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Serie A 2009/2010 Risultati, notizie, classifica

Ultimo Aggiornamento: 20/05/2010 13:54
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04/04/2010 00:20
 
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Hamsik risponde a Floccari
Solo pari tra Lazio e Napoli

L'attaccante festeggia il rientro col gol, ma il Napoli reagisce e trova il pari con lo slovacco. Nel secondo tempo le due squadre provano a superarsi, ma senza esito.

ROMA, 3 aprile 2010 - La Lazio doveva vincere per respingere l'assalto dell'Atalanta, il Napoli per rintuzzare quello della Sampdoria (e non perdere terreno dal Palermo). Atalanta e Samp, però, fanno il loro dovere, mentre sulla ruota dell'Olimpico esce solo un pareggio. Floccari porta in vantaggio i padroni di casa con un bellissimo stacco di testa al 4', Hamsik replica con un tocco delicato su ottimo assist di Quagliarella. Tutto ancora apertissimo sia per la salvezza, che per la qualificazione Champions, ma ora il pressing delle avversarie si fa asfissiante.

SORPRESA PASQUALE — Reja stupisce tutti: parte Biava dal 1' al posto di Stendardo, ma soprattutto Capitan Rocchi viene preferito a Maurito Zarate, che si accomoda mestamente in panchina; come previsto alla vigilia, invece, rientra Floccari. Il Napoli, viceversa, è quello annunciato, quello che per altro si è cementato nelle ultime uscite: Hamsik e Quagliarella a sostegno della punta centrale Lavezzi; confermato anche Zuniga come laterale sinistro. Stadio riservato esclusivamente agli abbonati per motivi di ordine pubblico.


FLOCCARI NELL'UOVO — L'attaccante della Lazio ci mette solo 4' per ritrovare confidenza con il campo e, soprattutto, con il gol: splendido traversone di Mauri dalla sinistra, teso e preciso, Floccari anticipa tutti di testa e supera un incolpevole De Sanctis. Il Napoli, colpito a freddo, fatica a reagire, la Lazio dal canto suo controlla agevolmente, ma non riesce a rendersi pericolosa in ripartenza. Così, la gara si trascina a ritmi bassi e senza particolari emozioni, almeno fino a quando Quagliarella al 38' non mette Hamsik solo davanti a Muslera con un assist al cioccolato: lo slovacco supera il portiere in uscita con un tocco altrettanto dolce. Ora è la Lazio a perdere sicurezza: Lavezzi ruba palla sulla trequarti e mira all'incrocio, Muslera respinge con un bellissimo intervento.


QUAGLIA COL FIOCCO — Reja all'intervallo fa scaldare Zarate e già al 1' del secondo tempo lo manda in campo al posto di Rocchi: dopo un buon approccio alla partita, l'argentino si intestardisce in giocate solitarie che hanno l'unico effetto di mettere in difficoltà i compagni sulle ripartenze avversarie. Il Napoli esce alla distanza e prende il controllo del gioco, soprattutto grazie all'intraprendenza di Quagliarella, che dispensa assist sfruttati male dai compagni. Le due squadre provano a superarsi fino al 93', ma non riescono ad impensierire i rispettivi portieri. Ne esce un pari che muove poco la classifica e complica parecchio i piani.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
04/04/2010 00:23
 
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De Silvestri illusione Viola
Bojinov gol salva il Parma

Finisce 1-1 al Tardini. Fiorentina spettacolare nel primo tempo con Jovetic che serve all'esterno la palla del vantaggio. Nella ripresa pareggia il bulgaro e gli emiliani sfiorano più volte il gol vittoria

PARMA, 3 aprile 2010 - Un tempo e un punto ciascuno. Pareggiano 1-1 al "Tardini" Parma e Fiorentina, in una partita giocata a viso aperto da una squadra che ha già raggiunto il suo obiettivo stagionale, quella di Guidolin e da un'altra che sogna ancora la rincorsa all'Europa, quella di Prandelli. Illuminati dalle giocate di Jovetic, che serve a De Silvestri la palla del vantaggio, i viola dominano nel primo tempo, ma nella ripresa il Parma pareggia con l'ex Bojinov e poi sfiora più volte il 2-1. Per gli emiliani è il settimo risultato utile consecutivo, per la Fiorentina un punto che sa di occasione persa nella rincorsa alla Champions.

LE SCELTE — Guidolin, che non ha lo squalificato Galloppa, recupera Mirante tra i pali ma non capitan Morrone e sceglie il 3-4-1-2: Zaccardo gioca esterno a destra, Jimenez alle spalle di Bojinov e Biabiany. Prandelli lascia in panchina l'acciaccato Vargas: De Silvestri avanza a centrocampo (Comotto in difesa), Santana si sposta a sinistra. In avanti Gilardino supportato da Jovetic.


LA PRIMA VOLTA — "Il Parma sarà una squadra tranquilla" aveva pronosticato Prandelli alla vigilia. Invece gli emiliani partono forte, sfondando spesso e volentieri a sinistra con Castellini e con Jimenez arretrato per disturbare Montolivo. Ma la difesa della Fiorentina è attentissima, e il Parma produce la sua unica vera occasione dopo appena un minuto, quando Bojinov e Castellini si avventano su uno sciagurato retropassaggio di Natali, con Montolivo costretto agli straordinari per liberare l'area. I padroni di casa calano il ritmo e Jovetic sale in cattedra: il montenegrino studia il passaggio in profondità al 21', quando smarca Gilardino davanti a Mirante ma il compagno vanifica facendosi trovare in fuorigioco. Un minuto dopo altro colpo di genio di Jovetic: questa volta ne beneficia De Silvestri, che in velocità si libera di tre avversari e batte Mirante in uscita per la sua prima rete in serie A. Per il Parma è il primo gol subito al Tardini dopo 294'. Gli ospiti prendono in mano il gioco, con l'esterno 21enne ex Lazio scatenato e vicino al gol anche nel finale, sempre servito da Jovetic: il suo diagonale però va a sbattere contro Mirante.

GARA VERA — La Fiorentina riparte con Donadel al posto del nervoso Zanetti, il Parma dopo 9' passa alle tre punte, con Lanzafame al posto di Antonelli. E' la mossa che sveglia gli emiliani, che si riversano con insistenza in avanti anche quando passano al 4-2-4, con Crespo che va a fare compagnia in attacco a Biabiany, Bojinov e Lanzafame. Frey è costretto a salvare di piede al 21' su un tiro a botta sicura di Biabiany, ma due minuti dopo non può nulla quando Bojinov, ex avvelenato, raccoglie un pallone in area dopo un pasticcio della coppia Natali-Kroldrup e fredda il portiere avversario segnando la sua ottava rete stagionale. E' gara vera: la Fiorentina reagisce con un gol annullato a Gilardino per fuorigioco; il Parma risponde sfiorando per due volte il vantaggio con Crespo. Botta e risposta fino al sesto di recupero, ma il risultato non cambia più

Davide Chinellato

Fonte: gazzetta
04/04/2010 00:27
 
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Il Livorno frena il Genoa
Tavano replica a Boakye

Una rete dell'attaccante livornese a 2 minuti dalla fine concretizza la gran pressione ospite nel secondo tempo. La squadra di Cosmi esce a testa altissima, il ghanese classe '93 aveva portato in vantaggio il Genoa dopo aver sostituito Suazo

GENOVA, 3 aprile 2010 - Un punto che non accontenta nessuno sul campo del Genoa, che si era portato in vantaggio grazie all'esordiente Boakye, subentrato al 12' all'infortunato Suazo. La sua rete viene però pareggiata nel finale da Tavano, complice la sponda di un eccellente Danilevicius, subentrato al capitano Cristiano Lucarelli, autore di una prova decisamente evanescente.

SUAZO K.O. — Non succede molto nel primo tempo: Cosmi schiera Moro a ridosso di Lucarelli e Tavano, per cercare di attaccare la difesa di Gasperini, ma soprattutto ordina ai suoi un gran pressing e inoltre il Livorno riesce a mantenersi ben compatto con le linee di difesa e centrocampo, per togliere la possibilità al Genoa di dialogare palla a terra e far valere il maggior tasso tecnico. I rossoblu sono anche sfortunati, perché al 12’ perdono Suazo per problemi muscolari, ed erano stati suoi gli unici due tagli degni di nota, con la sua proverbiale velocità ad attaccare gli spazi. Nella sfortuna, però, il Genoa trova l’uomo giusto, il giovane centravanti ghanese Richmond Boakye (all’esordio in Serie A), che va a fare da riferimento centrale per Palladino e Palacio e si rende protagonista, al 44’, dell’unico vero pericolo del primo tempo per entrambi i portieri, sfiorando il palo alla destra di Rubinho con un bel destro dal limite.


PRESSIONE LIVORNO — Interessante per fisico e scatto, Boakye fa vedere anche di essere uomo d’area: ottimo il suo controllo di petto sul cross di Mesto, Milanetto si sposta per non disturbare il compagno che di destro da due passi fredda Rubinho (6’ s.t.) e cede all’emozione, sommerso dalla gioia dei compagni e dagli applausi del suo nuovo pubblico. Il Genoa sembra poter controllare la gara ma con il passare dei minuti cede alla fatica: Gasperini e Cosmi cambiano. I padroni di casa passano al 3-5-2 con l’inserimento di Zapater al posto di Palacio, il Livorno inserisce prima Danilevicius al posto dello spento Lucarelli e poi Bellucci per Moro, rischiando il tutto per tutto con 3 punte in campo.

