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Campionato di Serie A stagione 2016/2017

Ultimo Aggiornamento: 28/05/2017 23:58
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27/11/2016 18:41
 
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Genoa-Juventus 3-1, Simeone doppietta, bianconeri irriconoscibili

Primo tempo orribile della squadra di Allegri, doppietta di Giovanni Simeone e autogol di Alex Sandro.
Accorcia Pjanic su punizione. Ci sono anche gli infortuni di Bonucci e Dani Alves




Esiste ancora quella cosa chiamata campionato. Se si può passare al tritacarne la Signora così, ridurla a fette in mezzora appena, allora non tutto è deciso da queste parti. La Juventus va via da Genova con un’umiliazione storica: non mette in dubbio la leadership solida, ma il primo tempo contro il Grifone fa riflettere su cosa accade se si spegne la luce. Non bastasse, i bianconeri rivivono un vecchio incubo, un cognome che torna a risuonare macabro: Simeone. È Giovanni a far ballare Marassi due volte: proprio lui, figlio di Pablo che scucì mezzo scudetto bianconero con la Lazio nel 2000. Dal Cholo al Cholito, nuovo idolo di un Genoa che ritrova la sua magia elettrica nella gara dell’anno. Se sedici anni fa il babbo Simeone portò i biancocelesti secondi a tre della Juve, stavolta il figliolo aiuta Milan (e forse la Roma) ad avvicinarsi a 4. Allegri spera solo che il film abbia un finale diverso.

CHE CONFUSIONE — A inizio gara Max spiazza tutti e non solo perché l’atteso messia si siede in panchina: Higuain non viene rischiato, ma stupisce il leggerissimo sbilanciamento a destra. Tutti i laterali in rosa in campo per la prima volta dall’inizio: Lichtsteiner è l’unico a stare dove dovrebbe, esterno largo del 3-5-2, ma Dani Alves marcatore basso e Cuadrado seconda punta che parte da sinistra sono completamente fuori dai radar. Ma che siano in buona compagnia è chiaro all’alba. Al 3’ una leggerezza di Bonucci regala campo a Rigoni: tiro ribattuto, Buffon mette il vestito da Superman, ma dopo tre volte pure i supereroi capitolano. Il tap-in del Cholito apre la prima crepa, la voragine si allarga dieci minuti dopo quando Lazovic salta un distrattissimo Alex Sandro e mette la palla giusta sulla testa del figlio di Pablo. Poi, prima della mezzora, il disastro è completo: corner di Lazovic, sponda di Burdisso, tocco di Rigoni e Alex Sandro finisce per buttarla dentro nel tentativo disperato di salvare. Una Caporetto mai vista da più di un decennio. Certo, questo Genoa è da lacrime agli occhi per i suoi tifosi: il ritmo è vertiginoso, le fasce arrembanti e Rigoni-Ocampos imprendibili e generosi. La Juve ferita non vince mezzo contrasto: non una cosa abituale.


NOTTE FONDA — A complicare le cose, la coscia sinistra di Bonucci, che obbliga Allegri nel primo tempo a spendere un cambio prematuro (dentro Rugani) e un rigore non dato su Mandzukic. In fondo, però, resta l’incapacità bianconera di uscire dall’apnea. E Allegri mette troppo tempo per rimettere ordine al caos iniziale: Dani al livello dei centrocampisti e Pjanic dietro le due punte in un abbozzo di 4-3-1-2 aiutano la squadra pallida a ritrovare un po’ di colorito. Ma non abbastanza per svegliarsi dall’incubo. Solo dopo un quarto d’ora del secondo tempo, entra anche il Pipita al posto di Licht per provare a salvare la truppa dal naufragio: la Juve gioca con un po’ più di ordine, si espone al contropiede ma la notte è troppo fonda. Visto che anche Alves si fa male e e i cambi sono finiti, ai bianconeri in 10 servirebbe un miracolo. O un colpo di genio: quello di Pjanic su punizione arriva troppo tardi, all’82’. In fondo, ciò che servirebbe si chiama semplicemente Juventus: per la gioia di chi insegue per una volta non si è mossa da Vinovo.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/11/2016 13:02
 
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Napoli-Sassuolo 1-1: Insigne e Defrel, due gol bellissimi

Dopo la doppietta di Udine, grande gol dell'ex Pescara a cui risponde il francese. Legni di Missiroli e Callejon.
Niente Inter per Mertens



Una occasione persa per il Napoli, un punto d'oro per il Sassuolo. Va in archivio così la sfida tra azzurri e neroverdi e adesso la squadra di Sarri è più lontana dalla zona Champions visto che lì davanti, Juve a parte, avevano già vinto tutte.

I DUE SCUGNIZZI — Cinque cambi rispetto al match di Champions con la Dinamo Kiev per Sarri con diversi titolari, tra i quali Ghoulam e Diawara, che rifiatavano. Sorprendente l'ennesima esclusione di Maksimovic. Di Francesco aveva poche scelte, visti i tanti infortuni, e schierava Matri tenendo a riposo Defrel rilanciando Politano dall'inizio (toccato duro in avvio è costretto al forfait 38'). Ritmi bassi in avvio complici gli schieramenti a specchio ed i pochi spazi tanto che il primo tiro in porta, firmato Callejon, arrivava grazie ad un rimpallo. La prima emozione, invece, era merito di Insigne il cui tiro a giro era un centimetro impreciso. Il Sassuolo usciva poco dal guscio perché Matri era troppo statico per impensierire Koulibaly. Anche il contributo di Gabbiadini era modesto è così il Napoli andava sempre per vie orizzontali cercando spazio sulle fasce. Insigne lo trovava al 42' su lancio di Hamsik, dribbling su Gazzola e solita conclusione arcuata che finiva sotto la traversa grazie ad una impercettibile ma decisiva deviazione di Cannavaro, proprio lui l'ex più atteso. Erano dunque i due scugnizzi ad indirizzare la gara sull'uno a zero all'intervallo.

CAMBIO DECISIVO — Lecito aspettarsi qualcosa in più dal Sassuolo nella ripresa anche se le energie da spendere per gli ospiti erano relative mentre gli spazi per il Napoli aumentavano ed in contropiede si vedeva finalmente anche Gabbiadini (tiro mancino parato da Consigli). Hamsik tra le linee metteva in crisi anche l'esperto Magnanelli. Anche il Napoli però si allungava e rischiava grosso sul cross di Ricci per Missiroli che di testa colpiva la parte alta della traversa: era passata più di un'ora di gioco ma finalmente il Sassuolo prendeva coraggio mentre Mertens (subentrato a Gabbiadini) prendeva un giallo che lo costringerà a saltare l'Inter. Il Napoli sembrava più sciolto con i tre piccoletti lì davanti (Insigne e Mertens sfioravano il raddoppio). I cambi scuotevano la partita, soprattutto l'ingresso di Defrel che a sette dalla fine pareggiava con una gran volée mancina su cross al bacio di Gazzola. Era la penultima emozione della partita perché al 93' Callejon centrava il palo dopo un velo di Giaccherini: sul montante di Consigli si infrangevano le speranze del Napoli di battere il Sassuolo e di agganciare il treno scudetto.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/11/2016 13:05
 
