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Campionato di Serie A 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:22
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25/01/2018 11:26
 
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Recupero SERIE A 2017/2018 12ª Giornata (12ª di Andata)
Lazio-Udinese 3-0: autogol di Samir, Nani e Anderson.
Inzaghi terzo da solo

L'autorete del difensore di Oddo e i gol del portoghese e del brasiliano decidono una partita mai in bilico.
Biancocelesti a+3 dal quarto posto


Terzo successo di fila per la Lazio che sale al terzo posto da sola, sganciandosi dall’Inter. La squadra di Inzaghi liquida con un secco 3-0 l’Udinese nel recupero della gara rinviata per pioggia il 5 novembre. Un autogol di Samir spiana la strada alla Lazio nel primo tempo. Poi, Nani e Felipe Anderson incartano i tre punti. Dopo sette risultati utili di fila, si ferma l’Udinese che non riesce a tenere il passo degli avversari, soprattutto sul piano delle individualità.

SBLOCCA L’AUTOGOL DI SAMIR — Inzaghi ritocca in ogni reparto la formazione che ha dominato il Chievo. In difesa Wallace si sposta sulla destra e rientra Radu dopo un turno di squalifica. In mediana, le novità sulle fasce: l’ex Basta e Lukaku avvicendano Marusic e Lulic che partono dalla panchina, come Luis Alberto. Così in avanti, ecco la coppia inedita con Felipe Anderson e Nani, entrambi alla prima dall’inizio. Infortunato il capocannoniere Immobile. Anche Oddo modifica lo schieramento rispetto a quello di domenica contro la Spal. A centrocampo tornano Fofana e Hallfredsson. In prima linea, spazio a Maxi Lopez per rimediare allo stop di Lasagna e a Perica: De Paul va in panca. La Lazio si proietta subito all’attacco. Udinese attenta a presidiare i varchi. Al 19’ un errato disimpegno di Barak lancia Anderson che però non riesce a impensierire Bizzarri. A 22’ i biancocelesti schiodano il risultato: traversone dalla destra di Basta, sul versante opposto si spinge Milinkovic per scodellare al centro un pallone che viene deviato in porta dal difensore bianconero Samir nel tentativo di anticipare Parolo. Al 26’, Udinese insidiosa. Prodezza di Strakosha su un’incursione di Barak, poi Radu fa muro su Perica. Lazio vicina al raddoppio al 41’: azione articolata con botta di Parolo a lato. Al 44’, Anderson si porta al tiro ma Bizzarri controlla. Un minuto dopo stesso copione con Milinkovic a tentare la via della rete.

COPPIA VINCENTE — La ripresa scatta nel segno della Lazio. Al 2’ il raddoppio che corona l’intesa fra Anderson e Nani. Galoppata di 35 metri sulla sinistra da parte del brasiliano che arriva in profondità e innesca il portoghese che da centro area sigla il suo secondo gol consecutivo (terzo in totale). Nani conferma le sue doti da finalizzatore. Al 10’ Oddo dà un’impronta più offensiva all’Udinese con l’ingresso di De Paul al posto di Barak. La Lazio non rallenta e anzi si mostra più disinvolta nella manovra d’attacco. Oddo cambia con Jankto al posto di Perica. Inzaghi replica con Lulic che rileva Milinkovic. Biancocelesti sicuri nel governare il gioco. Bianconeri molto dinamici ma si arenano nella trequarti. Luis Alberto sostituisce Nani, salutato dagli applausi dell’Olimpico. Oddo si gioca anche la carta Balic (out Hallfredsson). Al 35’ Strakosha si fa perdonare una leggerezza precedente opponendosi alla grande a un pericoloso De Paul. Finale con l’Udinese in avanti. Fofana ci prova dalla distanza: a lato. Murgia sostituisce Parolo. Al 42’ arriva il tris. Anderson si fa mezzo campo su lancio di Lulic e infila Bizzarri. E l’Olimpico fa festa per una Lazio sempre più da Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/01/2018 11:35
 
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24/01/2018

SERIE A 2017/2018 Recupero 12ª Giornata (12ª di Andata)
Lazio - Udinese 3-0

SERIE A 2017/2018 Recupero 3ª Giornata (3ª di Andata)
Sampdoria Roma 1-1

Classifica
1) Napoli punti 54;
2) Juventus punti 53;
3) Lazio punti 46;
4) Inter punti 43;
5) Roma punti 41;
6) Sampdoria punti 34;
7) Milan punti 31;
8) Atalanta punti 30;
9) Udinese e Torino punti 29;
11) Fiorentina punti 29;
12) Bologna punti 27;
13) Chievo e Sassuolo punti 22;
15) Genoa punti 21;
16) Cagliari punti 20;
17) Crotone punti 18;
18) Spal punti 16;
19) Hellas Verona punti 13;
20) Benevento punti 7.
28/01/2018 13:46
 
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Serie A, Sassuolo-Atalanta 0-3:
la decidono Masiello, Cristante e Freuler

Gasperini rinuncia a Berisha, Caldara e Gomez ma la Dea
domina il Sassuolo e si porta a un punto dalla Sampdoria.
E martedì sera c'è la semifinale di Coppa Italia con la Juve


L'Atalanta si prepara nel migliore dei modi alla semifinale di Coppa Italia di martedì contro la Juve: domina il Sassuolo, sbanca il Mapei Stadium grazie alle reti di Masiello, Cristante e Freuler e si porta a ridosso della zona Europa, a un punto dalla Sampdoria che domani sarà di scena all'Olimpico contro la Roma. Gasperini rinuncia inizialmente ai big Berisha (al suo posto Gollini), Caldara e Gomez, ma la sua Dea non tradisce, gioca un bel calcio e mette all'angolo i neroverdi che si svegliano solo a metà della ripresa, fino al colpo di grazia atalantino.

DOMINIO DEA — Pronti-via e già al 6’ Cornelius sfiora il vantaggio, ma il suo tap-in si spegne di poco fuori a Consigli battuto. Danese ispirato in avvio e dopo 5’ sfiora nuovamente il gol, ma questa volta c’è il muro di Acerbi che salva i suoi. Il Sassuolo fatica a creare, perché il gioco è solo della Dea. Al 21’ Consigli dice no a Ilicic, ma i nerazzurri non mollano e gli sforzi vengono premiati al 30’: cross dalla sinistra dello stesso ex Viola, uscita a vuoto del portiere neroverde e Masiello deposita di testa. Si va negli spogliatoi così, con uno 0-1 meritatissimo dell’Atalanta.

RIPRESA SPETTACOLARE — La ripresa comincia col batticuore: ci prova subito il Sassuolo con Politano che tira da fuori, ma la palla si stampa sul palo e l'urlo di gioia dei tifosi resta strozzato in gola. Sul ribaltamento di fronte Ilicic spreca la palla dello 0-2 a tu per tu con Consigli. Iachini allora butta nella mischia Matri (out Falcinelli acciaccato) che ci prova subito con una girata a volo, fuori di poco. Sarà lui il più pericoloso del Sassuolo. Ma è ancora l'Atalanta a spingere e cercare con più insistenza il gol. E ci riesce al 20' con Cristante che approfitta di una respinta imperfetta di Consigli. Ma sul colpo di testa di De Roon, Petagna era in fuorigioco.

I SIGILLI — A quel punto il Sassuolo si sveglia e sfiora il pari prima con Matri, gran colpo di tacco con Gollini che si salva con la complicità del palo, e poi con Berardi che incrocia al volo. Ma al secondo tentativo è Cristante a trovare il raddoppio con una girata da attaccante di razza al centro dell'area emiliana. È la rete del meritato 0-2. Seguita a stretto giro dal tris di Freuler che infila Consigli da fuori area. Valeri consulta il Var e convalida. Poi è solo gestione fino al rosso per doppia ammonizione a Goldaniga e al triplice fischio.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/01/2018 13:51
 
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Chievo-Juventus 0-2:
espulsi Bastien e Cacciatore,
gol di Khedira e Higuain

Prima Bastien va quasi a cercarsi il secondo giallo su Asamoah,
poi Cacciatore fa il gesto delle manette a Maresca e per i bianconeri la strada è in discesa


Genoa e Chievo, sei punti. La Juventus non convince, ma vince e per una notte (di polemiche) torna in testa alla serie A in attesa che il Napoli affronti il Bologna. Protagonista assoluto al Bentegodi è l’arbitro Maresca, una designazione che aveva fatto storcere il naso a molti tifosi bianconeri: il fischietto di Napoli lascia il Chievo prima in dieci al 37’ per l'inevitabile doppio giallo a Bastien e poi in nove a inizio ripresa per il rosso diretto a Cacciatore e al suo gesto delle manette. La Juve, che fin lì aveva fatto davvero poco, passa 5’ più tardi con Khedira e con Higuain nel finale porta a casa i tre punti.