TAVANO GOL — Il lavoro dei toscani finisce per pagare: dopo una ventina di minuti di pressione territoriale, ma senza vere occasioni da rete, Danilevicius si esibisce nell’ennesima sponda aerea, sul cross di Diniz, trovando Tavano ben appostato praticamente sulla linea di porta (43’ s.t.), siglando un pareggio assolutamente giusto. Un punto che però non aiuta particolarmente il Genoa in ottica europea, né il Livorno che non vuole mollare la lotta per salvarsi. Di sicuro, però, la squadra toscana ha mostrato oggi di averne la voglia.

Pietro Scibetta

Fonte: gazzetta
04/04/2010 00:31
 
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L'Atalanta balla sotto la pioggia
Si apre il baratro per il Siena

Il gol di Valdes nel primo tempo e il raddoppio di Ferreira Pinto permettono alla squadra di Mutti di vincere con merito lo scontro-salvezza contro i senesi. Nel finale Guarente colpisce una traversa

MILANO, 3 aprile 2010 - L’irresistibile adrenalina di uno spareggio. Si modella sulle corde dell’alta tensione, si diffonde attraverso i nervi tesi (tradotti in cartellini gialli già al 6'), costruisce moduli tattici attenti e coperti. L’adrenalina porta allo stadio numerosi i tifosi dell'Atalanta, nonostante una pioggia fitta che cade su Bergamo da due ore prima della gara. E alla fine è festa per i nerazzurri, che ballano sotto la pioggia . Valdes nel primo, F.Pinto nel secondo: il Siena di Malesani è al tappeto.


NERVI TESI — Nella domenica in cui Atalanta e Siena vanno allo scontro diretto per restare in A, Mutti non recupera il capitano Doni (resta in panchina per due-terzi della gara). In campo non si fanno mancare la tensione, Damato lo capisce e opta per una direzione di gara da tolleranza zero. Al primo scontro, è il 6’, tra Amoruso e Rosi, le mani finiscono sul volto, volano parole grosse ed ecco i primi due cartellini gialli che fanno da calmante. In avvio la disciplina tattica del Siena crea difficoltà impreviste all’Atalanta che prova a spingere subito e dopo tre minuti trova la testa di Amoruso: la palla sembra accarezzare il palo. Equilibrio, duelli e nervi tesi. Scintille Manfredini-Larrondo e Valdes-Rosi.

L'APRISCATOLE — Il granatiere arriva da Santiago del Cile. Andres Valdes non si preoccupa solo di mandare in tilt sulla sinistra un Rosi troppo preso a spingere, e poco a guadarsi le spalle, ma decide di mandare in tilt il modulo-salvezza disegnato da Malesani. Un minuto dopo il quarto d’ora, sgancia un bolide che sbatte sul palo alla destra di Curci, e fa da apriscatole nel cuore della diga senese.
Gli ospiti accusano il colpo, disorientati, subiscono la pressione fisica dei bergamaschi. L’Atalanta arretra, controlla e costruisce due palle gol, con Pinto (31’) e con Amoruso (41’): fuori la prima, c’è un super Curci sulla seconda. Il Siena barcolla, ma non va al tappeto.


LA CASSAFORTE — Nella ripresa gli ospiti fanno troppo poco per riagganciarsi al treno-salvezza. L’Atalanta controlla la partita, ma le prime fiammate sono degli ospiti. Come al 9’ quando Consigli è chiamato al miracolo di giornata sull’incornata di Larrondo (cross di Del Grosso), o undici minuti dopo con Vergassola: quasi non crede alla grande occasione che gli regala la difesa bergamasca e in corsa spara altissimo. Troppo poco: l’Atalanta dà sempre l’impressione di gestire il match e dopo l’ingresso del capitano Doni mette la marcia in più. L’uomo-cassaforte è un altro sudamericano: si chiama Ferreira Pinto e al 26’ risponde presente sotto porta all’assist di un Manfredini in versione torre d’attacco per un calcio di punizione. C’è il tempo per una traversa di Guarente: poi bergamaschi tutti a ballare sotto la pioggia. La strada per restare in A per il Siena è invece sempre più lontana.

Mario Pagliara

Fonte: gazzetta
04/04/2010 00:35
 
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Maxi Catania, Palermo flop
Derby incubo per i rosanero

L'argentino Maxi Lopez sigla una bellissima doppietta regalo per i suoi 26 anni e decide la sfida siciliana. La squadra di Delio Rossi giù di corda: soffre a centrocampo e si fa imporre il ritmo dagli avversari

CATANIA, 3 aprile 2010 - Il Catania fa suo il derby di Sicilia, battendo 2-0 il Palermo con una prova convincente in cui vengono esaltati sia il collettivo, sia le giocate dei singoli, Mascara e Maxi Lopez su tutti. Protagonista assoluto è proprio la punta argentina, che festeggia il suo 26° compleanno con una doppietta - e sono 6 gol in 11 gare, dal suo arrivo a gennaio - che in poco più di un quarto d’ora indirizza il match e affossa il Palermo. I rossazzurri si portano a + 7 sulla terzultima e per il gioco espresso possono considerarsi virtualmente salvi, considerata pure la marcia che hanno in casa: 6 vittorie e 2 pari nelle ultime otto gare. Rallenta la corsa Champions dei rosanero, invece, agganciati a 51 punti dalla Samp al quarto posto, in attesa della gara della Juve di stasera, e al terzo k.o. nelle ultime cinque trasferte: con Miccoli e Pastore spenti, il Palermo è stato molto impreciso e ha pagato a caro prezzo gli errori commessi, soprattutto nel primo tempo.


AVVIO SPRINT — Il Catania parte a razzo, con uno schieramento corto e il solo Maxi Lopez a fare da centroboa davanti: grande la copertura degli spazi e il ritmo, che limitano il palleggio della squadra rosanero. Il pressing rossazzurro sui portatori di palla del Palermo offusca loro le idee. E se ne vedono gli effetti al 14’: Goian perde palla sulla pressione di Lopez che s’invola verso la porta e segna in diagonale. Il Palermo abbozza una reazione, ma è il Catania a sfiorare il bis, al 18’, sempre con Lopez, che si presenta alla battuta davanti a Sirigu, cui riesce la respinta in angolo. La marea rossazzurra sale e il Palermo subisce il secondo gol, ancora su una disattenzione della difesa e ancora da Maxi Lopez, che sfrutta al meglio un assist di Martinez per la battuta vincente da pochi passi. Il Palermo spinge con Balzaretti e Cavani, ma rischia di subire il terzo gol. Indovinate da chi? Maxi Lopez, sempre lui, che con una grande azione in area al 39’ chiama Sirigu alla deviazione in angolo. Il finire di tempo, ma si parla proprio degli ultimi minuti, è del Palermo che con Cavani impegna Andujar al 46’.


LA RIPRESA — La ripresa vede un Palermo più intraprendente, anche perché il Catania deve per forza calare i suoi altissimi ritmi e i rosanero guadagnano terreno. Al 2’ Cavani va alla battuta in area, ma Andujar dice no e devia in angolo; all’8’, invece, è Miccoli che fa venire i brividi al Massimino, con un diagonale che lambisce il palo. È la squadra di Rossi che deve fare la partita per cercare di raddrizzarla, ma il Catania si affida ai piedi sapienti di Mascara, per essere sempre pungente: in fase di rifinitura, al 14’, alla conclusione da fuori, al 24’, o in acrobazia, al 28’. L’ingresso di Hernandez per uno spento Miccoli non modifica il corso delle cose, anche se un assist del nuovo entrato non è raccolto da Cavani, che perde il tempo della battuta da pochi passi al 41’. Nel recupero, ci prova pure Cassani, ma il suo tiro a colpo sicuro vienne salvato sulla linea da Mascara. Uomo ovunque e simbolo di questo gagliardo Catania.

RICORDANDO RACITI — Commozione prima della gara, nel ricordo di Filippo Raciti, l’ispettore capo della polizia, ucciso negli scontri con i tifosi che hanno preceduto la gara Catania-Palermo del 2 febbraio 2007. La vedova, la signora Marisa Grasso, insieme alla figlia Fabiana, ha deposto dei fiori sotto la scultura dedicata al marito, posta nell'antistadio, nell’ambito del Memorial Filippo Raciti, una maratona con fiaccolata che ieri e oggi ha unito gli stadi dei due capoluoghi siciliani.

Massimo Brizzi

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04/04/2010 00:39
 
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Juve, sconfitta e figuraccia
Udinese implacabile: 3-0

I friulani segnano con Sanchez nel primo tempo e Pepe e Di Natale nella ripresa. La squadra di Zaccheroni è irriconoscibile, mai in partita, e vede così complicarsi la corsa al quarto posto, quella di Marino si avvicina alla salvezza

UDINE, 3 aprile 2010 - L'Udinese affossa la Juventus e vede più vicina la salvezza, tenendo a distanza (4 punti) l'Atalanta, quart'ultima. Segnano Sanchez nel primo tempo e Pepe e Di Natale nel secondo: tutto l'attacco di Marino, per il rotondo 3-0 finale. Che suona come una condanna per la Juve in chiave Champions: certo, il quarto posto è ancora lì, a soli tre punti di distanza, ma una squadra travolta così dagli attaccanti friulani - con Di Natale che ha fatto il fenomeno in ogni rete dei suoi - e che va k.o. per la dodicesima volta in campionato, la sedicesima in stagione, non promette molto, in prospettiva. Stasera il crollo è stato rovinoso, come a Londra col Fulham: ha funzionato ben poco. Non è questione di singoli o di modulo, la Juve al Friuli non si è vista. E nel finale è mancato pure l'orgoglio, sovrastato dallo scoramento.


