Campionato di Serie A stagione 2016/2017

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, [14], 15
binariomorto
00domenica 23 aprile 2017 18:49
Lazio-Palermo 6-2: tripletta di Keita, doppiette di Immobile e Rispoli

Nel finale primo gol in A per Crecco, subentrato a Milinkovic.
Simone Inzaghi è di nuovo quarto, e domenica c'è il derby con la Roma



Lazio a valanga contro il Palermo. Torna a vincere la squadra di Inzaghi che si riprende il quarto posto dopo il sorpasso di ieri sera dell’Atalanta e distanzia Milan e Inter nella corsa verso l’Europa League. Avvio schiacciante dei biancocelesti che con 5 gol in 25 minuti chiudono tutti i conti. Doppietta di Immobile che sale a quota 20 in campionato, eguagliando con le reti segnate anche in Nazionale il record stagionale di 28 gol col Pescara nel 2012. Tripletta di Keita che si porta a 11 reti nella graduatoria marcatori. In avvio di ripresa, la doppietta di Rispoli, nata da errori della difesa laziale, potrebbe riaprire una partita che però resta ancorata alla profonda differenza di valori delineata dalla classifica delle due squadra. E il gol di Crecco sui titoli di coda timbra il 6-2 conclusivo.

BOMBER ALL’ASSALTO — Influenzati Radu e Murgia, ancora infortunato Marchetti, Inzaghi rispolvera il 3-5-2. In difesa torna Wallace, a centrocampo rientra Lulic. Bortoluzzi opta per il 3-4-2-1. Tra pali, spazio a Posavec. Nel reparto arretrato si rivede Goldaniga, che rileva lo squalificato Aleesami. In mediana, le novità sono Rispoli, Gazzi e Morganella. Lo Faso, alla prima da titolare in A, affianca Sallai nella trequarti. Ma la Lazio piazza l'uno-due nel giro di due minuti con una doppietta di Immobile. All’8’ l’attaccante chiude con un’incornata a rete un corner di Biglia smistato di testa da De Vrij. Al 10’, Lulic pesca Milinkovic sulla sinistra, il traversone del serbo viene finalizzato dal bomber di Inzaghi con un tocco angolato. La Lazio imperversa, il Palermo è in forte affanno. Al 20’ Sunjic salva a porta vuota su Parolo. Un minuto dopo, il terzo gol della Lazio: Keita si fa largo in area e di destro infila Posavec. Al 24’, Morganella atterra lo stesso l’attaccante spagnolo-senegalese che dal dischetto firma il quarto gol. Bortoluzzi sostituisce Sallai con Bruno Enrique e passa al 3-5-2. Keita è irrefrenabile: al 25’, cucchiaio vincente a Posavec su assist di tacco di Immobile e arriva il 5-0. Poi l’ex Barcellona va a segnare ancora, ma è in fuorigioco. Solo al 40’ il Palermo riesce ad affacciarsi al tiro: Nestorovski conclude al lato.

SBUCA RISPOLI — Dopo l’intervallo, sostituzione nella Lazio: Lukaku al posto di Parolo. Palermo va in gol al 1’: un errato disimpegno di De Vrij su incursione di Jajalo libera Rispoli che buca Strakosha. E l’esterno di Bortoluzzi al 7’ raddoppia sfruttando un rimpallo su un disinvolto retropassaggio di Hoedt a Strakosha. La Lazio si rimette in moto. Al 19’ Posavec vola per opporsi a una punizione di Milinkovic. Nuovo ingresso nel Palermo: al 21’ Chochev rileva Jajalo. Mentre nella Lazio Crecco avvicenda Milinkovic, fresco di ammonizione. Al 28’, applausi per Keita che sfiora il sesto gol con un bel diagonale. Per dare più peso in avanti Bortoluzzi si gioca la carta Trajkovski che sostituisce Lo Faso. Poi, Inzaghi dà spazio anche a Lombardi per Keita, protagonista della gara. E al 45’ arriva la zampata di Crecco, al suo primo gol in A, a fissare il 6-2 finale nella festa dell’Olimpico già proiettato verso il derby di domenica prossima.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 aprile 2017 18:52
Milan-Empoli 1-2: Mchedlidze, Thiam e Lapadula, Suso sbaglia un rigore

I rossoneri si complicano la vita per la corsa all'Europa:
Skorupski para tutto e l'ex Pescara si sveglia tardi.
Martusciello, salvezza sempre più vicina



L’Inter mandi un pacco regalo a Mame Thiam, senegalese classe 1992 che nella Primavera nerazzurra non giocava, si è fatto un giro anche alla Juve e oggi ha complicato maledettamente il futuro europeo del Milan. L’Empoli vince 2-1 a San Siro una partita che cambia la stagione: testa di Mchedlidze per lo 0-1, destro di Thiam per il raddoppio, sinistro di Lapadula per la speranza di Montella. Sembrava l'inizio dell'ennesimo miracolo stagionale rossonero, invece niente. Il Milan perde in casa anche con l'Empoli - era successo con Udinese e Samp -, resta solo a +2 sull’Inter e vede allontanarsi la Lazio. Ormai, per l'ultimo posto europeo, è corsa a due milanese.

SINTESI — A San Siro, altro che pomeriggio tranquillo, si è visto di tutto: tre gol, un rigore sbagliato da Suso sullo 0-1, una parata di Donnarumma da X-Men, una traversa di Ocampos, un’esultanza di Galliani… alla Galliani dopo il gol di Lapadula e fischi a centinaia per De Sciglio, probabilmente colpevole di flirtare con la Juve. Alla fine, decidono Mchedlidze e Thiam: un senegalese al primo gol in Serie A e un georgiano che a 17 anni faceva il testimonial per le presidenziali di Tbilisi e dieci anni dopo, ancora oggetto misterioso, sta vivendo la migliore stagione della vita.


ZAPATA E LA DISTRAZIONE — San Siro si immerge presto in un’atmosfera da domenica di primavera, perché il primo tempo è soporifero. Il Milan attacca, certo, ma dopo un buon inizio il ritmo resta basso e l’Empoli, organizzato, concede soprattutto tiri da lontano. Suso prova subito tre volte dal centro, mentre Deulofeu resta ai margini della partita. Così il Milan torna a destra, dove Calabria crossa bene due volte: Lapadula prima non ci arriva, poi gira col destro. Niente, il pomeriggio è velenoso e lo stadio comincia a capire. Skorupski, nel mezzo di una serie di parate da portiere attento, blocca Lapadula e anche Paletta, bravo a saltare di testa su un angolo da sinistra. In più, Zapata sbaglia un retropassaggio per Donnarumma lanciando El Kaddouri uno contro uno: classico errore da giornataccia del difensore colombiano, che qui viene salvato dall’uscita di Gigio. Non sarà sempre così fortunato. L’Empoli infatti segna al 40’: angolo da sinistra di El Kaddouri, Mchedlidze tiene lontano Zapata col fisico e gira in porta. Forte, troppo per la parata di Donnarumma. I 50 empolesi arrivati a Milano aprono la festa del settore ospiti, senza immaginare che sarebbe durata fino a sera.

SORPRESONA — Il Milan regala un’altra decina di minuti del secondo tempo, poi sembra uscire dall’incubo quando Gavillucci fischia rigore per un fallo di Skorupski – ingenuo – su Pasalic. Suso però calcia quasi peggio di Bernardeschi in Fiorentina-Inter, allora Skorupski para, respinge anche un secondo tiro di Lapadula e fa girare la partita. Un classico del calcio, perché l’Empoli in pochi minuti raddoppia. Lancio dalla trequarti, sponda di Maccarone, Zapata tiene in gioco Thiam che calcia forte davanti a Donnarumma: 0-2 e San Siro in pieno incubo. A quel punto, finalmente, il Milan si mette in modalità emergenza. Lo stadio fischia e tutto diventa più frenetico. Montella, dopo aver fatto entrare Bacca, replica con Ocampos al posto di un terzino, come nel derby, e trova subito il 2-1 con Lapadula: il 9 da Torino difende palla, punta Barba e calcia all’angolo opposto. Imprendibile per Skorupski che, tra una parata e l’altra, regala una punizione a due davanti all’area piccola: blocca la palla, la lascia a terra e la riprende. Non si può, ma Lapadula trova la schiena di El Kaddouri, non la porta. Ormai però è arrembaggio. Il Milan è sbilanciato e concede un contropiede a Maccarone, ma Donnarumma salva con una mano come un portiere normale non potrebbe fare. Allora Montella ci crede e quasi esulta quando Ocampos, alla fine dell’ennesima mischia, prende la traversa col sinistro. Il pomeriggio però resta maledetto: Donnarumma salva uno contro uno anche su Thiam e il Milan non dà più la sensazione di poter pareggiare. In una frase: Empoli meritatamente vicino alla salvezza nonostante la vittoria del Crotone a Genova, Milan autolesionista e troppo passivo nel primo tempo. Non è la prima volta, neanche la seconda.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 aprile 2017 18:56
Sampdoria-Crotone 1-2, Falcinelli e Simy ribaltano Schick

I calabresi tengono vive le speranze di salvezza ribaltando lo svantaggio nel secondo tempo.
Inutile il bellissimo gol di Schick per i padroni di casa


Il Crotone non si arrende e insegue la salvezza sfruttando al massimo le disattenzioni della Sampdoria, apparsa paga per il buon campionato fatto e poco determinata.


Non bastano ai blucerchiati le magie di Schick, che realizza il gol del vantaggio al 20’, grazie a un sombrero straordinario su Ceccherini ed entusiasma il pubblico con giocate di tecnica e fantasia. La Sampdoria, però , concede sempre spiragli agli ospiti, neutralizzati a lungo da un attento Puggioni, e fallisce, al 9’ il colpo del k.o. con Quagliarella, liberato da Torreira e pronto a concludere sull’uscita del portiere, mancando però il bersaglio.


REAZIONE CROTONE — Il Crotone ha il merito di rimanere aggrappato al match anche nei momenti più complicati, per poi colpire quando i blucerchiati si rilassano troppo. Falcinelli pareggia al 22’, con una conclusione ravvicinata su assist di Trotta, poi, al 35’ dopo un bell’intervento di Cordaz ancora su Quagliarella, arriva pure il 2 a 1 per gli ospiti, con Simy, entrato da sei minuti per Trotta, freddo nella conclusione sul perfetto assist di Falcinelli. E la Samp, sorpresa, non ha più la forza di reagire.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 aprile 2017 19:00
Udinese-Cagliari 2-1: Perica entra e la sblocca.
Poi gol di Angella e Borriello

Nel primo tempo Thereau sbaglia dagli undici metri.
Il croato, subentrato al suo posto, la sblocca 4' dopo l'ingresso in campo.
Nel finale i sardi la riaprono e sfiorano il pari


E l’Udinese torna a correre dopo il k.o. di Napoli, lo fa battendo con fatica ma anche con merito il Cagliari, sembrato la copia sbiadita della squadra brillante che aveva asfaltato il Chievo alla viglia di Pasqua. Decisiva la mossa di Delneri: Perica prende il posto di Thereau e cambia la gara.

AHI THEREAU — Primo tempo equilibrato ma discretamente brutto e pieno di errori. E’ l’Udinese a fare la partita, a un ritmo basso, spingendo soprattutto a destra con Widmer e De Paul, mentre dalla parte opposta Jankto è lasciato solo da Felipe, un po’ a disagio nel ruolo di terzino sinistro. Il Cagliari sembra aver perso la brillantezza del sabato di Pasqua: Rastelli punta tutto, o quasi, sul movimento di Sau che parte da trequartista per alzarsi all’altezza di Borriello o abbassarsi per prendere palla a centrocampo. Joao Pedro fa un po’ di confusione e il centravanti gira a vuoto (segna anche, ma toccando con la mano). Le emozioni sono dunque poche e la qualità del gioco non eccelsa. Il protagonista è Rafael che al 6’ fa una doppia parata su Zapata (di piede) e poi su De Paul. Ma soprattutto blocca il rigore di Thereau, concesso giustamente per un fallo di Barella su Widmer. E’ il 30’ e la partita potrebbe svoltare. E invece Thereau, 5 gol finora al Cagliari, dimostra di non essere in forma sciupando tutto, Hallfredsson, a destra dell’area, riprende la respinta di Rafael ma manda altissimo.


