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Serie A 2009/2010 Risultati, notizie, classifica

Ultimo Aggiornamento: 20/05/2010 13:54
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17/01/2010 20:00
 
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L'Atalanta rialza la testa
La Lazio? Non pervenuta

Una doppietta di Doni in avvio indirizza la gara, Padoin firma il definitivo 3-0 e già nel primo tempo la partita è segnata

BERGAMO, 17 gennaio 2010 - "Cuore, testa e gamba" è la ricetta che il bergamasco Mutti chiedeva ai suoi ragazzi. La lezione è stata impartita talmente bene che al 9' l'Atalanta è già sopra di due gol. Il bomber? Quel Cristiano Doni "pietra dello scandalo" della precedente gestione Conte. Poi è lo stesso capitano nerazzurro a regalare a Padoin il pallone del 3-0. Al 35' del primo tempo, la gara è già finita, anche perché la Lazio è rimasta a Roma.

PROFETI IN PATRIA — Bortolo Mutti torna sulla panchina dell'Atalanta dopo più di 10 anni e si affida alla "vecchia guardia" e al modulo imparato a memoria dai nerazzurri: Doni si piazza alle spalle dell'unica punta Tiribocchi; nella difesa in emergenza rientra Bianco. La Lazio si presenta a Bergamo col tridente Rocchi-Floccari-Zarate: il centravanti calabrese, l'anno scorso grande protagonista tra i nerazzurri (33 presenze e 12 gol, ma soprattutto tante sponde e molti assist per i compagni), viene accolto dai suoi ex tifosi con applausi, sciarpe e anche un bel fiasco di vino in regalo; a centrocampo Ballardini si affida alla sostanza di Firmani e alla geometria di Baronio, Del Nero fluidifica a sinistra.


CAPITANO MIO CAPITANO — In un'accorata autodifesa durante la conferenza stampa della vigilia, Doni aveva ribadito il suo amore per i colori nerazzurri - "Potete dire che sono finito, ma non che mi sia mai tirato indietro" - le sue parole. Dopo 10' minuti di gioco, però, non si può neanche più dire che sia finito, visto che il capitano domina, sigla una doppietta (il primo di testa, il secondo con un imparabile destro) e spiana la strada all'Atalanta. La Lazio non sembra neanche scesa in campo: Firmani rincula, Baronio non imposta, Del Nero non spinge, Zarate - l'unico a mostrare un minimo di voglia - riesce solo a collezionare ammonizioni tra gli avversari.


ATTACK MUTTI — Il risultato inevitabile è un dominio nerazzurro, con sapiente circolazione di palla, un Doni davvero superlativo che difende, fa salire la squadra e sforna assist a profusione. Su uno di questi, al 35', Padoin s'inventa una conclusione a giro che bacia il palo e si accomoda in rete. All'esultanza partecipa anche il mister, che invade il terreno di gioco, ma sbaglia tacchetti e finisce per regalare alla platea una spettacolare scivolata. L'Atalanta sembra davvero una squadra trasformata, non certo quella "scollata" - come lui stesso l'aveva definita - che il neo tecnico aveva rilevato poco meno di una settimana fa.

MAURITO NON BASTA — Ballardini, invece, stenta a riconoscere i suoi e prova a scuoterli dal torpore inserendo Dabo al posto di Firmani e Mauri per Del Nero. Qualcosa di più si vede, anche perché meno era praticamente impossibile, ma davvero troppo poco per sperare in una miracolosa rimonta. La luce biancoceleste si accende solo quando la palla passa tra i delicati piedi di Zarate, ma i compagni non lo assistono e l'argentino predica nel deserto. E il secondo tempo, per i biancocelesti, finisce solo per essere un'inutile appendice a una gara ampiamente compromessa, con l'aggravante di un infortunio muscolare a Floccari, costretto al cambio.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
17/01/2010 20:04
 
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Pazzini risponde a Llama
Ma la Samp non vince più

Apre l'argentino su calcio di punizione, risponde Pazzini su rigore allo scadere del primo tempo. Settima partita senza successi per i blucerchiati

GENOVA, 17 gennaio 2010 - Settima giornata di digiuno dai tre punti (l'ultima vittoria, con il Chievo, risale al 22 novembre), e per quella che era la sopresa di inizio stagione ormai si profila un campionato da metà classifica. Contro un Catania attento e combattivo, la Samp ha poche idee e deve rincorrere per tutto il primo tempo dopo il gran gol di Llama in avvio. Pazzini fa 1-1 su rigore ma nella ripresa gli uomini di Delneri fanno davvero poco per centrare il vantaggio. Al 90' a Marassi c'è spazio solo per i fischi.

NOVITA' — Delneri lancia subito nell'undici titolare Storari e Guberti, e lascia in panchina Mannini (c'è Semioli sull'altra corsia). Nel Catania, privo dello squalificato Mihajlovic (sostituito da Marcolin), c'è il rilancio di Ricchiuti, che gioca affianco a Mascara e Martinez. Il resto è tutto confermato.


PARTENZA SPRINT — I blucerchiati partono meglio e sfiorano il vantaggio già al primo minuto: assist, manco a dirlo, di Cassano per Poli, sul cui destro ravvicinato si salvano con qualche affanno i centrali catanesi. Un minuto dopo Pazzini cade in area e invoca il rigore, Morganti lascia correre. E ancora, al 10', Cassano si libera bene in area e sfiora il gol con un cross deviato. Rimarrà il miglior momento dello Samp. Il vero sprint è però quello dei rossoazzurri, che alla prima chance passano: minuto 14, Mascara conquista una buona punizione dal limite e Llama sfodera un gran sinistro tagliato che beffa uno Storari non molto reattivo.

BLACK OUT — Il gol subìto è la classica doccia fredda per la Samp, che si blocca e per mezz'ora fatica a trovare idee per avvicinarsi ad Andujar. Di riflesso, il Catania si chiude con ordine e cerca di pungere in velocità con Martinez e Mascara. Non è una gran partita e il pari arriva all'ultimo minuto, quando Silvestre trattiene Pazzini in area. E' rigore (tra le proteste catanesi), trasformato dallo stesso attaccante.


RIPRESA — Nel secondo tempo Delneri cerca linfa vitale in Mannini e Padalino, al posto degli esterni titolari. Si scalda anche Pozzi, che poi non entra (Lucchini non sta bene ed entra Accardi), e non la prende bene. Nel Catania dentro Ledesma per Mascara e gli argentini diventano otto tra gli ospiti.

POCA VIVACITA' — La qualità del gioco non trae benefici dai cambi e le occasioni arrivano col contagocce. Una delle migliori capita al Catania, con Martinez che s'invola verso Storari e inciampa clamorosamente sul pallone prima di concludere. Gli uomini di Delneri si svegliano tardi: negli ultimi minuti, una rovesciata di Pazzini (deviata in corner) e un colpo di testa a lato di Rossi. Davvero troppo poco.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
17/01/2010 20:08
 
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Bellina la futura moglie di Cassano ...
17/01/2010 20:09
 
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Il Parma resiste in dieci
Con l'Udinese finisce pari

Senza reti la sfida del Tardini: nel primo tempo il portiere dei friulani para un rigore ad Amoruso, poi Galloppa si fa espellere. Ospiti più pericolosi nel finale ma il risultato non si sblocca

PARMA, 17 gennaio 2010 - Un punto per ripartire. Parma e Udinese si dividono la posta al Tardini, in una sfida senza gol ma con tante emozioni. Gli emiliani controllano meglio il campo, sbagliano un rigore con Amoruso nel primo tempo e restano in 10 dal 30' dopo il rosso a Galloppa, ma sembrano non risentirne. Gli ospiti invece sono pericolosissimi nel finale, con quattro punte in campo alla ricerca disperata della vittoria che manca da 5 turni. I padroni di casa invece smuovono la loro classifica dopo tre sconfitte di fila.

LE SCELTE — Guidolin punta su Amoruso e Biabiany come coppia d'attacco. In difesa c'è Paci al posto dello squalificato Panucci. De Biasi conferma il 4-4-2 ma affianca Sanchez a Di Natale. Inler è squalificato: Isla scala in mezzo, Pasquale titolare a sinistra. D'Agostino non al meglio parte dalla panchina.

DISCHETTO E ROSSO — Il Parma prova a gestire in avvio, ma le occasioni non arrivano. Di Natale e Sanchez si pestano i piedi nei primi minuti, poi prendono le misure e con la loro velocità cominciano a mettere in crisi i centrali di casa. La gara decolla al 24', quando Zapata stende Dzemaili in area ospite. Dal dischetto va Amoruso, ma Handanovic compie una prodezza volando a respingere il tiro sulla sua sinistra e poi bloccando in collaborazione col palo. Il portiere sloveno dei friulani è protagonista anche cinque minuti dopo: un suo rilancio con le mani innesca il contropiede di Sanchez, steso da Galloppa mentre sta guadagnando metri verso Mirante. L'arbitro caccia il centrocampista e il Parma resta in dieci. Gli emiliani si riorganizzano con un 3-4-2 molto compatto, ma la gara si innervosisce: al 37' Biabiany crossa con Lukovic a terra, Handanovic blocca il pallone e in campo si scatena una rissa, che l'arbitro seda a fatica sventolando il giallo sotto il naso di Di Natale e Lucarelli.

