Campionato di Serie A stagione 2016/2017

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binariomorto
00domenica 16 ottobre 2016 19:22
Inter-Cagliari 1-2, crisi nerazzurra:
Joao Mario, Melchiorri e autogol di Handanovic

Icardi sbaglia un rigore, il portoghese illude, poi i sardi
sfruttano le amnesie difensive della squadra di De Boer


Alla fine lo sport è democratico e i fischi del Meazza travolgono tutta l’Inter mentre la Nord continua a cantare “Icardi uomo di m…”. Sono però tutti i nerazzurri a uscire perdenti 2-1 contro un Cagliari ordinato e paziente. Il gol e "mezzo" di Melchiorri (il secondo è un autogol di Handanovic) ribaltano l’illusorio centro di Joao Mario. L’Inter si ritrova così a metà ottobre a 10 punti dalla Juve. La zona Champions, però, è a 3 lunghezze grazie a una classifica condensata.

IL RIGORE FUORI — Frank de Boer non può attendere e così attacca il periodo denso di gare con gli uomini migliori. Dietro a Icardi – contestato dalla Nord e supportato dal resto del Meazza – ci sono Candreva, Banega e Perisic. Joao Mario e Medel offrono qualità e quantità al centrocampo interista proprio laddove il Cagliari mette la regia di Di Gennaio. Rastelli si presenta con un 4-3-1-2 per nulla rinunciatario visto che Melchiorri e Sau sono punte “vere”. La partita si accende al 25’ quando Bruno Alves mette una mano sul collo di Icardi: non sarebbe rigore per Valeri il quale però viene avvertito dall’addizionale Rizzoli che gli fa cambiare idea. Sul dischetto si presenta lo stesso numero 9 applaudito da tutto il Meazza – Nord esclusa – che vorrebbe sostenerlo. Ma la conclusione di Icardi è larga, alla sinistra di Storari che aveva anche intuito. Il pomeriggio di Mauro si complica, nonostante il lungo applauso di incoraggiamento che gran parte dello stadio gli riserva dopo l’errore.

GOL JOAO — Si resta sullo 0-0, con l’Inter che disegna la partita, nel bene e nel male. Il Cagliari è troppo leggero quando prova a spingere e troppo leggero nelle coperture rapide. I nerazzurri vanno vicini al gol in una ripartenza chiusa da un destro al volo di Joao Mario che finisce larga. Il primo tempo chiude i battenti senza gol. Il Meazza riapre lo spettacolo con gli stessi protagonisti visto che né De Boer né Rastelli mettono mano alle idee iniziali. I nerazzurri si fanno sorprendere dopo 3’ da una ripartenza del Cagliari chiusa da un sinistro a giro di Di Gennaro che finisce fuori. I sardi sono rientrati in campo con più convinzione, i nerazzurri sembrano essersi scaricati invece. L’azione del 9’ lo certifica: Pisacane e Di Gennaro sulla destra deliziano il pubblico con il tacco, la palla arriva a Melchiorri che trova Handanovic, poi sulla ribattuta è il turno di Sau che chiama il portiere sloveno al bis. Non c’è tempo per preoccuparsi, sul capovolgimento l’Inter passa. Joao Mario porta palla, scarica a sinistra per Perisic e si butta in area. Il croato percepisce e pesca il compagno che prima calcia centrale, poi sulla ribattuta di Storari è il più rapido di tutti e in scivolata insacca. Primo gol italiano per il portoghese.

PAREGGIO — L’Inter però non è salda al terreno. Sul primo tentativo di reazione, Di Gennaro calcia violentemente al volo un passo dentro l’area centrando in pieno Handanovic. De Boer capisce che è il caso di dare sostanza al cuore del centrocampo e così inserisce Gnoukouri per Banega. Il collega Rastelli invece butta dentro Borriello per Sau. L’Inter ritrova equilibrio e cerca la strada del raddoppio. Ansaldi scende sulla destra, cross per Icardi che con la testa colpisce male. Palla fuori. L’equilibrio interista è instabile. Al 26’ Di Gennaro mette dentro un pallone sporcato da Murillo (pressato da Borriello) sul quale Melchiorri è più svelto di Miranda. Controllo e conclusione a rete. Succede tutto velocemente, troppo forse per il sistema difensivo interista. De Boer ricarica le pile esterne inserendo Eder per Candreva. Il quarto d’ora finale – più recupero – deve essere giocato con il piede sull’acceleratore. Il nazionale si mette a sinistra facendo scivolare Perisic sul versante opposto. L’ultima mossa di De Boer si chiama Jovetic. Il montenegrino, che prende il posto di Ansaldi, si posiziona alle spalle di Icardi.

IL PASTICCIO — L’Inter passa a una difesa a 3 e il resto è tutta una scoperta: tre centrocampisti (Gnoukouri, Medel, Joao Mario) e tre punte (Perisic, Icardi, Eder). Ma il Cagliari, che mantiene il suo assetto originario, è più equilibrato. Al 36’ il cross di Isla pesca la testa di Melchiorri che gira di testa di poco fuori. Il numero 9 dei sardi è il vero problema dell’Inter. Da un corner battuto da sinistra Handanovic esce malissimo mancando il pallone, Melchiorri controlla e rimette in mezzo. Il portiere rientra in porta, con la mano spinge fuori il pallone, con le ginocchia lo butta dentro. Pasticcio completo, il Cagliari è in vantaggio 2-1. A 2’ dalla fine i nerazzurri vorrebbero un rigore per un fallo di mano di Bruno Alves che in scivolata va a chiudere su Perisic. Per Valeri è corner. Inter sbilanciatissima, Cagliari in estasi. Non cambia più nulla: il Cagliari vince 2-1 e la festa è tutta al terzo anello, quello dedicato ai tifosi sardi.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 ottobre 2016 19:25
Lazio-Bologna 1-1, Immobile salva i biancocelesti in pieno recupero

Helander porta in vantaggio i rossoblu al 10', l'attaccante pareggia
i conti al 97' su rigore salvando Inzaghi dalla sconfitta all'Olimpico



Non riesce alla Lazio il salto al secondo posto. Anzi, contro il Bologna, la squadra di Inzaghi evita la sconfitta solo al 52’ della ripresa, quando Immobile dal dischetto pareggia il gol di Helander arrivato al decimo minuto del primo tempo. Gara in salita per i biancocelesti, che hanno sciupato tante occasioni. Prova attenta e orgogliosa del Bologna, che sfiora il primo colpaccio stagionale e comunque cancella le scorie della sconfitta interna col Genoa.

HELANDER COLPISCE — Inzaghi recupera Marchetti e Radu. In piena emergenza Donadoni. Squalificati Gastaldello e Dzemaili, infortunato Destro, all’ultimo si ferma pure Krafth, Krejic non è ancora pronto e parte dalla panchina. Spazio a Mbaye ed Helander in difesa, Donsah in mediana, mentre in attacco vengono rilanciati l’ex Floccari e Di Francesco. Il Bologna colpisce subito: al 10’, Helander chiude a rete una punizione calciata da Verdi. Bis contro la Lazio per il difensore svedese: l’anno scorso a segno con la maglia del Verona. Biancocelesti storditi dallo svantaggio. Gli emiliani insistono. Al 16’ potrebbero raddoppiare: Marchetti respinge su un diagonale di Donsah. La formazione di Inzaghi si ricarica ma soffre le ripartenze del Bologna. Al 21’ Milinkovic sfiora il pareggio: palla fuori. Lazio frenata dal pressing del Bologna, che è molto attento anche in copertura. Al 31’, ecco Immobile. Traversa su botta del bomber toccata da Da Costa. Tre minuti dopo il portiere del Bologna respinge d’istinto su tocco ravvicinato di Immobile. Lazio all’assalto senza però trovare lucidità in fase conclusiva.

IMMOBILE ALL'ULTIMO — In avvio di ripresa, vanno k.o De Vrij e Floccari per una capocciata in un scontro di gioco. Il laziale esce subito, il bolognese prova a riprendere ma poi si arrende. Donadoni sgancia Sadiq, Inzaghi inserisce Cataldi che va in regia mentre Lulic arretra in difesa e Parolo scala in avanti. Doppio tentativo di Milinkovic ma Da Costa è in guardia. Ma al 18’ è clamorosa l’occasione sciupata dal serbo solo davanti alla porta. Bologna raggomitolato nella propria metà campo: sguscia al 20’ con Taider (Marchetti controlla in due tempi). Al 24’ brividi per gli emiliani su tocco all’indietro di Pulgar, appena subentrato a Donsah: Da Costa salva prima che il pallone oltrepassi la linea. La Lazio attacca con tanta frenesia. Inzaghi si gioca la carta Luis Alberto, che subentra all’opaco Milinkovic. Al 33’ Da Costa vola su una parabola di Anderson. Bologna resiste con lucidità. Anche quando, al 42’, Maietta salva sulla linea su tentativo di Immobile. La Lazio insiste sino all’ultimo e al 52’ Wallace viene atterrato in area nella morsa fra Masina e Oikonomou. Su rigore Immobile firma il pareggio col suo quinto gol in campionato nella festa ritrovata dell’Olimpico.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 ottobre 2016 19:30
Sassuolo-Crotone 2-1: Sensi e Iemmello decidono nel finale

Iniziale gol dell’ex Falcielli per i calabresi, poi una lunga supremazia dei neroverdi.
Prima dei due gol, arrivati al 38’ e 41’ del secondo tempo, quattro traverse (due per parte)



Cuore, testa e determinazione. Il Sassuolo torna alla vittoria - in rimonta - grazie alle prime firme in Serie A di Sensi e Iemmello, pescati dalla panchina da Di Francesco per rimettere in piedi una partita che sembrava stregata. Il Crotone culla a lungo il sogno del primo successo storico in A, ma si scioglie a pochi metri dal traguardo. Il gol iniziale di Falcinelli aveva messo la partita sui binari sperati dal tecnico Nicola, ma alla fine l’ha spuntata la maggiore esperienza e qualità del Sassuolo, bravo a non perdere la testa quando sembrava una giornata storta.

AVVIO SPRINT — Alla prima ripartenza il Crotone è già avanti. Tonev pesca bene il corridoio per Rosi, cross di prima e l’ex Falcinelli brucia sullo scatto Cannavaro e fulmina Consigli. Sono passati appena 100’’. La reazione del Sassuolo è immediata, ma la spettacolare semi-rovesciata di Defrel (3’) su cross di Pellegrini viene respinta dalla traversa, con Cordaz battuto. Metabolizzato lo spavento, il Crotone abbassa il baricentro per togliere profondità agli attaccanti del Sassuolo. Il 4-3-3 di partenza è di fatto un 4-5-1, con Falcinelli isolato avanti. All’8’ altra occasionissima per il Sassuolo: Ferrari buca l’intervento difensivo ma Defrel solo davanti a Crodaz spara sul portiere in uscita. Il Crotone si riassesta e riesce ad alleggerire la pressione con qualche volata di Palladino. Il Sassuolo si rifà pericoloso con un tiro da fuori di Biondini, di poco a lato. Prima dell’intervallo i padroni di casa chiedono due rigori: prima per un contatto al limite Ferrari-Pellegini, poi per un tocco di mano in mischia dopo una conclusione di Acerbi, ma per Massa è tutto regolare.

RIMONTA — Di Francesco prova a cambiare all’intervallo, inserendo Matri per lo spento Ricci. Ma è il Crotone in avvio di ripresa a sfiorare il raddoppio: Palladino (4’) vola via in ripartenza, salta secco Cannavaro e crossa per Falcinelli che di testa centra la traversa. La risposta del Sassuolo arriva al 10’ con un destro a giro di Pellegrini: altra traversa. Al 18’ altra protesta del Sassuolo per una trattenuta di Rosi su Peluso. La squadra di Di Francesco spinge, ma il muro calabrese regge. Al 20’ è Crodaz a mettere in angolo un bel diagonale di Politano, che due minuti dopo spara alto dalla distanza. Sempre da fuori è Lirola ad andare vicino al pari al 34’. Il minuto chiave diventa il 38’: il Crotone sfiora ancora il raddoppio con una splendida punizione di Capezzi che centra la traversa (vera protagonista della gara) e sul capovolgimento di fronte il Sassuolo al 38’ trova il pari con Sensi, bravo a stoppare di coscia e a calciare al volo sul palo lontano. E’ l’episodio che gira la gara. Il muro del Crotone crolla e il Sassuolo vola sulle ali dell’entusiasmo. Politano guadagna l’ennesimo angolo, Iemmello al 41’ sul primo palo brucia tutti e completa la rimonta del Sassuolo. Di Francesco esulta, Nicola mastica amaro. A un passo dall’impresa il suo Crotone si è sgretolato.

