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Campionato di Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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24/02/2019 20:42
 
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Bologna-Juventus 0-1, Dybala entra e decide la sfida

I bianconeri ripartono dopo la sconfitta di Madrid ma faticano contro i rossoblù di Mihajlovic.
Decide un gol al 67’ dell’argentino, appena entrato al posto di Alex Sandro.
Nel finale Perin devia sul palo un destro di Sansone



La favola della grande che dormicchia, subisce, non paga e alla fine vince è un grande classico nel libro di narrativa del calcio. Bologna-Juve è un nuovo, grande esempio. La partita in due righe: la Juventus fa una gran fatica, il Bologna domina per un’ora, poi entra Dybala e a metà del secondo tempo segna il gol-partita. L’azione è un concentrato di Juve, trenta secondi i cui i suoi campioni fanno la cosa giusta. Mandzukic su un rinvio di Perin rende giocabile il pallone – e quasi fa a botte con Mbaye, ma questa è un’altra storia -, permettendo a Matuidi di mostrare la giocata migliore della sua partita e arrivare sul fondo a crossare. Su quel traversone da sinistra, Helander rinvia malissimo, piano e centrale, così per Dybala, che ha seguito l’azione, è quasi troppo facile far gol da centro area. Soriano e Pulgar, due metri più in là, si pentiranno per una settimana di non averlo seguito da vicino.

JUVE PREOCCUPANTE — Allegri ancora una volta vince una partita con un cambio: fuori Alex Sandro, dentro Paulino, il grande escluso dalla formazione titolare. I segnali per il 12 marzo, il giorno del giudizio, però sono tutti negativi. La Juve per ampi tratti della partita sembra una squadra sotto shock. Allegri all’inizio mette Cancelo largo a destra, in teoria esterno offensivo, poi chiede a Bentancur di fare il play e usa Bernadeschi da mezzala destra. La chimica è ai minimi termini, ma la questione non pare tattica. I passaggi sbagliati non si contano, Bonucci lancia più volte nel vuoto, soprattutto nessuno salta l’uomo. Ronaldo, in questo contesto da ritmi bassi e grande depressione, è completamente normale, un po’ isolato e mai pericoloso. Il sinistro del gol di Dybala, non per caso, è il primo, vero tiro in porta della partita. Nei 66 minuti precedenti, giusto un brivido: una giocata di Bernardeschi che, nel primo tempo, salta secco Poli e calcia fuori col mancino.

BOLOGNA GENTILE — La domenica del Bologna invece è opposta. Lucidità in costruzione, bel gioco ma poco cinismo. Il primo pericolo, un tacco alto di Santander, è un manifesto programmatico. La squadra gioca decisamente bene e El Ropero è tra i migliori, un gigante saggio che gioca di sponda, fa salire la squadra e dà un gran fastidio alle difese. Nel solo primo tempo si contano sei-sette azioni promettenti: tiri fuori di Soriano, Edera e Santander, un cross di Sansone che non trova il solito Armadio numero 9, una chiusura di Rugani su Soriano. Mihajlovic non esulta solo perché – un paradosso, per un tipino come lui – alla squadra mancano completamente cattiveria e istinto killer. Ne avesse anche solo una manciata, la Juve andrebbe all’intervallo in svantaggio oppure cadrebbe dopo 10 minuti del secondo tempo.

LE DUE PALLE-GOL — Eccola, la prima delle due grandi occasioni per il Bologna. Un angolo da sinistra, complice un rimpallo in stile-Madrid, libera Mbaye a due passi dalla linea di porta, ma Ibrahima calcia senza poesia e si fa ribattere il tiro da Alex Sandro. La seconda grande palla-gol invece arriva oltre il 90’, dopo che Allegri ha messo in campo Chiellini al posto di Bernardeschi per difendere il risultato. Una palla allontanata dalla difesa viene calciata in porta da Sansone: sembra un tiro innocuo – da lontano, con poca coordinazione – invece Perin deve fare il fenomeno per deviarlo sul palo, e sulla respinta, allontanare anche un destro di Orsolini. E’ la scena finale: la Juve, a +16 in attesa del Napoli, esulta stretta attorno al suo portiere. In tempi duri, ogni scampato pericolo è energia per il futuro.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/02/2019 20:53
 
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Serie A, Chievo-Genoa 0-0: vince la noia, solo una chance per Kouamé

Partita senza emozioni a Verona:
i veneti guadagnano un punto sulla quota salvezza ma sono a -11
dall’Empoli, i rossoblù vanno a +11 sul Bologna terzultimo


La salvezza è sempre più vicina per il Genoa (+11 sul Bologna terzultimo) e sempre più lontana per il Chievo (-11 dall’Empoli quartultimo): il pareggio del Bentegodi lascia queste indicazioni anche se non si è assolutamente visto l’ampio distacco che c’è in classifica tra le due squadre. Il Chievo, pur senza creare grosse occasioni, avrebbe meritato qualcosa di più di un Genoa rinunciatario e mai pericoloso.


PRIMO TEMPO — La partita fin dall’inizio si gioca nei trenta metri centrali, una serie di duelli che genera tanti falli e nessuna occasione. Entrambe le squadre faticano a liberare qualcuno per una conclusione, in area si entra poco e così gli spettatori si annoiano. Il Chievo spinge a destra con il generoso Schelotto, che lavora bene in coppia con Leris, mentre il Genoa prova invano a ripartire con Bessa e Kouamé che spesso si trovano quasi in linea alle spalle di Sanabria. Al 32’ una conclusione centrale da fuori di Jaroszynski costringe Radu alla prima, semplice parata. Il portiere del Genoa blocca dieci minuti dopo una punizione di Kiyine e prima dell’intervallo Radovanovic (ex fischiato dai tifosi del Chievo) calcia in curva da fuori. La squadra di Prandelli chiude il primo tempo senza aver mai tirato nello specchio della porta di Sorrentino.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo ci si aspetta un Genoa più convinto e invece è il Chievo a provarci con maggiore determinazione grazie a una serie di tiri dal limite che non creano pericoli ma che almeno dimostrano la volontà di infastidire il portiere rossoblù. Il primo e ultimo tiro in porta del Genoa è di Sanabria, ma si tratta di un innocuo passaggio a Sorrentino. Prandelli passa al 4-4-2 che in fase di possesso diventa 4-2-4 inserendo Lazovic al posto di Lerager, ma tutti i giocatori offensivi della sua formazione sono in una pessima giornata. Così il Chievo prende fiducia e nel finale cerca di vincere la gara con qualche mischia e un calcio di punizione di Piazon, appena entrato. Radu respinge e la partita finisce in parità (quinto risultato utile consecutivo per Prandelli).

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/02/2019 20:58
 
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Sassuolo-Spal 1-1: Petagna risponde a Peluso

Un gol per tempo e perfetta parità:
il difensore neroverde sblocca il match con una bella girata,
nella ripresa l'attaccante biancazzurro a segno dal dischetto




Dove c'è Spal c'è Var. La formazione ferrarese si prende un punto sul campo di un Sassuolo apparso sempre più confuso e nervoso con il passare dei minuti, e se lo prende con un rigore che l'arbitro Maresca aveva negato, ma che ha poi concesso dopo aver rivisto l'azione al Var. E sempre la Var è servita per cambiare, seppure relativamente, la decisione del direttore di gara napoletano, che nel finale aveva espulso Duncan appena ammonito per un intervento scomposto su Missiroli e dopo aver rivisto l'azione ha cambiato colore: rosso diretto e epilogo rabbioso per De Zerbi e i suoi uomini.

