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Campionato di Serie A 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:22
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23/12/2017 23:42
 
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Sassuolo-Inter 1-0, Falcinelli gol, Icardi sbaglia.
Secondo k.o. per Spalletti

Decide un contropiede dei neroverdi nel primo tempo, poi Consigli para un rigore al capitano nerazzurro



Un'altra sconfitta e ora i fantasmi attorno all'Inter acquistano contorni più definiti. Dopo gli stenti col Pordenone e il k.o. interno con l'Udinese, la squadra di Spalletti perde anche contro un Sassuolo non certo irresistibile e si avvicina nel modo peggiore al derby di Coppa e allo spareggio Champions contro la Lazio. Decide un gol di Falcinelli, quello della doppietta ai tempi del Crotone. Icardi invece è il personaggio negativo, visto che si mangia due gol nel primo tempo e fallisce un rigore a inizio ripresa. Ma tutta la squadra mostra chiari limiti quando deve fare la partita contro un avversario che si chiude. Nel campionato scorso l'Inter di Pioli si squagliò dopo un 7-1 all'Atalanta. Questa volta invece sembra scomparsa dopo il 5-0 al Chievo. Parallelo inquietante.

SORPRESA CANCELO — Iachini dopo il turnover di Coppa ripropone Politano e Berardi ai lati di Falcinelli. Torna anche il centrocampo titolare, mentre Spalletti (privo dello squalificato Vecino) lancia Cancelo ma come terzino, con D'Ambosio che passa a sinistra. Formazione offensiva, completata da Brozovic trequartista. E proprio il croato sarà la croce e delizia nerazzurra di un primo tempo in cui emergono i limiti della squadra si Spalletti. L'Inter infatti fa la partita, ma quasi per inerzia, faticando maledettamente quando arriva sulla trequarti avversaria. L'unico capace di accendere la luce è Brozovic, che per due volte mette Icardi davanti alla porta. Sulla prima Mauro mette a sedere Consigli ma poi manda incredibilmente a lato di destro. Viene sì segnalato un fuorigioco, che però in caso di gol la Var avrebbe cancellato perché inesistente. Sulla seconda l'argentino supera il portiere con un pallonetto ma al momento di appoggiarla viene anticipato da Acerbi. Il Sassuolo si difende con ordine e prova a ripartire. Handanovic tiene un mancino di Berardi dopo scambio con Politano. Ma il portiere partecipa negativamente all'azione che al 34' porta in vantaggio i padroni di casa. Politano, che era passato a destra dopo pochi minuti, si fa indisturbato 70 metri in fascia e crossa per Falcinelli, che sfrutta la mancata uscita di Handa e anticipa Cancelo, schiantandosi poi sul palo. L'Inter fatica a reagire, masticando sempre lo stesso calcio che trova sfoghi solo sugli esterni - e quasi sempre a destra, con Perisic mai dentro al gioco -, anche perché Borja (peraltro meno lucido del solito), Gagliardini e lo stesso Brozovic - primo colpevole sul gol per la libertà che concede a Politano - si inseriscono poco.

TOCCA A EDER — Spalletti inizia il secondo tempo con Eder per Brozovic. L'Inter schiuma rabbia e si procura subito un rigore per mani di Acerbi su cross di Cancelo. Per Icardi però sembra proprio una giornata maledetta, visto che Consigli lo ipnotizza dal dischetto e mantiene i suoi in vantaggio. Il Sassuolo anzi all'8' rischia di segnare in contropiede nelle praterie concesse dall'avversario. Gara almeno più viva. Candreva non vede Perisic e scaglia il sinistro su Consigli, poi Acerbi anticipa Icardi, cercato da Perisic. Valeri, che lo aveva già richiamato, espelle Iachini per proteste. L'Inter per i primi 20' della ripresa è un'onda in piena, ma rischia grosso quando Ragusa - appena entrato per Berardi - innesca Falcinelli che però sballa il destro. Spalletti punta su Joao Mario ma si fa male D'Ambrosio (trauma distorsivo al ginocchio sinistro) e quindi entra Dalbert. Joao poi entra per Miranda, con Gagliardini che si abbassa. Ma la squadra non risponde comunque ai comandi, tenta solo cross che esaltano Acerbi e Goldaniga ed è Handanovic che deve salvare su Politano. Icardi ed Eder nel finale completano l'opera di autolesionismo. Natale amarissimo in casa Inter.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/12/2017 23:46
 
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Spal-Torino 2-2: doppietta di Iago in 10',
poi rimontano Viviani e Antenucci

I granata si illudono con le due reti dello spagnolo in avvio di gara,
poi arriva la rimonta tra la fine del primo tempo e l'avvio di ripresa.
Palo di Belotti al novantaquattresimo



Sembrava tutto finito dopo dieci minuti: la doppietta di Iago Falque aveva già regalato al Toro la possibilità di festeggiare un Natale molto allegro. E invece i granata si sono accontentati, la Spal ha lottato come fa sempre e alla fine il 2-2 è giusto perché la squadra di Semplici ha saputo andare oltre i propri limiti mentre quella di Mihajlovic è uscita progressivamente dalla partita, limitandosi a un sussulto nel finale quando ha colpito un palo con Belotti.

PRIMO TEMPO — Nemmeno il tempo di dare un'occhiata alle squadre e il Torino è già in vantaggio: lancio lungo di Molinaro, pisolino della difesa di Semplici e tocco preciso di destro di Iago Falque. Sono passati 18" e la partita del Torino è già in discesa. La Spal conferma una certa difficoltà nell'approccio alle gare e, se servisse una riprova, al 10' il Toro raddoppia: Salamon perde palla sulla trequarti, Belotti e Baselli organizzano una ripartenza, Mattiello respinge la conclusione del centrocampista e Iago da due passi realizza il comodo tap-in. La Spal prova a rialzare la testa sfruttando la corsia di destra, più attiva di quella di sinistra. Lazzari si propone tante volte anche se poi è solitamente impreciso al cross. Schiattarella è il più continuo e al 30' effettua il primo tiro della sua squadra sul quale Sirigu è bravo a intervenire. I calci piazzati sono un fattore importante per la Spal, che proprio da fermo riapre la gara al 42': bellissima punizione di Viviani e stavolta Sirigu non può intervenire.

SECONDO TEMPO — Dopo l'intervallo la Spal alza il baricentro mentre i granata non riescono più a proporsi in avanti. Sirigu vola su un tiro al volo di Grassi, che riprende la respinta e viene atterrato da De Silvestri. Valeri non se ne accorge, il Var Gavillucci sì ed il rigore è inevitabile: Antenucci lo trasforma con freddezza. La Spal, contenta del pareggio e comprensibilmente stanca, rallenta il ritmo e il Toro mette finalmente il naso oltre la metà campo. Però i granata tirano una volta sola, al 49' e potrebbe essere la svolta della partita: angolo di Berenguer, testa di Belotti, palo interno e miracolo di Viviani che rinvia mentre la palla sta per finire in porta. Finisce 2-2 ed è il risultato più giusto.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/12/2017 23:49
 
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Udinese-Verona 4-0: Barak, Widmer e Lasagna lanciano Oddo

Quarta vittoria di fila dei friulani che travolgono i venenti
e salgono a 24 punti con una partita da recuperare.
Gialloblù penultimi



Oddo conquista la quarta vittoria di fila rifilando quattro gol alla squadra che l’ha visto debuttare in A 17 anni fa e che scompare davanti a un’inequivocabile dimostrazione di forza. L’Udinese comincia a fare la partita dal primo minuto e va avanti fino al novantesimo, decidendo come e quando alzare il ritmo perché davanti si trova un avversario, il Verona emergenziale (fuori anche Caceres bloccato dal mal di schiena), che spesso finisce con 10 giocatori dietro la linea del pallone.