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Inter-Fiorentina 4-2: Brozovic, Candreva e doppio Icardi, ma che sofferenza

Nerazzurri a tutta nei primi 20', poi il ritorno della Fiorentina in inferiorità:
segna Kalinic e Ilicic (dopo il rosso a Gonzalo Rodriguez).
La chiude il capitano nel recupero


L'Inter vince ma ancora non convince. I nerazzurri rischiano di ripetere l'harakiri di Coppa, con l'aggravante che l'uomo in meno stavolta ce l'avevano gli altri, ma vengono a capo di una bella Fiorentina che ha la colpa di essere scesa in campo solo dal 20'. Decidono i gol di Brozovic, Candreva, Icardi (doppietta e aggancio a Dzeko in vetta alla classifica marcatori), Kalinic e Ilicic. Espulso ingiustamente Rodriguez. Una vittoria che per la squadra di Pioli fa classifica ma non troppo morale, rischiando di nuovo di sprecare un vantaggio (stavolta di tre gol) per l'incapacità di gestire i momenti difficili del match.


UN, DUE, TRE — Per l'esordio casalingo sulla panchina dell'Inter, Stefano Pioli lascia fuori un po' a sorpresa Joao Mario - sempre titolare quando disponibile - e disegna un 4-2-3-1 con la novità Ranocchia al fianco di Miranda. Banega fa il trequartista e porta il primo pressing su Badelj, affiancato da Borja Valero in un modulo speculare con Tello, Ilicic e Bernardeschi alle spalle di Kalinic. I nerazzurri partono a mille e passano già al 3', con Brozovic che la mette sotto la traversa di destro sul tocco all'indietro di Icardi. La Fiorentina ci capisce poco e ne prende un altro subito dopo, con Salcedo che perde Perisic, sul cui cross basso un goffo Tatarusanu smanaccia proprio sul sinistro di Candreva, che scarta volentieri il regalo del 2-0. Siamo al 10' e non è finita, perché una Viola impresentabile dietro, dove i giocatori non si parlano, affonda al 19'. Candreva serve sulla corsa Icardi, che da destra fa sedere Rodriguez e per la lentezza di Astori ha il tempo di rimettersi il pallone sul piede preferito e fare 3-0. I toscani vanno anche vicini al gol con Borja e Milic, ma nella loro metà campo soffrono l'interscambiabilità degli avversari, corti e con Brozovic che spesso sale a pressare sulla trequarti, mentre Candreva si abbassa a coprirgli le spalle. La gara si normalizza nella parte centrale del tempo, con reciproche spruzzate di difesa a tre - alti sia Ansaldi sia Milic -, ma l'Inter davvero non può permettersi cali di tensione. Come dimostra - dopo un rigore non dato per fallo di Miranda su Rodriguez - al 37' il gol di Kalinic, libero di ricevere un lancio da centrocampo di Badelj e segnare, complice la molle opposizione di D'Ambrosio, che praticamente gioca a uomo su un buon Bernardeschi. Visto quello che è successo giovedì a Beer Sheva, torna la paura tra i nerazzurri, ora in sofferenza su ogni transizione difensiva. Ma al 46' Icardi punta e salta Rodriguez che lo mette giù col braccio. L'esagerato rosso diretto al difensore lascia la Viola in dieci.

ANARCHIA — Si riprende con Tomovic che prende il posto di Milic e Joao Mario a sostituire Kondogbia. Il secondo tempo è leggero e frizzante, nella misura in cui saltano gli schemi ed entrambe le squadre sono impresentabili in fase difensiva. Retroguardie aperte come il mar Rosso e occasioni da una parte e dall'altra. Al 17' il primo ad approfittarne è Ilicic, liberissimo a sinistra e bravo ad approfittare di un'amnesia di Handanovic. Siamo sul 3-2 e Sousa se la gioca col giovane Chiesa per Bernardeschi. Pioli capisce che l'Inter non ha più filtro in mezzo al campo e toglie Banega per i muscoli di Melo. Malgrado l'uomo in meno, la Fiorentina però ormai ha preso coraggio e campo. Anche perché, a differenza dell'Inter, ha due veri centrocampisti come Badelj e Borja, che sanno dettare i tempi e non perdono mai la calma. Entrano Eder per Candreva e Perez per Tello. In una rara ripartenza in cui non l'Inter perde palla in modo banale, Joao Mario si mangia un gol incredibile, solo davanti al portiere. Cuore in gola dunque fino all'ultimo, quando Icardi la chiude con un tap-in dopo una gran parata di Tatarusanu su Perisic.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/11/2016 13:06
 
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SERIE A 2016/2017 14ª Giornata (14ª di Andata)

26/11/2016
Torino - Chievo 2-1
Empoli - Milan 1-4
27/11/2016
Palermo - Lazio 0-1
Bologna - Atalanta 0-2
Cagliari - Udinese 2-1
Crotone - Sampdoria 1-1
Genoa - Juventus 3-1
Roma - Pescara 3-2
28/11/2016
Napoli - Sassuolo 1-1
Inter - Fiorentina 4-2

Classifica
1) Juventus punti 33;
2) Roma e Milan punti 29;
4) Lazio e Atalanta punti 28;
6) Torino e Napoli punti 25;
8) Inter punti 21;
9) Fiorentina(*) punti 20;
10) Genoa(*), Sampdoria e Cagliari punti 19;
13) Chievo punti 18;
14) Bologna punti 16;
15) Udinese punti 15;
16) Sassuolo punti 14;
17) Empoli punti 10;
18) Pescara punti 7;
19) Crotone e Palermo punti 6.

(*) Genoa e Fiorentina una partita in meno.

(gazzetta.it)
03/12/2016 00:15
 
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Napoli-Inter 3-0: Zielinski, Hamsik e Insigne in gol

Azzurri subito sul 2-0 con Zielinski e Hamsik, poi nella ripresa chiude Insigne.
Soliti buchi della difesa nerazzurra, gran gioco della squadra di Sarri, ora temporaneamente a -1 dal Milan secondo


Più che ripartire, sgomma. Più che risalire, sprofonda. Il Napoli che ne aveva vinta una delle ultime sei (fra tutte le competizioni), archivia la pratica nerazzurra in cinque minuti. L'Inter, reduce dai primi tre punti della gestione Pioli, non dà continuità e non fa respirare la sua classifica. Vince Sarri 3-0, che almeno per una notte si riporta a -1 dal secondo posto. Convince il suo Napoli: non si sblocca Gabbiadini, ma Insigne segna ancora, dopo che la coppia Zielinski-Hamsik aveva indirizzato il match. Gran centrocampo, quello degli azzurri, con Diawara centrale, il lusso di Allan e Jorginho in panchina, il debutto (finalmente) di Rog. In più a Napoli si godono anche la gran serata di Reina, che prende tutto. Pessima difesa, quella di Pioli, che incassa altri tre gol, e rischia domenica di ritrovarsi a una distanza in doppia cifra dalla zona europea.

