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Campionato di Serie A stagione 2016/2017

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2017 23:58
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13/03/2017 23:36
 
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Lazio-Torino 3-1. Keita riporta Inzaghi al quarto posto

Posticipo della 28ª: Immobile porta avanti i biancocelesti, pari momentaneo di Maxi Lopez.
Nel finale i gol di Keita (un gioiello) e di Felipe Anderson: Inzaghi si riprende il 4° posto


Quarta vittoria di fila per la Lazio che supera di slancio il Torino, sorpassa in classifica l’Inter e riconquista il quarto posto. Gara decisa nella ripresa. Inzaghi esulta grazie ai suoi attaccanti: Immobile giunto al 17esimo gol in campionato, Keita (subentrato a Biglia) e Felipe Anderson. La rete di Maxi Lopez dà il momentaneo pareggio ai granata, che soffrono gli avversari per larghi tratti dell’incontro. Gioco frizzante, tre gol con diverse occasioni sciupate: la Lazio continua a meravigliare e fa sognare.
muro granata — Inzaghi conferma in blocco i titolari della vittoria di Bologna. Mihajlovic fa rientrare in difesa l’ex De Silvestri e in mediana Benassi mentre in attacco rilancia Ljajic e dà spazio per la prima volta dall’inizio a Iturbe. Il primo sussulto arriva al 7’ con una girata di Immobile di poco a lato della porta di Hart. Lazio catapultata all’attacco, Torino attento a controllare. La rapidità dei biancocelesti sulle fasce crea affanni ai granata. Al 16’ Biglia in uno scontro con Iturbe accusa un colpo al ginocchio sinistro, abbandona il campo ma poi rientra tra gli applausi dell’Olimpico. Il Torino esce dal guscio. Una ripartenza di Iturbe viene arginata da Hoedt. Ma si ferma Radu che risente di una botta al costato subita da Iturbe: al 27’ Inzaghi inserisce Lukaku al posto del romeno. Due minuti dopo Immobile non trova il tocco giusto davanti alla porta: rimediano Rossettini e Hart. Al 33’ fuori bersaglio un tentativo di Parolo. Poi chance per Milinkovic: tiro ribattuto. Sgomma la Lazio a caccia dello spunto per schiodare la partita. Il Torino regge senza andare in ansia. Assalto biancoceleste nel finale del primo tempo, ma l’ultima conclusione è del Torino con Ljajic che calcia fuori.


IL TRIS BIANCOCELESTE — Subito due cambi al rientro in campo. Nella Lazio Wallace rileva De Vrij (k.o per una contusione al ginocchio), nel Torino al posto di Baselli c’è Molinaro che rientra cinque mesi dopo lo stop al crociato. Al 10’, guizzo di Lukaku sulla sinistra e pallone invitante per Parolo che non inquadra la porta. Un minuto dopo la Lazio va a segno. Sul traversone dalla destra di Basta, deviato da Moretti, si avventa Immobile che, come all’andata, colpisce la sua ex squadra senza esultare. I granata tentano di reagire. Al 18’ Mihajlovic sostituisce Ljajic con Maxi Lopez per scuotere la fase offensiva. Una mossa che si rivelerà azzeccata. Perché prima ci prova Benassi dalla distanza con Strakosha pronto a intervenire e poi al 27’ sbuca l’incornata di Maxi Lopez, sfuggito a Milinkovic e innescato da una punizione di Iturbe. È il pareggio del Torino. L’argentino bissa il gol segnato all’Olimpico nel k.o di tre giornate fa con la Roma. La Lazio riprende a macinare gioco. Mihajlovic fa entrare Iago Falque per Iturbe e Inzaghi risponde con Keita al posto del malconcio Biglia. Anche quest’ultima mossa incide sul tabellino. Al 42’, si assist di Lukaku, l’attaccante spagnolo-senegalese inventa la parabola giusta per infilare Hart. Lazio di nuovo un vantaggio con l’ottavo gol in questo campionato dell’ex Barcellona. E al 46’ arriva il tris della squadra di Inzaghi. Con Felipe Anderson che si lancia nel corridoio giusto su un bel lancio di Lulic. La festa finale è tutta della Lazio che corre verso l’Europa.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
13/03/2017 23:41
 
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SERIE A 2016/2017 28ª Giornata (9ª di Ritorno)

10/03/2017
Juventus - Milan 2-1
11/03/2017
Genoa - Sampdoria 0-1
12/03/2017
Sassuolo - Bologna 0-1
Chievo - Empoli 4-0
Fiorentina - Cagliari 1-0
Inter - Atalanta 7-1
Napoli - Crotone 3-0
Pescara - Udinese 1-3
Palermo - Roma 0-3
12/03/2017
Lazio - Torino 3-1

Classifica
1) Juventus punti 70;
2) Roma punti 62;
3) Napoli punti 60;
4) Lazio punti 56;
5) Inter punti 54;
6) Atalanta punti 52;
7) Milan punti 50;
8) Fiorentina punti 45;
9) Sampdoria punti 41;
10) Torino punti 39;
11) Chievo punti 38;
12) Udinese punti 33;
13) Sassuolo, Bologna e Cagliari punti 31;
16) Genoa punti 29;
17) Empoli punti 22;
18) Palermo punti 15;
19) Crotone punti 14;
20) Pescara punti 12;

(gazzetta.it)
18/03/2017 23:54
 
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Torino-Inter 2-2, Kondogbia e Candreva non bastano a Pioli

Baselli e Acquah a segno per i granata:
gara aperta e spettacolare, ma il pareggio serve poco a entrambi


L'Inter forse aveva davvero segnato troppi gol (12) tra Cagliari e Atalanta. E contro un Toro da corrida spreca l'inverosimile - soprattutto nel finale con Perisic - e lascia due punti sanguinosi in chiave Champions. Finisce 2-2 con le reti di Kondogbia, Baselli, Acquah e Candreva, mentre i bomber Belotti e Icardi restano all'asciutto. I granata pagano due errori di Hart, sono bravi a ribaltare la gara e a giocarla a viso aperto, provando a vincerla fino alla fine. Per Pioli è il primo pareggio dopo quello all'esordio nel derby, sempre per 2-2. Nel mezzo ci sono 12 vittorie e 3 sconfitte.

BATTAGLIA — Mihajlovic preferisce Iturbe a Iago e Acquah a Benassi, mentre Pioli insiste sullo stesso undici che ha asfaltato Cagliari e Atalanta. Match subito molto fisico, con le due squadre corte e aggressive. La prima conseguenza sono i troppi passaggi sbagliati in mezzo al campo. Banega deve abbassarsi spesso per accendere la manovra, Perisic e Candreva spesso si accentrano per non lasciare isolato Icardi e per favorire gli inserimenti di Ansaldi e D'Ambrosio. Belotti dall'altra parte fa a sportellate con Miranda e Medel e per un tempo litiga con pallone e arbitro. Baselli sembra il più in palla dei suoi e da sinistra crea un paio di occasioni potenzialmente interessanti. Dopo un gol di Icardi giustamente annullato per fuorigioco, l'Inter passa con quello che sino al 27' era stato il giocatore più in ombra. Dopo due errori sanguinosi in uscita, Kondogbia sulla linea di fondo fa fuori Lukic, si accentra e lascia partire un mancino su cui Hart si distende goffamente. L'unico altro gol del francese era arrivato sempre nella stessa porta nel novembre 2015. Allora finì 1-0, stavolta no perché al 32' su corner Moretti prende il tempo a D'Ambrosio e spiazza per Baselli che è solissimo davanti ad Handanovic e lo batte di testa. L'Inter prova a ributtarsi sotto, ma Rossettini e Moretti fanno buona guardia davanti ad Hart, in precedenza graziato da D'Ambrosio dopo un'uscita molto approssimativa.

