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Campionato di Serie A 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:22
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03/04/2018 22:29
 
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Atalanta-Sampdoria 1-2.
Caprari firma il vantaggio, pari di Toloi, decide Zapata

Due dormite di Toloi e Haas regalano i due gol alla squadra di Giampaolo.
Nel mezzo il pari del difensore. Traverse di Petagna e di Caprari



E adesso la corsa per l'Europa è una mischia avvincente. Risorgendo dopo tre sconfitte di fila, una micidiale Samp mette sotto una sbadata (in difesa) Atalanta raggiungendola in classifica insieme con la Fiorentina. Domani tocca al Toro cercare di reinserirsi ospitando il Crotone: si preannuncia una bellissima volatona.

I MERITI — I blucerchiati hanno saputo approfittare della sbadataggine altrui. Al 43' uno scivolone di Toloi su maldestro appoggio di Castagne ha regalato a Caprari un pallone d'oro a centro area: impossibile sbagliarlo. Ancora più macroscopico l'errore di Haas che, nel finale, con un illogico retropassaggio mette in movimento Zapata: anche qui, dinanzi al portiere in disperata uscita, era difficile non fare gol. Tra le due zampate genovesi, l'Atalanta era riuscita a tornare in parità grazie a una mischia risolta in mezza giravolta da Toli, che ha così cancellato il precedente errore dello 0-1 (c'era stata molta sfortuna, però: campo bagnato, facile scivolare). Sul 2-1 mancava troppo poco alla fine perché si potesse riuscire nel nuovo pareggio. Tra i meriti blucerchiati anche un palo alto (quasi incrocio) colpito da Caprari di testa nella ripresa. Una traversa piena l'aveva invece presa nel primo tempo Petagna.

I DEMERITI — Degli appisolamenti difensivi dei nerazzurri abbiamo parlato. Al netto di questi erroracci, l'Atalanta ha giocato collettivamente una buona partita, tenendo più volte in scacco una Samp comunque determinata a fare punti alla vigilia del delicato derby che l'attende. Va detto che al quarto d'ora l'esterno Castagne si è divorato un gol fatto solo soletto davanti a Viviano. E sulla ribattuta della traversa colpita da Petagna, Masiello ha calciato in porta a botta sicura trovando sulla traiettoria una gamba di Bereszynski. Questo per dire che la Dea bendata non era al fianco della Dea atalantina stasera.

PRESSING — Nel complesso il match è stato assai interessante. Si sfidavano due maestri della panchina e il loro confronto, imperniato su un pressing asfissiante quasi sempre ben portato dall'Atalanta ma eseguito alla perfezione, sia pure meno costantemente, anche dagli ospiti, è stata una lezione di organizzazione tattica. Certo, il colpaccio della Samp avvilisce un po' l'ambiente nerazzurro, ma la corsa all'Europa resta apertissima. Solo che gli avversari si sono moltiplicati...

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/04/2018 22:32
 
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Genoa-Cagliari 2-1: gol di Lapadula, Barella e Medeiros 2-1

La squadra di Ballardini conquista al 90’ tre preziosi punti salvezza con una magia al 90’.
E adesso Lopez è davvero nei guai



Il ritorno di Lapadula, la scoperta di Medeiros, ed il Genoa ritrova la vittoria che mancava da quattro partite, superando nel finale un Cagliari anche un po’ sfortunato. Moduli speculari e grande cautela, con i due tecnici che provano qualche cambio rispetto alle formazioni annunciate, senza riuscire però a trovare il predominio sul capo.

LA PARTITA — Il primo squillo arriva proprio dalla novità di Ballardini, il portoghese Medeiros, alla prima da titolare, sfodera al 24’ un assist in verticale per Lapadula, il sinistro pronto del centravanti è di poco impreciso. La risposta del Cagliari è quasi immediata: spunto di Ionita, cross per Sau, tocco per Pavoletti e conclusione a colpo sicuro del centravanti che, però, trova Perin in vena di prodezze. Un minuto dopo la mezz’ora arriva il colpo di scena: lancio di Hiljemark per Lapadula, passaggio perfetto per Rosi che si scontra sulla linea di fondo con Lykogiannis e Ceppitelli. Per Maresca è rigore, ma l’intervento della Var, in 4 minuti, svela che a commettere il fallo è stato l’esterno del Genoa e si riparte con una partita punizione per il Cagliari. Lapadula sblocca il risultato all’8’ del secondo tempo,grazie al suo primo gol su azione. L’attaccante avvia l’azione e la conclude con un bel colpo di testa su cross di Hiljemark, trovando anche i primi applausi sentiti della sua avventura in rossoblù. Basta un’ingenuità, però, per ristabilire l’equilibrio: Zukanovic, infatti, al 17’ strattona leggermente Faragò in area, quanto basta perché Maresca conceda il rigore. Barella è abile a realizzare dal dischetto. Nel momento più grigio dei liguri la fortuna volta le spalle al Cagliari, su cross di Faragò, al 34’, Pavoletti colpisce di testa cercando la precisione, ma la palla va a schiantarsi sul palo. Il jolly vincente, così, lo pesca il Genoa, al 45’, su respinta corta della difesa, Medeiros stoppa velocemente e conclude a giro con precisione di sinistro. Una conclusione letale che vale il successo.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/04/2018 22:35
 
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Udinese-Fiorentina 0-2: Veretout e Simeone avvicinano i Viola all'Europa

La formazione di Pioli domina i bianconeri e centra la quinta vittoria di fila. Bianconeri dominati



E la Fiorentina va, quinta vittoria di fila. E l’Udinese va sempre più giù, settima sconfitta di fila. I viola vedono l’Europa (sono a pari merito con Atalanta e Sampdoria), i bianconeri l’incubo di finire coinvolti nella lotta per non retrocedere.

PER DAVIDE — L’emozione più forte è, come tutti si aspettavano, al 13’ quando parte l’applauso di tutto lo stadio per ricordare Astori, morto esattamente un mese fa, qui a Udine. La partita non si ferma, ma quel minuto è qualcosa di irreale mentre sul maxi schermo compare il sorriso di Davide e i tifosi dell’Udinese srotolano uno striscione in ricordo del capitano viola ("Mandi Davide"). Poi si pensa a giocare e la Fiorentina fa subito la partita con lo scatenato Chiesa che fa danni un po’ ovunque: parte da destra, dove Samir non riesce a tenerlo per accentrarsi o andare a destra. Ha due buone occasioni, un sinistro a giro e un tiro a fuori. L’Udinese, in evidente difficoltà perché Hallfredsson non riesce a frenare Saponara, ha un solo lampo, ma Perica si fa parare il tiro da Sportiello. E si arriva all’episodio chiave: minuto 29, delizioso tacco di Falcinelli, per Chiesa che entra in area prima di essere abbattuto da Pezzella. Rigore solare, Veretout non sbaglia. L’Udinese non ha la forza per reagire, la costruzione del gioco è affidata al solo Balic. Falcinelli, preferito a Simeone (prima panchina stagionale) si mangia un gol già fatto al 37’, ma comunque la Fiorentina gestisce la partita con calma e non corre rischi.

