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Campionato di Serie A 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:22
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14/04/2018 21:15
 
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Cagliari-Udinese: Ceppitelli match winner, Oddo sprofonda

Il difensore segna il gol partita dopo la rete di Lasagna e il pareggio di Pavoletti.
Per Oddo si tratta della nona sconfitta consecutiva



Il Cagliari suona la nona all’Udinese. E risorge. È tutta una questione di testa perché quella di Pavoletti sistema le cose nel primo tempo dopo il gol del solito Lasagna, quella di Luca Ceppitelli decide la partita al 39’ del secondo tempo quando sembrava che la gara potesse finire con un pareggio. Quello che l’Udinese ha cercato dall’inizio (troppo rintanata a protezione del fortino) e che ha tentato di conservare, soprattutto dopo l’uscita per infortunio di Lasagna. Al Cagliari, però, un punto non poteva bastare e così, sul secondo angolo consecutivo battuto da Andrea Cossu, gettato nella mischia da Diego Lopez al posto dell’esausto (ma ottimo) Cigarini, al rientro dopo quasi due mesi, Ceppitelli ha svettato in mezzo all’area realizzando il suo secondo gol in questo campionato (aveva già segnato in casa col Verona) e salvando tutto e tutti, tecnico compreso.

RESPIRO — Il Cagliari respira, trova i tre punti fondamentali per scacciare incubi e paure dopo l’ennesima settimana travagliata che ha portato alla separazione dal direttore sportivo Giovanni Rossi e all’ingaggio di Marcello Carli. Il ritiro di Assemini è servito, la squadra ha limiti evidenti, ma ci ha messo l’anima, a cominciare dal capitano Marco Sau che ha giocato una partita intera di grande sacrificio. Il Cagliari ha sofferto nella prima parte le accelerazioni di Fofana, quella di Barak che bevendosi metà dei rossoblù ha messo al centro per Lasagna che ha battuto Cragno. Se con la Lazio gli erano serviti 13 minuti per sbloccarsi, stavolta a Kevin ne sono bastati meno di 10. Imprendibile Lasagna per Castan, ma il Cagliari non si è disunito come a Verona, dove non era stato capace di far gioco, e trainato dal regista ritrovato, Cigarini, ha reagito trovando il pari proprio sugli sviluppi della punizione del suo faro finita sul palo. Ma Pavoletti è stato più lesto di Nuytinck e lo ha anticipato in tuffo di testa segnando il nono gol del suo campionato.

RIPRESA — Il secondo tempo ha detto poco, ritmi più bassi, Udinese sotto ritmo per evitare di perdere ancora, e Lasagna che dopo 13 minuti si è arreso nuovamente. Oddo, che di attaccanti in grado di far la differenza ne ha uno solo, ha chiesto a Jankto di fare quasi la punta. E poi ha provato anche a inserire De Paul per Maxi Lopez che non l’ha presa bene. Sembrava tutto ok fino alla dormita generale con Ceppitelli in alto lassù a dare al Cagliari tre punti vitali e a Oddo e all’Udinese la nona delusione di fila. E ora c’è Napoli per i bianconeri (resteranno in ritiro?), mentre il Cagliari martedì sarà a Milano con l’Inter senza Barella e Cigarini squalificati. Ma serviranno di più nell’altro spareggio di domenica col Bologna.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/04/2018 23:12
 
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Chievo-Torino 0-0.
Ansaldi si ferma sul palo, punto prezioso per i veneti

Quarto risultato utile di fila per i granata, Maran muove la classifica.
Occasione di Belotti nel primo tempo, chance per Cacciatore e Ljajic nella ripresa.
Espulso Bani nel finale



Uno 0-0 che accontenta e serve di più al Chievo, non c’è dubbio. Tanto più dopo la sconfitta del Crotone, che ha ridimensionato il peso della vittoria del Cagliari. Il Toro, dopo tre vittorie consecutive, frena: ma più che in proiezione corsa Europa League - un obiettivo comunque complicato - il rimpianto è per non aver sfruttato le due-tre occasioni da gol comunque create, nonostante l’atteggiamento molto difensivo del Chievo.

LE SCELTE — Maran, non avendo Birsa al top, aveva puntato su Castro per compensare all’assenza di Giaccherini. In difesa confermata la coppia centrale Bani-Tomovic, con Jaroskinski a sinistra, e davanti fiducia al nuovo uomo gol, Stepinski, al fianco di Inglese. L’ultimo test ha dato il via libera a Mazzarri, che dunque recupera Ljajic e non rinuncia al 3-4-1-2 delle tre vittorie consecutive, con il serbo alle spalle di Belotti assieme a Iago, che oscilla sul centrodestra. Unica novità il rientro di Rincon, squalificato nell’ultima partita, al fianco di Baselli. Intoccabili i tre centrali e i due laterali, con De Silvestri a destra e Ansaldi a sinistra.

PRIMO TEMPO — La trama del film è chiara da subito: palla al Toro e Chievo allineato (in due linee strette, per il solito 4-4-2) e molto coperto. In quel traffico Ljajic e Iago faticano a chiudere qualunque dialogo con Belotti, dunque la manovra si allarga molto sulle fasce, soprattutto a sinistra dove Ansaldi, al tiro (sballato) già dopo meno di un minuto, mette in difficoltà spesso Bastien. De Silvestri, appena può, fa lo stesso dall’altra parte con Jaroszynski e un doppio pericolo mette in allarme Maran: prima un palo colpito da Ansaldi (con Sorrentino comunque in copertura) e poi un sinistro troppo aperto da Belotti, su splendida ispirazione di Ljajic. Il tecnico del Chievo, così, sceglie di ingolfare ulteriormente il Toro mettendosi a specchio: 5-3-2 con Radovanovic arretrato al centro della difesa, Rigoni play davanti alla difesa, Castro e Bastien interni. La mossa non serve ad aumentare la produzione offensiva (l’unico brivido per Sirigu resta un colpo di testa da rischio autogol di Burdisso dopo 9’), ma frena un po’ il Toro, che va negli spogliatoi senza aver più trovato un corridoio giusto.

FINALE IN DIECI — Proprio quando ci si aspettava che alzasse l’intensità dei suoi attacchi, il Toro invece si è un po’ spento: è successo dopo 9’ quando Ljajic ha chiuso una ripartenza tirando invece di servire il più libero Iago. Lì la squadra di Mazzarri ha perso un po’ di peso e ha dato coraggio al Chievo, che ha intensificato l’occupazione degli spazi sulle corsie. Le due occasioni migliori a quel punto sono state proprio della squadra di Maram, al 15’ con un colpo di testa di Bani su corner e al 31’ quando un’uscita difettosa di Sirigu su cross dalla sinistra di Hetemai ha offerto a Cacciatore la chance di una girata, mirata però malissimo. Il Toro ha ritrovato un po’ di coraggio solo nel finale, tanto più quando il Chievo è rimasto in dieci per un’espulsione diretta di Bani, dopo entrata molto avventata su Bonifazi: la chance per la vittoria in extremis se l’è costruita Ljajic, ma Sorrentino con il ginocchio ha slavato un punto prezioso soprattutto per la sua squadra.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/04/2018 23:18
 
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Genoa-Crotone 1-0, Grifone quasi salvo.
Per Zenga un k.o. che fa male

Nell'anticipo del 32° turno Var protagonista:
annulla rigore su Medeiros, poi convalida il gol vincente di Bessa.
I calabresi restano terzultimi



Vince 1-0 il Genoa, che così mette definitivamente in archivio il discorso salvezza, lasciando al Crotone tutte le pene della disperata corsa per restare in serie A. Il Genoa e la Var dominano l’avvio di partita. I rossoblù, grazie alla verve di Medeiros, occupano stabilmente l’area calabrese e le occasioni non mancano. La tecnologia interviene tre volte in meno di mezz'ora: prima chiarisce le proteste su una possibile deviazione di mano in area calabrese, poi cancella un rigore concesso da Irrati per atterramento di Medeiros da parte di Cordaz (la Var porta all’ammonizione per simulazione del portoghese), infine concede la rete a Bessa, su assist ancora di Medeiros, annullando i dubbi di fuorigioco. Il Crotone non può che subire, soffre all’indietro e crea pochissimo, nonostante le tre punte: l’unico brivido arriva al 40’, quando Perin, al rinvio, colpisce Simy, ma la palla finisce a lato della porta.

