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Serie A 2009/2010 Risultati, notizie, classifica

Ultimo Aggiornamento: 20/05/2010 13:54
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25/03/2010 00:48
 
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Roma implacabile a Bologna
E ora aspetta al varco l'Inter

Nella ripresa i giallorossi stendono i padroni di casa con un uno-due firmato Riise-Baptista e agganciano in classifica il Milan. Sabato all'Olimpico il big match con i nerazzurri, tuttora a +4

BOLOGNA, 24 marzo 2010 - La Roma infila il ventesimo risultato utile consecutivo, seconda vittoria di fila, battendo 2-0 il Bologna al Dall'Ara. Goleador della serata Riise, che devia in maniera decisiva un tiro dalla lunga distanza di De Rossi, al 3' della ripresa e Baptista, che sfrutta al meglio un assist di Cerci al 37'. Un risultato pesantissimo, che mantiene invariata la distanza dall'Inter (la capolista resta a +4), ma consente alla Roma di agganciare il Milan fermato a Parma, a tre giorni dalla sfida casalinga contro i nerazzurri.

OCCASIONI ROMA — Uno squalificato per parte (Britos e Juan), più Totti ancora out, ma per la sfida di sabato con l'Inter ce la dovrebbe fare. Per il resto il Bologna sceglie la via del turnover, trattenendo Guana, Adailton e Di Vaio in panca, mentre Mingazzini e la coppia uruguaiana Zalayeta-Gimenez trovano spazio fra i titolari. La Roma risponde con un 4-3-1-2 con Taddei in campo e Perrotta in panca, e il trio Menez-Vucinic-Toni davanti. Parte meglio la Roma, che nella prima mezz'ora accumula un rosario di occasioni (mancate): già dopo 25 secondi De Rossi arma il destro di Menez, con Viviano costretto alle deviazione disperata di piede. Al 12' Toni si trova tutto solo vicino all'area piccola, ma il suo colpo di testa, poco convinto e troppo centrale, viene parato dal portiere rossoblu. Due minuti dopo Gimenez salta più alto di Riise ma di testa manda fuori. Insistono i giallorossi: al 21' Portanova frana scompostamente su Toni in area. L'attaccante cade, il pallone finisce a Menez che batte a rete: Viviano si tuffa e devia in angolo. Ancora Toni al 29' impegna il numero uno emiliano, poi qualcosa si inceppa nel meccanismo della squadra di Ranieri. Il campanello d'allarme suona al 31'. Gimenez arriva sotto rete, in posizione angolata: Julio Sergio, al primo intervento, devia in angolo. Nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo cresce il Bologna, in grande condizione fisica: la sua aggressività mette in difficoltà i giallorossi, che non riescono più a far prevalere le loro migliori qualità tecniche. I rossblu spingono, arrivano spesso al limite, ma non riescono a costruire limpide occasioni da rete. La Roma risponde votandosi al contenimento o poco più, ma di fatto subisce l'iniziativa dei padroni di casa senza più riuscire a graffiare.

UNO DUE RIISE-BAPTISTA — La ripresa si apre col vantaggio della Roma: al 3' De Rossi scaglia un destro dalla distanza, Riise ci mette la punta del piede provocando una deviazione decisiva nella traiettoria del pallone: è l'1-0 a favore della Roma. Il Bologna reagisce con foga, ma stavolta i giallorossi non perdono lucidità e tengono in pugno la gara, dimostrando di saperla controllare senza affanno. Colomba decide allora di cambiare: fuori Zalayeta e Gimenez, dentro Di Vaio e Adailton, autori finora di nove gol a testa. Al 19' Modesto manca l'impatto col pallone in piena area, un minuto dopo Ranieri si gioca la carta Baptista (al posto di Vucinic) e al 26' Cerci dà il cambio a Menez. Nel frattempo però non succede un granché: la nuova coppia d'attacco bolognese fa grande movimento ma non impensierisce Julio Sergio, che trascorre una serata praticamente inoperosa. Ci prova ancora Mudingayi dalla distanza, il Bologna non si arrende ma quando la Roma gioca da Roma non ce n'è per nessuno. Tanto che i giallorossi trovano anche il raddoppio, confezionato dalla coppia neo-entrata: al 37' assist di Cerci e Baptista infila Viviano con un destro in corsa. In attesa della sfida di sabato con l'Inter, che ora ha un sapore davvero speciale.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
25/03/2010 00:52
 
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Spettacolare Eto'o
E l'Inter allunga: +4

Battuto 3-0 il Livorno con una doppietta del camerunese nel primo tempo: gran tiro di destro e rovesciata da applausi. Nella ripresa chiude Maicon, ottimo rientro di Chivu dopo il terribile incidente del 6 gennaio: gioca col caschetto e si prende gli applausi dello stadio. Livorno sempre ultimo, ora la salvezza è distante 8 punti

MILANO, 24 marzo 2010 - Diciamoci la verità: prima del gol di Londra, qualcuno, sugli spalti di San Siro, iniziava a storcere il naso per le prestazioni di Eto'o. Il ragazzo era tornato in non ottime condizioni dalla coppa D'Africa, il gol nel 2010 era smarrito, Milito gli rubava la scena. Si contavano i gol falliti dimenticando il curriculum del giocatore e l'accoglienza che gli avevano riservato, al ritorno, i suoi ex tifosi del Barça. Oggi i critici si sono alzati ad applaudire: doppietta di Eto'o al Livorno, due reti belle da vedere e pesanti per la corsa allo scudetto, che hanno chiuso una gara non senza problemi. L'Inter vince 3-0, ritrova la vittoria in casa che mancava dal 7 febbraio e festeggia il gol del Parma di Bojinov che riporta a 4 i punti di vantaggio su Milan e Roma, aspettando la sfida dell'Olimpico


LA DOPPIETTA DI ETO'O — Eto'o dà la svolta alla gara al 36' del primo tempo: Julio Cesar ha appena salvato il risultato su Pulzetti, parte il contropiede Inter che Thiago Motta rifinisce, pescando il camerunese in area. Dribbling secco su Perticone e tiro di destro sul secondo palo. Gol bello? Forse anche meglio il secondo, cinque minuti dopo: Pandev entra in area e mette un cross morbido, Eto'o la arpiona in rovesciata sorprendendo tutti, per primo Rubinho. Applausi, gara chiusa e decimo gol per l'ex Barcellona, che segna una doppietta in una delle poche gare stagionali in cui, per l'assenza di Milito, ha giocato da centravanti puro. In forma in primavera, quando conta.

TRIDENTE E CASCHETTO — Il primo gol di Eto'o arriva dopo 258 minuti di digiuno di reti nerazzurre a San Siro: una eternità, visto come era iniziato il campionato. Anche ieri non è che la manovra abbia impressionato, complici anche le importanti assenze (Sneijder, Milito, oltre al punito Balotelli). Mourinho sceglie un tridente puro e chiede a Maicon di salire molto: ma per mezz'ora i tre davanti faticano ad avere palloni. Il segreto, paradossalmente, è quello di lasciare spazio al Livorno. Si perde un po' di possesso palla, ma in velocità gli attaccanti nerazzurri riescono a fare male. Pandev non sarà precisissimo (assist a parte) per tutta la gara, Quaresma addiritura strappa gli applausi dello stadio (che in passato lo aveva fischiato parecchio): il portoghese svaria su entrambe le fasce, impegna due volte in un minuto Rubinho (sullo 0-0), piazza cross ripetuti e soprattutto pare aver sotterrato la "trivela", che qui da noi non è mai piaciuta granché. Applausi anche per Thiago Motta, che trova due assist, dimostrandosi giocatore di qualità quando i ritmi non sono altissimi. Pochi problemi per Materazzi e Cordoba (specie dopo il 45'), mentre Maicon si concede il terzo gol (una bomba da distanza ravvicinata dopo l'ennesima discesa). Chiude la difesa e la serata di buone notizie il rientro a pieno regime di Cristian Chivu: gioca con il caschetto (da rugby ma fatto su misura) e appare non condizionato né in ritardo di condizione.


LIVORNO, POCHE SPERANZE — Al Livorno restano oltre mezz'ora giocata quasi alla pari con la capolista, ma poche speranze di rimettere in sesto una stagione nata male. I livornesi restano ultimi, la salvezza è ora distante otto punti, l'impressione è che si sia venuti a Milano senza troppe speranze. Lucarelli infatti resta in panchina, Cosmi imbottisce il centrocampo e vede i suoi sprecare due occasioni con Danilevicius (centra Cordoba) e Pulzetti. Rivas fino al gol di Eto'o tiene in piedi i suoi, ma già dopo il destro del camerunese la squadra va virtualmente al tappeto. Nel secondo tempo quasi non ci prova. "Non sono queste le partite in cui bisogna far punti" dicono di solito gli allenatori delle pericolanti. Ma il Livorno deve fare punti inattesi, per sperare.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
26/03/2010 11:30
 
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Napoli, vittoria e aggancio
Juve rimontata e travolta: 3-1

Gli azzurri rispondono alla rete iniziale di Chiellini con i gol di Hamsik, Quagliarella e Lavezzi che nel secondo tempo mettono in ginocchio una Juve schiacciata e impaurita. Lo slovacco sbaglia anche un rigore. La squadra di Mazzarri acciuffa quella di Zaccheroni in classifica: zona Champions a -3

NAPOLI, 25 marzo 2010 - Il Napoli batte la Juventus e la acciuffa al sesto posto, a tre punti dalla zona Champions League. Vince in rimonta, 3-1, grazie alle reti di Hamsik, Quagliarella e Lavezzi, in pratica tutto l'attacco, che replicano al centro iniziale di Chiellini. Vince grazie ad una spettacolare ripresa, trascinato dal pienone del San Paolo, e aiutato dai tremori dei bianconeri, ancora deludenti alla distanza, ancora rimontati. Legittima il successo con un rigore fallito da Hamsik, peraltro decisivo con un gol ed un assist, con le occasioni mancate in un secondo tempo in cui ha messo la Juve in un angolino, quello davanti a Manninger. In casa i partenopei non sono stati battuti da nessuna delle grandi: Inter, Roma, Milan e Juve. La squadra di Zac, invece - dopo i passi falsi con Siena, in Europa League e con la Samp - è costretta una volta di più a leccarsi le ferite. A cancellare il nastro della partita, a provare a ripartire daccapo. È l'11ª sconfitta in campionato, la 15ª stagionale, la 17ªpartita di fila in campionato in cui una difesa di burro subisce rete. Paradossalmente la classifica - che le dà ancora speranze legittime in chiave Europa - è meno brutta della ultima serie di prestazioni.