RISVEGLIO CAGLIARI — La partita si accende nel secondo tempo quando Delneri toglie lo spento Thereau e manda in campo Perica. E’ lui a segnare l’1-0 con un gran tiro da fuori. Tre minuti dopo il raddoppio: angolo di Jankto dalla destra, la difesa del Cagliari (fino a quel momento impeccabile) pasticcia, il pallone arriva ad Angella che mette dentro da pochi passi. I rossoblù di Rastelli si sciolgono, rischiano il crollo (palo e occasione del solito Perica), poi si svegliano. Accorciano con un colpo di testa di Borriello che sfrutta un’indecisione di Karnezis, poi Danilo salva sulla linea un tiro di Salamon. E’ l’unico momento in cui l’Udinese soffre, ma il risultato non cambia. Giusto così.

GUGLIELMO LONGHI

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 aprile 2017 22:53
Juventus-Genoa 4-0: autogol di Munoz, Dybala, Mandzukic e Bonucci

I bianconeri dominano la partita e vanno a +11 sulla Roma impegnata domani a Pescara.
Nel finale esordio per Mandragora



Nella mente e nel cuore il Barcellona si confonde col Monaco: allo Stadium la gente ha ancora negli occhi l’impresa catalana e sogna di ripeterla nel Principato. In mezzo ci sarebbe però il Genoa, annichilito senza dover sudare troppo. Questa in campionato contro il Grifone doveva essere la “partita scudetto” secondo il pensiero di Allegri in vigilia e il 4-0 finale certifica, se mai ce ne fosse bisogno, che il tricolore sarà nuovamente cucito sul bianconero. In più, la Juve vendica la partita folle dell’andata a Marassi, quella in cui la truppa adesso arrivata in semifinale di Champions ha patito di più. Ma stavolta in campo non c’è alcuna traccia di quel Grifone che rifilò tre sberle in 29 minuti, anzi le parti sono naturalmente rovesciate. E negli applausi finali del pubblico, uno è dedicato a Mandragora, all’esordio in bianconero: ecco una scheggia di futuro proprio contro la ex squadra del talentino napoletano.

PRIMO TEMPO — All’inizio c’è Benatia a fare da scudiero a Bonucci tra i centrali. E Lichtsteiner, alto come mai prima d’ora, a fare il Cuadrado. È quest’ultima una variante non considerata nella maxi pretattica di Allegri: il 4-2-3-1, comunque, non si tocca più e la Juve bagna il pane nella difesa di burro di Juric, un trio argentino altamente rivedibile. I primi due gol arrivano come un lampo: al 17’ un goffo autogol di Munoz dopo una incursione di Marchisio. Il passaggio di Higuain è morbido e appetitoso, il tocco del Principino sbilenco, ma il difensore argentino finisce per buttarsela dentro. Sessanta secondi dopo Dybala, uno che è amico di Munoz e l’ha usato come traduttore appena arrivato in Italia, segna il 2-0 dopo un uno scambio stretto con Khedira: il sinistro radente è sul primo palo, ma per purezza ricorda quello della notte magica contro il Barcellona. Anche in questo caso, la manovra inizia dal Pipita, meno killer d’area e più punta di raccordo. Certo, anche lui dovrebbe segnare per avvicinarsi al top in classifica cannonieri, ma ci prova nel primo tempo soltanto con un sinistro floscio dal limite. Più robusto, bello ed efficace il destro di prima di Mandzukic del 3-0: l’azione è aperta da un altro zuccherino di Dybala e il croato è bravissimo a trovare l’interno sul secondo palo. Il tutto in 41’ minuti, dodici in più di quelli che erano serviti al Genoa per regolare i bianconeri all’andata. Ma questo Grifone, già sazio e senza nulla da chiedere alla stagione, non è neanche lontano parente di quello assatanato di cinque mesi fa. Nel complesso pare pochissima cosa e basta una Juve normale dopo le fatiche di Coppa per rendere inutile la ripresa.

SECONDO TEMPO — Vista la prima parte, nella seconda si rischia di morire di noia perché, in fondo, niente cambia davvero. Il ritmo basso del Genoa agevola la manovra dei bianconeri, bravi a far transitare il pallone da una fascia all’altra e a trovare il corridoio più adeguato per le punte. Mandzukic, rimproverato spesso da Allegri nonostante il gol, assume una posizione più arretrata e spesso lontana dal cuore delle azioni offensive: i cori dei tifosi, continui e potenti, lo ricambiano però delle infinite corse in questa stagione. Un sussulto arriva con un gol annullato a Bonucci per un fallo in mezzo all’area su punizione di Dybala, ma è enorme il suo gol convalidato una decina di minuti dopo: Leo ha un che di Scirea quando esce palla al piede, salta un uomo e con un tiro leggermente deviato batte il povero Lamanna. Certo, il contrasto dei rossoblù è pressoché assente, ma l’azione è impetuosa, da giocatore totale, e arriva dopo una super prestazione in Catalogna. Chi manca al party? Solo il Pipita che prende il palo a botta sicuro dall’area piccola dopo un incrocio colpito di sinistro da Marchisio, finalmente in palla e con la fascia da capitano per 90 minuti. Anche se un terzo palo sarà poi colpito da Asamoah, è questa l’azione più bella della serata, la foto di una Juve che sa essere bella nella sua tremenda praticità. Lo sanno bene in Catalogna, lo temono a Montecarlo.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 24 aprile 2017 23:06
Pescara-Roma 1-4: Strootman, Nainggolan e doppietta Salah

Zeman regge 43', poi la squadra di Spalletti dilaga, tornando a +4 sul Napoli.
Nel finale Benali fissa il record di gol segnati in una giornata di serie A.
Retrocessione aritmetica per gli abruzzesi



La Roma spreca tantissimo per 44 minuti, poi chiude i conti con Strootman, Nainggolan e la doppietta di Salah e riporta a 4 i punti di distanza dal Napoli con vista sulla Champions League. Troppa differenza tra le due squadre, troppa distanza in ogni valore: tecnico, tattico e motivazionale. Con un caso finale in casa Roma, i vaffa di Dzeko a Spalletti per la sostituzione a 20 minuti dalla fine.

DOMINIO ASSOLUTO — Spalletti rilancia Emerson sulla fascia sinistra e lascia a riposo De Rossi per un problema fisico, spedendo in regia l'argentino Paredes. Zeman replica come può, provando a disegnare una squadra equilibrata ma che possa anche mettere paura. Tentativo vano, visto che nei primi 20' di gioco la Roma va al tiro addirittura 9 volte, sfiorando a più riprese il gol. Gol che era anche arrivato al 2' con una bella semirovesciata di Salah, ma che Irrati ha poi annullato per fuorigioco (giusto) dopo che l'assistente Vivenzi l'aveva concesso. Poi ci hanno provato due volte a testa El Shaarawy, Strootman e Dzeko, con l'epilogo della clamorosa traversa di Nainggolan su assist in verticale di Paredes. Insomma, ogni volta che la Roma va in verticale può far male, ma il gol non arriva. E il Pescara? Si affida soprattutto alle iniziative di Bahebeck, pericoloso in un paio di circostanze. Ma poi poco altro, con tanti errori di palleggio e squilibri difensivi a tratti imbarazzanti. Ed in uno di questi al 44' Paredes verticalizza dalla propria metà campo su El Shaarawy, che dopo aver attaccato bene lo spazio verso Fiorillo regala a Strootman un pallone che deve solo essere depositato in rete, a porta vuota. Sbloccato il risultato, i giallorossi raddoppiano un minuto dopo con Nainggolan, bravo a chiudere di piatto un'azione creata da Salah (sempre nello spazio) con l'assistenza finale di Dzeko.

GIOCHI CHIUSI — Zeman prova allora ad aggiustare le cose preferendo Bruno a Muntari in regia, ma lo spartito non cambia di una virgola. Del calcio zemaniano non c'è una virgola, se non le tante amnesie difensive. Così al 3' Salah segna il 3-0 con un bel piazzato dal limite e al 15' fa addirittura 4-0 finalizzando al meglio una ripartenza su calcio d'angolo del Pescara, fattispecie che fa capire di quanti squilibri difensivi vivano gli abruzzesi. In mezzo Dzeko sfiora due volte il gol, ma anche il Pescara si rende pericoloso per il gol della bandiera con Benali (anticipato in extremis da Emerson) e Bahebeck. Poi al 26' Spalletti decide di togliere Dzeko e il bosniaco reagisce mandandolo platealmente a quel paese (eufemismo), complice la voglia di restare in campo per battere il suo record personale di 36 reti stagionali. Poi c'è ancora tempo per una bella parata in tuffo di Szczesny su Caprari, per il gol della bandiera di Benali (con un bel tap-in su assist di Memushaj) e il palo finale su punizione di Biraghi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 24 aprile 2017 23:07
SERIE A 2016/2017 33ª Giornata (14ª di Ritorno)

22/04/2017
Atalanta - Bologna 3-2
Fiorentina - Inter 5-4
23/04/2017
Sassuolo - Napoli 2-2
Chievo - Torino 1-3
Lazio - Palermo 6-2
Milan - Empoli 1-2
Sampdoria - Crotone 1-2
Udinese - Cagliari 2-1
Juventus - Genoa 4-0
24/04/2017
Pescara - Roma 1-4

Classifica
1) Juventus punti 80;
2) Roma punti 75;
3) Napoli punti 71;
4) Lazio punti 64;
5) Atalanta punti 63;
6) Milan punti 58;
7) Inter punti 56;
8) Fiorentina punti 55;
9) Torino punti 48;
10) Sampdoria punti 45;
11) Udinese punti 43;
12) Chievo e Cagliari punti 38;
14) Sassuolo punti 36;
15) Bologna punti 35;
16) Genoa punti 30;
17) Empoli punti 29;
18) Crotone punti 24;
19) Palermo punti 16;
20) Pescara punti 14;

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 29 aprile 2017 13:21
Atalanta-Juventus 2-2: Conti, autogol
di Spinazzola, Dani Alves e Freuler

Bel primo tempo della squadra di Gasp, avanti con Conti.
Nella ripresa autogol di Spinazzola e rete per Dani Alves prima del definitivo pari dello svizzero


Del Monaco l’Atalanta ha la freschezza della gioventù e le frequenze supersoniche: lo tenga a mente la Signora prima della Champions perché, nelle prove generali della semifinale a Bergamo, più che il secondo tempo arrembante, può rimanere negli occhi il primo deprimente. La Juve è andata in crescendo, l’Atalanta terribile del Gasp in calando: alla fine, il 2-2 fotografa una partita completamente a due facce, ma le occasioni per i bianconeri sono numericamente molto di più. Per questo, anche alla luce del pari-beffa arrivato allo scadere e su una azione confusa, Allegri può avere qualche rimpianto per la classifica accorciatasi: la Roma può andare a -6, ma basterà preservare la cattiveria della ripresa per non correre rischi in chiave scudetto.