CHE DOMINIO — L’Udinese domina un po’ dovunque: a centrocampo dove Barak e Jankto sono il valore aggiunto mentre Behrami fa il play ma segue anche Bessa; sulle fasce dove Adnan frena Romulo e spinge mentre Widmer, a destra, fa lo stesso con Souprayen. La vittoria matura poco per volta: l’antipasto è il colpo di testa di Lasagna al 19’, due minuti più tardi Souprayen salva in scivolata su Maxi Lopez, un intervento che ha del prodigioso. Il gol è vicino e arriva al 28’: da Adnan a Widmer che rimette al centro per Barak. L’opposizione di Zuculini è troppo molle (il centrocampista alza le braccia perché ha paura di fare fallo), Barak ha il tempo di girarsi e battere Nicolas. Poi il raddoppio: tiro del ceco in gran forma (per lui terzo gol in tre partite), Nicolas respinge male, arriva Lasagna, ancora tiro, stavolta il portiere brasiliano ci mette il corpo e para anche se in modo precario. Ma c’è l’onnipresente Widmer, che anticipa Verde e batte Nicolas mentre Heurtaux tenta un disperato salvataggio. E’ 2-0 per l’Udinese: giusto così.

MA DOV'E' IL VERONA? — Nel secondo tempo non cambia nulla, nel senso che l’Udinese continua a dominare. E fa tris al minuto 23 ancora con Barak, che sfrutta una sponda intelligente di Lasagna. Che, dopo qualche errore, lascia finalmente la firma sulla goleada: assist di Jankto, KL15 vince il duello di forza con Heurtaux e batte il frastornato Nicolas. Ma non è finita: c’è da ricordare la traversa di Larsen e il salvataggio di Nicolas (di piede) su tiro di Adnan. Poi Maresca fischia la fine della partita e del pomeriggio da incubo dell’Hellas.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/12/2017 23:52
 
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Milan-Atalanta 0-2: Cristante e Ilicic in gol, Gattuso al secondo k.o. di fila

Rossoneri in ginocchio a San Siro:
l'ex sblocca nel primo tempo e lo sloveno raddoppia nella ripresa.
Per Ringhio bilancio negativo: 3 sconfitte, un pari e 2 vittorie



Il gol di destro di Josip Ilicic, più mancino del vecchio Partito Comunista, è un segno dell’apocalisse. Gattuso lo vede materializzarsi dopo 26 minuti del secondo tempo, quando l’Atalanta è avanti 1-0 a San Siro e il Milan è nel momento migliore della sua partita. Spinazzola da sinistra mette in mezzo una palla commovente – perfetta, imprendibile per Bonucci ma al millimetro per il compagno – e Ilicic a pochi metri da Donnarumma completa l’esecuzione. Lo stato d’animo a volte gira in un secondo e lo stadio, fino a un attimo prima un po’ freddo ma speranzoso, passa alla contestazione: Milan-Atalanta non cambia più e finisce 0-2, gol di Cristante e Ilicic. Abbastanza da rendere il Natale terrificante: il Milan è nono a -21 dal Napoli e, in attesa del posticipo, a -14 dal quarto posto. Quel che è peggio, il cambio di allenatore ha quasi peggiorato una squadra da quattro punti in quattro partite. Il Milan ancora una volta non ribalta uno svantaggio, reagisce meglio di altri giorni ma resta una squadra molto fragile. Oltre la mente, poi, c’è il calcio. Il Milan dopo 18 giornate e due allenatori sembra spesso senza un piano di gioco. Gattuso questa volta cambia ancora – Borini e Cutrone esterni d’attacco, Bonaventura e Montolivo a metà campo con Kessie – ma offensivamente trova poco. Qualche pericolo, una parata nemmeno complicata di Berisha.

FISCHI — Kalinic è ovviamente parte della spiegazione. Nikola comincia con un’entrata che ai milanisti fa venire il sacro terrore della Var - i suoi tacchetti restano tatuati sulla gamba di Toloi – poi pensa al campo ed è prezioso con gli assist. Il Milan dopo l’intervallo va vicino a segnare sia con Kessie dopo 5 minuti sia con Borini a metà secondo tempo, due tiri nati da due sponde del 7 croato. Il problema è la finalizzazione. Kalinic è sfortunato su una girata+tiro respinta ma gestisce male la miglior occasione della sua partita: quando l’orologio è quasi arrivato all’ora, Borini crossa da destra e Nikola prima controlla bene, poi centra Hateboer al momento di trovare la porta. Anche per questo, quando esce viene fischiato dal pubblico, che invoca attributi ogni cinque minuti e risparmia quasi nessuno. Una parte di San Siro se la prende anche con la famiglia Donnarumma: Gigio è fischiato da qualche tifoso sia all’annuncio delle formazioni sia all’inizio del secondo tempo, quando raggiunge la porta sotto la curva, e più di qualcuno tira fuori il fischietto anche quando lo speaker annuncia Antonio tra le riserve.

BRAVO GASP — L’Atalanta nello psicodramma rischia di passare in secondo piano, condanna non meritata perché Gasp riprende la Samp e sale sesto, in piena zona Europa. I bianchi sono ordinati, sanno sempre che cosa devono fare, magari non esplodono di intensità ma gestiscono la partita molto bene. Gasperini rinuncia a Ilicic e all’inizio manda i tre centrali difensivi a difendere sulle tre punte avversarie, marcando a uomo a tutto campo. Per i primi 10 minuti l’Atalanta tiene palla spesso e la recupera in fretta con il solito sistema di ri-aggressione, poi sblocca la partita con Cristante dopo mezz’ora. Il gol è come certi incidenti all’incrocio: un concorso di colpa. Cutrone regala una punizione evitabile e, sul cross, Bonucci perde di vista Caldara. Donnarumma respinge male il colpo di testa del difensore e Musacchio perde la gara di reattività con Cristante, che arriva per primo sulla palla vagante e la mette in zona-incrocio. Basta così per indirizzare la serata, perché il Milan è una squadra da lettino - materiale da psicanalista - e paga anche… la tecnologia nell’azione che poteva cambiare il pomeriggio. Dopo 13 minuti Cutrone inizia di energia un’azione che sfocia in un cross di Kessie. Berisha esce male e la palla finisce prima su un braccio di Cutrone, poi a Bonaventura, che da un metro mette in porta. Fabbri prima convalida, poi mette le mani a rettangolo e annulla con la Var. Al di là di un tiro di Bonaventura su altro errore di Berisha, il Milan non va più così vicino al gol. Allora Bonucci chiede scusa alla curva, mentre la squadra esce ancora tra i fischi. Ormai a San Siro è una colonna sonora tradizionale, più di "Jingle Bells" cantato dai bambini rossoneri all'intervallo.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/12/2017 23:55
 
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Juventus-Roma 1-0: decide Benatia, traversa di Florenzi

La rete del difensore nel primo tempo è decisiva.
Poi la squadra di Allegri manca il raddoppio, prima della traversa
e dell'errore di Schick, murato da Szczesny nel recupero


Allo Stadium non si passa. Cambiano gli allenatori (giallorossi) ma la prassi resta sempre la stessa: dopo Garcia e Spalletti, anche Di Francesco s'inchina a casa della Signora: 1-0 di misura, ma basta alla Juve per staccare virtualmente la Roma (che vincendo nel recupero con la Samp sarebbe stata a pari punti con i bianconeri) e restare agganciata al Napoli. Dopo la vittoria al San Paolo, la Juve vince un altro scontro diretto senza subire gol. Indice di solidità e del buon momento che sta attraversando la Signora, che può permettersi anche di rinunciare ai big.

LA LEGGE DELL'EX — La squadra di Allegri, senza Dybala (terza panchina di fila in campionato, stavolta zero minuti giocati: entra Bernardeschi ma lui resta seduto) e ancora con il centrocampo a tre trova il vantaggio dopo meno di venti minuti: su calcio d'angolo ci vogliono tre tentativi prima che il pallone entri in porta. Ce lo mette Benatia, dopo che Allison nella stessa azione aveva murato il colpo di testa di Chiellini e spedito sulla traversa la ribattuta del difensore marocchino. Benatia è il simbolo della Signora che ha trovato un nuovo assetto in difesa e ormai è tornata a non prendere più gol. Contro la Roma, squadra con cui aveva giocato prima di passare al Bayern, è tornato a esibirsi nell'esultanza con la mitraglia. Prima dell'1-0 più Juve che Roma: i bianconeri ci provano con Higuain (due volte) e con Matuidi, i giallorossi hanno l'occasione del pareggio intorno alla mezzora su contropiede di Perotti, ma El Shaarawy viene fermato da Szczesny, molto bravo nell'occasione. La Roma non riesce a rifornire Dzeko e in difesa non pare così solida, la Juve invece conferma il buon momento di forma: si chiude e poi riparte con i suoi piedi buoni. Prima dell'intervallo i padroni di casa reclamano per un calcio di rigore (uscita di Alisson, dubbia, su Higuain) che però l'arbitro non assegna.