I CINQUE MINUTI — L'approccio al match del Napoli è dirompente, quello dell'Inter è timido, e piuttosto confuso. Confuso da un palleggio che tende verso il perfetto nei primi minuti: l'azione del vantaggio, dopo 2', conclude un prolungato e bellissimo possesso palla. Si chiude con un cross di Hamsik, una sponda di Callejon, un tiro di prima intenzione di Zielinski. Il polacco sarà protagonista assoluto del primo tempo: al 5' piazza il filtrante giusto per Hamsik, che si butta in uno dei tanti buchi della difesa nerazzurra , entra in area e trova il diagonale vincente. Sono passati cinque minuti e l'Inter si ritrova sotto di due gol, con un centrale ammonito (Ranocchia) e con parecchi problemi a interrompere le trame della squadra di Sarri.

VERSO IL 3-0 — L'Inter del primo tempo quando attacca costruisce anche azioni da gol: Icardi ha a disposizione almeno tre palle buone. L'impressione è che possa segnare il 2-1, rientrando in partita, ma al tempo stesso prendere con facilità il 3-0 e avviarsi verso un'imbarcata. Handanovic deve salvare in un paio di occasioni, in generale la difesa sbanda vistosamente ogni volta che il Napoli affonda, persino sui rilanci con le mani di Reina. Insomma, il tanto agognato equilibrio, la cui mancanza era stata imputata "all'olandesismo" di De Boer, non si trova nemmeno con Pioli. Tanto che il tecnico, sbilanciati per sbilanciati, inserisce anche Eder per Banega. Il 2-0 che aveva retto a sorpresa per 40' crolla definitivamente dopo 6' della ripresa, sugli sviluppi di un terzo corner di fila di Ghoulam: Handanovic smanaccia, Albiol rimette in mezzo, l'Inter guarda bella ferma e Insigne può infilare il suo quarto gol in tre partite. Da lì in poi il Napoli può pensare alla Champions, i nerazzurri al mare di lavoro che resta da fare, per raddrizzare la barca.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/12/2016 23:00
 
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Juventus-Atalanta 3-1, gol di Alex Sandro, Rugani, Mandzukic e Freuler

La capolista spazza via la rivelazione: segnano Alex Sandro, Rugani e il croato, migliore in campo.
Inutile gol di Freuler nel finale



Lontano il mare di Genova e il suono delle sirene rossoblù. Questo è lo Stadium, questa è la Juve, con buona pace di Gasp che viene pure da queste parti. Senza accelerare più del dovuto, con “la velocità di crociera” auspicata da Allegri, i bianconeri hanno ripreso il cammino interrotto a Marassi, spendendo il solito segnale spietato al resto della compagnia. Per l’Atalanta non c’è un destino da Leicester, per la Juventus un cesto pieno di buone notizie in vista di un dicembre di fuoco.

PRIMO TEMPO — La scelta saggia della difesa a 4 con Rugani preferito a Benatia ha limitato la nostalgia delle due B, Bonucci e Barzagli. Allegri ha pure regalato un nuovo vestito a Pjanic, trequartista per imbucare la palla giusta al duo maxi Higuain-Mandzukic. Per Gasp la solita beata gioventù, anche se nel 3-4-1-2 ha pesato la squalifica di Gagliardini: ecco Freuler in mezzo accanto a Kessie, pregiato fiore da esibire a mezza Europa. Per spezzare la gara dopo 15 minuti e allontanare i cattivi pensieri è servito uno strappo furioso di Alex Sandro (con omaggio successivo alla Chapecoense) da sommare a una mezza papera di Sportiello. A far partire l’azione, un numero da prestigiatore del Pipita, ancora una volta obbligato dagli eventi a “Dybalizzarsi”. Uno degli enigmi della Juve di questo periodo sta per finire visto il ritorno della Joya, intanto per un’altra serata Gonzalo è dovuto arretrare più del necessario, perdendo un po’ di fosforo in zona gol. La zuccata del 2-0 di Rugani, poi, ha semplificato la pratica burocratica. Tutto su un corner di Pjanic, che dietro le punte si è mosso come mai prima in questa nuova vita torinese: tocchetti dolci e contrasti vinti, nella speranza generale che abbia finalmente trovato il suo posto nel mondo bianconero.

CHE MANDZU — L’Atalanta ci ha messo corsa e poco altro, penalizzata dai due cazzotti presi immediatamente. Gasp non è mai il tipo da modificare il suo pensiero verticale, ma troppo lo spazio gentilmente concesso a Pjanic. È sembrato tardivo, e neanche particolarmente produttivo, il passaggio al 3-5-2, ma almeno Freuler ha potuto togliere un po’ di ossigeno al bosniaco. La sfuriata atalantina sul finire del primo tempo si è, comunque, infranta su Mandzukic, raro esempio di centravantone totale: ha sgomitato duro, fatto sponde di fino e in difesa si è pure trasformato in stopper, ribattendo due conclusioni prima di Freuler e poi di Gomez.

C’E’ CLAUDIO — Che non ci sia più traccia dei fantasmi liguri lo ha confermato il secondo tempo, fatto di qualche trama pregiata: certi scambi si erano visti pochissimi in questo periodo travagliato in casa Juve. Marchisio non è Hernanes, e non serviva questa notte di inizio di dicembre per averne conferma: un suo tiro al volo dalla distanza al 62’ è stata una delle cose belle della serata. Non la più bella perché in cima alla classifica resta la generosità commovente di Mandzukic: il gol di testa sul 3-0 è stato il premio, meritato quanto i cori ripetuti del suo popolo, anche quando è dovuto uscire per colpa di una tacchettata sotto al ginocchio. Neanche le nuove idee di Gasp, Pesic al posto di Petagna, Grassi per Conti e D’Alessandro per Kurtic, hanno cambiato l’inerzia di un match già scritto: il gol al volo di Freuler solo un bagliore in una serata grigia. Al contrario, Allegri ha potuto gestire il logorìo di Khedira e ha regalato applausi pure a Pjanic: nell’attesa che il Pipita torni alla vecchia abitudine, si può risparmiare qualche big.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 03/12/2016 23:02]
04/12/2016 15:48
 
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Milan-Crotone 2-1: risolve Lapadula dopo i gol di Falcinelli e Pasalic

Il centravanti risolve nel finale dopo i gol di Falcinelli e Pasalic e il rigore sbagliato da Niang:
Montella sempre a -4 dalla Juve



Il 1999 è l’altro ieri. Il Milan vince un’altra di quelle partite da scudetto di Zaccheroni: in equilibrio, a tratti brutte, anche a rischio. Anche questa volta, come a Palermo, risolve Lapadula. Mancano quattro minuti al 90’, San Siro ha già fischiato Niang – peggiore in campo per distacco – e scalda i fischietti per il finale. Pensiero comune dei tifosi: “Ma come, battiamo la Juve, abbiamo l’occasione per andare secondi da soli e perdiamo due punti col Crotone?”. Niente pareggino: Honda crossa una punizione dal centro-sinistra, Trotta devia male e Lapadula fa quello che sa fare meglio. Si coordina in mezzo metro e calcia: non è un tiro potente, non è un tiro angolatissimo ma, come per Inzaghi, conta prendere il mondo in controtempo. Gol, 2-1 Milan e San Siro di nuovo felice: la partita di pranzo lo ha portato a -4 dalla Juve. Unica delusione, il giallo di Kucka. Lo slovacco è rimasto in panchina per non prendere l’ammonizione che gli avrebbe fatto saltare lo scontro diretto con la Roma, è entrato nel finale e ha fatto un fallo da evitare. All’Olimpico, guarderà dalla tribuna.