ASSALTO VANO — Si rende più pericoloso ancora il Genoa, con Bessa, che non centra la porta da buona posizione nel finale di primo tempo. Con il calo di Medeiros e l’ingresso di Barberis per Ajeti, gli ospiti nella ripresa riescono ad avanzare il loro baricentro, ma le insidie per Perin restano poche: un tentativo impreciso di Martella, una mancata deviazione di Simy su cross di Trotta e un palo scheggiato da Ricci, pescato però in posizione di fuorigioco. L’unico tiro in porta arriva da Trotta, al 35’ del secondo tempo, ma è centrale e prevedibile. Il Genoa, invece, sfiora il raddoppio con Cofie, impreciso, e con Bertolacci che, da ottima posizione, centra la traversa. Vani gli ultimi assalti dei calabresi, finisce 1-0 e Zenga resta terzultimo.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
14/04/2018 23:21
 
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Atalanta-Inter 0-0: Spalletti non vince più,
la corsa Champions si complica

Gomez e compagni spaventano Handanovic nel primo tempo, poi reggono nel secondo tempo.
Il pareggio serve a poco a entrambe in chiave coppe europee



Finisce 0-0 tra Atalanta e Inter. Un punto che serve più all’Atalanta per restare nel gruppone di chi aspira all’Europa League piuttosto che all’Inter per spingere in chiave Champions.

FIATONE INTER — Non ci sono Petagna e Ilicic, squalificato e infortunato, quindi Gasperini rinfocola la sua vena giovanile e lancia Barrow (nato nel 1998) dal primo minuto. Spalletti deve rinunciare – seppur in panchina – a Candreva e così disegna un 3-4-3 parente stretto del 3-4-2-1. D’Ambrosio è il centrale di sinistra, Cancelo e Santon i terzini, Rafinha e Perisic alle spalle di Icardi ed entrambi portati a stringere e allargare a seconda delle esigenze. L’Atalanta è sistemata in maniera simile con Cristante e il Papu a fare la fisarmonica ai lati di Barrow. Dopo 5’ i bergamaschi mostrano un pezzo di calcio spettacolo: il Papu e Cristante dialogano, l’argentino arriva davanti a Handanovic e – cosa più difficile che semplice – calcia fuori. L’Inter inizia in affanno, con il fiatone, trascinata nella confusione dalla veemenza atalantina. Servono 18’ alla squadra di Spalletti per verificare l’esistenza della porta avversaria con un tiro di Rafinha che si chiude abbastanza al largo da Berisha. Un minuto dopo però Barrow, lanciato in profondità, mostra la differenza con una vera occasione da rete obbligando Handanovic a una parata decisamente di livello. L’Inter non sembra trovare le contromisure adeguate, Spalletti prova allora a invertire i due centrali difensivi mettendo D’Ambrosio sul Papu. Al 24’ Freuler si infila tra Gagliardini e Borja Valero prendendoli in contropiede e arriva quasi fin da Handanovic: il suo destro è assopito in due tempi dal portiere sloveno. Al 27’ un pallone perso ingenuamente da Cancelo lancia Gosens nel vuoto. Il suo cross trova Barrow che sul primo palo gira ma trova solo l’esterno della rete. Al 30’, su cross del Papu, Barrow chiama ancora Handanovic a una parata strepitosa. Il capovolgimento di campo mette in scena la migliore azione interista con Rafinha che manda in porta Perisic, stoppato solo dai riflessi di Berisha che alza in corner. Alla squadra di Spalletti non resta che giocare da provinciale, quindi in ripartenza, con lo stesso Ivan imbeccato da Gagliardini nello spazio. Il diagonale però svanisce di poco sul fondo. Il primo tempo finisce 0-0, unico lato positivo (senza meriti per Spalletti e soci) di una frazione che l’Inter ha giocato come la neve che scende soffice dal cielo sulla terra, dove Gasperini l’ha attesa con un pressing asfissiante. Il risultato è stato togliere luce a ogni portatore di palla interista costretto a barcollare nei coni d’ombra senza trovare il senso del discorso.

NIENTE GOL — Si ricomincia con Cornelius al posto di Barrow e quando l’Inter rientra in campo trova tutta l’Atalanta già schierata. Le ultime indicazioni di Spalletti e del vice Domenichini a Miranda e Skriniar fanno esplodere di fischi lo stadio. L’Atalanta abbassa la pressione e l’Inter prende una boccata d’ossigeno nei primi 15’. Quando Santon nota davanti a sé del campo, pare non crederci così al 16’ arriva fino al limite e ci prova di destro: palla fuori. I bergamaschi non sono più quelli del primo tempo e l’Inter sale poco alla volta. Rafinha, prima di lasciare il posto a Eder al 26’, spreca un’occasione clamorosa dall’interno dell’area calciando in curva un pregevole assist di Icardi. Gasperini al 35’ inserisce Castagne al posto di Gosens. La sberla di Eder al 36’ su punizione fa emergere un po’ di apprensione a Berisha che in volo respinge. Cinque minuti e Perisic prende un’ascensore sul cross di Eder, ma il colpo di testa non è preciso. Al 44’ l’ex Gagliardini va vicinissimo al gol con un sinistro chirurgico. Spalletti prova a cavalcare il momento positivo inserendo Karamoh per Santon al 45’. È Perisic che si abbassa sulla linea del centrocampo lasciando il francese libero di agire a destra. Dal continuo sbracciarsi nei vestiti esce sconfitto Spalletti dalla sua camicia, selvaggiamente fuori dai pantaloni. Il recupero non cambia niente, semmai sottolinea l’incapacità interista di segnare per la terza gara consecutiva. L’aggancio alle due romane a quota 60 punti è momentaneo e in casa nerazzurra si spererà per un derby da 1-2. Mezzo sorriso per l’Atalanta invece che dopo un gran primo tempo ha viaggiato saggiamente nella ripresa schivando guai senza violare troppo la difesa altrui. L’Europa resta lì vicino per la lunga volata primaverile.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/04/2018 14:39
 
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Fiorentina-Spal 0-0: Simeone e Chiesa sprecano

Il gol non arriva: la striscia vincente di Pioli si ferma a 6 di fila.
Settimo risultato utile consecutivo invece per squadra di Semplici


Tra le due strisce si ferma quella viola. Non arriva infatti la settima vittoria consecutiva per la formazione di Pioli, mentre la Spal ottiene il settimo risultato utile consecutivo. Una valanga di gol sbagliati dai padroni di casa premia lo sforzo della Spal che esce dal Franchi con il punto sperato. Tutto confermato nella Fiorentina con il rientro di Chiesa a destra e Milenkovic preferito a Laurini. Nella Spal il 'fiorentino' Semplici sceglie Floccari come partner di Antenucci, spedendo in panchina Paloschi. Inizio tutto viola, Fiorentina arrembante, e subito Saponara al tiro due volte: Meret non si fa sorprendere. Alla prima offensiva ospite Orsato concede un rigore molto contestato dalla Fiorentina per un tocco a centro area su Felipe. Il pubblico viola canta 'insensibile' al direttore di gara (logico riferimento alle parole di Buffon). La Var però richiama Orsato ed il penalty viene tolto. Un minuto dopo Simeone si mangia il vantaggio su assist di uno scatenato Chiesa. Per l'argentino sarà una giornataccia. Al 36' la palla buona arriva nuovamente sul destro di Saponara che dal limite spreca calciando altissimo. Tre minuti dopo Meret si supera sulla bomba di Chiesa deviando miracolosamente in corner. E' il momento migliore della Fiorentina ma il vantaggio non arriva ed il primo tempo finisce senza reti.


QUANTI SPRECHI — Semplici cambia. Prima Mattiello per Costa, poi Paloschi al posto di Floccari. La Spal prende coraggio mentre la Viola pare stanca e fatica a creare gioco. I primi venti minuti sono ospiti e così anche Pioli deve modificare la squadra inserendo Eysseric e Falcinelli per Saponara ed uno spento Simeone. Il francese porta vivacità sulla trequarti sprecando però malamente alla conclusione. Semplici è costretto a bruciare l'ultimo cambio con Mattiello infortunato costretto a lasciare il posto a Schiavon. Al 32' lo stadio si prepara ad esultare con Biraghi solo a due passi da Meret: il terzino però spara alto sprecando l'occasione migliore della partita. Nemmeno l'azione personale di Gil Dias che nel finale si presenta davanti a Meret sblocca la gara e la Fiorentina sciupa una occasione d'oro per avvantaggiarsi nella lotta all'Europa. Punto d'oro per la Spal che prosegue nella volata salvezza con il vento in poppa.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/04/2018 18:27
 
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Bologna-Verona 2-0: gol di Verdi e Nagy

I rossoblù conquistano tre punti fondamentali e si allontanano dalla zona retrocessione,
Pecchia sempre più nei guai anche se il quartultimo posto dista solo tre lunghezze



Il Bologna ritrova la vittoria dopo quasi due mesi, mentre il Verona può consolarsi solo con i risultati delle altre squadre in lotta per la salvezza: a parte il Cagliari, non ha vinto nessuno e allora l'effetto della sconfitta del Dall'Ara è meno devastante. Ma l'impressione lasciata dal Verona è brutta: giocando così sarà difficile evitare la retrocessione in B.

