove proteste laziali: mani di Bakayoko in area. Al 20’ doppio cambio nella Lazio: Lukaku e Correa sostituiscono Milinkovic e Luis Alberto. Lulic passa al ruolo di interno. La squadra di Inzaghi all’assalto. Al 26’ Donnarumma è prontissimo su un’incornata di Wallace. Al 32’ Calhanoglu cerca di farsi largo in area: Strakosha lo argina. E un minuto dopo il Milan si porta in vantaggio: su un lancio di Suso scatta Calabria sulla destra, appoggio per Kessie: pallone nel sacco dopo una deviazione di Wallace: la deviazione è fatale e gli costa l’autogol. Al 37’ Inzaghi fa entrare Caicedo al posto di Radu: Lazio a trazione anteriore. Biancocelesti a caccia della rimonta con tanto impeto ma pure con molta imprecisione. Al 44’ Donnarumma fa scudo sul primo palo a Immobile. La Lazio continua a insistere. E al 49’ ci pensa Correa a raggiungere il pareggio: stop e tiro angolato dai limiti dell’area. Anche per l’argentino si tratta del terzo gol in campionato. Finale ad alta tensione. Espulso Inzaghi per proteste. Banti chiude dopo 8 minuti una partita con una coda piena di emozioni ma anche di reciproci rimpianti.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 26 novembre 2018 10:59
Genoa-Sampdoria 1-1: Quagliarella e Piatek gol nel derby

Squilli dei bomber nel primo tempo, poi meglio i rossoblù, ma Audero diventa protagonista. Juric espulso


È l'uno a uno che salva Juric e rilancia il Genoa dopo un periodo buio, e toglie qualche certezza a una Samp che dopo il gol iniziale di Quagliarella si è spenta. Prima del via, il solito spettacolo di coreografie sugli spalti. La gradinata Nord, cuore del tifo rossoblù, ha celebrato i 125 anni di vita del club con i ritratti di cinque grandi protagonisti della storia genoana, da Spensley a Scoglio, passando per Barbieri, De Prà e Signorini, mentre nei distinti spiccano le caricature di alcuni dei protagonisti del passato, dove brilla il gol di Branco nella stracittadina del 25 novembre 1990. Nella Sud, feudo Samp, un grande striscione: "Prima di noi le tenebre, poi venne il 12 agosto 1946 e luce fu", con riferimento al giorno della nascita della Sampdoria.


CUORE — Poi, sul campo, è stata sfida vera. Con Giampaolo che si affida di nuovo a Ramirez come trequartista (preferito a Saponara), l'uomo che aveva fatto saltare il banco nel derby di andata dell'anno scorso. Juric sposa invece le sue certezze, affidando la regia a Veloso.
Proprio dal piede dell'uruguaiano della Samp all'8' parte il cross sul quale Quagliarella di testa porta in vantaggio i blucerchiati. È una Samp più quadrata e solida rispetto ai rossoblù, che faticano a ripartire, schiacciati dalle rapide verticalizzazioni doriane, molto pericolosa nelle fasi iniziali sugli esterni. La squadra rossoblù non si alza, finché Piatek sfrutta un'indecisione di Andersen rubandogli il tempo: Audero (ammonizione per il numero uno doriano) lo tocca ed è rigore. Dal dischetto il polacco fa centro dopo un digiuno che durava dal 10 ottobre (ben 551'), quando era andato a segno con il Parma, nell'ultima gara dell'era Ballardini.


SVOLTA — È un momento-chiave della gara, perché lì la Samp perde lucidità, arretra e la squadra di Juric ritrova un po' di coraggio. Il finale del primo tempo è tutto rossoblù: al 35' con una punizione di Veloso (fallo su Piatek) va vicino al raddoppio. Gli uomini di Juric insistono e al 39' Audero è decisivo per due volte, prima sulla botta di Romulo e poi su Piatek, evitando il k.o. Pari giusto all'intervallo.

ROSSO — Nella ripresa Giampaolo ha provato a scuotere l'attacco sostituendo Defrel con Caprari, ma la mossa non è servita. Il Genoa ha continuato a fare la partita, con diligenza e una pressione costante, ma meno efficace rispetto ai primi 45 minuti. Al 16' capolavoro di Audero che evita ancora una volta il gol su di un colpo di testa di Kouamé, che stacca altissimo. Lazovic chiede il cambio, Juric punta su Pedro Pereira. Saponara prende il posto di Ramirez. Al 30' Juric viene espulso per essere uscito dall'area tecnica: "È la quarta volta", gli fa segno il quarto uomo Rocchi. Nel finale il ritmo cala: la Samp non rischia, nel Genoa solo Kouamé ha ancora la forza di provare a colpire. E non succede più nulla.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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