ANDAMENTO LENTO — Se la chiusura è stata in qualche modo pirotecnica, non altrettanto si può dire per l'inizio del match. Andamento lento, molti errori dalla metà campo in su, un sostanziale equilibrio nel possesso palla, anche se la Spal sembra più razionale nello svolgimento del gioco: ci vogliono 32 minuti per vedere un tiro in porta, ma il gol segnato da Demiral viene annullato per un tocco di mano. La difesa a tre impostata da De Zerbi regge però regge ed è il Sassuolo a passare in vantaggio nel finale del primo tempo grazie a una grande scelta di tempo di Peluso, bravo a inserirsi su un calcio di punizione battuto da Sensi: sinistro in corsa e Gomis a terra.

RISCOSSA SPAL — La Spal rientra negli spogliatoi scossa ma non abbattuta, e si vede alla ripresa del gioco. Petagna e Floccari non mollano e Adjapong è bravo a sventare il pericolo già pochi minuti prima del pareggio. L'episodio chiave al minuto 21, quando in seguito a un corner Floccari cade in mezzo all'area e si lamenta per una trattenuta di Magnanelli. Maresca fa cenno di rialzarsi, ma il Var vigila. Qualche minuto, e il rigore viene concesso (e Magnanelli ammonito): Petagna non sbaglia e arriva così in doppia cifra. Ma soprattutto risveglia l'orgoglio della Spal e trascina il Sassuolo in uno stato di profondo nervosismo. Nel prossimo turno, contro il Milan, De Zerbi dovrà inventarsi ben di più di una difesa a tre.

Alessandra Bocci

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/02/2019 21:19
 
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Serie A, Parma-Napoli 0-4: gol di Zielinski, Milik (2) e Ounas

Gli azzurri tornano a vincere e a segnare.
Padroni di casa praticamente mai in partita, la Var annulla un rigore
concesso da Chiffi alla squadra di D’Aversa nella ripresa



Il Napoli ritrova gol, entusiasmo, vittoria e autostima. Tutte cose che in trasferta non accadevano dallo scorso anno, 16 dicembre a Cagliari. Da quell’1-0 in Sardegna (gol di Milik al 90’ su punizione) il Napoli si era un po’ perso. Prima la sconfitta 1-0 con l’Inter poi 0-0 ancora a San Siro col Milan. E poi sempre 0-0 a Firenze, quindi stesso risultato anche al San Paolo col Torino. E il mal di gol che montava nella testa degli azzurri.

TRAZIONE POLACCA — Tutta un’altra storia a Parma, dove D’Aversa non riesce a opporre grande resistenza al Napoli. Che affonda soprattutto a sinistra dove Iacoponi appare debole e lo diventa ancor di più perché Machin (preferito a Barillà) copre poco e Biabiany resta un po’ guardare. Peccato che i migliori palloni capitano sul sinistro di Hysaj (Ancelotti lo sceglie facendo riposare Ghoulam) che dovendo passare il pallone sul suo piede, il destro, perde un tempo di gioco. Zielinski però fiuta quegli spazi e riesce a inserirsi sempre con maggiore efficacia. E così quando al 19’ Hysaj si contorce di destro per servire di prima il compagno ecco che Zielinski come coltello nel burro affonda nell’area parmigiana e di destro piazza il pallone dove Sepe non può arrivare e Bruno Alves in ritardo si vede infilato in tunnel. Il Napoli ora gioca più leggero, mentre il Parma non riesce a salire. Perché Inglese risulta macchinoso e Gervinho non riesce mai ad accelerare, anche perché Malcuit lo segue efficacemente a uomo in ogni angolo di campo. Sì perché Ancelotti è discepolo di Sacchi, ma fino a un certo punto. Il Napoli tiene i padroni di casa negli ultimi venti metri. E così quando Gagliolo atterra al limite dell’area Milik è lo stesso polacco a battere la punizione. Siparietto: Ancelotti chiama Koulibaly che corre verso Milik a riferire il messaggio del tecnico. La barriera salta: che Arek batta rasoterra. Il polacco esegue alla perfezione - modello Rivaldo al Milan - e così Milik festeggia il suo terzo gol su punizione diretta (record del campionato) andando ad abbracciare e ringraziare Ancelotti.

NIENTE RIGORE — Nella ripresa con Siligardi al posto dello spento Machin, il Parma ci mette almeno un po’ di intensità. E in un’azione confusa in area Malcuit, nel tentativo di rinviare, prende la gamba di Bruno Alves: Chiffi fischia il rigore ma poi viene richiamato dal Var Di Bello. Un attimo prima Callejon subisce fallo da Gagliolo è così Chiffi assegna la punizione a favore del Napoli. Ancelotti però è un po’ nervoso in panchina e urla ai suoi che perdono attenzione sbagliando passaggi elementari e lasciando spazio a un Parma che ci prova.

ASSIST BIABIANY — Ma nel momento migliore degli emiliani ecco la cappellata di Biabiany, che da centrocampo effettua un inspiegabile passaggio all’indietro tramutatosi un assist per Milik che sgancia il suo sinistro preciso senza che Bruno Alves vada oltre l’osservazione. Partita chiusa ma risultato che diventa pesante per il Parma con gli ultimi due entrati, Verdi e Ounas, che confezionano il quarto gol. Evidente la debolezza del Parma, ma stavolta il Napoli almeno si ritrova sulle cose che sa fare meglio. Gli scambi in velocità negli ultimi venti metri. Ritrovano fiducia gli attaccanti, l’unica faccia triste è quella di Mertens: lui non fa gol dall’anno scorso e la porta non l’ha “vista” neppure stasera.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/02/2019 16:29
 
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Fiorentina-Inter 3-3: autogol di De Vrij,
gol di Vecino, Politano, Perisic e Muriel

Var protagonista a Firenze, tra rigori dati, reti concesse e annullate.
I nerazzurri sono a +2 sul Milan e +3 sulla Roma


A Firenze si gioca il calcio storico, disciplina che ripropone un gioco antico. A Firenze oggi va in scena anche il calcio futuristico: si gioca con tre poli di attrazione. Non più solo le due porte, ma anche lo schermo della Var a centrocampo, dove l'arbitro Abisso si reca con una certa frequenza, seguito da orde di giocatori che restano lì, a sbirciare, nemmeno se potessero influenzarne l'esito. Fiorentina-Inter è un tripudio di Var, consultata dopo il gol al 1' e poi ripetutamente fino al rigore del 11° minuto di recupero quando comunque si prende la decisione sbagliata: finisce 3-3. Uno stillicidio, con parecchie decisioni ribaltate (non benissimo la terna a occhio nudo) tensioni de tifosi e sceneggiate di chi era in campo. Spalletti alla fine si infuria, perché vede svanire la quinta vittoria consecutiva, la quarta senza Icardi. L'Inter aveva ribaltato la gara di forza mentale, con un Perisic ormai sempre più calato nei panni di leader. Pioli esulta, perché perdere questa gara gli avrebbe fatto male. Ma nessuno sa bene come giudicare il tutto: del resto era un esperimento, questo calcio a tre "porte".

PARTENZA CHOC — Il Franchi, si sa, non è campo favorevole all'Inter. Però così… Dopo 17 secondi la Fiorentina è in vantaggio, la rete più veloce in A almeno negli ultimi 15 anni: lancio lungo di Ceccherini, sprint di Chiesa che saluta Dalbert, cross e deviazione di tacco di Simeone e poi di De Vrij nella propria porta. L'Inter ha la fortuna e il merito di pareggiarla, a sua volta, al primo tiro in porta: sviluppi di un corner al 6', palla ricacciata in area da Nainggolan, tocco al volo di Vecino, che trova il primo gol in campionato, contro la sua ex-squadra e quindi non festeggiato. Lafont non è perfetto, il sospetto fuorigioco tiene tutti fermi per 3', in attesa della Var, ma poi si riparte dal pari. Il pericolo scampato non accende l'Inter, che invece per mezz'ora quasi non passa la metà campo.

