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Campionato di Serie A 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:22
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02/12/2017 00:17
 
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Roma-Spal 3-1: Dzeko, Strootman e Pellegrini in gol, Viviani accorcia

Tutto facile per i giallorossi, in 11 contro 10 per l'espulsione di Felipe dopo 11 minuti:
Schick entra nella ripresa e l'Olimpico riabbraccia Emerson


La Roma dimentica il pareggio di Genova con tre schiaffi alla Spal: Dzeko, Strootman e Pellegrini lanciano Di Francesco aspettando Napoli-Juventus, in una partita fortemente condizionata dall'espulsione di Felipe dopo 11 minuti di gioco. La rete di Viviani conta solo per le statistiche, Semplici ha visto scorrere davanti agli occhi una partita a senso unico.

IL VAR — L'episodio chiave arriva all'11', il rosso a Felipe. È la prima volta che la Roma sfrutta il Var in suo favore. Già, perché l'arbitro Abisso aveva in un primo momento solo ammonito Felipe, reo di aver atterrato Dzeko lanciato a rete, anche se in posizione defilata. Poi l'arbitro, tramite l'ausilio del replay, cambia la decisione: cartellino rosso e partita ancora di più a senso unico. E pensare che era stata la Spal a sfiorare per prima la rete, al 4', con un colpo di testa alto di Paloschi a centro area, ben servito da Lazzari. In inferiorità numerica Semplici ridisegna così la squadra: difesa che passa a 4, con Lazzari terzino destro e Rizzo a sinistra e Bonazzoli che scala in fascia destra in mezzo al campo, per un 4-4-1. Cambio momentaneo, perché al 20' Mora sostituisce lo stesso Bonazzoli, piazzandosi a centrocampo. La Roma però era già passata in vantaggio al 19': El Shaarawy - che al 12' si era visto deviare in angolo una conclusione da Gomis - serve perfettamente in profondità Dzeko, che controlla e di sinistro si sblocca con l'aiuto del palo. In campionato il bosniaco non segnava dal primo ottobre, due mesi esatti di astinenza. Al 24' il centravanti sfiora anche il raddoppio, di testa su angolo d Kolarov. Si gioca a una sola metà campo. Al 25' Gomis fa il miracolo su testa di Manolas, al 30' è ancora Dzeko a girarsi bene dal limite dell'area, ma il sinistro è di poco largo. Al 32' la Roma raddoppia: respinta di Gomis su conclusione di Pellegrini, altro gioiello di El Shaarawy che con il tacco serve Strootman, l'olandese vince il rimpallo e scarica il sinistro sotto la traversa, per il primo gol stagionale. Ancora Roma, ancora Dzeko: al 36' il bosniaco manca la deviazione su tiro di Kolarov, al 37' si divora il 3-0 su retropassaggio sciagurato di Rizzo, ma si fa ipnotizzare da Gomis in uscita. In chiusura di primo tempo pericoloso il turco Under - preferito dal 1' a Schick - che esalta le doti di Gomis dopo un sinistro a giro sul primo palo.

ECCO SCHICK — Il secondo tempo inizia ancora con la Roma in proiezione offensiva. Al 4' Dzeko è egoista nel cercare la conclusione dal limite - bloccata da Gomis - invece di servire Pellegrini. Il centrocampista si rifà 4' più tardi: all'8' arriva anche il suo primo gol in maglia giallorossa, con un inserimento da dietro che lo porta a colpire di testa su cross di Kolarov. Al 9' però la Spal si conquista un rigore: ingenuo Manolas a cinturare Mora in area. Batte l'ex Viviani e trasforma spiazzando Alisson, ma Abisso fa ripetere l'esecuzione. A quel punto Viviani cerca il cucchiaio, Alisson devia sulla traversa, Pellegrini liscia il rinvio e lo stesso Viviani a quel punto ribadisce in rete per il 3-1. Di Francesco sostituisce prima Gonalons (più volte a rischio secondo giallo) per Gerson, poi al 19' lancia in campo Schick al posto di Under. Siamo al minuto 24' quando Kolarov, dopo un'azione travolgente della Roma sulla sinistra, scarica in porta una conclusione che Gomis respinge ancora. Un minuto più tardi è El Shaarawy a mancare un facile tap-in dopo l'assistenza di Florenzi. Al 30' è il momento del rientro in campo di Emerson, fuori dal 28 maggio per la rottura del crociato. La partita scorre via senza grandi sussulti, Semplici concede minuti a Borriello al posto di Paloschi. Risultato non in discussione, c'è tempo per Schick che al 34' si divora il 4-1 con un colpo di testa fuori. Doppia chance Roma al 39': prima Gomis devia sulla traversa una punizione di Pellegrini, poi sul successivo corner Schick devia di testa ma Gerson spedisce alto il tap-in dall'area piccola. Ce n'è abbastanza, per un match mai in discussione.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/12/2017 00:20
 
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Napoli-Juventus 0-1: decide Higuain su assist di Dybala.
Allegri a -1 da Sarri

Al 13' gran contropiede di Dybala per il Pipita che non sbaglia.
Poi i bianconeri concedono poco agli azzurri


E alla fine sorride sempre lui, Gonzalo Higuain, con quella faccia un po' così, tra lo strafottente e il soddisfatto. La mano che ha tenuto in apprensione i tifosi della Juventus non ha impedito all'attaccante argentino di segnare la terza rete al San Paolo da juventino. Che lo fischino pure: lui risponde coi gol. Questo poi è pesantissimo, perché permette alla Signora di accorciare le distanze dalla capolista Napoli: -1. Colpo grosso a casa del nemico, cui stavolta il bel gioco e il possesso palla non bastano per evitare la sconfitta, per di più con il Pipita operato alla mano sinistra lunedì scorso (e in campo con una fasciatura), senza Mandzukic (out per un problema al polpaccio nell'ultimo allenamento) e con Cuadrado e Bernardeschi acciaccati.

PIPITA E DOPPIO BUFFON — Dopo le innumerevoli prove della vigilia, Allegri sceglie un inedito 4-2-3-1 (che in fase di non possesso diventa 4-4-2) con Matuidi esterno sinistro e De Sciglio e Asamoah sulle fasce. Out Barzagli. Sarri risponde con Mario Rui a sinistra e il solito tridente di piccoletti, Callejon, Mertens, Insigne. Il Napoli pressa e spinge, anche se dal punto di vista atletico non pare al top, la Juventus si difende e aspetta, con l'obiettivo di ripartire e colpire in contropiede. E infatti ci riesce al 13', quando Douglas Costa va a prendersi il pallone lontanissimo e serve Dybala; l'argentino dopo una grande azione palla al piede vede il taglio di Higuain e lo serve: destro e mano sull'orecchio per rispondere ai soliti e ripetuti fischi (in partita e durante tutto il riscaldamento) dei suoi ex tifosi. La Signora ha l'occasione del raddoppio poco dopo, su angolo, ma il tiro al volo di Benatia è alto. Il Napoli cerca il pareggio con Insigne: per lo scugnizzo azzurro due tiri in sequenza, il primo su gentile omaggio di Chiellini (rinvio sbagliato), il secondo di testa su corner. In tutte e due le occasioni i guantoni di Gigi ci mettono una pezza.