COME IL GENOA — Allegri cambia tre quarti della difesa e Sturaro per Matuidi (non al meglio), ma a distanza di una settimana i bianconeri faticano ancora a ritrovare gioco e brillantezza, così la maglia verde militare sfoggiata per la prima volta in una gara ufficiale finisce per essere perfetta nella trincea preparata dal Chievo: cinque i difensori schierati da Maran per imbrigliare il tridente bianconero. La mossa riesce fino al 37’ quando Bastien commette la più ingenua delle follie, due falli su Asamoah e due gialli in due minuti. Fin lì portieri quasi inattivi, se non per un tiro centrale di Pjanic parato da Sorrentino. Ancora l’esperto numero uno si distende a terra sulla conclusione di Khedira che di fatto chiude il primo tempo.


CIAO CHIEVO — Quarto d’ora della ripresa: Jaroszynski ruba palla a Bernardeschi e riparte in velocità, cross per Cacciatore che di testa non angola abbastanza, prima di restare a terra. Sul ribaltamento c’è un corner per la Juve. Maresca indica a Cacciatore il bordocampo, perché sono entrati medico e massaggiatore per soccorrerlo e per regolamento il giocatore deve uscire. Il difensore la prende male e la sua protesta si traduce nel plateale gesto delle manette, punito col rosso diretto. Proteste, fischi, fine delle ostilità. Con un Bernardeschi in più nel motore i bianconeri passano cinque minuti più tardi: è suo l’assist per l’accorrente Khedira che di destro non sbaglia. Il Chievo è al tappeto, solo al 33’ mette la testa avanti, ma Szczesny è attento in uscita e salva. Nel finale c’è gloria anche per Higuain che interrompe un digiuno lungo 706 minuti. Troppi per una squadra che deve assolutamente cambiare ritmo per restare in corsa nelle tre competizioni, a partire dalla sfida di martedì contro l’Atalanta. Anche se Allegri non sarà d’accordo, perché intanto la Juve torna prima in campionato.

Claudio Lenzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/01/2018 18:34
 
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Serie A: Spal-Inter 1-1, autogol Vicari poi Paloschi pareggia al 90'

Prova negativa dei nerazzurri, che all'ultimo si fanno raggiungere dal guizzo di testa dell'ex Milan.
Risultato giusto, a Milano la vittoria manca dal 5-0 contro il Chievo (3 dicembre)



Pessima Inter, altro pareggio a Ferrara e ora sono sette le gare senza successi in campionato. Ancora una volta la banda Spalletti si fa raggiungere al 90', incapace di gestire ritmo e palleggio. Avanti, immeritatamente, con un autogol di Vicari, i nerazzurri sono stati beffati da un colpo di testa sotto misura di Paloschi, pescato al bacio da Antonucci. Un'Inter che nel finale ha concesso una serie incredibile di punizioni da posizione pericolosa, mostrando gravi carenze tecniche e scarsissima personalità.

ANDAMENTO LENTO — Spalletti vara il 4-3-3: Borja Valero davanti alla difesa; Vecino e Brozovic interni; Candreva e Perisic ai lati di Icardi. Dietro, tocca a Cancelo andare a sinistra, con D'Ambrosio che ritrova la sua corsia, a destra. Mossa, quest'ultima, che sembra limitare la spinta del portoghese, destro naturale, fra i nerazzurri più in forma negli ultimi tempi. La Spal difende col 5-4-1, ma in fase offensiva Schiattarella e Kurtic vanno a ridosso di Antenucci. Al 13' Candreva spara su Meret da pochi passi, sette minuti dopo un colpo di testa di Grassi finisce di poco alto. Inter lentissima e con poche idee nel girare palla, più reattivi gli uomini di Semplici. Al 31' ci prova al volo Perisic: palla a lato. Debole poi la conclusione da fuori di Antonucci. In pieno recupero, Icardi cicca la girata di destro a pochi metri da Meret.


LA RIPRESA — Dopo l'intervallo i nerazzurri si ripresentano con Eder al posto di Candreva. Passano tre minuti scarsi, cross da sinistra di Cancelo e incredibile autogol di Vicari che svirgola l'intervento nonostante la pressione zero degli avanti interisti. La Spal reagisce con un tiro di Viviano deviato da Skriniar: Handanovic trema. Impreca invece la panchina dell'Inter quando Vecino "centra" Meret a colpo sicuro: grande l'assist di Perisic. E allora l'Inter soffre fino all'ultimo, arretra clamorosamente il baricentro, sbaglia ogni uscita palla al piede e dà coraggio agli avversari. Semplici butta in campo tutti gli attaccanti a disposizione, l'Inter non riparte mai e al 90' da una punizione da destra nasce l'azione che rischia d mandare ora in tilt l'intero ambiente nerazzurro.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 28/01/2018 18:34]
28/01/2018 18:40
 
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Crotone-Cagliari 1-1, gol di Trotta e Cigarini

Annullato al 90' il gol vittoria dei calabresi firmato Ceccherini.
I sardi, in 10 per tutta la ripresa dopo il rosso a Pisacane, escono
dallo Scida con un prezioso pareggio e restano davanti in classifica


Il primo pareggio di Walter Zenga sulla panchina del Crotone è un’occasione sprecata per battere e sorpassare il Cagliari, che agguanta l’1-1 al 51’ p.t. già in inferiorità numerica, poi resiste con una difesa a oltranza, mantenendo il vantaggio di due punti in classifica su Cordaz e compagni. Non solo i gol di Trotta su rigore e Cigarini su magia realizzata da calcio piazzato: sul risultato pesano anche le decisioni dell’arbitro Tagliavento, che per tre volte ricorre alla Var, che lo illumina sulla massima punizione assegnata e gli dà conferma sul gol del 2-1 annullato ai calabresi ma non gli fa cambiare idea sull’espulsione – davvero esagerata – di Pisacane, al 47’ p.t., per un intervento su Nalini (il difensore tocca più la palla che la gamba dell’avversario).


LE SCELTE — Zenga conferma in blocco la formazione schierata nella precedente partita dominata al "Bentegodi" contro il Verona. In particolare, Trotta resta titolare, vincendo il ballottaggio con Budimir: così il tridente d’attacco conta ancora sugli esterni Ricci e Stoian (premiato prima della gara per le sue 100 presenze, raggiunte domenica scorsa, nel club calabrese). Il Crotone indossa una maglia con la patch #CiaoGiuseppe per ricordare Giuseppe Parretta, il diciottenne assassinato in città due settimane fa. Lopez deve fare i conti con una grave emergenza soprattutto nel reparto avanzato, perché, oltre a Barella sono squalificati anche Joao Pedro e Pavoletti, e in più Sau, recuperato in extremis, parte dalla panchina. Nel Cagliari c’è l’esordio assoluto di Castan, che con Pisacane e Ceppitelli compone la linea difensiva; a centrocampo, torna tra i titolari Dessena, mentre in attacco giocano Farias e Giannetti, che prima di questa settimana sembravano destinati a trovare collocazione sul mercato.

"TAGLIA" E... LA VAR — La sfida non propone in avvio grandi emozioni. Già al 12’ Stoian deve abbandonare per infortunio e al suo posto entra Nalini, che si dimostra subito vivace, partendo sempre dalla corsia sinistra. Il Cagliari punge con un destro di Giannetti, piazzato sul secondo palo, sul quale Cordaz si oppone con deviazione in angolo. Poi diventa protagonista l’arbitro Tagliavento, con le sue decisioni per le quali ricorre, in modo però diverso, al supporto della Var. Al 28’, con palla tra le mani del portiere Cragno, il direttore di gara interrompe il gioco, perché evidentemente Damato (assistente Var) gli suggerisce di avvalersi della tecnologia. E Tagliavento assegna il rigore a favore del Crotone, punendo, con quasi un minuto e mezzo dalla relativa azione, un intervento irregolare di Faragò su Nalini. Dal dischetto, Trotta spiazza Cragno e porta in vantaggio i calabresi.