ALLUNGO INTER — La Fiorentina non colpisce mentre l'Inter fatica a trovare le misure difensive e nonostante la latitanza iniziale di tutti gli uomini d'attacco nerazzurro. Dopo la mancata "fuga per la vittoria" di Gerson (al 29' ruba palla a Vecino, non viene chiuso ma tira fuori) di colpo si spegne. La squadra di Spalletti prende coraggio, al 40' Politano fa tutto da solo e fa tutto bene, tranne l'esultanza (almeno secondo Perisic). L'ex Sassuolo converge da destra, tira a giro e trova l'angolino: poi festeggia con le mani alle orecchie, come Icardi, e Perisic glie tira giù. La gara ha svoltato, Perisic manca il terzo gol già in chiusura di tempo, lo trova dal dischetto dopo 7' della ripresa. Sulla punizione in mezzo di Brozovic c'è la mano di Fernandes, vista dalla Var. Il Franchi si scalda, in tribuna ci si agita, in Curva parte il classicone "come la Juve": il gol annullato a Biraghi, sempre dalla Var, per fallo di Muriel su D'Ambrosio è una nuova scossa tellurica.


CONTRORIMONTA — La seguente la provoca Muriel, con una punizione perfetta, irraggiungibile (74'). Ma si trema ancora nel recupero, e ancora per la Var: Abisso stavolta conferma la sua decisione dopo aver visto la tivù. Giudica mano quella di D'Ambrosio sul cross di Chiesa: Veretout trasforma per il 3-3. La squadra di Pioli agguanta il punto nonostante un'ora senza squilli di Simeone, qualche errore di troppo di Gerson, le responsabilità di Lafont su due gol, e l'inconsistenza del subentrante Pjaca. Ci pensa Chiesa, in quasi tutte le azioni decisive. L'Inter, apparsa meno quadrata ed ermetica che nelle ultime uscite, con qualche storica sofferenza sugli esterni, è però una squadra mentalmente rigenerata, che ha voglia e corsa fino al 90'. Il Milan adesso è a -2, ma la Viola era l'ostacolo più duro di questa fase del campionato. Ora prima del derby ci sono Cagliari e Spal: il peggio, nonostante i casi aperti, potrebbe essere alle spalle.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/02/2019 16:33
 
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Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni sia del campo (domenica ha giocato la nazionale di Rugby) che dei laziali (impegnati in settimana in Coppa Italia. Si prevede il recupero non prima del 26° turno.
25/02/2019 16:34
 
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SERIE A 2018/2019 25ª Giornata (6ª di Ritorno)

22/02/2019
Milan - Empoli 3-0
23/02/2019
Torino - Atalanta 2-0
Frosinone - Roma 2-3
24/02/2019
Sampdoria - Cagliari 1-0
Bologna - Juventus 0-1
Chievo - Genoa 0-0
Sassuolo - Spal 1-1
Parma - Napoli 0-4
Fiorentina - Inter 3-3
25/02/2019
Lazio - Udinese (rinv.)

Classifica
1) Juventus punti 69;
2) Napoli punti 56;
3) Inter punti 47;
4) Milan punti 45;
5) Roma punti 44;
6) Lazio(*), Torino e Atalanta punti 38;
9) Fiorentina e Sampdoria punti 36;
11) Sassuolo punti 31;
12) Genoa e Parma punti 29;
14) Cagliari punti 24;
15) Spal punti 23;
16) Udinese(*) punti 22;
17) Empoli punti 21;
18) Bologna punti 18;
19) Frosinone punti 16;
20) Chievo(-3) punti 10.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
02/03/2019 23:44
 
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Cagliari-Inter 2-1: autogol di Perisic, Lautaro e Pavoletti

Barella sbaglia un rigore, Martinez colpisce anche un palo.
Se Milan e Roma vincono domani, Spalletti si trova fuori dalla zona Champions


È finita la carica nervosa? O la rabbia per il finale di Firenze, sommata alla tensione di una stagione che raramente è stata normale, ha mandato in corto circuito l'Inter? Di sicuro c'è che il Cagliari sa approfittarne, anche se "decide" di voler soffrire fino al 96', sprecando il rigore del 3-1. I sardi vincono con merito, grazie a un primo tempo arrembante, prendendosi tre punti fondamentali per allontanarsi dalla zona calda. Caldissima diventa la corsa Champions, con la squadra di Spalletti che ora rischia il sorpasso dal Milan e l'aggancio della Roma. La crisi era iniziata con Icardi abile, arruolato e capitano, sembrava superata con lui sul lettino, ora rischia di riaprirsi, e trasformare i nerazzurri da fuggitivi (per la Champions 2019-20) a inseguitori. E non è mai una bella posizione. Tanto più se i "casini" interni non mancano.


INTER SPENTA — Ma ignorando per un momento questioni extra-campo e testa, l'Inter perde la gara anche sul campo, lasciando le fasce ai sardi, trovando una resistenza solo in Nainggolan e Lautaro, vedendo Perisic tornare alla versione spenta, aggiungendo alla solita sofferenza dei terzini anche una giornata negativa dei due centrali. Il tutto di fronte a un cliente difficile e letale come Pavoletti, invidiando al centrocampo dei sardi Barella, finendo col rimpiangere anche Srna, su cui era stato fatto un pensierino, e che in fin dei conti sarebbe stato meglio di Vrsaljko. Pensieri neri di una notte in cui i nerazzurri vedono complicarsi l'ultima fetta del campionato.

PARTENZA FORTE — I tre gol presi dall'Inter a Firenze, al netto del rigore inventato, non erano stati un caso. La difesa dell'Inter ha perso la sua ermeticità, alla Sardegna Arena, poco protetta anche da un centrocampo spento, balla che è un piacere. Il Cagliari parte con il piede sull'acceleratore, e lo alza solo al 13', quando si ferma per il tributo a Davide Astori. Ma poi ricomincia, sempre aggressivo, con le sovrapposizioni sulle fasce: dopo tre occasioni mancate e un rigore reclamato (braccio di Asamoah?), passa al 30'. Punizione (dubbia) battuta da Cigarini, Ceppitelli non tocca, la prende Perisic che infila involontariamente Handanovic: 1-0. Lo svantaggio non sveglia l'Inter, che 1' dopo ha bisogno di un "paratone" di Handanovic su Joao Pedro per evitare il 2-0. Anche il pareggio è un lampo estemporaneo, in un primo tempo di gioco offensivo latitante. Nainggolan, fra i più attivi, se ne va sulla destra e piazza un cross sul primo palo: Lautaro di testa anticipa Ceppitelli e pareggia. È il 38', non è la fine dei dolori interisti. Faragò perdona, Pavoletti no: al 43' gran gol del centravanti, su cross da destra di Srna. Skriniar manca l'anticipo, De Vrij viene anticipato dal destro al volo di "Pavoloso".

NIENTE RIMONTA — Nella ripresa la carica di un Cagliari comunque ottimamente messo in campo inevitabilmente si esaurisce un po': l'Inter guadagna metri di campo, prova a costruire, va vicino al pari con Lautaro (azione personale) e con Politano (gran riflesso di Cragno) prova a dare più geometrie con Borja Valero (per un deludente Vecino), che all'82' si costruisce la palla per il 2-2, ma poi manda alto. Quando Cragno respinge sul palo anche la girata di Lautaro, si torna alla mossa Ranocchia centravanti. Non è mai un buon segno, infatti poco dopo Despodov rimedia il rigore (fallo di Skriniar) che Barella spedisce nella curva prefabbricata dei sardi. La gioia del Cagliari è rinviata, ma esplode dopo 6' di recupero per tre punti inattesi.