ATTACCO E DIFESA — Il Napoli non ci sta e inizia il secondo tempo all'arrembaggio, costringendo la Juve a difendersi con tutti i suoi mezzi. C'è ancora Buffon su un tiro insidioso di Insigne, mentre la bordata di destro di Callejon va fuori di poco. La Juve pensa più a gestire che a giocare, però quando arriva in zona Reina è sempre pericolosa. Come con Matuidi, che su gran palla di Pjanic tira bene ma addosso al portiere. Intanto Allegri aggiunge fisicità e freschezza con Marchisio e Cuadrado, mentre Sarri inserisce Zielinski. Il più pericoloso dei napoletani resta Insigne, che prima di essere sostituito da Ounas a causa di un infortunio, intorno alla mezzora ci riprova con un diagonale di sinistro (fuori) e subito dopo viene anticipato da Buffon. Niente da fare, la Juventus sbanca il San Paolo e il Napoli ora sente il fiato sul collo. Il campionato così diventa ancora più bello.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/12/2017 23:22
 
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Torino-Atalanta 1-1: Ilicic risponde a N'Koulou, Belotti ancora all'asciutto

Il difensore porta avanti i granata con un colpo di testa,
lo sloveno entra e cambia volto alla gara: Miha e Gasp sempre a braccetto



In scena al Grande Torino lo spareggio per l’Europa, occasione ghiotta per i granata per mettere luce in classifica con i nerazzurri di Bergamo prima di Lazio e Napoli. Doveva vincere il Toro per scacciare la pareggite, una sola vittoria nelle ultime nove prima dell’anticipo di questa sera, e ridare fiato alle speranze europee di classifica. Non c’è riuscito per un secondo tempo a favore degli ospiti, con l'Atalanta che ha cambiato volto con l’ingresso di Ilicic.

NIENTE FESTA — Compleanno amaro, 111 anni dalla fondazione per il club granata per una classifica che non decolla, anzi. Otto pareggi in 15 partite, peggio ancora, una sola vittoria contro il Cagliari il 29 ottobre nelle ultime 10 gare. Se il Toro è questo addio sogni d’Europa, tanto più in vista di due gare contro le prime della classe, Lazio e Napoli i prossimi impegni. L’Atalanta non è dispiaciuta. Ben messa in campo nei primi 45’ senza però mai dare l’impressione di cedere, meglio quando ha iniziato a giocare nella ripresa. Il Toro in verde per onorare la Chapecoense nel primo anniversario della scomparsa della squadra brasiliana, Gasperini meno nero del solito per i risultati dei suoi fuori casa (nessuna vittoria, terzo pareggio e 4 sconfitte).

BOTTA N'KOULOU... — L’Atalanta recupera Spinazzola dopo tre gare di stop per infortunio, ma deve fare a meno di De Roon, Mihajlovic alla fine lascia in tribuna Niang e Bonifazi. Dopo solo 15’ cambio forzato tra i granata per l’infortunio muscolare di Ansaldi, sostituito da Barreca. La gara in avvio è senza scossoni: Spinazzola che si annulla nella marcatura di Iago Falque, Caldara fa buona guardia, anche in modo rude, su Belotti. Il Torino si affida al solito movimento di Falque, il più reattivo ed imprevedibile dei granata ed alle giocate di Ljajic che su calcio piazzato al 24’ sfiora il gol. Al 34’ Berisha salva su un inserimento di Obi. Si deve accontentare di tirare un paio di calci d’angolo il Papu Gomez versione biondo platino, ed una conclusione nel finale di tempo tra le braccia di Sirigu. Il Toro la sblocca da calcio d’angolo nel recupero, al 46,’ con il primo gol in granata di N’Koulou su cross di Ljajic.

... RISPOSTA ILICIC — Ripresa più pimpante con il Toro che manca il raddoppio con Ljajic e l’Atalanta che un minuto dopo, al 5’ manca con Petagna la deviazione sotto rete. Al 9’ Ilicic, entrato nella ripresa al posto di Kurtic, trova il pareggio. L’attaccante, servito sul filo del fuorigioco da Petagna, batte Sirigu con la difesa granata immobile. I padroni di casa accusano il colpo e rischiano di andare sotto al 13’, tiro di Petagna ma Sirigu è ben piazzato. Ancora Ilicic, il più pericoloso dei bergamaschi, manca la deviazione sotto rete al 24’. Forze fresche verso la mezz’ora, fuori Petagna, dentro Cornelius per l’Atalanta, una punta in più per il Toro con Boyè al posto di Obi, 4-2-3-1 il modulo. Al 31’ tocca a Berisha il miracolo su diagonale di Belotti. Nel finale il fuorigioco salva il Torino dopo un’uscita da rigore di Sirigu sui piedi del Papu. Al minuto 71’ lo stadio Grande Torino ha tributato un lungo applauso a ricordo delle 71 vittime della tragedia aerea della Chapecoense.

Francesco Bramardo

Fonte: Gazzetta dello Spost
03/12/2017 18:26
 
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Benevento-Milan 2-2:
il portiere Brignoli segna al 95',
primo punto in A

Gattuso debutta con un pari clamoroso:
Brignoli di testa segna all'ultima azione e regala un risultato storico ai suoi,
ai rossoneri non bastano Bonaventura e Kalinic. Espulso Romagnoli


Rampulla, spostati. Il nuovo mito dei portieri in libera improvvisazione, il nuovo simbolo degli uomini in lotta con la banalità – perché restare in porta quando tutto sembra crollare? – è Alberto Brignoli da Trescore Balneario (Bg), portiere del Benevento di proprietà della Juve. Al minuto 50 del secondo tempo, con il Milan avanti 2-1, è andato nell’altra area e ha girato in porta il 2-2 da attaccante: gol a Gigio Donnarumma, un collega da 60 milioni e notorietà planetaria. Questa fa il giro del mondo, in giornata la vedranno a Sydney, a Mosca, a San Francisco. Cinque minuti dopo, quando lo speaker urla, “risultato finale Benevento-Milan 2-2”, lo stadio ancora non ci crede. Il Benevento ha fatto il primo punto della sua vita in Serie A, nel modo più originale del mondo. Il Milan invece torna a casa incredulo: i gol di Bonaventura e Kalinic, forse rinati dopo mesi di difficoltà con la prima partita di Gattuso, così servono a poco.