FORMAZIONI — Mazzarri sceglie la continuità. Lavezzi centravanti atipico, alle sue spalle Hamsik e Quagliarella pronti agli inserimenti. Zaccheroni stupisce tutti. Diego infatti si accomoda in panchina, in attacco accanto al rientrante Amauri c'è Del Piero, pur non al meglio.


CHIELLO GOL — La Juve ancora una volta azzecca la partenza. Come contro il Siena, come a Londra col Fulham, di nuovo un inizio gara illusorio. Anche al San Paolo i bianconeri trovano subito il vantaggio, con il rientrante Chiellini, di testa, sfruttando a centroarea una sponda intelligente, ancora di testa, di Del Piero. Juve in vantaggio grazie al 4° gol stagionale del difensore della Nazionale, che rientrava da un infortunio e la cui presenza in difesa avrebbe probabilmente cambiato i destini (storti per la squadra di Zac) delle ultime gare. Con i se e con i ma però non si fa la storia, e allora la Juve si aggrappa alle chiusure del suo miglior difensore, magari poco eleganti, ma tremendamente efficaci, per tenere a bada la reazione di un Napoli volitivo, ma poco concreto.

OCCASIONE LAVEZZI — L'unica palla gol nitida del primo tempo per la squadra di Mazzarri è griffata dall'argentino che ci prova con un destro da fuori area, Manninger - che rientra tra i pali - alza sopra la traversa. Provano la conclusione anche Hamsik e Quagliarella, ma sono punture di spillo. La Juve - che perde Poulsen per infortunio - schierata con un lineare 4-4-2, è solida, anche se non spettacolare, e nonostante ogni avventura non richiesta in dribbling di Melo mandi in apnea i tifosi bianconeri davanti alla tv, limita al minimo i brividi. Anche se fa fatica a ripartire, poi, con Amauri isolato e che non fa molto per cercare compagnia. All'intervallo la Juve è sopra 1-0.

RISCOSSA NAPOLI — Che mette la quinta nella ripresa. Zebina trattiene ingenuamente in area Quagliarella a inizio ripresa. Rigore. Che Hamsik calcia sulla traversa, poi sul fondo. Ma il pari è solo rimandato. La Juve è in affanno, il Napoli attacca in massa. E l'1-1 lo segna proprio lo slovacco, che si riscatta del penalty fallito segnando di testa sul cross da sinistra di Quagliarella.

FORCING DEGLI AZZURRI — Che insistono. Arrembanti, rinvigoriti dal pari, e dalla tremarella che prende alla Juve, come col Siena, come a Londra, quando il vantaggio iniziale era stato dilapidato tra paure e fantasmi che avevano dato coraggio ad avversari non irresistibili. Maggio ci prova sia dalla distanza che di testa, senza successo. Ma la gara ha definitivamente preso una direzione: quella dei padroni di casa. Testimoniata da un cambio emblematico: fuori Del Piero, dentro Grygera. Sostituzione figlia della paura.


DECIDE QUAGLIARELLA — Proprio lui, che aveva bisogno di un gol come del pane, dopo un periodo un po' così, decide la partitissima con vista sull'Europa. La Juve imbarca acqua sulle fasce, con Zuniga e Maggio che mettono in crisi Zebina e Grosso, e proprio dagli esterni, da un cross di Hamsik dalla destra, arriva il pallone buono per l'attaccante anche della Nazionale, che in allungo, appostato sul secondo palo, segna il 2-1 approfittando del tuffo a vuoto in uscita di Manninger.

LAVEZZI ARROTONDA — Nel finale la Juve prova a tirare fuori la testa dal guscio, ma è troppo poco e troppo tardi. Anzi, lascia spazi in contropiede al Napoli, che con Lavezzi segna nel finale il 3-1 conclusivo. Finisce tra gli olè del pubblico: Napoli fa festa, la Juve piange.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
26/03/2010 11:55
 
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SERIE A 2009/2010 30ª Giornata (11ª Ritorno)

Incontri del 24/03/2010
Atalanta - Cagliari 3-1
Bari - Sampdoria 2-1
Bologna - Roma 0-2
Catania - Fiorentina 1-0
Genoa - Palermo 2-2
Inter - Livorno 3-0
Lazio - Siena 2-0
Parma - Milan 1-0
Udinese - Chievo 0-0
Posticipo del 25/03/2010
Napoli - Juventus 3-1

Classifica
1) Inter punti 63;
2) Milan e Roma punti 59;
4) Palermo punti 48;
5) Sampdoria punti 47;
6) Napoli e Juventus punti 45;
8) Genoa punti 43;
9) Bari punti 42;
10) Fiorentina e Parma punti 41;
12) Cagliari punti 39;
13) Chievo punti 37;
14) Bologna e Catania punti 35;
16) Lazio e Udinese punti 32;
18) Atalanta punti 28;
19) Siena punti 25;
20) Livorno punti 24.
27/03/2010 21:48
 
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Roma esplode di gioia
Inter battuta, adesso è -1

La squadra di Ranieri vince 2-1 la sfida scudetto contro i nerazzurri: vantaggio di De Rossi su papera di Julio Cesar, pareggio di Milito su una azione viziata da fuorigioco iniziale di Pandev, poi decide Toni. Tre legni colpiti dalla capolista, che ora ha un solo punto di vantaggio sui giallorossi

ROMA, 27 marzo 2010 - E alla fine il vecchio Ranieri incarta la sfida dell’anno all’odiato Mourinho e riapre un campionato che la sua Roma può vincere clamorosamente quanto meritatamente, anche se un palo di Milito al 50’ ha visto l’Inter a un nulla dal pareggio. Merita il successo la squadra giallorossa che vince la sfida in mezzo al campo, lì dove Ranieri schiera i suoi meglio, con Menez più utile anche in copertura e girando meglio uomini e posizioni nei momenti di difficoltà, specie quando con De Rossi acciaccato deve uscire e bisogna ridisegnare la linea, inserendo nel finale anche quel Totti che può diventare la ciliegina sulla torta di questo appassionante sprint per lo scudetto. E se la Roma ritrova pedine fondamentali, come quel Toni decisivo e che sente aria di Mondiale (anche se Lippi non c’è in tribuna), l’Inter perde pezzi. L’eccesso di nervosismo porta 7 ammoniti e di questi Maicon, Lucio, Zanetti ed Eto’o salteranno per squalifica la prossima gara col Bologna a San Siro.

RIISE VS MAICON — Partita assai bloccata in avvio. La Roma tiene bassi Pizarro e De Rossi per non lasciare spazi a Sneijder. Per cui le cose più interessanti si vedono sulla fascia dove si affrontano Maicon e Riise: prendono palla all’avversario e ripartono entrambi con progressioni che esaltano lo spettacolo e il pubblico. Nella terza linea interista Lucio e Samuel giocano d’anticipo e chiudono ogni spazio in mezzo. E così Vucinic per trovare spazi agisce per vie esterne e quando arriva sul fondo a destra crea problemi: sarà una delle chiavi tattiche più importanti.

CAPITAN FUTURO — Con situazioni così bloccate, logico sia un calcio piazzato a fare la differenza. E così accade che su una punizione della trequarti Burdisso, sul secondo palo, salta più alto di tutti, Julio Cesar compie una mezza papera non bloccando e De Rossi ci mette tutto il suo peso fisico per sbriciolare il muro di Samuel che cerca di proteggere il pallone che il portiere brasiliano non abbranca.


SHOW VUCINIC — Poche reazioni dell’Inter che non riesce ad avvicinarsi all’area romanista, grazie al filtro in mediana giallorosso. È più pericolosa la Roma con un tiro e una punizione di Vucinic e un’altra di Riise che sibila sul palo più lontano. Mirko è protagonista di un cordiale battibecco con Mourinho nel quale un labiale inequivocabile (che c.... dici) viene smorzato da una stretta di mano col loquace tecnico portoghese. Quasi in chiusura di tempo una traversa colpita da Samuel, in splendida elevazione su calcio d’angolo di Sneijder, ti fa capire che anche nelle giornate no, l’Inter è comunque pericolosa.

UN’ALTRA INTER — Diverso l’atteggiamento dei nerazzurri nella ripresa. Più reattività in mezzo e attaccanti finalmente più vivaci negli spazi. E così Eto’o lancia in profondità Milito la cui girata di destro scheggia l’incrocio dei pali. Poi è Sneijder a impegnare Julio Sergio, più reattivo e pronto del suo più famoso collega e connazionale. Ma in assoluto ora l’Inter è aggressiva e pressa alto. La Roma non molla, comunque, e si rende pericolosa specie con la testa di Toni.


BOTTA MILITO — Mou gioca il tutto per tutto inserendo Pandev per lo spento Stankovic e ridisegnando un 4-2-1-3 con Sneijder alle spalle del pesantissimo tridente Pandev-Milito-Eto’o. Inter che alza il baricentro e costringe la Roma a rinculare. E proprio su’azione tambureggiante, di tipo rugbistico, la capolista trova il pari con Sneijder che crossa dal fondo per il puntualissimo Milito. Peccato che nella stessa azione Pandev gioca la palla in netto fuorigioco. L’assistente Lanciano toppa completamente e ripete l’errore poco dopo ed è Julio Sergio a uscire bene sui piedi sempre di Milito, che altrimenti avrebbe chiuso il campionato con uno strascico di polemiche enormi.