IL RIGORE E I GOL — Il resto della partita aveva detto che insomma, non tutto è felice. I limiti del Milan sono apparsi chiari, sottolineati dalle maglie verde evidenziatore del Crotone. Gioco a tratti lento, difficoltà costante a fare la differenza sulla trequarti. Con Bacca e Bonaventura infortunati, Montella ha pagato la giornata nera di Niang, al rientro da titolare. M’Baye ha giocato male e sbagliato un rigore sull’1-1: ha incrociato col destro, Cordaz è stato molto bravo a deviare in allungo. I primi due gol, appunto. Vantaggio del Crotone al 26’: il Milan si fa trovare scoperto su un contropiede e De Sciglio si preoccupa di non fare fallo da rigore su Rohden, che però trova Falcinelli. Romagnoli è tagliato fuori, Paletta in ritardo, Donnarumma logicamente lontano: 0-1. Il pareggio di Pasalic al 41’: angolo da destra, Paletta prolunga, il croato mette in porta in mischia.

POSSESSO Sì, PERICOLI MENO — L’andamento della partita è stato più o meno costante: Milan col possesso, Crotone ordinato nel suo nuovo 4-4-2. Nei primi 26 minuti Montella ha avuto un paio di occasioni, nate dall’abilità proletaria di Lapadula: sforzi, più che giocate di stile. Lapa dopo 5 minuti ha fatto scivolare una palla diretta verso la porta del Crotone – male Ceccherini, lasciato sul posto - ma non ha sfruttato il vantaggio e al 21’ ha recuperato un pallone diventato un tiro a giro di Niang. Forte sì, preciso no. Il Crotone, ordinato con Stoian a metà campo, ha fatto la sua onesta partita e ha subito soprattutto nel finale di primo tempo. De Sciglio è andato vicino al pareggio al 27', Niang a cinque minuti dall’intervallo è stato lentissimo a controllare un lancio di Paletta: aveva una grande occasione, ha portato a casa solo un angolo. Per sua fortuna, dall’angolo è nato il pareggio. Insomma, un Milan un po' così: ordinario. Poco è cambiato con Luiz Adriano al posto di Sosa (e Suso spostato a centrocampo), ancora meno quando il cronometro scorreva verso il 90'. Poi quella punizione, quel tiro di Lapadula, la solita sensazione di scampato pericolo. Il Milan quest’anno ha decisamente qualcosa di speciale.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/12/2016 22:14
 
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Lazio-Roma 0-2: Strootman e Nainggolan in gol

Dopo i primi 45' equilibrati, i giallorossi prendono il sopravvento nella ripresa:
Marchetti salva su Dzeko, poi Wallace regala il gol all'olandese al 65'.
E al 77' il belga chiude i conti



Il derby dice ancora Roma: quarta vittoria consecutiva per i giallorossi nelle sfide con i biancocelesti, la Lazio è battuta 2-0. La Juventus di nuovo avvicinata a quattro punti in classifica, il Milan è ripreso al secondo posto dopo la vittoria all'ora di pranzo a San Siro col Crotone. Decidono i gol nel secondo tempo di Strootman e Nainggolan, due centrocampisti, fotografia perfetta di una Roma orfana di Salah che ha saputo tirare fuori il meglio di sé dagli altri reparti. Da una difesa che non ha concesso grandi occasioni a una Lazio che ha patito la prestazioni assai negative di Keita e Felipe Anderson. Inzaghi, peraltro, ha pagato carissimi due errori individuali: quello di Wallace sulla rete di Strootman e quello di Marchetti sul raddoppio.

IL FORFAIT DI DE VRIJ — Si parte con le formazioni annunciate, l'unica eccezione nella Lazio: non c'è De Vrij, ancora non al meglio, Inzaghi trova posto in mezzo al campo a Milinkovic-Savic. E i biancocelesti partono decisamente meglio: sarà perché la Roma non metabolizza alla perfezione l'assenza di Salah e l'insolita difesa a tre con Peres ed Emerson sulla fasce. De Rossi e compagni non riescono mai a ripartire, Dzeko è isolato in avanti, Perotti dovrebbe occuparsi di Biglia ma lo fa poco e male. Così la Lazio si affaccia dalle parti di Szczesny già al 5': angolo di Biglia, girata debole e larga di Milinkovic. All'8' il portiere polacco è costretto all'uscita bassa su Keita, poi ci prova due volte Immobile in maniera simile: al 13' da Milinkovic in area per Parolo, sponda per Immobile e destro alto. Al 20', poi, il centravanti spara ancora alto dopo un ottimo controllo in area. Spalletti capisce che così non va. Si consulta con il vice Domenichini e cambia la Roma: 4-2-3-1, lo spartito che i giallorossi conoscono meglio.


IL RIGORE DUBBIO — E infatti la Roma guadagna campo, Nainggolan va ad occuparsi di Biglia, Perotti sulla sinistra sfonda molto spesso, Peres diventa a tutti gli effetti il vice Salah alto a destra. E proprio il brasiliano è il protagonista del minuto 28: va via in velocità a Radu, poi si allunga il pallone, ne torna in possesso e a quel punto viene steso da Biglia. Dentro o fuori? Banti si consulta con l'addizionale Calvarese che gli segnala il fallo e allora concede il rigore. Poi Calvarese si chiarisce nuovamente con il direttore di gara: "E' fuori area", si legge dal labiale dell'assistente. Risultato? Punizione dal limite per la Roma - si rivelerà innocua per la Lazio - e giallo per Biglia. Il primo tempo si chiude di fatto qui. La Roma colleziona un paio di angoli, Felipe Anderson fa disperare Inzaghi per qualche errore di troppo nelle scelte.


DISASTRO WALLACE — Nel secondo tempo si riparte senza cambi. Ci prova Parolo al 4', destro da 25 metri centrale per Szczesny. All'8 il primo tiro in porta della Roma. Ed è un'ottima occasione: Nainggolan mette in mezzo centralmente un pallone, Manolas fa la sponda, Dzeko a centro area devia di testa ma debolmente, facile per Marchetti. Al 16' la chance più grande, ancora sulla testa di Dzeko: cross perfetto di Nainggolan, il bosniaco a centro area stacca tutto solo ma impatta troppo centralmente e Marchetti d'istinto riesce a deviare in angolo. Al 18' Anderson lancia in verticale Immobile, ma il rito del centravanti è deviato in angolo. E' l'ultimo acuto della Lazio, da lì in avanti il derby si tingerà di giallorosso. A partire dal minuto 19: Wallace troppo lezioso in uscita al limite dell'area, Strootman va in pressing, ruba palla e con un tocco sotto batte in uscita Marchetti.