FORMAZIONI — Marino preferisce l'agilità alla stazza. Niente centravanti - e così Floro Flores si accomoda in panchina vicino a lui -, in attacco di fianco al capocannoniere Di Natale gioca il folletto Sanchez, con Pepe che parte sulla linea dei centrocampisti per poi alzare il baricentro ed eventualmente trasformare l'attacco in un tridente. L'ex Zaccheroni, tre anni a Udine, recupera De Ceglie e lo preferisce a Grosso da terzino sinistro. E ripropone Amauri dal 1', preferito a Trezeguet e Iaquinta, non al meglio. In mezzo la fanteria pesante rappresentata da Melo e Sissoko; la fantasia - che ha i volti di Giovinco e Candreva - si accomoda in panchina, eccetto che per il ritorno negli 11 di Camoranesi.


SUBITO SANCHEZ — Al 9' l'Udinese è già in vantaggio. Merito di Sanchez, che segna sottomisura a porta vuota, bruciando sui riflessi De Ceglie, dopo il rimbalzo sul palo del meraviglioso sinistro in girata di Di Natale. La Juve prende gol per la 19ª partita di fila.

PIÙ UDINESE CHE JUVE — La squadra di Marino gioca corta, pressa alta, vince più battaglie di quante ne perde a centrocampo, dove ha più lucidità dei centrali di Zaccheroni, troppo macchinosi e poco illuminati. Allora la squadra di Zaccheroni prova a spingere sulla sinistra, dove si allarga Del Piero e De Ceglie mette in moto la sua cilindrata da progressione. Ma l'unica occasione - complice anche la serata poco felice di Amauri - che sembra giocare a nascondino dietro ai difensori friulani - arriva a gioco fermo. Punizione di Del Piero, fresco di rete su calcio piazzato contro l'Atalanta, Handanovic respinge con i pugni. L'Udinese gestisce senza troppi affanni il vantaggio, e va vicina al raddoppio con un sinistro potente da fuori area di Pasquale: Manninger si distende e allontana in tuffo.

RIPRESA — La Juve alza il baricentro, fa possesso palla, ma non fa male. Mancano idee in mezzo - e non è una novità -, riferimenti per gli attaccanti. E la difesa sembra fragile come il vetro quando viene agitata dalle ripartenze degli avanti friulani. Che fanno i fenomeni, eppure l'Udinese ha gli stessi giocatori travolti dalla Fiorentina nell'ultima uscita, e sconfitti 15 volte in campionato. Per quanto stasera trasformati, soprattutto dalla bacchetta del mago Di Natale.

PEPE CHIUDE I CONTI — L'Udinese passa ancora, ancora per merito degli attaccanti di Marino, che fanno la differenza. Ispira ancora Di Natale, per Sanchez, che si beve in velocità la coppia centrale Legrottaglie-Cannavaro. Manninger fa il miracolo, ma sulla sua respinta la difesa bianconera resta immobile come una colonna, intenta a circondare, in ritardo, l'attaccante cileno: arriva Pepe che segna il 2-0, con un destro preciso e potente, da appena fuori area. Se la partita si giocasse in un videogame, apparirebbe la scritta game over.

CILIEGINA DI NATALE — C'è però ancora il tempo per la 22ª rete in campionato per il miglior marcatore di serie A. Che finalizza un'azione avvolgente ed elegante dei friulani, con la difesa bianconera ancora spettatrice. Che subisce la 47ª rete di questo campionato. È la resa, incondizionata.

Riccardo Pratesi

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05/04/2010 23:54
 
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SERIE A 2009/2010 32ª Giornata (13ª Ritorno)

Incontri del 03/04/2010
Atalanta - Siena 2-0
Bari - Roma 0-1
Cagliari - Milan 2-3
Genoa - Livorno 1-1
Inter - Bologna 3-0
Lazio - Napoli 1-1
Napoli - Catania 1-0
Parma - Fiorentina 1-1
Catania - Palermo 2-0 (posticipo serale)
Udinese - Juventus 3-0 (posticipo serale)

Classifica
1) Inter punti 66;
2) Roma punti 65;
3) Milan punti 63;
4) Palermo e Sampdoria punti 51;
6) Napoli punti 49;
7) Juventus punti 48;
8) Fiorentina e Genoa punti 45;
10) Bari e Parma punti 43;
12) Cagliari punti 40;
13) Catania e Chievo punti 38;
15) Bologna e Udinese punti 35;
17) Lazio punti 34;
18) Atalanta punti 31;
19) Livorno e Siena punti 26.
10/04/2010 22:45
 
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Napoli, che disastro!
Il Parma fa il colpaccio

Avanti 1-0 con Quagliarella, gli azzurri si fanno riprendere e sorpassare dai gialloblù, che firmano il 2-1 con Lucarelli e, dopo il pari di Hamsik, il 3-2 con Jimenez. Ora la corsa Champions della squadra di Mazzarri si fa più complessa

NAPOLI, 10 aprile 2010 - Il Napoli crolla sul più bello. Quando stava per sedersi su una comoda poltrona con vista-Champions si ferma troppo presto ad ammirare il panorama e si fa raggiungere e superare dal Parma. Avanti con Quagliarella già al 3’ del primo tempo, gli azzurri subiscono la rimonta dei gialloblù, che si trasformano nella ripresa. Nel giro di 6’ subisce l’1-1 di Antonelli e l’1-2 di Lucarelli, poi si rialza con l’eterno Hamsik, ma viene steso del tutto dalla rete di Jimenez, a 3’ dalla fine. Il tutto, un minuto dopo l'espulsione di Quagliarella. Adesso il Parma vola al provvisorio 8° posto, mentre il Napoli vede svanire quasi del tutto i sogni Champions.


AVVIO AZZURRO — Il tempo di studiare la situazione e il Napoli passa in vantaggio: è Lavezzi a galoppare sulla fascia destra per un assist rasoterra che trova pronto Quagliarella ad appoggiare di piatto: bravo nell’anticipo l’attaccante napoletano, ma impreparata la difesa gialloblù. Al 18’ Gargano ferma Bojinov, lanciato a rete e sul ribaltamento di fronte Lavezzi sfiora il raddoppio. È sempre la fascia destra il terreno di conquista: il Pocho prima prova l’assist, poi sulla respinta si accentra e chiama Mirante a una bella deviazione in angolo. Al 25’, sempre da destra, Zuniga va al taglio, serve al centro rasoterra, ma Quagliarella viene anticipato. Sull’altro versante, ci prova Zenoni a cercare il pari: la sua conclusione, in area, quasi a colpo sicuro dopo una bella incursione di Antonelli dalla sinistra, è deviata in angolo. Poco dopo, al 39’, è ancora Lavezzi che fa scintille. In contropiede in Pocho è fermato al momento dell’ultimo passaggio per il compagno dopo una bella volata a rete. I primi 45’ si chiudono con il Napoli meritatamente in vantaggio e il Parma che fatica a rendersi pericoloso, se si escutono le insidie create dalla velocità di Biabiany.


RIBALTONE NELLA RIPRESA — Nella ripresa Guidolin mischia le carte inserendo Crespo e Castellini, ma al 2’ Hamsik ha per due volte la palla buona per il raddoppio, fermato in angolo da Mirante con maestria. I ritmi rallentano, la manovra del Napoli è più bloccata e il Parma riesce a organizzarsi meglio in fase di copertura, pronto a colpire nella ripartenze. Ed è così che trova il pareggio, al 18'. Campagnaro commette un errore al limite dell’area, sulla palla si avventa Crespo che serve al centro per il gol a colpo sicuro di Antonelli. Pochi minuti, al 24', e il Parma passa addirittura in vantaggio, con Lucarelli, di testa, su azione di calcio d’angolo. Il Napoli è alle corde, vede sfumare il sogno Champions e pare smarrito. Con più orgoglio che lucidità si butta in avanti e sfiora il pari con Bogliacino e Cannavaro. Il 2-2 arriva con Hamsik, dopo una splendida incursione di Zuniga da destra e una perfetta sponda di Quagliarella. È il 33’ e il San Paolo crede nella rimonta. Ma l’urlo della folla napoletana si smorza al 41’, quando Quagliarella si fa espellere per due gialli in pochi minuti, il secondo pre proteste, e resta strozzato in gola al 42’, al gol di Jimenez. Nell’occasione la difesa del Napoli non brilla, ma Crespo, che serve a Jimenez la palla per l’assist vincente, forse si libera della marcatura con una manata un po’ energica. Cosa che fa arrabbiare pure Mazzarri, espulso a sua volta. Sipario con la gioia del Parma e la rabbia del Napoli, che ora farebbe bene a concentrarsi sulla League più abbordabile, l’Europa, non sull’oggettivamente lontana Champions.