RISPOSTA TONI — Ma quando la partita sembra prendere una brutta piega Taddei, appena entrato, effettua un tiro cross sul quale Toni è abile a sfruttare forse l’unico errore di Lucio: controllo e destro all’angolo. Partita decisa così.


BOATO PER TOTTI — Dal quarto d’ora si scalda Totti e sale il boato dell’Olimpico, bella la stretta di mano con Mourinho. E quando Francesco entra per Vucinic nel finale lo stadio è un tripudio. Il capitano vero non vuol perdersi la festa. E si sacrifica in mezzo al campo facendo da regista e giocando qualche pallone di gran classe, che contribuisce a tenere l’Inter lontana dalla propria area. Finisce col brivido-palo Milito.

COLLINA OSSERVA — In tribuna c’è il designatore Collina che col suo occhio non avrà avuto bisogno del replay sul display che ha davanti per rendersi conto degli errori di Lanciano e anche quelli di Morganti che nel finale ammonisce per simulazione Brighi, quando Julio Cesar in uscita gli tocca un piede e sarebbe rigore. E non espelle Chivu che affonda i tacchetti volontariamente sulla coscia di Toni. Ma per Luca quella "griffe" non brucia: c’è uno scudetto da vincere. E per lui sarebbe il primo. Tra l’altro grazie al vantaggio negli scontri diretti alla Roma basta arrivare a pari punti con i nerazzurri per soffiargli il tricolore.

Maurizio Nicita

Fonte: gazzetta
27/03/2010 23:01
 
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Miccoli, tripletta da Champions
Il Bologna deve arrendersi

L'attaccante salentino stende la squadra di Colomba con tre gol (uno su rigore): i rosanero salgono a quota 51 punti e sono sempre più lanciati verso l'Europa che conta

PALERMO, 27 marzo 2010 - Liverani e Pastore disegnano calcio, Hernandez fa il diavolo a quattro nella difesa del Bologna, Miccoli ne approfitta e sigla una tripletta indimenticabile. Il Palermo abbatte un discreto Bologna e - se possibile - ora ci crede sempre di più. La Champions, ormai, non è più solo un sogno.

EMERGENZA ROSANERO — Rispetto alle formazioni della vigilia, una novità per parte: nel Palermo non c'è Bovo, Migliaccio scala in difesa e Bertolo guadagna una maglia da titolare a centrocampo; gli squalificati Kjaer, Balzaretti e Cavani sono sostituiti rispettivamente da Goian, dal giovane Calderoni (al suo esordio in A) e da Hernandez. Colomba dà spazio a Casarini, che prende il posto di Modesto sulla mediana a sinistra; consueto 4-3-1-2 per i padroni di casa, accorto 4-4-1-1 per gli ospiti.

PALERMO BRASIL — Le assenze in casa Palermo non si vedono, anzi, i rosanero si dilettano in giocate d'alta scuola: Hernandez e Pastore s'intendono a meraviglia, Liverani riprende possesso della regia, Miccoli s'insinua nella difesa avversaria facendosi trovare sempre al posto giusto nel momento giusto. Non a caso, proprio Miccoli - già al 10' - porta in vantaggio i suoi con un diagonale che passa sotto le gambe prima di Britos e poi di Viviano. Ma i ragazzi di Rossi non si accontentano, prima Pastore e poi ancora Miccoli, però, steccano dopo pregevoli manovre d'insieme dell'orchestra rosanero.

BRASILIANO VERO — Così, il Bologna - che in realtà non si era mai mostrato in versione dimessa - riprende fiato e cerca di pungere: un diagonale di Di Vaio che Sirigu controlla, poi Adailton che guadagna un'ottima punizione dal limite; sarebbe posizione ottima per un destro, ma l'attaccante rossoblù arma il suo sinistro, supera la barriera e trova l'incrocio. Un'opera d'arte. Neanche il tempo d'esultare, però, che Buscè fa il danno, incespicando maldestramente nelle gambe di Hernandez al limite dell'area e spalle alla porta. Russo concede il rigore tra le proteste ospiti, Miccoli non si fa impietosire e spiazza Viviano.

URUGUAY CHE PASSIONE — Se Pastore e Liverani continuano a dipingere calcio, là davanti Hernandez si batte come un leoncino stretto com'è nella morsa tra il connazionale Britos e l'esperto Portanova. A proposito di uruguayani, dopo 17' di un secondo tempo anche apprezzabile per volontà, ma assolutamente tranquillo per Sirigu, Colomba si gioca il jolly Gimenez: esce Zenoni, Buscè scala dietro e il Bologna si schiera con un più offensivo 4-3-3. Poichè la mossa non sortisce gli effetti sperati, il tecnico rossoblù esagera: dentro anche Zalayeta per l'ultimo quarto d'ora al posto dell'esterno Casarini: è una squadra a trazione anteriore, con addirittura quattro punte in campo alla ricerca del pareggio.

COPERTA CORTA — Se, ovviamente, il cambio aggiunge peso offensivo ai rossoblù, ha come controindicazione quella di sguarnirli a centrocampo, dove Liverani - primo ed unico errore della sua impeccabile gara al 23' del secondo tempo - imperversa, lanciando in campo aperto ancora Miccoli: il salentino non si emoziona e supera per la terza volta Viviano. La reazione incontenibile di Delio Rossi - che esulta sfrenatamente come ai tempi del deby di Roma - dà la misura dell'importanza di questa vittoria.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
28/03/2010 23:38
 
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Cannavaro rilancia il Napoli
Catania protesta e non ci sta

La rete del difensore decide, ma i rossazzurri prendono una traversa in apertura con Spolli e reclamano un rigore nel finale. Mihajlovic inveisce contro l'arbitro e viene espulso. La squadra di Mazzarri manca il raddoppio con lo stesso Cannavaro e con Campagnaro

NAPOLI, 28 marzo 2010 - Segna Paolo Cannavaro. È la sua prima rete in serie A con la maglia del Napoli. “Finalmente”, dice. Così il Napoli batte il Catania e si porta a casa tre punti d’ora per non perdere di vista l’Europa. La classifica parla chiaro: Palermo quarto con 51 punti, Napoli, Juve e Samp tutte insieme là dietro, a 48. La squadra di Mazzarri ci crede e fa bene. E se contro i bianconeri aveva segnato tutto l’attacco, stavolta a decidere l’incontro ci pensa un difensore, con il compagno di reparto Campagnaro che manca clamorosamente il raddoppio. Il Catania non demerita, protesta per un'entrata dubbia in area di Pazienza su Ricchiuti e poi nel finale per un rigore non dato e Mihajlovic perde la testa: urla, prende a calci bottigliette. L'arbitro lo espelle eil tecnico rossazzurro rischia di saltare il derby con il Palermo di sabato prossimo.

PRIMO TEMPO FIACCO — Com'era stato con la Juve, il Napoli anche stavolta gioca un primo tempo sottotono, per poi esplodere nella ripresa. Nei primi quarantacinque minuti gli azzurri, complici forse il caldo e la gara giocata tre giorni fa, combinano poco. Anche perché il Catania di Mihajlovic è messo in campo alla perfezione. La gara si apre con un'occasionissima per i siciliani: sugli sviluppi di un calcio d'angolo Spolli fa partire un sinistro potente che si stampa sulla traversa. Ma è il Napoli ad avere in mano il gioco, anche se Andujar in porta non corre alcun pericolo serio. La squadra di Mazzarri prova a sfruttare gli inserimenti sulla fascia destra di Maggio, quelli sulla sinistra di Zuniga, tenta di arrivare in porta per vie centrali con Hamsik, Lavezzi e Quagliarella (sua l'occasione migliore del primo tempo, con una girata in area e il pallone che termina sul fondo). Ma non c'è niente da fare. La palla gira e il Catania controlla la situazione anche grazie a un gran lavoro di Mascara e Martinez che si sacrificano nella loro metà campo.

FINALE A NERVI TESI — Dopo l’intervallo scende in campo un altro Napoli. Altra determinazione, altra aggressività. Gli uomini di Mazzarri pressano a tutto campo, il Catania vacilla e al 6’ Paolo Cannavaro sfrutta un’indecisione della difesa siciliana e si fionda sulla palla messa in mezzo da Lavezzi e realizza il gol vittoria. Potrebbe addirittura doppietta se Andujar non avesse una grandissima reazione su un suo colpo di testa. E il Napoli poco dopo potrebbe raddoppiare con Campagnaro, tra i migliori in campo nella ripresa, che a due passi dal portiere rossazzurro tira piano, pensando probabilmente che il gioco fosse fermo. L'argentino, dopo l'uscita di Zuniga, passa in mediana e si rende imprevedibile con i suoi affondi sulla fascia sinistra. Finale a nervi tesi: Maggio a terra insieme a Delvecchio tocca la sfera con la mano. Il Catania chiede il rigore, l'arbitro non vede irregolarità. Quando poi Valeri ammonisce Delvecchio, Mihajlovic perde la testa e viene espulso. Un brutto finale per una bella partita, soprattutto nella ripresa. La caccia all'Europa per il Napoli continua sabato all'Olimpico con la Lazio, mentre il Catania con il Palermo tenterà di allontanarsi deifinitivamente dalla zona retrocessione.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
28/03/2010 23:44
 
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Melo dà ossigeno alla Juve
Atalanta piegata 2-1 nel finale

Il brasiliano, subentrato nella ripresa, segna il gol vittoria e chiede scusa ai tifosi bianconeri nel giorno della contestazione e dello sciopero del tifo organizzato. Del Piero, autore dell'assist, aveva portato in vantaggio i bianconeri, che si erano ancora fatti rimontare, stavolta dall'ex Amoruso. Infortunio per Diego

TORINO, 28 marzo 2010 - La Juventus respira. Vince in apnea sull'Atalanta, 2-1, con rete decisiva nel finale del contestato Felipe Melo, nel giorno più difficile, quello della deflagrazione della contestazione del tifo organizzato. Vince reagendo alla solita rimonta degli avversari, capaci con Amoruso di rispondere al solito Del Piero, ciambella di salvataggio una volta di più nel mare in tempesta. Vince e tiene la scia della nave Champions, che sembrava ormai irraggiungibile, a pochi minuti dalla fine di un'altra partita sofferta, in cui la Juve perlomeno è stata generosa e caparbia, seppure non convincente. Ma almeno ha invertito una rotta che significava colare a picco: era reduce da tre sconfitte di fila. L'Atalanta ha disputato una buona partita, affondata oltre i propri demeriti: l'obiettivo salvezza resta perseguibile, ma terribilmente complicato.