Valerio Clari

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02/03/2019 23:48
 
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Empoli-Parma 3-3: gol, Var e spettacolo

Partita ricca di emozioni al Castellani con gli emiliani rimontati tre volte dalla squadra di Iachini



Tanti gol e tante emozione per un rocambolesco 3 a 3. Un risultato che piace più al Parma che all’Empoli. La squadra di Iachini parte bene con due conclusioni di Krunic (palla alta sopra la traversa) e Farias (neutralizza il portiere Sepe). Ma al 13’ il Parma passa in vantaggio. Punizione di Siligardi per Gervinho, la difesa azzurra non riesce a far scattare il fuorigioco e l’attaccante del Parma beffa con un tocco elegante Dragowski. La squadra di Iachini reagisce subito. E cinque minuti dopo arriva il pareggio. Bel numero di Farias che salta in area Barillà e mette al centro per Dell’Orco che appoggia il pallone in rete. Il primo tempo scivola via in equilibrio fino al nuovo vantaggio degli emiliani che arriva nel recupero. Ancora una punizione di Siligardi, la palla arriva a Bruno Alves che rimette il pallone in area per Rigoni che di testa batte Dragowski. I dirigenti azzurri protestano con l’arbitro Di Bello. Il motivo? Il quarto uomo avrebbe comunicato alle due panchine che non ci sarebbe stato recupero. Ma la rete di Rigoni è arrivata dopo il 45’.

LA RIPRESA — L’Empoli pareggia al 14’ del secondo su rigore concesso dall’arbitro per un contatto in area Gagliolo-Caputo. È il bomber azzurro ad andare sul dischetto e a battere Caputo. Per lui è il dodicesimo centro. Iachini inserisce il gioiellino Traorè al posto di Acquah nel tentativo di alzare ancora il ritmo. D’Aversa risponde proponendo un altro attaccante, Biabiany. Al 25’ Sepe è bravo a deviare in angolo una conclusione velenosa di Krunic. E cinque minuti dopo a frenare in uscita un’incursione di Di Lorenzo. Al 36’ il Parma torna avanti con Bruno Alves che corregge in rete una conclusione di Kucka. La Var impiega un paio di minuti prima di convalidare la rete del 3 a 2 della squadra di D’Aversa. Ma non è finita. L’Empoli torna all’assalto e pareggia in mischia con un autogol dello stesso portoghese su tiro di Silvestre. È il 3 a 3. Un pari tutto sommato giusto.

Luca Calamai

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02/03/2019 23:51
 
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Serie A, Milan-Sassuolo 1-0: autogol di Lirola

Davanti ai sessantamila di San Siro decide la sfortunata deviazione del difensore (al 35’) in mischia.
Palo di Boga, espulso Consigli nella ripresa per fallo su Piatek.
È terzo posto: Inter scavalcata



Sorpasso sull’Inter. Una carambola, una sciocchezza di Consigli e poco altro: col minimo sforzo il Milan coglie un risultato importantissimo, che lo proietta al terzo posto dopo 26 giornate di campionato. L’1-0 al Sassuolo non sarà scintillante, ma conferma la solidità della difesa rossonera, ancora una volta imbattuta (soltanto 3 reti subite in 11 gare nel 2019). E vale tre punti d’oro. Gattuso ha di che essere contento, ma allo stesso tempo preoccupato: molti dei suoi uomini sembrano piuttosto affaticati e giù di tono.

MILAN STANCO — La possibilità di superare i cugini in classifica rende l’atmosfera elettrica prima del fischio d’inizio, e il Milan cerca la scossa da parte degli oltre 61mila tifosi accorsi a San Siro: il calendario fitto di impegni complicati ha tolto energia alla squadra di Gattuso, che anche nel primo tempo contro il Sassuolo mostra un po’ di stanchezza. Allo scoccare del 13° minuto, il Meazza omaggia Davide Astori, a un anno dalla scomparsa. Prima e dopo, gli emiliani sembrano sempre pericolosi, mentre il Diavolo avanza a folate. Donnarumma è costretto al lavoro come ultimamente non gli accadeva: è bravissimo ad andar giù per negare il gol d’anticipo a Djuricic, è attento sulla punizione di Berardi prima dell’intervallo, è salvato dal fuorigioco e dalla traversa su due gioielli dello scatenato Boga.

SFORTUNA LIROLA — Nella prima metà di gara Piatek ha pochi palloni giocabili, anche perché Calhanoglu non abbina la corsa alla precisione. Paquetà ha una buona chance per segnare ma cala alla distanza, mentre i più in difficoltà sembrano Bakayoko e Suso, evidentemente in condizioni fisiche non ottimali. Per sbloccare la partita, allora, serve qualcosa di estemporaneo: un corner, per esempio, che pure non è la specialità della casa rossonera. Stavolta, al 35’, il calcio d’angolo è vincente: Piatek e Musacchio cercano la deviazione, il tocco sfortunato è di Lirola che fa autogol.

CONSIGLI, CHE FAI? — Dopo aver rischiato tre volte di subire il pari, il Milan esce dagli spogliatoi per la ripresa senza riuscire a cambiare passo. Gattuso se ne accorge, toglie Bakayoko e mette Biglia. Proprio quando il Milan attraversa il momento di sofferenza peggiore, arriva l’episodio che cambia l’inerzia del match: Consigli al 19’ sbaglia il tempo dell’uscita sul lancio lungo di Kessie e atterra Piatek fuori area, beccandosi il cartellino rosso che la Var conferma a distanza di tre minuti. A quel punto, per il Milan diventa più facile ripartire: Pegolo evita il raddoppio su Kessie, ma anche Donnarumma non può dormire sonni tranquilli, perché l’ex Matri (entrato per Djuricic) lo chiama all’intervento. Il brivido finale lo regala una leggerezza di Calhanoglu, che concede a Berardi una punizione favorevolissima al 90’: sinistro alto, e Gattuso può riprendere a respirare l’aria buona del terzo posto.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/03/2019 23:55
 
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Lazio-Roma 3-0: gol di Caicedo, rigore di Immobile e Cataldi

I biancocelesti tornano in corsa per la Champions strapazzando i cugini, ora a +3 ma con una partita in più.
I giallorossi falliscono l'aggancio all'Inter: Zaniolo si fa male, espulso Kolarov


Dopo 23 mesi la Lazio torna a vincere il derby. Apre Caicedo nel primo tempo e nella ripresa Immobile su rigore e Cataldi chiudono la pratica. Roma mandata al tappeto e rilancio a pieno titolo nei progetti Champions con una prestazione di alto livello che porta i biancocelesti a tre punti proprio dai giallorossi, con una gara da recuperare (con l'Udinese ad aprile). Si sfalda la squadra di Di Francesco con una prova senza nerbo e lucidità. Primo stop in campionato nel 2019 per i giallorossi, che si fermano in campionato dopo 8 risultati utili di fila e falliscono il salto al quarto posto.