IL CHOLITO CHIUDE — Nel secondo tempo si vede un’altra Udinese, almeno nei primi venti minuti. Oddo mette Ingelsson, che sfiora subito il pareggio, ma Sportiello vola. E’ un 4-3-3 più offensivo: più tardi tocca a Lasagna che ha un paio di buone occasioni. La Fiorentina cala e arretra. Il Pezzella viola va vicino al gol di testa, poi Pioli fa la mossa decisiva: dentro Simeone per il fumoso Falcinelli. È proprio il Cholito a chiudere la partita 4 minuti dopo essere entrato, sfruttando un invito di Chiesa e seminando il panico nell’area dell’Udinese.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/04/2018 22:39
 
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03/04/2018

SERIE A 2017/2018 Recupero 27ª Giornata (8ª di Ritorno)
Atalanta - Sampdoria 1-2
Genoa - Cagliari 2-1
Udinese - Fiorentina 0-2

Classifica
1) Juventus punti 78;
2) Napoli punti 74;
3) Roma punti 60;
4) Inter(*) punti 58;
5) Lazio punti 57;
6) Milan(*) punti 50;
7) Atalanta, Fiorentina e Sampdoria punti 44;
10) Torino(*) punti 39;
11) Bologna punti 35;
12) Genoa punti 34;
13) Udinese punti 33;
14) Cagliari punti 29;
15) Chievo(*) e Sassuolo(*) punti 28;
17) Spal punti 26;
18) Crotone(*) punti 24;
19) Hellas Verona(*) punti 22;
20) Benevento(*) punti 10.

(*) Benevento, Chievo, Crotone, Hellas Verona, Inter, Milan, Sassuolo e Torino una partita in meno.

(gazzetta.it)
05/04/2018 00:03
 
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Serie A, Benevento-Verona 3-0: gol di Letizia e doppietta di Diabaté

La squadra di De Zerbi vince con tre gol sull'Hellas, che non riesce a creare occasioni.
I sanniti tengono accesa la fiammella della salvezza



Retrocedere ma con dignità e magari regalando anche spettacolo sul piano del gioco: la missione di Roberto De Zerbi e del suo Benevento continua, come dimostra il netto successo ottenuto contro un Verona davvero senz’anima, nella partita più attesa e più importante per la sua corsa-salvezza. Finisce 3-0, con la bellissima rete di Gaetano Letizia nel primo tempo e con la doppietta di Cheick Diabaté nella ripresa. In mezzo, almeno altre sette limpide palle-gol costruite dai sanniti, fermati da interventi prodigiosi del portiere Silvestri. Con la quarta vittoria in campionato, a quota 13 punti in classifica, il Benevento resta a 13 lunghezze dalla zona-salvezza. Ha poco da sperare, però da qui alla fine della stagione sarà una mina vagante: e sabato al Vigorito scenderà la Juventus.

LE SCELTE — Sotto gli occhi del presidente Oreste Vigorito, tornato allo stadio dopo un’assenza di diverse settimane per problemi cardiaci, De Zerbi sorprende ancora una volta. Punta sempre sul modulo 4-2-3-1, affidando la porta a Brignoli (squalificato Puggioni) e riproponendo i centrali difensivi Djimsiti e Tosca, con Venuti e Letizia esterni (Sagna in panca, perché ancora non al meglio); a centrocampo, Viola è affiancato da Del Pinto (Sandro, Cataldi e Lombardi, titolari dall’Olimpico, partono dalla panchina), mentre a supporto del terminale offensivo Diabaté punta su Brignola, Iemmello e Djuricic. Anche Pecchia deve rinunciare al portiere titolare Nicolas (pure lui fermato dal giudice sportivo), sostituito con Silvestri, al debutto in campionato dopo le apparizioni in coppa Italia e autentico protagonista nel corso della sfida. Souprayen vince il ballottaggio con Felicioli per il ruolo di esterno sinistro difensivo, mentre in avanti Valoti e Verde hanno il compito di appoggiare Cerci, preferito a Petkovic.

A SENSO UNICO — L’atteggiamento del Verona è sin troppo improntato a una tattica di attesa, con Cerci praticamente abbandonato al suo destino. Così, il Benevento comincia a dominare nella metà campo avversaria, sfruttando soprattutto la corsia sinistra, con Letizia che resta sempre “alto”, anche per limitare al minimo le avanzate del dirimpettaio Romulo. I giallorossi impegnano il portiere Silvestri con conclusioni di Del Pinto, Djuricic e Iemmello, mentre Diabatè prova invano di emulare… Cristiano Ronaldo, con una rovesciata davvero da dimenticare. La formazione di De Zerbi è padrona assoluta del campo e al 25’ conquista il meritato vantaggio, con una fantastica perla di Letizia: parte palla al piede da metà campo, approfitta del varco procuratogli da Djuricic, che si porta via un avversario, e da 20 metri, con un destro a giro, batte Silvestri. La squadra di Pecchia, senza Calvano (problema muscolare alla coscia destra, al suo posto Felicioli), passa al 4-1-4-1, con Buchel play davanti alla difesa, Romulo spostato in mezzo con Valoti, Verde e Felicioli esterni. Ma i gialloblù, evitato il rischio su una bellissima azione Viola-Iemmello (l’attaccante spreca, facendosi chiudere dal portiere Silvestri) arrivano al tiro – si fa per dire – solo con un cross di Cerci e con una botta, imprecisa, di Ferrari, da fuori area.

ANCHE CON DUE PUNTE… — Dopo l’intervallo, Pecchia inserisce Petkovic al posto dell’evanescente Valoti, per tentare di pungere finalmente la difesa sannita. L’arbitro Doveri annulla, giustamente, una rete proprio di Petkovic, servito con un colpo di testa di Cerci, in fuorigioco. A parte qualche fiammata del Verona in contropiede sono sempre Viola e compagni a fare la partita; ma Diabaté e Brignola, due volte a testa, mancano il bersaglio, mentre Djuricic, sempre più ispirato, e Iemmello si vedono negare la gioia del gol da interventi eccezionali del portiere Silvestri. Il Benevento ormai prende a pallate gli avversari e al 21’ realizza il 2-0: su calcio d’angolo battuto da Viola, Diabaté svetta su tutti e incorna, ma il pallone sbatte sotto la traversa e ricade oltre la linea, già prima del tocco di Iemmello, sempre di testa. Quindi, gol di Diabaté, al secondo centro personale, dopo quello firmato contro il Crotone.

SENZA STORIA — Dal settore riservato ai tifosi ospiti (presenti circa 50), si alzano cori sferzanti indirizzati alla squadra veneta, incapace anche di organizzare una reazione d’orgoglio e contestata a fine incontro, quando ha provato a avvicinarsi ai propri supporters. Qualche ripartenza di Romulo, che invoca un rigore dopo un contatto con Letizia: il Verona è sulle gambe, Pecchia assiste quasi impotente alla disfatta della sua creatura, mai al tiro (nessuno nello specchio della porta e uno solo a lato). E il Benevento finisce per esagerare, siglando il 3-0 al 39’: dalla destra, assist di Brignola al bacio, per la girata di destro di Diabaté, che esulta andando ad abbracciare i compagni seduti in panchina. Dopo Guilherme e D’Alessandro, De Zerbi dà spazio anche a Giovanni Volpicelli, un altro classe ’99, all’esordio in A.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/04/2018 00:07
 
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Chievo-Sassuolo 1-1: Cassata segna al 95’

Emiliani in dieci per 60 minuti per l’espulsione di Adjapong e in nove negli ultimi cinque per il doppio giallo a Magnanelli.
Ma nel finale arriva la risposta degli emiliani alla rete di Giaccherini



Già si vedeva fuori dalla polvere, Rolando Maran. Stava contando i punti sulla terzultima con due mani, erano sette. Poi, però, per il Chievo è arrivata una doccia ghiacciata, una punizione innocua da 40 metri di Francesco Cassata, buttata in area insieme alle ultime speranze del Sassuolo: nessuno ha toccato il pallone, che è finito dritto in porta. E la squadra di Iachini, ridotta in nove per le espulsioni di Adjapong e Magnanelli, se ne va dal Bentegodi con un punto miracoloso per come si era messa la partita, ma meritato per il coraggio mostrato in inferiorità numerica finché le gambe avevano retto.