Vincenzo D’Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 16 ottobre 2016 23:19
Chievo-Milan 1-3: Kucka, Niang e Bacca in gol, Montella vola al 2° posto

A Verona decidono due "missili" a cavallo tra i due tempi
e Bacca nel recupero, inutile il gol di Birsa:
i rossoneri agganciano la Roma alle spalle della Juve,
e sabato a San Siro arrivano i bianconeri



Milan-Juventus, sabato sera, sarà come Milan-Juventus di una volta: prima contro seconda. Montella è andato a vincere anche a Verona contro il Chievo, nel suo piccolo squadra organizzata e attenta, e a metà ottobre è secondo insieme alla Roma, a -5 dalla Juve. Non succedeva dal 2010. Il presente però merita un po’ più attenzione. Il posticipo è stata una serata di coppia: il 3-1 è tutto nei due gol segnati subito prima e subito dopo l’intervallo da Kucka e Niang. Due gol di sinistro, di due ex Genoa con cresta. Soprattutto, due palloni da autovelox da fuori area: oltre che angolati, fortissimi. Birsa ha completato la serata del mancino con il momentaneo 1-2: gol dell’ex con la classica punizione a giro sopra la barriera. Una deviazione di Dainelli su un esterno destro di Bacca ha fissato il punteggio negli ultimi secondi, quando il Chievo non aveva più sperante.

MILAN CONCRETO — Montella ha scelto una partita attenta, come sempre in questo inizio stagione. In più, una novità: De Sciglio terzo centrale in fase di impostazione, con Abate più alto a destra. Il ritmo è rimasto tendenzialmente basso, come spesso in stagione, ma il Milan ha avuto venti minuti – i primi del secondo tempo – di alto livello. Bonaventura ha recuperato il pallone del 2-0 e crossato per una girata di testa di Lapadula, mentre Niang ha provato a segnare anche su punizione. Soprattutto, come le squadre forti, i rossoneri hanno vinto con due giocate individuali. Kucka ha calciato da 25 metri mettendo la palla vicino al palo, Niang ha improvvisato una ripartenza spostando il pallone in velocità e incrociando col sinistro.


CHIEVO SPUNTATO — A Maran restano il primo tempo, ottimo, e il finale. Il Chievo era partito forte, mandando Izco su Bonaventura e aggredendo tanto il possesso palla del Milan. Birsa a inizio partita è stato il migliore: ha chiuso le linee di passaggio per Locatelli e creato subito due pericoli, prima saltando il ragazzino col 73, poi cercando Floro Flores in area con una bella palla. Paletta ha chiuso in angolo, confermandosi in grande momento. Pericoli, però, pochi: un girata di testa di Floro Flores al 21’, un tiro di Birsa (di destro!) trattenuto da Donnarumma. Questa volta ai gialloblù sono mancati gli attaccanti: hanno giocato tutti – Inglese, Floro Flores, Meggiorini, Pellissier – ma nessuno ha convinto.

LOCA E LAPA — La curva del Milan ha cominciato cantando per Franco Baresi, bandiera più di tutte le bandiere, e ha finito con antichi cori anti-Juve. Un bel segnale in una partita sofferta, con due nuovi testati come previsto. Locatelli ha giocato semplice e sbagliato poco: niente male alla seconda da titolare della vita. Lapadula ha vissuto il momento migliore della sua sera… in fase difensiva. Con la sua grinta ha costretto Radovanovic a perdere il pallone diventato, cinque secondi e un sinistro dopo, il gol di Kucka. In attacco è andato vicino al primo gol ufficiale da milanista dopo un’ora, quando si è travestito da Inzaghi vincendo due rimpalli a centro area. Un classico di Pippo. Purtroppo per lui, ha calciato (col destro) dritto su Sorrentino. La maledizione del 9 rossonero non esiste, però...

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 17 ottobre 2016 23:54
Palermo-Torino 1-4: Ljajic show, Mihajlovic aggancia il 4° posto

Chochev porta i siciliani avanti dopo 5', poi la rimonta granata
con una doppietta dell'ex Roma e i gol di Benassi e Baselli




Poker per l’Europa. Il Torino rompe il tabù trasferta e centra una vittoria che lo proietta ai piani alti grazie a un Adem Ljajic in stato di grazia. Il serbo mette a segno una doppietta che ribalta lo svantaggio iniziale e legittima lo strapotere granata. Il Palermo, invece, resta ancora secco di punti casa. De Zerbi a sorpresa rilancia Vitiello e Andelkovic in difesa, Chochev in mezzo al campo e Bentivegna in tandem con Diamanti, alle spalle di Nestorovski. Mihajlovic preferisce Baselli come mezzala e schiera il tanto atteso tridente d’assalto composto da Iago Falque, Belotti e Ljajic. Il Torino ha un avvio straripante in pochi minuti confeziona due occasioni, dopo 30’’ con Iago Falque e al 4’ con Benassi, lanciato da Belotti, che a tu per tu con Posavec si fa neutralizzare.

VANTAGGIO A SORPRESA — Il Palermo, stordito, trova un’accelerazione che termina in angolo, dagli sviluppi del corner palla a Diamanti che al 5’ disegna una traiettoria perfetta per la testa di Chochev che trafigge Hart. Al 15’ Bentivegna è costretto a uscire per infortunio, al suo posto Hiljemark. I granata hanno in Belotti un abile rifinitore: al 19’ trova ancora un assist per Benassi che questa volta trova sulla sua strada Andelkovic.

RIMONTA — Il Torino preme, al 23’ Iago Falque trova il pari ma l’arbitro annulla per fuorigioco. Al 25’ Liaijc, sul traversone di Iago Falque, tutto solo dal limite insacca la palla sotto il sette. Il Palermo prova a reagire con Aleesami, Hart lo chiude. I granata però hanno un Ljajic superlativo che al 40’ ribalta la situazione con un tiro a giro che si insacca sul secondo palo. Il Toro a questo punto dilaga e in pieno recupero cala il tris con Benassi. Nella ripresa De Zerbi richiama Hiljemark e inserisce Quaison, ma è il Torino a passare ancora una volta con Baselli (5’) che su cross di Iago Falque batte un Posavec. Mihajlovic al 10’ decide di sostituire Ljajic con Boyé che impegna subito Posavec. Il Palermo stenta a riprendersi e vive soltanto di sprazzi. Al 18’ ci prova Nestorovski, ma la sua conclusione termina a lato. Dieci minuti più tardi Chochev prova a riaprire i giochi ma il suo colpo testa s’infrange sulla traversa. Nel finale anche un interruzione di tre minuti a causa di una diminuzione della luce. Che non fosse serata per il Palermo si è visto anche da qui.

Fabrizio Vitale

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 18 ottobre 2016 00:02
SERIE A 2016/2017 8ª Giornata (8ª di Andata)

15/10/2016
Napoli - Roma 1-3
Pescara - Sampdoria 1-1
Juventus - Udinese 2-1
16/10/2016
Fiorentina - Atalanta 0-0
Genoa - Empoli 0-0
Inter - Cagliari 1-2
Lazio - Bologna 1-1
Sassuolo - Crotone 2-1
Chievo - Milan 1-3
17/10/2016
Palermo - Torino 1-4

Classifica
1) Juventus punti 21;
2) Roma e Milan punti 16;
4) Torino, Napoli e Lazio punti 14;
7) Chievo e Cagliari punti 13;
9) Genoa(*) e Sassuolo punti 12;
11) Inter e Bologna punti 11;
13) Atalanta punti 10;
14) Fiorentina(*) punti 9;
15) Sampdoria punti 8;
16) Pescara e Udinese punti 7;
18) Palermo punti 6;
19) Empoli punti 5;
20) Crotone punti 1.

(*) Genoa e Fiorentina una partita in meno.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 22 ottobre 2016 23:45
Sampdoria-Genoa 2-1, Muriel super, vince Giampaolo

Spettacolare gara al Ferraris:
apre il colombiano, pareggia Rigoni, poi la decisiva autorete di Izzo



Vince la Sampdoria, scongiurando una crisi pericolosa ed esaltando Giampaolo, grazie ad una prova di grande intensità e qualità nella quale si rivela trascinante Luis Muriel, autore di un gol e protagonista anche nell’azione del decisivo 2-1.

L'AVVIO — Il primo tempo è scoppiettante. La Sampdoria parte meglio, grazie ad un Muriel ispirato. La prima occasione, però, è per Quagliarella: cross di Sala, testa del centravanti. Perin respinge. È il terzo minuto, ma la sfida è già nel vivo. Muriel stuzzica ancora il portiere rossoblù, poi, al 12’ arriva il gol: idea di Fernandes, che, da destra, pesca Quagliarella in area, tocco per Muriel e stavolta Perin non può far nulla.

REAZIONE — La reazione del Genoa e immediata e trova sfogo sul lato destro. Edenilson innesca bene Rigoni sotto porta, il centrocampista anticipa Skriniar e fa 1 a 1. Non c’è pausa, i rossoblù colpiscono la traversa con Izzo, poi con Burdisso, di testa su calcio d’angolo e grazie ad un tocco di Puggioni. Sul rimpallo arriva Pandev e fa centro, ma secondo Tagliavento è in posizione di fuorigioco. Dall’altra parte è Silvestre a svettare su punizione di Fernandes, la traversa salva Perin, poi vi rimbalza sopra pure il cross di Muriel. Non è finita: proprio al 45’ Muriel libera Barreto, lancio perfetto per Quagliarella e Perin è costretto a commettere fallo da rigore. Il portiere però para il tiro dal dischetto dello stesso Quagliarella.

AUTORETE — Poco male, perché i blucerchiati sorprendono ancora il Genoa in avvio di secondo tempo. Fernandes dopo un minuto imbecca Quagliarella, che trova il solito Perin a chiudergli la strada, altri sessanta secondi però ed è proprio il portiere rossoblù a ribattere un cross di Muriel sulla pancia di Izzo, causando l’autogol decisivo. Stavolta la reazione del Genoa è scomposta e poco lucida, la Samp regge e si rende ancora pericolosa con Muriel, il Grifone trova due colpi di testa di Pavoletti, uno parato da Puggioni, l’altro impreciso. L’ultimo tentativo viene da Ninkovic, ribattuto due volte.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 22 ottobre 2016 23:48
Milan-Juventus 1-0: Locatelli decide, Montella riapre il campionato e va a -2

Un gran gol del 18enne decide la super sfida e lancia i rossoneri a due punti da Allegri.
Annullato un gol regolare a Pjanic: Rizzoli prima convalida e poi ci ripensa



In questi ultimi anni di presidenza Silvio Berlusconi sognava un Milan pieno di giovani italiani. E all’ultimo Milan-Juve da presidente, il regalo più bello glielo fa Manuel Locatelli, 18 anni, alla terza da titolare in Serie A. Che dopo un inizio tremebondo, con due brutte palle perse davanti alla sua area, non si deprime mai, fino a trovare nella ripresa il gol che lo proietta definitivamente verso una grande carriera. Il Milan continua così il suo campionato sopra le attese, con l’1-0 ai danni di una Juve normale. Non è questa la squadra che viene giustamente accreditata del sesto scudetto consecutivo e di una Champions da prime 8, se non prime 4. La gara scialba di un Higuain poco e mal servito è l’emblema di due trasferte a San Siro da zero punti.

