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Campionato di Serie A 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:22
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19/04/2018 00:06
 
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Torino-Milan 1-1:
De Silvestri risponde a Bonaventura,
Belotti sbaglia un rigore

Non basta la perla di Jack a Gattuso, che pareggia la quarta di fila e scivola a -10
dal quarto posto ma rimane in zona Europa League, anche se Atalanta e Samp si avvicinano



Belotti e Donnarumma sono due fenomeni, ci mancherebbe. Bonaventura è di sicuro un gran bel giocatore e Edera ha già qualcosa, se il Grande Torino diventa matto per lui. Torino-Milan, partita chiave per la corsa all’Europa minore, però è stata decisa da un duello tra terzini. Minuto 25 del secondo tempo, il Milan è avanti 1-0 e Ljajic batte un angolo. Lollo De Silvestri in area si mangia Abate e sale per colpire di testa, sfruttando l'uscita a vuoto di Donnarumma. Il Milan, fin lì ordinatissimo e quasi mai in difficoltà dopo il vantaggio di Bonaventura, patisce l’1-1 e addirittura soffre fino alla fine. Gattuso chiude la partita con le due punte entrate dalla panchina – Cutrone e André Silva – ma non trova il modo per ribaltare la partita. Anzi, deve ringraziare il solito Gigio, che al minuto 89 devia con la prolunga, alla Donnarumma, un tiro da terra di Ljajic. Morale: l’1-1 fa parecchio comodo alle avversarie per la lotta al sesto posto e all’Europa League. L’Atalanta accorcia a -2 dal Milan e anche la Sampdoria si avvicina.

MILAN A METÀ — Eppure per Gattuso non si era messa male. Bonaventura, forse il suo uomo-simbolo, aveva fatto gol dopo 9 minuti. Un gol strano, senza rincorsa, arrivato con un tiro da fermo dopo una serie di passetti all’indietro. L’azione nasce da Suso, che accelera e trova Kessie in area, e finisce con un destro al volo di Jack su assist (di testa!) di Biglia, arrivato dopo una parata di Sirigu e un rinvio di Ansaldi. Bravo Bonaventura a coordinarsi da fermo, meno Baselli che a non capire da dove arriva il pericolo. Fanno sei gol in quattro mesi e mezzo di campionato, dopo i tre in un anno abbondante con Montella. Non è un caso. Gattuso ha scelto Borini largo a sinistra in attacco al posto di Calhanoglu e in cambio ha ottenuto il solito aiuto in fase difensiva e un angolo battuto alla Calha. L’altra scelta, Kalinic preferito a Cutrone e André Silva, ha dato esiti meno buono. Nikola ha giocato una partita normale, aprendo ad altri giorni di riflessione sull’attacco. Il pericolo principale del finale per Sirigu infatti è arrivato da un tiro del solito Cutrone, non appariscente ma sempre velenoso.

TORO, CHE EDERA — Il Toro invece resta decimo ma va a casa più contento che triste. Edera, entrato nel secondo tempo, ha cambiato la partita: l’angolo dell’1-1 è arrivato da una sua azione. Poi ci sono i rimpianti, contenuti ma pur sempre rimpianti. Ljajic ha rischiato di fare 2-1 in coda, Belotti di cambiare la partita all’inizio, dopo meno di 4 minuti. Azione strana anche quella. Kessie perde un contrasto a partita e un contrasto spalla a spalla ogni sei mesi… e quel giorno è oggi. Ansaldi gli ruba un pallone all’altezza della metà campo e va in fuga verso la porta. Franck lo insegue e, quando lo riprende, le loro gambe si incrociano all’interno dell’area. Maresca, con aiuto dal camioncino, fischia un rigore che il Gallo calcia forte, vicino all’incrocio di sinistra. Donnarumma si tuffa dall’altra parte ma, quando la palla sbatte sulla traversa, tutti pensano a lui e alla stessa scena – Belotti calcia, Donnarumma in porta – della prima giornata del campionato 2016-17: Belo sbagliò e un po’ quella scena deve essergli rimasta nella testa. Gigio e Belo alla fine si abbracciano mentre tutti escono un po' perplessi. Il Milan sa che dovrà ancora faticare per arrivare sesto, il Toro resta a -7 da Gattuso. Per il Grande Torino, il momento più emozionante, gol a parte, è arrivato alle 22.10. Il tabellone elettronico ha fatto rumore per annunciare un gol e poi ha illuminato una riga di giallo. Il Crotone aveva appena pareggiato con la Juve.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
19/04/2018 00:07
 
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SERIE A 2017/2018 33ª Giornata (14ª di Ritorno)

17/04/2018
Inter - Cagliari 4-0
18/04/2018
Benevento - Atalanta 0-3
Crotone - Juventus 1-1
Fiorentina - Lazio 3-4
Hellas Verona - Sassuolo 0-1
Napoli - Udinese 4-2
Roma - Genoa 2-1
Sampdoria - Bologna 1-0
Spal - Chievo 0-0
Torino - Milan 1-1

Classifica
1) Juventus punti 85;
2) Napoli punti 81;
3) Lazio e Roma punti 64;
5) Inter punti 63;
6) Milan punti 54;
7) Atalanta punti 52;
8) Fiorentina e Sampdoria punti 51;
10) Torino punti 47;
11) Bologna e Genoa punti 38;
13) Sassuolo punti 34;
14) Udinese punti 33;
15) Cagliari punti 32;
16) Chievo punti 31;
17) Spal punti 29;
18) Crotone punti 28;
19) Hellas Verona punti 25;
20) Benevento punti 14.

(gazzetta.it)
21/04/2018 17:35
 
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Spal-Roma 0-3. Autogol di Vicari, raddoppio di Nainggolan, Schick tris

Di Francesco ne fa riposare 6 in vista del Liverpool, Silva debutta: la squadra di Semplici irriconoscibile.
Vittoria preziosa per proteggere il 3° posto, si complica tutto per gli emiliani


Il messaggio a Lazio e Inter è arrivato forte e chiaro: la Roma non intende mollare il terzo posto. Il segnale lo lancia imponendosi per 0-3 a Ferrara, grazie a un successo santificato dalle reti di Nainggolan e Schick (il primo in campionato), seguite all'autorete di Vicari. Vittima una fragile Spal, ora a rischio sorpasso salvezza da parte del Crotone.

L'EPISODIO — Se la squadra di Eusebio Di Francesco ha mostrato qualche ruggine in avvio, è per il (comprensibile) pensiero rivolto alla semifinale di Champions in programma martedì prossimo a Liverpool, oltre che per un caldo davvero estivo destinato a ridurre il ritmo delle formazioni. A giovarsene in partenza è la Spal che, orchestrata intorno ad Everton e Schiattarella, prova a lanciare in profondità soprattutto Antenucci, mentre sulle fasce Lazzari e Mattiello tentano inserimenti e pressing. Dopo un tiro senza pretese dello stesso Lazzari (11'), l'acme del primo tempo per i padroni di casa si raggiunge un minuto dopo, quando Fazio travolge in area Antenucci: lo stadio insorge chiedendo il rigore, che però Tagliavento non concede. Impressioni? Intervento al limite del fallo. Da quel momento però la Roma lievita, alzando il pressing e sfruttando la debolezza nel palleggio dei difensori. Non solo, accorciando bene in mediana con Nainggolan (schierato nel tridente d'attacco), Pellegrini e Strootman, il recupero dei palloni cresce, e quando i difensori provano a lanciare, di testa Fazio pare insuperabile. Così El Shaarawy sfiora il gol tre volte. Al 22' Felipe perde palla e il Faraone conclude a lato di pochissimo (con deviazione), un minuto dopo è Meret a respingere, così come lo stesso portiere dei ferraresi si supera al 46' dopo che l'attaccante, servito da Schick, si era presentato in area. Intanto però la Roma era già passata in vantaggio al 33', dopo la solita palla perduta al limite dell'area (stavolta da Cionek); il cross radente di Pellegrini in questo caso era incocciato da Vicari, che anticipava Strootman e batteva il proprio portiere. Segnalato un altro grande intervento di Meret su Pellegrini (41') entrato in area sul lato destro, sempre partendo dallo stesso lato è Nainggolan a sciupare una buona occasione. Se si aggiunge come i giallorossi altre volte non abbiano inquadrato la porta, non sorprende che le conclusioni della primo tempo sia 10 a 1 per il giallorossi, con i ferraresi che centrano mai lo specchio, nonostante che, con l'uscita di Vicari, passino al 4-4-2.