ZACCHERONI ESCLUDE MELO — La Juve è in crisi, e allora Zaccheroni prova a cambiare qualcosa. Fuori il deludente mediano brasiliano: Sissoko gioca nel suo ruolo, davanti alla difesa, Candreva viene inserito nell'11 di partenza da mezzala destra. Davanti la vecchia guardia: Trezeguet-Del Piero. Mutti non si copre: i punti gli servono come il pane, la classifica piange, e visto che la Juve in campionato ha già perso 11 volte, perchè non provare il colpaccio? E quindi in campo Tiribocchi e l'ex Amoruso, con Valdes di rinforzo da esterno sinistro, a puntare Zebina.

CLIMA SURREALE — Perchè fa caldo che sembra estate, ma soprattutto perchè c'è clima di contestazione. La Juve è stata presa di mira all'uscita dall'albergo, al momento di recarsi allo stadio, e il tifo organizzato è in sciopero: restano fuori dall'Olimpico, a cantare contro club e giocatori. Mancano anche i tifosi ospiti: trasferta vietata. La Juve ci mette la buona volontà, ma di gioco appena l'ombra. C'è paura, parecchi bianconeri si limitano al passaggio più scontato, non rischiano la giocata per timore di sbagliare. Un'occasione per parte: Trezeguet segna di testa, su punizione calibrata di Diego, ma è in fuorigioco. Poi grande occasione per l'Atalanta: il sinistro di Tirobocchi da ottima posizione è parato bene da Manninger, che sostituisce ancora Buffon, comunque vicino al rientro.


BOTTA E RISPOSTA — A sbloccare il risultato non può che essere una prodezza individuale. E il nome giusto non può che essere quello di Del Piero, capitano ed esempio, che prova a caricarsi la squadra sulle spalle una volta di più. Ale pennella una splendida punizione, e trafigge Consigli con un destro angolato da quasi trenta metri. In tribuna il clan Del Piero, la moglie Sonia in prima fila, alza alcune palette con il numero dieci. Voto all'esecuzione della punizione, ma anche riferito al numero del simbolo bianconero. Nono gol stagionale, il primo su punizione, il settimo in campionato. Poi si fa male Diego, l'ennesimo infortunio in casa Juve: problema muscolare, si rivede Giovinco. L'Atalanta non si arrende, confida nei precedenti di rimonta - un po' di tutti - contro la Juve. E allo scadere di tempo trova il pareggio di Amoruso, che elude il fuorigioco (Grosso non sale) e segna con un sinistro incrociato beffando la difesa schierata bianconera, immobile come una colonna di marmo. È la 18ª partita di fila in cui la Juve subisce rete. E il primo centro dell'attaccante in maglia nerazzurra. All'intervallo è 1-1.


JUVE CONTATA IN PIEDI — L'Atalanta parte meglio, nel secondo tempo. La Juve barcolla, è contata in piedi. Sembra narcotizzata. Sono i bergamaschi che cercano il gol della vittoria, la Juve non riesce a fare altro che provare a difendersi, rischiando pure un po', soprattutto quando tocca palla Valdes, che è una scarica costante di adrenalina su una gara altrimenti a basso ritmo. Poi dopo il 20' i bianconeri ritrovano gradualmente fiducia e guadagnano conseguentemente campo. Si appoggiano a Giovinco, che garantisce qualche lampo, con la sua vivacità, e ai tocchi sporadici ma sapienti di Del Piero. Ma le occasioni da gol latitano. Zaccheroni le prova tutte. Dopo aver inserito Melo, fischiatissimo, prova anche la carta Amauri, al posto di Trezeguet.

DECIDE MELO — Il brasiliano, subentrato a Candreva, segna di testa, al 37' quando la partita sembrava ormai avviata verso il pari. Con una capocciata quasi da attaccante, di potenza, sul cross morbido dalla destra di Del Piero. Melo poi chiede scusa ai tifosi, divisi su di lui persino dopo il gol partita: c'è chi lo applaude, e chi continua a contestarlo. Ma per la Juve oggi non è il momento di sottolizzare: i tre punti dovevano arrivare, e sono arrivati. La zona Champions e a -3: per una Juve diversa a portata di mano, per questa una faticaccia da compiere con umiltà, ma si può ancora fare.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
28/03/2010 23:49
 
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Viola: gol e cori per Prandelli
Udinese perdente in trasferta

Il Franchi accoglie il tecnico sostenendolo con cori, la squadra gioca una grande gara: in vantaggio con Vargas, prima subisce il pari di Pepe, poi sale in cattedra con Gilardino, Santana e Jovetic. Ma Europa sempre lontana 4 punti

FIRENZE, 28 marzo 2010 - La Fiorentina batte 4-1 l'Udinese ma non riesce a fare passi avanti nella volata che porta all'Europa League: sono sempre 4 infatti i punti che la separano dalla sesta in classifica. Situazione praticamente invariata anche per l'Udinese, che resta al quart'ultimo posto, con l'Atalanta staccata di tre lunghezze. Per i friulani è l'undicesima sconfitta in 16 trasferte, per i viola la nona vittoria casalinga.

PRIMO TEMPO SCOPPIETTANTE — Primo tempo entusiasmante al Franchi, dove la Fiorentina, orfana di Marchionni e Gamberini, recupera Vargas dal 1' e schiera Jovetic dietro a Gilardino. L'accoglienza iniziale è tutta per Cesare Prandelli, dopo una settimana tesa, a suon di botta e risposta col patron Della Valle: al suo ingresso in campo il tecnico viene accolto da cori e applausi, mentre sugli spalti ci sono striscioni a lui dedicati, non invece i Della Valle. In campo la squadra risponde con un inizio sprint: già dopo 2 minuti Santana potrebbe trovare il gol, ma un suo destro dal limite finisce di poco alto, poi un colpo di testa di Gilardino si infrange in piena area su Zapata. Sembra il preludio a un monologo dei padroni di casa, e invece l'onda viola si placa dopo una decina di minuti. L'Udinese non si fa infatti intimidire e, spinta dal movimento di Pepe e Sanchez sulle fasce, ribalta il rapporto di forze e a sua volta macina gioco occasioni tiri a ripetizione, in un tourbillon ininterrotto e appassionante, con la Fiorentina che non sta certo a guardare. Al 6' Pepe non ci arriva d'un soffio su cross di Di Natale, al 7' Handanovic è chiamato a un doppio miracolo, sulle conclusioni ravvicinate di Jovetic e Gilardino. Poi è Pepe show, con tre occasioni in 5 minuti: al 10', su assist di Sanchez, lascia partire un sinistro al volo da posizione angolata che si impenna oltre la traversa, al 13' arriva in ritardo infinitesimale su un bell'invito del solito Sanchez, infine al 15' su punizione chiama Frey a una respinta a pugni chiusi. Al 20' tocca a Di Natale sfiorare la rete, dopo un traversone troppo forte di Sammarco: pronta la sua rovesciata, sbagliata la mira. Gilardino colpisce molle di testa, Handanovic si trova il pallone fra le mani al 23'. La gara sale di ritmo, le squadre non si fermano un attimo, il gol è nell'aria. E finalmente arriva: è il 36', Montolivo fa il primo tocco, Vargas batte la punizione con un sinistro al fulmicotone che tocca l'interno del palo e si infila alle spalle di un allibito ma non incolpevole Handanovic. Per il peruviano è il quinto gol. Ma la replica friulana è immediata: al 41' DI Natale mette in mezzo un cross rasoterra, irrompe Pepe, che infila con un sinistro in corsa. E' il suo gol numero 3.