UNO-DUE — Roma avanti e al rientro a metà campo si scatena la rissa: l'olandese schizza Cataldi con una bottiglietta d'acqua, il romano reagisce e tira per la maglia l'avversario, dal parapiglia successivo ne esce un giallo per Strootman e un rosso per il centrocampista della Lazio che deve così abbandonare la panchina. Al 30' la reazione della Lazio è in un sinistro di Parolo troppo largo. Ma la Roma trova il raddoppio due minuti più tardi: Nainggolan prende palla a centrocampo e da oltre 25 metri scarica in porta un destro che rimbalza in terra due volte prima di infilarsi alla sinistra di Marchetti, apparso in evidente ritardo sull'occasione. Il match finisce qui, i cambi di Inzaghi sono accademici e non producono risultati, oltre che tiri in porta: esulta Spalletti, cantano i giocatori giallorossi che vanno a festeggiare sotto una curva Sud per larghi spazi vuota.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/12/2016 22:22
 
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Pescara-Cagliari 1-1: Caprari replica a Borriello

Gli isolani in 10 per un tempo (espulso Di Gennaro) vedono sfumare la vittoria nel recupero


Un pareggio, a volte, pesa quanto una vittoria. Il Pescara, in superiorità numerica per 63 minuti (espulso Di Gennaro), agguanta il Cagliari al 47’ della ripresa, con una zampata di Gianluca Caprari, che annulla il vantaggio firmato da Marco Borriello al 24’ del primo tempo. Pur inseguendo ancora la prima vittoria, la squadra di Massimo Oddo stoppa la serie di 7 sconfitte consecutive (compreso il k.o. in coppa Italia a Bergamo). E la pattuglia di Massimo Rastelli interrompe la serie negativa di tre battute d’arresto di fila in trasferta (più quella a Genova in coppa Italia).


LE SCELTE — Dopo i segnali positivi registrati nella ripresa contro la Roma, Oddo (ri)punta sul 4-3-2-1, affidando a Pepe il ruolo di “falso nuev”>, supportato da Benali e Caprari: a centrocampo, Brugman fa il play, in mezzo a Memushaj e Verre, in difesa Zampano e Biraghi agiscono da esterni, con Gyomber e Fornasier centrali. Rastelli deve rinunciare a Padoin, bloccato da una gastroenterite durante la notte, e lo sostituisce con Di Gennaro, che è il regista arretrato.


IL MARCO… SALE — Dopo un buon avvio del Pescara, con Caprari che conclude a lato, la formazione sarda comincia a cercare la profondità, provando subito a servire con lanci lunghi Borriello e Sau, che concludono da fuori area senza superare il muro difensivo avversario. I biancazzurri arrivano al tiro con Pepe, che da fuori area sfiora il palo alla destra di Storari, suo vecchio compagno di camera ai tempi dei ritiri in albergo con la Juventus. Al 24’ il Cagliari sblocca il risultato: lancio di Di Gennaro per Borriello, che controlla di testa (Fornasier dove sei?), portandosi il pallone sul sinistro, per un tiro a giro che lascia impotente il portiere Bizzarri.


SUPERIORITA’ — Il momentaneo vantaggio conquistato dai rossoblù è subito messo a rischio per l’espulsione di Davide Di Gennaro, che già ammonito al 29’ per fallo su Memushaj, è punito dall’arbitro Doveri con il secondo cartellino giallo per un intervento su Verre. Strano destino, quello di Di Gennaro, che anche nella scorsa stagione in B, fu espulso all’Adriatico-Cornacchia, sempre nel primo tempo. Ridotto in 10, il Cagliari passa al 4-4-1 e riesce a gestire senza affanni il vantaggio sino alla fine del primo tempo, mentre gli abruzzesi cambiano modulo, optando per il 4-2-3-1, con Memushaj e Brugman destinati a fare diga davanti alla difesa.

ALL’ULTIMO RESPIRO — Nella ripresa Rastelli butta subito nella mischia Salamon al posto di Farias, con l’obiettivo di rendere più solido il reparto arretrato. Ovviamente la formazione di Oddo va all’assalto, anche se la manovra risulta spesso prevedibile: tanti cross effettuati da Benali e soprattutto Pepe, spostato nel ruolo di esterno dopo l’inserimento di Pettinari. Con il 4-2-4 il Pescara sfiora il pareggio prima con Pepe (30’, destro a giro di poco a lato), poi con Caprari (34’, tiro di destro, rasoterra, che fa tremare Storari). Nel finale sale in cattedra proprio Caprari, che al 43’ conclude in modo debole e centrale e Storari ribatte. Nel recupero, però, su cross di Biraghi “bucato” dai centrali difensivi avversari, Caprari quasi in scivolata beffa il diretto avversario Barella e realizza il gol del pareggio.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/12/2016 22:25
 
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Sampdoria-Torino 2-0, Barreto e Schick affondano Mihajlovic

Sconfitta per i granata dopo 5 giornate, Europa più lontana. La Samp sale a 22 punti, sesto risultato utile di fila


Fort Marassi lancia la Samp: quinta vittoria di fila, e anche questa pesa tanto. Anche sul morale del Toro, che dopo due vittorie arrivate senza mostrare il volto migliore dà ragione ai dubbi di Mihajlovic e dopo tre vittorie di fila vede un pò ridimensionate le sue ambizioni. Ma per quello che ha detto la partita è giusto così: per un’ora la Samp ha fatto qualcosa di più, e solo nell’ultima mezzora i granata l’hanno messa in difficoltà, ma senza andare più di tanto vicini al gol. Anzi, all’ultimo assalto, la Samp si è premiata con il gol del 2-0.


LE SCELTE — Giampaolo e Mihajlovic non vengono meno alla tendenza a dare fiducia ad assetti, non solo tattici, ormai consolidati: solo una "novità", fra l’altro annunciata, nei blucerchiati, con Praet dal 1’ al posto di Linetty. Per il resto fiducia a Pereira (Sala non ancora recuperato) e Bruno Fernandes preferito a Alvarez per occupare gli spazi alle spalle della coppia Quagliarella-Muriel. Toro titolarissimo, visto che tutti gli undici erano stati risparmiati almeno inizialmente in Coppa Italia: davanti il tridente (da 22 gol) Iago Falque-Belotti- Ljajic.

PRIMO TEMPO — Per un quarto d’ora abbondante è stato il festival del ritmo, dell’intensità: ribaltamenti di fronte continui, rapidità di esecuzione a costo di rischiare l’errore, ricerca continua dello spazio dove far male. Con questa premessa, quella che è mancata di più è stata la concretezza. Solo una grande chance a testa: più occasionale quella del Torino al 4’, con una traversa di Iago Falque dopo azione personale; più costruita quella della Samp, all’8’, con cross dalla destra di Bruno Fernandes per l’inserimento centrale di Muriel: stop di petto, ma tiro troppo alto sulla traversa. Come il colpo di testa di Quagliarella al 27’, quando la Samp via via aveva preso il predominio del gioco: neutralizzato dalla buona prova difensiva dei granata, in particolare di Castan, in parallelo con la concentrazione della linea difensiva blucerchiata, che ha spento senza problemi le voglie del tridente di Mihajlovic, poco assistito dal centrocampo e dal contributo dei laterali.