Massimo Brizzi

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10/04/2010 23:43
 
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Inter fermata a Firenze: 2-2
La Roma può sorpassarla

La Fiorentina subisce la rimonta dei nerazzurri, poi colpisce con Kroldrup: il 2-2 finale testimonia grandi emozioni ma può essere una svolta psicologica nel campionato. Di Keirrison l'1-0, di Milito ed Eto'o i gol dell'Inter. I punti di vantaggio sulla Roma sono due: i giallorossi possono sorpassare in classifica

MILANO, 10 aprile 2010 - Il treno scudetto dell’Inter si ferma a Firenze: la squadra di Mourinho non deraglia, ma domani rischia di accusare un ritardo nei confronti della Roma: sarebbe una prima assoluta in questo campionato. La Fiorentina la blocca sul 2-2, con la forza di trovare il pareggio dopo aver subito una rimonta che pareva decisiva per la capolista. Il pareggio è giusto, in altri periodi della stagione non sarebbe nemmeno da buttar via, per l'Inter. Oggi invece può segnare una svolta, se non altro psicologica, nella corsa scudetto.


RIMONTA E CONTRORIMONTA — Al Franchi è rinmonta e controrimonta, Prandelli tiene fuori quattro titolari ma in fin dei conti non farà sconti: L'azzardo di "formazione" è premiato dal gol di Keirrison all'11': in realtà il brasiliano deve solo spingerla dentro, dopo una grande azione dei viola. Montolivo riceve in mezzo, esita mandando a vuoto Zanetti, poi serve una gran palla per l'Inserimento di Comotto: cross basso e 1-0. Che tiene per almeno un'ora, nonostante Mourinho aggiunga la quarta punta e cerchi spazi là dove non ce ne sono. Riequilibrata la squadra, l'Inter trova due gol simili, con Sneijder a far partire l'azione aprendo sulla fascia destra. Prima Maicon piazza il cross per la deviazione vincente per Milito, poi Balotelli fa lo stesso per quella di Eto'o. Mail vantaggio Inter dura poco, al 37' su un corner da destra, Balotelli sfiora di testa, manda vuoto Julio Cesar e prolunga involontariamente sul secondo palo, dove Kroldrup è il più veloce e fa 2-2. Gli assalti finali interisti portano a nulla: è pareggio.


INTER, FORZA ED ERRORI — La forza mentale stavolta non basta, l'Inter paga stanchezza ed errori. Decisivo quello sul 2-2. Chi sbaglia? Julio Cesar che va in uscita e non trova il pallone, o Balotelli che non lascia la palla sulla chiamata del portiere? Difficile dirlo, lo spiegheranno forse gli stessi giocatori. Non è comunque il solo errore in fase difensiva dei nerazzurri, che comunque stavano riuscendo a riprendere per i capelli un'altra gara iniziata male. Mourinho vorrebbe riproporre la stessa squadra di Mosca, in realtà nel riscaldamento si fa male Stankovic (problema muscolare), e allora Zanetti scala a centrocampo e Chivu va a fare il terzino sinistro. Il romeno soffrirà parecchio su quella fascia, puntato spesso da Santana che sfutta anche gli inserimenti di Comotto. Mourinho lo cambia al 45', inserendo anche Balotelli e trasformando il 4-2-3-1 iniziale in un nuovo azzardo, con quattro punte più Sneijder. Ma sono molti gli interisti nel primo tempo a non sembrare al meglio: Maicon soffre, specie quando deve chiudere in difesa, Milito non trova mai spazi e palloni in attacco, e non detta il passaggio negli spazi come suo solito: si mangia anchedue gol di un possibile vantaggio. In apertura, quando in area piccola in tuffo prende il palo pieno di testa, con mezza porta aperta, e sull'1-1 quando trova solo l'esterno della rete. Ma comunque piazza la sua zampata. Così come Eto'o, che cambia posizione e segna l'undicesima rete. Pandev partendo da destra tende ad accentrasi per far spazio a Maicon e provare il tiro, ma finisce sempre contro il muro della Fiorentina: il suo cambio è forse decisivo, perché l'ingresso di Muntari dà più logica alla squadra. Non basterà, perché dietro anche Lucio e Samuel hanno qualche passaggio a vuoto, mentre Cambiasso e Sneijder svolgono i soliti compiti complementari a centrocampo.


FIORENTINA, TURNOVER OK — Alla fine è la Fiorentina a esultare per il pareggio, dopo aver dilapidato il vantaggio prendendo persino un contropiede nell'azione del 2-1. Un mezzo paradosso, visto che a lungo la squadra piazza due linee compatte a difesa della propria area. Gran partita di Santana (finché ne ha), ottima fase offensiva di Comotto, idee e geometrie importanti per Montolivo. Pessimo impatto sulla partita di De Silvestri, mentre Kroldrup riscatta col gol qualche buco difensivo. Prandelli lascia fuori 4 titolari più Vargas e vince la scommessa: il futuro europeo della Fioretina passa anche dalla semifinale di coppa Italia di martedì, qualche energia è stata risparmiata.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
11/04/2010 20:32
 
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Roma sola in testa
Il sorpasso è riuscito

I giallorossi battono l'Atalanta 2-1: nel primo tempo segnano Vucinic e Cassetti. La ripresa è nerazzurra, con Tiribocchi che accorcia. Ma non basta: la squadra di Ranieri "azzanna" l'Inter ed è prima in classifica

ROMA, 11 aprile 2010 - Olimpico pieno, entusiasmo alle stelle. La Roma è prima in classifica. Il lupo ha azzannato il biscione, come voleva Ranieri. Segnano Vucinic e Cassetti nel primo tempo, l'Atalanta tenta l'impresa nella ripresa e accorcia con Tiribocchi. Ma per i giallorossi tutto gira nel verso giusto e arriva il sorpasso. "È una sensazione molto bellissima, speriamo continui", dirà Vucinic a fine partita.


L'ASSALTO GIALLOROSSO — La prima occasione giallorossa arriva all'8', quando sugli sviluppi di un calcio d'angolo la palla arriva prima a Vucinic, che non trova il tiro, poi a Burdisso: la sua botta però termina fuori. La Roma si carica. L'Olimpico canta. Al 12' Vucinic dalla distanza prova il tiro: Consigli è sulla traiettoria tocca il pallone ma poi se lo lascia sfuggire. Una papera clamorosa che vale l'1-0 giallorosso. La Roma gestisce bene il campo, pressa alto, cerca spazi che l'Atalanta però non lascia facilmente. Per i nerazzurri arriva pure l'infortunio di Manfredini, che proverà a restare in campo ma al 34' sarà costretto a uscire. Totti, partito sul filo del fuorigioco, stoppa al volo un pallone in area ma il suo tiro non è preciso. Poi però dai suoi piedi, al 27', parte un magnifico cross teso che Marco Cassetti, con la prontezza dell'attaccante, devia in porta: 2-0 per la Roma.


ATALANTA, IMPRESA MANCATA — Nella ripresa Ranieri richiama Vucinic in panchina e manda dentro Toni. Il montenegrino è diffidato, l'allenatore preferisce "conservarlo" per il derby. L'Atalanta però scende in campo con un'altra testa e all'8' trova il gol con Tiribocchi che approfitta di un'indecisione di Riise e solo in area batte Julio Sergio. I nerazzurri prendono coraggio e diventano padroni del campo. Sfiorano il pari con una doppia occasione Ferreira Pinto-Tiribocchi su cui si supera Julio Sergio e Valdes sulla sinistra fa troppo spesso quello che vuole. La partita diventa più nervosa: Menez viene ammonito per simulazione e poco dopo rischia il secondo cartellino per lo stesso motivo. Così quando Ranieri richiama in panchina Totti per inserire Brighi, il capitano suggerisce di togliere il francese: "Sennò lo caccia", dice al tecnico. L'Atalanta preme fino alla fine, la Roma tiene e in un'Olimpico carico di ansia e di felicità conquista i tre punti che vogliono dire primato in classifica.

LA SITUAZIONE — Adesso i giallorossi sono attesi da un'altra partita verità, il derby di domenica prossima con la Lazio. "È sempre una partita speciale" dice Vucinic. Vero. Soprattutto se ti giochi un pezzo importante di scudetto. L'Atalanta resta terzultima, a quattro punti dal Bologna, che ha perso in casa proprio contro la Lazio. Domenica cercherà punti preziosi contro la Fiorentina.

Elisabetta Esposito

Fonte: gazzetta
11/04/2010 21:02
 
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Il Milan riprende il Catania
Ma il 2-2 è quasi una resa

I rossoneri, inguardabili nel primo tempo, subiscono il gioco e i gol di Maxi Lopez e Ricchiuti. Nella ripresa arriva la doppietta di Borriello. Inutile l'assalto finale. L'Inter resta a 3 punti, ma la Roma si allontana

MILANO, 11 aprile 2010 - Roma vai avanti tu perché noi non ce la facciamo più. Suona un po' così la resa del Milan delle occasioni perdute, che dopo avere pareggiato a San Siro con Napoli e Lazio, chiude 2-2 con il Catania che in vantaggio di due gol aveva accarezzato l'impresa. Inguardabili i rossoneri che subiscono i rossoblù per tutto il primo tempo, gol di Maxi Lopez e Ricchiuti compresi. Nella ripresa arriva la scossa con la doppietta di Borriello. Ma è inutile l'assalto finale: il distacco dall'Inter rimane invariato, mentre la Roma che adesso è prima è sopra di quattro lunghezze. A 5 giornate dal termine un divario troppo largo, anche perché ad attendere il Milan ci sono nei prossimi 180 minuti Sampdoria e Palermo, entrambe in trasferta.