PRIMO TEMPO — All’inizio da un lato ecco le prove generali per la Champions, con l’11 che Allegri ha lucidato nelle notti di gala; dall’altro Gasperini stimolato dagli eventi a rimescolare le carte: in panchina Kessie e Petagna, il primo per il problema fisico patito sabato nel match col Bologna, il secondo per scelta tecnica. A supportare Gomez c’è Kurtic e, soprattutto, la sorpresa Hateboer: quando il Papu inizia ad arare la fascia, l’olandese è pericolosissimo in allungo e sfiora a due passi da Buffon. Nel complesso, è lui la zanzara più fastidiosa: si muove da destra e poi tagli in mezzo, con Gomez impegnato nel solito lavorìo tutto tecnica a svuotare l’area. Al contrario, i bianconeri sono lenti e svagati, pure piuttosto molli, e le uniche occasioni sono da cercarsi nelle girate, occasionali e d’istinto, del Pipita: per il resto, l’Atalanta va al doppio dei giri e alla mezzora si divora il vantaggio. Errore Juve in disimpegno, Chiellini a terra imprudentemente e su Freuler serve l’interventone di Buffon. Il contraltare bianconero viene da un taglio di campo frizzante, con cross di Chiellini e destro al volo di Cuadrado, che allarga troppo il compasso. Poco, però, molto poco, e proprio un attimo prima che l’arbitro Guida fischi al 45’ arriva il guizzo di Conti che infila il pallone tra Buffon ed il palo: è il Papu ancora una volta l’apriscatole, prima serve Kurtic murato da Chiellini in spaccata, e poi crossa per l’esterno, uno dei più positivi tra i ragazzini terribili del Gasp. Tutto meritatissimo perché è proprio sulle fasce che il Gasp vince le gare, bloccando Mandzukic e Alex Sandro con Conti, spingendo quando serve anche con l’energia di Spinazzola.

SECONDO TEMPO — I primi minuti del secondo tempo sono, invece, quelli del pareggio e del realismo. Un manifesto di quello che la Juve può essere: se alza i ritmi e morde, diventa un carrarmato che schiaccia ogni rivale, anche la bellissima rivelazione di questo campionato. Tra il 49’ e il 52’ arriva il pareggio su un goffo autogol di Spinazzola, prodotto del vivaio bianconero che prima o poi tornerà a casa. E ancora un Dybala scatenato che si intrufola in area e costringe Berisha alla super parata. E sugli sviluppi del corner è ancora il portiere a prendersi una pallonata addosso su missile ravvicinato di Higuain. Tre indizi fanno una prova: è tornata la vera Juve che può lamentarsi pure per un rigore incredibilmente non dato. Toloi tocca con la mano, Guida assegna il penalty, ma poi si corregge incredibilmente e fischia il fuorigioco. Una topica clamorosa che, però, non cambia l’andazzo della ripresa: la Juve preme e bombarda l’Atalanta con occasioni in serie, su Khedira (una volta con destro a giro dal limite e una volta di testa nell’aria piccola) Berisha fa gli straordinari. L’aver alzato sensibilmente il baricentro porta campo alle spalle dei difensori Juve che devono gestire qualche pericolosa scappata dei folletti atalantini. Il 2-1 di Alves, definitivamente calato nel ruolo anche in campionato, su cross di Pjanic, è il giusto riconoscimento alla super ripresa bianconera. Sembrerebbe tutto finito, ma l’Atalanta dimostra perché è lassù: il Papu spaventa Buffon, poi Freuler in mischia lo batte e fa sorridere la Roma, che ancora non rinuncia all’impresa impossibile.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 29 aprile 2017 23:25
Torino-Sampdoria 1-1: a segno Schick e Iturbe

Gol meraviglioso dell'attaccante boemo, poi k.o. per infortunio.
Il Toro spinge, spreca e trova il meritato pari nella ripresa



Giovani, forti e appetiti dalle grandi. La locandina della partita era il loro duello. Patrick Schick ha segnato, Andrea Belotti no. Il meritato gol del pari per Mihajlovic è un inedito: lo firma Iturbe alla prima gioia in granata. La grande serata dell'attaccante boemo, che offre un tempo di numeri di alta scuola, è il primo ingrediente della qualità con cui i blucerchiati danno fastidio al Toro. Fuori lui, a inizio ripresa dopo un colpo alla spalla, la Samp smette di creare pericoli. E non serve il terzo indizio per fare una prova.

SEMPRE FUORI — I granata giocano un buon calcio, manovrano bene con Baselli che lì in mezzo sfuma anche i limiti di Acquah. E tirano molto. Ma non prendono quasi mai la porta. Ljajic accende la luce ma sciupa, Iago è impreciso e il Gallo ha una sola palla pulita, ben sventata da Puggioni. Dietro il Toro, senza i diffidati Castan e Moretti, lasciati a riposo in vista del derby di sabato prossimo, soffre l'immensa qualità di Schick e del suo partner Quagliarella, ingenerosamente fischiato dai suoi ex tifosi al momento del cambio.

BELLA SAMP — Non è facile tenere alta la tensione quando giochi un intero girone di ritorno senza stimoli di classifica. La Samp gioca un bel calcio, ha parecchia qualità davanti, un signor regista basso (Torreira) e una coppia di difensori centrali che è cresciuta moltissimo nel corso del campionato. La vittoria sfuma su un erroraccio di Regini, scippato da Iturbe nel contesto di una buona prova difensiva. Giampaolo ha una squadra giovane, che gioca senza alcuna pressione e sa sempre cosa fare. E che quando può indossare il suo vestito più Schick non sfigura neanche nei teatri più eleganti.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 aprile 2017 14:51
Roma-Lazio 1-3: doppietta di Keita, gol di Basta,
biancocelesti più forti dei torti

Polemiche all'intervallo per la simulazione di Strootman che regala il pareggio dal dischetto ai giallorossi,
e per un fallo di Fazio non rilevato, poi nella ripresa i biancocelesti dilagano.
Espulso Rudiger nel finale



La Roma dice definitivamente addio a qualsiasi velleità tricolore, incassa un altro bruttissimo k.o. in un derby e deve sperare che il Napoli stasera non vinca in casa dell'Inter, per non trovarsi i partenopei di nuovo addosso nella lotta per il secondo posto. A decidere il derby, vinto meritatamente dalla Lazio, stavolta è stato Keita, che alla Roma non aveva ancora mai segnato. Il senegalese è andato anche oltre, sobbarcandosi praticamente da solo il peso dell'attacco (vista l'indisponibilità in extremis di Immobile) e togliendosi anche una gioia in più, con tanto di esultanza polemica nei confronti della società.

BOTTA E RISPOSTA — Spalletti conferma El Shaarawy per Perotti e rilancia De Rossi in regia al posto di Paredes. Simone Inzaghi, invece, deve rimescolare tutto a mezzora dal via, quando Immobile è costretto ad alzare bandiera bianca nel riscaldamento per i postumi di un virus intestinale ed al suo posto va dentro Lukaku. I primi minuti sono tutti di marca giallorossa, con Strakosha subito costretto a superarsi prima su Dzeko (stop e calcio ravvicinato) e poi su Salah (accelerazione verticale e sinistro deviato in angolo). Poi al primo acuto la Lazio passa: taglio in obliquo di Milinkovic per Keita, con il senegalese che beffa Fazio ed Emerson e appena dentro l'area brucia Szczesny con un sinistro non irreprensibile (e successiva esultanza polemica verso la tribuna d'onore, destinatari Lotito e Tare?). Il gol cambia radicalmente la partita, con la Roma che perde equilibrio e la Lazio (ottima la gara di Biglia) che invece trova spazi per affondare. In uno di questi Lukaku punta la porta, ma viene messo giù da Fazio in piena area, con Orsato che non concede il rigore (netto). Poi al 18' ed al 36' è Szczesny a doversi superare per due volte su Parolo, sempre pericoloso in corsa da fuori area. I minuti passano e la squadra di Spalletti va avanti per inerzia, senza idee e con tanta confusione. Bastos duella con Dzeko in area e c'è una mezza trattenuta che potrebbe anche essere punita, ma il secondo disastro di Orsato arriva al 45', quando concede un rigore inesistente alla Roma per presunto fallo di Wallace su Strootman. La simulazione dell'olandese in realtà è evidente (c'è il rischio della prova tv) e sul dischetto va De Rossi, che fa 1-1 anche lui con esultanza polemica, stavolta nei confronti della panchina biancoceleste.

COLPO BIANCOCELESTE — Ad inizio ripresa Spalletti (che conferma la sua allergia alle partite decisive, di fatto tutte perse) manda dentro Bruno Peres, scelta subito discutibile per approccio alla partita e apporto alla squadra del brasiliano, a lungo il peggiore in campo. Da un affondo di Salah nasce un'occasionissima per Dzeko, ma Strakosha è eccezionale a deviare in angolo. Poi al 5' la Lazio torna a anti, con un sinistro apparentemente innocuo di Basta, che però beffa Szczesny dopo la deviazione di Fazio. Sotto per la seconda volta, la Roma si riscompone, mandando a quel paese l'equilibrio. Così per una ventina di minuti la Lazio trova praterie infinite dove andare a far male e solo la stanchezza di Keita (che comunque sfiora il 3-1 con un pallonetto pregevole dentro l'area di rigore) e l'egoismo di Felipe Anderson impediscono a Simone Inzaghi di chiudere i conti in anticipo. Così Spalletti si gioca le ultime carte a sua disposizione, prima Perotti e poi anche Totti. Ma è ancora Felipe Anderson (37') ad avere la palla del k.o. a tu per tu con Szczesny, calciando sul portiere polacco in uscita a campo aperto. Al 40' però la Lazio i conti li chiude davvero: contropiede ben orchestrato da Lulic e finalizzato sul secondo palo ancora da Keita. Prima della fine c'è ancora tempo per un gioiello di Milinkovic, che in sforbiciata sfiora il 4-1 (decisivo il contrasto di Bruno Peres) e per l'espulsione di Rüdiger, intervento killer su Djordjevic.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 aprile 2017 20:30
Bologna-Udinese 4-0: doppietta di Destro, in gol anche Taider

Una doppietta dell'attaccante marchigiano stende i friulani.
La squadra di Donadoni torna alla vittoria dopo tre sconfitte nelle ultime quattro partite


Che bel Bologna, fresco e scoppiettante. E che brutta Udinese, molle e svagata. Donadoni finalmente può essere soddisfatto dei suoi: 4-0 e una partita dominata dall’inizio.


INIZIO e FINE — Il primo tempo si apre e si chiude nel segno del Bologna. Al 2’ Donsah è libero di crossare dalla destra, palla a Destro, tiro, deviazione di Widmer che spiazza Karnezis. Al 46’ ancora Donsah, gran palla di controbalzo di Donsah, perfetto stop di Krejci, assist per Taider che approfitta dell’assenza di Widmer e del ritardo di Danilo per battere Karnezis. Giusto così, per la squadra di Donadoni, con il centrocampo decimato e 5 Primavera in panchina, fa la partita con molta più convinzione. Delneri conferma gli undici che hanno battuto il Cagliari, ma non vede la stessa grinta e voglia di fare il risultato. L’Udinese è sempre in affanno: Widmer, il più on forma, è controllato da Donsah e in seconda battuta da Mbaye, Hallfredsson fatica a costruire, la difesa non è impeccabile come al solito. Il Bologna sfrutta la ritrovata vena di Destro, secondo gol di fila (in casa non segna da novembre), potrebbe raddoppiare già al 5’, ma il gol di tacco di Krejci viene giustamente annullato per fuorigioco. Alla mezz’ora l’occasione migliore per l’Udinese: da Hallfredsson a Jankto, colpo di testa, Maietta salva sulla linea.

IL CROLLO — Il secondo tempo è la coppia del primo: il Bologna domina, l’Udinese si fa maltrattare. Al 13’ gran palla di Verdi per Destro che fa un tunnel a Karnezis (Angella dov’è?), che poi tocca in qualche modo, Destro riprende e segna. La partita si chiude qui. C’è tempo per l’incredibile quarto gol: tiro lento di Verdi, maldestra deviazione di Danilo che infila Karnezis. E anche per la paratona del povero portiere greco su tiro da fuori di Taider.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 aprile 2017 20:47
Cagliari-Pescara 1-0: decide il gol su rigore di Joao Pedro

Ai ragazzi di Rastelli basta un tiro dal dischetto del brasiliano per conquistare la salvezza aritmetica.
Gli abruzzesi, matematicamente retrocessi, incassano la terza sconfitta di fila.