TRAVERSA ED ERRORI — L'inizio della ripresa è sempre griffato Juve: Higuain dopo pochi minuti si divora il raddoppio su una bella palla di Khedira. Più tardi sempre il Pipita si farà prima murare il destro da De Rossi e poi sparerà ancora alto. Pericoloso Matuidi (intervento di Allison). Di Francesco prova a inventarsi qualcosa: fuori El Shaarawy (non brillantissimo) e dentro Schick. Al 25' Nainggolan fa pervenire sul destro di Dzeko il primo pallone buono, che il bosniaco però avrebbe potuto calciare meglio, visto che non inquadra lo specchio della porta. Roma che deve mangiarsi le mani però più per l'occasione di Florenzi alla mezzora, che smarcatosi benissimo da Alex Sandro e Chiellini prende in pieno la traversa e poi non ha la prontezza di avventarsi sulla ribattuta. Nel finale la traversa ferma anche Pjanic, ma i titoli di coda sono per Schick, che dopo un erroraccio di Benatia che lo lancia in porta tira tra le braccia di Szczesny. Nulla da fare: allo Stadium non si passa.

Fabiana Della Valle

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23/12/2017 23:55
 
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SERIE A 2017/2018 18ª Giornata (18ª di Andata)

22/12/2017
Chievo - Bologna 2-3
Cagliari - Fiorentina 0-1
23/12/2017
Lazio - Crotone 4-0
Genoa - Benevento 1-0
Napoli - Sampdoria 3-2
Sassuolo - Inter 1-0
Spal - Torino 2-2
Udinese - Hellas Verona 4-0
Milan - Atalanta 0-2
Juventus - Roma 1-0

Classifica
1) Napoli punti 45;
2) Juventus punti 44;
3) Inter punti 40;
4) Roma(*) punti 38;
5) Lazio(*) punti 36;
6) Sampdoria(*) e Atalanta punti 27;
8) Fiorentina punti 26;
9) Udinese(*), Torino, Milan e Bologna punti 23;
13) Chievo punti 21;
14) Sassuolo punti 20;
15) Genoa e Cagliari punti 17;
17) Spal e Crotone punti 15;
19) Hellas Verona punti 13;
20) Benevento punti 1.

(*) Sampdoria, Roma, Lazio e Udinese una partita in meno.


(gazzetta.it)
30/12/2017 13:52
 
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Serie A, Crotone-Napoli 0-1:
Hamsik in gol, Sarri è campione d'inverno

Decide il capitano azzurro al 17', bravo a infilare Cordaz con un sinistro perfetto.
Proteste dei padroni di casa per un "mani" in area di Mertens a metà secondo tempo


Napoli campione di inverno, senza entusiasmare ma con il cinismo delle grandi squadre. Decisivo Hamsik, uscito definitivamente dalla crisi di inizio stagione, ed ora uomo in più della sua squadra. Il Crotone non demerita, va vicino al pari e reclama per un "mani" in area di Mertens a metà secondo tempo. Sarri però può sorridere perché la difesa resta impermeabile, come spesso nella prima parte di questo campionato. Con Mertens e Callejon al palo, il segreto del primato è proprio nella retroguardia.


FATTORE 17 — Napoli con i titolarissimi e Maggio a destra. Hysaj ha traslocato a sinistra dal lato di Trotta, ex dal dente avvelenato (ha giocato nel vivaio azzurro prima di emigrare in Inghilterra). Zenga ha messo il Crotone a specchio, anche se proprio Trotta spesso ha affiancato Budimir, ovviamente con molti effettivi dietro la linea della palla (Simic ha sostituito Ajeti ma poi, infortunato, ha lasciato il posto a Sampirisi). Ospiti in controllo e solita spinta a sinistra, dove ha coperto Rhoden, sull'asse Hamsik-Insigne con Jorginho ispirato in regia. Al primo tiro in porta Napoli avanti, minuto 17 e gol del 17, cioè Marek Hamsik, alla terza rete consecutiva. Si è sbloccato il capitano a Torino e ha sbloccato il Napoli. Troppi errori tecnici da parte dei calabresi che hanno provato ad alzare un po' la pressione rischiando però di lasciare qualche spazio letale (come quello concesso ad Insigne al 35', gran parata di Cordaz). Mertens ha provato talvolta ad allargarsi anche lui sulla sinistra ma senza incidere, poco incisivi anche gli inserimenti centrali di Stoian.

POCHI RISCHI, UN BRIVIDO — Nella ripresa i padroni di casa hanno portato Rodhen a sinistra provando a sfondare tra Maggio ed Albiol. Da quel lato Stoian ha portato il primo pericolo a Reina (destro a lato non di molto) mentre Jorginho ha continuato a far girare il pallone e il Napoli nonostante il Crotone sia apparso più coraggioso (un sospetto tocco tra petto e braccio di Mertens in area scatena la protesta della squadra di casa). Quando Trotta ha sfiorato ha sfiorato il pari su errore, poi corretto, di Reina, il Napoli si è risvegliato ed Insigne ha preso la traversa dai 20 metri con Cordaz battuto (e poi bravo su Callejon sulla ribattuta). Ripreso il controllo, la squadra di Sarri ha gestito senza soffrire troppo (ma Reina ha parato bene su Crociata) "rischiando" di raddoppiare nel finale con una bomba da fuori di Diawara (miracoloso Cordaz). Brivido finale per il contatto Maggio-Ceccherini ma successo meritato per gli azzurri, con Allan migliore in campo, e Napoli primo dunque al giro di boa.

Gianluca Monti

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30/12/2017 16:23
 
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Serie A: Fiorentina-Milan 1-1.
Calhanoglu risponde a Simeone

Viola più propositivi, ma le parate di Gigio Donnarumma aiutano Gattuso a uscire dal Franchi con un punto


Fiorentina e Milan si prendono un punto che non fa esultare nessuno ma che permette a entrambe di restare a galla: i viola si lasciano alle spalle la delusione dell’uscita dalla Coppa Italia e in campionato continuano la striscia positiva di sette risultati. Il Milan torna in trasferta dopo Benevento e Verona e mostra di aver compiuto un passo avanti. Uscendo indenne dal Franchi, Gattuso dà continuità al successo nel derby.


SUPER GIGIO — Le squadre sono quelle annunciate, ma una sola grande novità c’è: gioca Gil Dias nella Fiorentina per Chiesa non al meglio della forma. Federico è però l’uomo che dà velocità ai viola e in campo l’assenza si nota parecchio. Il Milan si adegua ai ritmi bassi, non che nelle ultime uscite – derby a parte – abbia mai brillato per velocità d’esecuzione. Il primo tempo è così molle e lento che il pranzo sembra già sullo stomaco. Succede solo alla fine della frazione che la Fiorentina si accenda: una punizione di Veretout, un’occasione di Simeone e una di Gil Dias che carambola sulla traversa. Lì si mette in mostra Gigio Donnarumma al rientro da titolare dopo la panchina con l’Inter. Il fratello piccolo è tornato grande: se il Milan finisce la frazione in pareggio è grazie a lui. C’è anche un caso arbitrale che fa discutere: Simeone approfitta di un errore di Romagnoli e si invola verso l’area, salvo essere steso al limite dallo stesso difensore. Il 13 rossonero si becca il giallo ma il dubbio sulla possibilità di espulsione resta. Dal Milan nessun tiro verso la porta di Sportiello.

CHOLITO-HAKAN — La ripresa si avvia con il solito gioco lento, magari intenso e fisico ma mai pungente. Almeno all’inizio, poi la sensazione e i numeri si invertono. Su Badelj è ancora SuperGigio a deviare, replica anche Sportiello sul solito mancino a giro di Suso. Così anche il Milan si affaccia finalmente nell’area viola. Arrivano nella stessa sequenza anche i gol: su cross di Biraghi svetta Simeone in mezzo alla coppia – colpevole – Bonucci e Romagnoli. E’ però immediata la reazione rossonera con Suso che dalla sua fascia si crea lo spazio per calciare: Sportiello non trattiene e rimette sui piedi di Calhanoglu, che pareggia. E’ una partita che va ora di pari passo: al brivido finale del diagonale di Thereau risponde il primo tentativo del subentrato Silva. Finisce dunque pari: nel gioco più viola che Milan, ma il pareggio ci sta.