PRIMO TEMPO — Il Bologna, che è rimasto in ritiro da martedì sera, ha voglia di giocare e di cancellare le ultime delusioni. Donadoni piazza Destro in mezzo a Verdi e Palacio, mentre Pecchia sceglie un terzetto di velocisti in avanti: Cerci a destra, Fares centrale e Aarons a sinistra. In pratica il Verona imposta una partita sulle ripartenze cercando di far salire il Bologna e di sorprenderlo rubando palla sulla trequarti. Il piano, però, non riesce perché i rossoblù sono attenti nel fraseggio e nel mantenere un certo equilibrio. Al 14' Nicolas è bravo a deviare un bel tiro di Dzemaili dopo un'azione iniziata da Verdi e proseguita da Palacio. Il Bologna fatica ad entrare nell'area avversaria, ma sa essere pericoloso da fuori. Al 31' Verdi segna su punizione dopo essersi procurato il fallo: Nicolas è sorpreso dal sinistro sul suo palo. Al 44' (dopo un palo preso da Destro, ma in posizione di fuorigioco) il portiere si riscatta con uno splendido intervento su conclusione di Pulgar. Dal Verona un solo cenno di vita: un'azione personale di Cerci conclusa con un destro sull'esterno della rete.

SECONDO TEMPO — Dopo l'intervallo ci si aspetta un Verona più determinato e invece la partita non cambia. Il Bologna gestisce pallone e ritmi, i gialloblù provano solo a ripartire. Pecchia inserisce Petkovic al posto di Cerci, poi passa al 4-2-3-1 aggiungendo anche Lee sulla trequarti. Ma il Bologna sfiora il raddoppio con Dzemaili (bravissimo Nicolas), mentre Mirante osserva la partita fino al 43' quando Lee lo impegna con una conclusione dal limite. Il Verona accelera quando è troppo tardi: Fares sfiora il palo con un sinistro dal limite. Ma al 49' il Bologna chiude la sfida con il tap-in di Nagy dopo l'ennesima parata di Nicolas su tiro di Destro.

G. B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/04/2018 18:31
 
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Sassuolo-Benevento 2-2. Diabaté e Politano, che doppiette

Punticino per gli emiliani nella corsa salvezza,
tra i campani grande protagonista il maliano che sale a 7 gol in 6 partite



Il sesto pareggio di fila è poco per il Sassuolo, che contava sul "jolly" Benevento per staccarsi dalla zona rossa. E invece la squadra di De Zerbi, sempre ultimissima, ma un piacere da vedere, gioca una gran partita e si stramerita il primo punto fuori casa del suo campionato. E' la partita delle doppiette: quella di Diabaté, salito a 7 gol in 6 partite, e quella di Politano.

EQUILIBRIO — Il Sassuolo lascia in panchina Berardi per dare spazio in attacco alla coppia Babacar-Politano ma si consegna già inizialmente al palleggio del Benevento. Il possesso dei campani tuttavia inizialmente è inibito dalla pressione del Sassuolo, che trova anche un paio di conclusioni pericolose, con un pallonetto di Cassata al 16’ (appena alto) e un destro di Politano anche questo fuori misura, al 20’. Il Benevento non rinuncia comunque al fraseggio, cercando poi la profondità quando le linee sono ostruite. Arriva così il vantaggio al 22’. Lancio lungo, Guilherme ci rimette una gamba per vincere il contrasto su Acerbi, Djuricic di tacco serve Diabaté che davanti a Consigli sceglie un delicatissimo pallonetto. Guilherme deve uscire in barella, al suo posto Brignola, Acerbi ammonito. E Sassuolo che deve rincorrere. Non solo in senso figurato. Il Benevento lo fa ballare e al 37’ Djuricic spreca il possibile raddoppio sbagliando il controllo davanti a Consigli. Inaspettato è dunque il pareggio, al 41’. Magnanelli lancia a memoria ma nel nulla, Puggioni non esce e Babacar ci crede, mettendo in mezzo per Politano che di prima con il destro non sbaglia mira. Ma è ancora Benevento. Un errore di Adjapong al 43’ apre la strada a Brignola, che calibra male l’assist per Diabaté e Consigli chiude. Tra la rete di una porta che si stacca, l’infortunio di Guilherme e un’occhiata alla Var (fallo di Magnanelli su Tosca appena fuori area), il recupero si allunga fino al 53’, quando Cataldi sbatte l’ultima punizione sulla barriera.


DJURICIC MIGLIORE IN CAMPO — Il palleggio anche basso del Benevento a volte è a forte rischio-errore. Cataldi si becca un giallo al 1’ della ripresa per fermare Politano, poi al 19’, dopo l’ingresso di Berardi per Magnanelli, perde la palla che dà il via libera a Babacar: palla a Politano, pallonetto su Puggioni in uscita e Sassuolo che respira aria di salvezza. Ma dura poco. De Zerbi mette Parigini per Iemmello, allarga il campo e al 28’ pareggia. Lunga azione aggirante, poi Sandro imbuca per Cataldi che assiste basso il solito Diabaté. Spaccata, 2-2 e Consigli spaccato dal contrasto con il centravantone giallorosso. Il Benevento ne ha di più, Djuricic – migliore in campo – è imprendibile. Peccato che Brignola nel finale sprechi due occasionissime in area, una di piede e una di testa. L’ultimissima chance è per Politano, sinistro di poco fuori.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/04/2018 18:36
 
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Milan-Napoli 0-0, Gattuso e Sarri lottano.
La Juve se la ride

Al Meazza, rossoneri e azzurri provano senza successo a trovare la via del gol



La manona di Gigio Donnarumma schiaccia l’interruttore dei sogni scudetto del Napoli al 92’, come nei peggiori incubi azzurri: il tocco di Milik è di quelli che possono cambiare la storia della stagione, tenere vive le speranze di rimonta sulla Juve e rimettere benzina nel motore balbettante di questa primavera sarriana. Invece niente: Gigio si allunga e spegne la luce. A San Siro, tra Milan e Napoli finisce 0-0 e a sorridere è solo la Juve, che contro la Samp ha l’occasione di allungare a +6 sugli azzurri e (ri)cucirsi un altro pezzetto di stoffa tricolore sul petto. Sarri vede l’impresa allontanarsi, Gattuso sciupa un’altra occasione di riavvicinare il terzetto della zona Champions: il tris di gare in casa ha portato 3 punti, l’unica euro-consolazione era arrivata da Firenze prima del match, la Fiorentina è ancora dietro.


LA PARTITA — Gattuso sceglie di non pressare alto e intasa il campo di uomini in fase di non possesso: quando il Napoli porta palla, il 4-3-3 rossonero diventa un 4-5-1 con due linee molto strette a coprire il campo, Insigne e compagni provano a sfondare centralmente con combinazioni nello stretto ma trovano pochi sbocchi, merito anche di un Zapata sontuoso nelle chiusure – il colombiano dà sicurezza ai suoi – e dell’attento lavoro di Biglia in copertura. La banda Sarri non è al top della condizione e si vede: raramente riesce ad alzare i ritmi e quando lo fa, manca la zampata vincente. Prima del match ball fallito da Milik nel recupero, il palloni migliori capitano al quarto d’ora del primo tempo sul destro di Mertens, liberato da un tacco favoloso di Insigne al limite dell’area (azione viziata da un fuorigioco del fantasista), con Donnarumma a dire di no, e in avvio di ripresa: Hamsik spreca allargando troppo l’angolo del suo diagonale su un’altra magia nello stretto di Insigne. Rispetto alle uscite con Inter e Sassuolo, il Milan sta meglio e prova a creare pericolo soprattutto nella prima fetta di gara, allargando sulle fasce e cercando Kalinic con i cross: il croato manda fuori di testa all’11’, poi soffre gli anticipi di Albiol e Koulibaly. Al 70’, quando Silva prenderà il suo posto, saranno fischi, come sempre. La vera chance, però, il Milan se la crea con un tiro da fuori di Bonaventura nei primi minuti: bravissimo Reina ad allungarsi. Nel finale di gara, invece, le ultime accelerate ancora a forza di palloni in mezzo all’area: Silva e Locatelli mettono i brividi agli azzurri ma non si passa.