SEONDO TEMPO — Dopo la chance forse migliore di tutta la partita per il Toro (invito in profondità di Iago Falque per Ljajic, con parata a mani aperte di Puggioni), la Samp è andata in vantaggio al 6’: sugli sviluppi di un angolo, Barreto ha avuto il tempo di controllare e girare in porta. Il Toro ha accusato un po’ il colpo, ma via via ha aumentato la pressione, anche prima che Mihajlovic scegliesse il 4-2-4. Ma non ha creato grosse occasioni per pareggiare, fatta esclusione per due colpi di testa: uno di Belotti (in fuorigioco), comunque neutralizzato da Puggioni e uno di Maxi Lopez (anche lui in fuorigioco, stavolta rilevato e dunque gol annullato). Così, dopo aver resistito, la Samp ha colpito con l’ultima azione: uno spunto sulla sinistra fino alla linea di fondo del subentrato Linetty (decisivo) e 2-0 firmato dall’ultimo cambio di Giampaolo (nel frattempo espulso), ovvero Schick.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/12/2016 22:29
 
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Serie A, Sassuolo-Empoli 3-0: rigori di Pellegrini e Ricci, poi Ragusa

Gli emiliani vincono dopo un mese e mezzo e si allontanano dalla zona pericolosa della classifica,
mentre i toscani sono quart'ultimi a +2 sul Pescara


Non inganni il punteggio. La vittoria del Sassuolo (arrivata a spezzare un'astinenza che durava dal 16 ottobre) non la si può definire immeritata ma le proporzioni sono troppo severe per l'Empoli che si è battuto alla pari venendo punito da una serie di episodi avversi. Il primo dei quali è il gol mangiato in apertura (11' ) da Saponara, smarcato a pochi passi dalla porta da un perfetto assist di Croce. Il trequartista empolese ha controllato male, cioè allargandosi, e quando ha calciato il portiere Consigli, uscito a valanga, ha potuto ribattere col corpo.


AHI, SKORUPSKI — Nell'altra area ha invece sbagliato la sua uscita il portiere Skorupski, che doveva fronteggiare Ragusa liberato da un rimpallo favorevole. Anche qui Ragusa ha controllato a uscire e quindi non era più pericoloso ma Skorupski non è riuscito a frenarsi e perciò gli è piombato fra le gambe. Inevitabile il tiro dagli undici metri eseguito con freddezza da Pellegrini (22').

INVOLONTARIO — Il terzo errore capitale lo commette il guardalinee pisano Liberti, primo assistente dell'arbitro Gavillucci il quale aveva interpretato correttamente un mani palesemente involontario di Croce salvo cedere al richiamo del suo collaboratore. Il povero Croce ha provato a far notare che aveva respinto il tiro di Pellegrini col corpo girato e il braccio aderente: niente da fare, la ragione è stata sconfitta e si è pure beccato il giallo. Il tiro dal dischetto stavolta è stato capitalizzato da Ricci: 2-0 al 36' e partita in saccoccia.

IL PALO — Ha provato a riaprirla l'irriducibile Krunic, sorta di nuovo Zielinski, al 3' della ripresa ma la sorte gli ha voltato le spalle: palo interno con pallone che danza sulla linea bianca. Pochi minuti e il Sassuolo cala il tris. Grazie a una percussione di Ricci conclusa con un tiro a effetto che tocca terra giusto davanti al portiere disteso in tuffo. Non è giornata di grazia per Zielinski che respinge proprio addosso a Ragusa, la carambola finisce nel sacco.

CRISI — Nel complesso match piacevole, entrambe le squadre hanno offerto molte dimostrazioni di pressing efficace, i nove ammoniti farebbero pensare a un battaglia che invece non c'è stata: si è giocato per vincere, con lealtà. Di Francesco tira il classico sospiro e di sollievo e si rimette in marcia. Chiusa la crisi del Sassuolo si apre però quella dell'Empoli che nelle ultime tre gare (naturalmente perse) ha incassato 11 reti segnandone appena una. Oggi Martusciello aveva una difesa di assoluta emergenza, ma il problema principale rimane quello del gol. Sassuolo a +9 sul Pescara terz'ultimo, Empoli a +2.

NICOLA CECERE

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/12/2016 13:48
 
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Fiorentina-Palermo 2-1: gol di Bernardeschi, Jajalo e Babacar al 93'

Un gol contestato nel recupero condanna la squadra di Corini dopo che Jajalo aveva risposto a Bernardeschi.
Molti errori arbitrali: annullati due gol a Kalinic e Babacar, dubbi sulla rete decisiva



Un colpo di testa di Babacar al 93' regala un successo casalingo alla Fiorentina che mancava da due mesi e mezzo. Una fatica enorme per gli uomini di Sousa che ringraziano il centravanti senegalese abile di testa a risolvere il match. Una mazzata invece per il Palermo che, dopo un primo tempo di grandi difficoltà, nella ripresa dopo il pareggio ha persino cullato il sogno della vittoria.

LA PARTITA — Paulo Sousa sceglie la più offensiva delle formazioni. Doppio centravanti, Kalinic-Babacar, Ilicic alle loro spalle con Tello e Bernardeschi sulle fasce. In mezzo Borja Valero e Vecino. Il primo Palermo di Corini vede Nestorovski unica punta con Quaison in appoggio. La difesa è a tre, Morganella ed Aleesami fanno gli esterni. Dopo quattro minuti il Palermo protesta per un fallo di Tomovic su Quaison chiedendo il rigore, ma Giacomelli fa proseguire. Al 10' sono i viola a recriminare: cross di Vecino, colpo di testa di Kalinic e gol. Annullato per un fuorigioco molto dubbio. Pochi minuti e tocca a Vecino sfiorare il vantaggio con un bolide dai venti metri uscito di pochissimo alla destra di Posavec. L'estremo del Palermo salva un minuto più tardi in uscita bassa su Kalinic. Partita divertente e tante occasioni. Al 21' è Quaison a spedire alto di testa da ottima posizione. Ancora viola al 27' con Bernardeschi bravissimo a volare sulla sinistra e mettere in mezzo per Kalinic che spreca ancora una volta calciando altissimo con il sinistro. Alla fine la Fiorentina passa. Tello tira, Aleesami respinge con il braccio, Bernardeschi trasforma il seguente calcio di rigore. Settimo gol in campionato per il dieci viola. I viola raddoppiano subito dopo con Babacar, lesto a mettere in rete dopo un errore di Posavec. Ancora una volta però la rete viene annullata fra le furiose proteste dei padroni di casa per un fallo, parso inesistente, sullo stesso portiere. Posavec sale poi in cattedra con due autentici miracoli su Babacar e Vecino tenendo a galla i suoi permettendo così al Palermo di andare al riposo sotto di una sola rete.