SCHICK GOL — Nella ripresa Semplici non si fida e inserisce Simic per Schiattarella, tornando alla difesa a tre, ma la partita va in archivio presto. Al 7', infatti, un tiro dal limite di Nainggolan passa in una selva di gambe - l'ultima quella di Schick, che però non esulta - e batte l'incolpevole Meret. Sembra il segnale della doccia anticipata, ma il tutto viene certificato quattro minuti più tardi, quando Alisson stoppa con un ottimo intervento una conclusione rasoterra di Paloschi che poteva riaprire la partita. Pare il rompete le righe, perché comincia la girandola di cambi giallorossi (non presi benissimo da Nainggolan e Strootman), che però non diminuiscono la pressione della squadra di Di Francesco. Al 12', infatti, Meret infatti deve salvare ancora su El Shaarawy, mentre al 15' cade sul colpo di testa di Schick servito da Pellegrini. E' il tris, che non viene alleggerito neppure da due conclusioni di Lazzari e Antenucci, su cui Alisson è attento. Morale: a sfiorare ancora il gol è ancora la Roma, con El Shaarawy, che al 30', su cross di Pellegrini, di testa colpisce il palo. Stavolta è proprio finita. La squadra giallorossa può concentrarsi su Liverpool e i legittimi sogni di gloria, mentre la Spal è attesa nel prossimo turno dalla sfida col Verona. Parte della salvezza passerà anche da lì.



Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/04/2018 23:45
 
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Sassuolo-Fiorentina 1-0: decide un gran gol di Politano, espulso Dabo

Una magia del mancino neroverde al 40' regala i tre punti a Iachini.
Viola in 10 dalla mezzora per l'espulsione del mediano e ora più lontani dall'Europa


Il Sassuolo esce definitivamente dalla zona retrocessione. Un'altra prodezza di Politano regala alla squadra di Iachini tre punti d'oro. La vittoria per 1 a 0 con la Fiorentina ci sta tutta. Da oggi la società emiliana potrà cominciare a programmare il futuro. La seconda sconfitta consecutiva allontana invece il sogno europeo della formazione viola. Costretta, stavolta, a giocare per un'ora in dieci uomini per l'espulsione per doppia ammonizione di Dabo. Da segnalare la presenza nella tribuna del Mapei Stadium dei genitori di Davide Astori che hanno seguito la gara accanto ad Andrea Della Valle.


LA GARA — Iachini propone in partenza la coppia d'attacco Politano-Berardi dirottando in panchina l'ex Babacar. Anche Pioli sorprende nelle scelte iniziali con Falcinelli, un altro ex, preferito al Cholito Simeone. La Fiorentina fatica a sviluppare geometrie interessanti. E soprattutto non riesce mai a rendersi pericolosa in fase conclusiva. Il Sassuolo è più vivace. Al 24' Lemos impegna Dragowski su punizione. Al 30' la svolta. Un ingenuo Dabo commette un fallo da dietro su Berardi. Secondo giallo e Fiorentina in dieci. Pioli arretra Saponara sulla linea dei centrocampisti e piazza Veretout davanti alla difesa. La squadra viola perde ancora intensità in attacco. Al 40' invece il Sassuolo sblocca il risultato. Adjapong trova tra le linee Politano. Controllo, dribbling su Vitor Hugo e conclusione che lascia immobile Dragowski. La prima frazione di gioco si chiude con un brutto intervento di Berardi sul portiere viola. L'arbitro Irrati punisce l'attaccante con il giallo poi va anche a controllare il contatto al video. Ma resta solo l'ammonizione.

RIPRESA — È più viva la Fiorentina in avvio di ripresa. Falcinelli conclude subito con una girata alta. Poi, tocca a Pioli intervenire inserendo Simeone e Gil Dias per Maxi Olivera e Saponara. Scelta decisamente offensiva. Una curiosità: Federico Chiesa diventa il capitano. Il Sassuolo va un attimo in confusione. Ma è un breve passaggio a vuoto. Al 14' lo scatenato Politano ha la palla per il raddoppio ma stavolta Dragowski compie un mezzo miracolo e respinge. La squadra di Iachini comunque torna a far valere l'uomo in più. E dall'altra parte la Fiorentina appare visibilmente stanca. Iachini inserisce Ragusa per Berardi. E al 25' il nuovo entrato entra in area e batte da buona posizione, Dragowski si salva con l'aiuto del palo. Il Sassuolo guadagna campo mentre la Fiorentina fatica a ripartire. Episodio contestato in area viola. Entrano a contatto Adjapong e Vitor Hugo. Irrati (che poi chiede conferma anche alla Var) punisce il giocatore di Iachini per simulazione. Finisce con la Fiorentina alla ricerca del pareggio ma con il Sassuolo che si porta a casa tre punti d’oro.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
21/04/2018 23:48
 
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Milan-Benevento 0-1: Iemmello decide,
ora Gattuso rischia l'Europa League

Clamorosa sconfitta dei rossoneri a San Siro contro l'ultima in classifica:
domani l'Atalanta può sorpassarli al sesto posto



Pietro Iemmello convoca Di Michele (Milan-Cavese 1-2), Tihinen (Milan-Zurigo 0-1), Heggem (Milan-Rosenborg 1-2) e tutti i protagonisti delle sconfitte clamorose del Milan nel suo stadio. Una seratina tra fantasmi a San Siro. Milan-Benevento doveva essere una festa di primavera, una tappa serena sulla strada per l’Europa League, invece diventa un drammone lungo 90 minuti. Finisce 0-1, gol di Pietro Iemmello, che aveva segnato solo una volta in questo campionato, a ottobre. Gattuso prova Cutrone, Silva, Kalinic, Borini, Bonaventura, Suso - insomma, tutti e in tutti i modi - ma scopre che a Puggioni per una sera non si segna. Il Benevento, dopo il primo punto della stagione fatto all’andata, vince la prima partita in trasferta della storia in A. Era venuto a San Siro più o meno sicuro di retrocedere, torna in Campania ancora vivo. Il Milan, e questo è più importante, non approfitta della sconfitta della Fiorentina col Sassuolo, resta a 54 punti e domani potrebbe essere scavalcato dall’Atalanta e ripreso dalla Sampdoria.

IL GOL — Le analisi più ampie, in serate così maledette, sono complicate. Il Milan tira in porta 7 volte però conferma l’antica diagnosi - carenza di killer instinct - e aggiunge preoccupanti sintomi di susite acuta. Suso nel primo tempo non c’è per cronica stanchezza, così il Milan gioca con un inedito 4-4-2: Borini e Bonaventura esterni e Cutrone-Silva davanti. Ricardo Rodriguez fa capire che è serata tesa dopo 16 minuti, quando con un retropassaggio troppo forte e troppo centrale quasi fa gol a Donnarumma. Gigio rincorre la palla e devia a mezzo metro dalla linea di porta, evitando la crisi italo-svizzera. Tredici minuti dopo però Borini è sfortunato su un rimpallo e scivola a vuoto, lasciando a Viola il tempo di giocare in profondità per Iemmello. Bonucci tiene in gioco il 33 bianco, che punta Donnarumma e gli segna l’1-0 tra le gambe. San Siro sul momento non la prende nemmeno troppo male e prima dell’intervallo due uomini-garanzia di Gattuso sono pericolosi. Prima Cutrone si inventa uno stop-di-petto-e-tiro in area (alto di poco), poi Bonaventura calcia due volte in tre minuti. Puggioni para sicuro e forse si preoccupa più per un tiro respinto a Biglia e per i fischi in agguato di Maresca: San Siro reclama a ragione un rigore su Zapata e si spinge a protestare anche per un possibile fallo su Cutrone.

LE PARATE — Lo stadio però minuto dopo minuto capisce che la situazione è seria. Gattuso si gioca Suso molto presto, dopo tre minuti del secondo tempo, e all’ora di partita prova anche Kalinic per André Silva, in una delle sue serate da attaccante triste. Il pericolo principale però, in una serata sinistra, è un tiro di punta di Kessie che centra la traversa. Viola quasi segna da casa sua col sinistro, poi il Milan si mette in modalità emergenza e prova con disperazione. Bonaventura si accentra due volte e due volte calcia col destro, ma Puggioni fa quello che ha fatto per tutta la sera: para. I fantasmi piano piano scendono su San Siro e a venti minuti dalla fine si fa male Biglia. Gattuso boccia ancora Montolivo e sceglie Locatelli, ma quello che conta succede davanti. Suso trova il primo movimento-Suso della serata e con un cross pesca Cutrone. La partita in fondo si decide qui. Il Benevento si gioca il doppio miracolo in tre secondi, prima Puggioni su Patrick, poi Djimsiti in salvataggio disperato sul tap-in di Bonaventura, e in qualche modo la porta a casa. Anche se Diabaté, entrato nel secondo tempo, prende il secondo giallo saltando col gomito alto su Bonucci e si fa espellere. Anche se Cutrone prova a segnare un’altra volta di testa. Anche se la Curva Sud continua a tifare fino alla fine. I sei minuti di recupero portano tensione ma non occasioni e il Milan finisce fischiato, con Bonucci e Cutrone che chiedono scusa ai tifosi prima di uscire. Che serata…

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/04/2018 19:57
 
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Cagliari-Bologna 0-0: i tifosi fischiano la squadra sarda

Un punto sta stretto alla squadra di Lopez, ma le squadre hanno giocato alla pari.
Un'occasione per parte con Verdi e Pavoletti.
L'arbitro annulla un gol a Sau per un fallo di mano dubbio



Finisce tra i fischi, con i tifosi che perdono la pazienza e invitano i giocatori ad andare a lavorare. È uno 0-0 brutto e noioso che al Cagliari non serve a nulla, tanto meno a cancellare l’orrenda partita di San Siro con l’Inter. Il Bologna, tranquillo da tempo, cercava un guizzo per colorare un campionato grigio. Inutile.