PORTIERI PROTAGONISTI — Le due squadre si affrontano a viso aperto nella ripresa, perché il Parma non rinuncia a giocare nonostante l'inferiorità numerica e l'Udinese diventa più imprevedibile dopo l'inserimento di D'Agostino. Se il risultato non si sblocca il merito è dei due portieri: Handanovic conferma di essere in giornata di grazia quando respinge un colpo di testa ravvicinato di Biabiany poco prima del quarto d'ora; Mirante risponde cinque minuti dopo ipnotizzando Sanchez, liberato da un'invenzione di D'Agostino.

TUTTO PER TUTTO — De Biasi vuole vincere e decide di fare ricorso alle sue due torri in panchina: al 22' l'Udinese passa al tridente con Floro Flores punta centrale, al 35' gli attaccanti diventano quattro dopo l'ingresso di Corradi.Il 33enne di Siena a tre minuti dalla fine ha la possibilità di sbloccare il risultato, ma il suo colpo di testa su assist del propositivo Sanchez si stampa contro il palo. E' il segnale che il risultato è destinato a non sbloccarsi.

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
18/01/2010 12:36
 
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Napoli-Palermo finisce 0-0
Ma i migliori sono i portieri

Il risultato non deve ingannare: le squadre di Mazzarri e De Rossi mettono in scena, soprattutto nel primo tempo, tanto agonismo (8 i cartellini gialli) e altrettanto spettacolo. De Sanctis para un rigore a Miccoli, che poi sarà sostituito e uscirà polemicamente. Per i napoletani, tredicesimo risultato utile consecutivo e quarto posto, sesti i rosanero

NAPOLI, 17 gennaio 2010 - Fossero così tutti gli 0-0... Napoli e Palermo mettono in scena una partita spettacolare nonostante l'assenza di gol, dovuta soprattutto alla grande serata dei due portieri, De Sanctis e Sirigu, che alla fine risultano i migliori in campo. E tutto sommato il punto consente sia a Mazzarri sia a Rossi un cammino positivo che per il primo arriva addirittura al tredicesimo risultato utile.


NAPOLI COL TURBO — Il Napoli parte a tutta: grande pressing a centrocampo e folate offensive appena ce n'è la possibilità. Un atteggiamento che coglie di sorpresa un Palermo che all'ultimo si ritrova privo di Liverani, cioè del metronomo che i tempi del gioco. Così i rosanero si ritrovano ben presto schiacciati nella loro metà campo, e già al 7' arriva la prima occasione: Hamsik recupera palla con la collaborazione di Denis, arriva a limite e tira sfiorando il palo a portiere battuto. Poi resta la pressione fino a metà tempo, quando improvvisamente arrivano due minuti di follia della difesa napoletana a cui solo una raffica di prodezze di De Sanctis riesce a porre rimedio. Prima c'è un veniale disturbo di Rinaudo su Cavani al tiro che l'arbitro Orsato sanziona col rigore: batte Miccoli, De Sanctis non si fa ingannare, respinge in tuffo e poi esce ancora sugli attaccanti che provavano a riprendere il pallone. Ne nasce un angolo su cui c'è un batti e ribatti: prima salva sulla linea De Sanctis, poi fa la stessa cosa la difesa. Quindi la partita si mantiene spettacolare e divertente, con una nuova occasione napoletana firmata da Denis (ma Hamsik c'entra sempre perché firma l'assist) e una doppia chance rosanero sventata prima dal solito De Sanctis, e poi solo da un leggerissimo errore di Simplicio, che dal limite sfiora il palo della porta vuota. Quindi si prosegue fino al riposo con le squadre anche un po' lunghe ma lo spettacolo sempre a mille.


LA RIPRESA — Si riparte alla stessa velocità del primo tempo, con il Napoli all'attacco (Sirigu ottimo in uscita su Hamsik) e il Palermo di rimessa con qualche tiro dalla distanza che appare più che altro destinato ad alleggerire la pressione napoletana. Col passare dei minuti, però, la stanchezza iniza a farsi sentire, e i due tecnici mettono mano ai cambi: Delio Rossi, per avvalersi della classe di Pastore, manda fuori non il candidato naturale Simplicio ma Miccoli, che la prende male e se ne va direttamente in spogliatoio; Mazzarri manda Dossena al debutto nella sua nuova squadra (esce Aronica). Lo spettacolo resta comunque inferiore alla prima metà della gara, mentre il nervosismo lievita. Fioccano i gialli: Cavani e Simplicio, diffidati, salteranno la Fiorentina; stesso destino per Quagliarella a Livorno. Nel finale Mazzarri pompa energie nuove con Hoffer e Cigarini, il Napoli accenna il forcing ma la lucidità del primo tempo non c'è più anche perché le condizioni del terreno di gioco (allentato dalla pioggia) non aiutano. E alla fine lo 0-0 è il risultato più logico.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
18/01/2010 21:34
 
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SERIE A 2009/2010 20ª Giornata (1ª Ritorno)

Anticipi del 16/01/2010
Cagliari - Livorno 3-0
Bari - Inter 2-2
Restanti del 17/01/2010
Atalanta - Lazio 3-0
Chievo - Juventus 1-0
Fiorentina - Bologna 1-2
Milan - Siena 4-0
Parma - Udinese 0-0
Roma - Genoa 3-0
Sampdoria - Catania 1-1
Napoli - Palermo 0-0 (posticipo serale)

Classifica
1) Inter punti 46;
2) Milan(*) punti 40;
3) Roma punti 35;
4) Napoli punti 34;
5) Juventus punti 33;
6) Palermo punti 31;
7) Cagliari(*) e Fiorentina(*) punti 30;
9) Parma punti 29;
10) Bari(*) punti 28;
11) Chievo, Genoa(*) e Sampdoria punti 27;
14) Livorno punti 21;
15) Lazio e Udinese(*) punti 20;
17) Bologna(*) punti 19;
18) Atalanta(*) e Catania punti 16;
20) Siena punti 12.
(*) una partita in meno

Recuperi
Bologna - Atalanta Mer 20-01-2009
Genoa - Bari Mer 20-01-2009
Udinese - Cagliari Mer 27-01-2009
Fiorentina - Milan Mer 27-01-2009
18/01/2010 21:39
 
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Ferrara a colloquio
Bettega lo conferma

Si è concluso intorno alle 19 l’incontro tra il tecnico, Blanc e Secco nella sede della Juventus. Bettega: "Continuiamo con lui in panchina, la dirigenza ritiene che il problema non sia lui. Il Mercato? Il nostro primo acquisto è Sissoko

TORINO, 18 gennaio 2010 - Poco prima delle 19 si è concluso il colloquio tra Ciro Ferrara e la dirigenza bianconera nella sede della Juventus. Il primo a uscire è stato il d.s. Alessio Secco. Subito dopo Ferrara con la sua Maserati. Il tecnico ha sorriso rispondendo solo con un cenno d'assenso ai cronisti che gli chiedevano come fosse andato l'incontro, iniziato verso le 16. E' uscito anche Roberto Bettega che ha confermato Ciro Ferrara allenatore della Juve: "Ferrara sorrideva? Certo, non era un sorriso bugiardo, andiamo avanti con lui in panchina. La dirigenza ritiene che il prioblema non sia lui. Mercato? Il nostro primo acquisto è Sissoko".

CIRO NON SI MUOVE — Ferrara si è presentato in sede dove c'era ad attenderlo Jean- Claude Blanc nell’ufficio che era stato di Roberto Bettega, insieme al vice d.g. e il direttore sportivo Alessio Secco. Ma da quanto è trapelato da corso Galileo Ferraris oggetto dell’incontro non sono stati né l’esonero né tantomeno le dimissioni del tecnico. Dopo l’ennesima giornata di consulti intorno alla grande malata del campionato la società è infatti orientata ad andare avanti così più per mancanza di valide alternative che per reale convinzione. I dirigenti, in realtà, sono sempre più preoccupati, del resto l’evidenza della crisi bianconera è sotto gli occhi di tutti. Così la scelta di proseguire con Ferrara, almeno per un po’, non pare accompagnata dalla necessaria determinazione.


TORNA SISSOKO — E sabato arriva a Torino l’ex Claudio Ranieri col dente presumibilmente avvelenato e con la sua Roma che ha appena sorpassato la Juve e un Totti in più. La Juve recupererà per l'occasione Momo Sissoko, che con il Mali è stato eliminato dalla Coppa d’Africa e che sarà a Torino giovedì. . Da verificare anche le condizioni di Grygera e Cannavaro, operati stamattina al naso, e di grosso sostituito a Verona.

CHIELLINI CONCENTRATO — Sul momento dei bianconeri è intervenuto Giorgio Chiellini, a Milano per gli Oscar del calcio: "Dobbiamo affrontare una settimana cruciale per noi. Può rilanciarci contro la Roma e in Coppa Italia, però la verità è che può anche affossarci. Va preparata al massimo delle nostre possibilità. Stiamo andando male tutti, giocatori in primis - ha aggiunto il centrale bianconero a chi gli chiedeva un parere sull'efficacia di un cambio di allenatore. Riguardo ai fischi e le critiche dei sostenitori juventini, Chiellini ha commentato: "Mi spiace per i tifosi, siamo i primi ad essere delusi, non ci aspettiamo certo applausi. Saluterò Ranieri con affetto, certo avrei preferito che la Roma fosse dietro", ha concluso il difensore riferendosi alla prossima sfida che vedrà sabato sera la Juve di fronte al suo ex allenatore.