Adesso lo certifica anche la matematica: il Cagliari è salvo, con quattro giornate d’anticipo. Contro il Pescara decidono un rigore di Joao Pedro e due super parate di Rafael. Ma la festa del Sant’Elia viene rovinata nel finale da Muntari, che perde la testa per qualche insulto ricevuto dal pubblico rossoblù e poi lascia il campo al ’90, sbraitando contro arbitro e tifosi.


CI PENSA JOAO — Malgrado la retrocessione sia già una sentenza, il Pescara parte bene, ordinato e con voglia di onorare il campionato fino alla fine. Dall’altra parte c’è il Cagliari a caccia del punto per l’aritmetica salvezza. Ne esce una partita da ritmi non infernali ma comunque piacevole. La prima occasione capita sulla testa di Borriello, bravo a girare di testa un cross di Pisacane, ma la palla esce di poco. La risposta del Pescara è tutta in un sinistro debole di Memushaj. Poi al 23’ il Cagliari passa: Barrella avanza in slalom, entra in area e scarica di tacco per Joao Pedro, destro potente respinto dal braccio di Fornasier e rigore sacrosanto che lo stesso attaccante trasforma e che i tifosi del Cagliari accolgono che strana insoddisfazione. Volevano lasciasse la trasformazione a Borriello, impegnato a inseguire il gol numero 100 in A (è a 95). Un minuto dopo Fiorillo compie un miracolo sull’ennesimo stacco imperioso di Borriello, negandogli il raddoppio. Il Pescara poi torna a farsi vivo ma Rafael è attento prima in uscita bassa su Memushaj e poi sul destro a giro di Caprari, messo in angolo. Tra le due azioni abruzzesi ci sarebbe il raddoppio del Cagliari con Joao Pedro (34’), fermato però dal primo assistente Mondin per fuorigioco. Chiamata errata, c’era Zampano a tenerlo in gioco sul lob di Ionita.

QUANTA IMPRECISIONE — Nella ripresa il Cagliari parte col freno a mano tirato e allora il Pescara prova a raddrizzare la gara sfruttando soprattutto la vivacità di Caprari che spaventano il Sant’Elia. Il Pescara ci crede ma viene ancora fermato da Rafael, che si supera su Benali (26’). Fino al 90’ non succede quasi più nulla, con le squadre che sbagliano sempre l’ultimo passaggio. Poi la rabbia di Muntari, che lascia il campo al 90’, e la scivolata provvidenziale di Salamon a salvare su Caprari. Il Cagliari è salvo, il Pescara salva la faccia.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 aprile 2017 20:50
Crotone-Milan 1-1, Paletta raggiunge Trotta.
I rossoneri non vincono più

I calabresi recuperano un punto su Empoli (ora lontano 4 punti) e Genoa (5).
Rossoneri senza vittorie dopo il closing



Il Milan non sa più vincere. E il problema assume proporzioni notevoli considerando che questo dovrebbe essere il momento per l’ultimo sprint in chiave europea. Dopo il pari nel derby e il k.o. con l’Empoli arriva un altro punticino a Crotone che fa perdere ai rossoneri, forse definitivamente, il contatto con il quarto e il quinto posto. L’unica buona notizia arriva dalla sconfitta della Fiorentina, che resta a distanza di sicurezza. Il Crotone non riesce nell’impresa di sottomettere anche l’altra milanese, e sorride soltanto a metà: questo pareggio, è vero, permette di recuperare un punto all’Empoli, ma all’appello ora mancano soltanto quattro partite, con altrettanti gradini da salire.

LE SCELTE — Il Crotone arrivava da 10 punti nella ultime quattro partite, quindi morale alto, altissimo e consapevolezze riscoperte nonostante il distacco dall’Empoli. Decisamente diversa la situazione in casa rossonera, dove nello stesso spicchio di torneo i punti ottenuti sono stati la metà. Nell’ultima settimana a Milanello si è respirata un’aria piuttosto nervosa, peraltro certificata dalle dichiarazioni molto chiare di Montella in vigilia: troppo mercato chiacchierato, troppe voci, troppe distrazioni proprio adesso che il Milan è nel momento decisivo della stagione. Nicola ha confermato le indicazioni filtrate in settimana con l’unica eccezione di Nalini al posto di Stoian. Attacco affidato a Trotta e Falcinelli, a due passi (12) dal record personale in campionato (14). Per Montella i problemi hanno riguardato soprattutto i terzini: con De Sciglio squalificato, e Abate e Antonelli infortunati la scelta è caduta obbligatoriamente su Calabria e Vangioni. In mediana Locatelli ha rilevato Sosa, fermato dal giudice sportivo, e in avanti Lapadula l’ha di nuovo spuntata su Bacca: è la prima volta che Montella lo preferisce al colombiano sulla base di una scelta tecnica pura.

CHE BRUTTO MILAN — Il primo tempo del Milan sale di diritto sul podio delle prime tre frazioni più brutte della stagione. Un atteggiamento per cui si fa molta fatica a trovare una spiegazione razionale: approccio molle, giro palla lento, zero idee e atteggiamento spento. Incomprensibile per una squadra ancora in lotta per un’Europa che continua a essere in miraggio: quando il Milan ci si avvicina, a un certo punto scompare. Il Crotone, peraltro, ha semplicemente fatto il suo: quell’aggressività che tutti si aspettavano, idee semplici ma chiare e un robusto arricchimento dalla compattezza fra i reparti. Linee corte all’interno delle quali il Milan ha faticato a inserirsi. Rossoneri male coralmente e anche in quasi tutti i singoli: da segnalare, in particolare, la pessima prova di Zapata (definirlo distratto è un eufemismo), Deulofeu (dov’è finito lo spunto di qualche settimana fa?) e Locatelli (quanti errori in appoggio), giusto per sceglierne tre nel mucchio. A lungo il Milan non è sembrato in grado di produrre tre passaggi giusti di fila, e infatti gli unici pericoli per Cordaz sono arrivati solo negli ultimi cinque minuti di frazione, con due spunti di Suso che il portiere dei calabresi ha neutralizzato ottimamente. Prima di allora, solo Crotone: dopo due minuti Donnarumma è volato all’incrocio su una punizione di Barberis, al 7’ Trotta ha fatto le prove generali del gol, arrivato un minuto dopo grazie a una marcatura oratoriale di Zapata. Trotta, aiutato dalle sponde e dai movimenti intelligenti di Falcinelli, è sempre riuscito a mettere in difficoltà la difesa rossonera.

RISALITA ROSSONERA — Nell’intervallo Montella deve aver alzato abbastanza la voce, perché il Milan è rientrato con un piglio decisamente diverso. Se escludiamo un brutto errore di Kucka che ha spedito al tiro ancora una volta Trotta (Donnarumma sempre molto reattivo), il pallino del gioco è rimasto per lo più in mani rossonere. E il gol arrivato dopo solo cinque minuti (mischione in area con Cordaz non impeccabile e Paletta che la spinge dentro da pochi passi) mette una buona verve agli uomini di Montella. Anche perché il Crotone commette l’errore di impaurirsi e quindi finisce con l’abbassarsi troppo. Così al 7’ Rosi salva sulla linea a porta sguarnita sul tocco ravvicinato di Lapadula e una decina di minuti più tardi Cordaz dice no a un destro insidioso di Kucka. Una pressione figlia anche del cambio di sistema operato da Montella, che passa al 4-2-3-1 con Mati trequartista alle spalle di Lapadula, e poi al 4-2-4 quando negli ultimi minuti entra anche Bacca. Una pressione che però non porta più a nulla di concreto, anzi: verso lo scadere è un siluro del solito Trotta a far venire i brividi ai rossoneri. La gara si chiude con l’espulsione di Kucka per doppia ammonizione: non è un guaio soltanto perché ormai mancano solo pochi secondi al fischio finale.

Marco Pasotto

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 aprile 2017 20:53
Empoli-Sassuolo 1-3, gol di Peluso, Matri e Duncan

Toscani battuti meritatamente dai neroverdi.
Per i padroni di casa solo il rigore trasformato da Pucciarelli
e poi diverse occasioni nella ripresa non sfruttate



L’Empoli si complica la strada per la salvezza: dopo i successi esterni con Fiorentina e Milan, cade in casa con il Sassuolo. La pericolosa tendenza a farsi male da solo, i toscani la manifestano già al 7’, quando Barba si assopisce su un appoggio di Laurini e lascia via libera a Berardi: Skorupski rimedia, intercettando poi anche il secondo tentativo, a giro, di Ricci. La risposta è solo in un colpo di testa di Thiam al 9’: Consigli ci mette la mano. Da Crotone arriva la notizia del gol dei calabresi, e a peggiorare le cose è Peluso, in gol al 19’: Sensi crossa dall’angolo sul secondo palo, Matri rimette al centro, Skorupski devia ma sul corpo del terzino neroverde. Ricci però dà una mano, letteralmente, all’Empoli: tocco alto su colpo di testa di Tello, rigore che Pucciarelli trasforma per l’1-1 al 24’. Al 29’ altro errore in costruzione dei toscani, di Diousse che lancia Berardi: cross basso per Sensi, appoggio a Ricci che stoppa e tira a lato. Ancora Thiem di testa al 34’ sfiora i pali, ma subito dopo altra comica della difesa di Martusciello. Sul lancio di Aquilani, Bellusci scalcia Barba, che fa inciampare Bellusci: Berardi se ne va e regala a Matri il raddoppio. Al 44’ Pucciarelli non sfrutta una situazione analoga dall’altra parte (lancio di Diousse alle spalle di Letschert) e calcia in braccio a Consigli.

COLPO DEL K.O. — Nonostante l’occasione, a inizio ripresa non arrivano grandi segnali di rabbia e reazione dell’Empoli, neanche quando arriva la notizia del pareggio del Milan. È anzi Ricci ad avere due volte sul sinistro al volo la chance del gol (al 2’ e al 10’), ma non inquadra la porta. La inquadra invece alla perfezione Duncan al 12’: tracciante dai 20 metri che inchioda Skorupski, e il Sassuolo scappa. Martusciello ricorre a Maccarone, subito colpo di testa in anticipo (alto al 23’) e penetrazione con tiro-cross che attraversa l’area (24’). Un minuto dopo Pucciarelli spreca con un sinistro largo una combinazione El Kaddouri-Krunic, ma nel frattempo il Sassuolo ha praticamente smesso di giocare. Tutti tranne Consigli, che nella collezione di angoli toscani diventa il migliore in campo: deviazione su testata di Barba (30’), volo su diagonale di Pucciarelli (42’), presa bassa su tiro ravvicinato di Krunic (47’).

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 aprile 2017 20:56
Genoa-Chievo 1-2: Pandev non basta.
Birsa regala i 3 punti a Maran

La squadra di Maran beffa i rossoblù e torna alla vittoria dopo aver perso le ultime 5 partite.
Per Juric l'incubo retrocessione è sempre vivo


Vince il Chievo, che interrompe così la sua lunga serie negativa e prolunga, invece, l'inferno rossoblu, ribaltando una sfida che pareva avviata ormai nelle mani del Genoa e che, dopo un doppio stop imposto dalle intemperanze dei tifosi genoani, si è improvvisamente trasformata. Il Genoa è teso, il Chievo un po’ sperimentale, con Maran che concede spazio ai giovani Bastien e Depaoli, quest’ultimo piazzato sul lato destro della difesa, dove viene puntato da Palladino e raddoppiato da Laxalt. Da quella parte il Genoa sfonda e crea pericoli, anche se fatica a concretizzare. La prima vera occasione così nasce da un errore di Cesar, che controlla male in area al 35’, poi viene affrontato da Pandev. La palla passa, l’attaccante rossoblù no, anche se non appare chiaro il fallo di Cesar. Per Pairetto è rigore (dubbio), ma Simeone calcia a lato dal dischetto. Il vantaggio è solo rimandato, perché al 43’ il duo Palladino-Laxalt sfonda ancora a sinistra, ma stavolta il cross dell’uruguaiano trova in Pandev il finalizzatore micidiale. Palla all’incrocio e 1 a 0.