PARTITA BLOCCATA — Le squadre giocano praticamente a specchio: difesa a 3, poi 5 centrocampisti e due punte per il Cagliari, un trequartista (Verdi) leggermente dietro Palacio per il Bologna. Nel primo tempo, partita bloccata. La squadra di Lopez, che cambia 5 titolari rispetto alla sciagurata partita di San Siro con l’Inter, dovrebbe divorare gli avversari, ma parte col freno a mano tirato. Poche idee e non molto originali, come il lancio lungo per Pavoletti. Poi i duelli individuali a centrocampo che finisco in parità: Crisetig-Cigarini, per esempio. O il più frizzante, Faragò-Masina. E’ così il Bologna a sfiorare il gol al minuto 21, ma Verdi sciupa una bella iniziativa di Masina. Lo scampato pericolo non dà la sveglia al Cagliari che continua a giocare ai ritmi compassati di Cigarini, poco e male assistito da Barella. Al minuto 40 si pareggiano anche le occasioni da gol: cross di Faragò da destra, liscio di Romagnoli (fin lì impeccabile), palla a Pavoletti che, solo davanti a Mirante, si mangia un gol incredibile. Nel finale proteste dei cagliaritani per un contatto tra De Maio e Pavoletti. Ma non è fallo.

LA SCOSSA DI SAU — Poi c’è lo Sau show, questione di minuti, ma visto come erano andate le cose è meglio di niente. Al 7’ “Pattolino” sfrutta un rimpallo e batte Mirante, ma il gol, che sembra regolare, viene annullato per un tocco col braccio dell’attaccante. Che si ripete poco dopo, di testa (!) su cross di Padoin da sinistra: gran volo di Mirante. Ma restano episodi: al 20’ Lopez toglie Sau, stanco e la luce si spegne. Il Bologna si accontenta, si limita ad aspettare e finisce tra i fischi.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/04/2018 20:00
 
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Atalanta-Torino 2-1, Gasperini scavalca il Milan e vola al 6° posto

Coi gol di Freuler e Gosens i bergamaschi battono il Toro cui non
basta il momentaneo pari di Ljajic e irrompono in zona Europa



Sorpasso riuscito, e di corsa. L’Atalanta non fallisce l’occasione aperta dal k.o. interno del Milan e si prende il sesto posto battendo un Torino minore. Due colpi di testa nei primi sette minuti da situazioni di calcio d’angolo, unici momenti in cui riesce a riempire l’area avversaria, sono i soli segni di vita del Torino nel primo tempo, che presto sfugge al controllo della squadra di Mazzarri.

ATALANTA DIESEL — L’Atalanta, che comincia troppo soffice, alza ritmo e baricentro dopo un sinistro del Papu al 12’ che sveglia i bergamaschi. La Dea comincia a occupare la metà campo avversaria e crea pericoli in serie. Al 18’ cross di Gosens, Freuler sul secondo palo rimette in mezzo di testa e Rincon deve spazzare davanti a Sirigu. Il portiere granata vede sfilare di poco un destro di Freuler al 19’ dopo uno-due al limite con Barrow, poi deve uscire per intercettare in tuffo un cross di Gosens indirizzato proprio al giovane attaccante al 23’. Ancora Barrow protagonista in tre occasioni in sequenza: destro di prima al 29’ (blocca Sirigu), dribbling a seguire e sinistro sul primo palo (Sirigu ci arriva di piede, poi Hateboer alza la mira), e ancora controllo e tiro da posizione centrale (Sirigu respinge a mani aperte). Unico brivido estemporaneo in area Atalanta, una pressione di Ljajic su Berisha che rinvia sul corpo del serbo e da lì sul fondo.

BARROW SHOW — La ripresa inizia con Castagne al posto di Hateboer, con gli stessi compiti di spinta, e con il gol dell’Atalanta. All’8’, Barrow anticipa Burdisso e serve Cristante, filtrante proprio per Barrow che disegna verso il secondo palo dove Freuler è tutto solo e può colpire a porta vuota. Inguardabile la copertura difensiva del Toro. Che però ha un sussulto d’orgoglio 3’ dopo. Azione tutta in verticale Belotti-Edera-Ljajic e destro di prima intenzione del serbo alle spalle di Berisha. Uno a uno con il primo (e sarà l’unico) tiro nello specchio dei granata. L’Atalanta, come se niente fosse. Riparte all’assalto, con foga ancora maggiore. E deve aspettare solo fino al 19’ per tornare avanti: il Papu serve a destra Castagne che serve basso per Gosens che chiude sul secondo palo, di nuovo da solo. Il Toro stordito rischia il k.o. tecnico. Mancini di testa al 25’ va fuori di poco, Castagne di testa su cross del Papu costringe alla respinta Sirigu al 27’, e ancora Sirigu protagonista su un destro a giro di Gomez al 29’. Del Torino rimane veramente poco o niente, nonostante gli ingressi di Molinaro e poi Berenguer e Niang.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/04/2018 20:04
 
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Chievo-Inter 1-2: Icardi, Perisic e Stepinski in gol

I nerazzurri, rischiano nel finale, ma continuano la corsa verso un posto in Champions: Lazio e Roma a +1


Basta un quarto d'ora da Inter per regolare un Chievo fin troppo operaio e tenere vivo il sogno Champions malgrado la contemporanea vittoria della Lazio sulla Sampdoria. Dopo un primo tempo molle e scentrato - non giustificabile malgrado il primo vero caldo -, la squadra di Spalletti regola la pratica con i soliti noti Icardi e Perisic (sono loro 37 dei 56 gol totali) a inizio ripresa e poi gestisce in attesa del rush finale che inizierà sabato prossimo ospitando la Juve. I titoli sono per la Coppia, ma i migliori tra i nerazzurri sono di nuovo Brozovic e Rafinha. Per il Chievo (in gol nel finale con Stepinski) invece sono brividi salvezza e il raid del Crotone a Udine non aiuta.


ANDAMENTO LENTO — Maran punta sul 5-3-2 con Giaccherini interno di destra al posto di Castro, Spalletti risponde con un 4-2-3-1 in cui Karamoh viene preferito a Candreva e Borja affianca Brozovic davanti alla difesa. Più dei moduli però conta l'atteggiamento e quello dell'Inter non è certo da Champions. Squadra compassata, ritmo lento, errori anche banali nelle uscite dipingono un primo tempo in cui gli ospiti ruminano spesso il pallone, ma nei primi 45' non riusciranno a fare un tiro nello specchio della porta, a meno che non si voglia considerare tale un corner anomalo di un Cancelo sfocato. Per contro i veneti giocano semplice e quando possono approfittano dell'approssimazione avversaria. Vedi il palo di Pucciarelli al 12', dopo una doppia incertezza nerazzurra nel rinvio, con due compagni che per due volte si ostacolano a vicenda. Rafinha e Brozovic tentano di accendere la luce, ma Icardi è nella versione fantasma, Karamoh si defila e scappa invece di accorciare e Perisic va a intermittenza. L'unico brivido per Sorrentino è un tiro dal limite di Karamoh su tocco all'indietro di Rafinha, palla fuori di poco. Handanovic invece deve sporcarsi i guantoni su Giaccherini (16'), Cacciatore (39') e Pucciarelli (44').