ADJA KILLER — Si vede che le due squadre non sono tranquille, anche se con le sconfitte di Verona e Crotone avrebbero tutto da guadagnare. La difesa del Chievo balla, Babacar dopo 3’ potrebbe scrivere un altro film ma, dopo aver doppiato in velocità Gamberini, calcia alto. Dall’altra parte, il jolly dovrebbe essere Giaccherini, un po’ esterno e un po’ vertice alto del rombo di centrocampo, ma l’ex Napoli non punge. E così l’unico brivido, è un brivido nel vero senso della parola: sul retropassaggio corto di Castro, Adjapong non toglie la gamba nel contrasto con Sorrentino che è in anticipo. Tagliavento ammonisce l’esterno del Sassuolo, ma è poco: la review su segnalazione del Var trasforma il giallo in rosso. Anche con l’uomo in meno, però, i neroverdi – disposti da Iachini col 4-3-2, e Lirola terzino – sembrano avere più gamba, voglia e idee.

RIGORE, ANZI NO — Altro giro, altra Var al 4’ della ripresa, stavolta dopo che Tagliavento ha appena concesso un rigore per un presunto mani in area di Gamberini su cross di Lirola. Anche stavolta, il monitor cambia la decisione dell’arbitro, e improvvisamente il Chievo prende coraggio. Maran toglie Stepinski e inserisce Pellissier, ma cambia anche Iachini, con Politano per Babacar e Ragusa per Berardi.

FINALE THRILLING — Due cambi in cinque minuti, per il Sassuolo, ma dopo altri cinque minuti ecco l’episodio che stappa la partita: sul cross di Cacciatore, Lirola si fa scavalcare dal pallone, Giaccherini non si fa pregare e la piazza nell’angolino. Il Chievo controlla, il Sassuolo non ne ha più e resta in nove (espulso Magnanelli), ma per poco Ragusa non trova l’incrocio di esterno destro. L’incrocio, l’altro, lo trova al 95’ Cassata, al primo gol in Serie A: la palla rimbalza in area, va all’incrocio, inguaia il Chievo e rianima il Sassuolo.

Marco Calabresi

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/04/2018 00:10
 
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Milan-Inter 0-0, Icardi sbaglia, ma i nerazzurri restano a +8

La squadra di Spalletti costruisce di più, il centravanti si mangia due clamorose occasioni:
segna un gol nel primo tempo, ma la Var annulla


Il calice è decisamente mezzo pieno, inaffondabile Inter. Non è ancora tempo di brindare alla Champions perché ne mancano ancora otto alla fine, ma il traguardo si avvicina e il Milan è rimasto a distanza di sicurezza: il derby di Milano finisce 0-0 ma a sorridere è solo Spalletti. Per Gattuso, sempre a -8 dal quarto posto, la rimonta ha ormai assunto i contorni della mission impossible.

TENUTA INTER — Non è stato un bel derby, né tecnicamente né dal punto di vista del ritmo, ma la banda Spalletti si conferma una garanzia negli scontri diretti: non ha mai perso in campionato contro le prime sei in classifica, e i punti guadagnati contro le big, probabilmente, saranno la password per entrare nel club delle grandi d’Europa nella prossima stagione. La tenuta nerazzurra, soprattutto psicologicamente, è impeccabile: far gol ad Handanovic è stata un’impresa tanto per il povero Diavolo di oggi quanto per attacchi ben più attrezzati, vedi Juve, Napoli, Lazio. Il Milan ha perso brillantezza e fantasia sul più bello, sgonfiandosi nella serata che avrebbe potuto cambiare la stagione. Gattuso ha costruito con merito un gruppo organizzato e solido, ma ultimamente incapace di trovare sbocchi in verticale: Cutrone prima e Kalinic poi non sono riusciti a pungere come ci si aspettava, anche nella giornata meno lucida di Icardi in campionato (che errore nel recupero…).

LA PARTITA — L’Inter arrivava a questo derby con l’assicurazione dell’abbondante vantaggio in classifica e ha amministrato la gara con i ritmi che vuole. Brozovic gioca una marea di palloni e si rende più pericoloso di Perisic, spesso impegnato ad abbassarsi da mezzala in fase di non possesso: il croato col 77 sulle spalle va al tiro un paio di volte senza inquadrare lo specchio, il 44 invece arriva poco lucido dalle parti di Donnarumma, anche se con un cross che si stampa sulla traversa sfiora il gol meno cercato della storia dei derby a inizio ripresa. Icardi si vede poco o nulla, ma gela Gigio al primo pallone toccato, bruciandolo sull’imbucata di Candreva al 38’: solo un piede in fuorigioco, scovato dalla Var, impedisce all’argentino di esultare per l’1-0. Nella ripresa due volte, l'ultima nel recupero, Maurito sbaglierà invece a porta vuota. Gattuso mette in campo una squadra attenta a tenere le posizioni ma senza guizzi di imprevedibilità: il mandato esplorativo di Suso per governare la partita rossonera si spegne presto sulle chiusure di D’Ambrosio e Miranda e i gattusiani finiscono per pendere più a sinistra, dove Calhanoglu gode di maggiore libertà nei faccia a faccia con Cancelo. L’unica vera occasione milanista arriva però da fermo e parte dal destro del turco, che al 21’ telecomanda una punizione sulla testa di Bonucci: Handa si salva col miracolo e gli nega il bis dopo lo Stadium. Per il resto, si vede poco del bel Diavolo di inizio anno: le occasioni, un tiro di Cutrone respinto da Handa, una botta di Kessie a lato nel traffico dell’area interista e un mancato colpo di testa di Kalinic nel finale, sembrano saltar fuori quasi per caso. E la pioggia che bagna San Siro scioglie il fuoco della rimonta da Champions, mentre l’Inter può portarsi le mani alle orecchie come avrebbe fatto Icardi in caso di gol: le note dell’inno della Champions, adesso, risuonano da molto più vicino.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/04/2018 00:14
 
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Torino-Crotone 4-1, Belotti show con tripletta e gol di Iago

Mazzarri alla seconda vittoria consecutiva con le reti del "gallo" e dello spagnolo.
Per Zenga solo il gol di Faraoni nel recupero. I calabresi non si schiodano dalla zona calda



Il Gallo canta tre volte, il Toro concede il bis, il Crotone è sempre più inguaiato. Nel recupero del 27° turno i granata battono 4-1 i calabresi che restano terzultimi e che, compresa questa in Piemonte, nelle ultime sei partite hanno perso 5 volte. Tante, troppe, ma Walter Zenga ha un alibi almeno per questa sera: una squadra più che rimaneggiata con ben sette indisponibili tra infortunati e squalificati e, come se non bastasse, al 16', in infermeria entra anche Benali, costretto ad abbandonare il campo dopo un pestone.

PRIMO TEMPO SHOW — Il Torino, ricaricato dal successo di Cagliari che ha interrotto la serie di 4 sconfitte consecutive, gioca sul velluto anche perché, al 16', è già avanti grazie al gol di Andrea Belotti che, sul corner di Ljajic, segna la sua 50esima rete in maglia granata sgusciando via all'ex Ajeti e ribadendo in rete la prima respinta di Cordaz. Due minuti dopo è bravo Trotta a calciare da posizione impossibile, ancora più bravo Sirigu a respingere. Non può nulla, invece, Cordaz, quando al 20' la sua difesa si apre in maniera incomprensibile permettendo a Iago Falque di piazzare il suo sinistro e di siglare il 2-0. Il Crotone è al tappeto, Belotti ha voglia di gol e al 36' realizza il bis personale deviando in scivolata la punizione di Ljajic. È il gol numero 51 in granata per il Gallo, ma è anche la conferma che Zenga deve lavorare soprattutto sulla fase difensiva sui calci piazzati. Iago Falque va vicino al 4-0, ma al 45' è il Crotone a sfiorare il gol con Simy che colpisce la traversa di testa.