DEL PIERO E LE RESPONSABILITA' — Alessandro Del Piero dal suo sito sottolinea: "In queste circostanze parlare è difficile perché da una parte non c’è davvero nulla da dire (sono convinto che l’unica cosa utile sia comprendere gli errori, migliorare e fare di tutto per venirne fuori) ma dall’altra rimanere in silenzio potrebbe essere scambiato come una mancanza di assunzione di responsabilità. Ed è l’ultima cosa che vorrei. E’ arrivata un’altra sconfitta, dopo i passi avanti fatti contro il Napoli, e la mia delusione è stata enorme. A volte è difficile capire e spiegare che cosa accade in queste circostanze, che per la Juventus non sono certo la consuetudine".

Alberto Mauro

Fonte: gazzetta
20/01/2010 22:06
 
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Recupero 17ª Giornata
Il Bari incassa un punto
Il Genoa si accontenta

A Marassi finisce 1-1 al termine di uan partita poco spettacolare. Pugliesi in vantaggio al 4' con un gol discusso di Barreto; i rossoblù pareggiano nella ripresa con una punzione di Milanetto deviata dalla barriera

GENOVA, 20 gennaio 2010 - Un gol a testa e un punto che accontenta tutti. Il recupero della diciassettesima giornata tra Genoa e Bari non regala spettacolo ed emozioni. A decidere il match sono due deviazioni su altrettanti calci piazzati al 4' del primo tempo e all'8' della ripresa, grazie a Barreto e Milanetto.

SUBITO DAINELLI — Crisi ed entusiasmo. Genoa e Bari. Gasperini per dare un taglio al momento no gioca sul carattere dei suoi. Carica il 3-4-3, con Dainelli subito in campo e Sculli, non al meglio, nel tridente. Il Bari si presenta con il 4-4-2, l'organizzazione del gioco e i pericolosi Meggiorini e Barreto in attacco.


SUBITO BARI — La differenza è evidente sin dal primo minuto. Il Bari, raccolto in venti metri esibisce tutte le sue qualità; centrocampo elastico e dialogo a occhi chiusi. Poi i numeri dei suoi elementi di spicco: da Almiron, veloce e pronto a rilanciare l'azione, a Barreto, una scheggia sempre nel posto giusto. Esattamente come al 4', quando molto fortunosamente devia in porta una palla schizzata su Papastathopolus, sulla punizione deviata a sua volta dalla barriera. Proteste dei rossoblù per un presunto fallo di mano, ma Saccani non fa una piega.

ANCHE CRESPO — Il Genoa impiega un quarto d'ora per risalire la china, ma la sua spinta si esaurisce nell'imbuto difensivo pugliese che assorbe tutto. Al 14' Parisi lascia per un grave infortunio al ginocchio, dentro Salvatore Masiello. Al 16' il Genoa fallisce il pari con Milanetto che si fa sbarrare la strada da Gillet e cerca con Suazo di confondere le idee a Belmoente e compagni. Il Bari controlla e e si scatena nel contropeide, per poi peccare di leziosità in difesa, rischiando oltre misura. Ma ha di fronte un Genoa che spinge ma non convince. Così il pirmo tempo si esaurisce in un noioso andirivieni dei rossoblù che schiacciano i galletti, ma non riescono a impensierire Gillet. Nel recupero Gasperini raccoglie l'appello di Papastathopolus, vittima di un problema muscolare. Nella mischia getta Crespo. Rossi scala in difesa, Rossi e centrocampo: si passa al 4-4-2.

FORT APACHE — L'inizio della ripresa è un assedio. Angoli su angoli per il Genoa che all'8' pareggia. Ancora un gol sporcato da una deviazione sulla punzione di Milanetto. Il nuovo assetto dei liguri funziona e il Bari soffre a dismisura. La difesa non sembra reggere all'urto, ma ci pensa Gillet a rimediare. Soprattutto all'11' quando respinge consecutivamente due fendenti di Mesto. Il Bari, rinchiuso nella sua tana deve fare straordinari e miracoli per non capitolare. Mesto a destra è una furia incontenibile; Andrea Masiello è la colonna della difesa barese: praticamente insuperabile. Votato a un pressing feroce, il Genoa le prova tutte, sfruttando le fasce. Ventura cambia Alvarez con Kamata: mossa che regala più brio alle proiezioni offensive. C'è il palo esterno di Juric al 26', ma il Genoa sembra avere esaurito la benzina.

IL PARI CI STA — Il Bari chiude con Castillo al posto di Meggiorini; il Genoa con Moretti per Sculli. Due varianti poco incisive, che evidenziano in realtà tanta stanchezza. Bello il guizzo di testa di Suazo al 34'; puntuale la replica di Gillet, sempre impeccabile, mentre Amelia fa da spettatore. La pagnotta se la guadagna all'ultimo minuto bloccando un esterno destro di Almiron. Poi il fischio finale di Saccani: i pugliesi salgono a quota 29, il Genoa insegue a una lunghezza.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
20/01/2010 22:10
 
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Recupero 17ª Giornata
Di Vaio lancia il Bologna
L'Atalanta rimonta: 2-2

Due squadre pericolanti in fondo alla classifica regalano uno spettacolo di prim'ordine. Emiliani avanti 2-0 con doppieta di Di Vaio. Poi è show dei bergamaschi che accorciano con Manfredini e pareggiano con l'appena entrato Chevanton

BOLOGNA, 20 gennaio 2010 – Esce il risultato più prevedibile e meno utile. Nel senso che non modifica granché la situazione. Potrebbe anche ssere un bene, se si considera come, per Bologna e Atalanta, sarebbero potute cambiare le cose con una sconfitta. Ovvero in modo drammatico. Però il pareggio che ne vien fuori in questo recupero della 17ma è quanto di più diverso ci si poteva aspettare da due squadre sul crinale della disperazione. Perché è un 2-2 divertente, spettacolare. Grazie a Di Vaio, autenticamente ricaricato dal gol nel Classico dell’Appennino con la Fiorentina. Sembra che gli possa riuscire tutto bene. E infatti gli è uscito un bellissimo uno-due, già nel primo tempo. Per il 2-0 che ha portato virtualmente il Bologna sei punti davanti all’Atalanta. Però non è l’unico ad essersi trasformato, Di Vaio. Anche l’Atalanta, con la terapia Mutti, ha tutt’un’altra cera. Lo si era capito sullo 0-0, e se ne è avuta l’impressione ancor più netta, per come ha subito accorcato con Manfredini, per come ha pareggiato con Chevanton, e per come ha continuato a cercare di prendersi tutto. Fino alla fine. Più di quanto non abbia fatto il Bologna.


LA PAURA PRIMA DELLO SHOW — E pensare che per i primi venti minuti la sensazione di essere ad un concorso di prudenza era persino pesante. Squadre corte, ben coperte dietro la linea della palla, passaggi ravvicinati, ché non si sa mai. Tanta attenzione. Tanta paura di lasciare il piatto all’avversario. Un pericolo che almeno inizialmente dev’essere sembrato toppo grande. A voler proprio vedere, se qualcuno ha osato un poco di più, quel qualcuno è stata fin da subito l’Atalanta. Non che abbia messo davvero alla prova Viviano, questo no. Però ha ricamato tanti passaggi, qualcuno in sequenza veloce. Anche se poi, su palla inattiva, lo schema è sembrato ben chiaro: mirino sulla palla alla ricerca della testa di Manfredini. Il quale ancora sullo 0-0 due volte è stato anticipato di testa, una da Lanna, un’altra da Zalayeta. Prodromi di quanto avremmo visto più tardi, in tutt’altra situazione.


ACCELERAZIONE DI VAIO — Dopo cioè che si è scatenato Di Vaio. Il quale prima ha fatto una sgasata di prova, partendo via sulla sinistra. Talamonti gli ha arrancato dietro, e poi ha guardato la sua conclusione rimbalzare oltre il palo lungo. Così al 19’ Di Vaio ha pensato di inventare tutto fin dall’inizio. Sulla palla ferma, pronta per una punizione, erano già arrivati belli impettiti Britos e Zalayeta. Il capitano deve però aver fatto valere la sua autorità. O forse era tutto studiato. Comunque sia: ha battuto lui, benissimo. Coppola più che tuffarsi, sulla sua sinistra, si è buttato alla disperata, all’indietro, finendo insaccato come il pallone. E’ stato come se qualcuno avesse di colpo azionato i motori supplementari. La velocità di tutta la partita è aumentata. Di Vaio, almeno per un po’, ha dato l’idea di essere un supereroe. Bello davvero il suo 2-0. Per il quale deve un “grazie” a Zalayeta: non solo per l’assist, morbido, preciso; ma anche per come ha creato le condizioni per trovarsi tutti e due sufficientemente liberi in mezzo all’area atalantina. Vale a dire con un’azione caparbia, con una palla strappata a centrocampo, e poi difesa. Fino al tocco per il bomber. Che è arrivato in corsa e all’altezza del dischetto di destro, al volo, ha infilato da sotto in su.