COLPISCE CAICEDO — Al via Inzaghi rinuncia a Immobile, che parte dalla panchina causa noie muscolari. Rispetto alla gara di martedì in Coppa Italia col Milan, in difesa rientra Radu, mentre a centrocampo tornano da titolari Marusic e Luis Alberto. Un assetto a trazione anteriore, completato dalla coppia offensiva Caicedo-Correa. Di Francesco non recupera Manolas e c'è Juan Jesus ad affiancare Fazio al centro della retroguardia, che ritrova Florenzi sulla fascia destra. Cristante e Pellegrini ai lati di De Rossi in mediana. Zaniolo comincia sulla destra della prima linea. La Lazio si spinge subito al tiro: al 2', Correa calcia alto. L'argentino scatta al 5' e Juan Jesus lo ferma ai limiti dell'area: ammonizione per il brasiliano. Avvio arrembante dei biancocelesti, giallorossi sulla difensiva. Al 12' azione in velocità della Lazio, Correa ispira lo scatto di Caicedo, l'ecuadoriano controlla di destro, supera Olsen in uscita e infila di sinistro. Quarto gol in campionato per lui. Applausi dell'Olimpico al minuto 13 in ricordo di Davide Astori. La squadra di Inzaghi è gasata dal vantaggio. Luis Alberto cerca il raddoppio: Olsen è di guardia. Replica la Roma, pericolosa al 23' con Dzeko: Strakosha ribatte. La Lazio governa il gioco, Roma senza sbocchi sulla trequarti. La formazione di Di Francesco avanza solo nel finale di tempo, ma deve guardarsi dalle insidiose ripartenze avversarie. Lazio all'intervallo con un vantaggio meritato. Più briosa e determinata la squadra di Inzaghi che ha messo in difficoltà la Roma puntando forte sulle sue trame in verticale.

IMMOBILE E CATALDI — La ripresa comincia con un passo diverso da parte dei giallorossi. Al 2' Zaniolo conclude di poco a lato e due minuti dopo Pellegrini impegna Strakosha dalla distanza. Al 9' Caicedo perde l'attimo giusto in area. Un minuto dopo Milinkovic viene murato da Juan Jesus. Roma in difficoltà nel proporre la sua manovra. La Lazio si muove a gran ritmo. Al 14' rasoiata di El Shaarawy, smistata da Straskoha in angolo. Un minuto dopo spunto di Zaniolo in area: Acerbi gli sbarra la strada. Nell'azione il giallorosso subisce una botta al costato e deve uscire: entra Perotti. Al 18' Immobile dà il cambio a Caicedo, che si gode la standing ovation dell'Olimpico biancoceleste. Al 20', sostituzione nella Roma: Pastore per De Rossi con assetto molto offensivo. Al 22' prodezza di Stakosha che devia una parabola molto pericolosa di Florenzi.
Roma all'assalto, Lazio in sofferenza. Al 24’'zampata di Pastore di pochissimo a lato. Inzaghi rinsalda il centrocampo con l'ingresso di Parolo al 25' al posto di Luis Alberto e tre minuti dopo arriva il raddoppio della Lazio: lo firma Immobile su rigore, concesso da Mazzoleni per fallo di Fazio su Correa. Quinto gol nel derby della Capitale per il bomber, che è al 12esimo centro in questo campionato. Al 33' Cataldi sostituisce Correa. Al 37' Schick rileva El Shaarawy. Al 44’'arriva il tris della Lazio con una bordata di Cataldi innescato da Milinkovic. Anche il centrocampista romano esulta come Immobile, mimando la pancia per la prossima maternità della moglie. Finale ad altissima tensione con cartellini gialli a Dzeko, Radu e Kolarov, che poi si becca pure un'altra ammonizione per un fallaccio su Immobile e viene espulso. Uscendo dal campo Kolarov si indirizza verso Radu, ma viene bloccato. La Roma chiude mestamente in dieci un derby tutto da dimenticare. Al fischio finale la festa è tutta della Lazio con un 3-0 da applausi.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2019 15:39
 
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Serie A, Torino-Chievo 3-0: Belotti-Rincon-Zaza, l'EuroToro vola

Belotti, Rincon e Zaza lanciano la squadra di Mazzarri al sesto posto:
i granata agganciano la Lazio in classifica.
Per i granata è il sesto risultato utile di fila



Ci pensa il Gallo a stapparla, e il Toro può cominciare la manovra di decollo verso l’Europa. La missione è compiuta, il Chievo è battuto, nel recupero i granata addirittura dilagano chiudendo sul tre a zero grazie a Rincon e Zaza (due gol in campionato, entrambi al Chievo). Mazzarri aspettava il Gallo da mesi, il gol è arrivato nel momento più importante: Belotti si è sbloccato 64 giorni dopo il suo ultimo acuto in campionato (il 29 dicembre in Lazio-Torino), a novantuno giorni dalla sua ultima volta all’Olimpico Grande Torino (il 2 dicembre in Torino-Genoa). Il Toro fa festa in una domenica da record: per la sesta partita consecutiva la difesa di Mazzarri non ha subito gol, come mai accaduto in un solo campionato di Serie A a girone unico nella storia del club. Applausi a scena aperta per Salvatore Sirigu, che sale a 557’ d’imbattibilità, diventando il portiere della storia del Toro con la più lunga striscia senza prendere gol in un solo torneo di Serie A staccando il precedente primato di Castellini (di 521’).

LA SOFFERENZA — Per metà gara il Toro è la fotocopia irriconoscibile di sé stesso, il Chievo si limita a un’ordinata fase di attesa. Ne perde lo spettacolo, il grande assente nella parte iniziale in un Olimpico che ribolle di aspettative e di entusiasmo con oltre ventimila spettatori. Non è sicuramente il Torino feroce e determinato che Mazzarri si aspettava, spesso bloccato e frenato (forse) dall’ossessione di dover vincere a tutti i costi contro la cenerentola del campionato per rincorrere l’Europa. Poche idee, gioco manco a parlarne, e nessun tiro nello specchio della porta da parte di Belotti e compagni. L’unica volta in cui si affaccia dalle parti di Sorrentino è con una conclusione dalla distanza di Ansaldi (7’) fuori bersaglio. Troppo poco. Non sembra nemmeno la stessa squadra che appena sei giorni fa ha piegato, con una prestazione convincente, l’Atalanta sempre al Grande Torino. Il Chievo fa quel che può, gioca un primo tempo di disciplina tattica, non regala nulla e, anzi, al 45’ fa annotare sul tabellino l’unico tiro in porta, con Djordjevic, di questo primo tempo. Mazzarri perde nel riscaldamento Aina per infortunio, al suo posto dentro subito Ansaldi sulla sinistra, e all’intervallo rientra chiaramente contrariato negli spogliatoio.

LA GIOIA DEL GALLO — In avvio di ripresa ti aspetti la veemenza del Toro, arriva la più grossa occasione del Chievo quando Djordjevic si ritrova a tu per tu con Sirigu: il portiere granata firma un doppio miracolo e blinda il suo record d’imbattibilità (al 3’). Segnali di Toro due minuti dopo, quando Izzo di testa impegna Sorrentino: è la prima occasione per la squadra di Mazzarri che, a questo punto, si gioca tra il quinto e il quarto d’ora prima la carta Zaza (per Lukic) e poi Berenguer (per Iago Falque). Di Carlo risponde inserendo Stepinski al posto di Meggiorini. Il Toro è pericoloso con Belotti (21’), ma sottoporta non aggancia una palla scodellata su punizione da Berenguer. La gara si fa spigolosa, diventa un continuo duello uno contro uno, l’agonismo sale. Si vive di fiammate, come quando Sorrentino mette i guantoni sul match opponendosi a un bel calcio di punizione di Zaza (30’) dalla distanza. E’ il preludio del vantaggio granata: perché un minuto dopo Belotti scarica un destro potente dai venticinque metri che s’insacca dritto nell’angolo alla sinistra di Sorrentino. Alla festa granata si aggiungono, nel recupero, anche Rincon con un missile dritto all’incrocio e Zaza con un diagonale preciso. Soffre, vince e nel finale dilaga: è un Toro d’Europa.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2019 20:04
 
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Serie A, Genoa-Frosinone 0-0.
Grifone, un’occasione persa

Partita combattuta, ma senza tante occasioni da gol a Genova.
Cassata si fa espellere al 34’, la squadra di Prandelli però non incide e raccoglie soltanto un punto