BOTTA E RISPOSTA — Nessun cambio nell'intervallo, ma il Toro torna in campo più sul pezzo rispetto all'avversario. Belotti prima trova il tempo per anticipare Handanovic in uscita ma la tocca piano e Medel chiude, poi ci prova di sinistro dal limite e il portiere salva malgrado una deviazione velenosa. Nel frattempo si fa male Medel, che lascia il posto a Murillo. Neanche il tempo di assestarsi che il Torino al 14' passa con un destro di Acquah che su tocco di Iturbe non da scampo ad Handanovic. Entra Eder per Banega e subito manda in porta Icardi, su cui si esalta Hart. Il portiere però dopo un minuto va a farfalle sul cross dal fondo di Ansaldi e Candreva sul secondo palo è freddo nel trovare l'angolino per il 2-2. Uno schiaffone per parte, il match sembra un film di Bud Spencer e quindi Mihajlovic toglie l'impalpabile Ljajic per il grintoso Boyè, che subito fa a spallate con tre interisti e non segna solo per il grande recupero di Kondogbia. Cambia anche l'altro esterno granata (Iago per Iturbe) e Belotti strozza il destro dopo un errore di Gagliardini, non nella giornata migliore. Eppure al 31' è Kondogbia e non l'ex atalantino a lasciare il posto a Brozovic per l'ultima sostituzione di Pioli. E' l'Inter a crederci di più e al 36' Hart deve volare su un destro dal limite di Eder. L'Olimpico è una bolgia, vengono espulsi due collaboratori di Mihajlovic ed entra Maxi Lopez per Baselli. Ora manca il filtro in mezzo ad entrambe le squadre e Moretti si immola per anticipare Eder in area. Poi è Perisic ad avere ben tre occasioni d'oro, ma sulla prima lo mura Rossettini, sulla seconda il croato non trova la porta in acrobazia sul cross di Candreva e sulla terza riceve da Eder ma in scivolata calcia alto.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/03/2017 23:58
 
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Milan-Genoa 1-0: Mati Fernandez decide, Montella a 2 punti dall'Inter

Il primo gol del cileno in rossonero vale i tre punti:
il Diavolo riparte dopo lo stop con la Juve e non molla la zona Europa



La prima notizia rossonera che arriva da San Siro è quella di un infortunio: nemmeno un paio di minuti che Bertolacci, che qui aveva segnato con la maglia del Genoa, va k.o. e poi lascia la sfida da ex. L’ultima è quella della ritrovata vittoria del Milan, dopo il tonfo polemico contro la Juve: l’Europa così è di nuovo più vicina.

ECCO MATI — Montella rilancia in corsa Locatelli a far linea con il ruvido Kucka e il giocoliere Mati. Del 73 è anche il primo buon tiro al volo verso la porta di Lamanna. Confermato Lapadula vice Bacca, Deulofeu e l’altro ex Ocampos ai lati. Nel Genoa Mandorlini non si fida più degli ultimi minuti di Ntcham e decide di schierarlo direttamente dall’inizio, come nel derby. Come un altro ex, Taarabt, al debutto dal 1’ nel vecchio stadio rossonero. Sul primo affondo rossoblù esce dall’area Donnarumma, osannato a prescindere e applaudito al 10’ proprio per una parata su Taarabt. Al 16’ il Milan va vicino al gol e la parola "ex" torna d’attualità nella versione più classica: De Sciglio appoggia in profondità per Ocampos che tocca in diagonale a scavalcare il portiere: se non rimediasse Izzo sulla linea sarebbe stato il classico gol dell’ex. Da un esterno all’altro, in un giro d’orologio si accende subito anche Deulofeu: solita azione, quella a velocità super, e incrocio di poco a lato. Nonostante lo svantaggio iniziale di perdere un titolare infortunato, è certamente il Milan che fa la partita unendo le due cose che più piacciono a Montella (e a Berlusconi): il comando del pallone e una grande quantità di tentativi verso la porta avversaria. Poco dopo il ventesimo è Mati Fernandez a provarci due volte: su punizione e su azione, pericoloso ma non incisivo. Mandorlini osserva abbastanza insoddisfatto visto che l’azione dei suoi si ferma ben prima dell’area di rigore di Donnarumma. Al 33’ il Milan passa con l’uomo fin lì più pericoloso e più volte pericoloso: tocco sotto di Mati Fernandez e beffato Lamanna in uscita per il primo gol da milanista del cileno. Mati è il titolare che Montella ritrovava dopo mesi di assenza, il giocatore che in estate aveva più di tutti desiderato (si conoscevano dagli anni alla Fiorentina) e appena gli ha ritrovato il posto in squadra lui ha immediatamente ricambiato la cortesia.

SENZA STORIA — L’orgoglio del Genoa dovrebbe vedersi subito dopo la fine del primo tempo, quando però pare ben più decisa la volontà rossonera di cercare il raddoppio. O magari di farsi rimpiangere come nel caso di Ocampos che scende sulla destra e conclude. La partita si gioca prevalentemente nell’area genoana, solo che al Milan non è riuscito il bis e al suo centravanti, Lapadula, è capitata solo un’occasione non proprio semplicissima. Avanti adagio, senza che gli ospiti in svantaggio mostrino troppo vigore nella reazione. Il più vicino al gol? Ancora lui, Mati Fernandez, su inserimento centrale. La serata no del Genoa è anche nei passaggi sbagliati, molli: permettono addirittura a Deulofeu, che si sfianca in velocità, di fare un figurone nei recuperi. Poi è il momento di De Sciglio, che prolunga la serie non fortunatissima: suo il braccio che ha portato al rigore juventino una settimana fa, suo il piede contro Laxalt che ha portato all’ammonizione e suo il colpo di testa da centro area fuori di poco. Ntcham nel finale ci prova, ma non può sempre andargli bene. Così è giusto che l’ultimo affondo, con esterno della rete, sia di Deulofeu. E siccome è in serata come questa che il rischio è dietro l’angolo mentre il recupero si avvicina Montella toglie Lapadula e inserisce Antonelli, che finisce anche per avere un’occasione per il raddoppio: il rischio pareggio è comunque rimasto nascosto.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/03/2017 15:18
 
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Empoli-Napoli 2-3.
Mertens segna il 20° gol in campionato, doppietta di Insigne

Azzurri avanti 0-3 dopo 39' con la doppietta di Insigne e una perla di Mertens.
Al 6' Skorupski para un rigore a Dries.
Nella ripresa i gol di El Kaddouri e Maccarone su rigore


Ancora loro due, un'abitudine ormai. Il Napoli va col quinto successo consecutivo in trasferta, record storico per il club. E' bastata una doppietta di Lorenzo Insigne e un gol di Mertens, giunto a quota 20 in campionato, a dare sostanza all'anticipo domenicale. Un Napoli bello a metà, perché nel secondo tempo ha sofferto il ritorno dell'Empoli che è arrivato ad un passo dal clamoroso pareggio, dopo aver accorciato le distanze con El Kaddouri e Maccarone.

SBAGLIA MERTENS — Martusciello vuole provarci. Ed allora, pronti via, e l'Empoli va subito in pressing su ogni palla. Il Napoli stenta a trovare l'atteggiamento giusto e anche quando ha il possesso della palla commette diversi errori nell'impostazione. Hamsik procura un brivido in apertura di un primo tempo che sarà un susseguirsi di emozioni, appoggiando di testa indietro a Reina: per poco El Kaddouri non ne approfitta (3'). Lo sbandamento napoletano dura molto poco, per la verità, perché al 6' Costa atterra Mertens in area: il rigore è indiscutibile, mentre è discutibile la battuta dello stesso attaccante belga che calcia debolmente favorendo la respinta di Skorupski.


SIGILLO MERTENS — L'errore dal dischetto non complica i piani di Maurizio Sarri, perché ci pensa il solito Insigne a rimettere le cose a posto, approfittando di una corta respinta di Costa per l'0-1 (19'). Il gol restituisce brillantezza al gioco del Napoli che trova il raddoppio con una punizione, magistrale, di Mertens, con palla all'incrocio dei pali (24'). L'Empoli si perde, fa fatica a superare la metà campo e quando ci riesce, trova in Albiol e Chiriches un muro difficile da superare. E così, in una delle tante ripartenze, Pasqual aggancia il piede di Callejon all'interno dell'area e Damato non può fare altro che fischiare il secondo rigore. Stavolta alla battute ci va Insigne per lo 0-3 (38').

RIMONTA SFIORATA — Nella ripresa il Napoli prova a tenere il risultato, concedendo più di qualche opportunità all'Empoli, che non le ha sprecate. El Kaddouri, infatti, accorcia le distanze (25') con una punizione sulla quale Reina resta fermo sulle gambe e quando Ghoulam stende Krunic (36') in area e Maccarone trasforma il conseguente rigore, allora dalla panchina Sarri comincia a sbracciarsi, preoccupato del ritorno dei suoi ex allievi. Ma ci pensa Damato, dopo 4 minuti di recupero, a liberare il Napoli da un incubo.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/03/2017 17:43
 
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Atalanta-Pescara 3-0, doppietta di Gomez e gol Grassi

I bergamaschi reagiscono nel migliore dei modi al 7-1 rimediato
con l’Inter e controllano senza problemi la squadra di Zeman.
Decima rete in campionato per l’argentino


L’Atalanta riparte, nel segno del Papu. E di chi altro sennò? Due gol e un assist per il capitano, e tanti saluti al Pescara. Serviva una scossa dopo il pesante 7-1 subito dall’Inter a San Siro domenica scorsa. E sono bastati 13’ alla Dea per mandare nel dimenticatoio le scorie di una sconfitta pesante, che comunque non deve ridimensionare le ambizioni europee della banda Gasperini. Il 3-0 sul Pescara (momentaneo 2-0 di Grassi) l’ha rimessa in carreggiata al quinto posto in condominio con l’Inter e riportata a +2 dal Milan.