TRIS DI GOL VIOLA — La ripresa si apre con De Silvestri al posto di Vargas, fermato dal riacutizzarsi del dolore. Ma per il resto nulla cambia: le squadre continuano ad affrontarsi a viso aperto, in un susseguirsi di emozioni, tiri e quasi gol per un quarto d'ora. Lukovic dopo 2 minuti sfila un pallone a Gilardino in piena area, al 9' Di Natale conclude due volte: prima chiude la difesa, poi Frey respinge. Ci provano Zanetti e Jovetic (mira sbagliata), poi, al 10', Gilardino trova il gol numero 10: tira Santana, Handanovic respinge in tuffo, Gila è lì, sotto rete, e con un tocco rapinoso di sinistro sigla il 2-1. L'Udinese accusa il colpo, cala, non trova più la brillantezza e la forza di reazione del primo tempo. Santana sfiora il gol della tranquillità viola al 15' (Handanovic ci arriva su una sua punizione al curaro). Anche le energie, soprattutto negli uomini di fascia dell'Udinese che tanto hanno speso nei primi 45', cominciano a scarseggiare. Marino toglie Lukovoc e mette Pasqual. Ma è tardi: al 23' infatti la maggior freddezza viola si trasforma ancora in gol. E' Santana con un diagonale di sinistro su assist di Gobbi a superare ancora Handanovic. Entra Cuadrado per Isla Poi, a giochi fatti, esordirà Badu, subentrato a Sammarco), ma ormai l'Udinese non riesce quasi più a farsi pericolosa. Anzi, è la Fiorentina a trovare ancora la via della rete: ci pensa Jovetic, al 39', colpendo di testa un cross di De Silvestri. E' il definitivo 4-1.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
28/03/2010 23:53
 
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Samp, occasione sprecata
Nené la agguanta nel finale

La squadra di Delneri raggiunta al 36' della ripresa dal brasiliano, che poi si fa espellere: resta nel gruppone, sempre più folto, di squadre che inseguono l'Europa. Il Cagliari risponde al gol di Guberti e taglia finalmente la fatidica quota 40 punti

MILANO, 28 marzo 2010 - La Samp spreca un'occasione, il Cagliari taglia faticosamente quota 40, indicata a inizio campionato da tutti come quella della salvezza sicura. Lo fa dopo una frenata clamorosa nelle ultime sette giornate: quello del Ferraris è il secondo punto. La Samp doria col pareggio 1-1 resta nel gruppone delle squadre che lotteranno per l'Europa, ma sperava di avvicinarsi di più al Palermo. E' forse per questo che i minuti finali sono di gran tensione, e gli assalti finali non sortiscono effetti.


I GOL — Dopo un primo tempo di noia, è una mossa tattica ad aprire la gara. Il Cagliari ha bloccato le fasce, Delneri risponde spostando a inizio ripresa Guberti dietro le punte. Allegri non ha il tempo di replicare che arriva il gol. Proprio Guberti inizia l'azione in mezzo, apre per Cassano e poi si inserisce quando Antonio pesca Pazzini. Tiro rimpallato e Guberti subentra di piatto per l'1-0. Sarebbe la vittoria perfetta per il tecnico della Samp, invece al 36' della ripresa una dormita della difesa, su calcio di punizione dalla trequarti di Conti, Nené è solo in mezzo all'area e batte di testa Storari. E' l'1-1 che reggerà fino alla fine.

SAMP, ESTERNI BLOCCATI — La Samp resta nel gruppone, perde punti che credeva suoi fino a 10' dalla fine, esce infuriata dal Ferraris, reclamando anche per un presunto fuorigioco sul gol di Nené. Cassano dopo due gol in due partite dopo il rientro oggi non trova la giocata decisiva, anche se cresce molto nel secondo tempo. Pazzini lotta ma è poco incisivo; bloccati gli esterni difensivi, molto attivo e preciso Poli, che tocca una infinità di palloni.


CAGLIARI, TRE RAGAZZI — Il Cagliari arriva a Genova senza il rifinitore titolare, Cossu, e manca pure il suo sostituto, Jeda. A centrocampo non ci sono anche Lazzari e Parola. Nainggolan, indicato come possibile ispiratore delle punte, non va nemmeno in panchina, così Allegri cambia modulo, schierando un tridente puro, con Matri a sacrificarsi sulla destra e Ragatzu lanciato titolare sulla sinistra. In mezzo c'è Larrivey, che vedrà pochi palloni: la soluzione ha il merito di far intravedere le qualità del giovane Ragatzu e di tenere impegnati gli esterni difensivi della Samp, che così salgono poco. Il gioco blucerchiato è fermato alla sorgente, per il resto Canini, alla 100ª presenza in A, non ha troppi problemi con Pazzini. Il cambio di posizione di Guberti fa saltare i piani difensivi, senza che se ne mettano in atto altri offensivi. Nella ripresa il Cagliari finisce col soffrire molto di più, e le uniche note positive, oltre al gol di Nené (che poi si fa espellere), sono le buone prestazioni dei giovani. Ragatzu ha i numeri, il debuttante Gallon, classe 1992, appena entrato piazza due cross pericolosi, dimostrando buone qualità. E nel finale debutterà anche Varechi.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
28/03/2010 23:57
 
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Siena e Genoa: pari inutile
Ottimo Curci, Ghezzal spreca

Uno 0-0 che non serve a nessuno. Complice un caldo estivo, avvio sottotono con i padroni di casa che colpiscono una traversa con Ghezzal al 42'

SIENA, 28 marzo 2010 - Siena e Genoa devono assolutamente vincere, finisce con uno 0-0 che scontenta tutti. Le due squadre, dopo un primo tempo decisamente sotto ritmo, ci hanno provato nel secondo, ma senza esito. Anche i due tecnici non si sono risparmiati: Gasperini al 10' della seconda frazione aveva già esaurito i cambi, Malesani ha chiuso addirittura con cinque attaccanti in campo. Tutto inutile. Ora si allontanano: la salvezza per il Siena e la zona Champions per il Genoa.

ULTIMA SPIAGGIA — E' la classica partita da dentro o fuori e i due tecnici se la giocano con una novità per parte rispetto alle formazioni preannunciate alla vigilia, entrambe a centrocampo: nel Siena c'è Jarolim e non Codrea, Gasperini preferisce Kharja, match-winner dell'ultimo secondo contro il Palermo mercoledì sera, a Zapater che si accomoda in panchina.

CALDO ESTIVO — Nonostante l'importanza del risultato, la partita comincia a ritmi blandi, forse anche per la giornata quasi estiva e il gran caldo. Dopo una conclusione dal limite di Rossi in avvio - ben deviata da Curci - bisogna aspettare la mezzora per assistere alla prima azione degna di nota, ma Curci si supera su tiro a giro di Criscito. E' però il Siena a farsi preferire, con i ragazzi di Gasperini che sembrano già in vacanza: Ghezzal al 42' colpisce una clamorosa traversa con un bel colpo di testa. E' l'azione che scuote dal torpore Maccarone e compagni, che regalano ad un assopito Franchi un finale con almeno un po' di pathos: Reginaldo sfugge sulla destra e mette dentro una palla velenosa, Rossi salva tutto a pochi passi dalla porta sguarnita.

TUTTI ALL'ATTACCO — Gasperini vede una squadra spenta e molle e prova ad incidere già ad inizio ripresa: subito Palladino (fuori Suazo), poi dentro anche Mesto (per uno spaesato Palacio) dopo 5' e al 9' riposo anticipato anche per Kharja (entra Zapater). In realtà, però, è sempre il Siena a fare la partita, ma Amelia rimbalza tutti gli attacchi dei toscani. E dove non arriva il portiere rossoblù, ci pensa Ghezzal a salvarlo, sbagliando almeno tre ghiotte occasioni da ottima posizione. Il Genoa del secondo tempo, se non altro, ci prova: Palladino rivitalizza la manovra d'attacco - bellissimo un suo tiro al volo poco dopo la mezzora (sul quale però è fenomenale Curci) - ma la sensazione è che i rossoblù siano ormai in riserva. Ne esce un pari tanto combattuto, quanto inutile, che ha l'unico esito di allontanare le due squadre dai rispettivi obiettivi.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
29/03/2010 00:02
 
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Chievo e Parma non graffiano
Un legno e un punto a testa

Buon ritmo per oltre un'ora: gran pressing del Chievo nel primo tempo, ma le occasioni migliori arrivano nella ripresa con il palo di De Paula e la traversa (su punizione) di Zaccardo

VERONA, 28 marzo 2010 - Uno 0-0 che non scontenta nessuno al Bentegodi. I padroni di casa molto aggressivi nel primo tempo, più qualità del Parma nella ripresa, soprattutto dopo l'inserimento di Jimenez. Il pareggio a reti bianche riflette perfettamente l'andamento della gara: entrambe le squadre hanno difettato di peso in area di rigore.


PRESSIONE CHIEVO — Nel primo tempo il ritmo di gioco tenuto dalle due formazioni, che però non trovano quasi mai spazi utili per affondare i colpi. Il Chievo pressa praticamente a tutto campo fin dal primo pallone, aggredendo i portatori di palla avversari, e Guidolin – che irrobustisce la squadra schierandosi con il 3-5-2 ma all’occorrenza passando a 5 dietro con Zenoni e Castellini – rinuncia inizialmente al peso offensivo di Crespo davanti e alla qualità di Jimenez. Mentre i gialloblu di casa si creano la prima palla gol al 16’, con il lancio di Rigoni per la corsa di Pellssier che poi trova De Paula (ma il brasiliano mette alto), i parmensi trovano un paio di buone opportunità prima approfittando dello scivolone di Yepes, che consente a Morrone di calciare (alto, al 20’), e poi ci provano con la gran botta di Bojinov da 30 metri. Ottimo lo spunto del bulgaro: stop di petto e girata di sinistro che impegna Sorrentino. Il ritmo rimane alto, ma ci sono molti errori in fase di impostazione: c’è ancora tempo per un’occasione a testa. Prima De Paula scivola al momento del tap-in su una respinta corta di Mirante (36’), poi Antonelli si esibisce in una gran torsione sul cross di Castellini (38’), con Sorrentino bravo a mettere in angolo.


TREMANO I LEGNI — L’inizio di ripresa è scoppiettante: in un minuto due palle gol. Prima Castellini liscia malamente a due passi da Sorrentino, sulla deviazione aerea di Morero, poi De Paula recupera palla sulla trequarti e colpisce il palo alla destra di Mirante, calciando di sinistro (2’). Il Parma esce nettamente meglio dagli spogliatoi: Bojinov ci prova con il sinistro (6’) e poi con il destro (17’), sfiorando il palo in entrambe le occasioni. In mezzo l’occasione migliore per il Parma: punizione in seconda calciata da Zaccardo, il cui destro potentissimo costringe Sorrentino a deviare addirittura sulla propria traversa (10’). Jimenez rinuncia al 3-5-2 iniziale comprendendo il momento della gara, e rimette il trequartista Jimenez insieme al velocissimo Biabiany, al posto di Galloppa e Lanzafame (che si è mosso molto) all’ora di gioco. Dopo la gran pressione effettuata nel primo tempo il Chievo sente la fatica: Di Carlo ordina ai suoi di rimanere dietro la linea della palla, e a dieci minuti dalla fine toglie Bentivoglio per inserire un difensore, Frey. La sostituzione viene fischiata dal pubblico, che vorrebbe l’assalto finale, ma anche il Parma alla fine si accontenta di non rischiare e portare a casa un punto.