I SOLITI NOTI — Look “casual” ma non solo: Sarri e Gattuso si somigliano anche quanto alle scelte a gara in corso. Entrambi si affidano ai propri titolarissimi e tardano ad effettuare le sostituzioni. Il toscano inserisce Milik a metà ripresa (continua il periodaccio di Mertens, peraltro sempre all’asciutto contro i rossoneri), Ringhio gioca la carta Silva poco dopo. E il polacco, fermato dal miracolo di Donnarumma al 92’, toglierà il sonno a Sarri: con più tempo a disposizione, avrebbe avuto altre occasioni di bucare la porta rossonera?

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/04/2018 20:21
 
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Juve-Samp 3-0: Douglas tre assist,
gol di Mandzukic, Howedes e Khedira

Il brasiliano entra per l'infortunato Pjanic e serve tre passaggi gol : bianconeri a +6 sul Napoli



Tre gol come al Bernabeu, ma senza amarezza finale. Anzi, la vittoria della Juventus sulla Sampdoria ha un retrogusto anche più dolce grazie allo 0-0 del Napoli a casa del Milan, perché permette ai bianconeri di mettere un'ipoteca sullo scudetto. Persa la Champions, la Signora azzanna il campionato con la ferocia di chi non vuole abdicare dopo 6 anni di tirannia e sbatte i rivali azzurri a -6 in attesa dello scontro diretto (tra una settimana allo Stadium). L'impresa stavolta è firmata da protagonisti vecchi e nuovi: apre Mandzukic, protagonista al Bernabeu, bis della new entry Howedes (prima rete in bianconero) e terzo gol di Khedira. Tutto con la sapiente regia di Douglas Costa, subentrato ma decisivo.

ANCORA TU, MARIO — Allegri lascia in panca Benatia, Alex Sandro, Lichtsteiner, Douglas Costa e Higuain e sceglie il 4-2-3-1 con Howedes terzino destro, Matuidi alto a sinistra, Cuadrado a destra e Mandzukic centravanti, ma il primo tempo è da pennichella. A parte il gol, la Juventus tira in porta due volte (con Cuadrado e Mandzukic) e la Samp di Giampaolo, schierata con il 4-3-1-2 (Ramirez a sostegno di Zapata e Quagliarella), è tutta in un'occasione dell'ex Quaglairella, su cui Buffon è ben piazzato. Il resto è svagatezza e tatticismo, almeno fino a quando la cattiva sorte non dà un aiutino ad Allegri: a due minuti dall'intervallo Pjanic esce per un fastidio muscolare e il sostituto Douglas Costa pochi attimi dopo dipinge per il destro di Mandzukic il cross che vale il vantaggio. Così Marione, che non aveva mai segnato in campionato nel 2018 (ultima rete a Bologna a metà dicembre) trova la terza rete nelle ultime due gare dopo la doppietta (inutile) al Real.

MARCHIO DOUGLAS — Massimo risultato con il minimo sforzo, con Douglas Costa che si conferma letale per parabole e accelerazioni. Non a caso è sempre lui a mettere sulla testa di Howedes (già, proprio l'oggetto misterioso del mercato estivo, con più minuti passati in infermeria che in campo) il cioccolatino delizioso per il raddoppio, che arriva al 14'. E poi a omaggiare Khedira (al 29') con un altro pallone irresistibile. Tre a zero e tre assist di mister Flash, che vuole griffare il settimo scudetto. A inizio ripresa Giampaolo aveva provato a muovere le acque inserendo Kownacki per Quagliarella, che dà meno punti di riferimento. Ed è lui a creare subito un po' di agitazione nell'area avversaria (palla che finisce a lato), seguito a ruota da Zapata (colpo di testa stoppato da Buffon). Fino al 2-0 di Howedes, che chiude partita e forse anche il campionato. La Signora ferita non molla, anzi diventa ancora più feroce. Napoli avvisato: appuntamento domenica prossima sempre allo Stadium (mercoledì ci sarà la trasferta a Crotone per il turno infrasettimanale) per il match clou della stagione.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/04/2018 23:32
 
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Lazio-Roma 0-0: Radu espulso, due legni per i giallorossi

La squadra di Inzaghi fa la partita ma crea poco,
quella di Di Francesco è più pericolosa (legni di Peres e Dzeko) ma non sfonda.
Espulso il terzino biancoceleste



La Lazio fa la partita ma non tira in porta, la Roma è più stanca e si ferma ai pali: il derby finisce 0-0 e il risultato tiene le squadre appaiate al terzo posto, con il piccolo vantaggio da parte giallorossa legata allo scontro diretto favorevole. Il risultato è casuale, se è vero che la squadra di Inzaghi pare avere a lungo il controllo della gara, almeno fino a quando non resta in dieci. E dall’altra parte Di Francesco può recriminare per i due legni colpiti, l’ultimo al 46’ del secondo tempo da Dzeko.

PRIMO TEMPO — Le formazioni sono quelle annunciate, Inzaghi sceglie Felipe Anderson vicino a Immobile e lascia in panchina Luis Alberto, mentre Di Francesco se la gioca modello Barcellona, riproponendo lo stesso modulo e la stessa formazione, fatta eccezione per Bruno Peres al posto di Florenzi. La Lazio inizia meglio, prova a tenere alti i ritmi e a soffocare con un pressing asfissiante il gioco della Roma. Al 7’ la prima occasione è per Parolo: Jesus e Kolarov si addormentano su un pallone vagante in area, il centrocampista arriva in corsa e spara alto il destro. La linea difensiva della Roma gioca molto alta: in appena 15 minuti Manolas e compagni mettono in fuorigioco cinque volte gli attaccanti di Inzaghi. Così la gara si impantana a centrocampo, dove le due squadre provano a giocare massimo a due tocchi nella speranza di trovare un’imbucata vincente. Proprio questa è la giocata di Milinkovic al 29’: pallone dietro la linea giallorossa per Parolo che non capisce di essere solo - seppur in posizione defilata - e invece di controllare accelera la conclusione sbagliandola. L’ultimo quarto d’ora è invece di marca Roma, che al 37’ confeziona l’unico tiro nello specchio della porta del primo tempo: Nainggolan confezione un gioiello per Peres tagliando fuori Radu, il brasiliano controlla solo davanti a Strakosha spostato sulla destra e centra il palo con un diagonale. Un minuto dopo Dzeko non arriva in tempo al tap-in a pochi passi da Strakosha, dopo un cross di Kolarov. Il match è duro come non può non essere un derby, se è vero che Mazzoleni deve usare quattro volte il cartellino giallo.

DUE VOLTI — Il secondo tempo comincia sulla falsariga del primo: è la Lazio a fare la partita, la Roma si abbassa e prova le ripartenze. Al 7’ un errato disimpegno di Manolas favorisce Immobile, che s’invola verso Alisson ma sbaglia l’ultimo controllo e consente il recupero dei difensori della Roma. Il primo cambio è di Di Francesco, che sostituisce un evanescente Schick con Under. Proprio una ripartenza del turco porta alla conclusione Dzeko, al 13’: destro a giro, alto. Inzaghi risponde con un doppio cambio: al 14' fuori Felipe Anderson e Lulic, dentro Luis Alberto e Lukaku. Al 16' primo nello specchio della Lazio: sinistro di Marusic, Alisson blocca a terra. L’occasione più grande, per la Lazio, arriva all’inizio del minuto 21: Peres perde un pallone in uscita, Milinkovic dal limite scucchiaia per Immobile che allarga troppo l’esterno destro sul secondo palo. Al 29’ Manolas, colpito duro in precedenza da Immobile, lascia il campo a Florenzi: Di Francesco non cambia modulo, Kolarov scala a fare il terzo centrale, Peres va a sinistra, Florenzi a destra. Non passa neanche un minuto, la Lazio buca a sinistra, il pallone arriva a Luis Alberto che dal limite sfiora il palo con il destro. Al 35' la Lazio resta in dieci: Radu trattiene Under, Mazzoleni estrae il secondo giallo per il romeno. A quel punto Di Francesco toglie Peres inserendo El Shaarawy per un 4-2-3-1, mentre Inzaghi rinuncia a Immobile per Bastos. L’inerzia cambia totalmente, la Roma si riversa nella metà campo avversaria alla ricerca dei tre punti, anche se Milinkovic si mette a fare l’attaccante e proprio lui costruisce un’occasione d’oro per Marusic, sul quale è provvidenziale il recupero di El Shaarawy al momento del tiro. Poi Dzeko ha tre grandi occasioni in meno di un minuto, tra il 45 e il 46’: prima si vede parare da Strakosha il colpo di testa su cross di Under, poi stampa sulla traversa un’altra zuccata a Strakosha battuto, infine sfiora il palo con una conclusione dal limite. C’è ancora spazio per un recupero di Kolarov al 48’ su un contropiede Lazio e un tentativo da metà campo di Milinkovic che spaventa Alisson. Lo 0-0 sa di Champions, qualificazione che oggi sarebbe centrata da entrambe le squadre.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
15/04/2018 23:38
 