IL MILAN DI GATTUSO — Tutto strano, ma meritato. La partita infatti aveva mandato un messaggio da Benevento a Pomigliano d’Arco, distanza 41 chilometri: non è più il Milan di Montella. Se questo sia il Milan di Gattuso - e se tutto questo sia un bene o un male - non è ancora chiaro, ma di sicuro la squadra è diversa. Non necessariamente migliore o peggiore, diversa. Hanno segnato Bonaventura e Kalinic, entrambi in fase decisamente scura negli ultimi tempi con l’allenatore-Aeroplanino, e il Milan ha giocato una partita molto più difensiva del previsto. Molto meno possesso rispetto alle abitudini, tanto aiuto reciproco come piace a Gattuso e qualche momento di sofferenza sia in undici sia nell’ultimo quarto d’ora più recupero, quando Mariani ha espulso Romagnoli per doppia ammonizione. Gattuso in difesa è passato immediatamente a quattro, poi addirittura a cinque quando ha scelto Zapata per Suso. L’uomo è concreto e non si fa problemi se gli ultimi cinque minuti diventano un assedio del Benevento, che altri allenatori delle grandi non tollererebbero.

I TRE GOL — Il Benevento, appunto. De Zerbi comincia con un abbraccio riappacificante con Gattuso e chiude col sorriso. Anzi, forse ha addirittura dei rimpianti. Un po’ per un paio di occasioni mancate, un po’ per la natura dei gol. Il primo è episodico e, banalmente, nasce da una rimessa laterale di Borini. Kessie fa la cosa che gli riesce meglio in questi tempi grami: difende palla e vince un duello col fisico sulla linea di fondo, poi scucchiaia da destra oltre la difesa per Bonaventura. Jack tira due volte di testa in due secondi: il primo tiro finisce a metà tra Kalinic e Brignoli, che si contendono la palla col risultato di scatenare un rimpallo. Quando un difensore allontana, Bonaventura è al posto giusto per il secondo tentativo, quello buono. Il secondo gol è da distrazione. Angolo per il Milan da destra, la palla va a Bonaventura che crossa e Kalinic, dimenticato dalla difesa, firma il bigliettino per i ringraziamenti e appoggia in porta. In mezzo, il pareggio durato sette minuti. Altro angolo, questa volta da sinistra, tiro fortissimo di Letizia da lontano e tap-in di Puscas, attaccante prestato dall’Inter, dopo la bella parata di Donnarumma. Un mezzo gol da derby.

LA PARTITA — Il resto è calcio di lotta, con un Milan povero di idee offensive, Montolivo e Kessie in buona giornata, Suso molto opaco. Nel complesso, una partita mediocre. I primi 35 minuti sono una pubblicità ai lunghi sabati sera con amici, quelli con rientro assonnato alle 6 di mattina: dormite pure fino all’una, tanto nell’anticipo succede pochino. Il Milan è ordinato ma offensivamente quasi nullo, così il Benevento spesso fa la partita. De Zerbi deve aver pianificato attacchi laterali, alle spalle di Borini e Rodriguez, perché dall’inizio cerca D’Alessandro e Parigini con lanci lunghi. Il piano ha un senso perché Donnarumma rischia un paio di volte su altrettanti cross da destra. Parigini al 21’ libera con una sponda Memushaj, che calcia fuori, e al 32’ fa fare la stessa fine a una palla extra lusso di D’Alessandro. Gattuso un po’ si agita ma nel complesso trova il modo di stabilizzare la partita, con un paio di chiusure di Bonucci e dieci uomini a difendere in alcuni momenti del secondo tempo. Sembra la prima partita di una nuova epoca, invece sarà ricordata come un mondo a parte: il pomeriggio in cui Brignoli ha segnato a Donnarumma.

Luca BIanchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/12/2017 18:30
 
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Bologna-Cagliari 1-1: Destro risponde a Joao Pedro

I sardi ci sperano ma a dieci minuti dalla fine l'attaccante di Donadoni pareggia i conti



Chi cercava continuità dopo due vittorie di fila, chi aveva bisogno di far dimenticare la figuraccia di Coppa Italia. Obiettivi raggiunti in entrambi i casi: il pareggio (il primo del Cagliari dopo 23 gare di campionato) è il risultato più logico. E il Bologna fatica molto per meritarlo.

EQUILIBRIO — Il gol di Joao Pedro sblocca un primo tempo molto equilibrato. Le squadre si annullano, giocando in modo prudente e concedendo pochi spazi. Quella dell’ex Lopez (qui è stato esonerato due anni fa a tre giornate dai playoff per andare in A), ha subito una buona occasione: minuto 5, fuga di Padoin sulla sinistra, cross, Joao Pedro anticipa De Maio e Mirante ma mette fuori. Il Bologna si affida soprattutto al movimento di Palacio, che spesso lascia la sinistra per alternarsi a Poli. Al 23’ La Penna annulla giustamente un gol di Poli in fuorigioco, due minuti più tardi i rossoblù protestano per un fallo di mano di Ceppitelli che però tocca prima con la faccia: carambola, dunque. La Penna non fischia, poi chiede un parere al Var (Pasqua) e conferma la decisione. Gli uomini di Donadoni s’innervosiscono e prendono il al 42’: tutto nasce da un errore di Maietta che dà il via all’azione, la palla arriva a Faragò che con un delizioso assist di controbalzo di sinistro libera Joao Pedro a centro area (male De Maio che si fa sorprendere). Il brasiliano, trasformato in seconda punta da Lopez, batte Mirante che accenna a un’inutile uscita.

SOLO BOLOGNA — Ma nel secondo tempo si vede solo il Bologna che attacca con rabbia e poca lucidità. All’11’ Rafael salva di piede su Destro, tre minuti dopo punizione per fallo di Cigarini su Donsah: batte Pulgar, gran volo di Rafael. Al 24’ è Poli a mangiarsi il pareggio: cross del solito Palacio da sinistra, Destro non ci arriva e l’esterno manda alto da ottima posizione. Il gol (meritato) è nell’aria e arriva al 36’: cross di Masina da sinistra, Rafael esce male, Pisacane sbaglia il tempo e Destro colpisce di testa. E’ il suo gol numero 6 al Cagliari.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/12/2017 18:33
 
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Fiorentina-Sassuolo 3-0: gol di Simeone, Veretout e Chiesa

I viola tornano a vincere dopo 4 gare di astinenza:
dominano i neroverdi, a cui non basta l'arrivo in panchina di Iachini per cambiare marcia



Stesso punteggio, oltre un mese dopo. La Fiorentina regola il Sassuolo 3-0 e riprende il cammino di vittorie interrotto lo scorso 25 ottobre quando superò con il medesimo risultato il Torino. Gara senza storia e tanto lavoro da fare per il nuovo tecnico dei neroverdi Iachini. Pioli conferma la formazione in grado di pareggiare domenica scorsa con la Lazio. Iachini invece cambia. Un centrale in più, Goldaniga, ed un centrocampista in meno. Un 5-4-1 che in fase offensiva diventa 3-4-3. Davanti Matri preferito a Falcinelli. Inizio sonnolento e ritmi bassissimi. Ci provano Benassi (centrale) e Berardi (palla altissima), ma le emozioni sono pochissime. Al 26' Chiesa verticalizza per Thereau, il tiro del francese termina abbondantemente a lato. Un minuto dopo contropiede Sassuolo, Matri anticipa Biraghi ma calcia debole.