CERNIERA MILAN — Montella prepara una squadra molto difensiva, con Locatelli stopper aggiunto alla Busquets, Bonaventura e Kucka molto attenti a disturbare rispettivamente Hernanes e Pjanic e a ingolfare gli spazi centralmente. Il problema per i rossoneri è da subito Alex Sandro: Abate è solo contro di lui e tutto ciò che la Juve costruisce nel primo tempo, nasce dalla fascia sinistra, come la girata di Dybala ben parata da Donnarumma. La produzione offensiva rossonera è affidata a un sinistro di Suso (attento Buffon) e soprattutto agli strappi di Niang conditi da un paio di palle inattive. Il francese rincorre Alves a tutto campo, poi approfitta dei mancati rientri del brasiliano per ribaltare il fronte. Peccato che dalla sua parte ci sia Barzagli: saltarlo uno contro uno è come pescare il jolly da 30 metri. E succederà una volta in tutta la partita. Lo 0-0 dell’intervallo, al netto della topica arbitrale che leva a Pjanic un gol regolarissimo su punizione, non è scandaloso. Anche perché sia Bacca che Higuain non incidono. Dybala esce toccandosi il bicipite femorale dopo una mezz’ora non disprezzabile, sostituito da Cuadrado.


POCHE EMOZIONI — La partita che dopo l’infortunio di Dybala sembra spegnersi, prosegue sulla stessa lunghezza d’onda. Cuadrado gode della massima libertà dietro a Higuain, ma non lascia mai il segno. Il Milan, con un Romagnoli sontuoso, chiude benissimo gli spazi, mentre alla Juve manca sempre la variazione sul tema, con la Joya negli spogliatoi e Alex Sandro meno incisivo alla distanza. È un secondo tempo quasi da sbadigli, prima che Locatelli indovini il destro sotto l’incrocio dopo l’appoggio di Suso. Dati tutti i meriti al nuovo gioiello rossonero, Pjanic va spedito dietro la lavagna dalla maestra Allegri. Il bosniaco invece di assorbire il taglio a rimorchio del rossonero resta lì a guardarlo.

SOLO KHEDIRA — Allegri ci prova con Mandzukic e il 4-3-3, mentre Montella finisce con un 5-3-2 arroccatissimo: dentro Poli e Gomez per Niang e Locatelli. È un finale di mischie nell’area rossonera, in cui un Donnarumma fin lì normale (e mezzo colpevole sul gol di Pjanic) si guadagna il solito votone in pagella levando un destro di Khedira dall’incrocio all’ultimo secondo. Comunque poco per la Juve. Troppo poco.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
strega@rossa
00domenica 23 ottobre 2016 11:06
Re:
binariomorto, 22/10/2016 23.48:

Milan-Juventus 1-0: Locatelli decide, Montella riapre il campionato e va a -2

Un gran gol del 18enne decide la super sfida e lancia i rossoneri a due punti da Allegri.
Annullato un gol regolare a Pjanic: Rizzoli prima convalida e poi ci ripensa



In questi ultimi anni di presidenza Silvio Berlusconi sognava un Milan pieno di giovani italiani. E all’ultimo Milan-Juve da presidente, il regalo più bello glielo fa Manuel Locatelli, 18 anni, alla terza da titolare in Serie A. Che dopo un inizio tremebondo, con due brutte palle perse davanti alla sua area, non si deprime mai, fino a trovare nella ripresa il gol che lo proietta definitivamente verso una grande carriera. Il Milan continua così il suo campionato sopra le attese, con l’1-0 ai danni di una Juve normale. Non è questa la squadra che viene giustamente accreditata del sesto scudetto consecutivo e di una Champions da prime 8, se non prime 4. La gara scialba di un Higuain poco e mal servito è l’emblema di due trasferte a San Siro da zero punti.

CERNIERA MILAN — Montella prepara una squadra molto difensiva, con Locatelli stopper aggiunto alla Busquets, Bonaventura e Kucka molto attenti a disturbare rispettivamente Hernanes e Pjanic e a ingolfare gli spazi centralmente. Il problema per i rossoneri è da subito Alex Sandro: Abate è solo contro di lui e tutto ciò che la Juve costruisce nel primo tempo, nasce dalla fascia sinistra, come la girata di Dybala ben parata da Donnarumma. La produzione offensiva rossonera è affidata a un sinistro di Suso (attento Buffon) e soprattutto agli strappi di Niang conditi da un paio di palle inattive. Il francese rincorre Alves a tutto campo, poi approfitta dei mancati rientri del brasiliano per ribaltare il fronte. Peccato che dalla sua parte ci sia Barzagli: saltarlo uno contro uno è come pescare il jolly da 30 metri. E succederà una volta in tutta la partita. Lo 0-0 dell’intervallo, al netto della topica arbitrale che leva a Pjanic un gol regolarissimo su punizione, non è scandaloso. Anche perché sia Bacca che Higuain non incidono. Dybala esce toccandosi il bicipite femorale dopo una mezz’ora non disprezzabile, sostituito da Cuadrado.


POCHE EMOZIONI — La partita che dopo l’infortunio di Dybala sembra spegnersi, prosegue sulla stessa lunghezza d’onda. Cuadrado gode della massima libertà dietro a Higuain, ma non lascia mai il segno. Il Milan, con un Romagnoli sontuoso, chiude benissimo gli spazi, mentre alla Juve manca sempre la variazione sul tema, con la Joya negli spogliatoi e Alex Sandro meno incisivo alla distanza. È un secondo tempo quasi da sbadigli, prima che Locatelli indovini il destro sotto l’incrocio dopo l’appoggio di Suso. Dati tutti i meriti al nuovo gioiello rossonero, Pjanic va spedito dietro la lavagna dalla maestra Allegri. Il bosniaco invece di assorbire il taglio a rimorchio del rossonero resta lì a guardarlo.

SOLO KHEDIRA — Allegri ci prova con Mandzukic e il 4-3-3, mentre Montella finisce con un 5-3-2 arroccatissimo: dentro Poli e Gomez per Niang e Locatelli. È un finale di mischie nell’area rossonera, in cui un Donnarumma fin lì normale (e mezzo colpevole sul gol di Pjanic) si guadagna il solito votone in pagella levando un destro di Khedira dall’incrocio all’ultimo secondo. Comunque poco per la Juve. Troppo poco.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport



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binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 14:39
E per un po' Muntari e il suo gol ce lo siamo tolti dal c.... !


[SM=x714188]



binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 14:42
Udinese-Pescara 3-1, doppietta di Théréau e prima gioia per Delneri

Il francese si sblocca firmando un gol per tempo nel successo dei friulani sulla squadra di Oddo, il primo col nuovo tecnico



Dalla prestazione contro la Juventus, alla concretezza contro il Pescara. L’Udinese torna al successo dopo 5 gare di fila senza gioie battendo il Pescara 3-1 con due rigori (uno di Thereau e uno di Zapata) e un gol ancora del francese. Inutile il lampo di Aquilani per gli abruzzesi. A fine gara i tifosi pescaresi hanno voluto la squadra sotto la curva per caricarli e spronarli a continuare sulla strada dell’impegno visto anche in Friuli. L’Udinese sale a 10 punti, puntellando una classifica che si sarebbe complicata in caso di altra zoppia. E per Delneri esordio casalingo positivo. Gigi Delneri cerca il primo successo della sua gestione all’esordio casalingo. Il recupero di Widmer gli offre un terzino destro di ruolo dopo varie toppe sistemate per gli infortuni. Il tridente offensivo resta identico a Torino: De Paul-Zapata-Thereau. Oddo cerca invece il primo successo “sul campo” (l’unica vittoria è stata a tavolino contro il Sassuolo) con il 4-3-2-1 che diventa spesso un 4-1-4-1 con Brugman centro di gravità davanti alla difesa. Senza Manaj e Bahebeck infortunati, la prima punta è Caprari.

L'AVVIO — Parte meglio l’Udinese che al 5’ va vicino al gol con Thereau in diagonale e poi passa con il francese che trasforma un rigore. Kums in verticale per Zapata, Campagnaro è in ritardo e lo atterra. Decisione giusta dell’arbitro Rocchi. Thereau segna con un mezzo scavetto. La risposta del Pescara è macchinosa. Gli abruzzesi devono giocare palla a terra per entusiasmare ed è per questo paradossale che l’occasione migliore arrivi dal cielo. Un pallone orfano casca dalle parti di Caprari che in mezza rovesciata centra la traversa. Ma è tutto qui nel primo tempo del Pescara, non c’è altro.
Anzi, quasi rischia di subire il raddoppio quando Thereau prolunga per Zapata e la difesa si fa trovare cristallizzata. Buon per Oddo che il diagonale dell’attaccante friulano è largo.

LA RIPRESA — Si riparte con gli stessi uomini e lo stesso andamento. Solo che il Pescara prende in mano le operazioni di più rispetto al primo tempo. Almeno nelle intenzioni. La conclusione di Memushaj dopo 6’ è centrale, ma almeno segnala la sua presenza in campo dopo un primo tempo oscurato da Widmer. La convinzione degli abruzzesi si denota anche nel recupero palla, più aggressivo e convinto. Caprari ne beneficia ripartendo rapido e colpendo poi male. Ma il Pescara è un pugile che picchia a vuoto. E quando l’Udinese sente la fatica, ecco la boccata della salvezza. Badu arriva al limite dell’area, calcia e Bizzarri respinge troppo corto, sui piedi di Thereau, che ha il tempo di mirare. La doppietta del francese costringe Oddo a cambiare le carte negli ultimi venti minuti, recupero compreso. Entrano Crescenzi e Mitrita per Cristante e Benali. Il gioco riprende e Aquilani si ritrova un pallone dal limite: destro preciso quasi all’incrocio e partita riaperta. I cambi di Oddo non sono stati così salvifici. Si è trattato del proseguimento dell’abbassamento di concentrazione dei friulani, “malattia” che ha colpito la squadra di Delneri per tutta la ripresa. Il rigurgito di orgoglio bianconero lo sponsorizza Fofana che dopo aver traslato il pallone da una metà campo all’altra lo calcia a lato. Il finale è sofferenza friulana visto che il Pescara prende in affitto l’area di rigore avversaria negli ultimi dieci minuti. Al 47’, in apnea, l’Udinese si guadagna un altro rigore, sempre con Zapata che questa volta viene trattenuto in area da Crescenzi. E l’attaccante questa volta si prende il pallone e batte lui: il gol del 3-1 fa esplodere la Dacia Arena. Applausi e sorrisi, ma di questa partita – per i friulani - si tiene il risultato e l’avvio del primo tempo.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 18:01
Atalanta-Inter 2-1: decide il rigore di Pinilla a due minuti dalla fine

Apre Masiello, risponde Eder nella ripresa su punizione.
Nel finale Santon stende Kessié in aerea e il cileno dal dischetto non sbaglia
infliggendo ai nerazzurri il terzo k.o. di fila che inguaia De Boer



L'Inter non c'è, l'Atalanta sì. Tanto da meritarsi una vittoria arrivata in un rocambolesco finale in cui Perisic e Joao Mario sprecano l'occasione per il 2-1 e vengono puniti da un regalo di Santon, colpevolmente in campo perché De Boer per inserire Ansaldi aveva tolto Nagatomo, l'unico in grado di contrastare la velocità di Gomez. Decidono i gol di Masiello, Eder e Pinilla su rigore. Ma la differenza l'hanno fatta voglia, attenzione, idee, lucidità e grinta. Tutte dalla parte dei padroni di casa. A Milano stanno per arrivare Suning e Thohir. E la panchina di De Boer è sempre più a rischio.