RELAX — Nessun cambio nella ripresa. Il Toro sembra sazio e si limita a controllare, mentre il Crotone cerca senza convinzione di rientrare in una partita già finita. Anche sonnecchiando il Toro trova il 4-0. Micidiale la ripartenza granata, perfetto l'assist di Iago Falque, un gioco da ragazzi per Belotti trafiggere con un diagonale destro Cordaz. Tripletta del Gallo che porta a casa il pallone e un'iniezione di fiducia importante per un finale di stagione che fin qui per lui è stata tutt'altro che fortunata. C'è il tempo per un gol annullato a Sampirisi, per il debutto in A del baby granata Buongiorno (purtroppo per lui un infortunio al braccio) e per la rete della bandiera, al 90', di Faraoni.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/04/2018 00:14
 
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SERIE A 2017/2018 Recupero 27ª Giornata (8ª di Ritorno)
Benevento - Hellas Verona 3-0
Chievo - Sassuolo 1-1
Milan - Inter 0-0
Torino - Crotone 4-1

Classifica
1) Juventus punti 78;
2) Napoli punti 74;
3) Roma punti 60;
4) Inter punti 59;
5) Lazio punti 57;
6) Milan punti 51;
7) Atalanta, Fiorentina e Sampdoria punti 44;
10) Torino punti 42;
11) Bologna punti 35;
12) Genoa punti 34;
13) Udinese punti 33;
14) Chievo, Cagliari e Sassuolo punti 29;
17) Spal punti 26;
18) Crotone punti 24;
19) Hellas Verona punti 22;
20) Benevento punti 13.

(gazzetta.it)
07/04/2018 23:49
 
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Benevento-Juve 2-4: Dybala tripletta, doppio Diabaté.
Allegri a +7 sul Napoli

Bianconeri raggiunti due volte prima del terzo gol della Joya (due su rigore), poi Douglas Costa la chiude



Nel segno di Paulo Dybala, ma quanta sofferenza! Ha vinto la Juventus, ma il Benevento non ha demeritato, per il coraggio ed il gioco espresso. Due rigori e una prodezza: l'anticipo del sabato pomeriggio inquadra ancora meglio la qualità del talento argentino che, a fine partita, ha portato a casa il pallone della gara. Non solo Dybala, in ogni modo, perché Benevento ha potuto godere della doppietta di Diabaté, la seconda in quattro giorni, dopo quella rifilata al Verona, mercoledì. Tanta sofferenza, dicevamo, per la capolista, ma anche la certezza che in panchina Allegri non perde mai la concentrazione. Quando i sanniti hanno trovato il 2-2, allora il tecnico bianconero ha inserito Douglas Costa, Higuain e Khedira. E proprio i primi due hanno confezionato l'azione per il quarto gol che ha chiuso la partita: splendido il tiro a gior dalla distanza del brasiliano che è finito dritto all'incrocio dei pali.

LA PARTITA — Allegri non vuole lasciare nulla d'intentato e in previsione del ritorno di Champions mercoledì a Madrid lascia fuori alcuni titolari tra cui Higuain, Chiellini, Khedira e Douglas Costa. De Zerbi, invece, mette in campo il miglior Benevento, lo stesso che mercoledì ha battuto il Verona. L'avvio è un monologo della Juventus, con i sanniti raccolti nella propria metà campo, pronti a far scattare la ripartenza. Così com'è stato al 9', quando Djiuricic ha esaltato lo scatto di Diabaté, ma Szczesny ha risolto in uscita. La pressione della capolista non trova sbocchi, sulle fasce Cuadrado e Alex Sandro spingono con continuità, ma al centro dell'area Mandzukic pare poco ispirato. La Juventus passa in vantaggio al 16' con un'altra delle magie di Paulo Dybala: il suo sinistro a giro lascia sulle gambe Puggioni che non può che accompagnare con lo sguardo il pallone in rete. Il gol rilassa i bianconeri, mentre il Benevento trova la forza di reagire e conquista addirittura il pareggio al 24'. Djiuricic spara dalla distanza e Szczesny compie una prodezza nel respingere la conclusione. Sulla palla s'avventa Guilherme che crossa per il tocco ravvicinato di Diabaté: il Vigorito è una bolgia. Il pari restituisce maggiore equilibrio alla partita. Al 36' l'arbitro Pasqua annulla un gol a Mandzukic per un fallo di mano precedente, mentre al 44' Pjanic viene steso in area da Tosca. L'arbitro fa segno di proseguire, ma il Var, Nasca, gli suggerisce di rivedere l'azione. Basta appena un minuto a Pasqua per vedere che il fallo c'è e quindi fischiare il rigore. Alla battuta ci va Dybala per il nuovo vantaggio (48'). Il pareggio del Benevento arriva subito, dopo 6 minuti dall'inizio della ripresa, con Diabaté, pronto a staccare sull'angolo di Viola. Intanto, Allegri manda dentro Higuain che in 8 minuti sistema le cose, prima costringendo Viola al fallo in area (rigore trasformato ancora da Dybala) e poi avviando l'azione che Douglas Costa chiude con un meraviglioso sinistro a giro da fuori area. Ed ora, a Madrid, per tentare l'impresa.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2018 23:54
 
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Roma-Fiorentina 0-2, Benassi e Simeone piegano i giallorossi

All'Olimpico sesta vittoria consecutiva per la squadra di Pioli.
I giallorossi nella ripresa costruiscono tanto ma non segnano



La Fiorentina non si ferma più. Con i gol di Benassi e Simeone nel primo tempo sbanca anche l’Olimpico, centra la sua sesta vittoria consecutiva e (in attesa della sfida del Milan) vola a -1 dall’Europa League. La Roma, invece, si porta dietro le fatiche di Barcellona, gioca una partita confusionaria e paga il conto con la sfortuna (in tutto tre pali) e con la sufficienza (gol divorato da Nainggolan). In attesa di Inter e Lazio, un passo falso pericolosissimo nella corsa alla prossima Champions League.

TRA SCELTE E SOLUZIONI — Di Francesco deve rinunciare a Perotti e Under, recupera Nainggolan e lascia fuori Florenzi, Kolarov e De Rossi, confermando Bruno Peres e rilanciando dal via Juan Jesus e Gonalons. Pioli, invece, è privo di Badelj e Chiesa e si gioca la carta Eysseric dal via, alle spalle (con Saponara) di Simeone. L’obbligo di vincere è da tutte e due le parti, per cercare di inseguire l’Europa che conta (la Champions per la Roma) o quella di scorta (l’Europa League per la Fiorentina). Ma il momento di grazia dei viola continua anche all’Olimpico, con Benassi che dopo soli 7 minuti porta subito avanti i suoi, insaccando di piatto un assist di Saponara da fondo area. La reazione della Roma è confusionaria, poco lucida, a tratti anche impacciata. Nonostante questo i giallorossi qualche pericolo lo creano con una sassata di Strootman (10’) deviata in angolo, un regalo di Sportiello a Dzeko (13’, palo del bosniaco)e un’azione personale ancora di Dzeko, che però al 27’ calcia sullo stesso Sportiello invece di servire la palla in mezzo sui rimorchi di El Shaarawy e Nainggolan. La Fiorentina, invece, è molto più pragmatica. Sia in fase di palleggio che di finalizzazione (e al 18’ reclama un rigore per un mani di Fazio su cross di Simeone, che sembra però involontario). Pioli l’ha disegnata bene la partita, togliendo le linee di passaggio in fase d’impostazione ai giallorossi. E infatti il 2-0 arriva così: Fazio non trova uomini a cui scaricare dalla sua trequarti, la palla dopo il suo errore arriva a Simeone che di forza segna un gol stratosferico, saltando di netto Manolas, respingendo con la spalla il raddoppio di Peres e bruciando Alisson in scivolata.