Pietro Scibetta

Fonte: gazzetta
29/03/2010 00:05
 
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Livorno-Bari, pari inutile
Tavano risponde ad Allegretti

Pugliesi in vantaggio nel primo tempo con una carambola sulla coscia di Allegretti. I toscani raddrizzano il risultato con un guizzo di Tavano nel finale. Padroni di casa contestati dalla curva. Il pareggio allontana il Livorno dalla A e il Bari dalla zona Europa League

LIVORNO, 28 marzo 2009 - "Ora ci divertiremo", aveva annunciato Ventura dopo la vittoria-salvezza di mercoledì contro la Samp. Quale migliore occasione, da pisano doc, di fare uno scherzetto agli odiati cugini livornesi. E come ogni beffa che si rispetti il k.o. dei labronici sembra arrivare su un gol casuale, un tiro lento di Meggiorini dal limite e una "cosciata" di Allegretti che spiazza Rubinho. Come ammazzare un toro. Un Livorno già disorientato, contestato e sciupone con la testa ormai a una B quasi inevitabile, non riesce a riorganizzarsi. Fino ai dieci minuti finali, quando si sveglia Tavano: il numero dieci livornese pareggia e sfiora il raddoppio.


RILANCIO MOZART — Cosmi rilancia Mozart al centro del campo insieme a Filippini (sostituito da Pulzetti per un infortunio muscolare alla metà del primo tempo), con Tavano e Lucarelli di punta. Bellucci non torna titolare come annunciato. Per Ventura formazione obbligata, mancano anche Barreto e Almiron: Donati e Gazzi centrali e Meggiorini-Castillo (ex Pisa anche lui) a pungere in attacco. Un primo quarto d'ora da partita di fine stagione: ritmi ridotti, zero emozioni, zero falli, zero agonismo. I padroni di casa giocano nel silenzio irreale del pubblico di casa ("Siete inguardabili. Vergognatevi", lo striscione della Nord), si vede che nemmeno loro credono alla salvezza. Il Bari si affida alle accelerate di Alvarez e agli scatti in profondità di Meggiorini.

COLPO DI COSCIA — L'annata del Livorno è tutta nelle due occasioni mancate da Tavano e Lucarelli e nel gol di Allegretti. Al 17 una fiammata dello scugnizzo, poi praticamente inesistente: petto di Lucarelli per il numero dieci e grande risposta di Gillet che vola all'incrocio. Subito dopo Bonucci si dimentica Lucarelli quasi nell'area piccola: la coordinazione del capitano è lentissima e il difensore biancorosso riesce a rimediare con una splendida scivolata. E al 24' il gol fortuito di Allegretti: colpo di coscia dopo una deviazione di Rivas sul tiro di Meggiorini.

SI SVEGLIA TAVANO — Non cambia nulla nella ripresa. Il Livorno non riesce ad organizzare un assalto degno di questo nome ed è il Bari ad avere le occasioni migliori: prima un "autopalo" di Rivas che devia verso la propria porta e prende l'incrocio di Rubinho. Poi un tiro centrale di Alvarez dal limite, ma il portiere brasiliano rischia la frittata con un intervento goffo in calcio d'angolo. Esplode la rabbia della curva livornese che fa esplodere una decina di petardi, costringendo Saccani a sospendere per due minuti il match. Per il Bari undici punti nelle ultime 5 partite, il sogno Europa League rimane a tre punti di distanza. Per il Livorno la serie B è ormai ad un passo, non solo per la classifica ma per il morale dei labronici apparso sotto i tacchi fin dalle prime battute di gara.

Alberto Agostinis

Fonte: gazzetta
29/03/2010 00:08
 
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Il Milan non ce la fa più
Con la Lazio solo un punto

I rossoneri, falcidiati dalla assenze, pareggiano 1-1 e recuperano solo una lunghezza all'Inter. I gol nel primo tempo: al vantaggio su rigore di Borriello replica Lichtsteiner. Buona la prova della squadra di Reja

MILANO, 28 marzo 2010 - Il Milan fallisce l'ennesima possibilità di riportarsi sotto nella corsa scudetto. Dopo il pari con il Napoli e la sconfitta con il Parma, ecco l'1-1 con la Lazio che rimedia nel primo tempo al rigore di Borriello grazie a Lichtsteiner, difensore con il vizio del gol. Non basta il cuore ai rossoneri, perché la squadra di Reja rispionde per le rime cercando fino in fondo la vittoria. Inutili anche i tentativi di Leonardo che schiera quel che può, ma si deve accontentare.

INZAGHI E ZARATE — Ma il tecnico brasiliano resterà al Milan anche la prossima stagione. Lo ha assicurato Adriano Galliani nel prepartita. La conferma dell'amministratore delegato è ineccepibile. Leo rappresenta infatti la più bella realtà della stagione rossonera. Il demiurgo capace di plasmare la squadra, motivandola, inventando qua e là gli espedienti in grado di farla andare avanti. Contro la Lazio, con una marea di assenti, ha proposto il 4-4-2 con Abate e Seedorf esterni nel centrocampo, Flamini e Ambrosini in mezzo, e la coppia Inzaghi-Borriello in attacco. Avesse simili problemi Edy Reja il cui obiettivo è la salvezza. L'allenatore della Lazio ha confermato il solido 3-5-2, centrocampo imbottito per arginare il flusso rossonero sulle fasce, e Rocchi in compagnia di Zarate, spesso in gol contro il Milan.


ANCORA LICHTSTEINER — Quantità e qualità delle assenze pesano troppo. Il Milan del primo tempo infila tutti i suoi limiti attuali e anche la Lazio diventa un osso duro. Il gioco rossonero ha pochi sbocchi perché Reja gli oppone una squadra quadrata e organizzata. Ripetitiva forse nel suo gioco, ma il contropiede che innesca puntalmente Zarate è la soluzione migliore. Mauri detta i tempi e Lichtsteiner è una spina nel fianco sinistro. Eppure il Milan costruisce gioco e già dopo pochi secondi potrebbe passare con Abate. Ma è evidente l'assenza di un regista; della mente sapiente in grado di aprire in due la difesa avversaria. Seedorf è l'elemento più ricercato, mentre Flamini e Ambrosini fanno diga davanti alla difesa. Anche perché Zarate è sempre in agguato e cerca la soluzione migliore per battere Dida. Ma senza esagerare i rossoneri riescono a passare, anche se l'intervento di Kolarov sui Flamini poco dentro l'area, che genera il rigore, non è poi così clamoroso. Ma Tagliavento non fa una piega. Batte Borriello e per poco Muslera non compie il miracolo. L'1-0 carica la Lazio che spinge con convinzione e trova meritatamente il pareggio al 32', pur con un pizzico di fortuna. Antonini sbaglia il rinvio e dopo un doppio rimpallo la palla finisce a Lichtsteiner che infila senza problemi. L'1-1 non fa una piega, ma sottolinea la difficoltà del Milan contro una lazio che medita il colpaccio.


NON BASTA IL CUORE — Il 4-4-2 e fantasia di Leonardo lascia spazio al gioco più operaio mai visto in questa stagione. Spirito di sacrificio e poche storie, perché la Lazio non scherza e cerca il risultato pieno. Eppure, così incerottato, il Milan sfonda e l'azione prepotente al 9' di Antonini che supera come birilli i giocatori della Lazio e colpisce dal limite la traversa, dimostra che il cuore non manca. La squadra di Reja rallenta e il tecnico effettua il primo cambio: Cruz per Rocchi. Il Milan invece non cambia e sfiora ancora il gol al 21'. Il grande lavoro lo fa Antonini che serve largo a Inzaghi: Pippo crossa nell'area piccola dove Borriello si esibisce in una girata al volo con stop, ma conclude alto. La replica laziale è di Dias: un piattone destro clamorosamente sprecato oltre la traversa davanti a Dida. La forza della disperazione obbliga Leonardo a togliere Inzaghi per l'esordiente Zigoni, 18 anni, figlio di Gianfranco. Spazio anche a Jankulovski per Zambrotta, a caccia del grande finale. Ma la stanchezza non fa ragionare e Abate al 37' perde la lucidità necessaria per infilare a porta vuota. Inutili gli affondo di Seedorf, anima della squadra: la Lazio porta a casa un buon punto. Il Milan ne perde 7 in tre gare: lo scudetto è sempre più lontano.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
30/03/2010 14:49
 
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SERIE A 2009/2010 31ª Giornata (12ª Ritorno)

Anticipi del 27/03/2010
Roma - Inter 2-1
Palermo - Bologna 3-1
Restanti del 28/03/2010
Chievo - Parma 0-0
Fiorentina - Udinese 4-1
Juventus - Atalanta 2-1
Livorno - Bari 1-1
Napoli - Catania 1-0
Sampdoria - Cagliari 1-1
Siena - Genoa 0-0
Milan - Lazio 1-1

Classifica
1) Inter punti 63;
2) Roma punti 62;
3) Milan punti 60
4) Palermo punti 51;
5) Napoli, Juventus e Sampdoria punti 48;
8) Fiorentina e Genoa punti 44;
10) Bari punti 43;
11) Parma punti 42;
12) Cagliari punti 40;
13) Chievo punti 38;
14) Bologna e Catania punti 35;
16) Lazio punti 33;
17) Udinese punti 32;
18) Atalanta punti 28;
19) Siena punti 26;
20) Livorno punti 25.
03/04/2010 14:05
 
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E' morto Maurizio Mosca

Era malato da tempo. Aveva lavorato fino all'ultimo in televisione, alla radio e sui giornali. L'ultimo articolo è apparso ieri mattina sul suo blog. A giugno avrebbe compiuto 70 anni

MILANO, 3 aprile 2010 - E' morto la notte scorsa all'ospedale San Matteo di Pavia, Maurizio Mosca, il noto giornalista sportivo, per 20 anni alla Gazzetta dello Sport. A dare la notizia è stata la famiglia. Da tempo malato, Mosca aveva lavorato fino all'ultimo in televisione, alla radio e sui giornali. L'ultimo articolo è apparso ieri mattina sul suo blog: una presa di posizione sul complicato rapporto tra Josè Mourinho e Mario Balotelli. A giugno avrebbe compiuto 70 anni.