CHE JAJALO! — La ripresa si apre con gli stessi ventidue in campo ed un risultato diverso. Visto che una magnifica punizione di Jajalo al quarto minuto batte Tatarusanu e riequilibra il match. Il Palermo prende coraggio e la Fiorentina va in difficoltà. Quaison al volo prova il gol dell'anno (palla alta) ed il Franchi inizia a rumoreggiare. Arrivano i primi cambi con Corini che piazza Rispoli per Morganella, mentre Sousa toglie il fischiatissimo Tello inserendo Badelj nella speranza di trovare maggior equilibrio. Sono gli ospiti a rendersi però pericolosi con un destro di Nestorovski da buona posizione terminato a lato.

ZAMPATA BABA — Al 73' si vedono anche i viola con Ilicic che spara forte, ma fuori, dopo una bella azione personale. Sousa prova il tutto per tutto inserendo Zarate al posto di Bernardeschi e Chiesa in sostituzione di uno spento Ilicic. Quando persino il più ottimista dei tifosi viola non ci credeva più, arriva l'acuto di Babacar. Zarate scambia con Astori dopo un corner e mette in area il pallone che il centravanti senegalese infila nell'angolo con un preciso colpo di testa. Nella circostanza c'è una spinta di Kalinic a Pezzella che non viene punita. Tre punti per una Fiorentina zoppicante che rilanciano parzialmente la squadra di Sousa in classifica. Delusione terribile per Corini che sperava di bagnare l'esordio in maniera diversa. Buona però la prestazione dei rosanero che possono provare a guardare con fiducia il match della prossima settimana con il Chievo.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/12/2016 23:38
 
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Chievo-Genoa 0-0: Birsa sbaglia un rigore, legni di Meggiorini e Ninkovic

Tante occasioni ma poca concretezza: finisce a reti bianche al Bentegodi.
Maran e Juric falliscono l'obiettivo di agganciare o superare l'Inter in classifica


Eppur si muove. La classifica di Chievo e Genoa fa un passettino in avanti verso la serenità di entrambe, lo certifica il tutto sommato gradevole 0-0 di Verona. Maran e Juric hanno però di che rammaricarsi: nel primo tempo, la traversa di Meggiorini e il rigore sparato alle stelle da Birsa hanno sancito la superiorità clivense; nella ripresa reazione ligure con palo di Ninkovic e un paio di interventi salvarisultato di Sorrentino. Pari giusto, nel complesso. Il Chievo prosegue nel suo momento in chiaroscuro, il Genoa non sfata il tabù trasferta. Ritmi poco esaltanti al Bentegodi, dove il Genoa arriva con una novità, dettata da infortunio: fuori Laxalt, vittima in extremis di una contusione al ginocchio, dentro Fiamozzi a presidiare la fascia sinistra. Per il resto, Veloso torna in regia al fianco di Rincon, l'ex Luca Rigoni galleggia tra il centrocampo e l'attacco, dove Pandev, decisivo in Coppa Italia, ha inizialmente scalzato Ocampos, fa coppia con Simeone. Replica il Chievo con il consueto 4-3-1-2: Maran ha scelto De Guzman con Castro e Radovanovic, Birsa a sostegno di Meggiorini e Inglese. Proprio Inglese, tre gol in una settimana, esalta i riflessi di Perin mentre, sul fronte opposto, Fiamozzi spara alto dopo una mancata rovesciata di Simeone. Pochino. Improvvisa e spettacolare la sforbiciata di Meggiorini: traversa a Perin battuto, sarebbe stato un gran gol, in ogni caso certifica la supremazia di un Chievo al cospetto di un Genoa timido e spuntato, come spesso gli capita quando gioca lontano da Marassi. Al 36' ci sarebbe la possibile svolta: è generoso il rigore concesso da Russo per un contatto Munoz-Meggiorini, dal dischetto Birsa toglie qualsiasi dubbio sparando malamente in curva.


SECONDA FRAZIONE — All'intervallo Juric toglie l'impreciso Veloso per dare spazio a Cofie. Meno fosforo, più muscoli per Juric, che vede il suo Genoa impegnare Sorrentino quasi per caso: cross di Izzo, Gamberini alza la traiettoria e l'ex Palermo salva in angolo. Non cambia in generale il copione della partita, con il Chievo sempre pronto a offendere: Meggiorini non è preciso sull'invito di Frey (60'). Maran cambia l'attacco: dentro Pellissier e Floro Flores. Cresce il Genoa e Sorrentino è attento sul tentativo, a metà tra tiro e cross, di Lazovic, tra i migliori, mentre è fortunato sul destro a giro di Ninkovic (buono il suo impatto) che spizza il palo. Chievo sulle gambe, il Genoa dà la sensazione di poter centrare il colpaccio ma fa ancora buona guardia Sorrentino sul buco di Dainelli e lo 0-0 non si schiodera' fino al triplice fischio di Russo.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/12/2016 23:39
 
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Miiii il Palermo sono smepre in ansia per l'allenatore
05/12/2016 23:42
 
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Udinese-Bologna 1-0: Danilo, gol pazzesco al 93'

Primo tempo pieno di occasioni, nel secondo i padroni di casa approfittano
della superiorità numerica per attaccare e sbloccano la gara all'ultimo tuffo


Fiesta che fantastica sta fiesta. Fiesta brasiliana. All'ultimo respiro, nel terzo minuto di recupero. Ed è ancora più bello brindare ai 120 anni di vita con un finale così. Lo regala il capitano Danilo, fin lì non brillantissimo, che con una mezza girata su cross perfetto di Widmer regala i tre punti alla squadra della famiglia Pozzo nel giorno più importante. Il Bologna incassa ancora, con rabbia, anche se in campo c'è stata una sola squadra, l'Udinese. Che ha sbagliato tanto, ma ha dato tutto dall'inizio alla fine cercando il gol come un'ossessione. Voleva regalare i tre punti al suo pubblico nel giorno della festa. Una festa che è stata imponente e ben organizzata, ma per pochi intimi. Difficile pensare che in un lunedì, peraltro freddo con la partita alle 21, la gente per quanto amore abbia, possa stare due ore in tribuna a godersi gli sbandieratori, la sfilata dei club e il ritorno allo stadio dell'immenso Totò Di Natale. Se lo godono in pochi.

PRIMO TEMPO — Ma dopo aver ascoltato l'inno "Vinci per noi" re mixato da Renato Pontoni in versione dance, l'Udinese parte carica a mille con tutti i suoi giocatori che si muovono in continuazione scambiandosi la posizione e tiene il Bologna nella sua tana per tutto il primo tempo. Delneri dà ancora fiducia a De Paul che a destra pedala, ma sono sopratttutto Thereau e Fofana a far venire il mal di testa a Torosidis e Pulgar. Nessuno può frenare i due fantasisti dell'Udinese in campo con una maglia nera celebrativa. Il Bologna di appariscente ha solo la maglia fluo. Fatta eccezione per un'occasione che Destro, ben servito da Krejici, fallisce malamente, la squadra di Donadoni sta a guardare, a difesa del fortino. Non riparte praticamente mai, il solo Dzemaili si danna l'anima. Dietro si soffre e solo la scarsa mira di Zapata non punisce una squadra piatta e apatica che sembra quasi paga di una classifica che, per ora, non crea preoccupazioni. L'Udinese ci prova in tanti modi, ma non riesce a concretizzare, l'errore più grosso lo fa il colombiano su perfetto cross di Thereau che due tiri li fa pure lui, ma troppo deboli per impensierire Mirante.