TUTTI ALL'ATTACCO — All'attacco senza inutili pretattiche. Leonardo ritorna al 4-2-1-3 e fantasia, con Pirlo e Ambrosini diga del centrocampo e Seedorf a ridosso del tridente composto da Huntelaar, Borriello e Ronaldinho. Sinisa Mihajlovic non si fa intimorire dai propositi rossoneri e torna a San Siro con il nchiaro intento di fare un favore all'Inter. Lo schema è l'offensivo 4-3-3 con Izco, Lopez e Mascara in attacco.


LEZIONE DI CALCIO — Il tridente di Mihajlovic contro quello di Leonardo. Fai scorrere le statistiche e non c'è partita. Ma alla fine del primo tempo, non è solo il trio d'attacco a mettere a referto gol, gioco e occasioni. Il Catania dà infatti una grande lezione di calcio ai rossoneri, incapaci di giocarsela alla pari con i rossoblù. Il Milan, poco aggressivo in mezzo, lascia praterie al Catania che non si fa pregare due volte per affondare. Gioca bene la squadra siciliana. I ragazzi di Sinisa mettono in pratica gli lementi essenziali del calcio moderno: velocità, gioco di prima e splendidi inserimenti dei centrocampisti che aprono in due la triste retroguardia rossonera.

MAXI CATANIA — E le grandi prove portano al meritato vantaggio del Catania dopo soli 12'. Ricchiuti fa filtrare una palla per Maxi Lopez che sul filo del fuorigioco brucia i suoi marcatori e con un diagonale perfetto trova l'ultimo straccio disponibile di angolo. Botta micidiale che i rossoneri subiscono oltre misura. I problemi di staticità del Milan fanno la differenza e il Catania ne approfitta esaltando tutti i suoi valori: dalla difesa insuperabile, ai mediani che sanno far ripartire la manovra, fino alle sue punte che mettono in agitazione perenne la difesa strampalata del Milan. Basta e avanza il gol del meritato 2-0. Maxi Lopez restituisce il favore a Ricchiuti che solitario come un condor piomba nell'area piccola e infila di testa.


DOPPIO BORRIELLO — Con poche opzioni di gioco, al Milan non resta che resettare nella ripresa, anche perché riproporre lo stesso primo tempo sarebbe irriverente e poco rispettoso nei confronti del suo pubblico. Infatti la partenza dei rossoneri è veemente e porta subito al gol. La rete è di Borriello: colpo di testa angolato su invito di Seedorf. Il ritmo è alto e il Catania subisce. AI rossoblù manca la tranquillità del primo tempo. Mihajlovic avverte il disagio e aggiunge vitamina al centrocampo: fuori Carboni dentro Ledesma. Leonardo risponde con Flamini per Favalli, mentre Ambrosini va a fare il centrale difensivo. Ma il Catania sa ritrovare gioco e ritmo, sfruttando anche il carattere fin troppo offensivo dell'avversario. Leonardo dal canto suo rischia giustamente il tutto per tutto togliendo Seedorf e l'inguardabile Huntelaar per Mancini e Inzaghi. Mosse che fruttano. Pippo come al solito apre varchi e semina zizzania nella difesa avversaria. E al 38' lascia la palla calciata da Abate a Borriello che dal dischetto stoppa di petto e infila nell'angolo.

IL GUIZZO DI PIPPO — Il finale è tutto del Milan alla ricerca disperata del 3-2. Ci provano tutti. Ci prova Inzaghi la cui girata finisce fra le braccia di Andujar. Ma il Catania resiste e il più che meritato 2-2 finisce sul taccuino di Orsato. La Roma ha strada libera.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
11/04/2010 21:06
 
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Palermo sempre da Champions
Miccoli-Pastore da applausi

I rosanero battono 3-1 il Chievo e salgono a quota 54 in classifica: +3 su Juve e Samp, che gioca stasera. Il Palermo va sotto col gol di De Paula, poi rimonta con un colpo di testa dell'argentino e una doppietta del numero 10. Altra bella partita della squadra di Delio Rossi

MILANO, 11 aprile 2010 - Partiamo da una certezza: per paragonare ogni squadra del globo al Barcellona, in questo momento, serve una buona dose di fantasia. Ma se qualcuno ha azzardato questo accostamento per il Palermo una ragione c'è: i rosanero giocano indubbiamente bene. Specie da metà campo in su i dialoghi nello stretto, gli inserimenti dei centrocampisti, le discese di Cassani e Balzaretti, la qualità di uomini come Pastore, le geometrie di Liverani, le accelerazioni nello stretto di Miccoli ricordano, fatte le debite proporzioni, le magie di Iniesta, Xavi, Messi e compagni. La squadra di Delio Rossi (40 punti in 20 partite) potrebbe se non alto giocare nello stesso torneo, l'anno prossimo: la rincorsa alla Champions riparte dopo lo stop nel derby con la vittoria sul Chievo: 3-1, con tanto di rimonta dopo l'iniziale svantaggio.


PARTENZA A HANDICAP — Goian, però, non è Piqué, Nocerino incappa in errori che per Yaya Touré sono un po' più rari: così il Palermo, che aveva iniziato all'arrembaggio, subisce in apertura un contropiede del Chievo. Al 18' lancio innocuo in avanti di Ariatti, Nocerino prova un retropassaggio di testa che diventa un assist per De Paula. Il brasiliano ex Foligno (9 squadre nelle ultime sei stagioni), difende palla su Goian e batte Sirigu. Il Chievo non segnava in trasferta da 334 minuti e si trovava senza quasi rendersene conto in vantaggio.


PASTORE E MICCOLI — Ma questo è l'anno della rivelazione di Pastore (almeno a queste latitudini) e dei record di Miccoli: nonostante qualche prematuro fischio del Barbera a Liverani, il Palermo non si perde d'animo e continua ruminare calcio. Trova il Palermo su calcio da fermo, con una punizione di Liverani trasformata in rete da Pastore con un colpo di testa. Il ragazzo dell'Huracan, che va vicinissimo alla prima doppietta, sta aggiungendo dimensioni al suo gioco: oggi ha mostrato quella area, oltre a una apprezzabile tendenza a rincorrere l'avversario senza palla e a diminuire le pause della sua partita. Aggiunge gol a gol Fabrizio Miccoli: sono 15 in questa stagione, record personale in serie A (in stagione ne aveva fatti 15 in B alla Ternana nel 2002). Miccoli tira bombe di destro e di sinistro, fornisce assist, salta sempre l'uomo e sembra inserito negli schemi: fra i vari "candidati della stampa" alla Nazionale (come li chiama Lippi) lui deve esserci per forza. Non si vedono controindicazioni. Miccoli trasforma il rigore del 2-1, concesso per una netta spinta di Iori su Liverani, poi si inventa il 3-1 con un missile potente e preciso dal limite a inizio ripresa. Al 23' si becca l'ovazione del pubblico alla sostituzione: fa spazio a Hernandez, altro gioiello, che completa un attacco tutto uruguaiano con Cavani (un po' spaesato e fuori giri oggi).

CHIEVO TROPPO SALVO — E il Chievo? Arrivato alla salvezza quasi matematica troppo presto, non ha molto da chiedere. Gli mancavano due punti a quota 40 e quattro titolari in campo. L'attacco De Paula-Abbruscato è varato per il contropiede, nalla ripresa Di Carlo prova anche il tridente e qualche giovane che verrà buono in futuro. Il neo-milanista Yepes fa il suo, Mantovani chiude qualche buco, Bentivoglio cresce nel secondo tempo ed è protagonista delle sortite offensive. Si torna a Verona senza punti, ma per talento e motivazioni c'era un abisso. Sabato, contro il Livorno, sarà un'altra storia.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
11/04/2010 21:11
 
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Chiellini, ossigeno Juve
Cagliari piegato per 1-0

I bianconeri soffrono, ma battono i sardi grazie alla rete di testa del difensore centrale, poi vicino anche al raddoppio, negatogli da un tocco in fuorigioco di Iaquinta. Gli ospiti hanno colpito una traversa con Cossu sullo 0-0, sprecando poi con Matri una super occasione. La squadra di Zaccheroni supera il Napoli e resta in corsa per il quarto posto

TORINO, 11 aprile 2010 - La Juventus batte 1-0 il Cagliari e respira una boccata d'ossigeno. Merito della capocciata d'orgoglio, tutto cuore, come fa capire Chiellini battendosi il petto dopo la marcatura, del difensore della Nazionale. Così i bianconeri di Zaccheroni restano in corsa per il quarto posto che significherebbe Champions, e nel frattempo scavalcano il Napoli in classifica e rientrano provvisoriamente in Europa, seppure in zona Europa League.
C'è poco altro da salvare nel pomeriggio della Juventus: almeno la difesa non ha preso gol (non succedeva da 19 partite in campionato), e non ci sono stati altri infortuni, e non è poco, visto l'andazzo. Di gioco però se n'è visto pochino, Buffon, al rientro, è stato salvato solo dalla traversa, e il Cagliari ha sprecato tanto, in parità e in svantaggio, infine in avanti l'attaccante più pericoloso è stato un Chiellini gigantesco, che ha pure sfiorato il raddoppio. La gara è stata condizionata dalla contestazione del tifo bianconconero, con cori e striscioni contro la società, accusata di non aver difeso abbastanza la Juve durante Calciopoli e messa all'indice anche per i risultati post processo. Gli ultrà hanno anche inneggiato a Moggi, e quelli della Curva Nord si sono portati vicini alla barriera che separa quel settore dal terreno di gioco alla mezzora del primo tempo.