PRIMO TEMPO — Gasperini recupera Kurtic e lo lascia libero di svariare in quello che varia tra un 3-4-1-2 e un 3-4-3. De Boer invece conferma la difesa vista giovedì in Coppa, insiste con Brozovic per Banega e con Eder davanti, anche se stavolta a fargli posto è Candreva. Quello degli ospiti sarebbe un 4-3-3 che in fase di non possesso si trasforma in 4-1-4-1. Ed è quello che succede per tutto il primo tempo, che si rivela un torello collettivo dei padroni di casa. Gasp l'ha studiata bene, con Kessie e Freuler annulla rispettivamente le ombre di Brozovic e Joao Mario, Conti a destra fa ciò che vuole, Gomez macina a sinistra e Petagna non perde un pallone. Bravi loro, ma l'Inter ci mette del suo. Giocatori molli, nessuno che faccia movimenti senza palla, gara costantemente sotto ritmo. Lottano solo Medel e Miranda. Male anche sui calci piazzati come dimostra il corner che al 10' sblocca il match: Kurtic è liberissimo di prolungare sul primo palo, Masiello di appoggiare in rete sul secondo. Imbarazzante. Come la (non) reazione dell'Inter, che sopravvive solo perché gli avversari non affondano mai davvero il colpo. La squadra di De Boer può al massimo lamentarsi al 32' per un'entrata di Freuler su Eder al limite dell'area non sanzionata da Doveri. Anche così, andare all'intervallo sotto di appena un gol per l'Inter è un affarone da discount.

SECONDO TEMPO — Si riprende con gli stessi undici, anche se nel recupero della prima frazione Konko aveva rilevato l'infortunato Toloi. Proprio l'ex Lazio atterra Eder che su punizione dai 30 metri al 50' esplode un gran destro che batte Berisha. Come contro il Southampton, un lampo nel nulla. Gasperini s'infuria per il fallo e si fa cacciare. De Boer toglie Nagatomo e Brozovic per Ansaldi e Kondogbia. Pinilla rileva uno stanco Petagna. Ma tutta l'Atalanta inevitabilmente paga lo sforzo del primo tempo. Non abbastanza però per non tenere il pallino e cercare il nuovo vantaggio. Handanovic salva su Konko, ma il numero al 33' lo fa Berisha su Perisic, che batte a colpo sicuro su un cross di Santon, partito in sospetto fuorigioco. Finale a strappi, ma con più Inter. Joao Mario al 41' ha sul destro il gol del 2-1, ma Berisha si ripete. Sul ribaltamento di fronte però Santon commette un'ingenuità in area su Kessie. Rigore trasformato da Pinilla. Giusto così.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 18:07
Cagliari-Fiorentina 3-5: Kalinic (tripletta) e Bernardeschi (doppietta) show

Il vantaggio di Di Gennaro in avvio illude i sardi: poi ci pensa il duo viola
a confezionare i 5 gol che regalano il primo successo esterno alla squadra di Paulo Sousa.
Nella ripresa non bastano i gol di Capuano e Borriello a completare la rimonta


Tornano Kalinic-Bernardeschi e torna la Fiorentina spettacolo di un anno fa. Tre gol il croato, due il numero 10 e la Viola affonda il Cagliari e dimentica l’anonimato di questi primi mesi di campionato. Sousa l’aveva detto: “Se ci abituiamo a vincere, vinceremo ancora”. E così è: dopo i tre punti di giovedì in Europa League a Liberec, ecco la seconda vittoria consecutiva lontano da casa, la prima in Serie A quest’anno.


AL TAPPETO — Al Sant’Elia si respira l’euforia post vittoria a San Siro (contro l’Inter) e l’inizio esalta i tifosi sardi, già molto caldi per i 25 gradi e l’aria estiva. Basta poco più di un minuto ed è già Cagliari, che passa al primo affondo. Azione tutta made in Sardinia Sau-Murru sulla sinistra, pallone in mezzo all’area e Di Gennaro di testa infila Tatarusanu. Di Gennaro ha un’altra occasione al 15’ (Tatarusanu stavolta si oppone bene), il Cagliari sembra potere controllare, ma poi la Fiorentina si toglie di dosso un bel po’ di polvere e uccide la partita spingendo al massimo. Nelle prime 9 giornate aveva segnato solo 6 gol, stavolta la squadra di Sousa ne fa 5 tra il 20’ del primo tempo e il 9’ del secondo. Al 20’ il pari è di Kalinic, che in campionato non segnava dal debutto allo Juventus Stadium: tenuto in gioco da Salomon (il Cagliari protesta, ma l’assistente Costanzo vede bene), il numero 9 viola la tocca di testa e buca Storari. Sull’1-1, è ufficialmente cominciata una nuova partita: al 26’, su assist di Kalinic, il sorpasso è firmato da Bernardeschi, che si infila in area sfruttando il buco di Bruno Alves. Gli spazi per i viola sono larghissimi: ogni discesa mette paura, perché il centrocampo rossoblù non fa da diga e la difesa è sempre in ritardo. Al 32’ ancora Bernardeschi: i centrali cagliaritani gli lasciano troppo spazio e lui, quasi da fermo, un passo fuori dall’area, infila all’angolino un bolide di sinistro. Non è finita qui: il Cagliari è al tappeto, e prima di rientrare negli spogliatoi becca il gol numero 4: stavolta (siamo al 40’) è Bernardeschi a iniziare l’azione chiusa da Kalinic: 1-4.


NON SOLO ACCADEMIA — Tanto per mettere le cose in chiaro, la Fiorentina inizia il secondo tempo così come aveva finito il primo. Ovvero: cross perfetto di Tello dalla destra e al 9’ tripletta di Kalinic, che stacca tra i due centrali e segna il quinto gol in 4 giorni. Il Cagliari si trascina senza troppe idee, ma poi trova comunque la forza di fare applaudire i suoi tifosi. Non è solo accademia viola, insomma, perché due gol fotocopia in qualche modo ravvivano il pomeriggio: il 2-5 è di Capuano, il 3-5 di Borriello, sempre di testa e sempre su angolo di Di Gennaro. Sousa trova anche il tempo di fare debuttare Ianis Hagi, 18 anni ieri, mentre Padoin fa urlare di delusione lo stadio sprecando il possibile 4-5.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 18:10
Crotone-Napoli 1-2, i gol di Callejon e Maksimovic "nascondono" Gabbiadini

La squadra di Sarri torna a vincere dopo 3 sconfitte nonostante il rosso dell'attaccante.
Debutto amaro allo "Scida" per i calabresi. Nicola, panchina in bilico



Quanti regali! Più che mai graditi dal Napoli, che, con i tre punti di Crotone, ritorna a vincere dopo tre sconfitte, una in Champions League. Nessun timore, dunque, la crisi è stata allontanata e Maurizio Sarri potrà riprendere i suoi studi tecnico-tattici per applicarli alla squadra che, negli ultimi tempi, ha evidenziato più di qualche problema. Ed il Crotone s'è voluto immedesimare nelle problematiche napoletane offrendosi in sacrificio per la causa sarriana. Così, Ferrari e Martella concedono a Callejon (17') il pallone dell'uno a zero, mentre sarà Cordaz al 34' ad offrire a Maksimovic un palla semplice semplice da spingere in rete. S'è complicato la vita nel finale, però, il Napoli, dopo aver concesso all'avversario il secondo tempo, senza provare a chiudere definitivamente la partita. Il gol nel finale del Crotone ha messo in apprensione la panchina napoletana.

NOVITÀ — Incredibile, ma vero: Sarri ha cambiato formazione, ha rinunciato ad alcuni dei suoi fedelissimi per concedere loro un turno di meritato riposo. Così, lascia in panchina l'impalpabile Jorginho e inserisce Diawara, mentre sulla fascia sinistra c'è Strinic in luogo di Ghoulam. S'intuisce subito, sin dai primi minuti, che per il Crotone sarà notte fonda. Il Napoli si sistema nella metà campo avversaria e inizia a martellare, centralmente e sugli esterni, dove Mertens e Callejon fanno la differenza. Il doppio vantaggio mette al sicuro i napoletani che sfiorano il gol, in almeno altre tre occasioni, prima con Gabbiadini e poi con lo stesso Callejon: su entrambi para Cordaz. Ai regali del Crotone trova il modo di ricambiare Gabbiadini, che al 32' pensa bene di scalciare Ferrari, dopo il fallo subito, e si merita il rosso diretto. Nella ripresa, il Napoli si limita a controllare il risultato, mentre gli avversari sfiorano il gol poco dopo la mezz'ora con Rohden che calcia su Reina da distanza ravvicinata. L'emozione più forte arriva ad un minuto dalla fine, quando Rosi spinge in rete un pallone in mischia per il gol della bandiera.

NICOLA IN BILICO — La sconfitta col Napoli potrebbe essere l'ultima volta di Davide Nicola sulla panchina del Crotone. L'allenatore è stato contestato dai propri tifosi che lo hanno invitato a dimettersi. Il turno infrasettimanale, però, potrebbe convincere i dirigenti a lasciar perdere e a confermarlo almeno fino alla prossima settimana. Domani si dovrebbe sapere qualcosa in più sulle intenzioni del club.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 18:14
Empoli-Chievo 0-0: Martusciello, pari e rimpianti.
Maran in zona Europa

Il match del Castellani si conclude a reti inviolate.
I toscani devono "ringraziare" la Goal Line Tecnology, che decide una palla gol di Gamberini



Pari e rimpianti. Empoli e Chievo non schiodano il match e alla fine di accontentano di uno 0-0 figlio di una partita avara di emozioni, ultratattica e fisica. Continua l’astinenza degli attaccanti di casa (peggior attacco d’Europa), mentre i gialloblù accarezzano in un’occasione il sogno di un gol da 3 punti in trasferta, ma il pallone colpito di testa nel primo tempo da Gamberini non supera del tutto, per pochi centimetri, la linea di porta. Una partita di terribile intensità e nel complesso equilibrata, nel solco della tradizione tra le due squadre (12 precedenti in A, 3 vittorie ciascuna e 6 pareggi).

LA TECNOLOGIA DICE NO — Subito il Chievo all’attacco. Al 12’ un errocaccio in fase d’impostazione di Bellusci lancia Birsa in contropiede: per fortuna dell’Empoli, Floro flores è chiuso da Costa al momento di ricevere l’assist. Lo stesso Bellusci, al 20’ atterra Hetemaj a venti metri dalla porta, ma la punizione di Birsa s’infrange sulla barriera. I gialloblù giocano a memoria e con più disinvoltura dei rivali si lanciano nei sedici metri. L’Empoli fatica a rilanciarsi e qualche dribbling di troppo finisce per complicare la manovra d’attacco. Al 23’ un episodio che lascia sul momento tanti dubbi: il pallone colpito di testa da Gamberini sul cross di Cacciatore e bloccato da Skorupski sembra aver oltrepassato la linea di porta, eppure con l’aiuto della «goal-line technology» Maresca non convalida: la sfera non risulterà del tutto al di là della linea di gesso, Maresca mostra a tutti l’orologio dal quale non ha ricevuto la vibrazione che segnala il gol in casi analoghi. Alla mezz’ora ci prova anche Meggiorini: il suo tiro ad incrociare finisce sul fondo, mentre qualche minuto dopo una timida protesta toscana si leva in coincidenza con una caduta in area di Maccarone.

ASSALTI VANI — Nella ripresa un tiro di Krunic scalda le mani a Sorrentino al 19’ e un destro 5’ dopo di Hetemaj tiene in apprensione Skorupski. Gli animi si scaldano, quando Castro viene espulso per doppia ammonizione al 35’ della ripresa. Poi Pucciarelli di testa manda alle stelle su cross di Veseli e Saponara tira debolmente da buona posizione. Niente da fare: la partita non si sblocca e, in fin dei conti, il pareggio mette tutti d’accordo.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 18:18
Torino-Lazio 2-2: Immobile e Murgia la ribaltano, poi Ljajic al 91' salva i granata

Gol di Falque nel primo tempo, poi i biancocelesti la ribaltano nel finale:
prima Immobile e poi il neoentrato Murgia. Al 91' il rigore trasformato da Ljajic



Pari ricco di gol e di emozioni al Grande Torino. Finisce 2-2, risultato tutto sommato giusto, che peraltro lascia l'amaro in bocca tanto al Torino quanto alla Lazio. I padroni di casa giocano meglio nel primo tempo, ma dopo aver sbloccato la gara con Falque non riescono a chiuderla. Si rammarica però anche la Lazio che, nonostante le numerose assenze, esce molto bene alla distanza e ribalta con un gran secondo tempo il risultato. Salvo poi farsi raggiungere allo scadere per un rigore concesso da Giacomelli per il fallo di mano di Parolo sul tiro di Falque.