ANCORA LA TECNOLOGIA — La squadra di Zenga è poi salvata da una strepitosa deviazione del portiere Cordaz, che vola in tuffo per respingere il pallone indirizzato nell’angolino basso dal compagno Ceccherini (in anticipo su Giannetti). E poco dopo ancora Cordaz è reattivo, con una doppia parata, sulla conclusione di Faragò, da fuori area, con palla che gli sbuca davanti dopo essere passata tra tante gambe in area. Scampati i pericoli, il Crotone sfiora il raddoppio, con Ricci (imbeccato da Trotta), che tira in corsa e si vede respingere da Castan la botta di sinistro. A seguito di un violento scontro di gioco tra Sampirisi e Cragno, il portiere (intontito per un colpo in testa) è costretto ad abbandonare. Al suo posto entra Rafael, subito decisivo: su un potente tiro di destro di Nalini, da fuori area, devia appena il pallone, quanto basta per salvarsi con l’aiuto della traversa. Al 47’ Tagliavento espelle Pisacane per un intervento deciso ma d’anticipo sul pallone su Ricci: attorniato dai giocatori del Cagliari che protestano, l’arbitro non torna sui suoi passi neppure dopo aver consultato la Var. Nel lunghissimo recupero (da 5 si arriva a 7 minuti), su punizione Cigarini, con una magistrale esecuzione di destro a giro, non dà scampo a Cordaz e si va negli spogliatoio sull’1-1.

ASSALTO E VAR — Nella ripresa il Crotone si lancia all’assalto, però i suoi attacchi sono disordinati e con manovre sempre prevedibili. Non riesce a sfruttare la superiorità numerica e sbatte contro il muro eretto dal portiere Rafael, che si esalta ancora, ribattendo una conclusione ravvicinata di Benali e deviando oltre la traversa un tiro di Barberis. Il Cagliari si difende con ordine, mantenendo lo schieramento 4-4-1 (poi sarà 5-3-1, con l’esordiente Lykogiannis per Giannetti e Andreolli per l’esausto Cigarini) e rendendosi pericoloso con una ripartenza di Faragò, sulla quale Farias non ci arriva. Nel tentativo di assedio, Zenga (che dopo l’intervallo aveva sostituito Sampirisi con Faraoni) passa al 4-2-4, inserendo Budimir al posto di Barberis. Il più insidioso è Ricci, che cerca la soluzione personale, e poi Trotta, che alza la mira su colpo di testa. Al 44’ il Crotone esulta per un’incornata di Ceccherini(su punizione di Ricci), che batte Rafael: Tagliavento convalida il gol, ma il guardalinee Crispo richiama la sua attenzione per segnalare la posizione di fuorigioco di Ceccherini. L’arbitro annulla la rete e poi va a bordo campo per trovare… altro conforto nella Var. La partita si chiude sull’1-1. Il Cagliari può gioire e a sorridere, se mai potesse, sarebbe soprattutto la Var.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/01/2018 18:43
 
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Fiorentina-Verona 1-4, apre Vukovic,
poi doppietta di Kean, chiude Ferrari

Sorprendente vittoria dei veneti che interrompono la striscia di 4 sconfitte consecutive.
Per la Viola, in gol con Gil Dias, un solo successo nelle ultime 8 gare



Clamoroso crollo della Fiorentina sommersa 4-1 dal miglior Verona di tutta la stagione e duramente contestata dai propri tifosi. Pecchia salva la panchina distruggendo la squadra di Pioli e conquistando 3 punti importantissimi nella volata per la salvezza. La Viola si inabissa in classifica rischiando di non avere più niente da chiedere al campionato già a metà stagione.

VUKOVIC — Due minuti e Fiorentina vicinissima al gol. Chiesa supera Nicolas in uscita, arriva Simeone e calcia a botta sicura ma Caracciolo salva prima che il pallone entri in porta. A passare però è il Verona con il nuovo arrivato Vukovic che di testa anticipa Pezzella mettendo dentro su assist di Romulo.

SOLO HELLAS — La Fiorentina entra in confusione ed il Verona insiste anche grazie alla vivacità di Matos, cresciuto nel settore giovanile viola. Puntuale arriva anche il raddoppio. Azione personale di Matos, cross deviato, Laurini non arriva e Kean deposita in rete senza problemi. La squadra viola non esiste e Kean in contropiede supera Pezzella ed Astori prima di calciare alto sopra la traversa. Al 43' Chiesa prova a dare la sveglia ai suoi, calcia dal limite ma palla altissima. Il primo tempo finisce così tra i fischi assordanti del Franchi.

BOTTA E RISPOSTA — Pioli cambia subito. Fuori Thereau e Benassi, dentro Gil Dias e Saponara. Venti secondi e Chiesa calcia forte di sinistro colpendo in pieno il palo. Il Verona parte in contropiede e Petkovic consegna a Kean il pallone trasformato dal centravanti nel 3-0. Stavolta la Fiorentina prova a non abbattersi e dopo sette minuti accorcia con Gil Dias che di destro gira in porta un cross di Saponara. Nemmeno il tempo di provare a crederci ed il Verona segna ancora. Cross dalla destra, errore incredibile di Laurini e Ferrari può calciare da pochi passi. Il pallone passa sotto la pancia di Sportiello ed entra.

FINALE — Pecchia decide di coprirsi inserendo Souprayen al posto di Kean, applaudito sportivamente anche dal pubblico viola. Fuori anche Petkovic, dentro Calvano. La partita non c'è più, i viola ci provano con qualche tiro da fuori di Chiesa e Saponara che non colgono lo specchio della porta. Poi è Badelj a colpire la parte superiore della traversa prima che Nicolas si superi sul sinistro di Gil Dias. I tifosi della Fiesole abbandonano lo stadio in aperta polemica ed i cori contro proprietà, dirigenza e calciatori sono continui. Ride invece il Verona. Che rilancia le proprie speranze di salvezza.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/01/2018 18:47
 
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Genoa-Udinese 0-1: Behrami decisivo

La cura Oddo ha portato ai bianconeri 20 punti in dieci partite (ne aveva fatti 9 in dodici con Delneri).
I rossoblù si scuotono nel finale con i bianconeri in dieci, ma non basta



Vince l’Udinese, contro un Genoa afflitto dal mal di gol. Ma il risultato finale è una vera beffa. Non che i padroni di casa giochino una gran partita, ma i friulani fanno davvero pochissimo, ottenendo il massimo dall’unica occasione creata nell’intero match.

UNO SQUILLO — Moduli speculari e grande equilibrio. Genoa e Udinese si fronteggiano con prudenza e i rossoblù riescono a pungere un po’ di più, solo grazie ad un Pandev piuttosto ispirato e bravo a rendere giocabili palloni complicati. Proprio su iniziativa del macedone arriva il primo pericolo per Bizzari, che al 3’ deve ribattere il tiro di Lapadula. Il portiere dei friulani deve poi uscire ancora su Lapadula, sempre lanciato da Pandev, al 34’. Il primo squillo dell’Udinese è letale: Behrami, al 16’ del secondo tempo, arriva per primo su una respinta corta della difesa e, da fuori area, azzecca il sinistro preciso e vincente.