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SERIE A 2017/2018 31ª Giornata (12ª di Ritorno)

14/04/2018
Cagliari - Udinese 2-1
Chievo - Torino 0-0
Genoa - Crotone 1-0
Atalanta - Inter 0-0
15/04/2018
Fiorentina - Spal 0-0
Bologna - Hellas Verona 2-0
Milan - Napoli 0-0
Sassuolo - Benevento 2-2
Juventus - Sampdoria 3-0
Lazio - Roma 0-0

Classifica
1) Juventus punti 84;
2) Napoli punti 78;
3) Lazio e Roma punti 61;
5) Inter punti 60;
6) Milan punti 53;
7) Fiorentina punti 51;
8) Atalanta punti 49;
9) Sampdoria punti 48;
10) Torino punti 46;
11) Genoa e Bologna punti 38;
13) Udinese punti 33;
14) Cagliari punti 32;
15) Sassuolo punti 31;
16) Chievo punti 30;
17) Spal punti 28;
18) Crotone punti 27;
19) Hellas Verona punti 25;
20) Benevento punti 14.

(gazzetta.it)
18/04/2018 21:03
 
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Inter, Spalletti: "Icardi poteva segnare di più.
Karamoh, quel colpo di tacco..."

L'allenatore nerazzurro dopo il 4-0 al Cagliari: "La squadra mi è piaciuta,
anche se prima di mettere al sicuro il risultato non avevamo il ritmo giusto"


"Dopo aver messo al sicuro il risultato la palla viaggiava al ritmo corretto, prima non c'era la cadenza giusta. Ma tutto sommato abbiamo fatto una buona partita, la squadra mi è piaciuta. Se è questa l'Inter che vorrei? Direi di sì". Parola di Luciano Spalletti, che analizza il 4-0 della sua Inter al Cagliari ai microfoni di Premium Sport. "Icardi? Sono contento per i 25 gol, anche se immagino che sia lui a non essere contento, perché avrebbe potuto capitalizzare di più. Ha fatto tanto movimento, ha aiutato la squadra, ma sotto l’aspetto della realizzazione penso che lui non sia felice, so che vorrebbe portare a casa tutto".


KARAMOH E QUEL TACCO — Dal capitano agli altri protagonisti, Spalletti parla dei singoli: "Rafinha? È un calciatore che sa giocare tra le linee, è bravo ad abbassarsi quando gli avversari ripartono e poi, in fase di possesso, ha un bel piede. Karamoh? È un calciatore forte, dal punto di vista dell’estro ti lascia lì, mentre sotto l’aspetto dell’equilibrio e del ragionamento diventa difficile trovarlo dentro alla squadra. Ma è forte, al pubblico piace, anche se il colpo di tacco che ha fatto è un gesto che non deve ripetere se vuole diventare un campione: va responsabilizzato e sotto porta deve migliorare, ma ha grandi qualità e ampi margini". Chiusura su Gagliardini, uscito in barella per infortunio: "Ci mancherà, perché ha caratteristiche che nessun altro ha nel nostro centrocampo".

IN MASCHERA — Simpatico siparietto poi a Sky Sport: quando gli mostrano una maschera che lo raffigura, Spalletti la porta al volto e commenta: "Sono io questo? Secondo me potrei metterla, starei meglio. La tengo volentieri, stasera mi presento con indosso questa davanti alla mia bimba...".

SABATINI — Al tecnico toscano chiedono anche un commento sulle parole di Sabatini ("il mio addio all'Inter dolorosissimo") e lui risponde così: "Sabatini è una persona alla quale voglio bene, è di grande cultura e sentimento. Aspetto che mi inviti a cena. Il resto commentatelo voi".

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/04/2018 21:06
 
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Benevento-Atalanta 0-3. Gol di Freuler, Barrow e Gomez

Dopo 20' De Zerbi crolla: lo svizzero apre al 21', al 49' bis del 19enne (appena entrato), tris del Papu.
De Roon fallisce un rigore. In serata i campani potrebbero essere in Serie B


Quattro minuti per scrivere una storia. A Musa Barrow tanti ne bastano per rendere interessante un pomeriggio apparso improvvisamente scontato. I quattro minuti che cambiano il presente di questo attaccante di 19 anni sono i primi della ripresa: il tempo di entrare, timbrare la settima presenza in Serie A e chiudere la gara del Vigorito firmando il primo gol in A (quello dello 0-2). L'Atalanta travolge in casa un Benevento che questa sera, se la Spal vincerà o se la Spal perde e il Crotone vince, sarà matematicamente in Serie B. Sblocca Freuler, chiude il Papu: Gasperini ha lanciato ufficialmente l'attacco di primavera all'Europa.

AGILE E SMART — Gambe brillanti pronti via, fiato corto e testa appesantitasi improvvisamente una volta incassato il primo colpo. Si consuma troppo presto questo Benevento: 20' di calcio gradevole sono pur sempre apprezzabili da una squadra spacciata da mesi. Ma, evidentemente, il ritorno in Serie B prossimo ad essere certificato anche dalla aritmetica rappresenta un blocco decisivo per i ragazzi di De Zerbi. Mai seriamente in pericolo questa Atalanta esperta, forte e solida. Venti minuti, i primi, però non sono affatto da buttare per i campani: dal giro palla a metà campo alla capacità di aggredire con cinque-sei uomini in possesso, dalla regia di Viola con accanto un Del Pinto che comincia mettendo non poco in difficoltà i più titolati De Roon e Freuler. L'avvio piacevole, ordinato, a sprazzi intenso dei campani è premiato dopo 18' dalla prima occasione. Quando Brignola spacca in due la difesa dell'Atalanta e mette Diabaté comodamente davanti a Berisha, a Benevento sono già tutti pronti a festeggiare l'ennesimo gol del lungagnone maliano. E invece la scelta, stavolta, di andare di suola si trasforma in un pallonetto sciagurato.


SUONA LA SVEGLIA — Incredibile, ma vero. La chance è una sveglia per un'Atalanta fino a questo punto sorniona e attendista. In pochi minuti, la Gasperini band risponde colpo su colpo: passano sessanta secondi e Hateboer impegna per la prima volta Puggioni, centottanta e il cerchio si chiude. Cristante sfonda nel mezzo della difesa, e davanti a Puggioni brilla per altruismo servendo una palla comoda comoda a Freuler. Accompagnare in fondo alla rete è un giochetto da ragazzi. Il Benevento agile e smart dell'avvio scompare; l'Atalanta prende il sopravvento: rischi zero, controllo totale, concede solo due gialli fino all'intervallo. Quando si riparte c'è Barrow al posto di Petagna e Castagne per Mancini: al gambiano bastano 4' per fare 2-0. E' il suo primo gol in Serie A. C'è ancora il tempo per un rigore (chiamato dal Var) sprecato da De Roon (scivola su una zolla: palla alta) e per il tris del Papu Gomez. Ci si trascina al 90', e la gara sembra divenuta un'amichevole per l'Atalanta. Gasperini è tornato in corsa per l'Europa League.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/04/2018 23:42
 
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Crotone-Juventus 1-1: gol di Alex Sandro e Simy

Rovesciata pazzesca del centravanti di Zenga, che risponde al gol di Alex Sandro.
Il Napoli arriva allo scontro diretto di domenica sera con soli 4 punti di ritardo


Dopo la Spal e dopo Diabaté, la Juventus doveva aver capito quanto si suda sui campi di provincia. E, invece, no: a Crotone ha peccato ancora di presunzione, dilapidando due punti e complicandosi il futuro prossimo. Sul campo di un agguerritissimo Zenga, le è andato di traverso un altro centravanti possente. E un’altra rovesciata spettacolare: l’acrobazia del nigeriano Simy, lontana parente di quella di Ronaldo, pareggia la zuccata di Alex Sandro. Ma, soprattutto, ribalta il campionato e avvicina pericolosamente il Napoli. Adesso cambia completamente la prospettiva dello scontro diretto: in certi momenti era a +9 da Sarri, ma Allegri si presenterà allo Stadium domenica "solo" a +4.