LA SBLOCCA FALQUE — Dopo un tentativo per parte (tiri di Keita e Ljajic, entrambi fuori) l'equilibrio della gara si spezza a metà del primo tempo. Lulic sbaglia l'appoggio per Parolo, Valdifiori ne approfitta servendo in profondità Zappacosta che quasi dalla linea di fondo pennella un cross telecomandato per la testa di Iago Falque. L'1-0 è servito, con Marchetti incolpevole e Basta che tenta invano di contrastare la conclusione aerea dello spagnolo. Toro in vantaggio alla prima vera occasione da gol, ma non a sorpresa. Perché la squadra granata mostra sin dai primi minuti di essere sul pezzo molto più dei biancocelesti. Che viceversa paiono intimoriti, forse condizionati dalla assenze. L'errore di Lulic che innesca l'azione del gol non è il primo e non sarà neppure l'ultimo disimpegno errato della squadra di Inzaghi (sbagliano anche Anderson, Cataldi e Keita, favorendo i contropiede dei padroni di casa). E' a centrocampo che i granata pongono le basi della loro superiorità. Il trio Benassi-Valdifiori-Baselli non sbaglia un colpo, mentre dall'altra parte Cataldi, Parolo e Lulic vanno spesso in apnea. La squadra di Inzaghi dà però segni di vita nel quarto d'ora finale della prima frazione. Keita si divora un gol incredibile a tu per tu con Hart e pure Cataldi, imbeccato da Anderson, ha una ghiotta occasione per firmare l'1-1.

RIPRESA PIROTECNICA — I segnali di risveglio laziali di fine primo tempo diventano qualcosa di molto più concreto nella ripresa. La squadra di Inzaghi prende possesso della metà campo grazie ad un temperamento diverso e agli accorgimenti tattici dell'allenatore. Che prima sposta Cataldi centrale con Parolo mezzala, quindi butta dentro Djordjevic per Basta e schiera la squadra con rischioso 3-4-3. L'azzardo paga, però. Perché dopo due buone opportunità di Immobile e Djordievic arriva il meritato 1-1 grazie a un pezzo di bravura dell'ex (fischiatissimo) Immobile, che - pescato in area dal cross di Anderson - la butta dentro con una semirovesciata acrobatica. Sembra finita. E invece no. Perché le due squadre non si accontentano del pareggio e cercano entrambe di vincere (Mihajlovic mette dentro un'altra punta, Maxi Lopez, al posto del centrocampista Benassi, Inzaghi risponde con Murgia per Keita). A vincere sembra riuscirci la Lazio che, dopo un miracolo di Hart su Cataldi, passa in vantaggio grazie al nuovo entrato Murgia (seconda presenza in Serie A): il centrocampista realizza di testa su cross di Cataldi a 6 minuti dal 90'. Inzaghi si mette con la difesa a 5 (dentro Prce per Anderson), ma il Toro non ci sta. Si butta in avanti più con il cuore che con la testa, ma trova lo stesso il pareggio in pieno recupero. Il 2-2 lo sigla Ljajic (5° gol alla Lazio) dagli 11 metri.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 22:54
Bologna-Sassuolo 1-1, Matri risponde a super Verdi

La squadra di Donadoni crea tanto, passa in vantaggio al 10' con una punizione di Verdi,
poi però spreca troppo e viene ripresa all'86' dal bomber neroverde


Il primo gol di Alessandro Matri con la maglia del Sassuolo frena il Bologna. Il derby emiliano finisce in parità, ma i rossoblù, in vantaggio dopo 10', hanno dominato il primo tempo sprecando più volte l’occasione per raddoppiare e quindi non possono essere soddisfatti per il pareggio. Al contrario il Sassuolo torna a casa con un punto d'oro dopo una prestazione deludente per 45' e comunque molto al di sotto dei propri standard.


PRIMO TEMPO — La partenza del Bologna è molto rapida: Donadoni vuole mettere subito in difficoltà gli avversari e scatena i suoi velocisti sulla sinistra. Il gol di Verdi arriva presto (10'): la punizione è un gioiello, Consigli può solo guardare la palla calciata con forza e precisione sotto la traversa. La reazione del Sassuolo non c’è: Magnanelli, uno dei cinque titolari confermati dopo la trasferta di Europa League a Vienna, si infortuna e viene sostituito da Pellegrini al 12'. Sensi si sposta in regia, ma il pallino è sempre in mano al Bologna che sfiora il bis al 13' (Krejci in leggerissimo ritardo su tiro-cross di Floccari), al 15' (Consigli respinge corto su conclusione di Krejci e Torosidis sparacchia sulla traversa da due metri), al 20' (Peluso respinge con la faccia un tiro di Krejci) e al 29' (Dzemaili gestisce male un tre contro tre). Il raddoppio, in effetti, arriva ma a gioco fermo in ben due occasioni: sono in fuorigioco sia Krejci al 33' (lanciato a rete da Verdi) sia Torosidis al 39' quando passa a Floccari che insacca a porta vuota. Il Sassuolo si limita a qualche cross privo di pericolosità.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa Di Francesco passa subito al 4-2-4 inserendo Politano al posto di Sensi. A cambiare è soprattutto l’atteggiamento: la squadra neroverde alza il baricentro, mostra più reattività nella riconquista della palla e, pur senza fare nulla di eccezionale, spaventa il Bologna che non riesce più a pungere. Donadoni cerca di frenare il Sassuolo mettendo Pulgar davanti alla difesa, ma l’unico errore della coppia centrale Maietta-Helander costa due punti al Bologna: sul lungo lancio di Pellegrini e il buco del capitano rossoblù, Matri è bravo a battere Da Costa con un pallonetto. Il Sassuolo cerca addirittura la rete della vittoria con Politano, ma sarebbe stato un premio eccessivo.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 22:57
Roma-Palermo 4-1: Salah, Paredes, Dzeko, El Shaarawy.
Spalletti secondo

Terza vittoria consecutiva per i giallorossi, che dilagano contro i siciliani:
agganciato il Milan a 19 punti, la Juve resta a due lunghezze di distanza


Una delle due serie era destinata ad interrompersi. Si è fermata quella del Palermo, che fino a stasera non aveva mai perso fuori casa e invece all'Olimpico ne incassa quattro, perché la Roma in casa sa solo vincere. Quinto successo su cinque in campionato, il 4-1 alla squadra di De Zerbi vale per Spalletti l'aggancio al Milan al secondo posto e il meno due dalla Juventus capolista. Troppo grande il divario tra le due squadre, che le reti di Salah, Paredes, Dzeko ed El Shaarawy hanno ben evidenziato.


SCELTE — Fuori Florenzi dentro Emerson, ecco l'unica novità nella Roma di Spalletti, che come previsto lascia spazio in mezzo al campo a Paredes al posto di uno Strootman ancora alle prese con la lombalgia. Tutto confermato nel Palermo: Nestorovski guida l'attacco, Diamanti con Chochev a supporto. La Roma parte timida, sotto ritmo e la cosa un po' sorprende, visto l'occasione di (ri)agganciare il Milan al secondo posto e accorciare sulla Juventus capolista. Il Palermo difende a cinque e non trova spazi, la squadra di Spalletti si appoggia molto su Dzeko, che al 7' tira debolmente con il sinistro dai 20 metri. E' sempre il bosniaco, minuto 13', a servire un pallone filtrante che El Shaarawy, sul filo del fuorigioco, spreca con il sinistro sotto porta. Ancora Roma, ancora Edin: al 17' il centravanti serve nuovamente El Shaarawy, il destro del Faraone non è irresistibile ma Posavec non trattiene, poi sulla ribattuta Andelkovic anticipa Dzeko. Al 20' ci prova l'ex di turno, Emerson Palmieri, con un sinistro dal limite ben deviato in angolo da Posavec. Il Palermo si affaccia poco in avanti, il baricentro è molto basso. E così al 31' la Roma passa quasi per inerzia: ancora Dzeko, che controlla un pallone e con il destro serve Salah in corsa, sinistro vincente su cui Posavec non è impeccabile. De Zerbi si sbraccia, chiede ai suoi di avanzare. Ma l'occasione ai rosanero la regala Juan Jesus: errore in uscita e punizione concessa dal limite, che Diamanti mette di poco alto.

SI CAMBIA — Nel secondo tempo Spalletti toglie subito Juan Jesus, già ammonito, e inserisce Florenzi spostando Emerson a sinistra. E la musica cambia in meglio per la Roma, che al 7' trova il raddoppio. Per la verità occasionale, perché la punizione di Paredes è un tiro cross sul quale Posavec sfodera un intervento goffo, per il primo gol in campionato del centrocampista argentino. Solo a quel punto il Palermo prova a svegliarsi. E in meno di un minuto Szczesny è costretto a due interventi: all'11' devia in angolo un sinistro di Diamanti, poi sul successivo corner blocca un colpo di testa di Andelkovic. Al 23' la Roma chiude definitivamente la pratica, dopo un'azione Salah-Florenzi che consente a Dzeko di firmare l'ottavo gol in campionato, sempre più capocannoniere. Il match è virtualmente finito, l'Olimpico aspetta solo con impazienza l'ingresso in campo di Totti. Il Palermo accorcia al 35' con un tiro di Quaison deviato da Manolas. Ma non c'è tempo per la rimonta, solo per il quarto gol giallorosso: Totti lancia Salah, pallone a El Shaarawy che infila ancora una volta Posavec. C'è spazio, in pieno recupero, giusto per un'imbeccata di Totti per Strootman, che salta Posavec ma da posizione defilata non riesce a centrare lo specchio. La missione Roma, però, era stata già ampiamente compiuta.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 23 ottobre 2016 22:57
SERIE A 2016/2017 9ª Giornata (9ª di Andata)

22/10/2016
Sampdoria - Genoa 2-1
Milan - Juventus 1-0
23/10/2016
Udinese - Pescara 3-1
Atalanta - Inter 2-1
Cagliari - Fiorentina 3-5
Crotone - Napoli 1-2
Empoli - Chievo 0-0
Torino - Lazio 2-2
Bologna - Sassuolo 1-1
Roma - Palermo 4-1

Classifica
1) Juventus punti 21;
2) Roma e Milan punti 19;
4) Napoli punti 17;
5) Torino e Lazio punti 15;
7) Chievo punti 14;
8) Atalanta, Sassuolo e Cagliari punti 13;
11) Fiorentina(*), Genoa(*) e Bologna punti 12;
14) Inter e Sampdoria punti 11;
16) Udinese punti 10;
17) Pescara punti 7;
18) Empoli e Palermo punti 6;
20) Crotone punti 1.

(*) Genoa e Fiorentina una partita in meno.

(gazzetta.it)
binariomorto
00martedì 25 ottobre 2016 23:16
Genoa-Milan 3-0: Ninkovic e Pavoletti,
autogol di Kucka, Paletta espulso

Tonfo dei rossoneri dopo il successo con la Juve:
decidono un colpo di testa del serbo, un autogol di Kucka e il sigillo del centravanti.
Il difensore lascia i suoi in 10 sull'1-0



Il Milan inseguiva il grande sogno di una notte da numeri uno, in testa alla classifica in attesa che il turno di campionato si completasse. Il sogno è presto interrotto da Ninkovic, prima volta da titolare in A, poi la notte diventa addirittura un incubo con l’autorete di Kucka e il tris di Pavoletti.