Alessandra Gozzini

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30/12/2017 23:44
 
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Atalanta-Cagliari 1-2, fuochi d'artificio
di Pavoletti e Padoin, Gomez non basta

L'attaccante e l'ex nerazzurro firmano lo 0-2 già nel primo tempo.
Nella ripresa i padroni di casa tentano la rimonta, ma errori di mira e Rafael fermano la squadra di Gasperini.
Del Papu il gol della bandiera. Espulso Miangue a tempo scaduto



E dopo aver conquistato 11 punti in 5 partite, l’Atalanta s’inchioda contro un Cagliari, favorito dagli episodi, che limita al minimo i rischi e gestisce, anche se con qualche difficoltà, il doppio vantaggio. E che si rialza dopo due sconfitte di fila.

CAGLIARI GOL E DIFESA - Sorprese nelle formazioni: Gollini e Rafael in porta, mentre Gasperini tiene in panchina Caldara e Cristante, Lopez rinuncia a Barella bloccato da un infortunio. L’Atalanta che attacca, il Cagliari che si difende: il copione è ben definito. Ma c’è un però: il gol rossoblù arriva in tempi brevissimi e sconvolge i piani di Gasperini. Minuto 6: angolo di Cigarini da sinistra, Ceppitelli si alza ma rinuncia a colpire il pallone, che finisce a Pavoletti, che indisturbato stacca di testa, togliendo il tempo a Mancini. L’Atalanta accusa il colpo? No, si riorganizza subito e comincia a spingere, con Ilicic che dopo un quarto d’ora va a fare il trequartista e soprattutto il Papu Gomez che da sinistra si accentra per tentare il tiro col piede preferito, il destro. Al 23’, inatteso, il raddoppio: rinvio non felicissimo di Gollini, Spinazzola controlla male il pallone e lo perde, Faragò ne approfitta, vede Farias lanciato, lo serve: il brasiliano fa una decina i metri e manda l’ex Padoin davanti a Gollini. Inutile l’uscita del vice Berisha. L’Atalanta raddoppia la rabbia, ma non la lucidità e fatica a trovare spazi. Il Cagliari pensa soprattutto a difendersi e potrebbe addirittura fare tris in contropiede con Farias, che si allunga troppo il pallone: Gollini blocca.

QUANTI ERRORI - Nel secondo tempo, l’Atalanta riprende ad attaccare con Cornelius al posto di Petagna (oggi inconcludente), ma il Cagliari cerca di uscire dalla sua metà campo. Gli uomini di Gasperini potrebbero segnare tre volte nel giro di pochi minuti, subito dopo la mezz’ora: da Cornelius a De Roon, bella palla per Gomez che non ci arriva di un soffio. Poi c’è un tiro di Ilicic, Rafael sbaglia la respinta, ma Cristante sparacchia fuori da buona posizione. E’ ancora Cornelius a impegnare Rafael. Ma la partita è segnata. E nel finale il Papu, il migliore dei suoi, rompe finalmente il digiuno che durava da tre mesi sfruttando un delizioso assist di Toloi. Almeno nell’Atalanta c’è qualcuno che festeggia. E al 50' Miangue si fa espellere per un intervento su Orsolini.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2017 23:47
 
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Benevento-Chievo 1-0: decide la zampata di Coda

L'ex attaccante di Parma e Salernitana risolve il match a metà del secondo tempo:
è la prima vittoria assoluta in Serie A per la squadra di De Zerbi. Veneti in crisi


E poi arriva lo scossone in coda, grazie a un colpo di... Coda. Il Benevento chiude nel migliore dei modi il suo orribile girone di andata, vincendo la prima gara della sua storia in Serie A. Basta il gol dell'ex attaccante di Parma e Salernitana per piegare il Chievo, ormai abbonato a regalare le prime gioie in Serie A alle matricole (lo scorso anno lo fece col Crotone). Il Benevento scongiura anche il record negativo dell'Ancona di Jardel e Bucchi, che nel 2003-04 vinse la prima partita alla ventinovesima giornata.

MATCH — Il Chievo, che a dicembre ha preso solo un punto (pari con la Roma), perdendo le altre tre e incassando 9 gol, inizia la gara molto corto ed è il Benevento a fare la partita. Il diktat? Sempre il solito di De Zerbi, che usa il campo come un elastico, stringendo e allargando gli esterni. Nel 3-4-3 disegnato dal tecnico lombardo c'è Brignola, 18enne all'esordio da titolare in Serie A, pescato dal mazzo al posto di Ciciretti (problema muscolare last minute). Ed è proprio il quasi omonimo del portiere-eroe Brignoli che ha la chance più importante del primo tempo, ma il sinistro è ciccato e respinto da Sorrentino. Il Chievo – che sonnecchia e crea scompiglio solo con una mischia nella quale Hetemaj viene murato – subisce il ritmo degli avversari, che fanno partire tonnellate di cross verso l'area avversaria. Palla a terra, invece, Parigini si gira con un passo e trova super Sorrentino, che mette in angolo. Azione che costa caro all'ex Chievo, che si fa male alla coscia ed esce per infortunio a 5' dalla fine del primo tempo.

GOL RISOLUTIVO — All'inizio della ripresa il Chievo sembra avere un piglio diverso, ma l'illusione dura poco e le punte non si vedono mai. Pellissier non è in partita, Inglese ha le valigie in mano (direzione Napoli). E Lucioni la prende di testa in difesa e in attacco (miracolo di Sorrentino). Il portiere del Chievo, però, non può nulla sul tocco ravvicinato di Coda, che la mette all'angolo in mezzo a due difensori, per l'1-0 del Benevento, al 64'. Il Vigorito esplode, Maran butta dentro Garritano e Pucciarelli (Inglese era già uscito da un pezzo). Ma non succede più nulla, con il Benevento che gestisce senza patemi nei minuti finali (quasi sempre fatali in questa stagione), con Lucioni che spazza via tutto dall'area e Viola che sfiora il 2-0 su punizione al 50'. La salvezza resta una chimera per i campani, ma la prima vittoria rimane un traguardo storico. Per il Chievo una sconfitta che certifica la crisi: così, salvarsi a marzo come al solito diventa difficile.

Giuseppe Di Giovanni

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2017 23:51
 
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Bologna-Udinese 1-2, Lasagna regala la quinta vittoria di fila a Oddo

I friulani vincono una partita aperta fino alla fine e mettono nel mirino la zona Europa.
Dopo l'autorete di Danilo, Widmer nel primo tempo e l'ex Carpi nel secondo ribaltano il risultato



Il colpo da tre punti della Super Udinese in rimonta al Dall'Ara suggella il dicembre perfetto della squadra di Massimo Oddo che raccoglie la quinta vittoria di fila dentro ad un mese magico che ha completamente svoltato la stagione friulana. L'en plein porta la firma di KL, ovvero Kevin Lasagna, autore del gran sigillo in apertura di secondo tempo che riassume tutti i meriti dell'Udinese. Ma a cambiare il volto della gara è il tecnico Oddo con l'innesto di De Paul, un giocatore sempre più decisivo nell'economia del gioco bianconero.

PROFUMO D'EUROPA — La sfida tra due squadre in salute, guidate da un campione del Mondo (Oddo, Germania 2006) e da un vice campione del Mondo (Donadoni, Usa 1994) verso la zona che profuma d'Europa, è molto stuzzicante. Il Bologna rilancia Di Francesco, subito titolare dopo 40 giorni di assenza per infortunio, preferito a Palacio, mentre l'Udinese rispolvera Maxi Lopez come seconda punta al posto di De Paul.