SOLO DEA — L’Atalanta parte subito forte: Petagna suggerisce per Gomez, bravo a liberarsi nell’uno contro uno e a calciare in diagonale, ma Bizzarri dice no. Al 13’ però la Dea passa: Petagna scippa palla a Memushaj e allarga, Grassi imbecca Hateboer che di prima crossa rasoterra, velo di Petagna per Gomez che stoppa e fulmina Bizzarri. Passano 4’ ed è ancora Bizzarri a superarsi volando sullo splendido scorpione in acrobazia di Toloi. Il Pescara si vede solo verso fine frazione, con un tiro da fuori di Zampano oltre la traversa.

PRIME VOLTE — Nella ripresa la musica non cambia e l’Atalanta sfiora il raddoppio tre volte nei primi 15’: prima Grassi a giro esalta ancora Bizzarri, poi è Petagna ad avere due buone occasioni in area, ma prima non trova la conclusione e poi in mischia preferisce l’assist al centro alla conclusione da buona posizione, vanificando tutto. Il Pescara fatica a imbastire una trama degna di nota, ma l’Atalanta non trova il colpo del k.o.; Gasperini allora prova a pescare forze fresche dalla panchina, facendo entrare Paloschi e Kessie per Cristante e Petagna. E l’ivoriano – lasciato a sorpresa fuori dall’undici titolare – si presenta con una bordata da fuori che finisce larga (22’). E’ il preludio al gol partita, che arriva due minuti più tardi con un tocco sottomisura di Grassi (primo gol in A) su cross rasoterra di Gomez. Paloschi fallisce al 38’ la più facile delle occasioni per il 3-0, centrando la traversa a porta vuota. Gara che chiude sempre lui, il Papu, all’ultimo secondo del recupero. Notte fonda per il Pescara, che trova conforto nell’esordio in Serie A di Mamadou Coulibaly, classe 1999. Una bella storia a lieto fine per Colibaly, arrivato in Europa col barcone nel 2015, partendo dal Senegal per sbarcare in Francia. Potrebbe essere uno dei giovani dai quali ripartire.

Vincenzo D’Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/03/2017 17:47
 
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Bologna-Chievo 4-1: Verdi, Dzemaili (2) e Di Francesco, sfatato tabù Dall'Ara

Castro porta in vantaggio i clivensi, ma non basta.
La squadra di Donadoni cala il poker e ritrova la vittoria, in casa, dopo 4 sconfitte consecutive.



Il Bologna riscopre il dolce sapore della vittoria casalinga (4-1) dopo una partita risolta solo nel finale e dopo aver rimontato l’iniziale vantaggio del Chievo: Dzemaili (doppietta) e Verdi esaltano il Dall’Ara che da troppo tempo non festeggiava tre punti. I rossoblù avevano bisogno di questo successo soprattutto da un punto di vista psicologico e l’hanno inseguito anche quando la squadra di Maran sembrava in grado di controllare la situazione. Nella ripresa il Bologna si è anche scrollato di dosso un po’ di paure e il gioco è migliorato.

ILLUSIONE CHIEVO — Donadoni sceglie la difesa a tre con l’intento di sfruttare le discese di Krafth a destra e di Krejci a sinistra insieme agli inserimenti senza palla delle mezzali. Verdi si muove a suo piacimento dietro a Destro. Maran si affida alla buona condizione di Inglese accanto al quale c’è Pellissier: sulla trequarti Birsa ha il compito di accendere la luce. Per una lunga fase iniziale, comunque, non succede quasi nulla. Le due difese controllano senza grossi problemi e così le squadre si affidano al tiro da fuori: Radovanovic è più pericoloso dei rossoblù che si esercitano dalla distanza. Clamoroso, però, è l’errore di Dzemaili che al 15’ dal limite dell’area piccola calcia in curva mentre i suoi tifosi già festeggiano. Il Chievo è più ordinato e trova il vantaggio cinque minuti prima dell’intervallo con Castro, bravo a sfruttare il buon lavoro a centro area di Inglese che difende palla ed è anche fortunato a servire il compagno grazie a un rimpallo favorevole con Helander.

A TUTTO BOLOGNA — Nella ripresa il Bologna accelera e già al 4’ va vicino al pareggio con Destro che spreca di sinistro da buona posizione. Il gol arriva al 16’ con Verdi che premia l’ennesimo scatto di Krejci scaricando il cross del compagno sotto la traversa. Donadoni sostituisce il deludente Destro con Petkovic e trova la rete del vantaggio con Dzemaili che di testa sfrutta un perfetto cross di Di Francesco (subentrato a Krafth). Il Chievo non riesce a reagire, forse perché sorpreso dai due gol dei rossoblù. Maran inserisce Izco, De Guzman e Kiyine ma Da Costa non deve mai intervenire. Nella metà campo gialloblù si aprono spazi invitanti nei quali il Bologna si infila per segnare altre due volte: al 45’ Verdi trova Dzemaili davanti a Sorrentino e al 48’ Maietta suggerisce per Di Francesco a pochi passi dal portiere avversario. Finisce 4-1 e il popolo rossoblù torna a festeggiare una vittoria casalinga.

G. B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/03/2017 17:52
 
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Cagliari-Lazio 0-0, Inzaghi rallenta: niente gol contro Rastelli

Biancocelesti senza reti, con poche occasioni e qualche brivido contro i rossoblù.
Dopo 24 giornate i sardi non subiscono reti



La Lazio interrompe la striscia di vittorie, ma allunga la serie utile che dura da sette partite in campionato (nove Coppa Italia compresa), il Cagliari spezza la serie di sconfitte consecutive (che si ferma a due) e si riconcilia col proprio pubblico grazie ad una prestazione di spessore. Alla fine lo 0-0 del Sant'Elia accontenta tutti. E al tempo stesso lascia recriminazioni ad entrambe le squadre. Perché se per due terzi di gara è la squadra di Inzaghi a produrre di più e a sfiorare il vantaggio (senza però mai mettere realmente alle corde i padroni di casa) nella parte finale di gara sono i sardi a prendere il sopravvento e andare vicini al gol vittoria. Risultato dunque giusto, condizionato anche dal primo caldo stagionale che, specie nei minuti finali, si fa sentire tutto.

PRIMO TEMPO BLOCCATO — Il primo tempo scivola via senza troppe emozioni. La Lazio prova a fare la partita, ma trova un Cagliari concentrato e determinato. Rastelli chiude tutte le strade alla squadra dell'amico Inzaghi, creando densità in mezzo al campo e raddoppiando sempre sui due esterni d'attacco Anderson e Keita. Neppure la fortuita sostituzione di Dessena dopo appena sette minuti (problema al flessore della coscia destra per il centrocampista, lo rileva Faragò) mette in crisi la perfetta interpretazione tattica degli uomini di casa. Che provano pure a rendersi pericolosi in contropiede: Sau cerca di sfuggire in un paio di occasioni alla morsa De Vrij-Hoedt, in una ci riesce ma rimedia Lulic. La Lazio si rende minacciosa solo in due circostanze. La prima su un angolo di Biglia sul quale svetta Hoedt: il colpo di testa finisce sui piedi di Immobile, tutto solo, ma il centravanti non è pronto. Poi nel finale di tempo un pallone intercettato da Anderson diventa un ottimo assist per Keita il cui tiro da dentro l'area viene provvidenzialmente stoppato da Tachtsidis.