MILAN STORDITO — Montella aveva scelto la formazione attesa, con Poli terzino destro per Abate e Honda per l’insostituibile (fin qui) Suso. Juric optava invece per Ninkovic alla prima da titolare, al fianco di Rigoni e dietro Simoene Jr. Il Milan aveva già sbancato Marassi il 16 settembre scorso, quando si presentò senza Bacca e poi, una volta entrato, fu proprio il colombiano a decidere. Stavolta per dieci minuti esatti le squadre si studiano, Montella vorrebbe che fossero sfruttati di più gli esterni mentre il Genoa punta sulla fisicità e sulle ripartenze. All'11' è proprio il debuttante (dall’inizio) Ninkovic a rompere l’equilibrio su cross dalla destra di Rincon: il serbo schiaccia la palla nell’angolino basso dove Donnarumma non può arrivare ed è Honda a tenerlo in gioco. Il Milan pare stordito, incapace di reagire: così dà ragione al suo allenatore, che alla vigilia aveva avvertito sulle difficoltà della partita più dura, per Montella, di quella con la Juve. In effetti l’ex Niang fatica ad affondare, Honda a destra non si vede e Bacca è nella versione centravanti fantasma. Fa fatica anche la mediana, così il primo tiro verso Perin, a lato di poco, arriva dalla distanza con un difensore centrale: Romagnoli. Oppure, al 25’, quando a provarci è Bonaventura in azione personale: il Genoa è sempre attento in copertura. Il primo tempo si chiude così con un tentativo di Niang, alto, su sponda di Bacca, nulla di più. Anche da parte del Genoa, che trovato il gol al primo tentativo, poi finisce per abbassarsi.

INCUBO — La ripresa si apre con i rossoneri più convinti, ma ancora poco pungenti: il primo tiro in porta, che Perin devia in angolo, non arriva con un attaccante ma con un centrocampista, Bonaventura. Così il minuto chiave è ancora l’undicesimo quando Paletta entra in scivolata su Rigoni: il fallo è così pericoloso da meritare il rosso diretto. Milan in dieci, Montella toglie Bacca per un difensore, Gomez. Pochi minuti più tardi però rinforza di nuovo l’attacco con Luiz Adriano e poi con Suso per il fischiatissimo ex Niang. Il più pericoloso alla metà del tempo risulta però Rincon, che da fuori area calcia di poco a lato. L’occasione giusta per il Milan capita sul piede di Poli che davanti a Perin apre troppo il destro. Il tentativo di Suso è invece troppo centrale. Può colpire così il Genoa con Lazovic aiutato dalla deviazione di Kucka: Lazovic era entrato per Ninkovic, altro uomo del match. E c’è spazio pure per il 3 a 0, con Pavoletti che sfrutta un errore di Romagnoli. Il Milan crolla così a un passo dal sogno mentre il Genoa si rialza con una vittoria subito dopo il k.o. nel derby: è la settima volta che succede da quando il club è tornato in A, la prima che il successo arriva a Marassi.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:36
Chievo-Bologna 1-1, Mbaye rovina la festa a Pulgar

Al Bentegodi finisce con un pareggio: al gol di Pulgar, segue l'autorete del difensore rossoblù.



Chievo e Bologna non si fanno male. Al Bentegodi finisce 1-1, rete di Pulgar e autogol Mbaye. Un pareggio - il terzo consecutivo per il Bologna, il secondo per il Chievo - che appare insoddisfacente per i padroni di casa, più pericolosi nei 90'. I veronesi si piazzano al nono posto in classifica (a 15 punti), mentre il Bologna è 11°, a 13. Maran inserisce Spolli e Dainelli in difesa, a centrocampo - assente Castro - punta su Izco, Radovanovic, Hetemaj, mentre De Guzman (preferito a Birsa) si piazza dietro Meggiorini e Inglese. Donadoni schiera Gastaldello (di nuovo disponibile) in difesa, Nagy, Pulgar e Dzemaili a centrocampo. In attacco ci sono Mounier, Verdi e Krejci. Primi minuti ad alta intensità da parte di entrambe le squadre, poi i ritmi si placano. Con un Bologna corto e abile nel chiudere gli spazi, la prima vera occasione dei padroni di casa arriva al 12': assist di De Guzman per Meggiorini, il suo tiro a giro di sinistro viene toccato da Da Costa, che mette in calcio d'angolo. Al 19' si vedono i rossoblu, con un tiro dalla distanza di Dzemaili, su cui però Sorrentino mette le mani. Dopo quasi 20 minuti di nulla, il Chievo si fa avanti. Un lampo di De Guzman rischia di portare in vantaggio i padroni di casa: al 37' il suo destro potente dal limite finisce di un soffio sul fondo. Ma i gialloblù ci credono, sia con Meggiorini - prima con un tiro-cross che non trova un compagno, poi con un colpo di testa che sfiora il palo - che con Inglese, che poco prima del recupero calcia da vicino ma si fa bloccare in due tempi da Da Costa.

IOUT MEGGIORINI — La ripresa si apre con l'infortunio di Meggiorini, subito sostituito da Floro Flores e con il gol del vantaggio del Bologna, per mano di Pulgar, che con un destro dalla distanza - complice una deviazione di Spolli - batte Sorrentino. I minuti successivi sono cambi di fronte continui, fino al 25' quando arriva la rocambolesca rete del pareggio del Chievo. Tiro-cross di Hetemaj dalla sinistra e M'baye devia nella propria porta il suggerimento che era diretto a Floro Flores. Nel finale Bologna stanco che stringe i denti per portare a casa un punto e padroni di casa in forcing per provare a vincere la partita, come al 41' con Floro Flores su punizione che sfiora il palo. In pieno recupero Da Costa salva uscendo su Pellissier, bravo a superare Gastaldello, provando la deviazione in scivolata.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:41
Fiorentina-Crotone 1-1, Astori salva i viola a 5' dalla fine

Sotto il diluvio di Firenze (gara interrotta per mezzora),
una papera di Tatarusanu regala a Falcinelli il gol del vantaggio:
il difensore viola, a 5' dalla fine, evita il primo successo dei calabresi in Serie A



Ancora una volta il Crotone deve rimandare l'appuntamento con la prima vittoria in campionato, sogno cullato per ottantacinque minuti grazie ad un pasticcio di Tatarusanu sfruttato da Falcinelli. Astori nel finale ha trovato il pari (meritato) pe i viola che non riescono però a dar continuità ai propri risultati. La partita inizia sotto un autentico diluvio ed il pallone fatica a scorrere sul prato pieno di pozze del Franchi. Paulo Sousa lascia in panchina sia Borja Valero che Kalinic, attacco affidato a Babacar. Tello, Ilicic e Bernardeschi giocano a supporto del senegalese. Nicola risponde con il tridente composto da Trotta, Falcinelli e Stoian. La Fiorentina parte forte e ci prova con Ilicic,Vecino e Tello, Cordaz è sempre attento. Ma ancora più forte scende la pioggia e Gavillucci dopo poco più di 16 minuti è costretto ad interrompere il match. Impossibile proseguire con il pallone che non rimbalza e squadre negli spogliatoi. Dopo un doppio sopralluogo e quasi 50 minuti di stop la gara riparte. La prima conclusione è del Crotone con un sinistro di Trotta parato da Tatarusanu. Il portiere romeno combina un guaio clamoroso un minuto dopo facendosi sfuggire il pallone dopo un cross di Rosi. Falcinelli segna a porta vuota. I viola accusano il colpo faticando tremendamente a creare occasioni pericolose mentre Kalinic, stranamente lasciato in panchina, inizia il riscaldamento. Prima dell'intervallo solo un tiro dai 25 metri di Ilicic scalda Cordaz. Il primo tempo finisce con il Crotone avanti.

DENTRO KALINIC — Logico il cambio per una Viola che non funziona. Fuori Maxi Olivera, dentro il centravanti croato e padroni di casa con il massimo del potenziale offensivo. Entrare in area avversaria pare comunque complicato e così gli uomini di Sousa ci provano da fuori. Un paio di tiri scagliati da Vecino finiscono a lato, i cross di Tello sono poco precisi. Il Crotone si difende bene e riparte soprattutto con il veloce Stoian e Rodhen, molto vivace sull'out di destra. A venti dal termine primo cambio anche per il Crotone. Fuori Stoian, dentro Palladino. Al 74' Ceccherini stende Kalinic al limite. Giallo per il difensore ed occasione ghiotta per il sinistro di Ilicic. Lo sloveno però prende in pieno la barriera. Ci prova anche Babacar, il cui colpo di testa finisce abbondantemente alto. Sousa prova ad inserire la freschezza di Chiesa al posto di uno stanco Bernardeschi. Occasionissima viola a dieci dal termine: cross di Ilicic e testa di Astori fuori di un niente. Il pari è nell'aria ed arriva proprio grazie ad Astori bravo a depositare in rete da pochi passi dopo un corner di Tello ed un liscio clamoroso di Rohden. Zarate e Simy sono le ultime due mosse dei tecnici, ma il punteggio non cambia. Il Crotone può guardare con ottimismo all'importantissimo match con il Chievo, i viola restano invischiati un una posizione di metà classifica davvero poco affascinante.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:44
Inter-Torino 2-1: Icardi decide con una doppietta, De Boer si salva

Una doppietta del capitano regala i 3 punti contro i granata,
in gol con Belotti: l'olandese ringrazia Maurito


Segni su rimpallo, fortunoso. Prendi gol perché due dei tuoi inciampano. Non trovi il secondo perché due colpi di testa da un metro finiscono contro un avversario o incredibilmente fuori. Una scivolata disperata ferma il tuo centravanti. Rischi di tornare in Olanda in una gara piena di piccolezze così. Poi arriva il tuo centravanti, quello che scrive libri, e si inventa un gol che è una bellezza, oltre che una potenza. Icardi decide la partita, forse anche il futuro di Frank de Boer, anche se c’è chi dice che fosse già segnato. Sarà più difficile, quasi paradossale, esonerarlo domani dopo una vittoria. E dopo una partita forse non memorabile, ma che costituisce un netto passo avanti rispetto al recente passato.


PASSI AVANTI — L’Inter contro il Torino vince la partita (2-1), vince il possesso palla, vince a livello territoriale e costruisce molte più occasioni degli avversari. Supera anche qualche problema strutturale, grazie a un’ottima prestazione di Joao Mario da regista, grazie a più attenzione sugli esterni e a qualche soluzione in più da metà campo in su. Non è un prodotto finito, ma nemmeno tutta da buttar via come l’accozzaglia vista contro Atalanta e Cagliari. Il resto sono episodi, che testimoniano a volte qualche problema psicologico ancora da superare.

GOL E OCCASIONI — Il tutto comincia con un regalo. Joe Hart è un ragazzo di cuore: trovandosi di fronte una squadra che ha passato un paio di settimane difficili, e che fatica a tirare in porta, le dà una mano. In realtà le mani sul filtrante di Candreva per Icardi (dopo tunnel di Banega a Valdifiori) sono due. Non sono coordinatissime, però: così nonostante sia in vantaggio in uscita, ne viene fuori un rimpallo contro Icardi che sblocca il risultato. Il gol certifica un dominio territoriale che l’Inter trasforma sì in tiri (5-6) ma che non trovano mai lo specchio. Il vero snodo del match avviene però fra il 17’ e il 21’ della ripresa: in due minuti Maxi Lopez reclama un rigore per una “cravatta” di Miranda, poi Brozovic “centra” Hart in contropiede, infine su un lancio lungo dalle retrovie arriva il pari granata: Ansaldi e Murillo si sgambettano correndo come in un cartone animato. Belotti approfitta di quei due a terra, e scaraventa un diagonale di potenza in porta: 1-1. Dopo l’Inter torna a caricare, ma Brozovic centra Moretti di testa, Candreva non centra la porta, Rossettini chiude. Fino al lampo di Icardi.

SEMPRE 4-3-3 — Era l’esame per De Boer. O forse non contava nulla (le vie del CdA sono infinite). Fatto sta che Frank se la gioca a suo modo, senza rinnegare nulla: 4-3-3, Eder dentro e Perisic fuori. La squalifica di Medel paradossalmente gli dà una mano, perché Joao Mario regista dà un altro ritmo e altre idee alla costruzione, soffrendo poco in copertura grazie alla timidezza dei granata. Rispetto al passato funzionano meglio gli esterni, con Ansaldi molto attivo anche se confusionario e Nagatomo puntualissimo su Iago Falque. Anche qui i meriti nerazzurri si confondono con le colpe granata.