LA PARTITA — Subito al 1' c'è una palla-gol per la squadra di casa: Di Francesco centra sul secondo dove piomba Verdi che colpisce alla testa Jantko con una volèe destinata sotto la traversa. La risposta degli ospiti è un tiro al volo di Lasagna che Mirante blocca a terra con qualche brivido. La partita è molto bloccata: il Bologna, in inferiorità numerica a centrocampo (3 contro 5), cerca di saltare la mediana con lanci lunghi, l'Udinese fraseggia molto nello stretto ma non mette mai le punte in condizione di tirare il porta. All'improvviso i rossoblù passano in vantaggio con un'iniziativa di Verdi che attacca l'area uno contro tutti, il suo tentativo di tiro (o forse di cross) viene contrastato da Danilo, il rimbalzo genera una beffardo pallonetto fuori dalla portata di Bizzarri. Alla fine si tratta di autogol del difensore brasiliano e non del settimo sigillo dell'attaccante di Donadoni. Poco dopo arriva il pari, anche in questo caso facilitato da un errore difensivo: Adnan, arrembante sulla fascia sinistra, crossa per Widmer sulla fascia opposta: lo svizzero in tutta solitudine, ringrazia il buco di Masina (completamente fuori posizione) e infila di testa con l'aiuto del palo interno.

RIMONTA — In avvio di ripresa Oddo cambia lo spento Maxi per il più affidabile De Paul, una mossa che sortisce subito un effetto positivo col gol del vantaggio friulano, frutto di una bellissima azione in velocità con 4 tocchi di 4 giocatori diversi, nell'ordine Adnan-Jankto-DePaul-Lasagna: tocca al bomberone scaraventare in rete l'assist del compagno neo entrato prendendo d'infilata la difesa emiliana. Una rete da ricordare e tramandare ai posteri.L'ingresso di Palacio, con relativo cambio di sistema (4-2-3-1), è la pronta reazione di Donadoni che però deve guardarsi dal contropiede bianconero. Barak cerca il tris ma Mirante è pronto alla deviazione, dall'altra parte Bizzarri è altrettanto attento a respingere due volte su Destro. Il finale, col pathos allungato dai 7' di recupero, è uno sterile assedio del Bologna che deve incassare il quinto k.o. interno in campionato mentre l'Udinese, insieme al dicembre perfetto, festeggia il quarto successo esterno.

Andrea Tosi

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2017 23:55
 
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Roma-Sassuolo 1-1: a Pellegrini risponde Missiroli.
La Var annulla 2 gol

Il gol dell'ex, dopo trenta minuti, illude i giallorossi, ripresi poi
da un bel colpo di testa di Missiroli su assist di Peluso, a meno di 15' dalla fine.
La Var toglie una rete a Dzeko e Florenzi



Missiroli risponde a Pellegrini, Cannavaro saluta in lacrime, Iachini non perde neppure all'Olimpico, mentre la Roma allunga il suo periodo negativo e non riesce a rialzare la testa: una vittoria nelle ultime quattro in campionato (cinque stagionali, compresa l'eliminazione dalla Coppa Italia). Il pareggio con il Sassuolo ha il sapore della resa nei discorsi di altissima classifica.

RITMI BASSI — La Roma è quella annunciata, nel Sassuolo Cannavaro chiude da titolare al posto di Caldirola, mentre Berardi non recupera e lascia spazio a Ragusa. Dopo 40 secondi giallorossi subito pericolosi: cross di Pellegrini, il pallone arriva a Dzeko sul secondo palo che col sinistro manda alto. E' un fuoco d'artificio, perché in realtà la Roma si spegne subito e abbassa i ritmi. Così il Sassuolo ha gioco facile nel controllare gli uomini di Di Francesco, lenti e prevedibili. Tanto che è il Sassuolo a bussare dalle parti di Alisson, prima al 9' con Politano che rientra e tira con il sinistro (Alisson blocca), poi al 10' sempre con l'ex, che sfrutta l'assist di Ragusa e la scivolata di Fazio per impegnare - stavolta molto più a fondo - Alisson. Poi più nulla, se non la Roma che conferma le difficoltà di una manovra senza sbocchi offensivi, anche per il primo tempo profondamente negativo di Schick, partito titolare sulla fascia destra. Intorno al 30' dalle parti della Sud, il settore dei tifosi giallorossi, esplode un petardo. Anticipo di Capodanno che - così può essere letto - sveglia dal torpore la Roma. Al 31' arriva il vantaggio: Perotti si accentra sulla sinistra e mette dentro per Schick che cicca un pallone che arriva sui piedi di Dzeko, bravo a leggere la posizione favorevole di Pellegrini: sinistro sul palo lungo e gol dell'ex per il centrocampista. E' un lampo giallorosso, in rete al primo tiro in porta e alla seconda vera occasione creata: sarà stato contento Di Francesco, che alla squadra chiedeva più cinismo dopo le chance sciupate nelle ultime partite. Meno sarà stato soddisfatto, il tecnico, della prestazione. Il Sassuolo prova a reagire: al 37' Schick perde l'ennesimo pallone e innesca un contropiede avversario concluso da Ragusa con un sinistro parato da Alisson. Al 41' ci prova Missiroli con un colpi di testa dopo un cross di Peluso: alto. La Roma si riaffaccia dalle parti di Consigli - inoperoso nel primo tempo - solo al 44', con una giocata individuale di Kolarov, bravo a infilarsi in area ma meno a concludere.


DUE VOLTE VAR — Nel secondo tempo Di Francesco inserisce Jesus al centro della difesa al posto di Manolas, infortunato proprio sul finire della prima frazione. E al 4' subito il secondo cambio, annunciato: fuori Schick, incoraggiato dagli applausi dell'Olimpico, dentro El Shaarawy. All'11' va vicino al raddoppio Nainggolan, che ruba palla a Cannavaro e va in azione personale, conclusione e deviazione in angolo di Consigli. Sugli sviluppi del quale è il Sassuolo a sfiorare il pareggio: Kolarov sbaglia la giocata, Politano innesca Ragusa che va via in tunnel a Jesus e poi conclude alto, invece di servire i compagni a centro area. La cosa fa infuriare Iachini, che non a caso subito dopo sostituisce lo stesso Ragusa con Matri. Grande occasione Roma al 20': Perotti innesca Kolarov che fa finta di crossare, aggira Lirola e serve El Shaarawy, il quale dal limite dell'area piccola con il sinistro centra Consigli sul tap-in. Al 26' Orsato annulla per fuorigioco un gol a Dzeko, confermando attraverso la Var la chiamata in campo del guardalinee Gori. Iachini intanto toglie Duncan per Mazzitelli. Al 31' ancora Dzeko vicino al raddoppio: controllo e destro a girare dal vertice dell'area, pallone di poco fuori. La Roma non chiude il match e al 33' viene punita: Politano serve Peluso, cross in corsa col sinistro e Missiroli di testa a centro area anticipa Jesus e batte Alisson. Di Francesco prova a correre ai ripari: fuori Pellegrini, dentro Under. Al 40' altro episodio da Var: Dzeko allarga per Florenzi che controlla e batte Consigli in uscita, ma Orsato - dopo aver rivisto l'azione - annulla per fuorigioco di Under, giudicato influente per aver bloccato Missiroli. Nell'occasione viene comunque espulso il tecnico del Sassuolo Iachini. Non c'è più tempo. A nulla valgono gli assalti finali della Roma. Ride solo il Sassuolo, che dopo tre vittorie di fila si prende la soddisfazione di uscire indenne dall'Olimpico.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
30/12/2017 23:58
 
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Sampdoria-Spal 2-0, Quagliarella doppietta nel recupero

Prima un rigore, poi un gol in contropiede: l'attaccante
restituisce ai blucerchiati la vittoria che mancava da 5 partite



La Sampdoria cancella la piccola crisi (1 punto in 5 sfide) all’ultimo respiro, battendo 2-0 la Spal solo nei minuti di recupero, grazie ad una doppietta di Quagliarella, arrivato a quota 12 reti, ad un solo gol dal suo record. Il centravanti cancella anche l’unico zero rimasto: ora ha fatto centro con tutte le formazioni iscritte alla Serie A. Così come Giampaolo trova il successo contro l’unica formazione che non aveva ancora battuto.

EQUILIBRIO — Il pressing della Spal rende difficile la costruzione del gioco blucerchiato. La Samp stenta a mettere in moto i suoi attaccanti. Il primo tiro verso la porta di Gomis arriva solo al 20’, con un destro di Quagliarella impreciso. Per vedere la prima occasione da rete bisogna attendere altri dieci minuti: Quagliarella imbecca Ramirez, ma Gomis neutralizza la conclusione di destro del sudamericano. Al 35’ anche la Spal si rende pericolosa su angolo di Viviani, Felipe anticipa tutti di testa ma Viviano ribatte in tuffo. L’equilibrio sparisce nel secondo tempo, quando si affievolisce il pressing dei ferraresi. La Samp preme ma fatica a trovare il gol: Caprari e Ramirez sono imprecisi, Praet trova pronto Gomis, l’occasione migliore arriva per la Spal, con il contropiede lanciato da Salamon per Antenucci, ma Viviano ribatte il tiro.