20 ANNI IN GAZZETTA — Conduttore, opinionista e grande personaggio televisivo, Maurizio Mosca era nato a Roma il 24 giugno 1940. Figlio di Giovanni Mosca, grande umorista e giornalista, e fratello dello scrittore Paolo, ha iniziato la sua carriera lavorando per il quotidiano La Notte di Milano per poi diventare caporedattore alla Gazzetta dello Sport. Le prime esperienze televisive risalgono al 1979: ha debuttato come conduttore di un programma sportivo di un'emittente locale milanese. Successivamente ha diretto il periodico Supergol. Poi il piccolo schermo. Il programma che lo ha consacrato come un personaggio tv è stato L'appello del martedì (1991), che Mosca ha condotto indossando una toga da giudice in uno studio le cui scenografie ricalcavano un'aula di tribunale. Poi sono arrivati Calciomania, Guida al campionato, Controcampo, Zitti e Mosca, La Mosca al naso e Il processo del lunedì con Aldo Biscardi. Nel 2002 ha condotto con Paolo Liguori la trasmissione Senza Rete, in onda su Rete4. Nel 2004/2005 è stato l'opinionista fisso di Guida al campionato e Controcampo, trasmissioni di Italia 1 in cui Mosca ha messo in gioco tutta la sua carica di ironia, esprimendosi come opinionista ed esperto di mercato, azzardando colpi clamorosi che chiamava simpaticamente "bombe", mitiche quanto il famoso "pendolino".

Gasport

Fonte: gazzetta
03/04/2010 23:50
 
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Inter d'autorità sul Bologna
E' festa con Motta e Balotelli

Nessun problema per i nerazzurri contro gli emiliani: finisce 3-0 con doppietta del brasiliano e zampata di Mario, al rientro dal 1'. Pur con tanti indisponibili, grande prestazione di forza dei campioni d'Italia, che restano primi in classifica

MILANO, 3 aprile 2010 - Saranno anche "stanchi, infortunati e squalificati", come dice Mourinho, ma bastano e avanzano per battere il Bologna e tenere dietro Roma e Milan. L’Inter sfrutta il turno casalingo, batte 3-0 Di Vaio e compagni e si avvicina di una tappa al traguardo finale. Prende atto della crescita di Thiago Motta, sbocciato a primavera, ritrova anche nel tabellino marcatori l’ex reietto Balotelli. Risultato scontato? Forse, ma queste gare (con 5 titolari fuori) sono quelle che danno la certezza all’allenatore sulla solidità di un gruppo.

TANTE OCCASIONI — L’Inter concede poco e spreca abbastanza: il gol arriva dopo mezz’ora di tentativi e alcune buone occasioni (di Milito la più chiara). Motta dal limite prova un rasoterra che diventa vincente perché passa fra le gambe di Portanova e Raggi: Viviano guarda il pallone infilarsi all’angolino. Subito dopo Pandev avrebbe l’opportunità di fare il 2-0, su assist di Milito, che nella ripresa s’inventerà una pennellata per far esultare Balotelli, e poi troverà un gran Viviano su un suo rasoterra. Apre Motta, chiude Motta: al 40’ raccoglie chiude il triangolo con Stankovic segnando la sua doppietta.


OSSERVATO SPECIALE — Mario Balotelli mancava dal 7 marzo (0-0 col Genoa): sei partite saltate, poco più di dieci secondi per saltare il primo uomo e prendersi gli applausi di San Siro. Al 19’ arriva il boato: Mario segna, ma dopo aver spinto Portanova su assist di testa di Pandev. A fine primo tempo due occasioni, un interno destro dal limite che sfiora il palo, poi un gol più facile fallito con un rasoterra su cui è bravo Viviano. Mario parte a sinistra e chiude a destra, in mezzo qualcuna delle solite pause, delle corsette appena abbozzate. Il gol del 2-0, però, cancella tutto: gran palla d’esterno di Milito, piatto vincente di Supermario, che dopo il gol va ad abbracciare Toldo e Muntari in panchina.


INTER IN CONTROLLO — I quattro squalificati più Sneijder inizialmente in panchina non si fanno sentire troppo: in difesa torna Santon a destra, che andrà incontro a qualche distrazione di troppo, specie su palla inattiva, e si mostrerà un po’ timido. Milito è la solita fonte di occasioni per sé e per gli altri (cosa sarebbe questa squadra senza di lui?), Pandev è ormai inserito nei meccanismi, ma gli manca la stoccata finale.

BOLOGNA — Il Bologna col solito 4-4-1-1 traballa nella fase in cui dovrebbe essere più attrezzato, quella difensiva: Portanova non pare in giornata, mentre Lanna è in difficoltà con chiunque lo punti. Il centrocampo, poi, perde presto Mingazzini (duro contrasto con Cordoba). In compenso Adailton dà quasi una dimensione offensiva ai suoi (palo in apertura su punizione), mentre Buscé piazza almeno mezza dozzina di cross in mezzo, su cui Samuel è quasi sempre in vantaggio. Colomba prova a inserire Zalayeta per dare un riferimento davanti, ma il "Panteron" non pare affamatissimo.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
04/04/2010 00:09
 
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La Roma non si allontana
Segna Vucinic e resta a -1

Alla squadra di Ranieri a Bari basta la rete del montenegrino al 19' del primo tempo. Buona la prova di Totti, utilizzato per la prima volta con Toni e il montenegrino

BARI, 3 aprile 2010 - Prove di tridente, prove di scudetto, prove di esodo. Alla Roma e ai romanisti riesce tutto. Massimo risultato con il minimo sforzo. A Bari basta un gol, quello di Mirko Vucinic al 19' del primo tempo, e la squadra di Ranieri vince là dove quest'anno avevano vinto solo Milan e Cagliari. E resta incollata all'Inter, sperando che un po' di pressione faccia scivolare ancora i nerazzurri. Ranieri schiera Totti e Vucinic (con Taddei) alle spalle di Toni. Non è un tridente, perché i due agiscono davvero tra centrocampo e attacco, ma funziona. Totti al rientro gioca oltre settanta minuti. Prova superata anche per lui, davanti a diecimila tifosi giallorossi che hanno riempito la Curva Sud del San Nicola e urlato come matti nei dieci minuti (dal 19' al 29') in cui la Roma è stata in testa al campionato. Il Bari non è rimasto sempre a guardare: una reazione c'è stata e soprattutto nella ripresa è riuscita a mettere in difficoltà i giallorossi, sfiorando anche il pari con Barreto. Ma la difesa romanista e un po' di fortuna hanno fatto la differenza.

LA PARTITA — Nel primo tempo la Roma tiene bene il campo. Si fa subito pericolosa con un colpo di testa impreciso di Toni. Al 18' Vucinic serve De Rossi che dal limite dell'area spedisce alto. Un minuto dopo arriva il gol: Totti serve Toni che gira una palla preziosa a Vucinic, il suo rasoterra termina in porta. Poco dopo potrebbe arrivare il raddoppio se Toni invece di tentare la conclusione (difficile) da sinistra, vedesse Totti libero in mezzo all'area. Ma il primo tempo termina 1-0 per i giallorossi, che il Bari è riuscito a mettere in difficoltà soprattutto con un velocissimo Alvarez sulla destra. Nella ripresa Ventura inserisce Rivas per Kamata e dopo un paio di minuti è proprio lui a sfiorare il pareggio. Provvidenziale l’intervento di Riise a un passo dalla linea che allontana. Ma l’azione più pericolosa del secondo tempo è di Barreto, al 31’, che a pochi passi da Julio Sergio sbaglia la conclusione. La Roma fa molto possesso palla ma non riesce ad essere mai veramente pericolosa. Da segnalare però il pallonetto con cui Totti scavalca la difesa barese e serve Toni, che però aggancia male.

LA PROSSIMA GIORNATA — Il prossimo appuntamento per Totti e compagni è per domenica all'Olimpico contro l'Atalanta, uscita vincitrice dalla sfida salvezza contro il Siena che invece affronterà il Bari. E I giallorossi scenderanno in campo conoscendo il risultato dell'Inter, impegnato sabato sera a Firenze.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
04/04/2010 00:12
 
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Il Milan ritrova Dida e passa a Cagliari


Protagonista il portiere nel prezioso successo dei rossoneri. A Borriello risponde Ragatzu; a Huntelaar replica Matri; a fissare il risultato ci pensa Astori con un'autorete. La rincorsa all'Inter continua

CAGLIARI, 3 aprile 2010 - Con le unghie e con i denti. Il Milan torna a vincere in campionato soffrendo oltre il limite, dopo un bel primo tempo e una ripresa fin troppo rinunciataria, in cui il peso delle assenze si fa sentire. I gol arrivano tutti nel primo tempo: a Borriello risponde Ragatzu; a Huntelaar replica Matri; a fissare il risultato ci pensa un'autorete di Astori. A sei giornate dalla fine il distacco dall'Inter e dalla Roma resta immutato, ma la vittoria è vitamina in un momento della stagione in cui la benzina è agli sgoccioli.