DOPPIO VANTAGGIO — Al 28' Consigli è bravo a deviare in angolo un colpo di testa di Chiesa su assist di Badelj. La Fiorentina aumenta la pressione ed il Sassuolo soffre. Al 32' i viola passano: cross perfetto di Laurini, Acerbi salta a vuoto e Simeone di testa batte l'incolpevole Consigli. Quinto gol in campionato del Cholito. Il Sassuolo reagisce con Politano, il cui diagonale viene toccato dal piede di Sportiello finendo sul palo. Ma in transizione la Fiorentina raddoppia. Simeone serve Thereau sulla destra, il francese partito in posizione regolare intuisce il movimento del connazionale Veretout: assist al bacio e gol del centrocampista.

SENZA STORIA — Dopo l'intervallo si riparte senza cambi. A sfiorare ancora il gol è la Fiorentina, due volte con Pezzella respinto al mittente da Consigli. Iachini allora prova a cambiare qualcosa: fuori un evanescente Berardi, dentro Falcinelli. Poi è Gazzola a lasciare il campo a Lirola. Niente da fare, il Sassuolo non c'è e la Fiorentina ne approfitta. Thereau taglia splendidamente il campo per Chiesa che si invola sulla destra e tocca dolcemente sul secondo palo. Gol bellissimo per il figlio del grande Enrico. Pioli risparmia qualche minuto a Laurini e Thereau, inserendo Vitor Hugo e Babacar passando al 3-5-2. Non accade altro e la Fiorentina si gode il successo che la riporta in una posizione di classifica con finestra sull'Europa. Per il Sassuolo pochissime note liete (Consigli) ed una certezza. Al momento il proprio scudetto è la salvezza.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/12/2017 18:37
 
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Inter-Chievo 5-0, tris Perisic, Icardi e Skriniar.
Spalletti primo da solo

Nerazzurri primi da soli: ora la Juve.
Tripletta del croato, gol di Icardi e Skriniar:
la squadra di Spalletti annienta i veronesi


"Salutate la capolista" urla la gente di San Siro. Dopo che a scaldare l'atmosfera nel pre-gara era stato Alberto Brignoli da Benevento, è festa grande per una grande Inter che si prende la vetta della classifica sbriciolando un Chievo che dura metà tempo. Decidono la tripletta di Perisic e gli acuti di Icardi - aspettando Immobile stasera, l'argentino diventa capocannoniere solitario - e Skriniar. Alla faccia dei dubbi sulla pressione da primato e sulle tre assenze pesanti, i nerazzurri hanno dato una prova di forza devastante, divertendosi e facendo divertire con giocate d'alta scuola. Gruppo in fiducia che sabato andrà in casa della Juve a +2 per capire se lo "scudetto" resta davvero soltanto il ritorno in Champions o se si può ambire al bersaglio grosso.

A SPALLATE — Spalletti non rischia Vecino, al fianco di Borja c'è Joao Mario, con Brozovic alle spalle di Icardi. In fase difensiva l'Inter si allinea nel 4-4-2, ma servirà a poco perché la pressione nerazzurra è costante e il Chievo, pur ordinato soprattutto all'inizio, in tutta la frazione riuscirà ad impegnare Handanovic soltanto con un colpo di testa di Meggiorini (14') e una telefonata di Birsa nel finale. Nel mezzo, senza dimenticare i pericoli creati all'alba del match da Ranocchia e Candreva, c'è solo l'onda interista. Che nasce da una squadra corta che si muove in sincronia, forte di giocatori in fiducia tra cui Santon e Ranocchia, mentre Joao Mario ci mette un po' a carburare. Come da caratteristiche delle due squadre, il gioco scorre soprattutto sulle fasce. L'Inter colleziona corner come ciliegie e Ranocchia va vicino al gol addirittura quattro volte da calci da fermo. Insegna il fabbro che a furia di dare spallate, prima o poi qualsiasi porta si apre. Quella di Sorrentino cede al 23', con Santon che sovrasta Depaoli e Sorrentino che sulla prima respinta si vede piegare i guantoni da Perisic, fino a quel momento ben frenato da Cacciatore. Trovato il vantaggio, la manovra interista diventa ancora più fluida. Joao si fa ipnotizzare su assist di Icardi, ma al 38' il capitano si mette in proprio. Errore di Inglese, break di Brozovic che verticalizza per Mauro il quale pare perdere l'attimo invece si decentra apposta per scagliare una sassata in diagonale sulla quale Sorrentino non è impeccabile. Con Birsa costretto ad abbassarsi troppo e gli interni che non trovano mai il tempo dell'inserimento, le due punte rimangono spesso isolate. E al 43' Joao Mario si mangia il 3-0 che avrebbe chiuso i conti già all'intervallo.

SIGILLI E ACCADEMIA — Nessun cambio e stesso copione a inizio ripresa. Al 9' Perisic sfiora la doppietta su cross di Joao, due minuti dopo Ranocchia si prende l'ovazione per un'ammonizione (!!) per fallo su Meggiorini. Birsa al 13' sbaglia il cambio di gioco, Perisic è un rapace, scherza Dainelli e trova il diagonale mancino della sicurezza. Da lì in poi è accademia e testa a Torino. Anche perché Skriniar (il terzo stagionale) apre e chiude un'azione da manuale, con gol di testa in tuffo sul babà di Candreva. Il Chievo non può far altro che guardare, rischia più volte la manita e perde pure Rigoni per infortunio. Entra Tomovic, con Cacciatore che si piazza davanti alla difesa. Spalletti invece concede la giusta passerella a Icardi, D'Ambrosio e Candreva per dare un po' di lustro anche a Eder, Dalbert e Karamoh, che va due volte vicino al gol. Che trova ancora Perisic nel recupero, dopo che Sorrentino era stato miracoloso su Ranocchia e Borja. Per oggi può davvero bastare così.

Luca Taidelli

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04/12/2017 00:23
 
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Sampdoria-Lazio 1-2: Milinkovic Savic e Caicedo rimontano Zapata

Tutto nella ripresa: Zapata porta avanti i blucerchiati,
ma le reti del talento serbo e di Caicedo regalano la vittoria alla squadra di Inzaghi



Ancora Caicedo e sempre nel recupero. L'attaccate ecuadoriano che domenica scorsa in pieno recupero aveva causato il rigore che aveva consentito alla Fiorentina di riprendere la Lazio, stavolta regala alla squadra di Inzaghi tre punti d'oro e insperati per come si era messa la partita. Sempre in pieno recupero. La Lazio continua così la sua serie di vittorie lontano dall'Olimpico (ora sono 9 su 9 gare giocate tra coppa e campionato) e si riporta nel gruppetto di testa di campionato. S'interrompe invece la striscia vincente interna della Samp, al primo k.o. a Marassi dopo 6 successi su 6 partite. La squadra di Giampaolo prima s'illude di continuare l'en plein col gol di Zapata, ma poi crolla nel finale sotto i colpi di Milinkovic e Caicedo.