ASSEDIO E SFORTUNA — Nella ripresa la prima mossa di Di Francesco è Schick per un impalpabile Defrel. E il ceco si fa vedere subito, al 10’, con una bella giocata di sponda che libera Nainggolan da solo davanti a Sportiello, ma il belga calcia con sufficienza sul portiere. Prima, dopo appena 20 secondi dal via, il numero uno viola era stato bravo anche su Dzeko, respingendo in angolo. Sono le uniche due vere fiammate giallorosse, con Di Francesco che si gioca in corsa anche la carta Kolarov (con Jesus che scivola al centro) e poi Florenzi, passando di fatto al 4-2-2. La pressione giallorossa è costante, ma di idee ce ne sono poche. La Fiorentina, invece, si compatta e prova a giocare di rimessa, ma di fatto non si rende pericolosa quasi mai, sprecando anche un paio di buone occasioni per far male in contropiede. Poi la Roma paga il conto con la sfortuna, colpendo due traverse (entrambe di testa) in trenta secondi: prima con Schick su traversone di Florenzi, poi con Fazio su angolo di Kolarov. Il resto è tutto un grande caos, con i giallorossi propensi in avanti e i viola impegnati a ribattere ogni pallone. Di calcio se ne vede ancora poco, per la gioia di Pioli che porta a casa una vittoria pesantissima.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
07/04/2018 23:59
 
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Spal-Atalanta 1-1. De Roon risponde a Cionek

La Spal gioca meglio nel primo tempo ma nella ripresa i ragazzi
di Gasperini reagiscono da grande squadra e pareggiano su rigore



Lotta salvezza e sogno europeo: la corsa continua. Giusto così. La Spal non fa i conti col Papu Gomez e con De Roon (artefici dell'1-1 originato da calcio di rigore) e l'Atalanta riesce sgommando a riprendere gli emiliani in coda ad un secondo tempo di terribile intensità. Finisce in parità la battaglia del Mazza: la squadra di Semplici si porta a +3 sul Crotone terz'ultimo e i nerazzurri tengono comunque viva la lotta per l’Europa League.

TESTA VINCENTE — Atalanta subito all'attacco con gli assalti di Gosens (respinta di Meret) e De Roon (tiro largo), ma la Spal senza Vicari e Schiattarella (l'equilibratore dell'ultimo mese) non sta a guardare. E ne viene fuori una bella sfida a tutto campo: gli emiliani hanno l'occasione nitida per passare in vantaggio al 13' quando Grassi, lanciato con un bel filtrante da Costa, lascia partire un sinistro ad incrociare non irresistibile trovando la tempestiva opposizione con i piedi di Berisha. Che al 18' rischia poi il clamoroso autogol sul tiro potente dalla distanza di Viviani, perdendo il pallone che per sua fortuna non inquadra la porta per un nonnulla. Non passa un minuto e Viviani ci riprova da 35 metri ingaggiando una sorta di sfida nella sfida col portiere dell'Atalanta: altra respinta coi pugni. Padroni di casa e del campo, gli emiliani: la squadra di Semplici impone ritmo e precisione nel tocco, una pressione fortissima di cui i nerazzurri soffrono. Ci vuole uno scatto del Papu Gomez per allentare un po’ la tensione. E al 26' l'argentino timbra il palo con un destro chirurgico, anche se sulla respinta Freuler segna in fuorigioco segnalato da Valeriani. Ma nel finale di tempo gli emiliani passano in vantaggio con merito da piazzato: pennellata di Viviani e testa vincente di Cionek che sfrutta la dormita dei nerazzurri schierati in linea sorprendendo pure Berisha.

CHE INTENSITÀ — Alla ripresa del gioco Gasperini si ripresenta con Cornelius al posto di Petagna. E ci pensa Gomez, il solito Gomez, a spingere su la sua squadra costringendo Meret agli straordinari con un destro radente al 4'. Il numero 10 nerazzurro allarga il campo a destra per fornire cross ai compagni. Contenuta la sfuriata degli atalantini, la Spal si rianima e pareggia il conto degli legni colpendo al 18' una traversa col gran balistico Viviani, davvero sfortunato dalla distanza. La partita, sulla falsariga del primo tempo, si trasforma in una corrida senza pause: i rovesciamenti di prospettiva sono continui. Gli emiliani rischiano al 22' quando Hateboer crossa e Freuler schiaccia di testa col pallone che si perde di poco alla sinistra di Meret. L'ingresso in campo di Barrow, nel frattempo, accentua il tasso di pericolosità dell'Atalanta. Che al 33' riprende gli avversari su calcio di rigore concesso per il fallo di Costa sul Papu (12° penalty a sfavore per la Spal): dagli undici metri De Roon non sbaglia. È un crescendo rossiniano, quello nerazzurro. Ma anche i rivali non demordono fino alla fine. E protestano a lungo per un calcione in area di Masiello su Paloschi: il rigore poteva starci.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/04/2018 00:04
 
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Sampdoria-Genoa 0-0, derby della Lanterna senza gol

Attacchi sterili, meglio le difese. Giampaolo attacca di più,
Ballardini difende con ordine e porta a casa un punto d'oro per la tranquillità.
Europa più lontana per i doriani



Il derby tra gli imbattibili Giampaolo e Ballardini, entrambi mai sconfitti in una stracittadina genovese, finisce pari. E forse non poteva che andare così, anche se a conti fatti a uscire con il sorriso sono i rossoblù, che fanno un ulteriore passo verso la salvezza. La Samp, invece, si ritrova fuori da quella zona Europa nella quale era ormai ospite fissa da mesi.

POCHE EMOZIONI — L’avvio è tattico. Il Genoa è guardingo, la Sampdoria si arma di pazienza. Il risultato non è spettacolare: la squadra blucerchiata che cerca di sfondare al centro ma cozza contro una difesa sempre organizzata. Il Genoa prova a rispondere con verticalizzazioni rapide, spesso cercando Lapadula, senza grande successo. I brividi nel primo tempo sono pochi: un tiro alto di Praet, due conclusioni centrali e telefonate dei rossoblù. La Sampdoria aumenta il ritmo nel secondo tempo e diventa più pericolosa: al 4’ Zapata sprinta a sinistra e mette in mezzo, Torreira è pronto ma manca di poco il bersaglio. Poi entra in scena Quagliarella, da una sua giocata nasce l’occasione buona per Linetty: Perin respinge il tiro del centrocampista e pure la replica di Caprari. Ballardini arretra il baricentro, inserendo Cofie per Pandev e alzando il muro. I rossoblù stuzzicano Viviano solo con una conclusione centrale di Hiljemark, ma anche la Samp non trova più varchi.



Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/04/2018 16:07
 
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Torino-Inter 1-0: l'ex Ljajic punisce i nerazzurri

La squadra di Spalletti non riesce a sfruttare le tante occasioni da gol e viene punita al primo tiro in porta granata.
L'Inter perde così punti preziosi in ottica Champions


L’Inter rallenta con il Torino anche al ritorno. Dopo il pareggio dell’andata, i nerazzurri perdono 1-0 in trasferta colpiti dal gol dell’ex Ljajic. L’Inter avrà di che rammaricarsi visto che la partita è stata condotta in maniera convincente per la maggior parte del tempo. E così il quarto posto torna in bilico.