IL COPIONE CAMBIA — All’improvviso tutto cambia. Nei primi minuti del secondo tempo gli ultrà rossoblu interrompono per due volte il gioco scagliando fumogeni. L’atmosfera cambia, il Genoa sparisce. Il buco a sinistra si chiude, resta solo Pandev a cercare soluzioni offensive. Tra i veneti, invece, emerge Castro, che diviene padrone del centrocampo. Al 15’ è lui a pescare con un cross preciso Bastien, il cui colpo di testa è letale. Dieci minuti ed arriva pure il colpo del k.o.: il cross stavolta è di Gobbi, la conclusione di testa di Birsa. Una mazzata tremenda, dalla quale il Genoa non si risolleva nonostante i sei minuti e mezzo di recupero e l’espulsione di Depaoli. Il Crotone recupera un punto e si porta a -5.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 30 aprile 2017 21:00
Serie A, Palermo Fiorentina 2-0: decidono i gol di Diamanti e Aleesami

La punizione-gioiello dell'ex e la rete del norvegese rimandano la retrocessione matematica dei rosanero.
I viola, invece, perdono (forse) l'ultimo treno per tornare in corsa per il sesto posto


E la Fiorentina? Non pervenuta. Per una volta c'è solo il Palermo. Che vince a sorpresa al Barbera dopo quasi 3 mesi (dalla vittoria col Crotone del 5 febbraio) con i bei gol di Diamanti e Aleesami, al loro primo acuto stagionale, e rinvia la sentenza della retrocessione matematica. Il verdetto del match è sacrosanto: i siciliani mettono a nudo i limiti dei toscani grazie ad una tattica accorta, mentre gli ospiti si allontanano una volta di più dalla zona Europa.

PUNIZIONE DIVINA — Bortoluzzi rinuncia all'ultimo a Lo Faso (provato in settimana) e, a sorpresa, rispolvera Diamanti sulla trequarti (leader in pectore della squadra della prossima stagione), mentre Sousa schiera la Fiorentina col classico 3-4-2-1, senza Bernardeschi dal 1', ma affidandosi in attacco all'ex Ilicic in coppia con Borja Valero dietro a Babacar. A centrocampo confermata la coppia Badelj-Vecino. L'annunciata trama del match, viola in avanti, rosanero a difesa del fortino del Barbera, trova subito conferme: difficile passare, nonostante la manovra a tratti avvolgente degli ospiti. Ad un certo punto, puntualmente rimbalzati, i viola incassano su un rovesciamento di prospettiva il gol del Palermo, originato da una scorribanda di Chochev stoppato fallosamente sulla trequarti da Salcedo: la traiettoria carica di veleno di Diamanti, un nome che ritrova finalmente la sua dignità (forse perché finalmente gioca…), è imparabile per Tatasuranu. La reazione della Fiorentina è immediata e palpabile: al 38', l'appena entrato Chiesa segna, ma il gol viene annullato per fuorigioco di Sanchez, poi Ilicic ci prova su punizione ma la sfera finisce di poco sopra la traversa, quindi Fulignati dice no a Babacar da distanza ravvicinata con un riflesso notevole. La porta del Palermo non vuol saperne di aprirsi.

ALL?ATTACCO — Nella ripresa, Sousa ordina ai suoi di riportarsi su, eppure è ancora il Palermo a rendersi pericoloso con Nestorovski al 6' e Diamanti al 21'. La Fiorentina non ingrana proprio e si lancia in avanti alla disperata: il tecnico lancia nella mischia anche Saponara, ma i viola non riescono a spremere il gol. Al 29' Mlakar fallisce a porta vuota sul cross di Vecino, in altre occasioni il Palermo riesce a chiudere ogni varco. E il bel gol nel finale di Aleesami, con tanto di dribbling a Sanchez e diagonale preciso sul palo più lontano, è il giusto premio ad una partita interpretata con umiltà. Quella che manca alla Fiorentina.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 1 maggio 2017 00:19
Inter-Napoli 0-1: Callejon gol, Nagatomo che errore.
Sarri a -1 dalla Roma

Decide lo spagnolo, che sfrutta un pasticcio del giapponese:
Pioli alla seconda sconfitta di fila, la quarta nelle ultime sei


Sesta gara consecutiva senza vittoria per l’Inter, ottavo risultato utile di fila per il Napoli. La serata del Meazza riassume due situazioni opposte. Il Napoli batte 1-0 l’Inter grazie a Callejon e si porta a un solo punto dalla Roma seconda. La volata più interessante diventa così quella per l’accesso diretto ai gironi di Champions. L’Inter invece resta inchiodata ancora (2 punti nelle ultime 6 uscite), avvolta da malumori e qualche fischio del Meazza. Il Milan ci guadagna pure con il pareggio di Crotone aumentando la distanza tra sé e i nerazzurri a tre punti. L’Europa League sta svanendo, come la figura di Pioli, ormai in dissolvenza. Il settimo posto, protetto dal k.o. della Fiorentina a Palermo, regalerà almeno la tournée asiatica della prossima estate.

REGALO NAGATOMO — Stefano Pioli arriva al Meazza consapevole di non poter utilizzare Miranda (risentimento muscolare al retto anteriore della coscia destra) e Perisic (il croato si accomoda però in panchina). Dentro quindi Murillo per il brasiliano ed Eder per il croato in un 4-2-3-1 che tende più al 4-4-1-1 questa volta. Maurizio Sarri risolve invece a favore di Ghoulam, Zielinski e Diawara i ballottaggi con Strinic, Rog e Jorginho. La partita spegne i motivi d’interesse della vigilia per i primi 10 minuti. Solo un tiro di Hamsik – impreciso e debole – accende l’entusiasmo. Il quale si nutre di un colpo di testa di Icardi al 12’: il capitano gira sul primo palo un corner facendo scrollare solo la rete esterna. Ancora una testa si avvicina al gol, questa volta è quella di Hamsik che al 25’ trova il cross di Callejon. Gesto tecnico interessante, conclusione sopra la traversa. L’occasione migliore è del Napoli: Zielinski al 34’ infila Mertens davanti a Handanovic, seppur defilato, consentendogli di calciare. Difficile segnare da quella angolazione, però il pallone del belga non passa lontano dal secondo palo. Il vantaggio del Napoli firmato Callejon è frutto di un vuoto di memoria di Nagatomo. Il giapponese dimentica di difendere, dimentica lo spagnolo e dimentica se stesso. Sul cross di Insigne, il pallone gli rimbalza davanti e invece di allungarlo in corner lo alza per Callejon che con il destro incrocia e infila Handanovic. Napoli avanti alla fine del primo tempo e virtualmente a un punto dalla Roma. Inter costretta a inseguire e con il Milan (e il relativo sesto posto) a tre lunghezze.

NIENTE RISCOSSA — L’avvio della ripresa non porta il vento della riscossa interista. La prima azione è napoletana con un destro di Insigne che sibila fuori di poco dal limite. Al 15’ il primo intervento di Pioli che inserisce Perisic per Joao Mario. La conseguenza è l’avvicinamento di Eder a Icardi. La risposta di Sarri arriva al 18’ con l’ingresso di Rog per Zielinski. Un minuto dopo Insigne chiama Handanovic per un volo basso sul destro a giro. Un intervento di Koulibaly su Murillo fa partire qualche “buuu” nei confronti del senegalese: si dovrà attendere il giudice sportivo per sapere se sono stati registrati o meno. Il destro di Candreva del 21’ – terminato a lato – certifica che l’Inter è ancora in partita. Nota insufficiente comunque per poter dire che i nerazzurri meritino il pareggio. Altri sessanta secondi infatti e Rog dall’interno dell’area spaventa ancora tutta la difesa di Pioli costringendo ancora Handanovic all’intervento. Un ulteriore minuto e la discesa di Ghoulam aumenta il battito cardiaco nerazzurro: il cross trova il tacco di Mertens e la deviazione di Murillo neutralizzati ancora dal portiere sloveno. Il Napoli arriva facilmente dalle parti dell’area interista giocando un calcio rapido di idee e di testa. L’Inter galleggia, ma senza ribattere. Il destro al volo di Perisic, bloccato da Reina, è un’opera estemporanea. Le sostituzioni del 28’ danno l’idea del momento. Sarri inserisce Allan per Hamsik irrobustendo la mediana, Pioli sceglie Banega al posto di Eder per cucire il gioco offensivo. L’ultima sostituzione è obbligata perché Murillo soffre per un taglio alla nuca subito in uno scontro nel primo tempo con la testa di Koulibaly. Al posto del colombiano entra Andreolli al 32’. L’ultimo cambio del Napoli riguarda Milik che prende il posto di Mertens. Il finale di partita non regala una sceneggiatura entusiasmante. Il Napoli vince 1-0 senza che l’Inter dia l’impressione di cavalcare l’onda della rimonta. L’elastico europeo premia Sarri: la Roma si avvicina.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 1 maggio 2017 00:22
SERIE A 2016/2017 34ª Giornata (15ª di Ritorno)

28/04/2017
Atalanta - Juventus 2-2
29/04/2017
Torino - Sampdoria 1-1
30/04/2017
Roma - Lazio 1-3
Bologna - Udinese 4-0
Cagliari - Pescara 1-0
Crotone - Milan 1-1
Empoli - Sassuolo 1-3
Genoa - Chievo 1-2
Palermo - Fiorentina 2-0
Inter - Napoli 0-1

Classifica
1) Juventus punti 84;
2) Roma punti 75;
3) Napoli punti 74;
4) Lazio punti 67;
5) Atalanta punti 64;
6) Milan punti 59;
7) Inter punti 56;
8) Fiorentina punti 55;
9) Torino punti 49;
10) Sampdoria punti 46;
11) Udinese punti 43;
12) Chievo e Cagliari punti 41;
14) Sassuolo punti 39;
15) Bologna punti 38;
16) Genoa punti 30;
17) Empoli punti 29;
18) Crotone punti 25;
19) Palermo punti 19;
20) Pescara punti 14;

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 6 maggio 2017 23:53
Napoli-Cagliari 3-1, Doppio Mertens: sono 30. Chiude Insigne

Tutto facile per la squadra di Sarri.
Il belga fa doppietta e raggiunge quota 30 in stagione.
I sardi mai pericolosi e a segno solo nel recupero con Farias



Trent'anni oggi e trenta gol in stagione, insomma trenta e lode. Dries Mertens si è regalato un compleanno da favola al San Paolo. Napoli-Cagliari doveva essere la sua partita ed in effetti lo è stata praticamente dall'inizio alla fine. Dopo due minuti, infatti, il belga ha portato avanti gli azzurri spianando la strada ad un successo che ha permesso alla squadra di Sarri (elogiato con uno striscione dalla Curva B) di superare, almeno per stanotte, la Roma che sarà impegnata domani in casa del Milan. È stato sempre Mertens a raddoppiare in avvio di ripresa e poi a servire ad Insigne il pallone del tre a zero. Il Cagliari ha prodotto davvero troppo poco ed è stato Farias all'ultimo istante a salvare almeno la faccia alla squadra isolana che ha palesato limiti atletici e di personalità.