UNO DUE — La gara svolta a inizio ripresa in modo anomalo. Dopo averci provato poco prima, al 5' Brozovic ci prova da fuori, Sorrentino respinge sui piedi di D'Ambrosio che - malgrado il guardalinee Marrazzo alzi la bandierina per fuorigioco - pesca l'inserimento di Icardi. Gol annullato ma poi convalidato col Var (Jaroszynski tiene in gioco D'Ambrosio) tra le proteste dei padroni di casa che sostengono di essersi fermati per la bandierina alzata. Maran ci prova con Castro per Jaroszynski, con Hetemaj che si abbassa, ma l'Inter al 16' ne approfitta subito per raddoppiare con un'azione avviata e conclusa da Perisic - su buco dello stesso Hetemaj - e rifinita da Karamoh e da un geniale tocco di Rafinha per il sinistro sotto porta del croato. Spalletti al 22' inserisce Santon per Karamoh passando ad un 3-4-2-1 che però di fatto è un 5-4-1. Nel Chievo invece Birsa - giustiziere dell'Inter la scorsa stagione - rileva Giaccherini ballando tra la mediana e la trequarti. I gialli ci provano da fuori con Rigoni e Radovanovic, quindi Spalletti gioca la carta Vecino (tagliando in vista della Juve dopo una lunga assenza) per Borja. Tre ripartenze gestite malissimo dagli ospiti introducono un finale da pannolone per i nerazzurri. Stepinski, appena entrato per Pucciarelli, infatti approfitta di un errore di Vecino e Skriniar per fare 1-2 e in pieno recupero il Chievo sfiora due volte l'incredibile pareggio.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/04/2018 20:07
 
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Lazio-Sampdoria 4-0. Milinkovic, De Vrij e Immobile lanciano Inzaghi

Le incornate del serbo e dell'olandese tengono a bada l'Inter stendono la Samp,
Immobile chiude i conti piazzando la doppietta nel finale di partita



La Lazio liquida con un 4-0 la pratica Sampdoria e resta agganciata alla Roma sul treno Champions. Due gol per tempo. Milinkovic e De Vrij avviano il successo, poi confezionato dalla doppietta del capocannoniere Immobile. Una supremazia che va di là del risultato anche se la Sampdoria ha cercato di giocare sempre a tutto campo.

UNO-DUE BIANCOCELESTE — Inzaghi ritrova Parolo, Radu e Lulic e schiera Felipe Anderson al posto dello squalificato Luis Alberto. Giampaolo rilancia in difesa Andersen, mentre in mediana fa tornare Barreto. Novità anche in avanti con Ramirez nuovamente titolare alle spalle della coppia Caprari-Zapata. Gara subito a tutto campo. Pressing molto fitto della Sampdoria la Lazio cerca di allargare il fronte del gioco. Al 19' si blocca Parolo e Inzaghi lo sostituisce con Lukaku. Che va sulla sinistra, mentre Lulic viene spostato nel ruolo di interno. Al 22' Bereszynski rischia l’autogol su tocco di Lukaku. La squadra di Inzaghi scatta all’assalto. Un minuto dopo è alto un colpo di testa di Leiva. La squadra di Giampaolo è però sempre pronta alle ripartenze. Al 28' un’incursione di Praet viene murata da De Vrij. Un minuto dopo Strakosha si oppone a Barreto. Al 32' un cross di Radu che viene finalizzato dall’incornata di Milinkovic e la Lazio passa in vantaggio. Due minuti dopo Leiva insidioso: capocciata respinta da Ferrari a porta spalancata. Insiste la Lazio al 37': Viviano sventa su Immobile. Al 42' il portiere doriano devia in angolo una bordata di Marusic. Dalla bandierina la parabola di Anderson innesca il colpo di testa di De Vrij che sigla il 2-0. Lazio spumeggiante: chiude il primo tempo all'attacco.

DOPPIO IMMOBILE — La ripresa parte nel segno della squadra di Inzaghi che continua a esibire bel gioco e a sfornare azioni offensive. All' 8' Giampaolo avvicenda Caprari con Kownacki. Zapata si fa largo con un diagonale di poco a lato. Altro cambio sul fronte avanzato della Samp: Quagliarella rileva Zapata. Al 17' Kownacki al tiro: para Strakosha. Giampaolo si gioca anche la carta Linetty che subentra a Ramirez. Lazio vicina al terzo gol: fuori il colpo di testa di Caceres al 28'. Inzaghi opera la seconda sostituzione: al 34' dentro Nani per Felipe Anderson. Al 40' traversone radente di Milinkovic per Immobile che sigla il terzo gol. Entra Di Gennaro, esce Leiva tra gli applausi. Al 43' Immobile timbra la sua doppietta: entra in area su assist di Nani e fa secco Viviano. Il capocannoniere si porta a quota 29 in campionato, mentre il conto stagionale sale a 41. Finisce 4-0 nella festa dei 40 mila dell’Olimpico per una Lazio sempre più da Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
22/04/2018 20:10
 
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Udinese-Crotone 1-2: Lasagna, Simy e Faraoni in gol

La squadra di Zenga vince dopo essere andata sotto.
Per i padroni di casa è l'undicesima sconfitta consecutiva



L'undicesima sconfitta di fila dell'Udinese regala al Crotone un salto in alto che può valere il secondo miracolo: oggi i rossoblù sarebbero salvi. E il pubblico friulano alla fine li ha accompagnati con un sincero applauso, dopo i fischi (non alluvionali) riservati ai giocatori bianconeri. Ha deciso una prodezza balistica di un gregario, Davide Faraoni, ex Udinese, e soprattutto scuola Inter (vero Zenga...), bravissimo a spedire un diagonale liftato sul palo lungo, dopo che un tiro di Simy deviato da Samir aveva spedito per terra il portiere Bizzarri. Dunque porta vuota, ma non facile da trovare in quella posizione defilata dalla quale Faraoni agguanta la sfera, prima che vada sul fondo.

CHE SFIDA — La prodezza decisiva di una sfida intensa sul piano emotivo, che il Crotone ha ben controllato nella prima parte, che l'Udinese ha fatto sua nella ripresa, quando Lasagna due volte e Fofana hanno avuto le occasioni del 2-1 (bravo Cordaz due volte su Lasagna) fino a quanto le sostituzioni della panchina ospite non hanno riportato il Crotone sulla linea di galleggiamento. Al punto da innescare nel finale il cannoniere Simy, coprotagonista dell'azione decisiva.

ELETTRICITÀ — Gara elettrizzante fin dall'avvio. Lasagna, spalle alla porta, riceve un allungo di Maxi Lopez, addomestica il pallone col destro e con mezza girata mancina fulmina nell'angolo il portiere Cordaz. D'accordo, la difesa di Ceccherini non è da manuale, però l'attaccante friulano esegue il suo numero in modo perfetto e fulmineo. Quindi sono molti più i meriti di Lasagna che i demeriti di Ceccherini. Minuto 6' e partita che sembrerebbe in discesa. Impressione smentita nel giro di 80 secondi. Perché Nalini dalla corsia sinistra manda al centro area dove il gigante Simy, allungando le sue lunghe leve, anticipa in modo inesorabile il possibile intervento di Samir, che gli stava alle spalle. Oltretutto, l'impatto avviene con l'esterno piede, unico modo possibile per tagliare fuori anche il tuffo di Bizzarri. Insomma, a prodezza risponde prodezza: 7', di nuovo in parità.

EQUILIBRIO — Qui il match procede sui binari dell'equilibrio. Il Crotone è propositivo e quindi tiene in costante allerta la linea arretrata di Oddo. L'Udinese attacca in prevalenza sulla fascia sinistra, con Ali Adnan e Fofana, senza però riuscire ad arrivare al cross dal fondo. Per cui i palloni che spiovono dalla tre quarti nell'area rossoblù sono di facile lettura per gli uomini di Zenga, che non sbagliano le chiusure.

CORI — La curva di casa, spazientita, rivolge cori minacciosi ai suoi (se perdete non uscite) e si va al riposo con un Crotone sereno e un'Udinese visibilmente nervosa, insicura. Oddo trova le parole giuste per ricaricare i suoi, la curva friulana cambia atteggiamento e incoraggia. L'Udinese si impadronisce delle operazioni e pressa costruendo tre opportunità per il sorpasso. Ma l'ultima zampata è dei calabresi, che adesso sentono di poter realizzare l'impresa, a dispetto di un calendario che riserva loro Lazio e Napoli. Ma il prossimo turno è col tranquillo Sassuolo: lo Scida è già pronto a mietere altri tre punti fondamentali.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
23/04/2018 23:22
 
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Juventus-Napoli 0-1, Koulibaly gol al 90':
Sarri a -1, per lo scudetto è tutto aperto

Azzurri padroni del gioco a Torino, Allegri crolla all'ultimo minuto:
allo Stadium è la prima vittoria dei campani.
Palo di Pjanic su punizione, occasione sprecata da Hamsik



Chissà se Simone Zaza avrà visto Juventus-Napoli. Il primo pensiero, quando al 90’ Kalidou Koulibaly salta in testa alla difesa della Juve, va al gol-beffa segnato dall’attaccante in quello Juve-Napoli del 14 febbraio 2016 che sancì il sorpasso dei bianconeri sul Napoli. Stasera la squadra di Sarri resta dietro a quella di Allegri di un punto. Ma, se non è ancora la favorita per lo scudetto, parte almeno alla pari. La Juventus dovrà andare a prendersi lo scudetto sabato prossimo a San Siro con l’Inter e all’Olimpico contro la Roma. Dici poco. Anche perché l’entusiasmo in casa Napoli - unito a un calendario oggettivamente abbordabile - fa pensare a 12 punti su 12 più che mai possibili per gli azzurri.