SECONDO TEMPO — Si riparte con l'Udinese che sembra più frenata. Impossibile tenere quel ritmo, così il Bologna alza un po' il baricentro, ma senza creare pericolo. Anzi dopo 23 minuti si mette ancora più nei guai perché l'incredibile Pulgar incappa nel secondo giallo per un fallo sull'esterno su Thereau e così lascia la squadra in dieci. Delneri capisce che deve cercare a tutti i costi e inserisce Perica per Hallfredsson dopo aver sbagliato un cambio, un attimo prima del rosso: Badu per De Paul. L'Udinese si butta a testa bassa, ci prova in tutti i modi, ma Mirante fa solo un mezzo miracolo su Perica, servito ancora una volta dall'inesauribile Thereau. Zapata beccato anche dal pubblico non ne azzecca una e Delneri butta dentro pure Penaranda per provare le percussioni centrali. Il Bologna arcana, ma regge. Le poche ripartenze Donadoni le affida a un pimpante Di Francesco che andava sicuramente messo prima. Il pareggio, pur con una prestazione sottotono sembra ormai portato a casa, ma impossible is nothing e al terzo minuto di recupero Widmer è un orologio svizzero, pennella l'ultima palla utile sulla quale Danilo è libero di colpire da campione e regalare a Udine una notte di gloria. Davanti al caro Totò Di Natale.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/12/2016 01:08
 
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SERIE A 2016/2017 15ª Giornata (15ª di Andata)

02/12/2016
Napoli - Inter 3-0
03/12/2016
Juventus - Atalanta 3-1
04/12/2016
Milan - Crotone 2-1
Lazio - Roma 0-2
Pescara - Cagliari 1-1
Sampdoria - Torino 2-0
Sassuolo - Empoli 3-0
Fiorentina - Palermo 2-1
05/12/2016
Chievo - Genoa 0-0
Udinese - Bologna 1-0

Classifica
1) Juventus punti 36;
2) Roma e Milan punti 32;
4) Napoli, Lazio e Atalanta punti 28;
7) Torino punti 25;
8) Fiorentina(*) punti 23;
9) Sampdoria punti 22;
10) Inter punti 21;
11) Genoa(*) e Cagliari punti 20;
13) Chievo punti 19;
14) Udinese punti 18;
15) Sassuolo punti 17;
16) Bologna punti 16;
17) Empoli punti 10;
18) Pescara punti 8;
19) Crotone e Palermo punti 6.

(*) Genoa e Fiorentina una partita in meno.

(gazzetta.it)
07/12/2016 11:25
 
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Quando giochiamo con la fiorentina? Mi ricordavo i primi di dicembre
07/12/2016 12:27
 
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Re:
Fatascalza, 07/12/2016 11.25:

Quando giochiamo con la fiorentina? Mi ricordavo i primi di dicembre


Giovedì 15 Dicembre ore 20:00, così non mandi l'e-mail a Premium [SM=x714187] [SM=x714187] [SM=x714187] [SM=x714187]




10/12/2016 23:24
 
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Serie A, Crotone-Pescara 2-1: segnano Palladino, Campagnaro e Ferrari

Due rigori per parte: Cordaz ipnotizza Memushaj.
Pepe esce per infortunio: al suo posto Aquilani espulso per doppia ammonizione.
Rosso anche per Capezzi



Il Crotone chiude l’anno solare con una vittoria faticosa, la seconda stagionale. Con questa vittoria i rossoblù scavalcano gli abruzzesi alla loro decima sconfitta stagionale. Il Pescara ripropone Pepe come punta centrale con Caprari che opera sulla fascia. Il Crotone, orfano degli esterni di difesa Mesbah e Rosi si affida a Martella e Sampirisi. In mezzo fiducia a Barberis dal primo minuto a fianco di Capezzi.

PALLADINO E MEMUSHAJ — All’8’ il primo squillo della gara con un destro di Pepe che si perde alto di poco sulla traversa di Cordaz. Risponde Capezzi su punizione con parata di Bizzarri in angolo. Al 15’ primo cambio forzato per Oddo: fuori Pepe per un problema muscolare, al suo posto Aquilani. Al 22’ palla-gol su piede di Barberis che da fuori area sbaglia completamente la mira. Un minuto dopo sgroppata di Martella sulla fascia e sul cross Campagnaro tocca con la mano. Per Damato è rigore che Palladino trasforma spiazzando Bizzarri segnando il secondo gol in stagione. Incursione in area di Zampano al 41’ con tiro finale parato a terra da Cordaz. Al 44’ fallo in area di rigore di Barberis ai danni di Memushaj. Damato non ha dubbi nell’assegnare il secondo penalty della serata. Sul dischetto ci va Memushaj che però si fa ribattere il destro da Cordaz che dopo quello a Niang para il suo secondo rigore di fila. Per il centrocampista albanese del Pescara secondo errore dal dischetto dopo quello calciato fuori a Roma contro la Lazio.

QUANTE ESPULSIONI — Nella ripresa Oddo cambia dopo 7’: dentro Manaj fuori Verre. Al quarto d’ora numero di Falcinelli che da dentro l’area riesce a girarsi e a calciare verso la porta avversaria con poca fortuna. Un minuto dopo Stoian prende il posto di Trotta. Al 20’ Oddo richiama Memushaj per Palladino e Manaj rischia l’espulsione per un entrata cattiva su Martella. Per Damato il colore del cartellino è giallo. Al 28’ Pescara in dieci. Secondo giallo per Aquilani che affonda il tackle si Rohden e Damato lo manda sotto la doccia. Il Crotone reclama un secondo rigore per fallo di mano di Gyomber su cross basso di Rohden ma per Damato è tutto regolare. Al 35’ ingenuità di Capezzi che si becca il secondo giallo. Ripristinata la parità. Il Pescara sfrutta immediatamente l’occasione e acciuffa il pareggio con Campagnaro (secondo centro stagionale) che di testa trova lo spiraglio giusto per battere Cordaz. Al 38’ il Crotone torna il vantaggio. Stoian batte una punizione sulla quale Ferrari di testa anticipa tutti e mette in rete. Primo gol per il difensore rossoblù che torna a segnare proprio contro il Pescara. Inutili le proteste dei pescaresi per una presunta posizione irregolare di Ferrari. Nei tre minuti di recupero inutile forcing degli ospiti. Il Crotone vince e saluta la sua tifoseria con un arrivederci al prossimo anno visto che la gara contro la Juventus, programmata per il 22, è stata posticipata.

Luigi Saporito

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2016 23:27
 
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