EMOZIONI SENZA GOL — Le squadre partono subito a tutta e continueranno così fino all'intervallo. Ritmi elevatissimi da ambo le parti, con i rispettivi centrocampo che vengono spesso saltati. Samp meglio nei primi venti minuti, Lazio più pericolosa nella seconda parte della prima frazione. Con occasioni da rete che grosso modo si equivalgono. La squadra di casa sfiora il gol con i tiri da fuori di Praet e Ramirez e soprattutto con la conclusione ravvicinata di Zapata che Strakosha riesce in qualche modo a respingere. La formazione di Inzaghi ci prova invece con i colpi di testa a botta sicura (che però finiscono fuori) di Parolo e Marusic, con una bella girata di Immobile e poi in particolare la doppia occasione Immobile-Luis Alberto (sul primo o tiro Viviano respinge, sul secondo salva sulla linea Bereszynski). Mancano i gol, non le emozioni.

EMOZIONI E GOL — La ripresa comincia sulla stessa falsariga di quanto visto nella prima frazione. Lazio vicinissima al gol al 7': il tiro di Parolo supera Viviano ma finisce sul palo. Tre minuti dopo l'occasione capita alla Samp e la squadra di casa la sfrutta passando in vantaggio: lancio di Torreira per Quagliarella che smista verso Zapata che a tu per tu con Strakosha non perdona. A quel punto la partita cambia. La Samp cerca giustamente di amministrare il vantaggio e chiude gli spazi ad una Lazio che fa fatica a creare occasioni. Inzaghi decide così di cambiare. Dopo l'avvicendamento Bastos-Patric (difensore per difensore) cambia modulo con gli inserimenti di Caicedo e Lukaku e per Leiva e Lulic, passando al 3-5-2. Il pari arriva poco dopo. Punizione di Luis Alberto dalla trequarti, la spizza Parolo per il tap-in vincente di Milinkovic. Sembra finita e invece no. In pieno recupero Milinkovic prende palla sulla trequarti, la fa filtrare in area dove interviene prima Immobile e quindi Caicedo per il gol-vittoria della Lazio.

Stefano Cieri

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05/12/2017 00:04
 
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Crotone-Udinese 0-3: doppietta di Jankto e gol di Lasagna

Il mancino della Repubblica ceca firma la doppietta che indirizza la partita, poi il tris di Lasagna



Nonostante un inizio di stagione molto modesto, scorrendo la rosa dell'Udinese in molti si chiedevano cosa ci facesse là sotto la squadra che da due partite di campionato è allenata da Oddo dopo l'esonero di Delneri, forse tardivo. E infatti, al primo scontro con una squadra che per salvarsi dovrà fare della vera fatica, emergono le differenze, con un 3-0 che matura alla distanza dopo un inizio migliore del Crotone.

CI PENSA JANKTO — Abbastanza scontato che un giocatore di ben altro livello, Jakub Jankto, faccia la differenza. L'ex Ascoli veniva da un periodo complicato, tra voci di richiesta di cessione e una panchina contro il Napoli per scelta tecnica. Importante per Oddo averlo ritrovato, nel momento di maggiore difficoltà della partita. Perché la prima parata importante è di Bizzarri sul gran destro del vivace Nalini, la cui uscita per infortunio nella ripresa danneggerà molto la squadra di Nicola. Jankto prima cicca un sinistro abbastanza comodo, poi non può sbagliare sulla respinta di Cordaz, che aveva salvato su Lasagna.

FINISCE — Da questo momento è un altra partita, col Crotone che non crea nulla e una rinfrancata Udinese che la mette al sicuro in avvio di ripresa. Maxi Lopez salta con irrisoria facilità Ceccherini e serve a Jankto la palla del raddoppio, col boemo che incrocia benissimo il destro. Il tris è un bel contropiede, con Barak che regala a Lasagna il più facile dei gol.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/12/2017 00:07
 
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Serie A, Verona-Genoa 0-1: decide Pandev. Ma Taarabt era in gioco?

Colpo dei liguri al Bentegodi: Ballardini prosegue la striscia positiva e porta i rossoblù fuori dalla zona retrocessione.
I Var giudicano regolare la posizione del marocchino al momento della rete del macedone


Il 15° turno di Serie A va in archivio con il colpaccio del Genoa, che passa 1-0 al Bentegodi: la striscia positiva di Ballardini prosegue e i liguri lasciano la zona retrocessione, salendo a quota 13 e mettendosi ben 5 squadre alle spalle. Tra queste c'è il Verona, penultimo a 9, che però protesta sul gol-partita di Pandev per un possibile fuorigioco: i Var sono di parere opposto.


GIALLO TAARABT — Nonostante la situazione pericolante delle due squadre, la prudenza resta negli spogliatoi: il Verona, trascinato da un tonico Buchel, parte col piede premuto sull'acceleratore e mette subito i brividi a Perin con un tiro-cross di Verde che scheggia la traversa, ma il Genoa non perde occasione per ripartire in velocità. Il piano tattico di Ballardini è chiaro: tagliare i rifornimenti a Cerci e Valoti, imbavagliare Bessa e Verde, azionare Taarabt. E col passare dei minuti, la partita s'incanala su ritmi meno forsennati, più adatti a giocatori esperti come Veloso, Rigoni e Pandev. Un attimo prima dell'intervallo, quando tutto lascia pensare che si vada al riposo sullo 0-0, ecco l'episodio che spacca la partita: Taarabt fugge sulla sinistra, il suggerimento è deviato da Bertolacci e perfetto per il destro vincente di Pandev. L'1-0 per il Genoa viene convalidato, i Var non suggeriscono nulla a Damato, ma la posizione di Taarabt è molto dubbia anche dopo i replay televisivi. Ci sarà da discutere.