GIUSTO COSÌ — È vero che la pagella di Buffon fino al 90’ è sostanzialmente ai confini del senza voto, ma è il Napoli che fa la partita fin dai primi minuti. Può essere comprensibile che la Juve stia bassa e speculi sui 4 punti di vantaggio, ma per troppo tempo rinuncia a ripartire, lasciando solo un Higuain già di suo in pessima serata. Nelle uniche occasioni in cui i bianconeri saltano il primo pressing magistralmente insegnato da Sarri, nascono il palo sulla punizione (deviata in barriera) di Pjanic, un’occasione per Higuain e una progressione insidiosa di Douglas Costa.
Troppo poco. La Juve si abbassa. Si schiaccia. Nel secondo tempo sembra quasi una provinciale. E non è un caso che Koulibaly bruci proprio quel Mehdi Benatia che era stato il pilastro su cui la Juve, orfana di Chiellini dopo 11’, stava portando a casa uno 0-0 preziosissimo. Che poi i bianconeri prendano gol di testa da una squadra che sulle palle inattive dovrebbero sovrastare, è un merito in più da attribuire al Napoli e al miglior difensore del campionato, proprio Koulibaly.

LA FORZA DEL GIOCO — Il Napoli la vince coi suoi principi, senza mai snaturarsi. La pressione alta tiene lontana la Juve, i difensori non si trovano mai uno contro uno coi vari Dybala e Douglas, anche loro in serata negativa. Anche in una partita in cui nessuno degli attaccanti incide, su tutti un Mertens in evidente flessione, Sarri la risolve con un difensore. E se la Juve, lo si dice da tempo, è inferiore sul piano del gioco collettivo, la dovrebbe vincere con le giocate dei suoi campioni. Che però si mettono tutti in coro per una stecca epica. E ora Allegri non può più sbagliare.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/04/2018 00:09
 
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Genoa-Verona 3-1: l'ex Bessa punisce Pecchia.
Grifone ormai salvo, l'hellas vede la B

Romulo non basta, Medeiros, l'ex giocatore di Pecchia e Pandev condannano i veronesi



Il Monday night del Ferraris regala scintille. Il Verona è chiamato alla partita della vita per continuare a sperare nella salvezza. E contro il Genoa mette in campo impeto e orgoglio, ma non basta. Va subito sotto (al 6' del p.t. - gol del portoghese Medeiros, alla sua terza partita da titolare), barcolla, spreca occasioni ma riesce a strappare il pareggio con Romulo su rigore al 19' della ripresa. Ora, proprio quando l'Hellas pareva poter puntare al colpaccio, viene punita da Daniel Bessa, il centrocampista che ha lasciato partire, in prestito biennale, a gennaio (58 presenze e nove reti tra Serie A e B con i gialloblù). Ma non finisce qui, perché nel finale ecco il pallonetto capolavoro siglato dal 35enne Goran Pandev. Per il Verona, a 4 gare dalla fine, l'incubo si avvicina. Al Genoa manca solo un punto per la salvezza aritmetica.


LE CHIAVI — La squadra di Pecchia paga una fase offensiva asfittica (due gol segnati su rigore nelle ultime sette partite), con Cerci punta centrale (poco servito da Matos e Fares) che cerca di pungere, inutilmente. Ma anche una buona dose di sfortuna: le occasioni sprecate da Matos a inizio gara e Romulo di testa sul finire del primo tempo avrebbero potuto cambiare la partita.
Il Grifone di Ballardini invece offre una prova solida e di sostanza. Come da copione parte a razzo, non a caso il 24% dei suoi gol del Genoa sono arrivati nei primi 15 minuti (7 su 26 - record della A), nella parte centrale della gara subisce il ritorno della squadra di Pecchia, ma nel finale sa sprintare e assestare i colpi del k.o. Il motorino della squadra è senza dubbio Laxalt. L'uruguaiano sulla sinistra umilia con le sue incursioni l'ingenuo Bearzotti (alla terza presenza in A), arriva al tiro, sforna cross e assist (suo quello per Medeiros che ha sbloccato la gara). Lapadula si danna, fa a sportellate sfiancando Caracciolo e Vukovic e tiene alta la squadra: gli manca solo il gol. Ma esce tra gli applausi.

I CAMBI — La differenza tra le due squadre l'hanno fatta però anche e soprattutto i cambi. Perché se Verde, Lee e Petkovic entrati al posto di Bearzotti, Souprayen e Matos hanno inciso poco o nulla nel gioco del Verona. Bessa e Pandev (Pepito Rossi ha giocato solo una manciata di minuti) subentrati a Cofie, Medeiros e Lapadula sono stati quelli che hanno ammazzato la gara. Ballardini ha avuto le intuizioni giuste, certo, ma a differenza di Pecchia può attingere da una rosa più varia e sicuramente più completa.

I NUMERI — Il Genoa sale a 41 punti in classifica, ha vinto sei delle ultime otto partite giocate al Ferraris. Contro il Verona ha collezionato 18 tiri di cui 8 in porta e 8 calci d'angolo. Per la squadra di Pecchia, ferma a 25 punti (la Spal terzultima è a 4 lunghezze), questa è la sesta sconfitta consecutiva fuori casa, sempre con almeno due reti subite a partita. L'Hellas nelle ultime 10 gare ha perso 7 volte e vinto 3 (Torino, Chievo, Cagliari). Contro il Genoa ha concluso 13 volte, ma sono solo 3 i tiri nello specchio della porta. In perfetto equilibrio invece la percentuale del possesso palla di stasera (50% Genoa- 50% Verona).

Lorenzo Franculli

Fonte: Gazzetta dello Sport
24/04/2018 00:10
 
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SERIE A 2017/2018 34ª Giornata (15ª di Ritorno)

21/04/2018
Spal - Roma 0-3
Sassuolo - Fiorentina 1-0
Milan - Benevento 0-1
22/04/2018
Cagliari - Bologna 0-0
Atalanta - Torino 2-1
Chievo - Inter 1-2
Lazio - Sampdoria 4-0
Udinese - Crotone 1-2
Juventus - Napoli 0-1
23/04/2018
Genoa - Hellas Verona 3-1

Classifica
1) Juventus punti 85;
2) Napoli punti 84;
3) Lazio e Roma punti 67;
5) Inter punti 66;
6) Atalanta punti 55;
7) Milan punti 54;
8) Fiorentina e Sampdoria punti 51;
10) Torino punti 47;
11) Genoa punti 41;
12) Bologna punti 39;
13) Sassuolo punti 37;
14) Udinese e Cagliari punti 33;
16) Chievo e Crotone punti 31;
18) Spal punti 29;
19) Hellas Verona punti 25;
20) Benevento punti 17.

Benevento matematicamente retrocesso in Serie B.

(gazzetta.it)
28/04/2018 23:46
 
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Roma-Chievo 4-1: Dzeko fa doppietta, anche Schick ed El Shaarawy in gol

Prova di forza dei giallorossi, che la sbloccano nel 1° tempo
e dilagano nella ripresa, in 10 contro 11 per l'espulsione di Jesus.
Alisson para un rigore a Inglese, che segna nel finale



La coppia Dzeko-Schick stavolta funziona, Nainggolan e Pellegrini giocano in verticale come poche altre volte e El Shaarawy trova una giornata di grazia. Mettendo tutto insieme viene fuori una Roma concentrata e determinata, capace di spazzare via il Chievo nonostante l'inferiorità numerica per oltre 35 minuti di gioco. Adesso si può anche iniziare a pensare al Liverpool, aspettando anche i risultati di Inter e Lazio per la corsa-Champions, Per il Chievo, invece, due soli punti nelle ultime sei gare e lo spettro concreto della Serie B.