RIPRESA VIVACE — Cambia la musica nella ripresa che comincia con una Lazio più aggressiva. Prima Keita e poi Anderson sfiorano il gol con due tiri dalla distanza. Poi ci prova anche Parolo. Il Cagliari comunque reagisce e un po' di apprensione la crea, ma si allunga anche. E su un contropiede di Lulic, rifinito da Radu, Anderson ha l'occasione migliore: ma invece di optare per la soluzione di potenza, tenta il tocco di precisione che Rafael riesce a intuire. A metà ripresa Inzaghi decide di dare più peso all'attacco. Dentro una punta, Djordjevic, per un difensore, Radu. La squadra biancoceleste passa dal 4-3-3 al 4-2-3-1, con Lulic che arretra sulla linea dei difensori e Djordjevic che si piazza dietro Immobile. Qualche minuto dopo dentro anche Luis Alberto che prende il posto di Keita sulla fascia (poi nel finale entrerà anche Patric al posto di Basta). Rastelli risponde con Farias al posto di Sau, senza variare il 4-3-3 iniziale. Con la nuova disposizione tattica la Lazio paradossalmente si ferma. Non punge più in avanti e, sbilanciata com'è, presta il fianco alle ripartenze avversarie. Su una di queste Joao Pedro ha un'invitante opportunità, ma calcia alto. Ancora più clamorosa è l'occasione che capita a Padoin su un errato disimpegno della difesa laziale. L'ex juventino calcia fuori da posizione favorevolissima. Poi è Farias a reclamare un rigore per un contatto con Lulic, ma Guida lascia correre. E' l'ultimo sussulto.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/03/2017 17:55
 
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Crotone-Fiorentina 0-1, Kalinic match winner al 90'

Un palo per parte, ma è la Viola a fare la gara, con Cordaz decisivo in almeno due occasioni.
Out Bernardeschi, Ilicic dal 1' con Saponara che parte in panca.
Poi un suo assist regala la vittoria agli ospiti



Il Crotone scivola verso la serie B, la Fiorentina resta aggrappata al sogno Europa. Tanto vale la vittoria per 1 -0 della squadra di Sousa. Decisivo il gol al 45’ del secondo tempo di Kalinic, su perfetto lancio di Saponara. Per il croato è il quattordicesimo centro in campionato. Il Crotone, che si lamenta per un contatto in area Tatarusanu-Falcinelli, ha avuto nel portiere Cordaz un protagonista assoluto.

MANCA SOLO IL GOL — Il primo tempo regala occasioni da gol a raffica. La prima palla buona, dopo appena due minuti, è per Tello liberato da Ilicic davanti a Cordaz. Il piatto dello spagnolo vola via sopra la traversa. Il Crotone guadagna campo. Falcinelli va per tre volte al tiro: conclusione molle da fuori area, un colpo di testa di poco alto da ottima posizione e infine un diagonale che non inquadra la porta. La squadra di Nicola, però, si spenge di colpo. E la Fiorentina diventa padrona del campo. Cordaz, al 23’, compie un vero miracolo per ribattere una conclusione a colpo sicuro di Kalinic. La formazione viola insiste. Al 31’ un sinistro velenoso di Ilicic viene respinto dal palo. E al 40’ la palla giusta arriva ancora a Kalinic. Conclusione immediata e altra paratona di Cordaz. Un vero muro tra i pali. Il portiere del Crotone si becca anche un giallo per proteste. Fiorentina bella ma sprecona. Ilicic, preferito da Sousa a Saponara, protagonista di un ottimo primo tempo.

IL COLPO DI KALINIC — Meglio il Crotone in avvio di ripresa, Al 2’ Rohden da buona posizione conclude alto sopra la traversa. Tre minuti dopo è Falcinelli a non inquadrare la porta dopo una bella triangolazione con Tonev. Nicola opera il primo cambio inserendo Trotta al posto di un generoso ma inconcludente Tonev. Al 15’ un altro cambio per il Crotone, stavolta obbligato: esce Ceccherini vittima di un problema muscolare e al suo posto entra Dussenne. Il Crotone insiste e al 17’ va vicinissimo al gol del vantaggio con una girata di Falcinelli che centra in pieno il palo con Tatarusanu immobile. La partita è frenetica. Il Crotone chiede il rigore per un contatto in area Tatarusanu-Falcinelli. Un episodio dubbio. Al 27’ è ancora protagonista Tatarusnu che respinge da terra, di tacco una conclusione di Trotta. Anche Sousa ricorre alla panchina. Entrano nell’ordine Saponara, Babacar e Maxi Olivera. La scossa è positiva. Al 28’ Maxi Olivera consegna un pallone d’oro a Kalinic. Ma il centravanti croato da due passi si vede ancora respingere la conclusione da un grandissimo Cordaz. La Fiorentina va a segno al 45’. Perfetto il lancio di Saponara e delizioso il tocco di Kalinic. Un pallonetto che scavalca il portiere calabrese.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/03/2017 17:58
 
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Sampdoria-Juventus 0-1: Cuadrado decide in avvio

Un gol del colombiano in avvio regala i tre punti ai bianconeri,
provvisoriamente a +10 sul Napoli e a +11 sulla Roma


L’ultima volta che era passata da queste parti, la Signora aveva tutt’altro umore. Tornata a Marassi, ha una nuova faccia. Una nuova consapevolezza. Così ha battuto la Samp con una prestazione differente rispetto a quella col Genoa. Autorevole proprio nello stadio in cui aveva passato la mezzora più brutta degli ultimi anni: l’1-0, in fondo, è stretto per il canovaccio visto, nonostante 20 minuti di pericoloso arretramento finale. L’Allegri prudente dalla vigilia è stato in parte accontentato: almeno per un tempo, la sua squadra ha guardato il blucerchiato come fosse blaugrana.

PRIMO TEMPO — Qualche piccolo scricchiolio all’inizio per la Juve ci sarebbe pure, con Barzagli in difficoltà su Quagliarella e un diagonale largo dell’attaccante. Ma non è l’anteprima di un altro naufragio genovese, anzi. La Juve ha un’altra marcia e dispiega al massimo le potenzialità del quadrilatero offensivo: la squadra sfrutta tutta l’ampiezza del campo e, quando si distende, c’è sempre più di una soluzione. Il lancio a tagliare da sinistra a destra è la scelta più comune del primo tempo: dal piede di Asamoah si arriva a quello di Cuadrado che è una bellezza. A volte si arriva pure più, sulla testa, e su una anomala incornata del colombiano nasce l’1-0. In generale è proprio Juan il più imprevedibile della compagnia: fa ammattire Regini, dialoga bene con Dani Alves e Dybala. Decisamente più giù il Pipita, che fatica ma fallisce qualche occasione di troppo: in una, su un gentile omaggio di Regini, Puggioni gli nega l’atteso ritorno al gol; in un’altra è lui a respingere involontariamente quasi sulla linea il tiro a botta sicura di Mandzukic. In generale, raramente la Juve aveva giocato così bene in questa stagione: il 4-2-3-1, in fondo, è questo, lo strumento per sprigionare l’alta qualità in rosa. Quando esce uno dei quattro moschiettieri i giri calano un po’, ma ci sono occasioni anche senza Dybala (fuori per sospetti problemi all’adduttore della coscia sinistra, al suo posto Pjaca così così). Nel complesso, pur affacciandosi qua e là davanti a Buffon, la Samp produce poco: il 4-3-1-2 è più conservativo e Giampaolo non si lancia all’arrembaggio, concedendo tempi e spazi per ragionare ai bianconeri.

SECONDO TEMPO — Il secondo tempo avrebbe lo stesso sviluppo iniziale: nei primi minuti la Juve pare avere la giusta distanza per continuare a premere. In questi momenti di difficoltà, negli ultimi tempi la Genova blucerchiata usa sei lettere come una preghiera. Il pubblico invoca Schick, che aveva ribaltato una gara simile contro la Roma: quando entra al posto di Fernandes, i tifosi alzano la voce e il ceco fa subito intuire buoni numeri (fisico possente più sinistro dolce) e giustifica la voracità degli osservatori di mercato. Quando su un contropiede Muriel fa finalmente il Muriel e, dopo un controllo eccezionale, regala la palla giusta davanti alla porta solo, una diagonale miracolosa di Asamoah gli nega l’1-1. Anzi, in quella occasione il baby-fenomeno si fa a male a una caviglia e dopo poco deve uscire per Djuricic. L’altro cambio in casa Samp (Praet per Torreira affaticato) è obbligato, mentre la scelta di Allegri di Lemina per Cuadrado presuppone un cambio di modulo nell’ultimo scorcio di partita: la mediana a 3 dà maggiore sostanza per arginare gli ultimi strappi blucerchiati. Non serve molto perché la Samp avanza con spavalderia mai mostrata prima e Praet trova troppa libertà a destra: prima di una rovesciata alta di Quagliarella, un nuovo pericolo frenato ancora da Asamoah, più positivo in chiusura che in attacco. Il secondo prodigio di giornata è un intervento in campo aperto su Muriel, sconfitto nel duello colombiano. Alla fine la Juve bella degli inizi si rimpicciolisce e nella baruffa finale servono pure i muscoli di Lichtsteiner al posto di Higuain, complessivamente sotto tono. Fosse stato il cannibale di inizio 2017, la Juve avrebbe sofferto assai meno.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/03/2017 10:10
 
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Serie A, Udinese-Palermo 4-1: siciliani avanti, poi il crollo nella ripresa

Palermo avanti nel primo tempo con Sallai. Prima del riposo pareggia Théréau.
Nella ripresa in gol Zapata, De Paul e Jankto. Espulso Diamanti



Niente da fare: neppure sapere che l’Empoli aveva perso ha aiutato il Palermo a rialzarsi e tornare a sperare in una salvezza a questo punto molto problematica (eufemismo). Passa in vantaggio, poi si fa travolgere dall’Udinese e il distacco dalla zona salvezza resta di 7 punti.