RIGONI SPRECA — Pecchia protesta al rientro in campo, dopo aver rivisto le immagini. Ma ormai può far poco, se non inserire subito Kean al posto dell'acciaccato Bruno Zuculini. E' il Genoa, però, ad avere il match-point: Pandev e Rigoni, prima di lasciare il posto a Lapadula e Omeonga, confezionano una palla-gol che l'ex rosanero mette incredibilmente a lato. Gli attacchi del Verona proseguono fino alla fine, ma perdono di lucidità di minuto in minuto e Perin deve intervenire solo su Cerci e Kean. Troppo poco. Al fischio finale, dopo aver imprecato per il raddoppio fallito in contropiede da Biraschi, Ballardini esulta: in poche settimane ha già cambiato faccia al Genoa, rendendolo solido e pratico. Doti che mancano al Verona, e per salvarsi servono come il pane.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
05/12/2017 00:08
 
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SERIE A 2017/2018 15ª Giornata (15ª di Andata)

01/12/2017
Roma - Spal 3-1
Napoli - Juventus 0-1
02/12/2017
Torino - Atalanta 1-1
03/12/2017
Benevento - Milan 2-2
Bologna - Cagliari 1-1
Fiorentina - Sassuolo 3-0
Inter - Chievo 5-0
Sampdoria - Lazio 1-2
04/12/2017
Crotone - Udinese 0-3
Hellas Verona - Genoa 0-1

Classifica
1) Inter punti 39;
2) Napoli punti 38;
3) Juventus punti 37;
4) Roma(*) punti 34;
5) Lazio(*) punti 32;
6) Sampdoria(*) punti 26;
7) Fiorentina, Milan e Bologna punti 21;
10) Atalanta, Torino e Chievo punti 20;
13) Cagliari punti 16;
14) Udinese(*) punti 15;
15) Genoa punti 13;
16) Crotone punti 12;
17) Sassuolo punti 11;
18) Spal punti 10;
19) Hellas Verona punti 9;
20) Benevento punti 1.

(*) Sampdoria, Roma, Lazio e Udinese una partita in meno.


(gazzetta.it)
10/12/2017 00:35
 
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Cagliari-Sampdoria 2-2: Quagliarella doppietta, Farias e Pavoletti rispondono

Giampaolo rimontato dopo un tempo:
Viviano sbaglia e provoca il gol dell'1-2, poi il bomber rossoblù pareggia.
Lopez perde tre giocatori per infortunio nei primi 40 minuti


Un punto che scontenta tutti. Il Cagliari riacchiappa una partita che dopo un tempo pareva segnata. Ma Lopez - che fa i conti con Rafael out a due minuti dal via, dentro Cragno, più gli infortuni di Ceppitelli, Dessena e Faragò nel giro di quaranta minuti del primo tempo - non salta di gioia. E anche per Giampaolo c'è poco da sorridere. La Samp-Narciso ci mette del suo dopo essersi portata avanti con personalità e tecnica. La classifica dei padroni di casa si muove. Ma c'è da stringere i denti. E la rosa mostra i noti limiti in termini di quantità e qualità.

QUAGLIA SHOW — Per il Cagliari avvio shock: Rafael dà forfait, dopo 3' Ceppitelli esce in barella per un problema al ginocchio, Lopez chiama Pisacane. Si parte. Approccio brioso dei rossoblù, i doriani replicano compatti. La prima folata è del Cagliari: Faragò innesca Pavoletti, Viviano respinge. Si vede Joao Pedro: piattone a lato. La Samp cresce. Manovra e fisicità vengono a galla. Ramirez crossa, Romagna dorme, Quaglierella segna di punta. La reazione è debole. A sinistra, Padoin e Ionita ci provano. In regia, Cigarini si danna l'anima. Pisacane copre e rilancia. Il raddoppio di Quagliarella, piattone di sinistro e assist di tacco di Ramirez, nasce da un rinvio errato di Padoin. Il centravanti vola a quota 9 in stagione. Lopez si sbraccia. Tutto si complica, la Samp mostra un palleggio pregiato. Il Cagliari non molla. Ma il divario ancor prima che tecnico è nel recupero e nella gestione della palla. Intanto, Pavoletti su punizione di Cigarini, incorna a lato. Il centravanti si sbatte ma non va: servito da Faragò, scivola in area al momento del tiro. Lopez è in croce: nel giro di 10' danno forfait Faragò e Dessena, in campo Van Der Wiel e Farias. La Samp controlla, va quasi a memoria. Una fiammata di Ramirez trova Cragno ben piazzato.

RIMONTA — Nella ripresa il copione pare scritto da Stephen King. I rossoblù partono contratti. La Samp è padrona del campo. Torreira giganteggia, Praet pure, Ramirez tira: centrale. E Zapata (fischiato a più riprese) fa coast to coast: Cragno e Romagna si salvano in angolo. Ma i doriani commettono un errore nel guardarsi a lungo allo specchio. E il Dio del calcio provvede: all'11' Viviano ha tra i piedi il più banale dei rinvii. Ma gli riesce l'episodio che riapre i giochi: centra Farias, voltato, e la palla rotola lentamente in rete. Il 2-1 rinvigorisce il Cagliari e i rossoblù ringraziano per il secondo anno di fila il portiere blucerchiato: il 2-1 finale del 2016 venne deciso da un altro errore clamoroso di Viviano, che regalò il gol partita a Melchiorri nel finale. Stavolta, dopo lo scivolone, Viviano si riscatta parzialmente su incornata all'angolino di Pavoletti. Cigarini e soci accelerano. Il pareggio lo firma Pavoletti, impatto giusto su traversone di Ionita. Un gran gol. Pavoloso (4 reti in rossoblù) si batte il petto. L'inerzia del match cambia. I padroni di casa ci credono, la Samp cede campo. Ci provano dal limite JP10 e Farias. La partita diventa bella. Caprari (in campo per Ramirez) mette i brividi di destro: Cragno c'è, sarà il migliore in campo. Il risultato è in bilico. Farias calcia a lato, servito da Ionita. Ci si avvia alla fine. Caprari trova Cragno di destro, sul tap in Pisacane salva. Pasqua fischia la fine. Lopez e Giampaolo si abbracciano. Allievo e maestro dividono recriminazioni e rabbia in parti uguali.

Mario Frongia

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2017 00:39
 
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Juventus-Inter 0-0: traversa di Mandzukic, resistono i nerazzurri

Per Mandzukic le occasioni migliori, ma il portiere dell'Inter non concede nulla.
Domani il Napoli può tornare primo


“Vostro onore, la giuria non è arrivata a un verdetto unanime”. Non ci sono condannati, non ci sono prove schiaccianti, Juve-Inter non sposta gli equilibri. Allo Stadium finisce 0-0, ma forse il pareggio un verdetto lo porta con sé: l’Inter resta fra gli indiziati per lottare fino alla fine per lo scudetto. Non era scontato. Ad Allegri non riesce la “mandrakata” di battere due capolista in una settimana: imposta la gara per incartare l’avversario e poi fa scatenare i suoi nel secondo tempo, quando la Juve si fa preferire, ma senza sfondare.

PROTAGONISTI MANCATI — Il peso della vittoria mancata peserà forse, rivisti gli highlights, su Mandzukic, che ha 3-4 occasioni buone in una gara che ne vede poche: la migliore per l’Inter è un tiro di Brozovic al minuto 84. Con un Mandzu in formato Icardi, la partita avrebbe preso altre strade, ma con Benatia e Chiellini appena meno attenti di stasera (in cui le hanno prese tutte) il numero 9 interista avrebbe avuto almeno una chanche. Non è stato uno spettacolo pirotecnico, il derby d’Italia, ma un test di solidità. Passato da entrambe. Per le emozioni e le giocate, invece, ripassare. L’ingresso di Dybala, per un quarto d’ora, è accolto con un’ovazione, ma Paulo darà poche Joye.