SCHIERAMENTI — Si parte con la Juve inquadrata in un 4-4-2 rigido. Ma il tempo delle divagazioni tattiche è finito, adesso c'è solo da badare al sodo, ai punti, per salvare il salvabile in una stagione da dimenticare. Davanti Iaquinta e Amauri sono preferiti da Zaccheroni a Del Piero e Trezeguet. Il Cagliari è più flessibile e articolato: Cossu giostra da trequartista in quel 4-3-1-2, che era stato cucito addosso a Diego, in casa Juve.

COSSU METTE PAURA A BUFFON — Il Cagliari parte meglio. Sarà il clima ostile a borodocampo, che condiziona la Juve, sarà che i bianconeri sono in crisi nera, e non da oggi. Fatto sta, che i sardi sfiorano il vantaggio con un traversa di un vivacissimo Cossu, a Buffon battuto, con una puntata a centroarea. Il fantasista di Allegri è motivatissimo dal confronto indiretto con Camoranesi, di cui si propone come alternativa in chiave Nazionale. La Juve replica proprio con Camoranesi, Marchetti è bravo a neutralizzare il sinistro dell'esterno estro di Tandil. Il ritmo è basso, le idee latitano, ma il Cagliari si ritrova sui piedi di Matri un'altra grande occasione. Melo pasticcia, l'attaccante si invola davanti Buffon, ma colpisce male, dando il tempo a Cannavaro di recuperare e salvare la porta sguarnita.


CHIELLINI GOL — Il Cagliari spreca, la Juve stavolta no. E segna di testa con Chiellini, che capitalizza un inserimento offensivo, sottoporta. È il quarto gol in campionato del Chiello, cui si aggiunge in stagione quello in Champions al Maccabi. A tempo scaduto, poi, la Juve potrebbe addirittura raddoppiare: Iaquinta di testa mette a lato sul bel cross di Marchisio dalla destra. All'intervallo è 1-0. Alla Juve è andata di lusso.

CAGLIARI GENEROSON — Nella ripresa Cagliari più offensivo e geometrico, con l'ingresso di Lazzari per Dessena. La Juve (con Camoranesi che nervoso rifila una gomitata a Conti) fatica, soprattutto nel finale, non riparte quasi mai, ma si rende pericolosa con le acrobazie su calcio piazzato di Chiellini. Che segnerebe anche, di piede in mischia, dopo un'uscita alta difettosa di Marchetti, ma Iaquinta ha la malagurata idea di toccare sulla linea di porta. L'attaccante ex Udinese era in fuorigioco: tutto da rifare per la Juve, costretta all'apnea fino all 90'. Ma tiene, e porta a casa tre punti fondamentali.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
11/04/2010 21:15
 
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Lazio, rimontona da sogno
Rocchi ribalta il Bologna

I biancocelesti vincono 3-2 al Dall'Ara dopo essere stati sotto di due gol (Guana e Portanova). Decisivo l'ingresso in campo dell'attaccante nel primo tempo: sua la rete decisiva dopo quelle di Mauri e Dias. E la salvezza si avvicina

BOLOGNA, 11 aprile 2010 - Non si rischia il capitano, diffidato, prima del derby: Tommaso Rocchi a Bologna non doveva giocare. Ma sul 2-0 per i rossoblù, che sono in totale controllo della partita, Edy Reja si gira verso la panchina e dice all'attaccante: "Vai, rischiamo il tutto per tutto". Fuori lo stranito Biava, mai a suo agio da quarto di destra del centrocampo, e tridente. Svolta netta: la Lazio si sveglia, prende un palo, segna tre gol, vince il match, supera proprio il Bologna in classifica e si allontana dalla zona calda. E Rocchi? E' lui l'uomo-partita; suo il 3-2. E giocherà anche il derby visto che non è stato ammonito.

UNO-DUE BOLOGNA — Bologna-Lazio andrebbe divisa in due tronconi. La prima mezz'ora è tutta rossoblù. Che sfrutta al meglio un approccio "camomilloso" dei biancocelesti alla gara. Basti vedere il gol del vantaggio: Biava svirgola un rinvio e lascia la palla a Modesto, che mette al centro per Guana. Rigore in movimento per il centrocampista, che la mette all'incrocio. Passano cinque minuti e da un corner svetta il tifoso laziale Portanova: testata perfetta, raddoppio.

LA MOSSA — Un pugile suonato. Questa, la Lazio alla mezz'ora. Ledesma, soffocato da Mudingayi, non accende la luce, Zarate è irritante e Floccari la vede raramente. A pagare per tutti, in compenso, è Biava; adattato da centrocampista di destra nel 3-4-2-1 iniziale (Lichtsteiner squalificato), è a dir poco spaesato. Reja allora va di tridente: 4-3-3, dentro Rocchi, con Zarate più libero di svariare. Il primo segnale di riscossa è proprio un palo preso dall'argentino. Il secondo, invece, è il gol dell'1-2. Kolarov sfonda a sinistra e regala a Mauri un tiro facile facile dal dischetto. E l'inerzia cambia.


FLIPPER DIAS — Perchè il Bologna scompare dal campo. La ripresa è tutta laziale. Pur senza segnare, la differenza la fa Zarate, perché crea superiorità numerica ogni volta che accelera. Per tamponarlo i padroni di casa si scoprono, inevitabilmente. Viviano sale in cattedra un paio di volte, ma nulla può sul flipper che porta Dias al 2-2: punizione di Ledesma, testa del brasiliano sulla traversa, rinvio di Raggi dritto sulla pancia del difensore ed è pareggio.

LA FRECCIA — La marea biancoceleste è inarrestabile e arriva il sorpasso. L'azione parte con un cross da destra, Brocchi in area si inventa un colpo di tacco che spiazza la difesa del Bologna ma non Rocchi. Il quale, controtempo, supera Viviano. Con il morale a terra i rossoblù sprofondano senza creare pericoli. Anzi, in contropiede si mangiano il quarto gol sia Firmani che Zarate. Il capolavoro, comunque, era già stato completato; il merito va dato anche a Reja che ha avuto il coraggio di ribaltare la squadra quando la barca stava affondando.

QUINTA SCONFITTA IN FILA — Il Bologna sprofonda sotto il peso della quinta sconfitta consecutiva: la classifica ancora non preoccupa, ma l'Atalanta, terz'ultima, è a quattro punti. Con lo scontro diretto da giocarsi in casa dei bergamaschi. La Lazio, invece, può diventare arbitro dello scudetto: per il derby è bella carica. Rocchi di sicuro.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
11/04/2010 21:18
 
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Udinese, primo hurrà esterno
Livorno a un passo dal baratro

La squadra di Marino supera 2-0 i toscani, decretandone la quasi-retrocessione. Ora i friulani hanno un margine di 7 punti sulla zona che scotta, mentre gli amaranto dovrebbero recuperare 9 lunghezze nelle ultime 5 giornate

LIVORNO, 11 aprile 2010 - Gennaro Ruotolo, subentrato a Serse Cosmi lunedì scorso, aveva cercato di caricare i suoi parlando di finale e chiedendo l'appoggio dei tifosi. Ma con l'Udinese è stata una débacle su entrambi i fronti: in campo la squadra ha perso 2-0, dagli spalti è piovuta la contestazione già nel primo tempo, prima che i tifosi della curva abbandonassero lo stadio poco dopo la mezz'ora della ripresa. Insomma, il Livorno, dopo aver conquistato 5 punti nelle ultime 14 giornate, saluta virtualmente la massima serie, e nel peggiore dei modi. E cioè con un record negativo: ha perso 8 delle 17 gare disputate in casa nella serie A 2009/10 ed ha eguagliato il suo primato di sconfitte interne in singolo torneo di serie A su girone unico, stabilito nella stagione 2007/08 (con retrocessione in serie B). Il suo divario dalla quart'ultima sale ora a 9 punti, che a cinque giornate dal termine sono una zavorra praticamente incolmabile. Soprattutto per la squadra vista oggi contro l'Udinese. Per i friulani è il primo successo esterno della stagione (quella di Marino era rimasta l'unica squadra a secco), arrivato a quasi un anno di distanza dalla precedente vittoria fuori casa. Non solo, i friulani portano a 7 punti il vantaggio sulla terz'ultima e guadagnano una bella fetta di tranquillità nella lotta salvezza.