EQUILIBRIO — A sorpresa, Lopez cambia modulo e torna alla difesa a 3 con Diamanti, che non era titolare dal 22 dicembre, al posto di Bruno Henrique e alle spalle della coppia Sallai-Nestorovoski. Rispetto a Pescara, una sola novità nell’Udinese ed è in porta: Scuffet al posto di Karnezis, infortunato. Per lui, esordio stagionale. L’Udinese parte meglio: più compatta, più aggressiva. C’è subito un’occasione: gran tiro di Samir, vola Posavec. Poi Zapata anticipa il portiere ma non riesce a chiudere. Ma è il Palermo a passare al minuto 12: interessante azione di Aleesami che salta Widmer e mette al centro per Sallai, che approfitta della disattenzione dei due centrali e batte Scuffet (non impeccabile) calciando di punta. L’Udinese accusa il colpo, cerca di riorganizzarsi ma ora il Palermo ha trovato grinta e fiducia, merito di Diamanti che fa molto movimento per sfuggire alla marcatura di Hallfredsson. La squadra di Delneri spinge bene a sinistra: da Samir a Jankto a Therau che però ha spesso la colpa di frenare l’azione, accentrandosi invece di cercare la profondi sulla fascia di competenza. Eppure è lui, fino a quel momento il meno brillante, a firmare l’1-1: gran tiro da almeno 25 metri, nessuno del Palermo esce per contrastarlo, ma anche Posavec si fa sorprendere buttandosi in leggero ritardo.

POI IL CROLLO — L’Udinese nel secondo tempo ha fretta di chiudere E in venti minuti chiude la questione. Minuto 15: angolo di De Paul, Posavec non esce, rimpallo tra Perica e Gazzi, Zapata risolve la mischia con un tocco sotto misura. Minuto 23: Zapata vince il duello con Morganella, passa al centro, Perica manca l’aggancio, Posavec salva su De Paul che riprende e segna. Minuto 35: gran contropiede di Heurtaux, cross di Perica, colpo di testa dello stesso difensore, paratona di Posavec, tap-in decisivo di Jankto. Il Palermo chiude col morale distrutto e in dieci per l’espulsione di Diamanti.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/03/2017 10:16
 
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Roma-Sassuolo 3-1: Paredes, Salah e Dzeko in gol, Spalletti resta secondo

Defrel illude gli emiliani, poi i giallorossi rimontano con un tris
e si riportano avanti sul Napoli e a -8 dalla Juve capolista



Riparte la Roma. E lo fa dimenticando il Lione e rispondendo alle vittorie di Napoli e Juventus: 3-1 al Sassuolo, che pure era passato in vantaggio con Defrel e nel primo tempo ha tenuto a lungo in ansia la squadra di Spalletti. Paredes e Salah prima e Dzeko poi hanno firmato una rimonta meritata, frutto di una ripresa giocata a senso unico.

EMOZIONI E GOL — Il primo tempo è pane per gli scommettitori: pochi secondi e capisci subito che sarà roba da over. E così, il 2-1 della prima frazione rispecchia l'andamento di un match da fine stagione, o ancor meglio in stile precampionato: ogni azione è possibilmente un gol. Al 2', per dire, Salah viene già messo in porta da... un retropassaggio sciagurato di Letschert: parata di Consigli, poi tap-in successivo dell'egiziano fuori. Neppure un minuto e il Sassuolo bussa: cross di Berardi dalla sinistra, sul secondo palo Rüdiger si addormenta ma Defrel spara alto. Le fasce sono il territorio perfetto per le giocate del Sassuolo lì dove Peres - confermato nonostante la prestazione negativa contro il Lione - ed Emerson lasciano a desiderare. E così al 9' la squadra di Di Francesco passa: ancora Berardi da sinistra, pallone in mezzo, velo di Politano e Defrel - a un passo dalla Roma lo scorso gennaio - chiude con il sinistro battendo Szczesny. Al 10' il Sassuolo potrebbe raddoppiare: ancora Defrel,conclusione deviata in angolo. La Roma è in affanno, Spalletti si sbraccia. Ma al 16' arriva il pareggio: Salah appena dentro l'area appoggia indietro per Paredes, destro di prima intenzione dai 20 metri che si infila sul palo lungo. Al 19' la Roma potrebbe trovare subito il 2-1: Nainggolan dalla linea di fondo, tutto spostato sulla destra, mette in mezzo, il pallone attraversa l'area e trova il sinistro di Emerson che si stampa sulla traversa. Non c'è un attimo di sosta. Capovolgimento di fronte - è il 20' -, Defrel serve Politano, ma è bravissimo Szczesny a respingere. Poi i ritmi un po' calano, le belle giocate diminuiscono. Ma solo un periodo di assestamento, perché il finale di primo tempo torna scoppiettante. Al 41' Strootman dalla sinistra centra per Rüdiger, colpo di testa di poco alto. Al 44' Duncan si infila nella difesa giallorossa, pallone per Defrel che conclude con il tacco trovando Szczesny, bravo anche al 45' a deviare in angolo una conclusione di Politano. Si aspetta il fischio di Di Bello, ma la Roma trova in extremis il sorpasso. Ed è un gol viziato: al 48' Fazio imbecca alla perfezione El Shaarawy, conclusione dell'egiziano respinta in qualche modo da Consigli, poi Salah firma il 2-1 ribadendo in rete ma spostando in maniera irregolare Peluso a due passi dalla porta.

COPIONE NUOVO — Nel secondo tempo Di Francesco toglie Letschert e inserisce Lirola. Al 5' Defrel manca il pareggio deviando fuori a centro area l'ottima assistenza di Politano, un minuto dopo è Salah a sprecare chiudendo troppo il destro dopo un strappo vincente - recupero palla e successivo assist - di Strootman in mezzo al campo. Proprio l'olandese, al 14', prova il sinistro in prima persona dopo uno scambio con Salah, ma Consigli è attento. Nel frattempo Di Francesco aveva sostituito Defrel, poi Spalletti lo imita passando al 4-3-3, con Dzeko al posto di Peres, anche stavolta al di sotto della sufficienza. E al 16' il bosniaco va vicino al 3-1 con un colpo di testa su corner di Paredes. Idem al 21': ancora corner di Paredes, Dzeko calcia al volo con il destro ma Consigli respinge. E' la prova generale del gol, che arriva al 23': Dzeko riceve dalla sinistra, si accentra, chiede e ottiene il triangolo a Strootman, controlla e con il destro batte Consigli. Il bosniaco potrebbe fare doppietta al 25': retropassaggio sciagurato di Dell'Orco, Dzeko si avventa sul pallone e chiude con il sinistro ma senza superare Consigli. C'è spazio per poco altro, a questo punto. Di Francesco non la smette di sbracciarsi in panchina, Spalletti concede minuti a Perotti e De Rossi, Strootman (diffidato) si fa ammonire per scaricare la squalifica nella prossima gara casalinga contro l'Empoli. Ma il 3-1 non si schioda più.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/03/2017 10:20
 
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SERIE A 2016/2017 29ª Giornata (10ª di Ritorno)

18/03/2017
Torino - Inter 2-2
Milan - Genoa 1-0
19/03/2017
Empoli - Napoli 2-3
Atalanta - Pescara 3-0
Bologna - Chievo 4-1
Cagliari - Lazio 0-0
Crotone - Fiorentina 0-1
Sampdoria - Juventus 0-1
Udinese - Palermo 4-1
Roma - Sassuolo 3-1

Classifica
1) Juventus punti 73;
2) Roma punti 65;
3) Napoli punti 63;
4) Lazio punti 57;
5) Inter e Atalanta punti 55;
7) Milan punti 53;
8) Fiorentina punti 48;
9) Sampdoria punti 41;
10) Torino punti 40;
11) Chievo punti 38;
12) Udinese punti 36;
13) Bologna punti 34;
14) Cagliari punti 32;
15) Sassuolo punti 31;
16) Genoa punti 29;
17) Empoli punti 22;
18) Palermo punti 15;
19) Crotone punti 14;
20) Pescara punti 12;

(gazzetta.it)
02/04/2017 00:57
 
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Sassuolo-Lazio 1-2: decide un'autorete di Acerbi dopo i gol di Berardi e Immobile

Il difensore neroverde nel finale beffa Consigli e regala i 3 punti ai biancocelesti,
che restano al quarto posto. Palo di Pellegrini negli ultimi minuti


Massimo risultato col (quasi) minimo sforzo. Quello che Inzaghi voleva a tre giorni dal derby che vale una stagione. La Lazio passa a Reggio Emilia in rimonta e conquista tre punti preziosissimi per la sua classifica al termine di una partita giocata con la testa già alla sfida di martedì con la Roma. Vittoria che va oltre i meriti dei biancocelesti che fanno qualcosa più del Sassuolo per inseguire la vittoria, ma senza mai realmente mettere le mani sulla partita. Un pari sarebbe stato più giusto, soprattutto considerando le occasioni non sfruttare dagli emiliani per andare sul 2-0 e poi quelle nel finale per agguantare il 2-2.