FORTINO UDINESE — Ballardini prova la riscossa in tutti i modi, passando al 4-2-4 con Taarabt, Galabinov, Pandev e Lapadula contemporaneamente in campo, aiutato anche dall’espulsione, via Var, di Samir, per un brutto fallo su Pandev. Il fortino dei friulani, però, concede poco ad un Genoa, lento, poco ispirato e pure sfortunato. Galabinov, al 39’ svetta su angolo, ma manda la palla sulla traversa. Quattro minuti dopo l’occasione più clamorosa: cross da sinistra di Taarabt, sfiora un difensore e, all'altezza del secondo palo, sulla riga, Rigoni non riesce a deviare in rete.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/01/2018 18:51
 
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Napoli-Bologna 3-1: Palacio illude, ma poi si scatena Mertens

La squadra di Sarri, trascinata dall'attaccante belga (doppietta), stende i rossoblù e scavalca la Juve in classifica



Non è bastato lo scatto della Juventus ad impressionare il Napoli. Poco meno di 24 ore dopo il successo ed il sorpasso dei bianconeri, il collettivo napoletano regola il Bologna e si riprende il primato della classifica. Un'autorete di Mbaye è una doppietta di Dries Mertens sono bastate per imporre la legge del San Paolo dove, in questo campionato, ha vinto soltanto la Juventus, finora. Eppure, pronti via e Palacio ha gelato Fuorigrotta deviando in rete un cross di Di Francesco dopo appena 30 secondi di gioco. Il gol immediato non ha sconvolto i piani della capolista che s'è subito impossessata del pallone e ha cominciato l'assalto alla porta degli avversari che sono capitolati in 5 minuti, il tempo necessario prima che Mbaye deviasse nella propria porta un cross di Mario Rui. Rimesso a posto il risultato, il Napoli s'è disteso con maggiore serenità, approfittando pure della prematura sostituzione di Simone Verdi che per un problema muscolare è stato costretto ad abbandonare poco prima del pareggio napoletano: in tutto, la sua partita è durata poco meno di tre minuti.

DOMINIO NAPOLI — La resistenza del Bologna , dunque, è crollata prima ancora che Donadoni si rendesse conto di quanto potesse essere complicato rispondere all'offensiva del tridente offensivo del Napoli. Mertens verticalizza per il diagonale di Callejon /17'), ma il pallone finisce a lato. Tra gli emiliani, Palacio è quello più attivo, l'ex interista ingaggia un duello che Chiriches e Koulibaly, sorprendendoli prima al 22' con una gran botta da dentro l'area, l'azione viene contestata dal Bologna per una presunta respinta col braccio di Koulibaly, e cinque minuti dopo lo stesso Palacio costringe Reina alla prodezza con una conclusione ravvicinata. Momenti che caratterizzano la fase centrale del primo tempo, che vive del vantaggio napoletano, raggiunto per una leggera trattenuta di Masina su Callejon: Mazzoleni concede il rigore, generoso, per la verità, anche se ci sta fischiarlo. Sul dischetto di presenta Mertens che batte Mirante con un tiro angolato.

LA PERLA — C'è poco Bologna nella ripresa. Anche perché il Napoli continua ad attaccare alla ricerca del gol che potrebbe chiudere la partita. Rete che arriva al 14', con una grande giocata di Mertens che, ricevuto il pallone da Insigne, dribbla Mbaye e con un destro a giro fa esplodere il San Paolo. Sarri e i suoi sono nuovamente in testa alla classifica.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
28/01/2018 18:55
 
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Torino-Benevento 3-0: Falque, Niang e Obi in gol

Basta un tempo alla squadra di Mazzarri per battere i campani,
che crollano dopo il rosso folle rimediato da Belec al 33'.
Nella ripresa rientra anche Belotti.



Tre colpi e tre gol per il Torino, che prosegue a ritmo alto da quando Mazzarri è arrivato in panchina: due vittorie per 3-0 all’Olimpico e un pareggio esterno.

LA PARTITA — Fin troppo facile, stavolta, per il Toro. In vantaggio dopo appena tre minuti, praticamente alla prima azione della partita, con doppio taglio destra-sinistra e sinistra-destra: cambio gioco per Berenguer, rientro e cross verso il secondo palo per Iago Falque, 1-0. Il Benevento, più o meno abituato a essere sotto, prova a impostare la propria partita e non dispiace. Sfiora il pareggio all’11’ con un colpo di testa di Coda fuori di pochissimo e al 20’ con un sinistro di Guilherme che si impenna con una deviazione, e Sirigu deve scattare all’indietro per mettere in angolo. In mezzo, un colpo di testa di De Silvestri che sfila a lato al 13’. Il Toro combina poco, è lento nella distribuzione, soffre le incursioni a sinistra di D’Alessandro. Ma il Benevento gioca praticamente senza difesa e si fa male da solo. Al 33’ Niang disturba il rinvio di Belec, che si vendica con un calcione all’attaccante granata: espulso, ovviamente. Guilherme scuote i suoi con un sinistro a lato di poco, poi proprio Niang infila il 2-0: errore di Letizia in disimpegno, intercetto di Iago e palla in area per il numero 11, stop e diagonale che buca Brignoli (entrato al posto di Djuricic). Il solito Guilherme prova a tenere viva la partita con un altro mancino a giro che pizzica il palo, ma all’intervallo è già finita: al 45’ Obi infila il 3-0 dopo salvataggio di Brignoli su colpo di testa di De Silvestri. Il guardalinee alza la bandierina e l’arbitro annulla, la Var rettifica: tutto buono.

RIECCO IL GALLO — Ecco, poi resta la necessità di giocare altri 45 minuti, e il Toro non è che ci metta tutta questa voglia. La sonnolenza viene scossa dal boato del Grande Torino per l’ingresso di Belotti al posto di Niang, al 18’, ma nemmeno il Gallo risveglia la squadra. Che fa un possesso orizzontale, lento, con pochissimo movimento. La superiorità numerica non emerge. E le uniche occasioni arrivano su errori del Benevento. Al 30’ Baselli legge l’appoggio di Letizia e vola verso la porta ma davanti a Brignoli calcia incredibilmente alto. Al 41’, è Iemmello (entrato al 32’ per Coda) a farsi rubare palla da Obi, poi Iago Falque calcia in diagonale di poco a lato. E si arriva stancamente al 90’ spaccato quando l’arbitro Mariani fischia, senza recupero.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/01/2018 13:32
 
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Milan-Lazio 2-1: gol di Cutrone, Marusic e Bonaventura

I rossoneri battono i biancocelesti con la miglior prestazione della stagione:
la squadra si Inzaghi ferma la sua serie positiva tra campionato e coppa


Dalla Lazio alla Lazio, il Milan chiude il suo cerchio. In un pomeriggio si scopre squadra vera e a lungo pericolosa, infila la terza vittoria consecutiva e per la prima volta batte una big che le sta davanti in classifica: a San Siro finisce 2-1 contro i biancocelesti di Inzaghi, che vengono battuti dopo 8 gare consecutive fra campionato e coppa. Il brutto k.o. dell’andata è cancellato e Gattuso può guardare al futuro con fiducia. L’Europa è più vicina e la semifinale di andata di Coppa Italia, mercoledì sempre contro la Lazio, appare alla portata di questo Diavolo. Decide un gol di Bonaventura allo scadere del primo tempo, dopo il botta e risposta tra Cutrone e Marusic, ma i biancocelesti hanno da recriminare: la rete dell’ex Primavera rossonero era da annullare e nessuno se ne accorge, Var compresa.

I MERITI DEL MILAN — Per un’ora i 50mila di San Siro si godono il miglior Milan della stagione. Gattuso mette in campo una squadra compatta e logica, capace di portare pericoli verso Strakosha praticamente da tutte le zone del campo: Calhanoglu fa impazzire Marusic e Bastos con sterzate e uno contro uno quasi sempre vincenti, si crea lo spazio per il tiro e impegna il portiere biancoceleste alla parata da applausi un paio di volte; Kessie e Biglia annullano Milinkovic, e l’accoppiata funziona anche in fase offensiva, con l’ivoriano a spingere e l’argentino a coprirgli le spalle; Suso cerca la porta con il sinistro a giro e lavora di sovrapposizioni con Calabria; Cutrone, al di là del gol, regge il duello con De Vrij e cerca la profondità con i movimenti giusti. È un Milan che corre e che soffre poco, le maglie rossonere arrivano quasi sempre prima di quelle blu. Ai ragazzi di Gattuso manca ancora la gestione del risultato: quando Bonucci e compagni provano ad abbassare i ritmi finiscono per essere risucchiati a ridosso della loro area. Ma, si sa, vincere aiuta a vincere...