C'È BORJA — Cambiare per non cambiare marcia. Luciano Spalletti sceglie Borja Valero al posto di Rafinha come trequartista forse perché il brasiliano è stato visto meno brillante in una settimana che lo ha visto titolare sia contro il Verona sia nel derby. Walter Mazzarri, contro la sua ex squadra, ripropone la difesa a tre (con De Silvestri e Ansaldi sugli esterni, quindi pronti a trasformarla a cinque) e Ljajic alle spalle di Iago Falque e Belotti. Il primo tiro in porta è di Candreva che al 4’ avverte Sirigu con una conclusione centrale. Il Torino sembra aver iniziato meglio come atteggiamento. Al 10’ Ljajic illumina il movimento di Iago che non arriva in scivolata per poco. All’11’ Sirigu regala un cross innocente a Perisic: invece che trattenere la palla, sbagliando i tempi, la consegna al croato che di prima intenzione partorisce un pallonetto-passaggio allo stesso portiere. Sirigu al 13’ mostra ben altri riflessi sul corner di Cancelo. La palla arriva a Icardi che gira verso la porta e solo la mano di Sirigu arriva dove sarebbe difficile anche pensarlo. Il pareggio è ancora imbalsamato. E rimane tale anche quando l’Inter riparte veloce con Borja per Icardi, il capitano serve Candreva il cui destro è ancora respinto da Sirigu. I nerazzurri salgono pian piano e il Toro lo percepisce. Dal corner seguente al tiro di Candreva, Cancelo pesca la testa di Perisic che va ad appoggiare il pallone sulla parte alta della traversa. Candreva deve avere qualche conto in sospeso con Sirigu perché anche al 30’ il suo destro dal limite è rispedito al numero 87. Due minuti e si vede Belotti, il quale rincorre un pallone difficile trasformandolo in un tiro poco alto sulla traversa. Candreva al 34’ci prova ancora, Sirigu blocca a terra. Sulla ripartenza però è il Toro che passa in vantaggio. Belotti porta palla per trenta metri, inseguito da Perisic che scivola all’inizio della corsa perdendo proprio lui la palla, il croato rincorre e per chiudere finisce per passare il pallone a De Silvestri che accompagna l’azione sulla destra, cross per Ljajic che sul secondo palo insacca al 36’. Granata avanti dopo aver subito la pressione interista nel cuore della prima frazione. Al 39’ Brozovic si fa ammonire per fermare Belotti: cartellino giallo pesante, il croato salterà per squalifica la trasferta di sabato sera contro l’Atalanta.


ASSEDIO — Nessun cambio a inizio ripresa. E si riparte con l’Inter che si affaccia nella metà campo granata con un destro di Brozovic al 5’ centrale e innocuo per Sirigu. Dopo l’assist, De Silvestri va vicino anche al gol. Punizione di Ljajic, il terzino gira verso la porta dove incontra uno strepitoso Handanovic che devia in angolo. Ansaldi rompe gli indugi al 12’ e parte sulla sinistra accentrandosi, gli interisti non possono fermarlo perché ammoniti (Brozovic e Gagliardini) e così la sua palla per Ljajic innesca un cross pericoloso sul quale Belotti non ci arriva per poco. Primo cambio, dentro Rafinha al 14’ per Candreva. Punizione di Cancelo, testa di Skriniar e Sirigu dice ancora no. L’Inter ridisegnata cambia di poco visto che Rafinha parte da destra dove agiva Candreva e poi naturalmente cerca aria dove ne trova. Altro croner sul secondo palo, Miranda svetta e la traiettoria scavalca Sirigu ma prima dell’arrivo di Gagliardini interviene in spaccata volante Nkoulou ad allontanare il pericolo. Altra mossa di Spalletti, dentro Karamoh per Borja Valero. Al 25’ doppia occasione nerazzurra: prima il palo di Rafinha con un sinistro delizioso, poi il quasi autogol di Obi su cross di Cancelo. Il Toro è schiacciato, Mazzarri prova a dare refrigerio ai suoi inserendo Edera per Iago e Acquah per Baselli. I nerazzurri tengono il Toro in un angolo nel finale di partita, anche se faticano a creare. Mazzarri chiede sacrificio, serra la squadra in due linee da cinque con Belotti che lo si ritrova anche in versione tornante. C’è da soffrire, sia in casa granata sia in casa interista. Ai nerazzurri manca il colpo di genio che vada oltre la ricerca continua degli esterni. Karamoh al 42’ calcia all’improvviso e una deviazione millimetrica regala un corner.

RANOCCHIA CENTRAVANTI — L’inserimento di Ranocchia per D’Ambrosio significa una torre in più per l’assalto finale (il centrale infatti farà il centravanti al fianco di Icardi), quello di Valdifiori per Obi invece la ricerca di un palleggiatore in mezzo alla burrasca. Nel finale prendono la scena i raccattapalle del Torino che, evidentemente indottrinati, ritardano palesemente la ripresa del gioco (episodio ripetuto per tutta la ripresa). Con un po’ di astuzia e tantissimo cuore il Torino tiene fino alla fine. La vittoria consente alla squadra di Mazzarri di restare sulla scia di chi intravede l’Europa League sullo sfondo. Al triplice fischio la stretta di mano di Spalletti a Mazzarri è vigorosa e accompagnata da un breve confronto: chissà cosa si saranno detti.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/04/2018 23:37
 
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Crotone-Bologna 1-0, Simy regala tre punti d’oro

Il nigeriano con un gol di sinistro ringrazia Zenga per la fiducia.
I calabresi agganciano così la Spal al terzultimo posto: la corsa salvezza è ancora apertissima



Tre punti fondamentali per Walter Zenga. Tre punti che a sette giornate dalla fine del campionato portano il Crotone a 27, ancora terzultimo ma adesso insieme alla Spal che ha pareggiato con l’Atalanta. Una boccata di ossigeno e di speranza in una corsa salvezza che si fa sempre più avvincente, visti pure gli stop di Chievo e Cagliari. Tre punti che arrivano grazie a un gigante di un metro e 95 dalla corsa un po’ ciondolante, capace però davanti ai propri tifosi di realizzare un gol determinante. Simy, nigeriano di 25 anni, solitamente non è tra le prime scelte di Zenga, ma stavolta non tradisce la fiducia che il tecnico gli concede anche se condizionata dalle indisponibilità di Budimir e Nalini. Quello che conta comunque è questo 1-0, contro un Bologna che non ha più molto da chiedere a questo campionato, ma che comunque non ha sfigurato, soprattutto nel secondo tempo.

LA PARTITA — La differenza di motivazione nei primi minuti di gioco è evidente. Al 10’ è Trotta a mettere alla prova Mirante con un sinistro che viene deviato sul palo. Cinque minuti più tardi ci riprova Ricci dalla sinistra e anche qui il portiere del Bologna si supera. Ma nulla può al 25’ sul sinistro di Simy: il nigeriano approfitta del lancio perfetto di Stoian e di sinistro trova la rete del vantaggio. Il Bologna invece si fa vedere poco: a spaventare Cordaz si fa vedere giusto Verdi, con una punizione al 19’ deviata sopra la traversa e un cross insidioso che il portiere blocca senza troppi affanni. Gli uomini di Donadoni fanno molto meglio nella ripresa: al di là delle occasioni (Verdi su punizione di poco sopra la traversa al 4’ e il colpo di testa di Masina al 15’), il Bologna ha a lungo in mano il gioco, complice pure l’ingresso di Dzemaili per Donsah. La palla gol più clamorosa capita però al 22’ sui piedi di Ricci, che solo davanti a Cordaz riceve da Simy, ma sbaglia a calciare: per il portiere del Bologna è facile a quel punto evitare il raddoppio. Alla mezzora Donadoni azzarda e manda dentro anche Avenatti per Poli, ma Zenga risponde inserendo Rohden per Ricci in un 5-4-1 per difendere tre punti troppo preziosi per rischiare. Missione compiuta.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/04/2018 23:41
 
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Verona-Cagliari 1-0, Romulo e il Var fanno sorridere Pecchia

Al Bentegodi l'Hellas vince di rigore.
Tecnologia decisiva anche nella ripresa: annullato il raddoppio a Franco Zuculini



Il Verona è vivo. Il Cagliari sta per affondare. Dimenticata la scoppolona di Benevento, l'Hellas vince (1-0, gol su rigore da Var di Romulo), riprende a sperare e inguaia il Cagliari e forse anche il suo tecnico Diego Lopez al terzo k.o. di fila. Al pubblico del Bentegodi non basta: finita la partita continua a insultare i giocatori, ed espone striscioni tra i quali "Setti, primo colpevole" e "Pecchia Vattene".