DOMINIO GIALLOROSSO — Di Francesco stavolta attua un turnover leggero, confermando tanti dei titolarissimi e rinunciando in extremis al solo Manolas. Maran, invece, conferma un 3-5-2 che spesso e volentieri dietro allunga la difesa a cinque, con Depaoli e Cacciatore a dare equilibrio alla fase difensiva. Il primo brivido è per la Roma, con Inglese che lavora un buon pallone in mezzo all'area liberando Castro, il cui destro scheggia l'incrocio. Passato il pericolo la Roma si organizza e di fatto domina la partita. Chi temeva che la testa fosse già al Liverpool, deve ricredersi subito. È vero che il Chievo non è la Fiorentina (l'avversario precedente alla sfida di ritorno con il Barcellona), ma questa volta la Roma sembra aver imparato la lezione, lasciando a casa pensieri e desideri. C'è solo la voglia di vincere una partita chiave per la corsa-Champions, con la gara che si mette in discesa al 9' quando Nainggolan ruba palla a Radovanovic sull'out sinistro e mette in mezzo un pallone su cui Schick è bravo ad arrivare in corsa e ad insaccare con un bel tap-in. Difesa del Chievo quasi immobile, ma questo è più o meno il leit motiv di tutto il primo tempo. Così due minuti dopo Fazio colpisce in pieno il palo di testa, al 15' Kolarov pesca El Shaarawy in mezzo, tocco morbido e 2-0 annullato per un fuorigioco dubbio (ma confermato dalla Var) e al 20' è Sorrentino a dire di no in corsa a Schick. Ma la collezione di occasioni giallorossi è solo all'inizio, c'è ancora tempo per un altro palo (il 22esimo, questa volta destro a giro di El Shaarawy), un'occasione d'oro per Dzeko e il 2-0 dello stesso bosniaco, con la complicità di Radovanovic. Insomma, non c'è mai stata davvero partita, se non nei primissimi minuti.

TRA RISCHI E GEMME — La ripresa sembra girare sulla stessa falsa riga del primo tempo, con Pellegrini (cervello che ragiona in verticale) che trova subito Dzeko, ma Sorrentino prima gli sporca il pallone, poi gli para la battuta a rete. Al 10' l'episodio che può cambiare l'inerzia della partita, con la solita ingenuità di Juan Jesus. Il brasiliano cintura Inglese nell'area piccola, rigore ed espulsione. Dal dischetto va lo stesso Inglese, ma la conclusione è ben parata da Alisson. Di Francesco si riassesta subito con l'ingresso di Manolas e una Roma schierata con il 4-4-1 (con El Shaarawy che fa l'elastico tra attacco e centrocampo), tanto che in due minuti arrivano altri due gol: prima un coast to coast di 60 metri dello stesso El Shaarawy chiuso con un bel destro a giro, poi un colpo da biliardo di Dzeko da 25 metri. Sul 4-0 non c'è proprio più storia, nonostante l'inferiorità numerica dei giallorossi. A rimpinguare il bottino giallorosso ci provano ancora Dzeko ed El Shaarawy, mentre dall'altra parte non c'è mai la forza di costruire nulla di pericoloso, se non proprio nel finale. Quanto basta, però, per accorciare almeno li distanze, con una frustata di testa di Inglese al 43'. Poi Calvarese ferma Nainggolan lanciato a rete per un presunto fallo su Radovanovic, ma a questo punto è davvero finita. Per la Roma ora c'è solo il Liverpool, il Chievo invece aspetta di sapere i risultati di Spal e Crotone, ma inizia a tremare davvero.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/04/2018 23:49
 
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Inter-Juventus 2-3: Higuain la ribalta nel finale

Partita pazzesca: Juve in gol con Douglas e rosso con la Var a Vecino.
Poi nella ripresa rimonta nerazzurra con Icardi e autogol Barzagli.
Poi in 2' l'altra autorete di Skriniar e il Pipita


Aprile 2018, il mese dell’epica. Dopo le rimonte (sfiorata e completata) di Juve e Roma in Champions, ecco un’altra gara memorabile. Contraddittoria, nervosa, da rimonte e contro-rimonte, da crisi di nervi ed esplosioni di gioia. La vince la Juve, sul campo dell’Inter, dopo essere andata a un passo dal crollo dell’Impero, del regno dei Sei anni. Che invece possono diventare ancora sette. La vince 3-2, (dopo esser stata in vantaggio 1-0 e sotto 2-1) in undici contro dieci, per un rosso al 18’ a Vecino (seguono e seguiranno polemiche, su Orsato e sulla Var). La decide Higuain, fino a lì forse il peggiore in campo, colpevole di un gol sbagliato dopo aver saltato il portiere. Aprile 2018 nel calcio è così: non fai in tempo a dare un giudizio, che succede qualcosa che lo ribalta completamente.

INSENSIBILITÀ — Difficile anche giudicare un’Inter che parte male, in 10 rimonta la Juve, sembra poter reggere l’urto e si sfalda nei cinque minuti finali. A caldo, sugli spalti, se la prendono tutti con il cambio Santon-Icardi: da quando Spalletti cerca di rinforzare la difesa, becca due gol. E il nuovo entrato è sempre in zona. Ai nerazzurri restano l’impresa sfiorata e zero punti in classifica, che possono complicare la corsa Champions. Insensibile (come da tormentone), stavolta, è stata la Juve. La squadra di Allegri gioca col fuoco, sembra viaggiare sul confine fra l’implosione per eccesso di energie nervose e l’immortalità, come gli eroi dei film americani. Il Napoli stasera va a -4: all’86’ Sarri pareva aver già sorpassato.
I GOL — Il vantaggio juventino porta la firma di Douglas Costa, che sul secondo palo raccoglie un cross da destra di Cuadrado e infila con un diagonale di esterno sinistro. E’ il 13’, l’alba di un match che sembrerà indirizzarsi col rosso a Vecino e che invece vivrà ben altre emozioni. La rimonta nerazzurra parte al 7’ della ripresa su una punizione (al solito tendente verso la perfezione) di Cancelo: Icardi è lasciato solo a colpire di testa (amnesia collettiva) e non perdona. Higuain lo fa in contropiede, poco dopo Perisic se ne va a sinistra, fa sedere Cuadrado e crossa in mezzo: autogol Barzagli. La Juve sembra sull’orlo del crollo nervoso, della fine del ciclo, invece si butta all’attacco e fra l’87’ e l’89’ completa la controrimonta: prima Cuadrado se ne va sulla destra e trova il gol da posizione impossibile (deviazione Skriniar), poi Dybala su punizione trova la testa vincente di Higuain. Tre a due, Allegri in campo ed espulso: partita incredibile.

LE POLEMICHE — Chi pensava (o temeva) che l’asettica Var avrebbe cancellato le polemiche nei big match è servito: del rosso a Vecino parleremo per tutta la prossima settimana, senza arrivare a un verdetto univoco. Quello di Orsato in diretta è un giallo, dopo l’esame in tivù si trasforma in rosso (vede dolo nel pestone su Mandzukic). E’ il 18’, la Juve è già in vantaggio, il clima si scalda ulteriormente. Il popolo di San Siro, ovviamente, ha pochi dubbi, i cori “ladri, ladri”, partono da lì a poco. Due falli non fischiati a su Cancelo e Perisic lanciati in fascia, un giallo a Barzagli (volevano la par condicio di rossi) fanno ribollire i tifosi e giocatori nerazzurri. Che almeno incassano, nel recupero del primo tempo, l’annullamento via Var del gol di Matuidi, in netto fuorigioco sul tocco di Higuain.

LA MOSSA — La “giocata” di Allegri, oltre a panchinare i discussi Benatia e Dybala, è l’invenzione di Cuadrado terzino (ruolo che copriva anni fa). Dopo 5’, quando si becca un giallo su Perisic, pare un azzardo. Dai suoi piedi però parte il cross del gol, ma anche il cross che porta all’angolo da cui nascerà il gol. In più avere lui e Alex Sandro come terzini bassi, oltre a liberare dalla pressione Pjanic, aggiunge soluzioni e qualità: non si contano i cambi di gioco. Quando Allegri toglie un altro centrocampista, Khedira, per Dybala, la Juve sembra sbilanciata anche 11 contro 10. Poco dopo Cuadrado si sdraia sulla finta di Perisic: nasce lì l’autogol di Barzagli. Quando tutto pende verso la “scommessa azzardata”, ecco il lampo per il gol del 2-2. Tutto e il contrario di tutto: va così, di questi tempi.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/04/2018 18:00
 
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Crotone-Sassuolo 4-1: doppiette di Trotta e Simy, Zenga vicino alla salvezza

Balzo in avanti nella corsa salvezza per i calabresi.
Inutile per gli emiliani la rete di Berardi su rigore alla fine del primo tempo



Travolgente. Quattro sberle al Sassuolo e il Crotone può viaggiare spedito sul trenino della salvezza salendo a quota 34 in classifica, sempre più lontano dalla zona a rischio: un bel regalo di compleanno al tecnico Zenga (che ieri ha compiuto 58 anni). Più aggressiva, più affamata, la squadra dell’«Uomo Ragno»: una partita senza storia allo Scida, un verdetto mai in discussione e motivato dalle più forti motivazioni dei calabresi, lucidi e con gli occhi di tigre dinnanzi all’ennesimo bivio della loro esistenza in Serie A: decidono le doppiette di Trotta e Simy.