VIGORE ATALANTINO — La virtù dell’Atalanta si è palesata proprio da qual momento in poi. Non ha avuto sconquassi. Ha continuato a fare quello che aveva fatto fin lì, solo con ancor più vigore. Tanti triangoli, e poi, con la palla ferma, fiondate per Manfredini. Come sul corner da sinistra, due minuti dopo lo 0-2. Parabola alta e testa del difensore, imperioso, sicuro. Provvidenziale per evitare di ricominciare troppo indietro nel secondo tempo. Nel quale l’Atalanta ha fatto molto e il Bologna poco. Al 12’ Mutti ha tolto Ferreira Pinto e ha messo Chevanton, uruguaiano dalla media gol strepitosa, arrivato a novembre dal Siviglia. Dopo meno di tre minuti, sulla trequarti, Bombardini lo ha toccato duro. Cheva è caduto, è rimasto giù un poco, si è rialzato toccandosi la spalla. Intanto il gioco è proseguito, la palla, da dietro, è arrivata dentro la lunetta a Doni. Intelligente e pronta la sua sponda che ha scodellato il pallone proprio davanti a Chevanton redivivo. Che lo ha colpito, di contro-balzo, come per sfogarsi del dolore alla spalla. E lo ha incastrato angolatissimo: 2-2. Gol numero 31, in serie A, per Javier Ernesto.


FINALE NERAZZURRO — Ora rallenteranno? Si daranno per soddisfatti di non aver lasciato tre punti all’avversario? Il Bologna, forse più stanco, forse frastornato dal gioco dell’Atalanta, forse consapevole che lo status quo gli è più utile (ha comunque tre punti in più in classifica), magari ci sarebbe anche stato. L’Atalanta no. Guarente ha continuato a infilare la palla di dozzine di corridoi in mezzo alla difesa avversaria. E quando non ci ha pensato lui, lo ha fatto Doni. Se Guana in scivolata non avesse strappato via la palla a Ceravolo, o se Bombardini, pure lui in acrobazia, non avesse toccato la palla davanti a Garics solo davanti a Viviano, probabilmente saremmo qui a raccontare di un aggancio in coda. E di un’Atalanta più serena. Ma giocando così avrà modo di tranquillizzarsi

Mario Salvini

Fonte: gazzetta
23/01/2010 23:25
 
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Catania a valanga
Parma non pervenuto

Vittoria netta per i siciliani grazie al fattore M: reti di Mascara (che sull'1-0 ha fallito un rigore) , Martinez e Morimoto. Gli emiliani, falcidiati dalla assenze, non sono riusciti a costruire nulla

CATANIA, 23 gennaio 2010 - Lasciate stare la classifica. C’era tutta una serie di indizi che poteva farci immaginare come sarebbe potuta andare. Chefacevno presagire la vittoria del Catania, Ma forse non il trionfo che si è in effetti concretizzato, netto, meritato. I siciliani venivano da cinque gare in cui avevano raccolto 7 punti, dalla qualificazione in Coppa Italia, da un cambio di marcia iniziato con l’arrivo di Mihajlovic in panchina. Già prima di oggi, con lui, la media punti era salita fino a 1.4: non male per una che se ne sta al penultimo posto in classifica. Il Parma, al contrario, aveva vinto appena una delle ultime sette partite, e nelle ultime quattro si era presa un solo punto. Come se non bastasse aveva quasi più assenti che titolari abituali. Fuori Galloppa, Lanzafame e Zaccardo, squalificati, più Paloschi e Zenoni. Insomma, qualche sentore che favorito sarebbe stato il Catania, nonostante i 13 punti in più degli emiliani in graduatoria, era legittimo. Ma i fatti hanno superato le previsioni.


RIFUGIO ANTIAEREO — Alla fine del primo tempo, paradossalmente, Guidolin e i suoi avranno tirato un sospiro di sollievo. Il doppio fischio dev’essere stato come la sirena del cessato allarme aereo. E tutto sommato non era nemmeno andata malissimo. Il Catania era in vantaggio 1-0. Ma se fosse stato avanti 3-0 non ci sarebbe stato molto da dire. Perché ha dominato dall’inizio alla fine. I parmigiani non hanno tirato in porta. Il Catania lo ha fatto a raffica. Beppe Mascara ha trovato il vantaggio, con gran tempismo, inserendosi da dietro su corner da sinistra. Angolato e preciso, il suo colpo di testa. Quinta rete stagionale, ventisettesima in serie A col Catania. E’ un simbolo, Mascara, per questo club. Ed è quindi normale che sia stato lui a battere il rigore concesso da Gervasoni (fallo di Panucci) al 23’. Beppe ha cercato l’angolo alto a sinistra di Mirante. Mancandolo. La palla è volata via, alta. Ma pazienza.


SICUREZZA SICILIANA — Nemmeno lì ha avuto davvero paura, il Catania. Ha continuato a tenere palla, anche perché il Parma non è mai riuscito a costruire nulla. Boijnov e Amoroso, laggiù, era come se fossero dall’altra parte dell’oceano. Impossibile far arrivare a loro proposte di azione accettabili. Il Catania ha pagato la tassa di un Llama che si è intestardito a tirare da lontano, ma che ha anche corso e crossato parecchio. Su una delle tante triangolazioni costruite, Mascara, bravo davvero, ha appoggiato uno stop-assist a Ricchiuti che è arrivato baldanzoso, ha colpito quasi a botta sicura, centrando il palo a destra di Mirante.


L'UNO-DUE DEL K.O. — Il Parma si è illuso di poter fare di più nel secondo tempo, dove invece ha poi subito l’imbarcata. E probabilmente, anzi, le due cose sono correlate. Antonelli a sinistra, al posto di Lunardini (il suo oroscopo dev’essere stato brutto, oggi) ha dato vitalità e spostato un po’ avanti il gioco degli emiliani. Cosa che alla lunga ha facilitato le incursioni catanesi. Perché i passaggi sbagliati hanno continuato ad essere tanti, e i tiri in porta pochi. Il più pericoloso al 13’, quando Panucci su punizione da lontano ha spolverato la traversa. Nel frattempo i tentativi dei siciliani sono stati sempre più pericolosi. Fino allo spettacolare taglio di Izco (entrato al 17’ della ripresa per Ricchiuti) che ha messo Martinez da solo nell’area piccola del Parma. Veronica del centravanti, che si è fatto sfilare la palla in mezzo alla gambe, si è girato, e ha infilato. Il Parma sarebbe volentieri andato a casa già lì. Invece ha dovuto subire ancora. Amoroso ha visto vagare una palla alta nell’area catanese e, non si sa come, è riuscito a trovare l’angolazione per spedirla di testa verso la porta, per la prima e unica parata di Andujar. Peraltro di tutto comodo. Si era alla mezz’ora. Vale a dire un minuto prima della discesa di Capuano che entrando in area del Parma da sinistra ha messo in mezzo per Morimoto, entrato da meno di tre minuti. Per il giapponese si è trattato di fare un tocchetto facile facile: 3-0. Giocando così ci si può salvare.

Mario Salvini

Fonte: gazzetta
23/01/2010 23:36
 
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Riise gol, vendetta Ranieri
La Roma passa 2-1 a Torino

Caduta libera della Juve di Ferrara. Apre Del Piero con un sinistro al volo, pareggia Totti su rigore, espulso Buffon decide il norvegese che colpisce di testa e manda i giallorossi a +5 sulla Juve e a -8 dall'Inter. Sei sconfitte nelle ultime 7 in campionato per i bianconeri

TORINO, 23 gennaio 2010 - La vendetta di Ranieri è compiuta. Va servita fredda, e quindi ci pensa un norvegese, Riise, nel recupero, a spedire ancora più all'nferno calcistico la Juventus di Ferrara. Riise colpisce di testa su un cross di Pizarro, che aveva sradicato la palla a Diego. Gran partita del cileno, due a uno e gran momento della Roma, che raccoglie forse anche più di quanto meriti. Ma in questa fase alla Juve va tutto storto: contro i giallorossi mette insieme la miglior prestazione del 2010 (non che fosse troppo difficile), va in vantaggio con Del Piero, si fa raggiungere, rimane in dieci. Serve il sacrificio in uscita di Buffon per evitare il contropiede di Riise, con la difesa bianconera sbilanciata. Ma il norvegese non si accontenta, e torna decisivo al 49'. Roma a +5 sui bianconeri, a -8 dall'Inter: Alzi la mano chi pensava a una classifica così al momento dell'addio di Spalletti.


DEL PIERO E TOTTI — Alla vigilia si erano scambiati complimenti dai rispettivi siti, poi hanno firmato la partita. Apre del Piero, risponde Totti, le due bandiere griffano il tabellino, nonostante prestazioni personali non ai loro livelli. Il gol della Juve arriva al 6' della ripresa, è fortunoso nella nascita, bellissimo nella conclusione. Diego prova a dare la palla a Amauri, Juan la svirgola, alzandola verso la zona di Del Piero, che da posizione defilata inventa un gran sinistro al volo sul palo lontano. Finisce nell'angolinno anche il tiro di Totti, che però colpisce dal dischetto. Al 23' trasforma il rigore per fallo di Grosso su Taddei, che lo aveva saltato in un dribbling stretto. L'azione nasce da una palla non rinviata e persa da Chiellini: Pizarro fa il resto e serve il brasiliano in area. Il cileno darà il bis negli assist.