LAZIO A META' — Privo di Immobile, Inzaghi prova a sorprendere Gattuso con Caicedo centravanti nel 3-5-1-1 con Luis Alberto a supporto, ma i veri pericoli la Lazio li crea nella ripresa, quando Felipe Anderson – entrato per Leiva - aggiunge imprevedibilità alla manovra e Milinkovic decide di accendere la luce (un suo colpo di testa al 65’, deviato da un super Donnarumma, è l’occasione più clamorosa per il 2-2, insieme all’errore sotto porta di Anderson). Resta una prestazione a metà, con qualche sofferenza di troppo nei ritmi di gioco: i 6 cartellini gialli della banda Inzaghi sono lì a sottolinearlo.

I GOL — L’1-0 rossonero al 15’ – da annullare perché Cutrone tocca la palla col braccio, cercando la torsione di testa – porta anche la firma di Calhanoglu, che pennella una punizione perfetta; il 2-1 al 44’ ha il copyright targato Calabria, che pesca con un cross da destra la testa di Bonaventura, inspiegabilmente ignorato da Bastos e perfetto nei tempi di inserimento (ormai una specialità, per Jack). Palle inattive e finalizzazione del lavoro sulle fasce: i principi gattusiani cominciano ad avere punti fermi ben visibili. Il gol della Lazio, al 20’, è un bel diagonale di Marusic, che sfrutta l’imbucata di Leiva e la disattenzione di Antonelli (perché stringe su Caicedo anziché guardare il suo dirimpettaio?).

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/01/2018 13:35
 
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Roma-Sampdoria 0-1: Zapata gol,
Viviano para un rigore a Florenzi

A 10' dalla fine decide la rete del colombiano.
Decisivo il portiere, che para anche un rigore a Florenzi


La crisi della Roma oramai è senza fine. I giallorossi cadono in casa con la Sampdoria, portano a sei la striscia in campionato di partite senza vittorie (sette con la Coppa Italia) e non sfruttano l'assist fornito da Lazio e Inter per riavvicinarsi alla zona-Champions. La prima mezzora della Roma è quanto di peggio si possa vedere su un campo di gioco, con la Sampdoria che produce occasioni in serie e i giallorossi a fare desolatamente da sparring partner. Ramirez inizia bene, Zapata spreca qualcosa ma alla fine è lui a decidere la sfida a dieci minuti dalla fine, permettendo alla Sampdoria di portarsi ora a soli 4 punti dal quinto posto, occupato proprio dai giallorossi.

DOMINIO BLUCERCHIATO — Di Francesco è costretto a rinunciare in extremis anche a Schick (problema muscolare alla coscia) e davanti si affida a Under, al rientrante El Shaarawy e ovviamente a Dzeko, nonostante la lunga trattativa con il Chelsea ancora in corso. Giampaolo, invece, alla fine deve rinunciare a Quagliarella (oltre che a Praet) e lancia l'ex Caprari al fianco di Zapata. Prima del campo c'è spazio però per la contestazione dei tifosi giallorossi: nel mirino il presidente Pallotta ed il d.g. Baldissoni, entrambi oggetto di numerosi cori di insulti (e volantini goliardici distribuiti fuori dallo stadio). Poi si gioca e chi si aspetta una Roma arrembante - visti gli stop di Lazio e Inter - resta subito deluso. A giocare è solo la Sampdoria, che nella prima mezzora crea dieci pericoli dalle parti di Alisson e calcia 9 angoli. E a tenere a galla i giallorossi è proprio il portiere brasiliano, decisivo su un tiro a giro di Ramirez da fuori, un calcio da fuori di Barreto e, nel finale di tempo, con una doppia super parata su Caprari. L'impressione è che se Giampaolo avesse avuto Quagliarella, sarebbe andato negli spogliatoi sicuramente in vantaggio. Caprari, infatti, si dimostra leggerino e Zapata si divora un paio di gol clamorosi. E la Roma? Fa una fatica matta, disunita e mai in equilibrio. Strootman da regista è limitato e gioca solo guardando il gioco a sinistra (il suo piede), Juan Jesus dietro è da brividi, Nainggolan non si vede mai e Kolarov continua nel suo momento di appannamento. Così il primo tiro dei giallorossi arriva alla mezzora, con un colpo di testa di Pellegrini ampiamente fuori misura. Ma almeno dà una scossa agli uomini di Di Francesco, che al 32' segnano con Manolas (annullato per fuorigioco netto) e al 38' hanno la grande occasione per passare: Bereszynski stoppa in area con la mano una bella girata al volo di Under, calcio di rigore che Florenzi (male anche lui) calcia centrale e a mezza altezza, favorendo la parata di Viviano. Poi c'è ancora spazio per un tiro di El Shaarawy in corsa parato ancora da Viviano e un tiro al volo alto di Under. Quindi l'intervallo, i fischi dei tifosi e un gesto di stizza di Strootman verso la curva giallorossa.

SCELTE E CONTESTAZIONE — L'intervallo evidentemente fa bene ai giallorossi, che tornano in campo con tutto altro piglio. Pellegrini inizia a trovare maggiori inserimenti, Florenzi accompagna con più qualità la manovra offensiva e Nainggolan trova più spazio per giocare. Così stavolta tocca alla Roma creare occasioni in serie, con Viviano subito in evidenza prima su un tiro di Pellegrini ben respinto e poi su una deviazione volante di Under (bella la palla tagliata da Florenzi) che gli sbatte fortunatamente sul volto a colpo sicuro. Poi però sono troppi gli errori di misura, con Pellegrini (due volte) e Dzeko (abulico) che gettano alle ortiche ottime chance da dentro l'area. Così poco dopo la a metà della ripresa Di Francesco si gioca la doppia carta Defrel-Perotti, passando dal 4-3-3 al 4-2-4. I cambi però non gli danno ragione, un po' perché El Shaarawy e Pellegrini in quel momento stavano girando, un po' perché la Roma perde nuovamente equilibrio. Così al 35' è la Sampdoria a passare, con Murru che trova un bell'assist per Zapata, Juan Jesus si addormenta e Zapata gli sfila alle spalle, mettendo di piatto alle spalle di Alisson. Il resto è solo confusione, con la curva Sud che alla fine chiama la Roma sotto la curva e la squadra che fugge negli spogliatoi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/01/2018 13:40
 
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SERIE A 2017/2018 22ª Giornata (3ª di Ritorno)

27/01/2018
Sassuolo - Atalanta 0-3
Chievo - Juventus 0-2
28/01/2018
Spal - Inter 1-1
Crotone - Cagliari 1-1
Fiorentina - Hellas Verona 1-4
Genoa - Udinese 0-1
Napoli - Bologna 3-1
Torino - Benevento 3-0
Milan - Lazio 2-1
Roma - Sampdoria 0-1

Classifica
1) Napoli punti 57;
2) Juventus punti 56;
3) Lazio punti 46;
4) Inter punti 44;
5) Roma punti 41;
6) Sampdoria punti 37;
7) Milan punti 34;
8) Atalanta punti 33;
9) Udinesee Torino punti 32;
11) Fiorentina punti 28;
12) Bologna punti 27;
13) Chievo e Sassuolo punti 22;
15) Genoa e Cagliari punti 21;
17) Crotone punti 19;
18) Spal punti 17;
19) Hellas Verona punti 16;
20) Benevento punti 7.


(gazzetta.it)
03/02/2018 23:53
 
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Sampdoria-Torino 1-1, Acquah replica a Torreira.
Mazzarri allontanato

Vantaggio doriano al 10' con l'uruguaiano, al 25' pari del ghanese (verrà poi espulso):
risultato giusto in un match importante per la volata europea.
L'ex Watford cacciato nel finale


Sampdoria e Torino hanno aperto al Luigi Ferraris il programma della 23ª giornata di Serie A e così come nella gara di andata, quando avevano impattato sul 2-2, si sono portate a casa un punto a testa: 1-1 il risultato finale. I doriani mantengono il sesto posto a 38 punti, +4 sul Milan settimo. Granata nono a 33 con l'Atalanta. Nella Sampdoria c'è stato il rientro di un Quagliarella che a differenza di altre partite ha inciso molto poco, mentre Walter Mazzarri ha optato per un cambio di modulo al suo Torino passando dal 4-3-3 al 4-3-1-2 con Baselli dietro le punte. L'avvio di gara è stato subito vivace, con le due squadre volenterose e vogliose di andare a cercare subito il vantaggio.