CHE RITMO — Crotone d’acciaio. Crotone con tecnica abbinata alla rapidità di passo e già in vantaggio al 3’ con Trotta, il cui sinistro a giro sul palo più lontano risulta imparabile per Consigli. Il portiere del Sassuolo, in evidente giornata no, capitola al 16’, quando esce a vuoto sul cross di Martella lasciando che il pallone rimbalzi sul corpo del ravvicinato Simy e oltrepassi la linea di gesso per il 2-0 calabrese. Gli ospiti, letteralmente in bambola, subiscono il ritmo e il tris altrui in fondo ad un’azione veloce dei padroni di casa, avviata da Stoian, rifinita da Nalini - sfuggito a Lemos - e trasformata in gol ancora da Trotta (in ritardo Rogerio). In un primo tempo divertente e pieno di colpi di scena, si registrano pure lo scontro fortuito a bordo campo tra Babacar in fase di riscaldamento e l’assistente Dobosz (che rimane dolorante a terra e il gioco viene fermato per 2’) e anche il ricorso alla Var di Damato per assegnare il calcio di rigore agli ospiti per fallo in area di Faraoni su Politano: penalty che Berardi non sbaglia.

CAMBIO MODULO — Alla ripresa del gioco Iachini cambia il Sassuolo, riproponendo il consueto 4-3-3. E con l’ingresso di Babacar la squadra ospite attacca col reparto offensivo titolare. I calabresi si dispongono all’attesa, pronti a ripartire di slancio. E sebbene i neroverdi propongano manovre più efficaci nei sedici metri, i rossoblù riescono sempre a controllarli alla fine e, anzi, calano pure il poker nei titoli di coda del match dopo aver sfiorato il gol alla mezz’ora con Martella (stoppato sul più bello da Consigli in coda ad una ripartenza) e al 40’ con Simy (il cui tiro viene bloccato a terra dal portiere del Sassuolo). E’ ancora Simy regalare una perla: stop e girata in area col pallone s’insacca all’angolino. E’ la festa di Zenga: avanti Crotone, la salvezza è più vicina, giù la testa Sassuolo.

Alessio D’Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/04/2018 18:04
 
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Atalanta-Genoa 3-1, gol di Barrow, Cristante, Ilicic e Veloso

Grande gol del gioiellino, poi Cristante ed Ilicic la chiudono.
Inutile rete di Veloso nel finale.
I nerazzurri restano sesti in classifica



Il sogno europeo dell'Atalanta continua: la vittoria sul Genoa consente a Gasperini di restare al sesto posto a tre giornate dalla fine. Il successo è maturato nel primo tempo, dominato anche per l'inconsistenza degli avversari che hanno cominciato a giocare solo nella seconda metà della ripresa, quando ormai era decisamente troppo tardi. L'unica buona notizia per Ballardini è il buon impatto di Giuseppe Rossi, entrato nel secondo tempo, mentre Gasperini può essere soddisfatto per l'approccio e per la convinzione dei suoi giocatori, che però hanno gestito male il pallone nella ripresa rischiando anche di riaprire la gara.

PRIMO TEMPO — La differenza di motivazioni condiziona la partita fin dall'inizio: l'Atalanta corre, il Genoa passeggia. Già al 5' un bel cross di Castagne preoccupa Perin, ma Gomez non riesce a deviare da pochi passi. Al 16' i nerazzurri sbloccano la gara: un lancio di Toloi prolungato di testa da Cristante diventa un assist per Barrow che umilia sullo scatto Rossettini e segna in diagonale facendo passare il pallone sotto le gambe di Perin. Dopo sei minuti arriva anche il raddoppio: Zukanovic perde palla sulla trequarti, Cristante chiede e ottiene il triangolo a Gomez e poi segna con un preciso sinistro in controbalzo. L'Atalanta insiste e ogni volta che alza il ritmo sulle fasce (in particolare sulla destra) crea pericoli. Al 25' l'ennesima discesa di Castagne manda al tiro Barrow che viene murato, sulla respinta Toloi manda in curva. Il Genoa assiste senza disturbare, l'unico tiro è di Medeiros dalla distanza: troppo poco, anche considerando la mancanza di obiettivi.

SECONDO TEMPO — Evidentemente Ballardini si accorge che così non si può andare avanti e a inizio ripresa effettua un doppio cambio: Veloso e Pandev al posto di Bessa e Migliore passando al 4-2-3-1. Dopo nove minuti entra anche Giuseppe Rossi e proprio Pepito scuote la sua squadra portando qualità e pericolosità. Lapadula, lanciato addirittura da Perin, arriva al tiro da buona posizione, ma Toloi devia in angolo. Al 29' Ilicic fa partire i titoli di coda con uno splendido sinistro a giro. Gomez in contropiede fallisce il poker e allora il Genoa si scuote: al 36' Veloso segna su punizione, al 38' Lapadula sbaglia di testa da pochi passi e qualche secondo dopo Rossi manda a lato di qualche centimetro un sinistro al volo su cross di Hiljemark. Al 44' Fabbri concede un rigore al Genoa per mani di Caldara su tiro di Rossi, ma il Var La Penna consiglia l'arbitro di rivedere l'azione e la decisione viene correttamente cambiata. Il Genoa si arrende, l'Atalanta continua la sua corsa.

G.B.Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/04/2018 18:07
 
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Benevento-Udinese 3-3. Falsa partenza per Tudor.
Sagna firma il pari al 90'

Rocambolesca partita al Vigorito, dove i friulani passano per primi grazie a Widmer.
Poi rimonta campana con Viola e Coda (rigore) nonostante un rosso a Cataldi.
Quindi doppietta di Lasagna e definitivo pari all'ultimo minuto



L’emorragia è solo interrotta, ma per salvarsi ci vuole altro. L’Udinese torna a muovere la classifica dopo undici sconfitte consecutive, ma il debutto di Tudor da tecnico dei friulani non può essere soddisfacente. A Benevento finisce 3-3, con i padroni di casa già retrocessi che si sono esibiti nell’esima prova di orgoglio e coraggio, seppur accompagnata da diverse ingenuità, come il rosso di Cataldi o l’«assist» di Venuti a Lasagna, che sembrava aver condannato i giallorossi alla sconfitta. Poi la testa di Sagna al 90’ ha ristabilito la definitiva parità. Giusto così, perché il Benevento di certo non meritava la sconfitta. L’Udinese deve mangiarsi le mani: trovatasi quasi per caso avanti 3-2 ha sciupato il colpo del k.o. con De Paul, Perica e Balic. Errori imperdonabili.

BOTTA E RISPOSTA — Il primo squillo è del Benevento con Viola da fuori (7’), parata facile di Bizzarri. Mentre al primo affondo passa l’Udinese: punizione dalla trequarti di Balic e colpo di testa vincente di Widmer. La reazione del Benevento è sterile: troppi tacchi e giocate complicate che fanno innervosire De Zerbi. Così, con le cose semplici, ecco che arriva il pareggio: Venuti da sinistra crossa a rientrare per Viola che sbuca in area solo e di testa infila Bizzarri. E dopo il gol, l’arbitro Maresca concede il time out: 30 gradi a Benevento, tutti davanti alla panchine a bere, arbitro compreso. Si riparte e l’Udinese sfiora il nuovo vantaggio con un’azione fotocopia del primo gol: stavolta sulla pennellata di Balic è Samir a prendere l’ascensore, ma sulla schiacciata è bravo Brignoli a salvare in tuffo. De Zerbi perde Djuricic per infortunio e inserisce Coda, spostando Iemmello in fascia. Ma l’ultimo brivido del primo tempo lo regala Brignola la sua classica giocata: dribbling a rientrare e sinistro a giro sul palo lungo, fuori di un soffio.