JUVE, CADUTA CONTINUA — Il ritorno di Sissoko dalla coppa d'Africa rivitalizza il rombo di centrocampo, col maliano che dà dinamismo e presenza in copertura, e poi sa appoggiare la palla a Diego in fase di costruzione. Il brasiliano continua nella sua leggera crescita: non è ai livelli dell'andata a Roma, quando l'adattamento al campionato italiano pareva una formalità e si sprecavano paragoni, ma i segnali sono lievemente incoraggianti. Più protetta, la difesa per un'ora rischia meno che nelle ultime uscite, e Grygera trova persino modo di proporsi ripetutamente in fase d'attacco. Certo, Dani Alves e Maicon sono un'altra cosa, ma qualche cross arriva. peccato che Amauri non abbia ritrovato il feeling con il gol: il brasiliano ci arriva praticamente solo di testa, ma le sue conclusioni non sono mai precise o fortunate. L'atteso nuovo acquisto Candreva gioca solo l'ultima parte della gara, ed è lui in ritardo sul cross di Pizarro che Riise manda in porta. ma a dirla tutta, non si capisce dove fosse Salihamidzic. Nella ripresa calo netto della difesa, che troppe volte si fa trovare sbilanciata. E paga tutto alla fine. La serie nera continua (6 sconfitte nelle ultime 7), bisogna al più presto mettere una pezza.

ROMA, NON SERVE IL TO- TO — La Roma si sveglia nella ripresa, Ranieri batte per la prima volta la Juve (nei 12 suoi precedenti solo 3 pari). E dire che per 45' Buffon è inoperoso. I piani offensivi di Ranieri del resto erano saltati dopo 2 minuti, quelli che ci mette Luca Toni a infortunarsi: l'ex Bayern si blocca per un risentimento al polpaccio sinistro (che gli aveva dato dei problemi in settimana), il debutto del To-To è rinviato a data da destinarsi, con Totti che deve invece sostituire l'ex compagno di nazionale. Ci mette un po', perché non ha le scarpe da gioco, poi per un'altra decina di minuti giocherà a ritmo ridotto: entrare a freddo nel gelo dell'Olimpico torinese è un rischio grosso per chi rientra da un infortunio. Quelli difensivi invece reggono per tutto il primo tempo: la Roma lascia predominio territoriale ai bianconeri, ma copre con due linee compatte la propria metà campo. Quando la Juve trova il passaggio verso le punte, ci pensa Juan a non far arrivare i rifornimenti. Davanti ci si affida agli inserimenti costanti di Perrotta, che in un paio di occasioni però viene ignorato da Vucinic, che cerca un po' troppo la porta. Ma la luce la accende davvero Pizarro, che recupera palloni e serve gli assit decisivi. Quanto in alto arriverà la squadra di Ranieri?

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
24/01/2010 18:45
 
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Brinda il Napoli operaio
Livorno k.o. e Cosmi se ne va

Pur senza Lavezzi e Quagliarella, gli azzurri con il 2-0 del Picchi infilano il 14° risultato utile consecutivo e consolidano il quarto posto in classifica. De Sanctis para un rigore a Lucarelli. Clamorose dimissioni del tecnico umbro a fine gara: "Divergenze con Spinelli"

LIVORNO, 24 gennaio 2010 - Lavezzi rotto, Quagliarella squalificato, tanti indisponibili e trasferta insidiosa a Livorno: gli ingredienti per annusare il pericolo, in casa Napoli, c'erano tutti. Ma agli uomini di Mazzarri, da quattordici partite a questa parte, sta andando tutto bene. Perché l'impianto c'è, è forte e difficile da scalfire. Anche per il Livorno, appunto, che in casa si era preso la soddisfazione di battere anche Genoa, Sampdoria e Parma; tirandosi un po' fuori dalla zona calda. Eppure è il Napoli a brindare, forte di due giocatori simbolo della nuova gestione: Maggio e Cigarini, ovvero corsa e qualità. E il quarto posto in classifica si consolida. Problemi gravi in casa Livorno perché con un colpo a sorpresa Serse Cosmi si è dimesso a fine gara.


VULCANO COSMI — "Non ci sono le condizioni per lavorare proficuamente - ha detto il tecnico umbro in conferenza stampa - a causa di divergenze con il presidente Spinelli sul modo di guidare la squadra. Ci deve essere il rigoroso rispetto dei ruoli. Non posso pensare di preparare le partite consumando energie nervose per gestire una conflittualità interna". Un Cosmi inarrestabile che ha così concluso: "Meglio farsi da parte". Torna preoccupante la classifica in chiave salvezza, visto che il vantaggio dalla terz'ultima in una settimana si è dimezzato: da 4 a 2 punti.


VAN MAGGIO — E ora la partita. Tutto ruota a ciò che accade nel recupero del primo tempo. Dopo 45' piuttosto equilibrati, con un paio di occasioni ghiotte per parte (Hamsik e Lucarelli), sul Picchi si palesa Van Basten, travestito da Christian Maggio. Esageriamo, ovviamente, ma la rete che sblocca il risultato dell'ex doriano ricorda molto il capolavoro dell'olandese nella finale dell'Europeo 1988 contro la Russia. Per qualcuno, quello, è stato il gol del secolo. Qui gli interpreti si chiamano Aronica (cross scivolando) e Maggio, che da fuori area calcia al volo, incrociando: la palla finisce all'incrocio dei pali, alla destra di De Lucia. Serve altro?

LANCI LUNGHI — Fin lì, dicevamo, partita equilibrata. Il Napoli, senza le superstar, punta tutto sulla corsa del suo centrocampo: Cigarini smista, Pazienza e Gargano pressano e mandano in tilt i colleghi livornesi. Tanti, troppi, i lanci lunghi per la testa di Lucarelli, unico rimedio vista la ressa in mezzo. Il capitano toscano, peraltro, perde anche un sacco di tempo a protestare per via del trattamento rude di Cannavaro. Cosmi dopo l'intervallo con Filippini allarga il gioco e mette un po' in crisi la difesa del Napoli.


FATTORE MORGAN — De Sanctis, inoperoso nel primo tempo, diventa un fattore nella ripresa. Al 9' ribatte di piede un rigore calciato malissimo da Lucarelli (fallo di Pazienza su Bergvold), ma è nel finale che si supera su colpo di testa di Perticone. Nel frattempo nel Livorno era entrato Tavano, a formare un tridente inedito accanto a Lucarelli, appunto, e Bellucci, alla prima in amaranto. Voglioso, l'ex di turno, di farsi vedere ancora pimpante; in concreto, combina poco. Altro esordiente per Cosmi, Esposito: anche per lui, partita normale.

CI PENSA CIGA — Il Napoli, col passare del tempo, soffre sempre meno. Denis, pur essendo l'unico attaccante a disposizione (a parte il baby Insigne), mette pure lui l'elmetto della lotta. Poi ci pensa Cigarini a chiudere la partita, praticamente da solo: fa espellere De Lucia, che gli para un pallonetto fuori area con le mani, e sulla susseguente punizione la piazza all'angolino. In porta, va detto, c'era Marchini, visto che il Livorno aveva esaurito i cambi. La vittoria è scritta, la classifica consolidata. Napoli in Europa, qualcosa di concreto ogni giornata di più.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
24/01/2010 18:55
 
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Hernandez-bis, Palermo vola
Fiorentina senza scampo

L'attaccante uruguaiano realizza nel primo tempo una doppietta che mette al sicuro il risultato. Sostituito nella ripresa da Budan, il croato sigla il definitivo 3-0. Viola apatici e mai pericolosi. I rosanero scavalcano la Juve e si portano al 5° posto

PALERMO, 24 gennaio 2010 - Il Palermo mai era riuscito a segnare 3 gol alla Fiorentina. Ci riesce stavolta, proprio quando i viola potevano vantare la miglior difesa del campionato (19 i gol subiti prima del via), insieme a Inter e Milan. Un 3-0 che regala ai rosanero il sorpasso sulla Juve e il quinto posto in campionato, a tre punti dalla zona Champions, mentre i viola perdono terreno. Protagonista assoluto è l'attaccante uruguaiano Hernandez, 19 anni, che realizza una doppietta nel primo tempo, prima che Budan arrotondi il risultato nella ripresa. Per il Palermo è il settimo risultato utile consecutivo, nonché la quarta vittoria casalinga di fila.

BUM BUM HERNANDEZ — Squalificati Simplicio e Cavani, Delio Rossi non si scompone e lancia la coppia Pastore, per la prima volta titolare, e Hernandez, 39 anni in due. Indisponibili Comotto, Kroldrup, Zanetti e Jorgensen, Prandelli posiziona Gobbi sulla sinistra, De Silvestri a destra con Felipe e Gamberini in mezzo. Con Gilardino avamposto solitario, alle sue spalle Vargas, Mutu e Santana si alternano fra il lavoro di sostegno alla fase offensiva e quello di rinforzo della mediana, con Montolivo e Donadel che oggi hanno faticato. Il Palermo da subito si mostra più compatto e coriaceo, i viola stentano sulle fasce e faticano ad entrare in partita. Così, col passare dei minuti, il Palermo impone il suo marchio alla gara grazie a un possesso palla più costante e ad accelerazioni che si fanno via via più insidiose. La Fiorentina invece non riesce a cambiar passo e tanto meno ad impensierire Sirigu, protagonista di un primo tempo di assoluto riposo. Dopo un inizio anonimo, la gara si scalda al 17', quando Cassani chiama Frey a un intervento di piede tutt'altro che scontato. I viola non colgono il segnale e procedono col loro calcio compassato e privo di fantasia, Miccoli invece si accende e al 28' centra di destro la traversa: il pallone rimbalza in campo ed Hernandez è pronto al facile tap in di testa. E' l'1-0 che frantuma gli equilibri della gara: viola sempre più in difficoltà, Palermo lievitante sul piano della personalità e della pericolosità. Tanto che al 37' i rosanero centrano il raddoppio, ancora con il giovane attaccante uruguaiano, stavolta servito in profondità da Pastore. Scatto bruciante, tocco di sinistro in anticipo su Frey in uscita e gol. Fra le due reti da segnalare anche un gran destro di Miccoli dal limite, al 31', che Frey devia in tuffo in angolo. Della Fiorentina non c'è traccia.