BOTTA E RISPOSTA — Dopo una ventina di minuti di studio la partita entra nel vivo a metà del primo tempo. L'equilibrio fatto dal palleggio (senza finalizzazioni) di entrambe le squadre viene spezzato dal lancio di Missiroli che becca Berardi (scappato a Radu) tutto solo in area. Strakosha esita un attimo e quando decide di uscire è troppo tardi: Berardi nasconde la palla, il portiere gli frana addosso ed è rigore. Che lo stesso Berardi realizza con un tiro centrale (l'attaccante calabrese non segnava dallo scorso agosto). La Lazio, fin lì un po' leziosa ma sul pezzo, accusa il colpo. Commette molti errori in fase di impostazione e sbanda in difesa. Il Sassuolo però non ne approfitta: Defrel (lanciato magistralmente da CannAvaro), e Lirola non sfruttano due ottime opportunità per raddoppiare. Così nei minuti finali riemerge la Lazio. Che prima pareggia con Immobile (liberato al tiro da un assolo da applausi di Anderson, per il napoletano 20° gol stagionale con la Lazio) quindi sfiora il vantaggio con lo stesso Immobile. Il tiro del centravanti, servito da Lulic, viene deviato da Acerbi ma finirebbe lo stesso in rete se Cannavaro non si inventasse un salvataggio acrobatico con la collaborazione della traversa. Si va così al riposo sull'1-1.

DECIDE LOMBARDI — La ripresa comincia con la Lazio che prova ad alzare il ritmo. I biancocelesti hanno due discrete opportunità con Immobile e Lulic, ma Consigli è attento. Attorno al quarto d'ora Inzaghi getta in campo le forze fresche di Keita per Lulic e Lukaku per Hoedt. Il modulo resta il 4-2-3-1 iniziale, ma l'interpretazione è più offensiva perché Keita è più attaccante di Lulic e perché Lukaku spinge più di Radu (che si sposta al centro al posto di Hoedt). Anche Di Francesco resta ancorato al 4-3-3 iniziale, ma prova a dargli maggiore consistenza con gli ingressi di Duncan per Missiroli a centrocampo e Matri per Defrel in attacco (nel finale ci sarà anche quello di Ragusa per Politano). La partita resta sostanzialmente in equilibrio fin quasi alla fine, con la Lazio che prova a combinare qualcosa in più, ma senza mai a dare l'impressione di poter mettere la freccia. A rompere l'equilibrio provvede invece l'ultimo giocatore mandato in campo, il giovane Lombardi che rileva Anderson a una dozzina di minuti dal termine. E' lui che caparbiamente conquista una palla sulla fascia che spedita al centro viene deviata nella propria porta da Acerbi. Il Sassuolo non ci sta e fa di tutto per riagguantare il pareggio. E al 90' il 2-2 sembra cosa fatta, ma il colpo di testa di Pellegrini sul traversone di Duncan si stampa sulla traversa a Strakosha battuto. Poi, in pieno recupero, è Berardi a non capitalizzare un'altra buona palla.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 02/04/2017 00:57]
02/04/2017 01:02
 
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Roma-Empoli, Dzeko dice 33: è record,
superati Volk, Manfredini e Totti

Nessuno nella storia della Roma ha segnato in una stagione quanto il centravanti bosniaco,
che in attesa della gara di Belotti è anche capocannoniere della serie A.
Ora punta il suo primato personale: 36 centri col Wolfsburg



Su Twitter, subito dopo il secondo gol di Dzeko, “Lux” scriveva: “Edin nella storia del club come miglior marcatore stagionale già il primo aprile. E non è uno scherzo”. Vero, nessun pesce d'aprile: con la doppietta di questa sera all’Empoli il bosniaco è arrivato a quota 33 reti stagionali, come mai nessun romanista aveva fatto in 90 anni di storia. Superati in un colpo solo Volk (stagione 1930-31), Manfredini (stagione 1960-61), e Totti, esattamente 10 anni fa, quando si portò a casa la Scarpa d’oro di bomber più prolifico d’Europa. In teoria Manfredini nel 1961 di reti ne fece 34, ma la finale di andata di Coppa delle Fiere si disputò a settembre, quindi tecnicamente i due centri appartengono all’anno successivo.

VERSO IL DERBY — Dzeko, quindi, stasera si è messo alle spalle la storia, passata e recente, della Roma, e ha - almeno - altre 9 partite (8 di campionato e una di Coppa, più l’eventuale finale) per incrementare il bottino fatto di 23 gol in Serie A, 8 in Europa League e due in Coppa Italia. Già da martedì contro la Lazio, in quella che è diventata la partita più importante dell’anno, ci riproverà. Anche per raggiungere un altro record: il suo personale, fatto di 36 centri in una stagione, realizzato nel 2008-2009 col Wolfsburg.

STANDING OVATION — Al momento di lasciare il campo a Totti, a un quarto d'ora dalla fine, il capocannoniere della Serie A (almeno per una notte, Belotti, a quota 22, giocherà domani), è uscito tra gli applausi dei 30mila dell'Olimpico, comprese la moglie Amra (sembra di nuovo in dolce attesa) e la figlia Una, di 14 mesi. Tutti in piedi a battergli le mani, impensabile un anno fa quando, con appena 8 gol in campionato e 2 in Champions, veniva considerato uno dei flop della storia giallorossa.

GARA "NORMALE" — "Sono contento, anche se abbiamo fatto una gara ‘normale’ - ha dichiarato a Mediaset Premium - forse abbiamo pensato un po’ alla prossima, però abbiamo fatto il nostro, abbiamo preso 3 punti. E adesso guardiamo avanti. Napoli-Juve? Bella partita, la guardo sicuro. Ma la guardo tranquillo: noi il nostro l’abbiamo fatto e abbiamo vinto, un pareggio in questi casi è sempre bello". E ora testa alla semifinale di ritorno con la Lazio: "Dovremo prepararla nel modo migliore, all’andata non abbiamo fatto bene, il 2-0 è un risultato molto difficile. Se prendi un gol poi ne devi fare 4, ma siamo forti e faremo di tutto per fare un risultato che ci porta alla finale Spalletti via? Devi chiedere al mister… Forse anche se vinciamo va via, chissà…"

Chiara Zucchelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/04/2017 16:00
 
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Torino-Udinese 2-2: Moretti e Belotti rispondono a Jankto-Perica

I friulani vanno sul 2-0. La squadra di Mihajlovic invece
spreca troppo e può recriminare per i tre legni colpiti.
Alla fine è il Gallo, che ritrova il gol dopo 4 partite e raggiunge
Dzeko in vetta alla classifica del marcatori, a firmare il pareggio


La partita dei rimpianti. Quelli del Toro, che recrimina per la sfortuna (tre legni), le parate di Scuffet, ma anche i suoi errori individuali e un primo tempo troppo al di sotto delle aspettative. E quelli dell’Udinese, che sopra di due gol non è riuscita a frenare l’onda d’urto del Toro e la sua rimonta, comunque assolutamente meritata: il punto resta d’oro, ma sul 2-0 a metà ripresa forse la situazione di vantaggio poteva essere gestita meglio.


LE SCELTE — Mihajlovic risolve i due dubbi difensivi con scelte di continuità: rinviato il rientro di Castan al centro della difesa - tocca ancora a Moretti - e Molinaro invece di Barreca sulla fascia sinistra. Fiducia al centrocampo Acquah-Lukic-Baselli e al tridente «classico», con Ljajic ancora preferito a Iturbe. Delneri non recupera Karnezis e Felipe (spazio a Scuffet e Angella) e alle ulteriori rinunce a Fofana e Therau va ad aggiungersi il forfeit in extremis di Halfredsson (colica renale nella notte). Al suo posto Kums e per il resto il 4-4-2 prevedibile, vista la scelta di Perica al fianco di Zapata: dunque doppio centravanti, con De Paul esterno destro a centrocampo e Jankto sull’altra fascia.