Sesto risultato utile di fila per il Genoa di Prandelli, ma il pari con il Frosinone, in dieci uomini per 61 minuti dopo l’espulsione nel primo tempo di Cassata, ha tutta l’aria di un’occasione gettata al vento contro un avversario che resiste sino alla fine e porta a casa un punto pesante. Il primo tempo è una sorta di gara-fotocopia, da parte del Frosinone, della partita (vinta) al Ferraris contro la Sampdoria tre settimane fa. La squadra di Baroni fa un pressing altissimo, cerca di tenere i ritmi alti e di far ragionare poco gli uomini di Prandelli che, almeno sino a quando le squadre rimangono in parità numerica, faticano a rendersi pericolosi. In parte perché il gioco del Genoa latita, in parte perché gli ospiti, schierati con un 3-5-2, passano al 5-3-2 in fase di non possesso, con Paganini e Molinari che si abbassano sulla linea dei difensori. Il difetto del Frosinone è quello di non concretizzare mai tanta pressione. Le occasioni migliori, sino a metà gara, sono dei rossoblù, che al 28’ sfiorano il vantaggio con una punizione di Sanabria a lato di poco. La svolta della gara arriva però al 33’, quando Cassata commette un duro (ed inutile) intervento su Biraschi proprio sulla linea di centrocampo, che gli costa il rosso diretto. Fatalmente, il Frosinone deve allentare la pressione, ma prima dell’intervallo i rossoblù creano comunque poco, a parte una conclusione di Bessa centrale e bloccata da Sportiello.

PENSACI TU — Nella ripresa Prandelli si affida a Pandev (fuori Biraschi), alla gara numero 400 in serie A, per dare più vivacità alla manovra offensiva rossoblù e passa al 4-2-3-1. Il Frosinone prova a resistere, gioca con nove uomini nella propria metà campo, prova ad abbassare i ritmi, mentre il Genoa cresce. Sanabria (12’) colpisce di testa sopra la traversa, ma i rossoblù spesso sbattono contro la difesa del Frosinone. Troppo prevedibile la manovra dei padroni di casa, e la squadra di Baroni (che sostituisce Pinamonti con Ciofani) ne approfitta per difendere senza troppi affanni lo zero a zero. Soltanto intorno alla mezz’ora la spinta del Genoa diventa continua, soprattutto sulla corsia di sinistra con Criscito. L’ingresso di Ciofani al posto di Pinamonti dà più vivacità al gioco ospite, e il risultato non cambia. Il pubblico di casa non gradisce: dalla gradinata nord arriva qualche fischio. Non era mai successo nella gestione-Prandelli.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2019 20:08
 
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Spal-Sampdoria 1-2, doppietta di Quagliarella, gol di Kurtic

I blucerchiati passano a Ferrara con due gol del capitano nel primo tempo.
Nella ripresa annullato una rete a Floccari con la Var: alcuni tifosi abbandonano lo stadio.
Nel finale il centrocampista riapre la partita, ma nei 7' di recupero il risultato non cambia



L’incubo Var per la Spal e FQ27 per la Samp: undici minuti per farne due, 24 per prendere pure un palo. La partita che doveva riportare la Spal alla vittoria in casa dopo oltre 5 mesi è caratterizzata (ancora) dalla tecnologia ma pure dallo show di Fabio Quagliarella che – poi costretto a uscire nella ripresa per un risentimento alla coscia destra – abbatte i ferraresi in un primo tempo pieno di superiorità e lungo una ripresa timbrata dalla Var di Manganello. Già, perché alla Spal viene annullato un gol di Floccari per fuorigioco di mezzo braccio di Petagna al minuto 15 s.t. (e la Curva Ovest, per protesta, ritira gli striscioni e abbandona in parte il settore) e questo fa ripiombare il Mazza negli incubi di Spal-Fiorentina, quando un 2-1 divenne un immediato 1-2 per i viola. Poi, il gol buono lo fa nel finale Kurtic (punizione) ma vanno dette due cose: la Samp ha condotto in lungo e in largo, poi è chiaro che quel 2-1 (poi virtuale) ad inizio ripresa avrebbe potuto cambiare qualcosa. Chissà. Resta il fatto che la Spal vive un altro incubo Var e che la Samp vola nel suo cammino verso un aggancio europeo.

QUAGLIA SHOW — Semplici torna in panchina (dopo aver saltato per una operazione Sassuolo-Spal) e deve ancora fare a meno di Lazzari. Giampaolo ha ovviamente Quagliarella nel mondo degli Speciali e Saponara qualche passo indietro: in mezzo al campo c’è Ronaldo Vieira, guineese con cittadinanza portoghese naturalizzato inglese, 20 anni, regista, spalleggiato da Praet e Linetty. Davanti, il tecnico della Samp, affianca Gabbiadini e non Defrel a Quagliarella mentre la Spal si presenta con Floccari (e non Antenucci) spalla di Petagna. La Spal si ritaglia subito una punizione con Kurtic ed è l’unica fiammata vera del primo tempo perché poi la Sampdoria comincia a macinare gioco, superiore per movimenti e tecnica: Saponara regna in mezzo al campo, Bereszynski fugge a destra mette in mezzo e Quagliarella fa la prima magia su tentativo di testa (inutile) di Cionek. Zero a uno. Passano sette minuti e questa volta Saponara crossa da destra, palla a Linetty mai coperto e spesso solo, cross pulito e ancora Quagliarella: zero a due. La Spal soffre ovunque tranne che con Fares a sinistra ma poi, su altra distrazione e liscio difensivo, Quagliarella calcia senza pensare: Viviano è battuto, palo. Una musica la Samp, un pianto – in quel primo tempo – la Spal.

VAR — Quella Spal che nella ripresa comincia meglio, quantomeno con la voglia di ribaltare il risultato o rimettersi in gara: non succede tanto ma – come due settimane fa contro la Fiorentina – ancora la Var annulla una rete dei ferraresi. Punizione di Kurtic da sinistra, Floccari salta altissimo, 1-2 che pare scolpito nella roccia e invece no: l’arbitro Pasqua si ferma, riceve istruzioni da Manganelli (addetto alla Var), va al video e annulla per un (pare millimetrico) fuorigioco di Petagna che ostacolo il difendente. Lo stadio Mazza, che contro la Fiorentina aveva vissuto quel vantaggio virtuale poi annullato – comincia a perdere la pazienza: la Curva Ovest ripiega gli striscioni, la gente esce dallo stadio, la gara va avanti ma si vede che la Spal è presa dall’avvilimento per un’altra situazione tecnologica-contro. Partita che procede con piccoli sussulti, Giampaolo è costretto a cambiare i suoi due artisti del primo tempo (Saponara e Quagliarella), Semplici finisce la gara con 4 punte e un gol di Kurtic su punizione. Sette minuti di recupero sono la chiosa di una gara ancora caratterizzata dalla Var, ma la Sampdoria – in quel primo tempo pieno di superiorità - ha costruito una vittoria precisa. Però, dicono i ferraresi, dateci quel gol al 15’st e magari tutto sarebbe potuto cambiare. Legittimi pensieri.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2019 20:12
 
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Serie A, Udinese-Bologna 2-1: De Paul e Pussetto, gol salvezza

L’attaccante argentino, insieme al connazionale De Paul, regala un successo fondamentale ai bianconeri.
Per i rossoblù, in rete Palacio


Un grandissimo Pussetto trascina l’Udinese a una vittoria fondamentale nello scontro diretto con il Bologna: adesso per i bianconeri la salvezza è più vicina, mentre i rossoblù tornano a casa con tanti pensieri negativi dopo un primo tempo dominato. Gli errori individuali e un netto calo atletico e mentale sono alla base di questa pesantissima sconfitta, la terza consecutiva per Mihajlovic.