I GOL — La diga ferrarese cede proprio al 90', quando Oikonomou perde palla in difesa: ne nasce una mischia dove Viviani atterra Ramirez. Per Pairetto è rigore (confermato anche dalla Var, nonostante le proteste dei giocatori della Spal) e Quagliarella non sbaglia dal dischetto. Un minuto e arriva il colpo del ko: Torreira ruba palla, Kownacki rifinisce per Quagliarella ed il 2-0 è semplicissimo.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/12/2017 00:02
 
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Torino-Genoa 0-0: Perin super, Miha non passa. Non basta un buon Niang

Meglio i granata, ma qualche errore di troppo e gli interventi decisivi
del portiere azzurro obbligano il tecnico serbo a un altro pareggio.
Esordio in Serie A con il Grifo per Rossi


Ancora un pari: il Toro spreca un'altra occasione per insediarsi nelle zone nobili della classifica. Contro un Genoa ben felice del punticino. Nonostante il doppio centravanti schierato nella seconda parte da Ballardini (bentornato Pepito Rossi!) i liguri hanno puntato sin dal fischio iniziale al pari consegnandosi agli attacchi dei granata. Senza il Gallo, infortunato, Mihajlovic ha organizzato un tridente agile, dove Niang e Berenguer si scambiavano spesso di posizione mente Falque cercava di aprire la retroguardia dalla fascia destra. Il tourbillon ha generato diverse situazioni da rete due delle quali sventate da Perin con balzi felini. Insomma, fossimo nel pugilato verdetto unanime: Toro stravincente ai punti. Giocando a pallone, il popolo granata ha dovuto ingoiare l'ennesima delusione (fischi e slogan alla fine). Squadra a metà classifica con un impianto di gioco però da quartieri alti: mancano i punti che certifichino il salto in alto. Vedremo se arriveranno nel girone di ritorno.


PRIME OCCASIONI — Il primo tempo decolla a fatica però regala una seconda parte, tinta di granata, dove i pezzi di bravura di Niang e Berenguer infiammano la Maratona e tengono costantemente sul chi vive il portiere ospite Perin. Bravo soprattutto a deviare un destro a giro di Berenguer dalla distanza destinato all'incrocio. Lo sgusciante attaccante torinista ci prova altre due volte però le sue conclusioni risultano meno pericolose. Anche Niang fa sfoggio di classe quando va a deviare al volo, di tacco, un cross di De Silvestri a centro area. La sua conclusione per sorprendere Perin avrebbe dovuto essere più forte. Considerando pure uno stacco di testa di Nkoulou (20') finito di un soffio a lato la cronaca sancisce il vantaggio ai punti degli uomini di Mihajlovic.


QUI GENOA — Il Genoa attende l'impatto degli avversari nella propria metà campo. Non c'è mai un tentativo di riconquista alta del pallone così come i due laterali, Rosi e Laxalt, non superano mai in maniera convinta e insidiosa la metà campo. Ne consegue che l'unica opportunità di far male a Sirigu se la costruisce il vecchio Pandev scoccando un sinistro dal limite che viene deviato in angolo a fil di palo.

ANCORA PERIN — Nella ripresa Ballardini cambia assetto (3-4-1-2) e uomini cercando di portare i suoi centi metri più avanti, però dopo aver incassato un paio di iniziative pericolose (Izzo al 25' salva sulla linea un pallonetto vincente di Niang) ritorna allo schema tattico di partenza chiedendo a Pandev di fare la mezzala sinistra. E' sempre Perin il protagonista assoluto quando al 33' riesce a deviare un micidiale rasoterra di Niang. Poi Falque non inquadra la porta dal limite (sinistro di un soffio a lato) e infine Molinari sventa una minacciosa iniziativa di Pandev, unico sussulto offensivo dei rossoblù. Che portano a casa il risultato in grado di allontanarli un altro po' dal precipizio.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/12/2017 00:02
 
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Inter-Lazio 0-0, Spalletti stavolta prende un punto.
Senza gol lo spareggio Champions

La squadra di Spalletti dopo tre sconfitte consecutive trova
almeno un pari che mantiene immutate le distanze in ottica Champions



Un punto a testa e la corsa alla Champions resta apertissima. Inter-Lazio finisce 0-0 e il punto a testa lascia tutto inalterato in vista del girone di ritorno (leggi qui la classifica).

PRIMO TEMPO — Santon terzino sinistro è l’ultimo ballottaggio risolto da Luciano Spalletti. La sua Inter si infila nel conosciuto 4-2-3-1 per la sfida alla Lazio che vale moltissimo in chiave Champions League. Simone Inzaghi si tiene Immobile come terminale da raggiungere attraverso le incursioni di Milinkovic-Savic e Luis Alberto. Servono 20’ per aprire una partita che alla vigilia avrebbe dovuto fornire spunti e ritmo. Il destro di Milinkovic-Savic dal limite è il primo squillo del tardo pomeriggio: Handanovic devia in corner. La partita però non offre ancora il volto del dominatore e così si naviga a vista. Al 30’ Borja Valero trova Perisic tutto solo nel cuore dell’area e il suo destro di controbalzo incoccia Strakosha che alza sopra la traversa. A conti fatti, va più vicino al gol la squadra di Spalletti rispetto a quella di Inzaghi. La vera emozione del primo tempo però riguarda l’infortunio di Ranocchia che dopo uno scontro prova a restare in campo dopo due controlli medici in pochi minuti. Il centrale finisce il primo tempo e tiene in ansia Spalletti che, a parte il Primavera Lombardoni, non ha più centrali a disposizione se non adattare Santon. L’auto-traversa di Borja Valero di testa su calcio d’angolo laziale chiude un primo tempo decisamente meno sfolgorante del previsto sullo 0-0.

LA RIPRESA — Si riprende con Ranocchia al centro della difesa e tutti gli altri 21 dell’inizio. L’avvio è nerazzurro, l’Inter tiene il gioco e al 12’ il destro di Borja Valero dal limite costringe Strakosha al corner. La pressione interista è positiva e allo stesso tempo arruffona, conseguenza anche della buona volontà che si scontra con l’ordine laziale. Inzaghi al 13’ toglie Lulic e inserisce Lukaku sulla sinistra lasciando immutato il piano tattico. Al 15’ il suddetto ordine laziale disegna una serie di scambi in rapida successione che porta Immobile al cross in area. Skriniar prima colpisce con la gamba, poi con la mano. Per Rocchi è rigore, ma i colleghi del Var lo invitano a rivedere il tutto. Pochi secondi e l’arbitro della sezione di Firenze cancella la decisione riprendendo con la palla contesa che l’inter restituisce alla Lazio. Inzaghi cambia Luis Alberto con Felipe Anderson: il tasso qualitativo, se possibile, aumenta. La prima mossa spallettiana porta il numero 10, quello di Joao Mario che prende il posto di Candreva. Il portoghese, eroe al contrario del derby di Coppa Italia, va a piazzarsi a destra. La Lazio esplode un colpo con Felipe Anderson che al 28’ con un diagonale chiama Handanovic a distendersi. Cala l’attenzione difensiva in casa interista e Parolo trova un pallone orfano in area: la conclusione incontra i guanti del portiere sloveno.