JUVE SENZA BUCHI — La rinuncia iniziale al numero 10 permette ad Allegri di schierare una formazione ancora più ordinata e compatta in fase difensiva: un 4-5-1, con a turno un centrocampista centrale che esce su Borja quando lo spagnolo ha palla. Così la Juve chiude tutto: non è un bus parcheggiato in area, ma è un bus messo di traverso, e acceso, sulla trequarti difensiva. Il risultato è che l’Inter non si fa viva dalle parti di Szczesny fino al 56’ (Icardi in area, tiro ribattuto da Benatia con richiesta rigore), mentre i bianconeri riescono ad aggirare la squadra di Spalletti, altrettanto compatta, solo sull’asse Cuadrado-Mandzukic: per due volte, in apertura e chiusura di tempo, un cross da destra del colombiano trova il croato sul secondo palo. Al 9’ Mandzu è solo, ma si fa parare il tiro di sinistro e indirizza male il colpo di testa (libera Miranda); al 45’ sovrasta D’Ambrosio di testa, ma trova la traversa.

INTER SENZA ALI — La Juve torna dagli spogliatoi con più “licenza di offendere”, e lo fa con il solito straripante Cuadrado, ma anche sfruttando la proficua collaborazione fra Matuidi ed Asamoah. Arriva più volte al tiro, ma nulla che davvero faccia tremare Handanovic (se non un quasi autogol di Perisic in copertura). L’Inter vede una giornata di inatteso sciopero delle sue fasce, a partire dal fu-stakanovista Candreva: senza gli sbocchi esterni, con Brozovic rifinitore che si accende solo per brevi tratti, tutto passa da Borja Valero, che per un’ora le prende e le gestisce tutte (poi, inevitabilmente, cala). Secondo 0-0 in casa delle grandi (dopo Napoli), più vittoria a Roma: Spalletti continua da imbattuto, primo anche a fermare l’attacco bianconero. Non poco, comunque.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2017 18:02
 
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Chievo-Roma 0-0: Sorrentino para tutto

Al 'Bentegodi' i giallorossi non riescono a scardinare la difesa gialloblu,
complice una prestazione incredibile del portiere classe '79:
Inter, Napoli e Juventus ringraziano


Il d.s. Monchi aveva chiesto "la prova del nove" alla Roma dopo la vittoria del girone di Champions, ma stavolta i conti non tornano. Il Chievo non fa sconti e così, dopo aver fermato il Napoli sullo 0-0, impone lo stesso risultato anche ai giallorossi, che per la quarta volta in questa stagione concludono senza segnare. I giallorossi, però, possono rimpiangere le occasioni sprecate ed il fatto di aver incontrato un Sorrentino in condizione super che ha compiuto almeno quattro parate straordinarie. Se a questo uniamo che la Roma ha battuto 13 angoli a 1, ha mandato ben 12 volte in fuorigioco i rivali e ha avuto un possesso palla di quasi il 67% si capisce che la malattia al momento sembra solo una: il gol. Non a caso, con 27 reti segnate, è la squadra di vertice che fa più fatica a trovare la porta.

TURNOVER — Nella ferrea logica del turnover, rispetto all'ultimo match di Coppa Di Francesco dall'inizio lascia fuori Florenzi e Perotti (acciaccati), De Rossi squalificato, Manolas e Dzeko per dare spazio a Bruno Peres, Gerson, Gonalons, Juan Jesus e l'attesissimo Schick, all'esordio da titolare. Al solito, la manovra giallorossa pencola verso sinistra, con Kolarov ed El Shaarawy pronti ad innescare il turbo ogni volta che possono. Nel primo tempo, però, i meccanismi non paiono perfettamente oliati, perché Schick non partecipa alla manovra come Dzeko e sulla fascia destra Gerson accelera assai meno di quanto dovrebbe, così il girar palla proposto da Gonalons non risulta sempre efficace anche perché in mediana Bastien e Depaoli, aiutati sempre in seconda battuta dal centrale Radovanovic, arginano bene Nainggolan e Strootman, provando poi a lanciare Inglese, Meggiorini e Birsa dietro la linea difensiva giallorossa composta da Fazio e Juan Jesus, non sempre con esiti banali. Come sempre, dove la difesa non arriva, ci pensa Sorrentino al rattoppo. L'avvio, comunque, è di marca romanista, con Nainggolan che al 3' tira alto dal limite. Sempre il belga, al 10', innesca un cross con cui Gonalons di testa impegna il portiere clivense. Occhio però che i gialloblù non dormono, e così al 12' una punizione di Birsa viene deviata da Bruno Peres, sulla palla interviene Inglese che scheggia la parte superiore della traversa, mentre lo stesso Birsa due minuti dopo conclude fuori di poco da buona posizione. La Roma si scuote. Al 22' Fazio devia di testa al lato una punizione di Kolarov, ma l'occasione vera arriva subito dopo. Su una palla respinta dalla difesa gialloblù fuori area interviene Kolarov che tira di prima intenzione, sulla palla interviene Schick che costringe Sorrentino alla deviazione, ma non è finita: sul pallone arriva Gerson che pare concludere a botta sicura, ma il portiere si supera e devia ancora. Il Chievo si scuote e Meggiorini, in una ripartenza, al 25' va al tiro al lato, così come Kolarov al 28'. L'ultima occasione della prima frazione però è sempre giallorossa, ma al 38' Schick sbuccia il cross radente di Kolarov.


SORRENTINO SUPER — Nella ripresa la Roma parte forte, ma non inquadra mai la porta con El Shaarawy, Kolarov, Gonalons e Nainggolan. Tutto questo in 8 minuti. Il Chievo fa fatica a ripartire e solo con Radovanovic riesce ad arrivare al tiro. Ma fino a metà ripresa è quasi un monologo giallorosso, che al 15' sfiorano il vantaggio con Gonalons che, servito da Schick, costringe alla deviazione Sorrentino, che al 20' si ripete su Kolarov. Il serbo, incontenibile, al 22' mette in area un tiro cross su cui il subentrato Dzeko arriva con un ritmo di ritardo. Di Francesco tenta il tutto per tutto, tant'è che metterà anche Under per arrivata ad un 4-2-4 di pura potenza. La trazione anteriore giallorossa, però, lascia campo al Chievo, che comincia a ripartire con pericolosità. Al 23', infatti, Inglese trova Cacciatore che al volo conclude fuori di poco e lo stesso attaccante, al 28' libera Birsa da buona posizione ma lo sloveno tira alto. Segnalato un controllo Var sempre al 28' per un mani di Tomovic in area su cross di Dzeko (la palla era già uscita), al. 30' è Meggiorini a impegnare Alisson. La Roma però fa un ultimo sforzo, però al 34' Dzeko sciupa da due passi su cross di Nainggolan, mentre al 37' tocca a Sorrentino fare l'ultimo miracolo di piede su tiro di Schick deviato in modo spiazzante da Tomovic. L'ultimo vero brivido però è per Alisson, perché al 38' Cacciatori trova Birsa sul dischetto, però ancora una volta lo sloveno conclude alto. Gli ultimi fuochi giallorossi - con Dzeko e Perotti - finiscono innocui fra le braccia di Sorrentino. Morale: la Roma è la vincitrice morale del match, ma nel calcio questo significa nulla. Se il Chievo è da applaudire per ordine e convinzione, i giallorossi devono ritrovare vena in attacco se vogliono assaltare il cielo.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2017 18:08
 