PRIMO TEMPO — Il Bologna inizia la partita con maggiore intraprendenza. L’Udinese sembra contratta e concentrata quasi esclusivamente sulla fase difensiva. Il 3-5-2 è solo di facciata, in realtà gli esterni di Nicola si abbassano molto spesso e le uniche azioni offensive arrivano in contropiede. Il Bologna fraseggia cercando di sfruttare la buona vena di Orsolini. Al 12’ i rossoblù costruiscono la prima occasione da gol della gara: un tiro da fuori di Santander viene respinto da Musso, Mbaye spreca calciando sul palo da ottima posizione. All’improvviso l’Udinese si trova in vantaggio quasi senza rendersene conto e non a caso il “merito” è degli avversari. Poli si avventura in una complicata uscita con la palla al piede dall’area, Pussetto gliela porta via e il centrocampista rossoblù lo atterra: rigore trasformato da De Paul al 25’. Il Bologna reagisce con veemenza, al 28’ Ter Avest è bravissimo a respingere una conclusione di Palacio, al 32’ Poli e Santander vengono murati da due difensori bianconeri. Ma al 39’ arriva il pareggio: Dzemaili scarica a destra su Orsolini, cross rasoterra e comodo tocco di Palacio mentre i centrali di Nicola non riescono a intervenire.

SECONDO TEMPO — L’intervallo anestetizza il Bologna e carica l’Udinese: la partita cambia completamente, i rossoblù non riescono più a comandare il gioco e a tirare (una sola conclusione nella ripresa, di Orsolini) mentre i bianconeri cambiano ritmo. Pussetto diventa incontrollabile, piazza una serie di scatti impressionanti, va vicino al gol al 7’ (grande intervento di Skorupski in uscita), mette De Paul davanti al portiere (di nuovo bravo) al 18’ e segna di testa al 34’ la rete di una vittoria che sembrava impossibile nel primo tempo e che invece, alla fine, è pienamente meritata.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2019 20:16
 
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Atalanta-Fiorentina 3-1.
Gol, spettacolo e un ribaltone nerazzurro

Viola subito in vantaggio con Muriel, poi i padroni di casa crescono e dilagano.
Papu Gomez, Ilicic e Gosens in rete in una partita ricca di emozioni nel segno del ricordo di Astori



Come a Firenze mercoledì sera: emozioni, tante emozioni e gol. Stavolta a senso unico, perché a dominare è l’Atalanta: bella, spettacolare, adrenalinica come poche non mai. Un 3-1 che vale il sesto posto con Lazio e Torino. Emozioni, gol e anche lacrime, come quelle di Ilicic, che al minuto 13 butta fuori il pallone perché è arrivato il momento di ricordare Davide Astori, scomparso un anno fa, il 4 marzo 2018. L’ex viola non sa trattenere la commozione durante l’applauso durato 13 secondi. La Fiorentina era in già in vantaggio: sanguinoso sbaglio di De Roon e palla che arriva a Muriel. Scatto del colombiano che salta Djimsiti e batte Gollini, tornato titolare dopo 4 mesi. Una delle novità della serata: Gasperini fa turnover in porta, Toloi è fuori (problemi all’adduttore sinistro). Palomino in panchina come Vito Hugo: insomma, esclusi i due peggiori della sfida di Coppa Italia.

CHE RITMO — La partita si accende subito, il gol arrivato in tempi brevissimi non scoraggia l’Atalanta, che sa riorganizzarsi subito dopo aver rischiato anche all’11 (bravo Gollini a deviare col piede destro un contropiede del fischiatissimo Chiesa). Per ripatire, la Dea si affida ai due protagonisti assoluti di Firenze: Ilicic, a destra, manda il confusione Biraghi prima e Ceccherini dopo. Il Papu lascia quasi subito la posizione di trequartista e comincia a fare un gran movimento per non dare punti di riferimento: è lui a impegnare Lafont due volte nel giro di un minuto. La Viola soffre, Edimilson tornato regista fatica a costruire per il tridente pesante deciso da Pioli. E al 26’ arriva il pareggio: tiro di Ilicic deviato da Biraghi, Lafont non può farci niente. Cinque minuti e l’Atalanta passa in vantaggio: merito del Papu Gomez che si fa 30 metri di contropiede, resiste al ritorno di Milenkovic e batte il portiere col pallone che passa sotto le gambe di Ceccherini.

CHE GOL — Ma questa incredibile Atalanta non si accontenta e, se possibile, gioca il secondo tempo con più rabbia del primo. Il 3-1 è tutto da raccontare perché un mix di qualità e forza fisica. Minuto 14: c’è Castagne che rincorre un pallone difficile sulla sinistra, lo recupera con un colpo di tacco, crossa al centro per Zapata che non ci arriva per un soffio. Il pallone rotola verso l’out di sinistra. Perso? Neanche per idea, non per lo straripante Ilicic. Che lo rincorre, poi con un altro colpo di tacco libera Castagne. Cross immediato, Laurini salta a vuoto e Gosens mette dentro di testa. Piccolo capolavoro cominciato e terminato dai due esterni, che così si ritagliano un po’ di gloria nella serata della coppia Ilicic-Gomez. C’è l’occasione di Djimsiti di testa, seguito dalla traversa colpita da Chiesa con un gran tiro da fuori. Ilicic si copre con Pasalic al posto di Zapata a fare il trequartista. Ma la partita è segnata da tempo: c’è solo l’Atalanta.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2019 23:43
 
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Napoli-Juventus 1-2: gol di Pjanic, Emre Can e Callejon.
Insigne sbaglia il rigore del pari

Espulsi Meret e Pjanic, i bianconeri volano a +16 sugli azzurri e ipotecano l'ottavo scudetto di fila


La notte del San Paolo racconta che lo scudetto per la Juventus ormai è solo una questione di tempo. Vincere pur non giocando bene e soffrendo parecchio e portarsi a +16 sulla seconda significa (leggi la classifica), come aveva detto Allegri alla vigilia, che i bianconeri tornano a Torino con due terzi di scudetto. La buona notizia è il ritorno al gol su punizione di Pjanic, le brutte sono l'espulsione del bosniaco e la mancanza di gioco bianconero, che non fanno ben sperare in vista del ritorno con l'Atletico. Il Napoli bello e sprecone può solo recriminare per il rigore sbagliato da Insigne nel finale che avrebbe regalato agli azzurri almeno il meritato pareggio.


ROSSO E PUNIZIONE LETALE — L'episodio che cambia la partita arriva allo scoccare del minuto 25 del primo tempo: uno sciagurato retropassaggio di Malcuit (che fino a quel momento aveva dato parecchi grattacapi ad Alex Sandro) finisce sui piedi di Cristiano Ronaldo, che Meret atterra per sbarrargli la strada verso la porta. Per l'arbitro Rocchi è rosso al portiere e punizione per la Juventus. Un'opportunità che Pjanic trasforma nel vantaggio bianconero: il bosniaco beffa il neo entrato Ospina (Ancelotti sacrifica Milik) con una traiettoria perfetta dal limite (errore di Zielinski, che è il primo uomo in barriera e non salta). È il primo gol della Juventus su punizione e anche una bella ipoteca su partita e scudetto, visto che il Napoli è costretto a giocare più di un'ora con un uomo in meno.