STAFFETTA CON BUDAN — Dopo l'intervento la Fiorentina si ripresenta con Marchionni al posto di Santana, ma soprattutto con una marcia in più sul piano della grinta. Così Gilardino va alla conclusione (fuori) su assist di Marchionni già dopo un paio di minuti, e poi ci prova lo stesso Marchionni di sinistro, con Sirigu che respinge. Intanto, all'8', Delio Rossi richiama Hernandez e manda in campo Budan. Passano 5 minuti, e proprio il nuovo entrato realizza il suo quarto gol in campionato (sempre al Barbera): al 13' infatti Miccoli batte una punizione, Liverani tocca all'indietro di testa, l'attaccante colpisce con un destro a mezza altezza in girata e supera ancora Frey. Per Gilardino ancora il tempo per scheggiare la traversa e poi lascia spazio a Jovetic, al 18', protagonista dell'unica nitida occasione viola della ripresa, con Sirigu che gli nega la gioia del gol. Ma la partita è segnata: il Palermo non ha cali di attenzione, la Fiorentina non trova colpi importanti e non riesce a inventare soluzioni pericolose, perché la giornata è davvero di quella di scarsa vena. Nei minuti finali trova spazio Bolatti, che esordisce così in serie A. E intanto le distanze in classifica si accentuano: ora i viola sono noni, mentre i rosanero sono i primi alle spalle del poker della zona Champions.

Fonte: gazzetta
24/01/2010 18:59
 
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La Samp rinasce a Udine
Ma i friulani recriminano

Gol e tante emozioni in Friuli: squadra di De Biasi in vantaggio con Di Natale su rigore, pareggia Pazzini dagli 11 metri. Isla riporta avanti l'Udinese, nella ripresa i gol di Pozzi e Semioli regalano ai blucerchiati la vittoria che mancava da due mesi. Nel finale negato un rigore ai friulani, che ora sono vicinissimi alla zona retrocessione

UDINE, 24 gennaio 2010 - Delneri lascia a casa Cassano e la Samp torna a vincere dopo due mesi. Difficile pensare che il successo blucerchiato a Udine sia frutto solo della rischiosa scelta dell'allenatore. L'Udinese ci ha messo del suo: buona nel primo tempo, nel quale ha messo sotto gli ospiti, nella ripresa è incappata in un paio di disattenzioni difensive di troppo, facilitando la vittoria di una Samp buona ma non certo al meglio. Nel finale anche un rigore non fischiato ai friulani, per fallo di Gastaldello su Sanchez, ha penalizzato oltre modo la squadra di De Biasi, che con soli due punti nelle ultime sei partite ora è vicinissima alla zona retrocessione.


D'AGOSTINO NON CE LA FA — Nell'Udinese non c'è D'Agostino: i problemi intestinali che l'hanno fermato negli ultimi giorni lo costringono a rinunciare anche alla panchina; in campo in cabina di regia c'è Sammarco. Nella Sampdoria per la prima volta senza Cassano, a casa per scelta tecnica, c'è Pozzi al fianco di Pazzini, mentre in panchina va il primavera Testardi. Di fronte ci sono due squadre che non vincono da mesi: l'Udinese dal 29 novembre (2-0 in casa al Livorno) e la Samp dal 22 novembre (2-1 al Chievo). La fame è tanta.

SUBITO DI NATALE — I blucerchiati partono con tante buone intenzioni: dopo pochi secondi Pozzi vince un rimpallo e ci prova dal limite dell'area, ma la conclusione è fiacca e a lato. Ma è l'Udinese a prendere subito il sopravvento. Al 4' Poli perde palla a centrocampo, la recupera Di Natale che pesca in area Sanchez, con il cileno che arriva in ritardo e calcia a lato. Tre minuti dopo i friulani passano in vantaggio: Cacciatore atterra ingenuamente Di Natale in area, netto calcio di rigore, dal dischetto l'attaccante campano realizza la sua tredicesima rete stagionale, che lo porta solitario al comando della classifica cannonieri (in attesa di Milito impegnato questa sera nel derby di Milano). La Samp va subito in bambola: un minuto dopo Sanchez semina il panico in area, tocca al centro per Di Natale, questa volta anticipato da Cacciatore. Sanchez e Di Natale si trovano a meraviglia: rapidi, mettono spesso in difficoltà i macchinosi centrali della Samp. Al 19' l'Udinese va ancora vicina al raddoppio: Inler affonda sulla destra, la difesa ospite si muove male, lo svizzero mette al centro per Di Natale che da pochi passi calcia a botta sicura, strepitoso Storari nella respinta d'istinto. La Samp cerca di uscire dal guscio, Palombo e Poli crescono, prendono per mano la squadra e spostano più avanti il baricentro. Il pareggio, al 27', arriva nel momento di massima spinta degli ospiti: Pozzi entra in area e, toccato da Pepe, forse accentua la caduta. Per l'arbitro è rigore: dal dischetto Pazzini spiazza Handanovic. Il pareggio mette coraggio alla Samp, che al 33' sfiora il vantaggio: Ziegler su punizione mette al centro, Semioli colpisce debolmente sottoporta, Handanovic si fa sfuggire il pallone e Pazzini non riesce a intervenire sul pallone vagante. L'Udinese esce dalla fase di torpore e torna a spingere. Incerta, la difesa della Samp crolla ancora al 44': Lukovic tocca in profondità per Isla, lasciato colpevolmente solo e tenuto in gioco da Ziegler; il centrocampista cileno batte facilmente Storari e festeggia il primo gol in A.


UNO-DUE SAMP — In avvio di ripresa Delneri mette in campo forze fresche senza stravolgere la squadra: Zauri per Cacciatore, incerto in diverse occasioni, e Tissone per Poli. Si riparte al piccolo trotto fino alla fiammata della Samp che al 12' riapre la partita: Semioli affonda sulla sinistra e tocca al centro, Tissone tocca in profondità per Pozzi che, tenuto in gioco da Pepe, tutto solo colpisce di testa e sulla respinta di Handanovic ribadisce in rete. Dopo il gol, De Biasi toglie proprio Pepe per far posto a Floro Flores. Il ritmo cresce, entrambe le squadre credono nei tre punti e spingono. La sensazione è che il gol possa arrivare da un momento all'altro, da parte di entrambe. E al 21' è la Samp a passare: la difesa friulana è piazzata male, Tissone tocca in profondità per Semioli che batte facilmente Handanovic per il 3-2 blucerchiato. Sotto a sorpresa, l'Udinese si butta in avanti ma la Samp tiene bene. Al 36' Tissone pesca bene Pazzini in area, l'attaccante solo davanti ad Handanovic calcia addosso al portiere mangiandosi il gol del 2-4. Nell'azione successiva Zauri sbaglia il retropassaggio verso Storari, Floro Flores cerca di approfittarne ma il portiere è veloce a uscire dai pali e sventare. Sulla ribattuta Sanchez cade in area toccato da Gastaldello: ci potrebbe stare il rigore, ma l'arbitro ammonisce il cileno per simulazione. Nel recupero l'Udinese sfiora il pareggio con un gran tiro di Basta da posizione angolata, di poco a lato.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
24/01/2010 19:03
 
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Genoa argentino
L'Atalanta si arrende

A Marassi i rossoblù vincono 2-0 con i gol nel primo tempo di Palacio e Crespo. Bella reazione della squadra di Mutti che nella ripresa con Chevanton e Acquafresca mettono sotto i liguri

GENOVA, 24 gennaio 2010 - Il Genoa ritrova il passo della prima parte dell'andata e adesso avvicina la zona Europa. Dopo il pareggio con il Bari, la formazione di Gasperini torna alla vittoria imponendo il 2-0 all'Atalanta con i gol degli argentini Palacio e Crespo nella prima frazione di gioco. La squadra di Mutti ha una buona reazione nella ripresa con gli innesti di Chevanton e Acquafresca che in settimana andrà a rinforzare proprio i rossoblù. Ma i bergamaschi devono fare i conti con il contropiede genoano.

C'E' ZAPATER — Genoa cento vite. Gasperini dopo il Bari sposta le pedine. A cominciare da Juric a cui preferisce Zapater. Sculli non sta bene; Palacio garantisce. Suazo deve rifiatare: ecco Crespo. La musica è la stessa: 3-4-3 con la difesa pronta a diventare a cinque con l'arretramento di Criscito e Rossi. Mutti rinuncia a De Ascentis e punta su Zanetti. In difesa schiera Capelli al posto di Garics e conferma l'idea Tiribocchi davanti a Doni.