LA GARA — La sorpresa di Allegri è l’inserimento di Sturaro, giusto per dare un po’ di ossigeno allo spremutissimo Khedira dell’ultimo periodo: inizialmente largo a sinistra sulla trequarti nel caro vecchio 4-2-3-1. Ma la soluzione è un lampo momentaneo, già al minuto nove Max lo sposta più indietro e più a destra: diventa la più tradizionale delle mezzali con i soliti compiti da guastatore. Accanto, al posto di Pjanic infortunato, torna Marchisio a dirigere il traffico: potrebbero essere gli ultimi due mesi nella sua Juve e ogni occasione rimasta può servire per far leva sulla nostalgia, ma il Principino fatica ormai a uscire dal compitino. Zenga ha una buona squadra, a dispetto delle quattro cadute nelle ultime cinque uscite. Anche stasera dimostra ordine con un Mandragora, juventino in pectore, cagnaccio di mezzo. In più è Diaby, fastidiosa zanzara di fascia nel 4-3-3 con Simy puntello centrale, a creare i maggiori problemi. Ma la Juve sorniona sonnecchia senza mai dormire, colpisce come d’abitudine, con un blitz chirurgico: certo, se hai Douglas Costa, in questo momento il giocatore più squilibrante del campionato, il resto è una conseguenza.

IL VANTAGGIO — Da una delle tante accelerazioni dell’ala nasce una singolare connection brasiliana con il colpo di testa dell’1-0 del connazionale Alex Sandro. Non è un anestetico per il fervore crotonese, anzi qualche altra buona giocata qua e là si intravede, assieme a delle individualità che serviranno in questo finale di stagione: il lungagnone Simy fermato da Szczesny nell’unica vera occasione crotonese e, soprattutto, il terzino mancino Martella. Ha fisico e piede tagliente: per conferme, chiedere a Lichtsteiner, ma pure a Benatia bravo a giganteggiare sui tanti cross che piovono. Nel complesso, però, la Juve va in controllo, con un filo di gas e un orecchio al San Paolo: Dybala sembra usare due marce in meno della scheggia Douglas e pure il Pipita (a digiuno di esultanze da un mese) non sembra lui.

LA ROVESCIATA — Lo scossone della ripresa lo dà un retropassaggio di Benatia preso con le mani da Szczesny e valutato come volontario. Tradotto: punizione a due in area e sul calcio forte di Faraoni c’è la respinta bassa del polacco, molto più che un portiere di riserva come insegna questa stagione. Ma ancora di più, a segnare la partita e (forse) il campionato è la rovesciata ronaldesca di Simy che fa tremare il ponteggio dello Scida. E porta il pubblico a usare cori simpatici per paragonare il nigeriano a Cristiano: un altro gol più unico che raro subìto e, in fondo, meritato dalla Signora, un po’ troppo distratta nell’approccio al secondo tempo. E solo a quel punto è obbligata a uscire dal torpore, con i riccioli di Cuadrado a dare un po’ di follia: inizia così lo show di Cordaz, eccezionale in volo sul mancino di Matuidi. E ancora più prodigioso dopo, quando Bentancur sfonda e serve in mezzo Higuain: il Pipita, solissimo in mezzo, dovrebbe solo spingerla in rete e invece spara di rabbia centralmente. Un errore che pesa parecchio: per una volta a Napoli lo ringrazieranno.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/04/2018 23:46
 
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Serie A, Fiorentina-Lazio 3-4:
tris di Veretout, ma decide Luis Alberto

Espulsi Sportiello e Murgia.
Scatenato il francese, ma i biancocelesti trovano la doppietta
dello spagnolo e i gol di Caceres e Felipe Anderson


Sette gol, cartellini rossi, interventi della Var: succede di tutto al Franchi. La Lazio vince e resta lanciatissima nella corsa alla Champions. Perde invece una generosa Fiorentina che vede complicarsi la strada per l'Europa considerando i contemporanei successi di Sampdoria ed Atalanta. E' Luis Alberto a segnare il gol del 4-3 finale dopo che la Lazio si era ritrovata sotto prima 2-0 e poi 3-2. Viola molto offensiva con Simeone, Chiesa, Eysseric e Gil Dias in campo contemporaneamente. Nella Lazio Immobile recupera e gioca, Parolo si ferma nel riscaldamento. Al suo posto Murgia.


DUE ROSSI E UN VIOLA — Sette minuti e la partita cambia fisionomia. Sportiello e Pezzella non si intendono, ne approfitta Immobile che dalla fascia destra calcia in direzione della porta. Sportiello para fuori dall'area e per Damato l'intervento vale il cartellino rosso. A niente servono le enormi proteste della Fiorentina. Pioli sostituisce Eysseric con Dragowski ed un minuto dopo si dispera nuovamente. Chiesa infatti, si mangia il vantaggio tutto solo davanti a Strakosha sparando alto. Le emozioni non finiscono ed al 15' Chiesa si invola nuovamente verso Strakosha trovando l'opposizione di Murgia. Punizione, rosso e parità numerica ristabilita tra le proteste ospiti. Per la Lazio piove sul bagnato e proprio su quel calcio piazzato Veretout infila il portiere ospite con un destro perfetto.

PARI LAZIO — Inzaghi cambia. Fuori un difensore, De Vrij, dentro Felipe Anderson. Proprio il brasiliano serve Immobile a centro area, Milenkovic salva alla disperata. Il 10 contro 10 lascia spazi enormi alle due squadre e la partita è divertentissima. Al 28' Biraghi entra in area e viene agganciato da dietro da Luiz Felipe. Rigore calciato e trasformato da Veretout. Al 35' è Lucas Leiva a cadere in area chiedendo il rigore. Inzaghi protesta e viene espulso. Damato consulta la Var, mantenendo la decisione iniziale. Solo corner. Quattro minuti dopo la Lazio accorcia con una gran punizione di Luis Alberto. Prima dell'intervallo la Lazio trova addirittura il pareggio con Caceres sugli sviluppi di un calcio d'angolo. Clamoroso però l'errore di Dragowski che se la butta in porta con il petto.

VERETOUT 3, LAZIO 4 — Squadre in campo con gli stessi protagonisti. Compreso Veretout che dopo nove minuti recupera palla su Lucas Leiva, salta Luiz Felipe e trova un diagonale perfetto che batte ancora Strakosha. Terzo gol della serata e pallone a casa. Ottavo centro in questo campionato, decimo stagionale. La partita però è lontanissima dal finire ed al 15' la Var toglie un rigore fischiato da Damato alla Lazio per un precedente fuorigioco di Immobile. Il pareggio arriva comunque grazie ad una perla da fuori di Felipe Anderson che batte ancora una volta Dragowski. Due minuti e gli ospiti vanno addirittura in vantaggio con un guizzo di Luis Alberto che anticipa Pezzella su cross di Marusic. Rete che risulterà decisiva. Pioli prova ad inserire forze fresche, puntando su Falcinelli e Saponara. La Lazio controlla e sembra non fare troppa fatica nel finale. Finisce così con gli ospiti in festa per un risultato di straordinaria importanza in chiave Champions. La Viola, un punto nelle ultime due partite, si allontana momentaneamente dall'Europa: uscendo dal campo, comunque, a testa altissima.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
18/04/2018 23:49
 
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Serie A, Verona-Sassuolo 0-1. Lemos lancia Iachini

Una papera del portiere dell'Hellas regala la vittoria ai ragazzi di Iachini:
Pecchia sprofonda a -4 dalla quartultima posizione occupata dalla Spal



Lo spareggio è del Sassuolo. Con merito. Gli emiliani costruiscono nel primo tempo e difendono con ordine il golletto prodotto da questa superiorità nella seconda parte della sfida dove più che giocare si lotta senza arrivare mai al tiro in porta. Nervi a fior di pelle per i giocatori del Verona, con Pecchia (contestatissimo dagli spalti) che cambia uomini e sistemi tattici alla disperata ricerca di qualcuno o qualcosa in grado di sovvertire una sconfitta che vale la condanna alla B almeno dal punto di vista psicologico visto che il Bentegodi ha espresso con chiarezza la sua sfiducia nei confronti del tecnico e della società. Laddove i pochi ma calorosissimi tifosi di Sassuolo hanno salutato l'ennesimo prodigio: ormai Iachini può sentirsi al sicuro. Con i tre punti di ieri e il conseguente salto in alto i neroverdi respirano aria molto più salubre.