SCELTE — Pecchia, il vero vincitore di questa sfida, cambia tanto: fa fuori Verde, Buchel, Petkovic, Caracciolo. Segno che c'è tensione. D'altra parte fuori dallo stadio prima del via si capisce che aria tira. Contestano in 1500, tifosi che aspettano il pullman gialloblù al grido di "Conigli". Durante il riscaldamento e prima del gol liberatorio non va meglio, Pecchia è un bersaglio fisso, i giocatori pure. E c'è pure la razione per l'ex d.s. Fusco che ha abbandonato la nave alla deriva: per lui striscione con tanto di scritta "Vigliacco". Entusiasmo e pazienza sono finiti: lo dimostrano anche i miseri 2390 accorsi al botteghino per la partita dell'ultima speranza. Speranza che il Verona riaccende. Domenica a Bologna sarà un'altra battaglia alla ricerca di un miracolo.


CAGLIARI — Per i sardi è un'altra brutta botta. C'è da premettere che la fortuna non assiste i rossoblù, condannati da un tacco di Immobile al pareggio con la Lazio, da un siluro di Medeiros al 45' col Genoa e oggi da un rigore assegnato da Valeri col sostegno della Var per un mani di Pavoletti su tiro di Fossati appena dentro l'area. Ma il Cagliari, che segna davvero col contagocce, e su rigore, ha fatto poco, pochissimo per meritarsi un risultato positivo. Tattica troppo attendista fino al gol subito (36'), zero idee di gioco, solo qualche lancio lungo di Romagna per cercare la testa di Pavoletti, unica risorsa davanti, cercata ancora di più quando Lopez ha perso per infortunio pure Lykogiannis e si è affidato alla spinta del belga Miangue a sinistra. Il Cagliari ha lottato, ma con troppa confusione dopo che ha subito il vantaggio. Pavoletti e Faragò nella ripresa hanno fatto compiere due miracoli a Nicolas che con teatralità si è poi accartocciato su ogni pallone che acchiappava.

PIU' CARATTERE — Il Verona l'ha vinta col carattere. Meno tecnica rispetto al Cagliari, ma i polmoni di un mai domo Zuculini, qualche sgasata di Cerci, il dinamismo di Romulo e il continuo movimento del finto centravanti Fares che ha corso e speso tanto creando parecchio scompiglio. Il Cagliari ha provato a rimediare, ma la qualità di una squadra decimata dagli infortuni e con due perdite enormi come quelle di Cigarini (solo panchina per lui, rientra sabato con l'Udinese) e Joao Pedro (doping) è quella che è. Incredibile l'involuzione dell'ex gialloblù Ionita. Persino Castan sembra aver perso sicurezza. Solo l'inesauribile Barella e il difensore Pisacane hanno provato in qualsiasi maniera a non arrendersi. E la paura sembra abbia preso il sopravvento. Nella prima parte del match si è vista tanta paura. Quella che non ha avuto il Verona, spinto dal guerriero Franco Zuculini (che aveva anche trovato il 2-0 annullato per posizione irregolare di Cerci) e dalla voglia di dimenticare Benevento. Lopez ha provato per quel che ha potuto a invertire la rotta, inserendo anche Ceter e Cossu, capace di inventare qualche giocata. Niente da fare. E ora il Cagliari teme davvero. Aspettando le decisioni del presidente Giulini.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/04/2018 23:44
 
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Napoli-Chievo 2-1, Milik e Diawara firmano al rimonta

La squadra di Sarri resta in corsa per lo scudetto con due gol negli ultimi 4',
dopo il rigore sbagliato di Mertens e il vantaggio veronese di Stepinski


Incredibile al San Paolo, al terzo di recupero Diawara ribalta il Chievo e tiene aperta la corsa scudetto al termine di una partita che il Napoli non ha certo giocato al meglio, anzi. Eppure, l'ha vinta con un po' di fortuna, con i cambi di Sarri e con un'arma nuova: l'anima. Gli azzurri sono andati oltre l'ostacolo quando erano sotto per la rete di Stepinski, a dimostrazione che dove non arrivano le gambe può arrivare, appunto, il cuore. Il Chievo avrebbe meritato miglior sorte, ma la parabola di Diawara era evidentemente destinata a lasciare aperta la volata tricolore.

BRAVO MARAN — Sarri ha scelto Tonelli, e non Chiriches, per lo squalificato Albiol. Diawara ha sostituito Jorginho, anche lui appiedato dal giudice sportivo. Chievo frizzante con Bastien in mediana e Depaoli improvvisato, molto improvvisato, terzino destro su Insigne (apparso particolarmente ispirato). Davanti però Maran ha voluto inizialmente l'esperienza di Meggiorini e non la velocità di Stepinski al fianco del futuro azzurro Inglese (che si è visto a tratti). L'ex Giaccherini un po' trequartista e più spesso ala sinistra. Atmosfera bellissima al San Paolo, che al 16' ha strozzato in gola l'urlo del gol perché Callejon ha mandato alto da buona posizione la prima occasione di giornata. Ritmi blandi complice il primo vero caldo e per merito di un Chievo comunque organizzato seppur molto basso davanti a Sorrentino (bravo quando è stato chiamato in causa). Il Napoli si è specchiato in maniera eccessiva davanti ai sedici metri avversari (Mertens ha "legato" poco il gioco ma ha sfiorato il gol al 45') e spesso non ha centrato la porta con i suoi stoccatori. In pratica il primo tempo è andato così come Maran lo aveva immaginato.

FORZE FRESCHE — Nella ripresa il Napoli ha provato a cambiare marcia e così Insigne al 3' ha calciato debole di sinistro da buona posizione. Al 5' rigore per gli azzurri dopo una triangolazione tra Mertens e Callejon che ha restituito palla al belga, atterrato dal disastroso Depaoli che ha rischiato il secondo giallo. Mertens però si è fatto respingere il penalty da Sorrentino. Maran ha letto il pericolo imminente e ha cercato di cambiare qualcosa. Il Chievo però ha iniziato a soffrire tanto anche sulle palle inattive (mischia clamorosa al 12' in area ospite risolta a fatica dalla difesa). Sarri ha messo dentro Milik proprio per sfruttare il gioco aereo ma il polacco con il mancino ha tirato su Sorrentino in uscita al 25'. Invece il Chievo al 28' è passato, al primo affondo, con Stepinski: clamoroso errore in uscita di Koulibaly e piatto apparecchiato per il polacco dal Giaccherini.. A quel punto il Napoli si è messo ad assediare la porta avversaria da fuori area mentre Tonelli ha preso la traversa di testa su azione d'angolo con deviazione di Sorrentino, poi bravo anche su Insigne. Troppo altruista Lorenzino davanti al portiere al 40' e troppo nervoso nel rispondere ai fischi del pubblico. Sua però la pennellata per il gol di Milik, ovviamente di testa, al 44' prima dell'apoteosi finale con il gol di Diawara, un tiro a giro da dentro l'area di rigore sugli sviluppi di un corner in pieno recupero. Roba per cuori forti, appunto.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/04/2018 23:47
 
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Udinese-Lazio 1-2. Gol di Lasagna, Immobile e Luis Alberto

Decima vittoria in trasferta per Inzaghi e record:
Lasagna spaventa, poi Ciro (27° gol in Serie A) e lo spagnolo
portano i biancocelesti terzi con la Roma.
Oddo, 8° k.o. di fila


Vittoria esterna (la decima, record per il club) e terzo posto di nuovo agguantato a pari punti con la Roma. La Lazio torna a volare grazie ai gol di Immobile e Luis Alberto, allungando la crisi nera dell'Udinese che subisce l'ottava sconfitta consecutiva. Partita che si decide già nel primo tempo e che vede gli uomini di Inzaghi costantemente padroni del campo ad eccezione del primo quarto d'ora nel corso del quale soffrono un po' a trovare le misure. Ma poi, una volta entrati a regime, prendono il pallino in mano e non lo mollano più. Cogliendo tre punti preziosissimi nella lotta Champions che, combinati alle sconfitte di Roma e Inter, rilanciano la formazione biancoceleste. Niente da fare, invece, per l'Udinese. Neppure il ritorno di Lasagna (che comunque segna e convince) risveglia i friulani la cui classifica comincia a farsi preoccupante.