QUANTE OCCASIONI — Scatenato dunque Mertens che ha "stappato" la partita con una volée di destro da centravanti puro: perfetto il cross di Ghoulam, colpevole però Salomon nel farsi sorprendere alle spalle dal capocannoniere del Napoli. Il bomber azzurro è stato un vero incubo per l'ex bresciano e nel primo tempo ha sfiorato il raddoppio a più riprese (in una circostanza è stato Murru a salvare sulla linea). Rastelli aveva immaginato un altro copione tattico (4-4-2 scolastico ma con Sau costretto a lunghi ripiegamenti sullo sinistra) però il suo Cagliari è stato costretto a giocarsela, nei limiti del possibile a viso aperto. Ritmi alti dopo l'uno a zero ma portieri poco impegnati per l'imprecisione degli attaccanti di casa. Nel Napoli erano Callejon ed Insigne a menare le danze anche se Lorenzinho al 29' falliva, tutto solo davanti a Rafael, una grande chance su lancio di Hamsik. Il capitano provava poi ad imitare Maradona con un pallonetto da quaranta metri che finiva alto di poco. Il primo tempo, invece, finiva uno a zero per il Napoli, nonostante le tante occasioni create dal Napoli (compresa l'ultima di Mertens, dopo l'ennesima topica di Salomon, con tiro debole tra le braccia di Rafael).

LORENZO 15 — La ripresa iniziava come una fotocopia del primo tempo, cioè con Callejon ed Insigne a tenere costantemente in apprensione la retroguardia ospite e Mertens a battere Rafael. Stavolta il destro del belga era scagliato da fuori area, non potente ma preciso: palla all'angolino e risultato in frigo. A quel punto, fisiologicamente, i ritmi calavano. Il Cagliari prendeva paradossalmente un po' di coraggio ma anche l'imbarcata. Prima c'era la traversa di Albiol su azione d'angolo, poi il tris di Insigne su assist al bacio del solito Mertens. Per lo scugnizzo di Frattamaggiore quindicesimo gol in campionato, la cartina di tornasole di una stagione fantastica. Bella anche la standing ovation che gli ha dedicato il San Paolo al momento della sua uscita dal campo, a dimostrazione di un legame sempre più forte con la gente di fede azzurra. Del resto, sono stati applausi per tutti a fine partita, anche per Farias autore del gol della bandiera del Cagliari con un bel taglio alle spalle di Hysay ed un destro a scavalcare Reina. Comunque, il Napoli vola, complice una condizione fisica stupefacente, al secondo posto. Per una notte, almeno, la pressione del preliminare Champions sarà tutta sulla Roma, attesa domani dal Milan.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 6 maggio 2017 23:56
Juventus-Torino 1-1: capolavoro di Ljajic, rimedia Higuain

Prodezza del serbo in avvio di ripresa, poi rosso ad Acquah e il Pipita trova il pari nel recupero


Il derby è questo, sofferenza, resistenza fino allo stremo, capovolgimenti di fronte. Il Torino è passato dall'esaltazione massima alla disperazione per aver buttato via l'occasione di vincere, la Juventus invece si è risvegliata da un incubo grazie a Gonzalo Higuain, che al 47' del secondo tempo ha pareggiato i conti, mandando in frantumi il sogno granata. No Pipita no party: Allegri aveva scelto di farlo riposare dopo 24 partite giocate consecutivamente, ma serve lui per rimettere le cose a posto.

TURNOVER E TRAVERSA — Allegri lascia fuori oltre al Pipita Buffon, Pjanic, Alex Sandro, Chiellini e Dani Alves, lancia Rincon a centrocampo e rimette Mandzukic a fare il centravanti, con Sturaro in fascia. Il ritorno della semifinale di Champions incombe e non si possono correre rischi. Mihajlovic s'affida a Belotti, Ljajic e Iago Falque e spera nei miracoli del portiere Hart. A salvare il Torino però è la traversa, che si mette tra il gol e Benatia dopo 15 minuti: il colpo di testa del difensore (dopo angolo di Dybala) colpisce il legno e poi sbatte poco prima della linea di porta. Il Toro nel primo tempo praticamente non tira mai in porta, i centrali bianconeri sono molto bravi a tenere a bada Belotti, la Juventus è propositiva ma confusionaria e Dybala si divora l'occasione del vantaggio poco prima dell'intervallo: uno due con Mandzukic dopo apertura di Cuadrado (bella azione) e tiro addosso al portiere.

VANTAGGIO E DOPPIO ROSSO — Però nel secondo tempo sono i granata a passare subito in vantaggio: senza Pjanic, Ljajic si trasforma nel mago delle punizioni e lascia di sasso Neto con un bijou che s'infila sotto l'incrocio dei pali. Poco dopo arriva l'episodio che può cambiare la partita: fallo di Acquah, già ammonito, che si becca il secondo cartellino e finisce sotto la doccia in anticipo. I granata protestano parecchio e Mihajlovic entra addirittura in campo per affrontare l'arbitro: espulso pure lui.

CI PENSA SEMPRE LUI — Nel frattempo Allegri, che aveva già mandato in campo Higuain, inserisce pure Pjanic con il chiaro intento di ribaltare il risultato. La Juve però spreca troppo: Rincon e Khedira non centrano la porta, Bonucci arriva in scivolata su un buon pallone ma non riesce a indirizzarlo. Il finale di partita è un assalto bianconero e nei minuti di recupero Higuian segna l'1-1 con un diagonale che fa esplodere lo Stadium. Al Torino resta la soddisfazione di aver fermato la striscia di vittorie di fila dei bianconeri in casa (33) e di aver dato tutto, ma anche il rammarico di aver preso un gol nel finale.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 maggio 2017 15:07
Udinese-Atalanta 1-1: Perica risponde a Cristante

La squadra di Gasperini non va oltre il pareggio.
E stasera il Milan può portarsi a -3


Va bene così. Alla Dacia Arena finisce 1-1 tra Udinese e Atalanta. Risultato giusto tra una squadra, l'Udinese che vuole chiudere alla grande una buona stagione e rifarsi dopo la deludente partita di Bologna, e un'altra l'Atalanta che è sempre più vicina al sogno europeo, ma deve fare i conti con una situazione di squalifiche e infermeria devastante. Per festeggiare il traguardo la banda di Gasperini deve aspettare una settimana e far risultato contro il Milan sabato sera nella partita più attesa.


PRIMO TEMPO — Gasperini è in emergenza, mancano Kessie, Conti e Freuler soprattutto. Oltre a Konko, Dramé e Zukanovic. Così decide di affidare la fascia destra a Cristian Raimondi, 36 anni, che non giocava titolare dalla seconda di campionato. D'Alessandro può aspettare in panchina, pronto per dare gas nella ripresa quando rileverà il capitano. Anche Delneri, idolatrato dalla piazza, stupisce: lancia dal primo minuto il regista ventenne croato Andrjia Balic che la società ha comprato due anni fa con l'etichetta di fenomeno. Se la cava. Perica vince il ballottaggio con Thereau, Adnan quello con Gabriel Silva. L'Udinese opta per un 4-4-2 arretrando un tantino De Paul, Gasperini punta su un 3-5-2 perché Petagna e il malconcio Gomez sono avanti a Kurtic che è piazzato in mezzo. C'è tanto equilibrio, anche se le squadra giocano e lottano. Widmer scende poco perché deve guardare Gomez, l'Udinese ci prova con Zapata, Berisha risponde, stessa cosa fa Karnezis (eroe della gara d'andata vinta dai friulani) prima su Gomez e poi su Petagna. L'equilibrio si spezza due volte prima per un errore di Di Bello (arbitraggio insufficiente e 7 gialli) che non punisce un'entrata fallosa di Raimondi su Zapata e sarebbe stato il secondo giallo, poi per il colpo di testa di Cristante che segna il terzo gol in stagione saltando di testa sul corner di Gomez al 41'. E' il tredicesimo gol dei nerazzurri Da calcio d'angolo. All'Udinese non va e al riposo si va sulle proteste.

SECONDO TEMPO — La rabbia dei friulani è evidente, infatti all'8 Stipe Perica pareggia. Sono i centri stagionali per l'attaccante che esige giustamente spazi e si danna l'anima in campo. De Paul fa ballare i Verdi bergamaschi e mette al centro e il gigante di Zara prima assiste alla prodezza di Berisha, poi lo batte senza pietà. Gasp prova a trovare linfa da quel che ha in panchina. E in 17 minuti ha già fatto i tre cambi: D'Alessandro (da inizio ripresa) per Raimondi, il '99 Bastioni per lo spento Kurtic e Mounier per Gomez che proprio non sta bene e si vede. Ma Mounier non è il Papu e si vede. Delneri capisce che per Balic va bene così e inserisce Kums. Poi cambia pure le punte, perché Perica non ne ha più, ma i venti minuti finali non creano particolari emozioni. Il punto va bene a tutti. Anche ai 1300 sostenitori della Dea arrivati da Bergamo, per realizzare il sogno.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 maggio 2017 19:42
Chievo-Palermo 1-1: Pellissier condanna i rosanero alla Serie B

Non basta la rete di Goldaniga: il gol su rigore del capitano gialloblù fa retrocedere i rosanero,
che erano obbligati a vincere per alimentare le speranze di salvezza



E dunque il Palermo va in B, come ampiamente previsto. Serviva un miracolo, non c’è stato. Ma lo fa a testa alta perché contro il Chievo (uscito tra i fischi) non sfigura, raddrizzando con merito la partita e puntando sull’orgoglio. Peccato per il brutto infortunio a Gazzi, uscito all’inizio del secondo tempo, dopo un contrasto con Inglese. Il centrocampista ha subìto un forte colpo alla spalla sinistra e ha lasciato il campo in ambulanza.

RITMO BASSO — Primo tempo a ritmo di allenamento. Il Chievo sceglie il basso profilo, il Palermo dovrebbe fare la partita, ma non ci riesce. Manca Rispoli (influenzato) e Bortoluzzi mette sulla fascia Gonzalez, che non è un esterno e si vede. Davanti non c’è Nestorovski, per la prima volta in stagione: al suo posto, il giovane ungherese Sallai e Diamanti, trequartista libero di alzarsi sulla linea dell’attacco. Rispetto a domenica scorsa, novità anche per Maran: un solo attaccante (Pellissier), alle sue spalle la coppia Castro-Birsa. Lentezza e tanto equilibrio con un paio di occasioni per parte: minuto 8, contropiede di Castro, tiro di Pellissier, respinge bene Fulignati. Minuto 14, Sorrentino respinge su Sallai. Due anche gli episodi arbitrali che fanno (un minimo) discutere: al 16’ Pellissier protesta per un intervento di Cionek, ma sembra tutto regolare. Al 32’ p.t. annullato giustamente un gol a Sallai che prima del tiro strattona Cesar.

LA REAZIONE — La partita si accende al 22’ del secondo tempo quando il Chievo passa su rigore, evidente, fischiato per un fallo di Bruno Henrique su Inglese. Pellissier è impeccabile dal dischetto. Ci si potrebbe aspettare il crollo di una squadra rassegnata e invece il Palermo reagisce nel modo migliore. In 3 minuti, dal 26’ al 29’, Sorrentino salva su Diamanti Goldaniga e Chochev. Nel finale, prima del lunghissimo recupero per l’infortunio di Gazzi, arriva il meritato pari: involontario assist di testa di Pellissier che tiene in gioco Goldaniga che tira al volo di destro. Stavolta Sorrentino non può farci nulla. Ancora il difensore è protagonista tre minuti dopo quando devia in rete di testa, ma il gol è giustamente annullato per fuorigioco. Finisce così: Palermo in B.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 maggio 2017 19:47
Genoa-Inter 1-0, Pandev segna, Lamanna para un rigore a Candreva

Kondogbia espulso nel finale, Icardi sostituito dopo il gol rossoblù:
continua la crisi nerazzurra. Genoa più vicino alla salvezza



E' finita l'Inter e sono finiti gli aggettivi. Per educazione, limitiamoci ad un imbarazzante nel commentare la (non) prestazione di Marassi, dove un Genoa con poca cifra tecnica ma con l'orgoglio che manca ai nerazzurri vince 1-0 con un gol di Pandev e allontana il rischio retrocessione. Nel finale Candreva sbaglia un rigore e Kondogbia si fa cacciare. Inter non pervenuta, molle e scollata. Ed è addio a quel sesto posto cui gli interisti confermano di non aver mai ambito.