LAMPO BENEVENTO — Dopo l’intervallo Tudor lascia negli spogliatoi Barak (impalpabile) e inserisce De Paul, abbassando il raggio d’azione di Balic. Ma il cambio è anche climatico, con vento e pioggia al posto del sole. E proprio grazie al vento che per poco (15’) Viola non trova la doppietta direttamente da calcio d’angolo, col pallone che assume una traiettoria stranissima ma che Bizzarri riesce comunque a disinnescare in tuffo sul primo palo. Poco prima, però, il Benevento resta in 10 per la seconda (ingenua) ammonizione di Cataldi, che macchia una partita sin lì onesta e costringe De Zerbi a inserire Parigini per Iemmello, passando al 4-4-1. Poi De Paul (16’) non trova potenza nella conclusione e grazie Brignoli da buona posizione. La partita è vivace, più per merito del Benevento che nonostante l’inferiorità numerica cerca la vittoria. E l’episodio favorevole arriva, grazia a Brignola (tunnel a Danilo e conclusione in scivolata in area) e alla Var, che punisce il braccio largo di Pezzella non visto da Maresca. Dal discetto Coda trasforma e fa esplodere la curva.

LA FIRMA DI LAVAGNA — L’Udinese sembra piegata, e invece nel giro di due minuti capovolge tutto con Lasagna: prima accarezza di quel tanto che basta un cross di De Paul per mettere fuori tempo Brignoli (33’) poi spinge in rete da due passi un maldestro rinvio di testa di Venuti per l’incredibile 3-2 Udinese. De Paul, Perica e Balic falliscono il 4-2 e allora il Benevento d’orgoglio prova a crederci e viene premiato col primo gol italiano di Sagna, che gira testa l’ennesimo angolo insidioso di Viola. L’Udinese si dispera, mentre a Benevento parte la festa: la retrocessione qui non è vista come una tragedia. Applausi.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/04/2018 18:11
 
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Bologna-Milan 1-2: Calhanoglu, Bonaventura e De Maio in gol

I rossoneri tornano a vincere dopo sei turni:
la Var annulla una rete a Orsolini sullo 0-1, Cutrone e Jack colpiscono due legni.
Gattuso resta alle spalle dell'Atalanta



Mica male come sintesi del calcio, questo Bologna-Milan. Piedi più testa: il Milan vince con la qualità dei singoli ma rischia per l’eterno difetto di cinismo. Sul 2-0 ha quattro occasioni per chiudere la partita ma fa beneficenza e rischia di subire il 2-2 nel finale. Per Gattuso, in ogni caso, pomeriggio più di soddisfazione che di nervosismo. Il Milan segna due gol, potrebbe arrivare a sei (massì) e ritrova un paio di giocatori chiave come Calhanoglu e Bonaventura, spenti o infortunati nell’ultimo periodo. L’1-0 e il 2-0 di Hakan e Jack arrivano nel primo tempo e sono un manifesto di tecnica applicata. Minuto 34: Bonucci lancia dolce dolce per Kessie, Kessie appoggia a Cutrone, Cutrone libera Calhanoglu e Calhanoglu strappa una pagina dal manuale. Dal limite calcia come sa, forte vicino all’angolo, e passa all’esultanza. Minuto 46: Pulgar si fa passare sotto la suola un passaggio di Gonzalez, Suso recupera e scatena un attacco alla porta rapido che da Locatelli porta a Bonaventura via Calhanoglu. Jack finta Nagy, lo lascia sul posto e imbuca il raddoppio. Tra un controllo mancato e un tiro di collo, così si decidono le partite.

LA VAR — Parentesi arbitrale, che dopo Inter-Juve è di moda. A Bologna c’è un vento che sembra Trieste e l’arbitro Giacomelli, che a Trieste vive, certo non fa contento il Bologna. Nel primo tempo annulla due gol che convincono la curva del Dall’Ara al più classico “come la Juve…” cantato in coro. Il primo, segnato da Palacio dopo un colpo di testa di Orsolini finito sul palo, è questione di fuorigioco. Il secondo, a protagonisti invertiti, dipende da un fallo di mano. Il Milan è avanti 1-0 quando Calabria calcia forte, senza pensare, per allontanare un pericolo in area. Il pallone sbatte su un braccio di Palacio e carambola verso Orsolini che segna, esulta con dedica a braccia alzate per il nonno morto da pochi giorni ma poi si intristisce: Giacomelli va a vedere lo schermino a bordo campo e annulla. Così, quando il Milan raddoppia nel recupero del primo tempo, viene da considerare il contraccolpo psicologico da Var e pensare che la partita sia finita. Invece…

DE MAIO E GIGIO — Invece il secondo tempo finisce per essere più interessante del primo perché il vento soffia ugualmente ma le occasioni aumentano e il pubblico si innervosisce. Il Milan conferma di essere la squadra più pronta e in 15 minuti arriva davanti alla porta tre volte. Di più, per tre volte il 3-0 sembra fatto. Il problema per Gattuso è che prima Suso calcia male, una volta dopo un palo di Cutrone, un’altra dopo un grande contropiede Kessie-Calhanoglu, poi Cutrone butta nella differenziata un grande assist dello spagnolo nato da uno slalom tra Pulgar e De Maio. Il Bologna, sereno e salvo a 39 punti, a quel punto si convince a reagire. Prima Palacio, pericoloso come nei giorni giovanili in cui decideva i derby, non segna in mischia solo perché Calabria è bravo a deviare sulla linea. Poi De Maio rimette in piedi la partita girando in porta di testa un cross di Verdi passato sopra la testa di Bonucci: eccolo, il 2-1. Alla fine manca ancora un quarto d’ora più recupero e allora, anche se Bonaventura due minuti prima ha colpito una traversa, il Milan prende paura. Arretra di qualche metro e per i tre punti deve ringraziare ancora una volta la manona di Donnarumma. Gigio vede che un altro ex interista, Ibrahima Mbaye, sta calciando in area e sceglie di rimanere in piedi. Bravo: quando alza il braccio per fermare il tiro (forte ma centrale), trova la deviazione della serata. Sembra una parata come altre, è il gesto tecnico della speranza. Il Milan resta a -1 dall’Atalanta e all’orizzonte ha la partita in casa col Verona, che come abbinamento male non è. Perfino Gattuso, quando entra in campo per i saluti a fine partita, sembra sereno…

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/04/2018 18:16
 
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Verona-Spal 1-3: Felipe e Kurtic firmano la rimonta.
Ferraresi ora quart'ultimi

Semplici sorpassa il Chievo, la squadra di Pecchia con un piede in Serie B:
a -7 dalla salvezza. Vantaggio di Valoti, pareggio su autogol di Fares



Il Verona esce tra i fischi e si prepara a una brutta e dolorosa retrocessione, tra la rabbia dei tifosi, uniti solo dal ricordo per uno di loro appena scomparso (striscione in curva: "Piangerti è un onore, ciao Baldin"). La Spal invece esulta, passa al Bentegodi, non senza soffrire, salta il Chievo e fa un importante passo avanti verso la salvezza.

PRUDENTE E SFORTUNATO — Il Verona gioca chiuso, anche se dovrebbe fare la partita: è un 4-3-3 tendente al 4-5-1 perché Cerci e Mattiello, in fase di non possesso, si abbassano sulla linea dei centrocampisti. Però è un Hellas che per un tempo ci mette grinta e rabbia. E passa dopo neanche un quarto d’ora: Petkovic, che poco prima si è mangiato un gol già fatto, con uno splendido assist in verticale pesca Valoti solo in area con Felipe e Vicari che si fanno sorprendere. L’1-0 non scuote subito la Spal che comincia a fare un prolungato quanto sterile possesso palla. Lazzari, uno dei punti di forza di Semplici, esce per infortunio al ginocchio destro. Entra Costa che va a mettersi sulla fascia opposta. E da sinistra cominciano ad arrivare una lunga serie di cross per aggirare la blindata difesa del Verona: scelta logica, quella della Spal, visto che dal centro riesce a costruire poco perché Everton gioca con poche idee e ritmi troppo compassati. Proprio da un cross di Costa nasce il pareggio, a pochi secondi dalla fine del primo tempo: Vukovic salta ma non ci arriva, il pallone finisce a Fares che lo svirgola in rete.

SOLO LA SPAL — La partita gira, nel secondo tempo c’è solo la Spal perché l’Hellas è allo sbando. Caracciolo rischia il secondo autogol, Fares sciupa un contropiede, poi gli uomini di Semplici protestano per un rigore su Mattielo che viene buttato giù da Fossati ma prosegue l’azione. La Var conferma la decisione dell’arbitro. Il gol che chiude la partita arriva dall’azione più bella: tutto comincia dal solito Costa, cross da sinistra, Vicari spizzica di testa, Felipe in acrobazia mette dentro. E nel recupero ecco il 3-1: ancora da Costa per Kurtic che controlla e batte Nicolas con un sinistro da fuori area. Poi per il Verona l’incubo finisce: restano i fischi e la Serie B.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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