TUTTO NEI PRIMI 45' — Il Torino ci è andato vicino dopo appena nove minuti quando, da un cross di Obi, la palla è arrivata a Iago Falque che ha controllato in area e con il piede mancino ha cercato la conclusione a botta sicura trovando però la deviazione di Murru. Non ha invece sbagliato due minuti dopo Torreira che con una punizione a mezza altezza da posizione centrale ha fatto passare la palla tra gli uomini della barriera e ha battuto Sirigu tratto anche in inganno da un rimbalzo del pallone. Il Torino non si è demoralizzato e alla prima vera grande occasione ha rimesso in equilibrio la sfida: al 25', lancio lungo per Iago Falque sulla destra, appoggio dello spagnolo all'accorrente Acquah che ha calciato di prima intenzione dal limite dell'area, con deviazione decisiva di Ferrari che ha beffato Viviano. Il Toro avrebbe anche potuto raddoppiare tre minuti più tardi se il pallonetto di Niang, servito sempre da un intraprendente Iago Falque, non avesse trovato la deviazione in corner di Viviano.

ACQUAH-MAZZARRI FUORI — L'ordine che aveva caratterizzato i primi 45 minuti ha lasciato spazio a un po' di confusione, specialmente in avvio del secondo tempo. Rincon ci ha provato per il Torino al quarto d'ora con una conclusione al volo che è stata deviata da Viviano in allungo, ma è stata la Sampdoria ad aumentare la pressione con il passare dei minuti. I granata si sono ritrovati in dieci quando, al 28', l'arbitro Rocchi non ha avuto dubbi a sventolare il secondo cartellino giallo in faccia ad Acquah, reo di aver tirato un pestone a Caprari dopo che nel finale del primo tempo era intervenuto da dietro su Quagliarella. Gli ospiti da lì a poco hanno perso un altro pezzo a centrocampo, il venezuelano Rincon che ha lasciato il campo per infortunio così come nel primo tempo era accaduto a Obi, ma nel momento più critico della gara hanno avuto un paio di occasioni per portare a casa l'intera posta in palio con Belotti che prima è stato fermato ai limiti della regolarità da Murru quando era lanciato a rete e poi, a sei minuti dal termine, smarcato in area da Valdifiori ha calciato fuori. Per la Samp, nel recupero, grande conclusione di Verre da fuori area, con Sirigu molto bravo in parata plastica ed efficace e a mettere il destro del doriano in corner. Allontanato Mazzarri per proteste, mentre il risultato non cambia: finisce 1-1 al Ferraris.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/02/2018 23:58
 
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Inter-Crotone 1-1, Barberis risponde a Eder.
Spalletti non si sblocca

Decima gara senza vittorie per la squadra nerazzurra, fermata in casa da una bella prova dei calabresi.
Commozione per Zenga


Sarà per un’altra volta, l’undicesima a questo punto. L’Inter infila il decimo risultato consecutivo senza vittorie tra campionato e Coppa Italia pareggiando al Meazza 1-1 contro il Crotone. Il gol di Eder non basta, Barberis riprende i nerazzurri regalando una notte di sorrisi ai calabresi. Il coro finale “tirate fuori i c…” della Nord, accompagnato dai fischi di tutto lo stadio, non ha certo bisogno di interpretazioni.

APPLAUSI PER ZENGA — L’accoglienza del Meazza non è polemica, però diciamo che non è nemmeno amichevole. Dalla Nord spunta lo striscione “Sveglia… torniamo a vincere”, mentre i veri applausi sono tutti per Walter Zenga che si prende pure uno striscione enorme dal cuore del tifo nerazzurro (e lui ricambia gli applausi accennando dei saltelli al “chi non salta rossonero è”).


VANTAGGIO EDER — Luciano Spalletti, senza Mauro Icardi (presente in tribuna con la moglie Wanda Nara), lancia dal primo minuto Eder punta centrale, Dalbert terzino sinistro (Cancelo in panchina) e Brozovic interno nel 4-3-3 in cui Borja Valero è il regista e Matias Vecino l’altra mezz’ala. Walter Zenga, osannato dallo stadio, schiera il suo Crotone con uno speculare 4-3-3 in cui Marcello Trotta è il terminale. I nerazzurri hanno bisogno di vincere e lo fanno capire mettendo i calabresi nella loro metà campo, però il primo tiro arriva solo al 15’ con Vecino che di destro alza sulla traversa dal limite. L’Inter al 23’ passa con Eder: calcio d’angolo di Brozovic e colpo di testa dell’ex doriano alla prima presenza da titolare in campionato quest’anno. Doveva partire, aveva forse sbuffato un po’ per lo scarso utilizzo e il 3 febbraio si ritrova lui a portare avanti l’Inter con il Crotone. Il resto del primo tempo è tanto fumo e niente arrosto.

PAREGGIO BARBERIS — Si riparte con gli stessi protagonisti della prima frazione. Al 13’ il primo intervento di Zenga, dentro Pavlovic per Martella. Due minuti e il Crotone pareggia. Azione confusa che si trascina fino al limite dell’area, la palla entra non si sa bene per quale ragione fisica e Barberis la mette nell’angolo basso alla destra di Handanovic. Il Crotone pareggia, l’Inter subisce gol per la quarta gara consecutiva. La reazione nerazzurra è immediata con un cross di Perisic che Eder spinge troppo debolmente verso Cordaz, bravo a bloccare la sfera. Spalletti toglie Candreva (sommerso dai fischi) e inserisce Rafinha al 19’. Dieci minuti ed esce Dalbert, vittima di crampi, per far posto a Cancelo. Il malessere del popolo nerazzurro fatica a restare contenuto e la Nord srotola ancora lo striscione iniziale “Sveglia… torniamo a vincere”. Rafinha agisce da trequartista e Perisic si accentra vicino a Eder, ma non si aprono varchi. Così entra Karamoh per Brozovic al 32’ dopo che Trotta in contropiede con un diagonale aveva sfiorato il sorpasso. Spalletti torna al 4-2-3-1 cercando di sfruttare tutto il potenziale offensivo. Al 35’ Vecino mette Perisic in buona condizione di calciare, ma il croato con il piatto destro chiude malissimo. Finisce 1-1, ottimo per il Crotone che muove la classifica per il terzo turno consecutivo, pessimo per l’Inter che schiva la vittoria da due mesi esatti.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2018 15:17
 
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Verona-Roma 0-1: gol decisivo di Under,
poi espulsi Pecchia e Pellegrini

Il turco a segno al 1': è la sua prima rete in Serie A.
Dzeko spreca più volte il raddoppio, ma i giallorossi devono soffrire sino
alla fine per il rosso al centrocampista al 7' della ripresa



Il digiuno è terminato. Dopo cinquanta giorni la Roma - pur concludendo in dieci - ritrova il successo, superando in trasferta il Verona 0-1 grazie alla rete di Under (il primo in giallorosso) e portandosi a un punto dal quarto posto che vale la qualificazione in Champions League, al momento appannaggio di un'Inter stordita. Il risultato non fa una piega, anche se nel finale, in inferiorità numerica e dopo aver troppo sciupato, i giallorossi hanno persino quasi rischiato la beffa. Ma è troppa la differenza fra le due squadre, senza contare che - se Eusebio Di Francesco non ha in regia De Rossi e Gonalons - i gialloblù mancano di Kean e Cerci in avanti, abbassando ulteriormente il tasso tecnico di una squadra già modesta. E così infatti, mentre i circa 1.600 tifosi romanisti cantano "Digos boia" per lamentarsi dei 21 fermati prima della partita a causa degli incidenti - per poi prendersela a fine partita anche col presidente Pallotta - gli ultrà del Verona contestano Pecchia ed espongono striscioni eloquenti: "Setti primo colpevole e schiavo di Fusco (il d.s., ndr)".