RUTOLO CAMBIA MA L'UDINESE VA — Ruotolo, che ha ottenuto la deroga e siede dunque in panchina, cerca la svolta schierando una difesa a quattro, con dentro Pieri al posto di Rivas. Davanti le velleità offensive sono affidate al duo Tavano-Danilevicius con Pulzetti a supporto. L'Udinese, senza Coda, Basta, Inler e D'Agostino, risponde col solito modulo e tanta voglia di incassare i punti che le mancano alla salvezza. E quindi Marino mantiene la sua ferrea linea a quattro dietro, con Isla avvitato davanti alla difesa e un quintetto pronto a portare insidie dalle parti di Rubinho. Ma se l'Udinese gioca con la solita mentalità offensiva, il Livorno è invece visibilmente preoccupato per il clima da ultima spiaggia nel quale si muove. E la gara è diretta conseguenza del diverso approccio mentale delle due contendenti: tesa e contratta al limite della paralisi la squadra di casa, volitiva e grintosa quella ospite. Passano 8 minuti e l'Udinese è già in vantaggio: Sanchez aggancia un pallone in area, supera Pieri in agilità e batte Rubinho con un sinistro ravvicinato. Lo svantaggio non scuote il Livorno, anzi sembra gelarlo. Al 18' Di Natale sbaglia di poco la mira con un destro dal limite, al 24' Rubinho salva su una deviazione di Raimondi su un cross di Pepe. Insomma, è sempre più Udinese che Livorno. L'unica conclusione dei padroni di casa arriva al 31': Pulzetti colpisce di testa, con Handanovic che para senza affanni. Al 35' l'Udinese raddoppia: Di Natale segna il suo gol numero 23 in campionato. Si scalda il pubblico di casa, che contesta vivacemente la squadra e lancia in campo un petardo. Brighi sospende l'incontro per una manciata di secondi, poi il primo tempo finisce sul 2-0 per l'Udinese.

LIVORNO CONTESTATO — La ripresa si apre con due sostituzioni: Ruotolo si gioca il tutto per tutto inserendo Vitale e Bellucci al posto di Pieri e Prutsch. Dopo quattro minuti si ferma per un colpo di freddo Rubinho, che esce dal campo tremante e avvolto da una coperta. Al suo posto entra De Lucia. All'11' l'occasione più limpida per i toscani, con Handanovic che respinge un tiro di Tavano, proprio mentre Danilevicius si stava preparando al facile tocco in rete. Poi il ritmo cala, la partita non offre più nulla in campo, se non un tiro a segno peraltro neanche troppo insistito da parte dell'Udinese, mentre sugli spalti va in scena la contestazione, fra cori di insulto alla squadra e lancio di petardi e fumogeni, che ancora inducono Brighi a sospendere qualche minuto la gara. Poi, poco dopo la mezz'ora, i tifosi che occupano la curva lasciano lo stadio in segno di protesta. La gara in effetti finisce qui, col Livorno sempre più giù e un'Udinese virtualmente salva.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
11/04/2010 21:24
 
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Il Bari illude, poi solo Siena
Decide la doppietta di Ghezzal

Barretto manda in gol Rivas e Castillo ma i bianconeri restano in partita grazie al franco-algerino che nella ripresa prima firma il pari e poi apre l'azione del 3-2 firmato Rosi. I toscani ancora in corsa per la salvezza

SIENA, 11 aprile 2010 - Primo tempo del Bari, poi solo Siena. Grazie a due magie di Ghezzal, completate dal gol in mischia di Rosi, i bianconeri battono i pugliesi e restano agganciati all'aritmetica nella difficile corsa verso la salvezza. I punti che li separano dal quart'ultimo posto del Bologna sono sei. Per la squadra di Ventura, sfuma l'ultima possibilità d'inseguire un posto in Europa.

BOTTA E RISPOSTA — Nemmeno la pioggia frena l'impeto di Barreto, recuperato a sorpresa da Ventura. Con il brasiliano in campo, il Bari va sull'acqua come sul velluto. I demeriti, almeno nel primo tempo, sono tutti del Siena, più offensivo che mai con Ghezzal dietro al tridente formato da Maccarone (spento e nervoso), Larrondo e Reginaldo. Il tempo di trovare un equilibrio, che i bianconeri sono già in svantaggio: uno-due a centrocampo e Barreto s'invola verso l'area dei toscani prima di servire in mezzo l'accorrente Rivas. Segnare è un gioco da ragazzi. La reazione del Siena c'è, è veemente, da squadra costretta a vincere per continuare a sperare nella salvezza. Passano 5', Larrondo riceve palla spalle alla porta al limite dell'area e scarica per Ghezzal che al volo fulmina Gillet.


MAGICO BARRETO — Il pari non dura. Troppo "leggero" Odibe per frenare le sfuriate di Alvarez, Rivas e del solito Barreto. Che al 20' lo lascia sul posto, s'invola sulla sinistra e mette in mezzo per Castillo: l'argentino prima si fa ipnotizzare da Curci, poi sulla ribattuta insacca. Tutto troppo facile. La sensazione è che al Bari basti premere sull'acceleratore. Di contro il Siena fa girare palla, ma senza affondare il verticale. Così sui cross di Maccarone, solo Reginaldo impensierisce Gillet. Succede al 40', un minuto più tardi Curci tiene in partita il Siena salvando in extremis su Castillo.

ORGOGLIO SIENA — Nella ripresa Malesani cambia: fuori Odibe, dentro Malagò. Non serve, perché il Bari di fatto resta nello spogliatoio. Il bel palleggio dei pugliesi mostrato nel primo tempo sparisce, per lasciar posto a una squadra chiusa dietro a difendere il vantaggio. Entra anche Calaiò per Reginaldo, ormai la partita la fa il Siena. Più di tutti Ghezzal, imprendibile tra la linea dei centrocampisti e quella dei difensori di Ventura. Suo il pareggio al 17' con un bel pallonetto dal limite dell'area. La doppietta dell'attaccante franco-algerino è da giocatore di classe. Un minuto più tardi ancora Ghezzal sfiora la tripletta di testa, preludio al vantaggio firmato Rosi: Del Grosso calcia a botta sicura, Belmonte respinge sulla linea ma sulla respinta il difensore romano è il più veloce e non sbaglia. Prima del triplice fischio finale c'è tempo anche per un palo di Calaiò.

Claudio Lenzi

Fonte: gazzetta
11/04/2010 23:52
 
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Samp, Cassano part time ma basta: 1-0 al Genoa

Fantantonio trova subito il gol decisivo. Poi viene preso di mira dai falli avversari e a inizio ripresa deve uscire. Ma la Samp si difende con ordine, concedendo agli avversari pochissime occasioni

GENOVA 11 aprile 2010 - Finché c'è Cassano è una Samp che inventa e attacca. Quando Fantantonio esce sotto i colpi (alla caviglia) dei difensori avversari diventa una Samp tatticamente ben disposta che si difende con ordine. E contro la quale può poco un Genoa nervoso e falloso, generoso anche ma poco incisivo.


E' SUBITO SAMP — La Samp parte col turbo, e si capisce: la lotta per il quarto posto non le concede pausa. I blucerchiati prendono in mano il gioco e dopo pochi minuti sono già vicini al gol con un gran sinistro al volo dalla distanza di Guberti su cui Scarpi (preferito in extremis a un Amelia non al meglio) deve volare. Sull'altro fronte c'è solo qualche folata, anche se una produce un diagonale pericoloso da destra di Palacio che esce non lontano dal secondo palo. Il Genoa resta comunque più che altro sulla difensiva, senza tar l'altro andare tanto per il sottile: al 16' i gialli ai suoi danni sono già due, e a Palladino ne viene abbuonato un terzo. Ma a metà tempo ecco i frutti della supremazia doriana, con un gol di Cassano che alla Cassano non è, ma è ampiamente meritato, dal fantasista (che resiste stoicamente alla raffica di falli rossoblù) e dalla squadra: punizione di Palombo dalla trequarti destra, torre di Lucchini sul palo opposto e tocco di testa vincente di Fantantonio da pochi passi. A quel punto il Genoa deve cambiare atteggiamento ma fa fatica: solo a tratti si vede un gioco fluido e veloce, più spesso la Samp riesce a costringere i rossoblù a una manovra orizzontale che alla fine viene interrotta con ripartenze in contropiede dei blucerchiati. Solo nel finale di tempo i rossoblù riescono a metterli in difficoltà approfittando dell'inevitabile appannamento fisico, soprattutto a sinistra con Criscito e con le incursioni di Palacio. Sculli tira anche in rete, ma Tagliavento aveva già fischiato fuorigioco. E si va al riposo con la Samp in vantaggio.


LA RIPRESA — Si riprende con Cassano ancora alle prese con problemi a una caviglia in seguito ai falli subìti. E con il Genoa a premere subito per il pari: Sculli che sfiora il palo di un niente. Cassano getta la spugna al 12', e siccome Del Neri ha già inserito Mannini per Guberti per scelta tecnica, tocca al giovane Scepovic sostituire Fantantonio. Anche Gasperini gioca le sue carte, inserendo prima Acquafresca per Paladino e poi Zapater per Moretti, con l'arretramento di Rossi in difesa. Il risultato dei cambi è una fase più equilibrata dopo l'inevitabile avvio arrembante del Genoa. Certo, i rossoblù sono costretti a insistere di più, ma la Samp tatticamente è ben messa, i varchi sono pochi e il fuorigioco funziona soprattutto su Sculli. Anche a centrocampo Palombo è una garanzia, da interditore come da regista. Così i pericoli per la porta di Scarpi arrivano col contagocce. Di certo di doriani senza Cassano trovano poche idee per ripartire con efficacia, ma si difendono con grande ordine. L'unico brivido, allo scadere della ripresa, è un colpo di testa di Bocchetti che sfiora di un niente il palo alla destra di uno Storari fermo. Ma per chi deve rimontare, un'occasione è un po' poco.