PRIMO TEMPO — La gara fatica maledettamente a decollare, le due squadre sembrano accartocciate per una lunghissima mezzora di ritmo compassato e idee offuscate. Più «colpevole» il Toro, che non trova da Lukic le verticalizzazioni necessarie e da Ljajic gli spunti che possano aprire la ragnatela organizzata da Delneri, oppure offrire a Belotti chance pulite per rimpere il digiuno di due partite. Per di più, Mihajlovic perde praticamente subito Iago Falque (dolore al fianco) e Iturbe fatica a garantire gli stessi movimenti dello spagnolo sulla destra. Così, i granata fanno il gioco dell’Udinese, agevolata nel compattarsi: il suo 4-4-2 in fase difensiva è praticamente un 4-5-1, con Perica che si sdoppia arretrando a sinistra sulla linea dei centrocampisti e De Paul che si sacrifica sull’altro versante, con rari accentramenti. E proprio dal piede del croato arriva il primo vero brivido della partita, 4’ dopo uno sgorbio di Jankto che aveva concluso con un tiro altissimo una buona ripartenza bianconera: su tiro cross di Perica dalla sinistra, Zapata arriva con un attimo di ritardo e fallisce il tap in del possibile 1-0. E’ come una scossa per il Toro, che per due volte nel giro di un minuto sfiora il gol del vantaggio, seppur sempre su palla inattiva: due corner di Zappacosta dalla destra, ma prima la traversa e poi il palo respingono i tentativi di testa di Belotti e di Rossettini.

SECONDO TEMPO — In apertura di ripresa è Scuffet a respingere con un mezzxo miracolo un gran tenattivo di Acquah, ma al 5’ è l’Udnese a passare con Jankto che approffita di un errore in uscita di Rossettini e poi colpisce con un tiro imparabile. A quel punto Mihajlovic decide di rischiare il tutto per tutto: Boyé per Lukic e in seguito anche Maxi Lopez per Baselli, con un 4-2-4 a totale trazione anteriore, visto che Ljajic fa il teorico secondo centrale al fianco di Acquah. Le contromisure di Delneri, che passa alla difesa a cinque con Heurtaux, sembrano are frutti e l’Udinese addirittura trova il doppio vantaggio, approfittando di un altro errore (di Boyé) con Badu, che serve in profondità Zapata, il cui tiro viene definitivamente spinto in porta da Perca. Ma l’assalto del Toro ha il merito di trovare subito, già dopo 2’, il gol del coraggio, grazie a una mezza girata di Moretti che apprfitta di una sfortunata deviazione di Samir su tiro di Iturbe. E il pareggio, già sfiorato poco prima con un suo colpo di testa sulla parte superiore della traversa, arriva, neanche a dirlo, con Belotti, alla centesima gara di A: il 2-2 è una frustata, ancora di testa, su cross dalla destra del solito Zappacosta. E solo Scuffet, che sul 2-1 aveva già detto no a Boyé, blocca il clamoroso ribaltone negando il 3-2 a Ljiaic.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/04/2017 18:47
 
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Chievo-Crotone 1-2, i calabresi adesso “vedono” l’Empoli

Falcinelli decide una sfida equilibrata.
Con l'Empoli avanti di 5 punti, il Crotone continua a sperare nella salvezza



Grazie, Chievo: sei punti su sei. Prima vittoria in A all’andata, prima vittoria in trasferta in A, adesso. E così il Crotone torna a sperare, salendo a -5 dall’Empoli, quart’ultimo.

BRAVO SECULIN — Diciamo subito che la squadra di Nicola merita tutto. Comincia male, è vero perché vive i primi dieci minuti come un incubo: al 3’ tiro di Inglese parato da Cordaz, che subito dopo si supera su un colpo di testa di Pellissier da distanza ravvicinata (perfetto il cross di Cacciatore). La partita sembra segnata e invece no, il Crotone non vuole arrendersi al destino, si riorganizza e comincia a fare la partita: Crisetig segue Birsa, l’uomo chiave del gioco di Maran, Stoian si alza quasi all’altezza delle due punte costringendo Castro a frenare. Così il Crotone ha 4 occasioni in rapida sequenza: deviazione di Falcinelli, rimesso in gioco da un tocco di Cacciatore e palla fuori di poco. Poi parte lo show di Seculin, al debutto stagionale in campionato al posto di Sorrentino: esce bene su un cross di Stoian da destra (21’), sventa su Falcinelli (24’), si ripete su Trotta mandando in angolo un pallone complicato (27’) e meritandosi gli applausi del portiere titolare. Il Chievo soffre visibilmente il pressing del Crotone, anche perché le due mezzali, De Guzman e Castro, faticano a entrare in partita. Dopo un discreto numero di errori, però, l’argentino si fa vedere con un tiro a giro di sinistro fuori di poco.

CHE FINALE — La partita si accende nel secondo tempo, il Crotone passa: minuto 6, angolo da destra, Ferrari schiaccia di testa indisturbato tra Dainelli e Cacciatore, Seculin battuto. Il Chievo reagisce e trova il pari in tempi brevissimi: splendido cross da sinistra di Castro e gran colpo di testa di Pellissier che ruba il tempo a Martella. Castro centra il palo (25’), poi, quasi di colpo, il Chievo si spegne. E subisce il 2-1: la molle punizione di De Guzman innesca il contropiede di Stoian che passa a Falcinelli: splendido tiro a giro di sinistro. La partita finisce qui, il Crotone vince e torna a galla.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/04/2017 18:57
 
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Fiorentina-Bologna 1-0: Kalinic k.o., Babacar entra e decide

Ottima prova dei ragazzi di Paulo Sousa, Mirante nega il raddoppio
a Saponara e Borja Valero: il sogno Europa League resta vivo



Terza vittoria consecutiva per la Fiorentina che continua a sfruttare il calendario per raggranellare punti. Rosicchiandone oltretutto due al Milan, che la precede in classifica. Decide un bel colpo di testa di Babacar, entrato ad inizio ripresa al posto dell'infortunato Kalinic. Vittoria meritata e punteggio che, senza un paio di miracoli di Mirante, poteva essere più ampio. Deludente invece la partita del Bologna, incapace di creare veri e propri pericoli dalle parti di Tatarusanu. Sousa deve fare a meno di Gonzalo, Vecino e Bernardeschi. Davanti Kalinic, con Ilicic a supporto. Anche Chiesa va in panchina con Tello che gioca a destra e Milic, a sorpresa, a sinistra. Nel Bologna conferme per Destro e Verdi là davanti con cinque centrocampisti, Dzemaili va in panchina.

RITMI BASSI — Nei primi minuti ci provano Ilicic e Verdi, entrambe le conclusioni vengono respinte. Tello pare ispirato sulla fascia creando problemi a Krejci, non particolarmente abituato a difendere basso. Al 16' bella combinazione Kalinic-Ilicic, tiro dello sloveno dal limite e palla a lato. Proteste viola al minuto 23' con Kalinic e Gastaldello che vengono a contatto nei pressi dell'area di rigore. Il croato cade, Doveri fa proseguire e sembra decidere bene. Primo tempo soporifero e ritmi bassi, con la Fiorentina a fare possesso ed il Bologna molto attento dietro. Al 35' Astori colpisce di testa sugli sviluppi di un corner, pallone troppo dolce fra le braccia di Mirante. L'occasione migliore capita poco dopo sul sinistro di Borja Valero, bravissimo Mirante a respingere. Il primo tempo finisce così in parità e con un Sousa preoccupato per le condizioni di Kalinic, claudicante per tutti gli ultimi minuti di frazione.