DZEKO ALL'ASSALTO — La squadra di Pecchia lancia dall'inizio il nuovo acquisto Aarons, che davanti si scambia spesso con Matos nell'affiancare Petkovic, ma i problemi sono in mediana, dove Valoti e Buchel non riescono a frenare una Roma che sfonda al centro e se non chiude il primo tempo in doppio vantaggio è solo per poca determinazione nelle conclusioni. I difensori gialloblù, infatti, arrancano e così i ragazzi Di Francesco - che non avendo registi di ruolo opta per un 4-2-3-1 con Nainggolan a galleggiare dietro Dzeko ma facendo anche un po' uomo ovunque - già dopo 45 secondi sono in vantaggio. È sufficiente che Buchel perda palla sulla trequarti su intervento di Pellegrini perché Under ne approfitti prendendo palla, accelerando e dal limite dell'area scagliando un gran sinistro che batte Nicolas. Il Verona sembra già alle corde e non sorprende che nella prima frazione Dzeko sfiori il gol cinque volte: in tre occasioni non inquadra la porta (4', 6' e 20'), mentre al 15' Nicolas devia sulla linea un colpo di testa (toccato anche da Caracciolo) e al 37' lo stesso portiere è bravo a respingere in uscita disperata. Se a queste occasioni aggiungiamo due pericolosi tiri dalla distanza di Strootman e Nainggolan (entrambi al 23'), si capisce come i giallorossi dominino, rischiando solo quando il Verona prova a trovare la profondità dietro la linea dei difensori. A farsi vivo, comunque, è sempre Matos, che al 16' impegna Alisson e al 33' conclude dal limite fuori di poco. In ogni caso, un primo tempo da dimenticare.

PECCHIA E PELLEGRINI ESPULSI — Nonostante il Verona passi a un più volenteroso 4-3-3, la ripresa comincia sulla falsa riga del primo tempo, con Nicolas subito impegnato da un colpo di testa di Fazio da angolo (1') e da un tiro Kolarov su punizione (5'). Il match però subito ha una svolta quando la Roma rimane in dieci per l'espulsione di Pellegrini (sciocco fallo a metà campo da dietro su Matos). Due minuti prima, tra l'altro, era stato l'allenatore Pecchia a prendere la strada dello spogliatoio per proteste esagerate causate da una ammonizione (anch'essa esagerata) a Buchel. Nonostante però ci sia tanto da giocare, il Verona si rende pericoloso solo in qualche mischia nel finale, visto che sui tiri da fuori Petkovic, Romulo e Matos non inquadrano la porta (10', 18' e 22') e alla fine le due occasioni migliori sono ancora giallorosse. Al 28' infatti Nicolas sbaglia un rinvio regalando la palla a Dzeko, che però gli tira addosso. Non basta: al 48' Defrel (entrato per il bosniaco) dà la palla a Strootman che, da solo, si fa deviare la conclusione dal portiere. Morale: la Roma vince con merito, si risolleva nel morale, ma deve curare sempre il suo mal di gol, mentre i tifosi del Verona davanti a tanta sterilità - un solo tiro nello specchio della porta - avranno rimpianto quel Pazzini in grado di segnare addirittura al Real Madrid. Qui invece, fra classifica e contestazioni, tira aria grama.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2018 18:08
 
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Atalanta-Chievo 1-0: Mancini decisivo, Calvarese convalida con il Var

All'Atleti Azzurri d'Italia i tre punti nerazzurri portano la firma del giovane difensore, al primo centro in A.
Al 74' il direttore di gara decreta il gol con l'ausilio tecnologico


L’Atalanta torna a vincere dopo oltre due mesi, il Chievo non riesce a uscire dalla crisi: due punti in 9 partite. Ma il risultato premia la squadra che ha cercato di vincere e punisce la squadra che ha pensato solo a difendersi. Giusto così.


SEMPRE AVANTI — Il copione della gara è chiaro fin dall’inizio: reduci entrambe da una sconfitta con la Juve, in Coppa Italia e campionato, le squadre hanno obiettivi diversi, se non opposti. l’Atalanta cerca di imporre gioco e supremazia, il Chievo, prudente, aspetta nella sua metà campo. Maran butta subito nella mischia Giaccherini anche se non gioca dal 29 ottobre in campionato e dal 19 dicembre in Coppa Italia: il piccolo Giak fatica a entrare in partita anche perché Freuler gli sta addosso. In avanti, l’unica punta di ruolo è Meggiorini con Birsa che gli gira attorno. A squadra di Gasperini si trova di fronte a qualcosa che assomiglia a un muro e fatica a sfondarlo. Tutto ruota intorno a Ilicic, che parte da sinistra per accentrarsi o favorire l’inserimento del trequartista, e cioè Cristante. Che ci prova di testa su angolo al 10’, poi due volte di piede: male la prima, bene la seconda col pallone che sfiora il palo alla destra di Sorrentino. Ma anche Freuler (mira sballata dopo aver saltato Radovanovic) e soprattutto Ilicic (tiro a giro di destro) sfiorano il gol. Il Chievo? Si vede pochissimo dalle parti di Berisha: il primo tiro (Hetemaj, alto) è al minuto 35. Al 37’ timide e ingiustificate proteste per Ilicic che va a terra per un lievissimo tocco di Gamberini.

GRAZIE AL VAR — Nel secondo tempo, il copione non cambia: Cristante si mangia un altro gol, poi manda alto di testa. Gasperini cambia e mette Cornelius al posto di Petagna, poi al 27’ la partita si sblocca, grazie al Var Ghersini che fa cambiare idea a Calvarese: Mancini colpisce di petto, e non con il braccio, il pallone che gli arriva dall’angolo da destra di Ilicic. Ma più che dell’arbitro la colpa è del guardalinee Posado che segnala qualcosa di inesistente. A quel punto diventa tutto più facile per l’Atalanta, perché il Chievo decide che deve rischiare. Maran toglie Giaccherini (cosi e così), poi prova la seconda punta, Inglese accanto a Meggiorini con Birsa trequartista. Corenlius, entrato al posto di Petagna, impegna Sorrentino (34’), ma la partita è ormai segnata.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2018 18:12
 
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Bologna-Fiorentina 1-2, Veretout e
Pulgar dalla bandierina, poi c'è Chiesa

I primi due gol del match arrivano direttamente su calcio d'angolo, al 41' e 44' del primo tempo.
Nella ripresa il giovane figlio d'arte firma il sorpasso viola



Due gol su calcio d’angolo e una magia di Chiesa. Storie speciali nel derby dell’Appennino che si chiude con la vittoria della squadra di Pioli per 2-1. La gara passerà alla storia per le due reti realizzate nel giro di pochi minuti grazie ad esecuzioni dalla bandierina. Gol messi a segno da Veretout e Pulgar, nella fase finale del primo tempo. Prodezza maturate anche grazie agli errori dei due portieri Mirante e Sportiello. Il successo permette alla Fiorentina di uscire da un periodo di crisi. L’Europa può essere ancora un obiettivo credibile.

PRIMO TEMPO — Meglio il Bologna nei primi minuti. Paga la scelta di Donadoni di proporre Dzemaili alle spalle delle due punte. All’11’ prima conclusione dei rossoblù con Destro poi è Astori a salvare su un’incursione di Dzemaili. La Fiorentina fatica a entrare in partita. Il primo segnale di vita è un destro da fuori area di Benassi. Due minuti dopo è Poli a salvare su una conclusione a botta sicura di Veretout. La partita è piacevole. Con continui capovolgimenti di fronte. Il finale di primo tempo è pirotecnico. Rompe l’equilibrio al 41’ la squadra di Pioli direttamente da calcio d’angolo. Il destro di Veretout colpisce il palo e Mirante accompagna il pallone in rete con il gomito. E’ 1 -0 per la Fiorentina. Segnare su calcio d’angolo è un evento. Al Dall’Ara l’evento si ripete pochi minuti dopo. Sportiello compie un vero miracolo a deviare sul palo una conclusione potente di Destro. E’ Pulgar a battere dalla bandierina. E anche stavolta il pallone finisce in rete con la chiara responsabilità del portiere della Fiorentina che incassa il gol sul primo palo.

SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa Pioli inserisce Gaspar al posto di un dolorante Laurini. E dopo pochi minuti è la squadra viola a creare la prima situazione di pericolo. Gil Dias entra in area ma si fa ipnotizzare da Mirante che recupera il pallone in due tempi. Al 6’, invece, il portiere rossoblù neutralizza una conclusione centrale di Simeone. Il ritmo della partita cala di colpo. Il Bologna fatica a consegnare il pallone nei tempi giusti alle due punte Palacio e Destro. Al 22’ la Fiorentina va al tiro con Benassi. Conclusione centrale. Arrivano altri cambi. Donadoni inserisce il nuovo acquisto Orsolini al posto di un Destro comunque positivo. Poli risponde con un altro nuovo acquisto, Falcinelli. Esce un deludente Simeone. La Fiorentina torna in vantaggio al 26’. Badeli lancia Chiesa che entra in area, salta Helander e batte Mirante. Un gioiello. Il Bologna prova a reagire. Ha una buona occasione con Palacio che però spara alto. Palacio inserisce Vitor Hugo al posto di Gil Dias e passa alla difesa a tre con il chiaro tentativo di blindare il vantaggio. Finisce con il Bologna all’attacco ma con la vittoria dei viola nel derby dell’Appennino.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2018 18:21
 
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Cagliari, Cigarini e Sau fermano la Spal

La squadra di Lopez batte la Spal 2-0 alla Sardegna Arena con due prodezze, una per tempo, di Cigarini e Sau.
Emiliani molto chiusi ma mai pericolosi



Un gol per tempo, quasi allo stesso minuto: così il Cagliari batte la Spal in uno scontro diretto per la salvezza. La squadra di Lopez ha sfruttato la qualità di Cigarini e dopo la rete del vantaggio ha potuto gestire con discreta sicurezza il resto dell'incontro. La Spal ha provato a rimontare cambiando anche modulo e giocando con il tridente, ma le uniche due conclusioni pericolose sono arrivate negli ultimi minuti, quando il Cagliari aveva già ipotecato il successo.

PRIMO TEMPO — L'importanza della sfida è ovviamente alta e di conseguenza le due squadre si affrontano con durezza e accortezza: molti scontri a metà campo, pochissime occasioni. Lopez e Semplici scelgono il 3-5-2 con le mezzali chiamate a supportare le punte: da una parte Barella ci prova più di Joao Pedro, dall'altra né Kurtic né Grassi riescono a proporsi con continuità anche perché la Spal ha un baricentro molto basso che rende complicate le ripartenze. In un simile contesto tattico il tiro da fuori può diventare determinante e infatti al 34' il Cagliari va in vantaggio così: Cigarini ha il tempo di alzare la testa, prendere la mira e trovare il palo interno alla sinistra di Meret. Escludendo un colpo di testa di Faragò decisamente poco pericoloso, questo è il primo e ultimo tiro nello specchio della porta di tutto il primo tempo.

SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa Meret ha un ottimo riflesso su colpo di testa ravvicinato di Ceppitelli. All'11' una conclusione centrale di Kurtic è il primo tiro nello specchio della Spal. Al 17' il Cagliari raddoppia con Joao Pedro ma Farias, autore dell'assist, è in fuorigioco sul passaggio di Cigarini. La Spal non punge, Semplici inserisce Paloschi, ma al 33' arriva il raddoppio dei sardi: punizione di Cigarini, torre di Ceppitelli, tacco di Castan e gol di Sau, entrato da poco al posto di Farias. Partita chiusa che Cragno blinda definitivamente con due belle parate su Paloschi e Antenucci. Il Cagliari scavalca il Chievo e il Sassuolo, per la Spal invece la salvezza adesso dista tre punti.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
04/02/2018 18:25
 
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Juve-Sassuolo 7-0, tris Higuain,
doppietta Khedira, in gol Alex Sandro e Pjanic

Nel primo tempo rete di Alex Sandro, doppietta di Khedira e gol di Pjanic, nella ripresa si scatena il Pipita.
Gara a senso unico



La Juve ha passato un freddo pomeriggio di inizio febbraio a bullizzare il Sassuolo: un’ora e mezza di tiri in porta e palloni rovesciati in rete contro una squadra troppo brutta per essere vera. Pallottoliere alla mano, i gol all’Allianz sono così abbondanti che gli infortuni prima e durante il match non tolgono il buonumore alla Signora. Dentro a questo 7-0, ridondante e un po’ rococò, ecco la bellezze di certe geometrie a centrocampo, la corrispondenza di amorosi sensi tra Pjanic e Khedira e, soprattutto, lo strapotere di Higuain, mai così tonico.

CENTRAVANTI KHE — Un polpaccio dispettoso toglie dal match, un attimo prima di iniziare, Andrea Barzagli. E, nello stesso momento, offre una chance dopo una vita a Rugani. Mentre, come proclamato solennemente da Allegri alla vigilia, Bernardeschi “stringe” i denti per spalleggiare Mandzukic e il Pipita. Di tridente in tridente, Iachini risponde azzardando il nuovo arrivato Babacar davanti ai due mancini migliori della rosa: sia per Politano che per Berardi la parola Juventus provoca sussulti. Se per il primo è ancora fresca la cicatrice del passato al Napoli, saltato sul filo dei minuti; il secondo resterà sempre l’uomo del doppio gran rifiuto alla Signora. Ma l’atteggiamento del Sassuolo, dal primo all’ultimo alito, è troppo passivo perché i sinistri possano duettare: così la Juve prende possesso e si infila immediatamente dietro alle linee nemiche. E sfonda pure, subito, molto prima di quanto capiti di solito qui all’Allianz: prima Khedira suona la tromba dalla distanza e costringe Consigli a distendersi, poi al 9’ Alex Sandro la spinge con facilità dopo un mischione. E anche nel 2-0 c’è la zampa, anzi la testa, del redivivo esterno brasiliano: la spizzata su angolo di Pjanic, arriva proprio sul piede di Khedira per un tap-in da centravanti. Il tedesco conosce il mestiere e anche il 3-0 poco dopo è un colpo da Pipita: volata su ennesimo gioiellino di Pjanic, protezione col corpo e destro a incrociare.

DOMINIO ANNICHILENTE — La partita è talmente su un piano inclinato, e il Sassuolo così alla deriva e con tanta acqua imbarcata, che il vero sussulto finisce per essere l’ennesimo infortunio: appena dopo il 2-0, Matuidi si tocca la coscia e deve uscire per un applauditissimo Marchisio. Più del k.o. di Barzagli, i muscoli del francese potrebbero davvero far tremare Allegri: l’equilibrio di tutta questa nuova architettura si basa sull’atletismo intelligente del numero 14. I cattivi pensieri non fanno in tempo a prendere corpo nella testa dei 40mila dello Stadium perché la grandinata continua sulla testa di un misero Sassuolo: il poker è un destro secco dal limite di Pjanic, uno dei migliori in questo dominio annichilente. Ed è solo un caso che non sia arrivato già nella prima metà il guizzo del Pipita, vicino più volte (e con entrambi i piedi) alla meta: Higuain sta una favola, per le esultanze multiple bisogna solo avere pazienza. Tutto il contrario del Sassuolo, mai così triste e arrendevole prima d’ora: solo Lirola, baby di buone speranze appena ceduto agli emiliani, va vicino al più tradizionale gol dell’ex, ma a questa maxi-festa partecipa anche Buffon, titolare in A dopo quasi due mesi.

MEDICINA PIPITA — Nella ripresa, visto l’andazzo, Allegri sceglie di mettere al minimo l’energia: Firenze è dietro l’angolo, prima della notte europea del 13 febbraio contro il Tottenham di Pochettino, argentino di sangue piemontese. Khedira, ad esempio, lascia spazio ai muscoli di Sturaro e anche Rugani è costretto a lasciare a Benatia. Paradossalmente, rispetto a loro, prende più applausi il cambio successivo del Sassuolo, l’ex Matri al posto di Berardi, abulico almeno quanto il gioiello Politano (anche lui sostituito). Alla fine, il secondo tempo potrebbe scivolare lento fino al 90’, ma c’è tutto il tempo per far partecipare al banchetto una-due-tre volte il più importante dei convitati: il gol di Higuain in girata secca arriva tardi rispetto alla qualità della prestazione e significa 5-0. Quello del 6-0 è seguente a uno stop di velluto e a un dribbling su Consigli. L’esagerato 7-0, poi, è figlio di un docile tocco sotto. È la prima tripletta del Pipita di bianconero vestito: aspettando i responsi del dottore sui troppi infortunati, è questa la migliore medicina prima del Tottenham.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
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