TORO POCO CARICO — La squadra di Mihajlovic si presenta a San Siro con un baricentro bassissimo, rinunciando al pallone a affidandosi alla volontà di Belotti di rincorrere ogni cosa assomigli a una palla recuperabile per far pensare a una fase d’attacco. Obi e Acquah sono meno mobili e danno meno soluzioni dei “risparmiati” Benassi e Baselli, che entrano nella ripresa. I loro ingressi, e quelli di Maxi rivitalizzano un po’. Sembra abbastanza per un pari, ma Maurito ha altri piani. “Sempre avanti”: avanti anche con Frank?

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:48
Juve-Sampdoria 4-1: doppio Chiellini,
gol di Mandzukic, Schick e Pjanic

Bianconeri sul 2-0 dopo 9' con Mandzukic e Chiellini,
nella ripresa segnano Schick, Pjanic e ancora il difensore.
Infortunio ad Evra



Tutto è tornato al proprio posto: la certezza di poter dominare e la fiducia che domani si potrà solo migliorare, anche se la Roma è lì a un’incollatura. Insomma, la Juve si è ripresa la dimensione naturale: prova energica e trame discrete in una partita comunque facile. Il 4-1 finale contro una Samp a due facce è luminoso, anche se qualche piccola penombra si vede sempre.

LA GARA — Pareva l’ora di cambiare, di sterzare verso strade ignote, ma di 3-5-2 si continua a vivere (e a vincere). Per questo Allegri, nonostante gli infortuni e l’ammaccatura rimediata a San Siro, ha vestito la Juve del solito abito: allo Stadium la mediana è quella pensata per essere titolare, con in mezzo Marchisio, tornato dopo sei mesi e già sontuoso, tra Khedira e Pjanic. Oltre al doppio centravantone, la novità è il centrale di destra nella difesa a 3. Rugani? Barzagli? Benatia? No, c’è l’uomo che ha galoppato sulla fascia del Barça per anni, un produttore seriale di assist relegato a marcatore basso: Dani Alves ha piedi e cervello fino per occupare il ruolo. Certo, alcuni tocchetti in meno sarebbero graditi: in uno regala la prima occasione alla Samp con tiro di Budimir e miracolo di Neto, per una sera vice-Buffon.

PRIMO TEMPO — Allegri ha avuto fegato, ma niente in confronto a quello di Giampaolo che ha giocato a sudoku: dal centrocampo in su, 5 cambi su 6 rispetto al derby da favola col Genoa. L’unico sopravvissuto si chiama Barreto, ma a far rumore è l’azzardo nella coppia d’attacco: niente Quagliarella-Muriel, dentro Budimir-Schick. Nel primo tempo la Samp è pallida, timidissima, per l’avvio sprint della Juve con una bella manovra avvolgente. Anzi, i bianconeri tirano dal cassetto un vecchio arnese in disuso da queste parti, il cross: su uno di Cuadrado, oggi in versione super, ecco in avvio la prima rete della stagione di Mandzukic. Poi, subito un’altra zuccata-gol di Chiellini su calcio d’angolo. Importante che il croato si sia sbloccato: servirà parecchio nei tempi duri che stanno arrivando, senza Dybala e Pjaca. In più, per una sera, ha sgravato un opaco Pipita delle faticacce in difesa e ha regalato pure qualche assist a cui non aveva abituato.

SECONDO TEMPO — Con un 2-0 nello zaino dopo 9 minuti il resto poteva essere accademia e prove generali in vista della doppia sfida allo Stadium contro Napoli e Lione. L’infortunio di Evra al polpaccio sinistro, l’ennesimo di questo periodo disgraziato, è stata la prima notizia brutta che ha complicato la serata nel primo tempo. Poi, nella ripresa, il gol dell’1-2 di Schick, su un brutto pallone perso da Chiellini e una grossolana dormita della difesa, ha messo un po’ di pepe alla gara e di ansia ad Allegri. A quel punto Giampaolo ha pure fiutato l’aria di un insperato ribaltone e ha subito buttato dentro Muriel e Quaglia (applaudito dai suoi ex tifosi). Mossa inutile perché, dopo qualche occasione sbagliata per sufficienza, ecco il 3-1 di Pjanic dopo un’azione flipper. Nel finale il 4-1 di testa di Chiellini a rendere il tutto più rotondo. Gli applausi potenti per il cambio di Marchisio (al suo posto Lemina) e per l’ingresso in campo di Asamoah, però, fanno capire che da queste parti aspettano solo di riabbracciare gli infortunati. Visti i chiari di luna, servirà tempo e pazienza per rivedere la rosa al completo: nell’attesa, la Signora continui a battere le sue care strade.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:51
Lazio-Cagliari 4-1, Keita, doppio Immobile
e Anderson per domare i sardi

Inzaghi torna a vincere dopo due pareggi e va a 18 punti in classifica, al quinto posto in solitaria.
Borriello spedisce a lato un calcio di rigore, nel finale a segno Capuano con deviazione di Wallace



Dopo due pareggi la Lazio riassapora la vittoria. In 28’ minuti rifila subito tre reti al malcapitato Cagliari. Ancora Keita e Immobile, autore di una doppietta, in vetrina. Poi, nel finale torna al gol pure Felipe Anderson, che era a secco da aprile. Gli attaccanti di Inzaghi esaltano il buon momento realizzativo della squadra. Grigia prova dei sardi. Non reggono la forza d’urto della Lazio e così la partita diventa subito in salita. Nella ripresa Borriello fallisce un rigore e solo nel finale Marchetti viene infilato dai sardi (gol di capuano con deviazione decisiva di Wallace).

TRIS VINCENTE — Inzaghi ritrova Radu dopo il turno di squalifica e fa tornare Patric sulla corsia destra della difesa. Per il resto confermata la formazione che ha pareggiato contro il Torino. Rastelli ritocca la squadra che ha perso con la Fiorentina. In difesa entrano Bittante e Ceppitelli, Barella fa il trequartista, in avanti c’è Borriello ad affiancare Melchiorri. La prima insidia arriva dai sardi: al 5’con una botta di Murru deviata in angolo da Marchetti. Un minuto dopo la Lazio passa: Lulic imbecca Keita che fulmina Storari con in destro angolato. Celi sorvola su un atterramento in area di Murru su Parolo. Il Cagliari ha due occasioni per riportare la gara in parità, ma Borriello e Melchiorri non sfoderano la conclusione giusta. Al 23’ il raddoppio della Lazio: questa volta Celi non ha dubbi sull’intervento di Ceppitelli ai danni di Immobile che realizza dal dischetto. La Lazio imperversa, il Cagliari sbanda. E al 28’ arriva il terzo gol della squadra di Inzaghi: Immobile si avventa su un rimpallo infelice di Padoin e va a segnare ancora. Partita chiusa dopo nemmeno mezzora. D'altronde la formazione di Rastelli fatica a reagire e la Lazio va all’intervallo sul 3-0 tra gli applausi.

RIECCO FELIPE — Nelle ripresa il Cagliari si anima di tenacia per riaprire la gara senza però trovare la strada giusta. Dopo undici mesi torna in campionato Dessena reduce dal k.o alla tibia. Al 16’ Borriello ha la possibilità di riaprire il risultato ma calcia a lato un rigore concesso per fallo causato da Keita su Melchiorri. Dessena si rende pericoloso con un colpo di testa sventato da Marchetti. La Lazio controlla con sagacia la partita. E al 34’, serpentina da applausi di Anderson e la Lazio va sul 4-0. Al 42’ Cagliari a segno: tocco decisivo di Wallace su capocciata di Capuano. La Lazio comunque incarta il 4-1 e resta al quinto posto.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:56
Napoli-Empoli 2-0: Mertens e Chiriches stendono i toscani

Con due gol nel secondo tempo, gli azzurri superano la squadra di Martusciello
e scavalcano il Milan in classifica tornando al terzo posto



Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Napoli ancora a quattro punti dalla Juve in attesa dello scontro diretto di sabato a Torino. La sintesi del successo azzurro sull'Empoli è tutta qui, piuttosto. Che poi il protagonista assoluto sia stato Mertens non è una novità. Non lo è più di sicuro da quando Sarri ha deciso di schierarlo centravanti al posto di Milik prima e Gabbiadini poi. Il belga ha aperto le marcature, Chiriches le ha chiuse. Nel mezzo troppo poco Empoli per impensierire i padroni di casa. L'astinenza da gol della squadra di Martusciello, ormai, è tanto conclamata quanto preoccupante. A proposito, la conoscenza approfondita tra i due allenatori ha contribuito allo sviluppo di una partita molto tattica, almeno in avvio. Sarri aveva deciso di rilanciare Jorginho (marcato a vista da Saponara) e tenere Hamsik in panchina per la prima volta in stagione. L'unico intoccabile, oltre Reina (che ha festeggiato le 100 presenze in azzurro) resta dunque Koulibaly, cui stavolta è stato affiancato Chiriches. Scelte obbligate per Martusciello, privo di Laurini e Gilardino, ma tante novità rispetto al solito con i giovani Dimarco, Veseli e Diousse in campo dall'inizio.

BRAVO SKORUPSKI — Nell'attacco del Napoli "folleggiavano" Mertens ed Insigne anche perché senza un vero uomo d'area la manovra era molto perimetrale tanto che il primo tiro in porta era di Koulibaly in una scorribanda offensiva. Il belga provava a fare il centravanti con discreti risultati e risultava pericoloso in girata alla mezz'ora ed in contropiede, su lancio al bacio proprio di Insigne, dieci minuti dopo. Al Napoli mancavano centimetri in area avversaria ma Callejon era sempre pronto ad attaccare la profondità e creava qualche grattacapo a Demarco ed in una circostanza pure a Skorupski. Il portiere ex Roma era chiamato spesso in causa e si faceva sempre trovare pronto cercando così di tenere in piedi un Empoli molto rinunciatario complice anche il fatto che Mchedlidze faceva rimpiangere Maccarone quando c'era da tenere il pallone.

SENZA TROPPO SFORZO — Ripresa inizialmente senza cambi ma con ritmi più alti da parte del Napoli che faceva salire la sua pressione sui centrocampisti avversari. Da un recupero palla di Allan nasceva così il gol di Mertens, su cross di Callejon sporcato da Demarco. A quel punto cominciava un'altra partita anche se l'Empoli essenzialmente si affidava ai nuovi entrati (Maccarone e Tello) mentre il Napoli si limitava a gestire il vantaggio con Koulibaly versione muro. Di Big Mac l'occasione più importante al 25' dopo un rimpallo tra Saponara e Chiriches che aveva mandato il pallone a sbattere sulla traversa: pronto Maccarone al tap in, bravo Reina nella parata a mano aperta. Tutte le difficoltà offensive dei toscani venivano fuori in fase conclusiva perché fino ai venti metri avversari finalmente la squadra di Martusciello si faceva vedere con frequenza: al momento di concludere, però, l'Empoli svaniva. Così, senza neppure sforzarsi troppo, il Napoli raddoppiava con Chiriches su azione d'angolo: spizzata di Hamsik e tocco facile sotto porta del rumeno che dedicava il gol alla moglie incinta. A quel punto era già tempo di pensare al big match dello Stadium: la Curva A intonava il coro "A Torino undici leoni", la supersfida è appena cominciata.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 26 ottobre 2016 23:59
Pescara-Atalanta 0-1, a segno Caldara.
Il terremoto ferma la gara per 4'

La squadra di Gasperini vince grazie a un colpo di testa di Caldara: nella ultime 5 partite ha raccolto 13 punti



Il calcio si ferma all’Adriatico al 30’ del primo tempo (l’orologio segna le 21.18). La terra trema per trenta secondi, due ore dopo una prima scossa avvertita in modo netto in tutto l’Abruzzo (per fortuna attorno alle 19 lo stadio era ancora deserto). Trema così forte, nel bel mezzo del primo tempo di Pescara-Atalanta, che il pubblico scatta in piedi verso le vie d’uscita e l’arbitro Guida è costretto a fermare la partita per 4’. Quando si riparte, una bomba d’acqua si abbatte su Pescara e si gioca fino all’intervallo sotto un diluvio mai visto. Scene da “Day after tomorrow”, altro che calcio. I giocatori in campo non hanno la percezione di quanto stia accadendo fino all’intervallo, ma nessuno guarda più verso il campo, tutti hanno il telefono all’orecchio, ma le linee telefoniche sono in tilt per diversi minuti. La paura rende surreale l’atmosfera. Steward, forze dell’ordine, mezzi di soccorso sono tutti in movimento a bordo campo per affrontare una possibile emergenza e un piano di evacuazione dell’impianto. Durante la pausa, la pioggia si ferma e la partita riprende. Si cerca un faticoso ritorno alla normalità, ma il pubblico è praticamente dimezzato.