PALO E RADDOPPIO — Gli azzurri (che sullo 0-0 avevano avuto una buona occasione con Zielinski: errore di Bonucci e palla che sfiora il palo) non si abbattono e cercano di sfruttare l'arma del contropiede. La catena di destra di Madama è l'anello debole, con Emre Can e Cancelo che in diverse occasioni pasticciano, ed è da lì che riparte la squadra di Ancelotti, colpendo subito un palo ancora con Zielinski (su imbeccata di Fabian Ruiz). La Juve non brilla ma controlla e prima dell'intervallo (39') trova il 2-0 con la capocciata di Emre Can su cross di Bernardeschi.

ROSSO E RILANCIO — Il finale del San Paolo pare già scritto, e invece è ancora Pjanic a regalare un altro colpo di scena, ma stavolta a vantaggio del Napoli: due minuti dopo l'intervallo tocca il pallone con la mano ed essendo già ammonito fa la stessa fine di Meret; rosso anche per lui e parità numerica ristabilita. Nel frattempo Ancelotti ha buttato nella mischia Mertens (per Malcuit) e la mossa si rivelerà subito vincente: al 16' Insigne mette dentro un pallone ghiottissimo nell'area piccola su cui Callejon s'avventa, lasciandosi Chiellini alle spalle. È il 2-1 che riaccende il San Paolo e riapre la contesa. Allegri si copre con De Sciglio al posto di Cancelo ma la squadra continua a soffrire.


INSIGNE SPRECONE — Chiusa nella sua area, la Juventus sembra un pugile messo alle corde che non riesce a reagire. La situazione non migliora con l'inserimento di Bentancur al posto di Mandzukic e al 35' il Napoli ha l'occasione d'oro per il 2-2: dopo il consulto con il Var il fallo di Alex Sandro in area viene punito con il calcio di rigore, ma il tiro di Insigne si stampa sul palo. Juve graziata e gara che si riscalda per un brutto fallo di Koulibaly sul neo entrato Dybala, da cui nasce un parapiglia tra campo e panchina bianconera. Vittoria pesante per la Juve, che però dovrà fare molto di più con l'Atletico per continuare il sogno europeo.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2019 23:43
 
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SERIE A 2018/2019 26ª Giornata (7ª di Ritorno)

01/03/2019
Cagliari - Inter 2-1
02/03/2019
Empoli - Parma 3-3
Mialn - Sassuolo 1-0
Lazio - Roma 3-0
03/03/2019
Torino - Chievo 3-0
Genoa - Frosinone 0-0
Spal - Sampdoria 1-2
Udinese - Bologna 2-1
Atalanta- Fiorentina 3-1
Napoli - Juventus 1-2

Classifica
1) Juventus punti 72;
2) Napoli punti 56;
3) Milan punti 48;
4) Inter punti 47;
5) Roma punti 44;
6) Lazio(*), Torino e Atalanta punti 41;
9) Sampdoria punti 39;
10) Fiorentina punti 36;
11) Sassuolo punti 31;
12) Genoa e Parma punti 30;
14) Cagliari punti 27;
15) Udinese(*) punti 25;
16) Spal punti 23;
17) Empoli punti 22;
18) Bologna punti 18;
19) Frosinone punti 17;
20) Chievo(-3) punti 10.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
08/03/2019 23:51
 
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Juventus-Udinese 4-1. Kean non tradisce: due gol

La doppietta dell'attaccante classe 2000 mette in discesa la sfida contro i friulani.
Nella ripresa a segno Emre Can (su rigore), Matuidi e Lasagna.
Allegri ha fatto riposare Ronaldo, Mandzukic e Chiellini.
Dybala e Bonucci sono entrati dalla panchina



Ce l’ha scritto sul biglietto da visita che Massimiliano Allegri ha compilato per lui: "Moise Kean deve imparare il calcio, ma fa gol con grandissima facilità". E il ragazzino collezionista di primati lo ha fatto vedere subito contro l’Udinese, alla prima partita da titolare giocata in campionato. Due occasioni, nate dagli erroracci di Wilmot e Fofana, e due gol. Il primo è una zampata da vero bomber su cross di Alex Sandro, il secondo "una puntata" leggermente sporcata dal disastroso Wilmot.

PREDESTINATO — Kean nel novembre 2016 era diventato il primo giocatore nato negli anni 2000 ad esordire in serie A e in Champions League. Lo attende una carriera luminosa se riuscirà a limitare al minimo tutti i discorsi extra-campo. Il comodissimo 4-1 a un Udinese che, al di là del gol di Lasagna nel finale non ci ha nemmeno provato, ha detto anche che Spinazzola è un giocatore pienamente recuperato. Danno morale i gol nella ripresa di Emre Can (rigore) e Matuidi, due centrocampisti che hanno preparato la battaglia di Champions.

LA STAGIONE IN 90’ — Sì, perché tutti i discorsi portano alla partita dell’anno, la prossima con l’Atletico Madrid. Detto che gli infortuni di Barzagli e De Sciglio privano l’urna bianconera di due candidati a una maglia, prende quota la soluzione Caceres a destra con Cancelo a sinistra e pronto a far cambiare pelle alla linea difensiva. Federico Bernardeschi, che dovrebbe tenere fuori uno tra Dybala e Mandzukic, ha mostrato una buona gamba, così come i centrocampisti. Ma dobbiamo fermarci qui con le indicazioni: stasera è bastata una Juve al piccolo trotto per dominare, con l’Atletico servirà la partita più bella dei cinque anni di Allegri.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
09/03/2019 23:53
 
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Parma-Genoa 1-0, Kucka-gol decide il match

Dopo un primo tempo molto bloccato, nella ripresa gli ospiti hanno preso in mano
il pallino del gioco ma sono stati puniti al 78’ dal centrocampista.
Gli emiliani sprintano e si allontanano dalla zona retrocessione



Balzo in alto del Parma che supera il Genoa grazie a un gol di Kucka e prenota la prossima Serie A: la salvezza, ormai, è a un passo. Decide un gol di Kucka, su azione di calcio d’angolo, che la squadra di D’Aversa difende con i denti nel finale, dimostrando compattezza e spirito di gruppo. Il Genoa, che giochicchia fino all’area avversaria, è troppo leggero in attacco e quasi mai riesce a impensierire la retroguardia emiliana.

PRIMO TEMPO — Regna sovrana la prudenza, perlomeno nella prima parte di gara: massima attenzione in fase difensiva, raddoppi di marcatura ben eseguiti, pressing in zona centrale e pochissime opportunità per gli attaccanti. Ci sono sei punte in campo (Siligardi, Inglese e Gervinho per il Parma; Lazovic, Sanabria e Kouame per il Genoa), ma soltanto uno di loro (Inglese) riesce ad andare alla conclusione (al 38’) e ciò spiega bene l’atteggiamento delle due squadre che non si scoprono mai. Con una tavola così apparecchiata vien da pensare che l’unica soluzione per rompere l’equilibrio possa essere la giocata improvvisa o il dribbling che non ti aspetti.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa il Genoa guadagna metri di campo, si fa più intraprendente, ma commette l’errore di non calciare mai in porta. Lerager (al 21’) ciabatta fuori su assist aereo di Sanabria e lì si spegne il fuoco del Grifone. Anche perché a centrocampo i ragazzi di Prandelli cominciano a boccheggiare e il Parma, sempre sornione, si riorganizza. Da un calcio d’angolo battuto da Dimarco (al 33’) nasce l’azione decisiva: Kucka inzucca, la palla finisce sulla traversa, a Rigoni non riesce il tap-in, ma sempre Kucka a riprendere il pallone e spedirlo in rete di forza. Gol convalidato dopo gli immancabili due minuti di consultazioni Var. A questo punto D’Aversa disegna un bunker (5 difensori) e Prandelli si lancia all’assalto (4 attaccanti). Gervinho fallisce un contropiede quando è solo davanti al portiere (92’) e Zukanovic spedisce in cielo la punizione della speranza (96’).

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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