Pier Luigi Todisco

Fonte: gazzetta
13/04/2010 22:00
 
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SERIE A 2009/2010 33ª Giornata (14ª Ritorno)

Anticipi del 10/04/2010
Napoli - Parma 2-3
Fiorentina - Inter 2-2
Restanti del 11/04/2010
Bologna - Lazio 2-3
Juventus - Cagliari 1-0
Livorno - Udinese 0-2
Milan - Catania 2-2
Palermo - Chievo 3-1
Roma - Atalanta 2-1
Siena - Bari 3-2
Sampdoria - Genoa 1-0 (posticipo serale)

Classifica
1) Roma punti 68;
2) Inter punti 67;
3) Milan punti 64;
4) Palermo e Sampdoria punti 54;
6) Juventus punti 51;
7) Napoli punti 49;
8) Fiorentina e Parma punti 46;
10) Genoa punti 45;
11) Bari punti 43;
12) Cagliari punti 40;
13) Catania punti 39;
14) Chievo e Udinese punti 38;
16) Lazio punti 37;
17) Bologna punti 35;
18) Atalanta punti 31;
19) Siena punti 29;
20) Livorno punti 26.
17/04/2010 00:51
 
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Inter di nuovo in testa
Juventus stesa 2-0

I nerazzurri segnano alla mezzora della ripresa con uno spettacolare destro al volo di Maicon e raddoppiano nel recupero con Eto'o. Bianconeri autori di un buon avvio di gara, poi l'espulsione per doppia ammonizione di Sissoko al 37' li costringe a una gara di puro contenimento. I campioni d'Italia a +2 sulla Roma che domenica gioca il derby con la Lazio

MILANO, 16 aprile 2010 - Se non fosse un gol fondamentale per la corsa al titolo, potrebbe anche essere un messaggio per il mercato: Maicon, mai più senza. Mentre si inizia a progettare l’Inter futura, e il brasiliano finisce fra i possibili partenti, l’Inter ha bisogno di una sua magia per piegare la Juventus e riportarsi temporaneamente a +2 sulla Roma. Poi raddoppierà Eto’o, ma è del brasiliano il gol che sblocca tutto. Manca un quarto d’ora alla fine quando l’esterno destro raccoglie una ribattuta alta al limite, palleggia di coscia e si inventa un destro imparabile.


PAROLA AL DERBY DI ROMA — L’Inter porta così a casa il derby d’Italia del post-Calciopoli ultimo atto, gara che era attesa e non tradisce le attese. Primo tempo di bagarre, calcioni e disciplina tattica della Juve, ripresa in cui l’Inter, in undici contro dieci, straripa, spreca e poi passa la palla alla Roma, o meglio alla Lazio, nel botta e risposta per il titolo. La Juve cede: i suoi tifosi, assenti a San Siro, non sapranno se apprezzare almeno la voglia e la combattività, o intristirsi per la distanza siderale in classifica e per il buco che rischia di aprirsi nel gruppo all’inseguimento del quarto posto.

BATTAGLIA — Il clima di battaglia si accende al 18’: presto il numero dei cartellini supererà quello dei tiri in porta. Ci si prende a manate in area a palla ferma, per prendere la posizione, non si tira mai indietro la gamba a centrocampo. Fra la prima zuffa Iaquinta-Samuel e il rosso a Sissoko ogni fallo fa scattare una mezza rissa. Il maliano si becca il primo giallo per un vivace scambio di "opinioni" con Motta, poi al 37’ entra in tackle in ritardo su Zanetti. Secondo giallo e Juve in dieci: una brutta botta per i bianconeri, perché Momo in un paio di occasioni, in precedenza, ci aveva messo una pezza, e perché l’inferiorità spinge Zaccheroni a privarsi di Del Piero. Entra Poulsen, Diego è l’unico appoggio a Iaquinta, il capitano bianconero termina presto una gara in cui si era "sbattuto" su entrambi i fronti.


INTER, MILITO SPRECA — Prima o poi doveva succedere. Se all’Inter serve la magia di Maicon è perché è tradita dalle sue punte. Milito ed Eto’o, letali a turno in stagione, contro i bianconeri paiono incepparsi: si divorano quattro occasioni nitide. Eto’o sparacchia a lato in contropiede, Milito lo supera sbagliando un colpo di testa da un metro, dopo aver mandato largo un cross di Maicon. Nel recupero Milito triplica l’errore, Eto’o non può sbagliare. Pandev si conferma a bassi giri, Balotelli entra e centra l’incrocio dei pali su punizione. Dietro, dopo i primi minuti, i nerazzurri non rischiano nulla: Lucio e Samuel hanno avuto clienti più duri di Iaquinta, Zanetti si permette sortite. Gran secondo tempo, il 4-2-3-1 si conferma modulo vincente: sarà riproposto anche col Barça?

JUVE, CROLLA LA RESISTENZA — Zac era partito senza coprirsi troppo, per giocarsela: la Juve parte subito aggredendo, arriva due volte a tirare in porta, poi inizia a subire il palleggio interista. Felipe Melo si schiaccia spesso sulla difesa, e tenta l’anticipo costante su Sneijder o su chi si propone fra le linee (lo limiterà). Grosso fatica ma con l’aiuto di Marchisio limita per un po’ i danni con Maicon. Il beccatissimo Cannavaro tira fuori l’orgoglio mondiale: con Chiellini tappa buchi fin che può, fino al bolide di Maicon. Tenere su le barricate: questo può fare la Juve in dieci contro l’Inter. Il divario è enorme, la classifica lo conferma. Urge una ricostruzione, o i suoi tifosi non potranno trovare soddisfazioni che nei possibili problemi giudiziari delle squadre rivali.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
17/04/2010 23:48
 
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Il Chievo vince e sorride
Livorno ormai spacciato

I gialloblù vincono 2-0 con Pellissier e Abbruscato e a quota 41 sono praticamente salvi. La squadra di Ruotolo, che nella ripresa con l'ingresso di Danilevicuis cambia marcia, resta ultima a 26 ed è appesa solo alla matematica

VERONA, 17 aprile 2010 - Il Chievo vince, e si salva. Di fatto, non matematicamente, ma a quota 41 e con otto squadre alle spalle, almeno per una sera, è difficile che la squadra gialloblù possa suicidarsi; il Livorno perde e retrocede. Di fatto, non matematicamente, ma a 9 punti dalla quartultima e con sole quattro gare da giocare, anche la speranza deve considerarsi smarrita. Il match winner è stato Pellissier, che nel primo tempo è stato bravo a sbloccare la gara nel momento di maggiore pressione dei gialloblù. Nella ripresa, poi, il Livorno ha cambiato passo, ma dopo un buon momento ha subito il raddoppio di Abbruscato.


MOLTO CHIEVO — La squadra di Di Carlo non ha Yepes al centro della difesa, dove c'è Mandelli, e schiera Pinzi dietro la coppia De Paula-Pellissier. Il Livorno lascia Danilevicius in panchina e mette il solo Pulzetti ad agire alle spalle dell’unica punta Tavano, con un 5-3-2 somigliante a un 5-3-1-1 molto prudente, per puntare sulle ripartenze. Avvio tranquillo, con le due formazioni intente a non esporsi troppo: il Chievo chiude bene al centro, mentre il Livorno trova qualche spazio sulle fasce. Nei primi 20’ portieri inoperosi, poi ci pensa Mandelli, al 22’, a sporcare i guanti di De Lucia, che compie una prodezza d’istinto su colpo di testa da distanza ravvicinata. Nell’arco di 3’, poi, il Chievo bussa due volte, con uno slalom di Rigoni e un tiro in area, contrastato in modo più sospetto, di Pellissier, e poi passa, sempre con l’attaccante: il suo bel diagonale al 28’ vale il 9° gol personale in campionato. Vantaggio meritato, quello dei gialloblù, vista la grande pressione esercitata nella parte centrale della frazione. Il Livorno, quasi condannato e spuntato, non riesce a riprendersi: la rete, invece, è una vitamina in più per la convinzione del Chievo, che fino al 45' non corrono rischi.


LA RIPRESA — Nella ripresa Ruotolo inserisce Danilevicius per Pulzetti, per cercare di dare maggiore peso all’azione di attacco del Livorno, che assume vesti più propositive. La palla per chiudere i conti, però, ce l’ha prima De Paula, al 15’, su sponda aerea di Pellissier, ma la sua deviazione, di ginocchio, da pochi passi, sfiora di poco il bersaglio. Il Livorno è lì, allarga il gioco, tenta delle punzecchiature, non sfonda, ma ci prova. Tavano al 30’ su punizione fa venire i brividi a Sorrentino e al 31’ Danilevicius stacca benissimo di testa, ma sfiora il palo. Al 35’ ancora un pericolo per il Chievo: ci vogliono i guantoni di Sorrentino a deviare in angolo un tiro di Raimondi. La spinta degli amaranto, decisamente cresciuti nella ripresa – c’è da chiedersi che corso avrebbe preso la partita se Ruotolo avesse iniziato con la coppia Tavano-Danilevicius – è lodevole, ma è il Chievo a chiudere i conti. Lo fa con Abbruscato, al 43’, che da pochi passi sfrutta un cross dalla sinistra e una difettosa deviazione della difesa del Livorno per il raddoppio. È il sigillo che lascia aperte le porte della A al Chievo e spalanca quelle della B al Livorno.

Massimo Brizzi

Fonte: gazzetta
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