LA SORPRESA — Con la formula a quattro stelle (Luis Alberto, Milinkovic, Anderson e Immobile contemporaneamente in campo) la Lazio ci mette un po' a carburare. Normale perché con un solo incontrista in mezzo, Leiva, e due esterni fin troppo alti, Marusic e Lulic, non è così immediato trovare gli equilibri. L'Udinese lo capisce e, nel primo quarto d'ora, affonda che è un piacere. Ci prova prima Lasagna, quindi Barak e infine è Lasagna a bucare Strakosha su cross di Larsen. Passati in vantaggio, però, i friulani rallentano. Ma è anche la Lazio a salire in cattedra. Leiva prende per mano la squadra, i due interni a trazione anteriore, Luis Alberto e Milinkovic, cominciano ad essere più disciplinati e la partita si ribalta. Vanno vicini al pareggio prima Marusic (murato da Adnan), quindi Leiva (salva Bizzarri sulla linea). L'1-1 lo realizza però Immobile al 26', al termine di un'azione condotta da Felipe Anderson e rifinita da Lulic. All'alba della quale i friulani reclamano per un contatto Marusic-Jankto nella metà campo laziale che Rocchi giudica regolare e che il Var conferma tale. La Lazio ormai si è accesa e la squadra di Oddo non riesce più a contrastarla. Così arriva anche il gol del sorpasso. Lo realizza Luis Alberto al termine di un fraseggio stretto ispirato da Leiva e Milinkovic.

RIPRESA DI CONTROLLO — Dopo le emozioni del primo tempo, la ripresa scorre più tranquilla, senza troppi scossoni. L'Udinese resta a metà strada tra il desiderio, ovvio, di riequilibrare la gara e il timore di esporsi ancora di più alle ripartenze laziali. La squadra di Inzaghi, dal canto suo, preferisce controllare la partita piuttosto che provarla a chiudere, anche per dosare le energie in vista della sfida di giovedì a Salisburgo in Europa League. E in questa ottica rientrano pure i cambi che centellina nel corso della ripresa l'allenatore, inserendo subito Patric per l'acciaccato Lulic, quindi Murgia per Luis Alberto e Caicedo per Immobile. Il calcolo della Lazio alla lunga si rivela giusto, ma anche parecchio rischioso. Perché l'Udinese nel quarto d'ora finale getta il cuore oltre l'ostacolo e prova ad agguantare il pareggio. Oddo, dopo aver cambiato l'infortunato Samir con Widmer, si gioca le carte De Paul e Ingelsson (per Maxi Lopez e Adnan) ed ordina ai suoi di provarci. E il 2-2 per poco non ci scappa a un minuto dal 90', quando Jankto sfiora il gol di testa su cross di Lasagna. Troppo poco, però, per poter recriminare.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/04/2018 23:51
 
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Milan-Sassuolo 1-1: Kalinic risponde a Politano, Gattuso frena ancora

Gli emiliani segnano per primi e spaventano i rossoneri,
il croato si sblocca e trova il pareggio nel finale.
La Champions resta lontana, e occhio alla Fiorentina



A San Siro finisce in pareggio con il Sassuolo che si conferma bestia (rosso)nera. Il Milan vede ridurre le speranze Champions, prima drasticamente (sul gol di Politano) e poi di nuovo riaccese nel finale dal pari di Kalinic. Stavolta ridurre la distanza dall’Inter non porterebbe con sé il sogno Champions ma solo una rivincita nel confronto cittadino. Il Milan che sogna ancora il quarto posto deve guardare più a Sud, alle romane appaiate a 60 punti.

NON SI PASSA — Per mantenere viva la speranza i rossoneri avevano necessità di vincere. Gattuso aveva scelto il solito Cutrone e il solito blocco, eccezion fatta per Abate al posto di Calarbia. Iachini nel Sassuolo rinunciava al centravanti (e nel primo tempo specialmente pagava la scelta) affidandosi ai soli Berardi e Politano davanti. Il Milan entra stanco ma poi, con il passare dei minuti, si rianimava: ascoltati i consigli di Gattuso che in panchina si sgolava per chiedere ritmo e soprattutto velocità. Rapidità d’esecuzione è effettivamente ciò che al Milan della prima frazione manca: spesso davanti al portiere avversario ma incapace di scegliere – in fretta – la miglior cosa da fare. Nullo il Sassuolo, che tiene praticamente inoperoso Donnarumma. Le azioni pericolose del Milan si sprecano, ma senza esser mai decisive: Kessie dopo pochi secondi trova un cross che gli sbatte tra faccia e petto a un metro dalla porta, Biglia che taglia per Cutrone su cui è fondamentale la deviazione di Peluso, Suso un paio di volte da fuori area con il suo classico mancino a giro, un doppio tentativo ancora di Kessie che sbatte entrambe su Consigli, infine un occasione dalla sinistra per Cahlanoglu. Il Milan era stato sfortunato anche con Romagnoli, k.o. per un problema muscolare dopo pochi minuti e sostituito da Musacchio.

DOPPIE PUNTE — La ripresa è la fotocopia del primo tempo, se non per qualche differente interprete in campo. Il Milan è quello con l’atteggiamento più spregiudicato, nella disposizione e nella sostanza. Gattuso toglie Abate per André Silva (più tardi Cutrone per Kalinic) e la sua squadra resta quasi costantemente in possesso di palla. Gli avversari rinunciano a Matri o Babacar, i centravanti di scorta, e praticamente ad avere una presenza nella metà campo avversaria, se non in un’occasione a metà tempo con Ragusa. Il calcio ha però regole tutte sue e al 30’ della ripresa il Sassuolo passa: errore in disimpegno della difesa rossonera – Bonucci il principale indiziato - e Politano che dalla distanza zittisce Gigio (e San Siro). L’assist è di Mazzitelli. Altre brutte notizie rossonere: Bonucci ammonito, salterà il Napoli per squalifica. Il resto è il solito – improduttivo – possesso palla rossonero, anzi con il passare dei minuti calano le speranze e anche le occasioni da gol. La più limpida la spreca Kalinic di testa su spunto di Calhanoglu. Nel finale però è lo stesso croato, il più discusso dei suoi, a rimettere la partita in pareggio: stop, torsione e palla all’angolino basso. Bonaventura in extremis dalla distanza manca il raddoppio rovescia partita. Non è molto ma un piccolo passo è: la strada per la Champions è sempre più in salita, ma almeno, lassù in cima, è ancora visibile.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
08/04/2018 23:52
 
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SERIE A 2017/2018 30ª Giornata (11ª di Ritorno)

07/04/2018
Benevento - Juventus 2-4
Roma - Fiorentina 0-2
Spal - Atalanta 1-1
Sampdoria - Genoa 0-0
08/04/2018
Torino - Inter 1-0
Crotone - Bologna 1-0
Hellas Verona - Cagliari 1-0
Napoli - Chievo 2-1
Udinese - Lazio 1-2
Milan - Sassuolo 1-1

Classifica
1) Juventus punti 81;
2) Napoli punti 77;
3) Lazio e Roma punti 60;
5) Inter punti 59;
6) Milan punti 52;
7) Fiorentina punti 50;
8) Atalanta e Sampdoria punti 48;
10) Torino punti 45;
11) Genoa e Bologna punti 35;
13) Udinese punti 33;
14) Sassuolo punti 30;
15) Chievo e Cagliari punti 29;
17) Spal e Crotone punti 27;
19) Hellas Verona punti 25;
20) Benevento punti 13.

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