MAGIA PALACIO — Bello il primo tempo. I nerazzurri partono alti e mordono le caviglie al Genoa, ma trovano poco spazio negli ultmi venti metri. I liguri accettano la sfida e mettono alla prova l'intesa fra Palacio e Crespo. I sudamericani si trovano a meraviglia e hanno il buon gusto di non schiacciarsi mai i piedi. Di contorno le manovre laterali di Criscito e Mesto, strrordinari interpreti del gioco di Gasperini. Unica nota dolente Zapater, festival dei cross sbagliati. Ma lo spagnolo riordina le idee ed entra decisamente in gioco al 18' quando con una vericalizzazione che taglia in due l'atalanta pesca Palacio al limite. L'ex Boca irrompe in area e con un pallonetto delicato batte Coppola.

MADE IN CRESPO — La reazione dei nerazzurri è immediata, ma sull'onda dell'entusiasmo il Genoa concede davvero poco. Il pressing è cattivo, così come la disposizione tattica data da Gasperini. La squadra di Mutti alza il baricentro, ma non trova sbocca sulle fasce. Chi deve poi dare ordine al gioco va a cercarsele. Doni, nervoso e marcato a uomo, non dà contributi decisivi. A raddoppiare il lavoro sono i compagni della difesa impegnati a tamponare il flusso del gioco genoano. Il ritmo indemoniato dei padroni di casa diventa incontenibile e il raddoppio è servito. Punizione di Rossi che viene spizzicata di testa da Palacio. Crespo raccoglie l'invito e dal limite dell'area piccola batte Coppola.

ATALANTA ALL'ATTACCO — Con due gol di vantaggio il Genoa non può che cucirsi addosso la ripresa. Mutti rischia il tutto per tutto: fuori Capelli e Zanetti, dentro Chevanton e Valdes. Sostituzioni "aggressive" che mettono in affanno il Genoa. Ma non basta; serve più propulsione. La scelta cade su Acquafresca che rileva Tiribocchi. L'attaccante che potrebbe tornare in Liguria, servito da Chevanton per poco non buca la rete di casa. Atalanta a tutta trazione anteriore e segnali da non sottovalutare. Così Gasperini corregge: dentro Juric e Suazo per Milanetto e Crespo. Chevanton sfiora il gol con un rasoterra tagliato che Amelia devia in angolo; Suazo risponde con una girata poco dentro l'area che scheggia il palo. Ma il finale dell'Atalanta, con l'uruguaiano punta dell'iceberg, è da applausi. Nella sconfitta una nota positiva per Mutti che può sperare decisamente nella salvezza.

G.Des.

Fonte: gazzetta
24/01/2010 19:07
 
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Matri ancora in gol
Il Siena spreca tutto

Dopo un primo tempo tambureggiante, il Siena trova il gol nella ripresa con Calaiò, ma dopo neanche un minuto concede un rigore al Cagliari: Matri realizza e fissa la partita su un inutile pari per entrambe le squadre

SIENA, 24 gennaio 2010 - Al 33' del secondo tempo il Siena trova il gol della speranza. Non c'è però neanche il tempo di festeggiare, perché sul capovolgimento di fronte Cribari stende Cossu in area. Il rigore realizzato da Matri regala un pareggio tutto sommato inutile al Cagliari, ma fa probabilmente passare i titoli di coda sulla stagione dei toscani.

PANCHINE CALDE — Se per Malesani quella contro il Cagliari è praticamente l'ultima spiaggia, con l'onnipresente Gigi Cagni e il "sedotto ed abbandonato" Arrigoni - che avrebbe dovuto seguire proprio Cellino a Londra nell'avventura West Ham - a contendersi il posto del collega, per Allegri cominciano già a circolare voci su un futuro juventino per la prossima stagione. Per quanto riguarda le formazioni, invece, nei toscani Pegolo e Jajalo sostituiscono gli squalificati Curci e Reginaldo, nei sardi Parola prende il posto di Conti infortunato.

BIGMAC INDIGESTO — I padroni di casa partono subito fortissimo, Maccarone sulla fascia sinistra diventa l'incubo di Canini: dribbling su dribbling che ubriacano costantemente il difensore del Cagliari, ma una continua ricerca del tiro a giro che non inquadra mai la porta. Il più pericoloso finisce per essere Codrea dalla distanza: il romeno, a differenza del compagno, affina la mira, ma prima un difensore gli devia una conclusione sull'esterno del palo, poi è Marchetti a sfoderare un paratone su tiro insidioso dai 30 metri.

CHAMPAGNE SCADUTO — I sardi non sembrano aver approcciato molto bene la partita e il gioco della squadra di Allegri è decisamente meno frizzante e spettacolare del solito. Gli unici sussulti prova a regalarli Matri, che sulla destra imperversa e sforna cross in mezzo, ma i compagni non lo assecondano. L'attaccante scuola Milan prova anche ad imitare Borriello con una conclusione al volo sull'unico lampo di Cossu del primo tempo, ma il pur bellissimo gesto tecnico è vanificato da Pegolo che blocca in tutta tranquillità. Ad inizio ripresa, infine, fa tutto bene, rientra sul destro e mira il primo palo, Pagolo è attento e salva il Siena.

FRITTATA LARRIVEY — Al 17' del secondo tempo l'attaccante del Cagliari - già ammonito nella prima frazione per un intervento (probabilmente involontario) su Pegolo in uscita - si fa espellere per un'ingenua ed inutile scivolata in ritardo su Rosi a centrocampo. La squadra di Allegri si ritrova senza capitano - Lopez era stato sostituito poco prima da Dessena dopo un duro scontro di gioco - e con un uomo in meno. Il Siena intensifica la pressione, ma Maccarone - dopo aver fatto tutto bene - continua a mancare proprio al momento della conclusione.

DESSERT NEL FINALE — Dopo il 30' succede di tutto: il Siena trova finalmente - e meritatamente - il vantaggio con un gioiello di Calaiò (partito probabilmente da posizione irregolare) - che rientra sul sinistro e trova l'incrocio dei pali, ma poi spreca tutto un minuto dopo - Cribari stende Cossu lanciato a rete, regala il rigore a Matri (che realizza spiazzando Pegolo) e si fa anche espellere, ricostituendo la parità numerica. Il finale è un assalto all'arma bianca dall'una e dall'altra parte, con entrambe le squadre che cercano la vittoria, anche perché il pari non serve a nessuno. Le praterie a disposizione degli attaccanti, però, non sono sufficienti a rompere l'equilibrio. Il Siena resta mestamente ultimo in classifica, il Cagliari perde una ghiotta occasione in chiave Champions.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 24/01/2010 19:09]
24/01/2010 19:16
 
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Bari, non basta Barreto
Gimenez incanta Bologna

La squadra di Colomba ribalta il match con una doppietta dell'uruguaiano, entrato nella ripresa. I pugliesi pagano l'eccessiva stanchezza e giocano sotto ritmo per tutta la partita

BOLOGNA, 24 gennaio 2010 - Sette punti in sette giorni e il Bologna si lascia alle spalle la zona retrocessione. Contro il Bari decide la doppietta di Gimenez, entrato nella ripresa e già determinante con un gol nel successo di Firenze. La squadra di Ventura paga forse l'eccessiva stanchezza e non sfrutta la vena realizzativa di Barreto (a segno per la settima partita consecutiva).

OUT VIVIANO — Colomba deve rinunciare all'infortunato Viviano (out un mese), e dà spazio a Colombo; davanti rilanciato Adailton in coppia con Di Vaio, mentre sulla sinistra gioca Modesto, arrivato in prestito dal Genoa. Nel Bari, Ventura può contare sul rientro di Donati, che prende il posto di Gazzi; il tandem offensivo è, come sempre, Meggiorini-Barreto.

RITMO LENTO — Sin dall'inizio si capisce che non sarà un gran match. Il Bologna tiene maggiormente palla, ma fatica a trovare spazi contro un Bari che pensa prima a chiudersi per poi ripartire con la velocità sei suoi uomini più offensivi. E il piano funziona a meraviglia. Dopo un paio di rischi contenuti (due tentativi da fuori da Di Vaio: respinto da Gilet il primo, largo di circa un metro il secondo), è infatti il Bari a pungere.


BARRETO-GOL — Al 34' il primo avvertimento, quando Meggiorini sfrutta un errore di Portanova e serve Barreto, il cui destro finisce a lato. Cinque minuti dopo, e gli stessi protagonisti confezionano il vantaggio. L'italiano, sbilanciato, riesce a toccare per il brasiliano che batte Colombo con un destro che tocca la traversa prima di infilarsi. Per il Bari il miglior risultato con il minimo sforzo al 45'.


FATTORE GIMENEZ — Si ricomincia con Colomba che dà spazio a Gimenez, al posto di Valiani. All'uruguaiano sono sufficienti cinque minuti per rimettere a posto le cose: sugli sviluppi di un corner si fa trovare pronto sul secondo palo e beffa Gillet con un colpo di testa incrociato. I rossoblù sono rinvigoriti e giocano con maggior velocità.