CAOS CALMO — Juric lancia i '94 Beghetto e Biraschi in un 3-4-1-2 in cui Rigoni e Palladino stanno larghi alle spalle di Simeone. Pioli invece non rischia Gabigol, ma manda comunque in panchina sia Banega sia Joao Mario. Dietro a Icardi c'è Eder. Emergenza in difesa, al fianco di Medel gioca Andreolli, alla prima da titolare in campionato dopo due anni. Una gara già tesa di suo per il momento drammatico delle due squadre si infiamma già al 5'. Il cerino sulla benzina lo lancia il sestetto arbitrale guidato da Damato. Doppio l'errore sul lancio di Lazovic, visto che Simeone scatta in sospetto fuorigioco e viene steso in area da Medel. Non viene sanzionato nulla, Juric e Marassi esplodono. Con la beffa di perdere il Cholito, che nell'occasione si fa male alla caviglia e malgrado non voglia arrendersi dopo poco deve lasciare il posto all'ex Pandev. Si va a fiammate, tra errori marchiani e scivolate (Icardi non sta in piedi per tutto il primo tempo). Il Genoa ci mette più grinta ma si perde sulla trequarti, l'Inter ultima versione è al solito compassata e rimane di fatto spezzata in due, con D'Ambrosio che spinge meno del solito, Gagliardini e Kondogbia che non riescono quasi mai a cucire i reparti. In questa pochezza ci si affida ai tiri da fuori, ma Kondogbia sfiora il palo, Eder chiama al volo Lamanna che poi si esalta sul destro deviato di D'Ambrosio. Beghetto (che sostituisce lo squalificato Laxalt) è quasi sempre sulla linea dei difensori. Candreva non sfonda e Perisic dall'altra parte trova un solo vero lampo, ma al 41' sul suo cross dal fondo Eder non ci arriva e Candreva ci va molle e buca un facile tap-in.

DECIDE L'EX — Nessun cambio nell'intervallo. E non varia nemmeno il triste canovaccio. L'unica azione da registrare, al 13', porta a un sinistro di Perisic neutralizzato da Lamanna. L'Inter è lunga come la striscia senza vittorie (siamo a sette), il Genoa non trova sbocchi sulle fasce e idee sulla trequarti. La svolta al 25': Cataldi con un tocco intelligente libera Veloso nel deserto della mediana interista, gran botta sulla traversa e tap-in di Pandev. Pioli a questo punto decide di inserire Gabigol e Palacio per Icardi (che va in panchina ignorando il tecnico) ed Eder. Poco cambia, anche se agli ospiti nel finale arriva il regalo di un rigore per mani di Burdisso. Ma Candreva se lo fa parare da Lamanna e Kondogbia si fa espellere dopo aver mandato a quel paese l'arbitro. La grinta viene fuori solo quando si tratta di protestare. L'Inter ha davvero toccato il fondo. Anzi, forse no. Perché con questa squadra non c'è davvero limite al peggio.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 maggio 2017 19:51
Lazio-Sampdoria 7-3, Europa in cassaforte

La squadra di Inzaghi timbra la qualificazione alle coppe con uno show propiziato
dall'espulsione di Skriniar che al 19' lascia i blucerchiati in 10.
Doppietta di Immobile, gol biancocelesti di Keita, Hoedt, Felipe Anderson, De Vrij e Lulic


I tre punti che servivano alla Lazio per timbrare la qualificazione in Europa arrivano dal 7-3 contro la Sampdoria in una gara frizzante che diverte anche Roberto Mancini, in tribuna nella veste di doppio ex. Blindato il sesto posto, ora la squadra di Inzaghi attende il posticipo di San Siro: se il Milan non vincerà contro la Roma, sarà aritmetico il quinto posto che permette l’accesso diretto alla fase a gironi. Davanti ai 40mila dell’Olimpico, la terza vittoria di fila della Lazio viene scandita dai gol di Keita, Immobile (doppietta), Hoedt, Felipe Anderson, De Vrij e Lulic, mentre la rete di Linetty (2-1) dà una fugace illusione per riaprire la gara e la doppietta di Quagliarella integra solo il 7-3 finale. Al di là del punteggio, schiacciante la supremazia dei biancocelesti sui doriani, che nelle ultime quattro giornate hanno incassato appena un punto.


LAZIO A VALANGA — Inzaghi rilancia il 3-5-2. In difesa, Hoedt viene preferito a Radu. Rientra dal primo minuto Felipe Anderson, che arretra in una mediana rimpastata per la squalifica di Parolo. In attacco, torna Immobile dopo il forfait nel derby. Giampaolo effettua tre ritocchi rispetto alla formazione che ha pareggiato in casa del Torino. Nel reparto arretrato, spazio a Dodò; in mediana, riecco Barreto; nella trequarti, c’è Djuricic. Al primo tentativo la Lazio sblocca la gara: al 2’, su lancio di Milinkovic, Keita brucia sullo scatto Skriniar e infila Puggioni. Sesto gol in tre giornate per l’attaccante senegalese, che si porta a quota 14 in campionato. La Sampdoria si riorganizza ed al 17’ ha una doppia chance, ma Strakosha è pronto ad opporsi a Djuricic e poi a Linetty. Al 19’ la Lazio raddoppia con Immobile su rigore concesso per atterramento di Keita da parte di Skriniar, che viene espulso. Giampaolo passa al 4-4-1 e riequilibra la difesa con l’ingresso di Regini al posto di Schick, che non è al meglio. Al 27’ la Lazio potrebbe triplicare, ma il sinistro di Keita è di pochissimo a lato. La Sampdoria coglie l’occasione per colpire: al 32’, su traversone di Bereszynski dalla destra, sbuca indisturbato Linetty e il suo sinistro angolato va a segno. Al 36’, Hoedt, innescato da un angolo di Biglia e da una sponda di Lulic, sigla con un tocco sotto porta il terzo gol della Lazio. Due minuti dopo ancora in gol la squadra d Inzaghi: Felipe Anderson trasforma il rigore concesso per fallo su Lulic da parte di Regini. Ma prima dell’intervallo la Lazio segna di nuovo. Dalla destra Biglia centra per De Vrij che dai 20 metri firma il 5-1.

FESTIVAL DEI GOL — La ripresa parte con una novità nella Sampdoria: Pavlovic rileva Dodò. La Lazio continua a dominare, proponendosi con disinvoltura in fase conclusiva. La squadra di Giampaolo si rimbocca le maniche con generosità, ma soffre i ritmi elevati degli avversari. Inzaghi avvicenda De Vrij e Milinkovic con Patric e Murgia. Al 20’, matura anche il sesto gol della Lazio: capocciata di Lulic su cross di Patric. Ultimi due cambi: Lombardi al posto di Biglia mentre Sala sostituisce Bereszynski. Al 25’ Keita ispira la zampata di Immobile, che così raggiunge il suo primato di gol, eguagliando le 22 reti col Torino nel 2013-14 quando fu capocannoniere. Sussulto della Samp: al 27’ su lancio lungo di Regini, Quagliarella batte Strakosha. Poi al 45’ su rigore (Wallace atterra Torreira), l’attaccante firma la sua doppietta prima della festa finale dall’Olimpico per il giro di campo della squadra di Inzaghi.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 maggio 2017 19:54
Pescara-Crotone 0-1, decide Tonev

Gli uomini di Nicola faticano all’Adriatico contro i
biancoazzurri di Zeman, rimasti poi in 10 per il rosso a Benali.
Sblocca il risultato un gran tiro del bulgaro, entrato nella ripresa


La magia di Tonev a 20’ dalla fine probabilmente non basterà al Crotone per salvarsi: pesanti le contemporanee vittorie di Genoa (sempre a +5) e Empoli (resta a +4). Ma se non altro Nicola allunga la striscia positiva (sei risultati utili consecutivi, meglio della Juve da aprile, solo il Napoli come i calabresi) e alla squadra non resterà il rammarico di non averci provato. Anche se, a parte il destro del bulgaro all’incrocio, la partita l’ha giocata meglio - se per meglio si intende con più volontà - il Pescara di Zeman. Non è una novità.

POCHE OCCASIONI — Primo tempo decisamente noioso nella prima parte, sebbene la necessità di classifica del Crotone e soprattutto la voglia (non irresistibile) del Pescara di dare un senso al finale di stagione abbiano reso appena più vivace la seconda metà del primo tempo. L’occasione migliore - nonché unica da entrambe le parti - è capitata a Bahebeck, lanciato a rete da un improvvido retropassaggio calabrese dopo 37 (esatto, trentasette) minuti. Cordaz saltato, poi appoggio in porta dell’attaccante pescarese, talmente debole da consentire il rientro in corsa di Ferrari con deviazione in angolo.

I CARABINIERI — Nel secondo tempo tre sole segnalazioni. Il gol di Tonev dal limite dell’area - di cui si è già detto - e il conseguente parapiglia scoppiato in tribuna per l’esultanza - giudicata eccessiva dal focoso pubblico abruzzese - del d.g. calabrese Raffaele Vrenna. Sono dovuti accorrere i carabinieri per riportare la calma e allontanare i rappresentati del Crotone. Nel finale l’espulsione di Benali per proteste (voleva un rigore per contatto dubbio con Capezzi) ha azzerato anche le minime speranze di pareggio del Pescara.

Andrea Fanì

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 maggio 2017 19:57
Sassuolo-Fiorentina 2-2, Bernardeschi firma il pari al 94!

Viola in vantaggio con Chiesa nel primo tempo, dopo che Consigli aveva parato un rigore a Kalinic.
Nella ripresa escono gli emiliani con Politano e Iemmello, poi l'attaccante viola pareggia a tempo scaduto.
Espulso Rodriguez



All’ultimo assalto la Fiorentina realizza con Bernardeschi il gol del 2-2. Un piccolo capolavoro del talento di Carrara. Un pareggio che però allontana ancora di più la squadra di Sousa dalla zona Coppe. Partita divertente. Condizionata da tante discusse decisioni dell’arbitro Gavillucci. La Fiorentina ha giocato buona parte della ripresa con un uomo in meno per l’espulsione di Gonzalo Rodriguez per fallo da ultimo uomo su Berardi.

IL MATCH — Parte bene il Sassuolo. Al 4’ uno schema da calcio d’angolo libera al tiro Duncan: la conclusione del centrocampista viene deviata da Tatarusanu sulla traversa. La squadra di Di Francesco insiste. E quattro minuti dopo è Berardi a sfruttare un errore di Sanchez e a presentarsi davanti al portiere rumeno. Conclusione immediata e grande risposta di Tatarusanu. Un infortunio muscolare di Badelj obbliga Sousa a ricorrere alla panchina. Al posto del croato entra Bernardeschi mentre Borja Valero arretra sulla linea ei centrocampisti. La novità giova alla Fiorentina che guadagna campo. Alla mezzora Bernardeschi dopo un bel numero sulla linea di fondo libera in area Kalinic ma la conclusione del centravanti viene respinta da Cannavaro. La squadra di Sousa insiste e al 33’ guadagna un calcio di rigore per un sospetto intervento di Adjapong su Bernardeschi. L’esecuzione è affidata a Kalinic. Consigli è strepitoso nel respingere la conclusione del croato e nell’opporsi anche alla successiva ribattuta. Pure il Sassuolo invoca un rigore per un contatto in area Gonzalo-Berardi. Ma l’arbitro Gavillucci fa segno di continuare. Al 37’ la Fiorentina passa in vantaggio. Delizioso assist di Borja Valero che pesca Chiesa in area, bello il controllo del talento viola che appoggia in rete sull’uscita di Consigli.