LA PARTITA — Basta un calcio d’angolo all’Atalanta per fare il colpo e diventare la sorpresa della serie A dopo dieci giornate. Il Pescara, invece, sembra finito in un labirinto. Di paure, lacune, problemi fisici e incertezze. Oddo, contrariamente a quanto annunciato, cambia connotati al suo Pescara. C’è il riferimento al centro dell’attacco, Manaj, ma una sola spalla, Caprari. Si difende con cinque uomini (Zampano a destra si abbassa) e chiede a Brugman di fare la guardia restando a protezione della difesa e sulle tracce di Kurtic. Gasperini, sostituito da Gritti in panchina perché squalificato, approfitta invece del trend positivo e dell’infrasettimanale per dare una nuova chance a Paloschi. E’ l’ex Swansea l’osservato speciale della serata nerazzurra: missione fallita per l’attaccante. La prima palla gol della partita la confeziona un difensore, Zukanovic, dopo il 20’: sul cross di Dramè stacca in solitudine sul secondo palo e spreca malamente. In una partita vuota di contenuti, questo episodio suona come un sinistro avvertimento per Oddo. Al quarto d’ora della ripresa, infatti, sull’angolo di Freuler, Caldara salta indisturbato tra i difensori pescaresi e regala un inatteso vantaggio all’Atalanta. Oddo gioca la carta della disperazione, passando al tridente Pepe, Manaj, Caprari. L’ansia di non farcela, però, è l’avversario peggiore. Tanto che, al 94’, il Pescara tornerà negli spogliatoi bagnato fradicio e senza aver mai tirato verso la porta di Berisha, che può riporre i guanti nel borsone illibati. Doveva essere la notte della svolta, è stata una notte che neanche i più pessimisti avrebbero potuto prevedere.

Orlando D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 ottobre 2016 00:02
Sassuolo-Roma 1-3: doppietta di Dzeko, infortunio per Florenzi

Vantaggio degli emiliani con Cannavaro, nella ripresa si scatena il bosniaco
(10 gol in 10 partite!) che segna di sinistro e su rigore. Chiude Nainggolan



Secondo tempo super e il gioco è fatto: la Roma resta in scia alla Juventus battendo il Sassuolo per 3-1, quarta vittoria di fila in campionato. Nulla da fare per Di Francesco, che pure aveva chiuso avanti il primo tempo grazie alla rete di Cannavaro. Poi in cattedra è salito Dzeko, sempre più capocannoniere del campionato con 10 reti dopo la doppietta di ieri sera. Di Nainggolan il gol finale.

A SPECCHIO — Di Francesco e Spalletti se la giocano a specchio: 4-2-3-1. Ma a fare la differenza nel primo tempo è l’approccio al match: il Sassuolo parte molto aggressivo e per la Roma sono subite chiare le difficoltà, soprattutto per la posizione di Defrel tra le linee. Ed è proprio il francese, al 5’, ad impegnare Szczesny dal limite, poi sulla respinta del portiere polacco Emerson (preferito a Juan Jesus sulla sinistra) salva su Politano. Al 6’ è Mazzitelli a provarci con un destro dal limite di poco fuori. Al 9’ si affaccia la Roma: punizione a sorpresa sugli sviluppi della quale El Shaarawy entra in area, ma poi calcia fuori con il sinistro. Al 12’ il Sassuolo passa: Politano sulla sinistra non trova molta opposizione da Emerson, cross al centro per un liberissimo Cannavaro che di testa batte Szczesny. La Roma barcolla, il Sassuolo vuole il raddoppio e al 17’ ci prova Defrel, con una girata centrale su assistenza di Matri. Al 18’ Florenzi sbaglia l’ultimo passaggio per Dzeko, poi 3’ più tardi è Politano che viene fermato da Strootman in angolo. La Roma prova a rialzarsi: soffre da matti le ripartenze del Sassuolo e raramente riesce a recuperare palla in zone offensiva. Quando lo fa - è il 28’ - Emerson serve Nainggolan che dai 20 metri colpisce la traversa con il destro a Consigli battuto. Al 40’ ancora Roma, con Salah che sfiora il palo su tiro cross dopo un’azione da calcio d’angolo. Il Sassuolo risponde con Adjapong, che arriva stremato al tiro dopo un’imbeccata perfetta, l’ennesima, di Defrel. Al 43’ la Roma va due volte vicina al pareggio: prima con la seconda traversa, stavolta colpita da Dzeko su assist di Emerson con successivo salvataggio sulla linea di Acerbi. Poi sul successivo corner è Cannavaro a deviare il tentativo con la testa di De Rossi.


RIBALTONE — Nel secondo tempo Spalletti ordina il cambio tattico, abbassando Nainggolan sulla linea di De Rossi e Strootman per un 4-3-3. E al 12’ la Roma trova il pareggio: Salah recupera palla e serve un pallone in verticale per Dzeko, che gioca bene con il corpo e con il sinistro batte Consigli, per il nono gol personale in campionato. Al 17’ la grande chance del ribaltone capita a Salah, che centralmente beffa i difensori del Sassuolo e s’invola tutto solo verso Consigli, con un tocco beffa il portiere ma è Defrel con un recupero incredibile a salvare il pallone pochi centimetri prima che entri in porta. Di Francesco allora corre ai ripari sistemandosi a specchio: fuori Matri e dentro Biondini, anche qui 4-3-3. Al 22’ è ancora Roma: cross dalla sinistra di Emerson, El Shaarawy sul primo palo non allarga abbastanza il piattone e mette fuori. La partita a scacchi tra i due allenatori continua: Spalletti toglie Strootman e mette dentro Paredes tornando al 4-2-3-1. Ma il cambio che risulta decisivo in negativo per il Sassuolo è quello di Lirola: lo spagnolo entra al minuto 28 e tre minuti più tardi la combina grosso atterrando Dzeko con un intervento sciagurato: il bosniaco si prende il pallone e trasforma il rigore che vale il decimo gol in campionato (agganciato il ruolino di Batistuta nel 2000-01) e il sorpasso giallorosso. Roma che triplica due minuti più tardi: ancora Dzeko che innesca El Shaarawy, sinistro respinto da Consigli poi tap-in vincente di Nainggolan. La partita finisce più. C’è spazio per la preoccupazione per le condizioni fisiche di Florenzi, uscito per una brutta botta al ginocchio sinistro. Si temeva qualcosa di grave, ma le prime informazioni provenienti direttamente dall'ambiente romanista parlano di "trauma distrattivo/distorsivo al ginocchio sinistro, da valutare nelle prossime 24 ore".

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 27 ottobre 2016 23:57
Palermo-Udinese 1-3, Fofana spettacolo: non basta Nestorovski

Apre il macedone, pareggia Thereau, poi Fofana trova due reti in 5' e chiude la gara.
Espulso Sallai nel finale. De Zerbi rischia, per Delneri seconda vittoria sulla panchina friulana



L’Udinese sbanca il Barbera. Delneri si prende la sua rivincita da ex dopo la doppia sconfitta della scorsa stagione sulla panchina del Verona. Il Palermo resta ancora, in modo preoccupante, a secco di punti in casa con la posizione di De Zerbi che potrebbe iniziare a traballare. Il tecnico cambia modulo, passa alla difesa a quattro e lancia Pezzella e Embalo dal primo minuto, Delneri risponde con Angella, Hallfredsson e Matos nello scacchiere iniziale.

VANTAGGIO PALERMO — Dopo una fase di studio iniziale sono i padroni di casa a sbloccare il risultato con Nestorovski che al 10’ ruba palla ad Angella, si invola in area e di sinistro fa partire una conclusione, leggermente deviata da Widmer che batte Karnezis. L’Udinese prova scuotersi dalla doccia fredda con Kums, Posavec para. I friulani prendono campo, il Palermo, però, quando riparte è pericoloso: Diamanti al 20’ ci prova dal limite ma il suo tiro termina a lato. Il gioco è frammentario, pioggia e vento non agevolano, inoltre diversi falli di gioco da entrambe le parti spezzano il ritmo. Delneri rimescola le carte virando sul 4-4-2 con Thereau più al centro dell’attacco, una mossa che dà più consistenza in avanti ai friulani che al 33’, però, subiscono una fiammata dei rosanero: Nestorovski riceve da Hiljemark, ma spara alto. Passano tre minuti e l’Udinese riequilibra le sorti: Widmer trova un corridoio centrale per Thereau che batte Posavec. La partita si accende nel finale di tempo: al 40’ Embalo di testa impegna Karnezis e 2’ dopo Posavec è costretto a un doppio intervento prima su Matos e poi su Fofana.

LA RIPRESA — La ripresa comincia su ritmi blandi, si vive di accelerazioni improvvise, Angella di testa manda a lato, mentre Matos chiude in corner un’incursione di Rispoli. Proprio il brasiliano al 9’ lascia il campo per Badu. De Zerbi risponde con Chochev per Pezzella e Sallai per Diamanti per un 4-1-4-1 più propositivo. Al 16’ però è l’Udinese a rendersi pericolosa con una gran botta dal limite di Zapata sulla quale Posavec si distende e devia. Delneri inserisce De Paul per Kums e ritorna al tridente. La gara resta su ritmi bassi. Al 27’ Rispoli taglia in mezzo per Sallai che però in spaccata svirgola. Passano due minuti e l’Udinese ribalta il risultato, Embalo perde palla Hallfredsson lancia Fofana che dal limite fa partire un tiro a giro sul secondo palo sul quale Posavec non può nulla. Il Palermo prova a portarsi in avanti ma scopre troppo il fianco, e al 35’ cala il tris con un contropiede condotto da Badu, assist a Fofana che firma la doppietta. Per il Palermo la situazione diventa ancora più complicata quando resta in dieci per l’espulsione di Sallai per doppio giallo. L’Udinese nel finale potrebbe anche dilagare con se non fosse il palo a fermare il tiro a effetto di Thereau.

Fabrizio Vitale

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 28 ottobre 2016 00:05
SERIE A 2016/2017 10ª Giornata (10ª di Andata)

25/10/2016
Genoa - Milan 3-0
26/10/2016
Chievo - Bologna 1-1
Fiorentina - Crotone 1-1
Inter - Torino 2-1
Juventus - Sampdoria 4-1
Lazio - Cagliari 4-1
Napoli - Empoli 2-0
Pescara - Atalanta 0-1
Sassuolo - Roma 1-3
27/10/2016
Palermo - Udinese 1-3

Classifica
1) Juventus punti 24;
2) Roma punti 22;
3) Napoli punti 20;
4) Milan punti 19;
5) Lazio punti 18;
6) Atalanta punti 16;
7) Genoa(*), Torino e Chievo punti 15;
10) Inter punti 14;
11) Fiorentina(*), Udinese, Bologna, Sassuolo e Cagliari punti 13;
16) Sampdoria punti 11;
17) Pescara punti 7;
18) Empoli e Palermo punti 6;
20) Crotone punti 2.

(*) Genoa e Fiorentina una partita in meno.

(gazzetta.it)
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