FINALE CALDO — Un’altra incomprensione, questa volta a centrocampo con Joao Mario protagonista, lancia la lazio negli spazi. L’assist di Immobile per Anderson al centro sfiorisce sul fondo. Adesso Inter-Lazio è più godibile con i nerazzurri che soffrono le secondo palle e la reattività avversaria, ma che con l’aiuto degli oltre 60 mila spettatori del Meazza provano a vincere la gara. La sensazione è suffragata dalla scelta di Spalletti che al 38’ toglie Cancelo per inserire Dalbert. Il brasiliano resta a sinistra, Santon va dalla parte opposta. Inzaghi non si accontenta: dentro Nani per Milinkovic-Savic, velocità per andare a vedere cosa c’è dietro la difesa nerazzurra. Il colpo di testa di Perisic e il sinistro dello stesso Nani sono le due occasioni a cavallo del 39’. L’ultima sostituzione interista riguarda Brozovic che prende il posto di Borja Valero al 40’. La partita non svolta e lo 0-0 finale è di più di gradimento all’Inter che chiude il girone d’andata al terzo posto con due punti sulla Roma e quattro sulla Lazio, entrambe con una gara in meno, ma non così scontate contro Sampdoria e Udinese.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 31/12/2017 00:07]
31/12/2017 00:10
 
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Verona-Juventus 1-3: doppio Dybala, a segno anche Matuidi e Caceres

Dopo i gol di Matuidi e Caceres, la Joya segna due reti splendide, la seconda da cineteca.
Bianconeri in scia a Sarri



La festa è arrivata in anticipo e i botti li ha sparati Paulo Dybala. Due messaggi al Napoli e a tutti quelli (Allegri per primo) che aspettavano una reazione dell'argentino, dopo le tre panchine di fila in A. Due gol che consentono alla Juventus di sfatare il tabù Verona, di restare saldamente al secondo posto, allungando sulle altre, e di passare un Capodanno sereno. Un Dybala sufficiente nel primo tempo, male a inizio ripresa ma decisivo nel finale. Che aveva bisogno di segnare per tornare a essere quello di sempre.

LA ZAMPATA DI MATUIDI — Le statistiche dicono che la Juventus non vinceva al Bentegodi, sponda Hellas, dal 2001. Le statistiche però ricordano anche che a Verona, lato Chievo, Massimiliano Allegri diede il via al suo fortunato ciclo bianconero (agosto 2014). Così, tanto per mettere subito i puntini sulle i, la Signora addobbata per l'occasione con l'albero di Natale (visto il periodo, ci sta tutto) indirizza la serata dopo poco più di cinque minuti. Ci prova Higuain, fermato da palo (e da Nicolas, decisivo con la sua deviazione) e sulla ribattuta trova il vantaggio Matuidi, con bel sinistro e con la complicità di Heurtaux. La Juventus inedita (un solo italiano in campo, Chiellini: mai successo in A dal 1994-95 a oggi) e con Dybala di nuovo titolare, insieme a Mandzukic e Higuain, ribadisce subito la sua forza e la voglia di non staccarsi dal Napoli. Il Verona infarcito di ex bianconeri (Caceres, Romulo e Kean) e con Pazzini in panchina però non alza subito bandiera bianca. Prova a reagire e a costruire, ha un solo vero sussulto grazie a un bel tiro di Verde (di poco a lato) e ringrazia Higuian per non aver chiuso il match prima dell'intervallo con una punizione (fuori) ma soprattutto con un'occasionissima su cross di Alex Sandro: palla comoda ma sprecata malamente (addosso al portiere).

RITORNO ALLA JOYA — La ripresa inizia con una sorpresa: fuori Bentancur (che non aveva brillato da sostituto di Pjanic in cabina di regia), dentro Bernardeschi e passaggio al 4-4-2. L'ex viola ci prova con un sinistro, ma è un ex bianconero, Caceres, a trovare la porta e il pareggio con una bella botta da una ventina di metri. Verona coraggioso e Juve che, come spesso le succede, fatica a chiudere le partite. Ci riesce quasi alla mezzora con Dybala, poco luccicante fino a quel momento, ma che poi si concede cinque minuti da vero "diez": doppietta di destro, il piede meno forte. La Joya prima beneficia di una bella azione di Lichtsteiner, poi fa tutto da solo, dribblando tre avversari prima di depositare in rete il pallone della doppietta. Ci starebbe pure la tripletta su punizione, ma Nicolas è reattivo. Il quarto gol non arriva anche perché il poker di Bernardeschi è annullato per fuorigioco di Higuain. Ma bastano le due reti in cinque minuti per far sorridere Dybala e tutta la Juve.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
31/12/2017 00:11
 
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SERIE A 2017/2018 19ª Giornata (19ª di Andata)

29/12/2017
Crotone - Napoli 0-1
30/12/2017
Fiorentina - Milan 1-1
Atalanta - Cagliari 1-2
Benevento - Chievo 1-0
Bologna - Udinese 1-2
Roma - Sassuolo 1-1
Sampdoria - Spal 2-0
Torino - Genoa 0-0
Inter - Lazio 0-0
Hellas Verona - Juventus 1-3

Classifica
1) Napoli punti 48;
2) Juventus punti 47;
3) Inter punti 41;
4) Roma(*) punti 39;
5) Lazio(*) punti 37;
6) Sampdoria(*) punti 30;
7) Fiorentina, Udinese(*) e Atalanta punti 27;
10) Torino e Milan punti 25;
12) Bologna punti 24;
13) Chievo e Sassuolo punti 21;
15) Cagliari punti 20;
16) Genoa punti 18;
17) Spal e Crotone punti 15;
19) Hellas Verona punti 13;
20) Benevento punti 4.

(*) Sampdoria, Roma, Lazio e Udinese una partita in meno.


(gazzetta.it)
05/01/2018 23:28
 
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Chievo-Udinese 1-1: un siluro di Radovanovic, poi autogol di Tomovic

Succede tutto nel 1° tempo.
Clivensi avanti al 9', ma i friulani di Oddo, al sesto risultato utile consecutivo, si salvano...


La serie-Oddo (cinque successi di fila) si ferma al Bentegodi contro un Chievo decisissimo a interrompere il suo periodo difficile (un punto nelle ultime cinque). Il pareggio appare un risultato equo per quanto espresso dalle due formazioni in una ripresa poco spettacolare, mentre punisce i padroni di casa decisamente più insidiosi e vivaci sino al 45'. Già, il Chievo della prima frazione mette sotto l'Udinese in maniera netta e all'intervallo meriterebbe il doppio vantaggio. Invece dopo la prodezza iniziale di Radovanovic (controllo di petto a seguire e gran sinistro di esterno-collo che s'infila all'incrocio) si ritrova sull'1-1 per due episodi sfortunati. Il primo chiama in causa la Var, osservata in cabina di regia da Paolo Silvio Mazzoleni. Il quale pesca in fuorigioco Cacciatore che su pregevole suggerimento da fermo di Birsa era riuscito a girare di testa sotto la traversa sorprendendo Bizzarri.


VAR — Sia l'arbitro Chiffi sia il guardalinee Crispo indicano il centro del campo convalidando il 2-0. L'Udinese incassa il secondo ceffone senza la minima protesta, nessuno ha la sensazione di irregolarità. Siamo al 15', il gioco non riprende ma il controllo televisivo appare semplice routine. E invece, dopo circa 90 secondi, ecco l'ormai famoso disegnino della tv mimato dall'arbitro: rete cancellata per fuorigioco. Vista e rivista l'azione alla televisione si fa davvero fatica a raggiungere una certezza assoluta. Mazzoleni ha deciso per l'annullamento ma non si può di sicuro affermare che arbitro e guardalinee avessero commesso un chiaro errore nel concedere la rete.

AUTOGOL — L'altro accadimento sfortunato per il Chievo si verifica al 41' quando un innocuo traversone di Pezzella dalla sinistra si trasforma nel gol dell'1-1 causa tocco di piede di Tomovic. C'è molta imperizia nell'intervento del difensore veneto che mette fuori causa Sorrentino senza che alle sue spalle ci fosse una sola maglia bianconera. Aveva un compagno... E quindi l'Udinese si ritrova di nuovo in parità senza aver mai calciato in porta.

EQUILIBRIO — Nel secondo tempo succede assai meno. Il Chievo non riesce a mantenere i ritmi forsennati della prima parte e di conseguenza non si fa vedere pericolosamente dalle parti di Bizzarri. Cos' gli unici sussulti arrivano da contropiede dei friulani. Il primo al 30' vede Bastien andare a murare il tiro di Jankto azionato da De Paul; il secondo, più pericoloso, chiama alla finalizzazione Lasagna che colpisce da sette metri. Ma Tomovic si tuffa a pesce per deviargli la conclusione mancina e di fatto riscatta l'autogol.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/01/2018 23:34
 
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Fiorentina-Inter 1-1: Simeone al 91'
risponde a Icardi, Spalletti non vince più

I viola riescono ad acciuffare il pari nel recupero, dopo aver dominato a lungo e costruito tante occasioni da gol


L’Inter non vince più e anche a Firenze inchioda. Al Franchi è 1-1 con i gol di Icardi e Simeone. Un pareggio argentino che sa di beffa per l’Inter in vantaggio fino al primo minuto di recupero ma che in realtà nasconde un’altra prova opaca dei nerazzurri, sofferenti per quasi tutta la serata di fronte alla squadra di Pioli, più frizzante e reattiva.