IL FATTACCIO — In una stagione sbagliata può anche capitare che il giocatore fin lì migliore in campo, l'autore di tre parate difficili e decisive, sì, il portiere Nicolas, commetta un errore choccante per i compagni, testimoni allibiti del fattaccio, che diventa decisivo sull'esito finale della partita. Dunque su un pallone spedito in area sugli sviluppi di un corner, Nicolas esce rapido a risolvere il duello tra Politano e Ferrari, portando via la palla ai due contendenti. Solo che nella foga, il pallone gli scappa di mano e plana docile sul mancino di Lemos, unico "curioso" rimasto in zona a vedere se quell'azione potesse avere una coda favorevole mentre compagni e avversari avevano già battezzato il rinvio lungo del portiere veronese. Per Lemos è davvero troppo facile spedire nella rete sguarnita: sul Bentegodi cala un gigantesco getto di acqua gelata.

PARALISI — La curva non ha nemmeno la forza di fischiare poiché Nicolas aveva strappato applausi e ovazioni quando in precedenza si era opposto con bravura ai tentativi di Mazzitelli, Politano e Berardi, due dei quali da brevissima distanza. Insomma, se si era giunti al 38' sullo 0-0 lo si doveva essenzialmente all'estremo difensore gialloblù. E in una circostanza, la prima (2') quando Politano lo aveva saltato in dribbling, in suo soccorso era arrivato Vukovic per respingere prima che la sfera oltrepassasse la linea bianca.

PRODEZZA — In apertura del match si era invece segnalato l'altro portiere, Consigli, prodigioso nel reagire a una staffilata di Zuculini. Questa zampata in corsa (2') rimarrà l'unico serio tentativo dei veneti. Che al triplice fischio di Guida escono dal campo fischiatissimi. Come impegno niente da dire ma la squadra, per giunta falcidiata dalle assenze si è confermata nella sua fatale sterilità offensiva. La matematica non condanna ancora, la logica sì. Cercasi miracolo.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta delo Sport
18/04/2018 23:53
 
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Napoli-Udinese 4-2.
Milik e Tonelli firmano la rimonta, Juve a +4

Due volte sotto gli azzurri si scatenano nell'ultima mezzora:
Jankto e Ingelsson portano i friulani avanti, in mezzo Insigne.
Poi Sarri dilaga con Albiol, Milik e Tonelli. Oddo salta?


Da meno nove a meno quattro in una serata vietata ai deboli di cuore. Il Napoli si avvicina allo scontro diretto contro la Juve con un carico di entusiasmo enorme perché da Fuorigrotta continuano ad arrivare segnali che lasciano intravedere qualcosa di distante ma non più irraggiungibile: lo scudetto. Udinese sconfitta, ma mai doma e che ha fornito una prestazione in assoluta controtendenza con il periodaccio attuale: questa è la decima sconfitta consecutiva (adesso Oddo salta?). Seconda rimonta consecutiva in casa, invece, per la squadra di Sarri dopo quella con il Chievo, a testimonianza di quanto gli azzurri credano di poter conquistare il tricolore, per il quale Reina e compagni sembrano davvero disposti a tutto.


BOTTA E RISPOSTA — Oddo ha schierato una squadra imbottita di riserve, causa infortuni, squalifiche e strategia finalizzata al match di domenica con il Crotone. In sofferenza, inizialmente, la giovane mezzala Ingelsson, opposto al vivace ex di turno Zielinski (del polacco l'assist per Insigne, vicinissimo al gol al 10'). Sarri si è lanciato in un turnover ampio ripescando Tonelli e Diawara, già in campo con il Chievo, e riproponendo Milik davanti (vista la diffida di Mertens e la condizione brillante del polacco). Tante le marcature a uomo studiate da Oddo, altrettanti logicamente i rischi vista la qualità del Napoli negli uno contro uno. Comunque, ospiti molto aggressivi e azzurri costretti a cercare qualche soluzione da fuori (vedi Hamsik all'ottavo, parata di Bizzarri). Insomma, tema tattico come da copione con qualche zingarata di Insigne, molto ispirato, da un lato e l'intraprendente Jankto dall'altro. Pericoloso Barak al 26' su azione d'angolo, attento Reina. Da quel momento più Udinese che Napoli e legittimo gol dei friulani al 41' con il solito Jankto, ben servito da Zampano, a sua volta imbeccato sulla destra da Perica. Dubbio offsfide, ma l'arbitro ha convalidato. Nemmeno il tempo di annotare il vantaggio ospite che al secondo di recupero Insigne, assistito da Zielinski, ha saltato Nuytinck e trovato l'angolino basso alla sinistra di Bizzarri. Subito dopo miracolo di Reina su incornata di Jankto e poi tutti al riposo.


POKER AZZURRO — Ripresa al via senza cambi, ma con le squadre molto lunghe rispetto alla prima frazione. Il Napoli ha iniziato a provarci con Diawara ed Hamsik, mostrando subito i denti. L'Udinese ha risposto però sull'asse Barak-Jankto chiamando in causa ancora Reina. La corsia destra dei friulani ha creato poi i presupposti per il nuovo vantaggio con il consueto cross di Zampano e l'inserimento da sinistra verso il centro di Inglesson il cui tiro al volo è risultato imparabile per Reina. Così Sarri ha messo dentro Mertens ed è passato al 4-2-3-1 per ribaltare il risultato. È stata la mossa vincente. Il San Paolo ha spinto gli azzurri, Bizzarri ha spinto sopra la traversa un angolo velenoso di Callejon e sul corner successivo Albiol è volato sopra Nuytinck trovando il gol del due a due. A quel punto, Napoli all'assalto e zampata di Milik su deviazione di Bizzarri dopo un destro in diagonale di Callejon. Il gol del tre a due ha "ripagato" il polacco della gioia che Donnarumma gli aveva negato a San Siro. A chiudere la partita è stato un protagonista inaspettato, Tonelli: azione fotocopia a quella del gol di Albiol e capocciata vincente dell'ex centrale dell'Empoli che ha fatto esplodere il San Paolo, sul quale sembra ci sia una sorta di magia. Vedere, per credere, il modo nel quale, a portiere battuto, la traversa nel finale ha privato Perica del gol e l'Udinese delle speranze di rimonta. Così il Napoli ha potuto comodamente godersi quanto stava accadendo proprio in quei minuti a Crotone. La corsa scudetto è riaperta.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma-Genoa 2-1, Di Francesco ringrazia Ünder e torna terzo

I giallorossi superano il Grifone coi gol del turco e l'autogol di Zukanovic.
Inutile la rete di Lapadula per i rossoblù



Con tanta fatica, ma alla fine la Roma torna alla vittoria in campionato dopo tre turni (con due soli punti) e replica ai successi di Inter e Lazio in chiave Champions. Non è stato facile, però, soprattutto nell’ultima mezzora di gioco, quando il Genoa ha messo dentro Rossi e Medeiros e ha cambiato atteggiamento. A decidere il match il settimo gol stagionale di Ünder e un’autorete dell’ex Zukanovic, a cui ha replicato il sigillo di un Lapadula che ha combattuto come un leone per tutte la partita.