SOLITO TRIDENTE — L'ottimismo di Leonardo non ha limiti. Mentre l'infermeria si affolla sempre di più (11 gli infortunati), trova nuovi stimoli e combinazioni per la formazione anti Cagliari. Il tecnico del Milan cambia in difesa dove sugli esterni schiera Abate e Antonini. A centrocampo, sulla corsia di destra, inserisce la fantasia di Seedorf, mentre nel tridente rilancia le ambizioni dell'incompiuto Huntelaar. Ma, soprattutto, ritrova Pirlo e Ronaldinho, che hanno scontato la squalifica. Rientri illuminanti, ma di fronte c'è un Cagliari che vuole confermare le buone indicazioni di Genova. Allegri oppone al Milan il consolidato 4-3-1-2, in cui Cossu gioca alle spalle di Matri e Ragatzu, prima punta, preferito a Larrivey. Una scelta mirata, perché il giovane di belle speranze fa movimento e crea spazi per Matri.

DIFESE SOTTO ACCUSA — Il Milan parte bene e non permette al Cagliari di esprimere il suo gioco. Alti e veloci, i rossoneri impiegano sette minuti per passare. La triangolazione tra Borriello e Seedorf è da antologia; così come il tocco della punta che di esterno destro infila sul primo palo. Al 16' Antonini sbaglia un facile gol dopo una bella proiezione in area; praticamente un dèja-vu: l'ennesimo affondo del difensore che si perde davanti alla porta. Errore fatale perché nell'azione successiva il Cagliari pareggia. Abili i rossoblù a cogliere l'amnesia della difesa del Milan, che lascia tutto solo il bravo Ragatzu davanti a Dida: metterla sotto la traversa è fin troppo facile. Ma la festa dura poco: al 19' Huntelaar confeziona il 2-1 con un magnifico destro dalla lunghissima distanza: tiro potente e chirurgico che si infila nel sette. Borriello potrebbe fare altri due gol, ma pecca di indecisione e a segnare è ancora il Cagliari. Il contropiede taglia in due il Milan che si fa sorprendre: nel tre contro due, Cossu offre a Matri l'assist giusto; l'ex milanista infila con un diagonale perfetto. E' il 2-2 dopo soli 32' di gioco. Ma c'è anche spazio per il nuovo vantaggio rossonero. Il cross dalla destra è di Abate; Marchetti esce male e non trattiene e fa schizzare la palla sul ginocchio dell'altro ex rossonero Astori per la più classica delle autoreti, con la maglia del famoso Comunardo Niccolai.

ECCO DIDA — A essere sotto accusa sono le difese. Una costante anche nella ripresa. Il Milan è padrone del gioco fino agli ultimi venti metri, ma poi non ha la cattiveria giusta per andare a rete. Significativa anche la facilità con cui il Cagliari penetra nella retroguardia rossonera. Soprattutto al 13', quando Ragatzu sfonda a sinistra e mira il primo palo. Dida respinge sui piedi di Cossu, ma Antonini fa il miracolo salvando a porta vuota. L'ennesima sbandata difensiva convince Leonardo a coprirsi di più: fuori Huntelaar per Zambrotta. Allegri replica con Dessena per Lazzari. Ma il rinforzo rossonero non regala più sicurezza alla difesa e solo la prontezza di riiflessi di Dida impedisce a Matri di pareggiare con un tiro al volo di destro. Vivere sul filo del rasoio è la costante di questo Milan che perde anche Pirlo, vittima di problemi allo stomaco. Ecco quindi Gattuso, utile nella fase di copertura. Anche perché il Cagliari non ci sta e rincorre il 3-3. Non a caso Allegri getta nella mischia Jeda e Larrivey (fuori Ragatzu e Biondini). Mossa ad alto rischio ma, anche se squilibrato, il Cagliari mette sotto il Milan e sfiora la rete ancora con Larrivey, fermato da un nuovo capolavoro di Dida. Il Milan, stremato, perde pezzi. Fuori anche Abate (problemi a un polpaccio) per Oddo e la difesa diventa resistenza. Alla fine il 3-2 è una vera impresa.

Gaetano De Stefano

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04/04/2010 00:15
 
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Cassano spiana la strada
La Samp passa a Verona

Un gol dell'attaccante dopo neanche un minuto facilita il compito dei blucerchiati, che superano 2-1 il Chievo. Pazzini raddoppia nella ripresa, poi Mantovani accorcia le distanze. Samp quarta in attesa di Catania-Palermo

VERONA, 3 aprile 2010 - Per vincere occorre segnare. E il Chievo non ci riusciva da sei turni e la rete di Mantovani nel finale non risolve. Per la Samp non è difficile uscire con il bottino pieno dal Bentegodi: Cassano spiana la strada andando in gol dopo neanche un minuto, poi ci pensa Pazzini in avvio di ripresa a mettere al sicuro il risultato. La Samp soffre nel finale, dopo il gol di Mantovani che accorcia le distanze, ma riesce a portare a casa i tre punti che la riportano al quarto posto, in attesa di Catania-Palermo. Il Chievo, che nelle ultime sei partite ha totalizzato tre pareggi e tre sconfitte, si mantiene comunque in una posizione di tutta tranquillità.

TORNA PINZI — Scontata la squalifica, Pinzi torna a centrocampo, alternandosi con Bentivoglio alle spalle del tandem d'attacco Pellissier-De Paula; in panchina si rivede Abbruscato. Delneri pensa al derby e risparmia il diffidato Gastaldello, al suo posto c'è Accardi al centro della difesa; un turno di riposo a Poli, che ha un piccolo problema alla caviglia e va in tribuna e viene sostituito a centrocampo da Tissone. Davanti la collaudata coppia Cassano-Pazzini.


SAMP SUBITO AVANTI — Pronti-via e la Sampdoria va subito in vantaggio: dopo 30 secondi la difesa del Chievo si fa sorprendere su un lancio in profondità e spalanca la porta a Tissone, la conclusione del centrocampista argentino è respinta da Sorrentino, recupera Guberti che rimette al centro dove Cassano, tutto solo, ribadisce in rete. Passano due minuti e la Samp potrebbe raddoppiare: Semioli lanciato a rete entra in area sulla destra, Sorrentino esce, prende palla e caviglie e abbatte l'esterno blucerchiato, l'arbitro Gava indica il dischetto del rigore, ma dopo un consulto con il guardalinee rivede la propria decisione. Passata la buriana iniziale, il Chievo prende decisamente in mano la partita e sfiora subito il pareggio: al 4' Pellissier si divora l'1-1 stoppando bene in area ma calciando alle stelle da ottima posizione. All'8' splendido calcio di punizione di Bentivoglio, Storari vola a togliere la palla dall'incrocio dei pali. La squadra di Di Carlo preme ma non crea grattacapi alla difesa doriana, un po' superficiale nei disimpegni; la Samp fatica invece a uscire dal proprio guscio. Al 34' Pinzi pesca in area De Paula che anticipa di testa Lucchini e sfiora il palo. Cinque minuti dopo Palombo prova a festeggiare le 300 partite da professionista con un destro dalla lunga distanza che finisce di poco a lato. La Samp torna pericolosa al 44': Semioli tocca al centro per Cassano che di prima intenzione apre a destra per l'accorrente Pazzini, la conclusione dell'attaccante è respinta in corner da Sorrentino. L'ultima occasione del primo tempo è di marca gialloblù: gran lancio di Pinzi per Pellissier che scatta in posizione regolare, Storari esce rapidamente dai pali e strappa la palla dai piedi dell'attaccante.


PAZZINI RADDOPPIA — Come l'avvio di partita, anche i primi minuti della ripresa sono tutti a favore della Samp. I blucerchiati sfiorano il raddoppio al 4': sul calcio di punizione di Palombo, Lucchini stacca di testa e impegna Sorrentino in una difficile deviazione in corner. Tre minuti dopo il Chievo commette un'ingenuità su una rimessa laterale lasciando tutto solo Cassano, che dal fondo mette al centro un pallone rasoterra, Sorrentino in tuffo respinge. La difesa del Chievo capitola al 10': Tissone tocca bene in profondità per Pazzini, Sorrentino è bravo a respingere la prima conclusione dell'attaccante blucerchiato, ma non può fare nulla sulla successiva ribattuta. Sotto di due gol, Di Carlo avanza il baricentro: fuori un centrocampista, Rigoni, e dentro una punta, Abbruscato, che torna dopo due mesi di assenza. Il cambio sembra ridare fiducia al Chievo: al 18' Pellissier affonda sulla destra e crossa sul secondo palo dove irrompe Bentivoglio, la conclusione del centrocampista da ottima posizione è respinta in corner dal piede di Lucchini. Dopo quattro minuti i padroni di casa restano in dieci: Morero, già ammonito, entra duro su Cassano, il secondo giallo è inevitabile. Dopo l'espulsione, Di Carlo cerca di riequilibrare la situazione togliendo una punta, De Paula, per inserire il centrocampista Ariatti. Delneri risponde facendo rifiatare Semioli, al suo posto Padalino. Avanti di due gol, la Samp forse comincia già a pensare al derby della prossima settimana e al 31' commette una grave ingenuità difensiva: sul calcio d'angolo di Bentivoglio, Mantovani viene lasciato tutto solo sul secondo palo e non ha difficoltà a battere Storari. I blucerchiati traballano e Delneri si cautela: fuori Cassano, dentro Franceschini, la Samp passa al 4-5-1, salvo poi tornare alle due punte con l'ingresso di Testardi per Guberti. Di Carlo manda in campo Bogdani per l'assalto finale, ma la difesa della Samp tiene e porta a casa tre punti importantissimi nella rincorsa al quarto posto.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
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