BABA GOL — Preoccupazioni fondate: a inizio ripresa infatti fuori Kalinic e dentro Babacar. Proprio il senegalese dopo cinque minuti segna un gran gol di testa anticipando Maietta su cross di Milic. Fiorentina in vantaggio e Donadoni cambia. Dentro Dzemaili e Nagy, fuori Taider e Viviani. Ci prova Krejci al volo di sinistro appoggiato sul secondo palo, posizione complessa e tiro alto. Adesso la Fiorentina può agire in contropiede, ma Ilicic spreca un paio di buone occasioni potenziali ritardando la conlcusione. Al 66' Maietta sfiora l'autogol su cross di Tello, pallone fuori di un niente. Dzemaili fa ammonire in serie Badelj e Tomovic, dimostrando di essere più in palla di chi lo ha preceduto. Sousa corre ai ripari: fuori un deludente Ilicic, dentro Saponara. Al 71' Maietta va vicinissimo al pari di testa anticipando Badelj e non trovando l'angolo alla destra di Tatarusanu per pochissimo. Donadoni si gioca l'ultimo cambio inserendo Di Francesco al posto di Torosidis, però è la Fiorentina ad attaccare e Mirante è prodigioso sul destro di Saponara. Il portiere si ripete con un altro splendido balzo a togliere dall'incrocio una punizione di Borja Valero. La Fiorentina merita e vince, il Bologna, parso troppo rinunciatario, si ferma: ma la classifica resta discreta. Per i viola ancora qualche residua speranza di rientrare nel giro europeo.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 02/04/2017 18:58]
02/04/2017 19:02
 
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Serie A, Genoa-Atalanta 0-5: tripletta di Papu Gomez fa felice Gasperini

Dolce ritorno a casa per Gasperini: la sua Atalanta schianta
il Genoa con una tripletta di Papu Gomez e i gol di Conti e Caldara.
Contestazione contro Preziosi del pubblico del Ferraris



Il Genoa sprofonda con una sconfitta severa e umiliante, mentre Gasperini si gode un ritorno al Ferraris da sogno e un 5 a 0 meritatissimo. Il Genoa fin dai primi minuti ha l’anima divisa: da una parte appare volitivo e motivato, dall’altra risulta timido e sfilacciato. In ogni caso i rossoblù riescono a creare la prima occasione da rete dell’incontro: Pinilla al 7’ tiene vivo il pallone sulla destra e cerca Simeone, l’argentino fa sfilare per Rigoni, che, di destro, manca di poco il bersaglio. Mentre la contestazione a Preziosi pare placarsi, il Genoa perde progressivamente fiducia.


SOLO ATALANTA — L’Atalanta costruisce con pazienza le sue trame, si rende pericolosa due volte con Kessie, poi colpisce con Conti al 25’: cross da sinistra di Spinazzola, l’esterno destro di Gasperini invade l’area e, pur contrastato, inventa una rovesciata perfetta e letale. 1 a 0. Il colpo è durissimo e il Genoa lo incassa male. Sei minuti e Burdisso si oppone con troppa foga in area a Petagna. Gavillucci concede il rigore e, al 32’, Gomez fa 2 a 0 spiazzando Rubinho, a sorpresa titolare al posto di Lamanna. Mandorlini prova a reagire, inserisce Hiljemark e Morosini e cambia almeno tre volte l’assetto tattico. L’Atalanta però non perdona, favorita anche dall'espulsione per proteste di Pinilla. Gomez firma il 3 a 0 su assist di Kurtic al 18’ del secondo tempo. Caldara, su angolo ancora di Kurtic, al 31’ sigla il 4 a 0, Gomez impone il 5 a 0 al 37’ grazie a una scivolata di Burdisso. Berisha, invece, nega il gol a Izzo con una grande parata su conclusione ravvicinata. Il finale è tutto per i fischi e la contestazione dei tifosi rossoblù.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/04/2017 19:07
 
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Palermo-Cagliari 1-3: Gonzalez illude, poi rimonta e tris con Borriello e Ionita

I rosanero passano al 26' con Gonzalez, poi nella ripresa arriva la reazione dei sardi che
ribaltano il risultato in 10' e chiudono i conti nel finale con la doppietta del centrocampista



Gonzalez, con il primo sigillo stagionale, illude per un tempo il Palermo, poi Ionita (a digiuno sin qui, realizza una doppietta) e Borriello firmano il "ribaltone" per il Cagliari. La squadra di Diego Lopez spreca l'ennesima opportunità di accorciare le distanze dall'Empoli, quartultimo, e scavalcata pure dal Crotone (adesso in terzultima posizione) vede allontanarsi ancor più il traguardo della salvezza. La pattuglia di Massimo Rastelli ritorna al successo, ancora in trasferta (ultima vittoria a Crotone), dopo tre turni (solo un punto, contro la Lazio). Proprio contro il suo grande "amore" - il Cagliari, 12 stagioni consumate in rossoblù da giocatore e 3 da allenatore -, Lopez si rassegna ai limiti evidenziati dai suoi giocatori. La scossa che avrebbe dovuto portare il nuovo presidente Baccaglini si è limitata sin qui alla situazione ambientale. I sardi, invece, allungano in classifica balzando al tredicesimo posto, avendo sorpassato il Bologna.

LE SCELTE — Puntando sul 4-3-2-1, Rastelli conferma lo schieramento della precedente partita con la Lazio, a parte la novità dell'inserimento di Borriello al posto di Dessena, infortunato (con l'arretramento di Ionita a centrocampo): in attacco Joao Pedro e Sau si muovono alle spalle di Borriello. Invece, Lopez presenta davvero un altro Palermo, rispetto all'ultima esibizione a Udine, prima della pausa per gli impegni delle nazionali. Sono addirittura sei i cambi proposti dal tecnico uruguaiano, che decide di affidarsi a ben 6 italiani sin dall’inizio: nel 3-5-2 in porta Fulignati prende il posto di Posavec, in difesa c'è Vitiello e rientra Rispoli, a metà campo riecco Bruno Henrique e Pezzella, mentre sulla linea offensiva TraJkovski supporta Nestorovski.

CHE TRAJKOVSKI! — Il Palermo comincia bene, trascinato soprattutto da Trajkovski che, spostandosi continuamente sul fronte d'attacco, non dà riferimenti ai difensori avversari, facendo "ballare" in particolare Bruno Alves e Isla. Dopo una punizione a giro proprio di Trajkovski, sulla quale non arriva alcun compagno, e due tentativi di Nestorovski (bravo al 21' Rafael ad allungarsi alla sua destra e deviare in angolo la conclusione del macedone), i rosanero vanno meritatamente in vantaggio. Al 26', su corner battuto da Trajkovski e "spizzata" di Chochev, sul secondo palo Gonzalez tocca e infila il portiere Rafael. È la prima rete del costaricano in questo campionato.

REAZIONE CAGLIARI — La formazione sarda cerca di reagire. Al 28', dopo un'uscita a vuoto di Fulignati, Borriello di testa alza la mira. Il giovane portiere si riscatta subito, negando il gol a Sau (splendido il lancio di Joao Pedro), con un intervento decisivo tra i piedi dell’attaccante. La sfida s’infiamma, con giocate su ritmi più elevati. Nel finale di tempo, al 42' su cross di Bruno Henrique, Chochev incorna con decisione ma il portiere Rafael interviene di piede sulla linea ("no goal", emerge dalla riprese televisive) e devia sul palo. Poco dopo Pezzella, con un sinistro da fuori area, costringe Rafael a una deviazione spettacolare. Allo scadere, Vitiello è protagonista di una determinante chiusura, con ribattuta sul fondo, su tiro di Ionita.

LA RIPRESA — Pronti-via, nel secondo tempo il Cagliari, davvero trasformato, gela il Barbera. Al 3' su calcio d'angolo battuto da Tachtsidis, Ionita in tuffo di testa anticipa Chochev e Goldaniga e firma l'1-1. E al 10' Borriello (all'8' non approfitta di un'incertezza di Fulignati di piede fuori area), imbeccato da Sau, è "chiuso" da Gonzalez, che respinge sul fondo. Borriello è più incisivo, anche perché la difesa del Palermo è in… formato gruviera. Il centravanti al 12' sfiora il palo, con un colpo di testa, e al 13' realizza l'1-2. Joao Pedro tira e sulla respinta di Fulignati Borriello si esibisce in un numero da goleador implacabile: controllo, finta per mettere a sedere lo stesso Fulignati e Goldaniga, poi botta secca di sinistro, con palla che passa tra le gambe di Gonzalez.

DELUSIONE — I siciliani crollano sul piano psicologico, provano a organizzare un assalto, sempre disordinato e praticamente innocuo. Borriello (che litiga con Murru, pronto a reagire dopo aver ricevuto una "sgridata" dal compagno più esperto) tiene in apprensione la retroguardia rosanero, salvata da Fulignati su un piatto di destro di Tachtsidis. Al 44' il Cagliari fa tris, portando in vetrina ancora Ionita, bravo a "chiamare" il passaggio a Tachtsidis: sul tiro del moldavo è vano il tentativo di ribattuta sulla linea da parte di Goldaniga. Alla fine il popolo del "Barbera" contesta i giocatori di Lopez, intonando il coro "a lavorare, andate a lavorare…".

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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