GRAFFIO TURCO — Di Francesco alla fine cambia l’intero centrocampo (dentro Gerson, Gonalons e Lorenzo Pellegrini, fuori De Rossi, Strootman e Nainggolan), torna al 4-3-3 e in attacco rilancia dal via anche Ünder ed El Shaarawy. Ballardini, invece, lascia a riposo Lazovic, Bessa e Laxalt e prova a giocarsela con la solita densità a difesa di Perin. La Roma ci mette un po’ a trovare le misure, anche perché c’è da giocare più in orizzontale che in verticale, ma una volta passata in vantaggio (17’, punizione dalla trequarti di Kolarov e tap-in vincente di Under) trova il modo anche di sciogliersi. Prima era stato sempre lo stesso Ünder a rendersi pericoloso con un preziosismo in area, poi tocca a Florenzi (21’, tiro fuori da buona posizione) ed El Shaarawy (22’, alto al termine di una bella triangolazione con Pellegrini e Gerson) mettere i brividi a Perin. El Shaarawy accorcia spesso verso il centrocampo per trovare palloni e liberare spazi, a destra Florenzi e Under lavorano bene come catena. E il Genoa? Bertolacci ci prova anche un paio di volte ad accendere in verticale Lapadula, ma la punta rossoblù non trova mai i tempi giusti. Migliore a sinistra spinge bene, ma il problema è il palleggio in mezzo al campo che lascia a desiderare.

BOTTA E RISPOSTA — Nella ripresa la partita si mette in discesa per la Roma, grazie all’autorete di un ex, Zukanovic, che su angolo di Kolarov (7’) insacca alla spalle di Perin. Allora Ballardini decide di sbilanciarsi mettendo Medeiros e passando al 3-4-1-2. Poi è anche la volta di Rossi, con Medeiros spostato come esterno di centrocampo. La mossa paga subito, con Rigoni che ruba palla a Gerson (16’) e in verticale trova Lapadula, che con un tiro a giro brucia Alisson in uscita. Poi è Rossi ad avere una palla buona, ma la battuta al volo è debole (nonostante Alisson la metta fuori). Allora Di Francesco corre ai ripari che poi vuol dire tornare alla difesa a tre, con Manolas dentro per Gerson. E proprio il greco al 34’ sbaglia un appoggio a centrocampo generando la ripartenza del Genoa, ma Medeiros spreca tutto a ridosso dell’area piccola. Con il Genoa che prende sempre più coraggio, serve gente di sostanza. Così l’ultima carta di Di Francesco è Strootman, per la battaglia in mezzo al campo. E la Roma potrebbe chiudere i conti con Florenzi in ben due occasioni, ma Perin è sempre perfetto (e Florenzi egoista sulla seconda, dove poteva servire Dzeko a porta vuota). Finisce così, con la Roma ancora terza ed il Genoa pieno di pensieri. Se la fosse giocata prima la partita, chissà come sarebbe andata a finire.

Andrea Pugliese

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18/04/2018 23:59
 
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Sampdoria-Bologna 1-0, Zapata al 93' fa un gol da tre punti

La squadra di Giampaolo, che aveva vinto solo una volta nelle ultime sei partite,
va a sprazzi ma nel finale il colombiano entra e prima colpisce il palo e poi risolve



La Samp vince all'ultimo assalto, con una preghiera di Zapata che punisce oltre misura un Bologna ben organizzato e che avrebbe meritato di più. Così i blucerchiati alimentano le proprie speranze di trovare un posto in Europa per la prossima stagione. I blucerchiati ci provano ma senza furore né lucidità, il Bologna si difende con ordine e senza mai rinunciare alla replica. Sembra un inevitabile 0-0 ma all'ultimo assalto Zapata cambia la storia del match.

TURNOVER — La Samp, una sola vittoria nelle sei uscite precedenti, deve ricominciare a far punti per alimentare le ambizioni di Europa. Giampaolo mescola le carte schierando Strinic, Linetty e Kownacki nell’undici partente, Donadoni sceglie il 3-5-2 con Avenatti e Verdi davanti. Dieci minuti senza sussulti, poi crescono intensità e ritmo. La Samp tiene il pallino ma il Bologna non rinuncia a pungere di rimessa: sono degli ospiti il primo corner e anche il primo tiro. La prima occasione è però dei padroni di casa, che gridano al gol su un destro a giro di Caprari fuori di pochi centimetri. Nel finale di tempo la partita si infiamma con due penetrazioni in area sprecate a causa di tiri-cross fuori misura: di Linetty e Dzemaili gli errori. Così all’intervallo il risultato è ancora sul punteggio di partenza.

FIAMMATE — Nella ripresa il Bologna prova ad aumentare il possesso palla, la Samp va a fiammate e arriva anche in area ma senza mai trovare il guizzo vincente. Ma sono gli emiliani a salire di rendimento, grazie anche alla migliore reattività sulle seconde palle. Verdi ci prova di controbalzo e su palla ferma, dopo che Nagy aveva costretto al giallo Silvestre. La Samp si fa addirittura costringere nella propria metà campo e allora Giampaolo prova a cambiare qualcosa: dentro la fisicità di Zapata, fuori il talento ancora acerbo di Kownacki. Il colombiano prima asfalta (letteralmente) Helander poi prova ad assistere per Caprari, ma il trequartista è impreciso e allora arriva il turno di Gaston Ramirez. Ma la Samp è troppo imprecisa per far male a un Bologna organizzato, che anzi sogna il colpaccio grazie a Viviano, il quale rischia una papera che avrebbe fatto epoca (palla innocua che gli passa tra le gambe, prima del disperato recupero sulla riga).

POI ARRIVA DUVAN — Zapata trova un altro paio di fiammate ma nessuno lo assiste ed è Viviano a salvare due volte i suoi (su Palacio e Dzemaili). E quando in un tardivo forcing finale Gonzalez spunta dal nulla a murare Praet, Zapata colpisce il palo e Quagliarella di testa gira fuori, molti doriani pensano che lo 0-0 sia una sentenza inevitabile. Poi, a 10 secondi dalla fine, arriva la zampata di Zapata. E la Samp torna a respirare aria d’Europa.

Gasport

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19/04/2018 00:03
 
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Spal-Chievo 0-0, e poche emozioni.
Pucciarelli si ferma sul palo

Un punto che serve poco a entrambe, ma che lascia pressoché immutata la corsa salvezza.
I ferraresi chiudono con la sesta X consecutiva, come il Cagliari nel 2006



A entrambe sarebbero serviti i tre punti per allungare sulla zona rossa, Spal e Chievo si accontentano di un punto che tiene ancora in vita (solo in termini aritmetici, per la verità) il Benevento. La formazione ferrarese aggiunge un tassello alla pareggite che l'affligge da sei turni (raggiunto il Cagliari della stagione 2006-2007), mentre i clivensi tornano a far punti in trasferta dopo nove turni a secco. Alla fine i veneti salgono a quota 31 con gli emiliani a 29, il Crotone (che ferma sull'1-1 la Juve) a 28 e il Verona (battuto dal Sassuolo) a 25.

SORPRESA RADOVANOVIC — Semplici recupera in mezzo al campo Kurtic, in dubbio fino all'ultimo, e in attacco preferisce Paloschi a Floccari al fianco di Antenucci. Maran, invece, schiera a sorpresa Radovanovic al centro della difesa a tre con Gamberini e Tomovic, con Jaroszynski e Depaoli a tutta fascia in un inedito 3-5-2 che vede Giaccherini un po' più avanzato a sostegno di Pucciarelli e Inglese.

PARTE MEGLIO LA SPAL — Dopo una prima fase di studio e sterile fraseggio, è la Spal a provare con più insistenza la via del gol. Prima Mattiello trova Hetemaj sulla traiettoria della conclusione e qualche minuto più tardi è Sorrentino a compiere un miracolo con la mano di richiamo ed evitare l'autorete di Tomovic che aveva deviato di testa la conclusione di Cionek. Sul finale di primo tempo la Spal è sfortunata: il colpo di testa di Kurtic finisce sulla schiena di Gamberini e poi tra le mani di Sorrentino.

FINALE VIVACE — La formazione di Semplici fatica a giocare sugli esterni, trova spesso traffico al centro del campo ed è troppo lenta in transizione. Allora il Chievo prende campo e si rende pericoloso in contropiede: Giaccherini parte a destra, lascia a Inglese che controlla in area e apre per Pucciarelli che calcia di prima intenzione con il piattone destro. Palo pieno. È in questo momento che la gara si accende. Entrambe le squadre non si accontentano più del pareggio e si allungano. Inglese impegna di testa Meret che blocca poco al di là della linea di porta (ma l'attaccante era fuorigioco) e, sul ribaltamento di fronte, Sorrentino anticipa Bonazzoli sul cross basso di Antenucci. E allo scadere ci prova Inglese da fuori area, ma la conclusione è alta di poco.

Gasport

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