RADDOPPIO — Il Bari sparisce progressivamente dal campo, pensando a chiudersi, ma non più a sorprendere gli avversari in ripartenza. Ventura toglie anche Barreto, che lascia spazio a Greco. Poco prima della mezzora, il raddoppio, ancora con Gimenez, che trova una deviazione fortunata dopo la respinta del palo. Già in precedenza, l'uruguaiano aveva chiamato alla respinta Gillet, dopo una buona giocata personale. Il Bari non riesce più a cambiare ritmo e deve accontentarsi di qualche tentativo su palla inattiva. Il Bologna non crolla e nel finale sfiora anche il 3-1.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
24/01/2010 19:20
 
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La Lazio non sa più vincere
Pellissier salva il Chievo

Finisce 1-1 all'Olimpico: i biancocelesti, mai brillanti, passano nel primo tempo con Stendardo ma vengono raggiunti nella ripresa dal cannoniere dei veronesi, che torna al gol dopo quasi 4 mesi. Il pubblico contesta ancora Ballardini e Lotito

ROMA, 24 gennaio 2009 - Niente da fare, è una stagione no. La Lazio dopo il tracollo di Bergamo e l'eliminazione in Coppa Italia con la Fiorentina non va oltre l'1-1 all'Olimpico con il Chievo. Classifica e gioco restano preoccupanti. La squadra sembra spenta, involuta e disattenta. E il pubblico contesta ancora una volta Ballardini e Lotito. Piuttosto deludente anche il Chievo, che avrebbe potuto fare qualcosa in più anche se prende il punto che alla vigilia Di Carlo avrebbe sottoscritto.

SCELTE — Ballardini punta sul rientrante Cruz accanto a Zarate e sulla difesa a quattro. Rocchi va in panchina e ci resterà per tutta la gara. Chievo in formazione tipo, anche se Abbruscato è indisponibile. La partita offre poco: ritmi bassi e squadre che badano soprattutto a non scoprirsi, mentre gli ultrà della curva Nord entrano, per protesta, solo dopo il primo quarto d'ora.


EPISODIO — Nulla fa pensare a una svolta, quando al 18' la difesa del Chievo (soprattutto Yepes sul banco degli imputati) si dimentica Stendardo sul corner di Baronio. Per l'ex epurato, solo appena fuori dall'area piccola, è facile segnare il gol del vantaggio. Il gol non cambia molto, il Chievo stenta a proporsi e la Lazio vive solo di qualche isolato spunto. Al 40' Yepes stuzzica Muslera, bravo sul colpo di testa del colombiano. Ma è troppo poco per ristabilire la parità prima dell'intervallo.

BASTA POCO — I veneti propongono poco anche nei secondi 45'. Di Carlo prova a inserire Bentivoglio e Bogdani. La Lazio mostra qualche sprazzo interessante, ma a cavallo della mezz'ora si concede due disattenzioni difensive che costano caro. Prima Muslera salva in corner su Pellissier, ma proprio sul susseguente corner Sardo prolunga di testa sul secondo palo, dove lo smarcato Pellissier trova un pari piuttosto comodo che lo sblocca da un lungo periodo di astinenza (ultima rete il 27 settembre all'Atalanta). Finisce 1-1: verdetto giusto, soprattutto perché nessuna delle due squadre avrebbe meritato di vincere.

FUTURO — Il test con il Bologna (senza Rigoni, Pinzi e Mandelli, squalificati) dirà a Di Carlo se davvero la salvezza potrà arrivare con un certo anticipo. Per i biancocelesti c'è la trasferta contro la disastrata Juve di Ferrara. Per uscire da una situazione critica da lungo tempo e provare a dare un senso a un'annata non sarà certo entusiasmante. Ma nessuno vuole correre il rischio di trasformarla in un incubo.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
25/01/2010 09:03
 
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Inter, derby da nove
Il Milan è spuntato

L'Inter batte il Milan (2-0) e vola a + 9. Subito in gol con Milito, i nerazzurri restano in dieci per il rosso a Sneijder. Rossoneri all'attacco nella ripresa. Solo nel recupera arriva il rigore, con espulsione di Lucio, calciato da Ronaldinho e parato da Julio Cesar

MILANO, 24 gennaio 2009 - L’Italia calcistica non cambia padrone. L’Inter respinge l’assalto della banda brasiliana di Leonardo: lo fa con un gol per tempo (2-0), di Milito e Pandev, con un uomo in meno per oltre un’ora, con un rigore parato nel recupero da Julio Cesar a Ronaldinho, l’uomo simbolo della rimonta rossonera. Più del più nove in classifica, pesa il messaggio psicologico. Lo sa anche Mourinho, che non a caso si lascia andare a un incitamento alla sua folla, nel finale. L’attacco del Milan è respinto con perdite. Non si vede da chi potrebbe arrivare il prossimo.

EFFETTO ROCCHI — L’Inter esulta, e può permettersi di dimenticare le polemiche sulla direzione di gara. Se infatti il miglior arbitro è quello che non si fa notare, Rocchi non va proprio benissimo. Si capisce al 2’ che non sarà una partita facile (scivolata di Ronaldinbho su Maicon e proteste), poi l’arbitro finisce due volte per fermare i fantasisti: prima si scontra con Ronaldinho, poi fa blocco su Sneijder. L’olandese la prende maluccio e se la lega al dito. Quando gli animi si scaldano, per un giallo per simulazione a Lucio, Sneijder arriva a protestare e Rocchi gli spara un rosso in faccia. E’ il 27’, non sappiamo cosa può aver detto il numero 10, ma l’espulsione è misura estrema, e scalda ulteriormente gli animi. Poi Rocchi non vede un dubbio rigore a favore del Milan: mano di Maicon su un controllo al volo di Dinho. L’Inter protesta per un fallo di Pandev, ma stavolta la terna ci prende. La ripresa fila liscia fino al recupero: quando un tocco ravvicinato di mano di Lucio gli costa rigore e rosso.

L’INTER IN UNDICI — Prima di rimanere in dieci, l’Inter domina per 25 minuti: apre Sneijder, con un tiro da fuori (palo esterno) e una occasione netta nei primi 9’. Dopo il gol di Milito (lancio di Pandev, mezzo pasticcio di Abate, diagonale preciso all’angolino), si continua con ripartenze in velocità che rischiano di essere ogni volta letali. In fase difensiva, i nerazzurri rischiano poco: funziona soprattutto la gabbia su Ronaldinho, con Zanetti e Maicon che si alternano in copertura con buona sincronia. Controllo quasi completo.


L’INTER IN DIECI — I triangoli offensivi e difensivi di Mourinho perdono un pezzo ed efficacia in 10. Per un quarto d’ora l’Inter si rintana dietro, barcolla, ma non molla (questa squadra non lo fa mai). Zanetti prova a fare il doppio turno, Milito alleggerisce la tensione orchestrando ripartenze, prima concluse in solitaria, poi servendo Pandev (palo al 17’). Mourinho ha pronto il cambio, al 20’, della ripresa, quando Maicon rimedia un fallo da buona posizione: il tecnico stoppa l’entrata di Motta per far tirare la punizione a Pandev. Quando il macedone uscirà, un minuto più tardi, lo farà dopo aver esultato per il 2-0, con una punizione su cui Dida non è irreprensibile. Gran partita del macedone, come del solito Milito, dei due difensori centrali e del preziosissimo Cambiasso. Rientro positivo anche per Santon, attento in copertura come gli era stato richiesto.

MILAN, SOLO 15’ ALL’ALTEZZA — Se all’andata era partito meglio il Milan, stavolta è spaccato in due: senza Nesta la difesa perde sicurezza, specie se presa in velocità, i tre davanti rientrano poco e faticano a trovare spazi, anche perché Borriello perde i duelli di testa con Lucio. Nel primo tempo si segnala solo un tiro alto di Pirlo, ma nel secondo la squadra di Leonardo cambia marcia. Con l’uomo in più, entra Seedorf per Gattuso e il palleggio ci guadagna: pronti va e Seedorf è pericoloso di testa e Ronaldinho in girata. Il Milan prende campo, Beckham inizia a piazzare cross e Borriello a dominare nel gioco aereo (alto di testa al 13’). Il pareggio sembra questione di tempo, invece Pandev blocca la carica. Che non ripartirà: poche magie di Ronaldinho, che si fa anche parare un rigore nel recupero da Julio Cesar, e che spesso finisce col rallentare l’azione. Poco filtro a centrocampo, poche discese degli esterni, pochissimi tiri in porta. Insomma, troppo poco per mettere fine al dominio della squadra di Mourinho in campionato.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
27/01/2010 23:57
 
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SERIE A 2009/2010 21ª Giornata (2ª Ritorno)

Anticipi del 23/01/2010
Catania - Parma 3-0
Juventus - Roma 1-2
Restanti del 24/01/2010
Bologna - Bari 2-1
Genoa - Atalanta 2-0
Lazio - Chievo 1-1
Livorno - Napoli 0-2
Palermo - Fiorentina 3-0
Siena - Cagliari 1-1
Udinese - Sampdoria 2-3
Inter - Milan 2-0 (posticipo serale)

Classifica
1) Inter punti 49;
2) Milan(*) punti 40;
3) Roma punti 38;
4) Napoli punti 37;
5) Palermo punti 34;
6) Juventus punti 33;
7) Cagliari(*) e Genoa punti 31;
9) Fiorentina(*) e Sampdoria punti 30;
11) Bari e Parma punti 29;
13) Chievo punti 28;
14) Bologna punti 23;
15) Lazio e Livorno punti 21;
17) Udinese(*) punti 20;
18) Catania punti 19;
19) Atalanta punti 17;
20) Siena punti 13.
(*) una partita in meno

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