C'È JOAO — La sorpresa più grossa la porta Luciano Spalletti che lascia in panchina per la prima volta Antonio Candreva per schierare Joao Mario sulla destra nel 4-2-3-1. Al fianco di Milan Skriniar c’è Andrea Ranocchia che stringe i denti e gioca. Stefano Pioli, contro la sua ex squadra, nel 4-3-3 schiera i figli terribili Chiesa-Simeone che ormai si sono fatti uomini con i gol. L’approccio viola è aggressivo e dopo 2’ i toscani potrebbero passare. Da una punizione sulla sinistra la testa di Astori manda fuori giri la difesa nerazzurra e la palla cozza sulla coscia di Simeone senza che l’argentino riesca a coordinarsi. Palla fuori di poco. La Fiorentina è terribilmente sbrigativa. Al 6’ Chiesa calcia fuori dal limite una ripartenza costruita in pochissimi secondi dal limite della propria area. I nerazzurri replicano nella fase iniziale spingendo sulla corsia di destra, quella di lingua portoghese con Cancelo e Joao Mario. Al 9’ un’altra occasione per il Cholito che di testa gira alto sulla traversa. Destino vuole che il primo giallo della partita Valeri lo sventoli per Borja Valero, ex amatissimo a Firenze al quale i suoi tifosi hanno intonato un coro nel pre-gara, che va “lungo” sul pressing a Pezzella. La Fiorentina è più brillante e al 14’ ha un’occasione colossale. Chiesa fugge sulla destra, crossa basso e nell’ordine scivolano Thereau, Skriniar e Ranocchia, ma il francese è il più lesto a rialzarsi e invece di controllare da solo in area, calcia di prima altissimo. Il primo segnale di vita interista concreto è del 17’ con un destro dalla distanza di Gagliardini. I nerazzurri non acchiappano l’occhio, però al 22’ un corner sì con un tiro-cross di Perisic che trova reattivo Sportiello. Dallo stesso calcio d’angolo Cancelo calcia in porta obbligando al portiere ancora a deviare. E’ lo stesso portoghese a offrire a Perisic dalla destra un cross intelligente pochi minuti dopo sul quale il croato mette la testa ma alza troppo (coefficiente di difficoltà altissimo, a essere onesti). La Fiorentina sembra saltare facilmente la prima pressione nerazzurra ritrovandosi troppo spesso già al limite dell’area avversaria. Un accorgimento di Spalletti porta a invertire le fasce a Perisic e Joao Mario nel tentativo di renderti più utili alla causa comune. Il primo tempo finisce 0-0: l’Inter passeggia, Joao Mario ne è l’esempio più evidente; la Fiorentina ha piglio e brillantezza, ma scarsa confidenza con l’opportunità, quella di segnare.

MAURITO NON BASTA — Spalletti rientra per ultimo in campo e lo fa correndo: chissà che sia stato un messaggio subliminale per i suoi. Gli ultimi 45’ prima della pausa del campionato iniziano con gli stessi giocatori. Al 9’ Chiesa lascia partire un sinistro sul quale Handanovic non ci sarebbe mai arrivato, buon per lui che la traiettoria sia troppo esterna. Pochi secondi e l’Inter cambia la serata. Punizione di Cancelo da destra, Icardi sfugge ad Astori e di testa costringe Sportiello al miracolo, ma sulla ribattuta il portiere non può nulla e Maurito torna al gol. Inter in vantaggio, 96° gol in nerazzurro per l’argentino. La reazione della Fiorentina arriva subito con Biraghi, punizione sulla quale Handanovic vola. Pioli toglie Thereau e inserisce Eysseric. Spalletti risponde con Dalbert per Joao Mario al 20’: Santon scivola a destra e Cancelo si alza da ala. Un minuto prima la Fiorentina aveva portato il panico in area nerazzurra con un tiro di Chiesa deviato da Skriniar su Handanovic che respinge senza accorgersene. Pioli aumenta il peso offensivo inserendo Babacar per Benassi lasciando Badelj e Veretout a protezione della difesa. Ranocchia al 28’ si arrende al dolore e nella pausa per l’intervento dei medici Spalletti entra un metro in campo per spiegare a Cancelo come aiutare a coprire sulla destra. Al 30’ Nagatomo prende il posto di Ranocchia e Santon fa il centrale. Al 32’ una ripartenza di Perisic consegna sulla testa di Borja Valero un cross delizioso che l’ex tramuta in una conclusione alta. La rovesciata di Babacar del 33’ è da fotografare con Handanovic che alza sulla traversa. Spalletti chiede a Candreva dieci minuti più recupero di sacrificio sulla destra inserendolo per Cancelo. Ultima sostituzione in casa Viola: fuori Veretout, dentro Gil Dias. Al 41’ gran contropiede dell’Inter: Borja Valero apre per Icardi largo a destra, Mauro mette Candreva davanti Sportiello, lo dribbla e da posizione complicatissima deposita sull’esterno della rete. L’Inter soffre dietro con una difesa inedita, la Fiorentina spinge. E viene premiata al 46’: Eysseric controlla un pallone in area, Santon stringe con Skriniar per chiuderlo lasciando libero Simeone in area piccola. Il Cholito calcia forte sul primo palo e pareggia i conti. Finisce 1-1, per come si erano messe le cose un peccato per l’Inter ripresa nel recupero ma sofferente per tutta la partita.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
06/01/2018 16:13
 
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Torino-Bologna 3-0, Mazzarri ringrazia
De Silvestri, Niang e Iago Falque

Nel giorno dell'esordio del tecnico sulla panchina granata la squadra torna alla vittoria dopo 3 gare.
Al 5' della ripresa Sirigu para un rigore a Pulgar


Ecco dunque, dirompente, l’effetto Mazzarri: il Toro si rialza dopo il derby e affonda un tenero Bologna, l’avversario ideale per cominciare il dopo Sinisa.


TORO RAMPANTE — Nessuna svolta tattica, almeno per il debutto: Mazzarri rinuncia all’amata difesa a 3 e ritocca leggermente il 4-3-3 lasciato in eredità da Mihajlovic, mettendo Iago e Berenguer dietro Niang. Donadoni, invece, cambia tutto: 4-2-3-1 come provato in settimana. Il Toro comincia subito a fare la partita, sfiora il gol con Iago (palla alta). Erroraccio. È un Bologna molle, che non si prende rischi nonostante il modulo offensivo: Destro isolato, Palacio alle sue spalle costruisce poco, il talento Verdi s’imbosca ma anche Di Francesco non si fa vedere. Il Torino schiaccia l’avversario per un quarto d’ora poi si prende una pausa. E va ancora vicinissimo al gol quando, minuto 18, Niang non sa sfruttare il cross da sinistra di Molinaro. Bravo Mirante a respingere, ma l’attaccante, che ha giocato con Mazzarri al Watford, non è esente da colpe. Il Bologna dà segni di esistere al 21’: punizione di Verdi, Sirigu respinge con una certa difficoltà. Poi Destro non sfrutta una bel recupero di Poli. E al 38’ ecco, meritato, il vantaggio: inutile fallo sull’out destro di Mbaye su Iago. Punizione di Berenguer e gran colpo di testa di De Silvestri che ruba il tempo a Pulgar.

BOLOGNA DISASTRO — Il Bologna potrebbe riaprire la partita all’inizio della ripresa: l’arbitro Damato non giudica scorretto il contatto tra Molinaro e Verdi, poi chiede aiuto alla Var e cambia idea: giusto, è fallo. Primo rigore del campionato per il Bologna. Pulgar sceglie la potenza, ma Sirigu è molto reattivo. Per Donadoni, intanto tornato al 4-3-3 (sostituiti i due esterni) è l’inizio della fine: subito dopo, c’è il raddoppio di Niang, con la complicità ancora di Pulgar che perde il pallone a centrocampo. Poi il 3-0 firmato da Niang con un tiro da fuori area. La partita finisce qui. Abbiamo un dubbio: ma il Bologna dov’era?

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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