LA RIPRESA — Di Francesco inserisce a inizio ripresa Politano al posto di Ragusa. Il Sassuolo riparte con grande aggressività. Al 6’ Tatarusanu è bravo a ribattere una conclusione al volo da dentro l’area di Sensi. Gli emiliani insistono. Matri di testa impegna ancora il portiere viola. La Fiorentina fatica ad allentare l’assedio. Al 16’ Berardi semina avversari in dribbling. Spettacolo vero. Poi crolla a terra dopo un contatto con Cristoforo. Sousa corre ai ripari inserendo Tello al posto di uno stanco Chiesa. Il Sassuolo sfonda con facilità sulla corsia di destra grazie alle accelerazioni di Adjapong. Al 24’ l’arbitro Gavillucci annulla un gol di testa a Bernardeschi per dubbio fuorigioco del numero 10. E lo stesso succede un minuto dopo una conclusione vincente di Berardi. Pure lui segnalato in posizione irregolare. Di Francesco si gioca anche la carta Iemmello (un ex) inserito al posto di Matri (un altro ex). Al 28’ arriva il pareggio del Sassuolo. L’arbitro Gavillucci assegna un rigore per un contatto in area Gonzalo-Berardi. Il difensore viola viene espulso per fallo da ultimo uomo. Politano realizza l’1 -1 spiazzando Tatarusanu. Grandi polemiche da parte della Fiorentina per la decisione del signor Gavillucci. Contestato da entrambe le squadre per i rigori concessi e per altre valutazioni. Iemmello ha la palla buona per regalare il vantaggio al Sassuolo. Ma la conclusione è debole. L’attaccante emiliano fa molto meglio al 40’ realizzando il gol della vittoria con un perfetto colpo di testa. La Fiorentina però non si arrende e nel finale pareggio con un capolavoro di Bernardeschi, al 94'.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 maggio 2017 23:16
Empoli-Bologna 3-1: a segno Croce, Pasqual e Costa.
Verdi, perla inutile

La squadra di Martusciello ottiene la terza vittoria nelle ultime quattro partite.
Dopo il botta e risposta iniziale, le reti dell'ex Fiorentina e del centrale indirizzano la gara



Dopo la sosta contro il Sassuolo, l'Empoli torna a macinare punti e ottiene la terza vittoria nelle ultime 4 gare, compiendo un altro balzo in chiave salvezza. I toscani superano meritatamente il Bologna, passando in avvio di gara, trovando una seconda volta il vantaggio e poi controllando la partita una volta siglato, in avvio di ripresa, il 3-1. Apre le danze il primo gol in campionato di Croce, che da due passi gela Mirante. La risposta di Donadoni è affidata al solito Verdi: serpentina a cui segue un bolide che si insacca. L'Empoli però non ci sta e passa ancora: la rete che svolta la gara è quella di Pasqual. Una rete bella e di importanza capitale. In avvio di ripresa la partita va in ghiaccio, con Costa che segna il definitivo 3-1. Considerando i risultati degli altri campi, l'Empoli rimane a +4, quando mancano tre giornate alla fine.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 maggio 2017 23:19
Milan-Roma 1-4: Dzeko doppietta, Pasalic, El Shaarawy e De Rossi gol

Prova di forza giallorossa al Meazza:
il bosniaco, l'ex e il centrocampista su rigore stendono i rossoneri,
inutile la rete del croato sullo 0-2.
Paletta espulso


La Roma rimonta il Napoli nella notte di San Siro: Spalletti comanda ancora su Sarri per il secondo posto, con distanza riportata a due punti. Per il Milan è la seconda sconfitta casalinga consecutiva, dopo quella con l’Empoli: una sola vittoria nelle ultime sei. Un riassunto di quello che pensa San Siro si ha già alla fine del primo tempo: fischi alla squadra, ma neppure troppi tanto è evidente la superiorità avversaria, e primi, sentiti, applausi per Francesco Totti già alla lettura delle formazioni (omaggiato con uno striscione anche nella ripresa). Il Milan aveva dovuto rinunciare a Calabria per un problema muscolare: contro Salah, dentro Vangioni. Confermata invece la terza panchina consecutiva per Bacca: davanti c’è Lapadula. Nella Roma ecco Perotti al posto dell’ex El Shaarawy.

DOMINIO ROMA — Alla fine dei primi 45’ la partita ha già raccontato moltissimo. Donnarumma ha fatto due volte il fenomeno, la Roma è pericolosa in ogni discesa (arrivando davanti a Gigio in velocità e con pochi tocchi) e Montella soffre accovacciato sulla linea dell’area tecnica: il suo Milan ha poche armi con cui ribattere. Il vantaggio giallorosso si concretizza già dopo otto minuti: doppio scambio tra Salah e Dzeko, in area il centravanti trova con il destro l’angolino alto alla sinistra di Donnarumma. Al 28’ il bosniaco, sempre più leader dei marcatori, raddoppia di testa su preciso angolo battuto da Paredes. E’ dominio Roma. In mezzo ci prova Salah, che solo in area calcia alto (la posizione dell’egiziano mette spesso in difficoltà Vangioni), lo stesso fa Dzeko e poi il tentativo di Perotti sbattuto sul portiere. Soprattutto i due tentativi deviati sul palo da uno straordinario Gigio: prima il destro a giro di Perotti, che senza il suo tocco avrebbe firmato il tris. E stesso discorso sulla conclusione di Nainggolan, fatta sbattere sul palo con Salah che in seguito spara altissimo. Il Milan? Nessun segnale dal centravanti, Lapadula. Pochissimo dagli esterni, Suso si vede raramente mentre Deulofeu è più dinamico ma insieme più confusionario. Si segnalano un paio di conclusioni dalla distanza: Mati e poi Sosa, nient’altro.

SORPRESA — Montella tenta subito il primo cambio: Bertolacci per Mati Fernandez (Spalletti replica con El Shaarawy per Perotti infortunato), ma è il ritmo rossonero che non cambia. La Roma giustamente si adatta e si arriva fino a metà tempo tra noia e monotonia, esclusi un tiro centrale di Emerson e una conclusione sbilenca di Dzeko. Il Milan, che butta dentro anche Ocampos, si affida ai soliti tiri dalla distanza: stavolta va Bertolacci, a lato. El Sha si esibisce nel proprio repertorio: stretta e tiro a giro, Gigio c’è. Alla mezz’ora, pare incredibile, il Milan la riapre: da azione d’angolo Ocampos fa da sponda e Pasalic arriva in tuffo per dimezzare lo svantaggio. Tanto suona strano che dopo appena 2’ la Roma trova il tris: sponda stavolta di Dzeko e destro all’angolo dell’ex El Shaarawy, che non esulta. Salah deviato da De Sciglio e infine l’ingresso di Bruno Peres (con lo stadio che invoca Totti: romanisti e milanisti, che applaudono il coro “c’è solo un capitano”). Anche così si spengono le luci a San Siro. Anzi, si riaccendono per il quarto gol romanista: Paletta (espulso) abbatte Salah in area, De Rossi trasforma dal dischetto per il poker giallorosso.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 7 maggio 2017 23:23
SERIE A 2016/2017 35ª Giornata (16ª di Ritorno)

06/05/2017
Napoli - Cagliari 3-1
Juventus - Torino 1-1
07/05/2017
Udinese - Atalanta 1-1
Chievo - Palermo 1-1
Empoli - Bologna 3-1
Genoa - Inter 1-0
Lazio - Sampdoria 7-3
Pescara - Crotone 0-1
Sassuolo - Fiorentina 2-2
Milan - Roma 1-4

Classifica
1) Juventus punti 85;
2) Roma punti 78;
3) Napoli punti 77;
4) Lazio punti 70;
5) Atalanta punti 65;
6) Milan punti 59;
7) Inter e Fiorentina punti 56;
9) Torino punti 50;
10) Sampdoria punti 46;
11) Udinese punti 44;
12) Chievo punti 42;
13) Cagliari punti 41;
14) Sassuolo punti 40;
15) Bologna punti 38;
16) Genoa punti 33;
17) Empoli punti 32;
18) Crotone punti 28;
19) Palermo punti 20;
20) Pescara punti 14;

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 13 maggio 2017 23:33
Fiorentina-Lazio 3-2: decisivo Kalinic, Parolo si infortuna

Tutto nella ripresa: Keita porta avanti Inzaghi, poi Babacar, il croato e l'autogol di Lombardi.
Inutile il gol di Murgia.
Contusione nel finale per il centrocampista: finale di Coppa Italia a rischio



Abulica per lunghi tratti, a un certo punto pure contestata dal suo pubblico (la contestazione in realtà c'è per i proprietari del club, ma anche i giocatori sono invitati a dare di più, per usare un eufemismo), ma alla fine la Fiorentina riesce lo stesso a ottenere un successo (3-2) che la rilancia nella corsa all'ultimo posto utile per l'Europa League. Le prossime partite diranno se sono stati tre punti utili o solo platonici. Intanto però i viola se li tengono stretti. La Lazio, invece, incassa il record di gol in campionato (sono 72, il precedente era di 71) e rinvia alle prossime gare gli altri tre primati (punti, vittorie esterne e complessive). Sconfitta indolore per la squadra di Inzaghi che è già con la testa alla finale di Coppa Italia con la Juve di mercoledì prossimo. Un impegno che la condiziona ancor prima di scendere in campo, con le scelte del tecnico che risparmia quasi tutti i titolari. Decisione favorita ovviamente dal fatto che i romani l'Europa League l'hanno già messa in cassaforte da una settimana.

AMICHEVOLE — Per quasi un'ora la partita somiglia molto ad un'amichevole nella quale le due squadre vivono di sprazzi senza dare l'impressione di volersela giocare fino in fondo. Le occasioni non mancano da una parte e dell'altra (Luis Alberto e Babacar i più attivi), ma lo 0-0 con cui le due squadre vanno al riposo rispecchia fedelmente l'andamento di una tipica gara di fine stagione. Atteggiamento comprensibile per gli ospiti, che non devono ormai ottenere più nulla da questo campionato, un po' meno da parte dei padroni di casa che al sesto posto possono ancora ambire.

RIPRESA PIU' ACCETTABILE — Dopo l'intervallo, però, la partita si accende. A provocare il cambio di scenario sono le accelerazioni della Lazio e in particolare di Keita, uno dei pochi titolari che Inzaghi manda in campo. Il senegalese prima sfiora il gol al 10', quindi un minuto più tardi lo realizza sul lancio di Luis Alberto (imbucata perfetta da parte dello spagnolo). La rete del vantaggio ospite sveglia la squadra di casa. Unitamente ai cambi che Sousa opera immediatamente. Dentro, tutti insieme, Kalinic, Tello e Sanchez per Olivera, Chiesa e Cristoforo. Il cambio di passo è immediato, tanto che nel giro di una decina di minuti la Viola ribalta completamente la partita. Pareggia Babacar, bravo ad anticipare di testa Lombardi e beffare Strakosha, la rete del sorpasso è di Kalinic, lesto a raccogliere una respinta di Strakosha su tiro di Tello che finisce sui piedi di Radu. Il tris arriva invece con un autogol di Lombardi. Sfortunatissima la prova del baby laziale, che entra poco prima del tracollo laziale al posto di Lukaku, che si ferma per un problema muscolare (probabilmente è out per mercoledì). Successivamente si blocca anche Parolo per una contusione (da valutare per la Juve), quando però Inzaghi ha già esaurito i cambi (Immobile e Anderson erano entrati per Keita e Djordjevic). Pur con l'uomo in meno la squadra di Inzaghi riapre comunque la gara con la rete di testa di Murgia (altro assist per Luis Alberto). Ma la partita finisce lì.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:50.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com