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Napoli-Fiorentina 0-0, Sarri senza Insigne non ritrova la vetta

Zielinski e Mertens hanno le migliori occasioni, ma non trovano il gol.
L'Inter resta in testa alla classifica



Niente sorpasso sull'Inter, tutto come una settimana fa. Il Napoli non batte a domicilio la Fiorentina, non approfitta quindi dello scontro diretto finito pari allo Stadium tra i nerazzurri e la Juve. Poca brillantezza nella manovra azzurra, nessun gol e solo qualche occasione sciupata. Che non sia il miglior momento della squadra di Sarri, complici anche gli infortuni, è ormai chiaro: ma va reso merito alla Fiorentina perché la formazione di Pioli per un tempo si è resa pericolosa e per l'altro si è difesa bene.

SIMEONE PERICOLOSO — Confermate le indiscrezioni della vigilia e quindi formazioni con moduli simili anche se Pioli ha sacrificato Thereau su Jorginho (del regista della Nazionale la prima occasione della partita) allargando spesso Veretout a sinistra in una sorta di 4-4-1-1. Incessante il sostegno del San Paolo agli azzurri. Partenza lanciata della squadra di Sarri, anche se al 12' Simeone ha fatto paura ai 45.00 di Fuorigrotta quando su assist di Thereau è andato in gol prima di essere fermato in posizione di fuorigioco dal guardalinee Peretti (poi supportato dal Var). Fiorentina brava ad accorciare sui mediani del Napoli e a ripartire con Chiesa e Benassi (suo il destro parato da Reina al 16'). L'atteggiamento propositivo della Viola è stato davvero apprezzabile anche se è mancata concretezza lì davanti (Simeone al 41' si è visto respingere da Reina un tiro da posizione ravvicinata seppur defilata e poi di testa ha messo tra le mani del portiere avversario un'altra buona occasione). Meno possesso palla del solito, invece, per il Napoli che ha provato ad incidere solo quando ha difeso in avanti e rubato palla agli ospiti sulla loro trequarti. Male nel primo tempo Zielinski, finta ala sinistra.

MERTENS SCIUPA — Ripresa iniziata senza cambi ma con più emozioni: la prima è targata proprio Zielinski, sinistro alto su grande imbeccata di un ispirato Allan (da lui è partita anche l'azione del destro di Hamsik che ha scosso l'esterno della rete). Paradossale che siano stati spesso i padroni di casa ad agire in contropiede. La Fiorentina è rimasta ordinata, ma ha sofferto la manovra "alla mano" del Napoli da destra a sinistra: vedi parata con l'ausilio del palo di Sportiello su Zielinski al 10'. Simeone e Thereau (poi sostituito) quando le squadre si sono allungate hanno avuto poca benzina però nel motore per ripartire. Nei venti minuti finali il Napoli ha spinto forte: Mertens ha sciupato un grande assist di Allan, però, sparando su Sportiello. Ounas ha dato vivacità ed effettuato un buon cross per Callejon, impreciso nella volée che è finita fuori. Sul fondo si sono spente anche le speranze del Napoli di tornare in testa alla classifica.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2017 18:16
 
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Spal-Verona 2-2: Cerci e Caceres in gol,
Semplici rimonta negli ultimi 5 minuti

Spettacolo a Ferrara: la squadra ospite dal 2-0 viene ripresa dai gol di Paloschi e Antenucci



Un secondo tempo elettrizzante, un finale sconvolgente (per il Verona) e un punto a testa che lascia l'amaro in bocca sia a Semplici che a Pecchia. Il Verona vinceva 2-0 a pochi minuti dalla fine grazie alla mossa del suo tecnico in apertura di ripresa: un 4-2-3-1 che ha sorpreso nettamente la Spal. Per giunta un inutile fallo da rigore di Viviani, tra i migliori, su Cerci apriva agli ospiti la via del successo. Rigore trasformato impeccabilmente da Cerci. Per giunta un contropiede finalizzato in maniera ottimale da Verde con un assist all'arrembante Caceres dava agli ospiti il secondo vantaggio (24').

AL TAPPETO — Qui la Spal era oggettivamente al tappeto. Ebbene Semplici tenta il tutto per tutto inserendo la terza punta (Antenucci) e costringe il Verona ad abbassarsi. Tra un assalto e un palo (di Grassi), tra un gol annullato a Floccari per fallo sul portiere commesso da Paloschi e una parata decisiva di Nicolas, arrivano due sciocchezze consecutive dei difensori gialloblu. Prima è Ferrari a indugiare in contrasto con Paloschi fino a regalare palla all'avversario che a quel punto infila il portiere. Passano due minuti ed è Caracciolo a commettere un inutile fallo da rigore su Floccari. Il neo entrato Antenucci trasforma con freddezza.

EQUITA' — Tutto sommato il punto a testa appare equo poiché i padroni di casa (in completo anni 50 per festeggiare i 110 anni di vita del club) hanno prodotto più occasioni ma gli ospiti avevano la partita in banca sino alla storica zona Cesarini di antica memoria, quando cioè hanno subito la rimonta. Molto da fare per Rocchi e la Var gestita da Calvarese, con proteste equamente distribuite fra le due panchine. Fra i singoli in grande evidenza Grassi e Lazzari fra gli spallini e Caceres e Romulo tra i veronesi. Però gli acuti decisivi sono di Cerci e Verde da una parte e di Paloschi e Floccari dall'altra.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2017 18:24
 
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Udinese-Benevento 2-0: decidono i gol di Barak e Lasagna

I campani, dopo il clamoroso pareggio col Milan, crollano contro i friulani alla loro terza vittoria di fila con Oddo in panchina


Una settimana di elogi, titoloni, speranze. Il pareggio col Milan aveva illuso innanzitutto il presidente del Benevento Vigorito, ma l'Udinese presa in mano da Massimo Oddo non sarà ancora bellissima, ma è incredibilmente concreta. I bianconeri sbrigano la pratica nel primo tempo con un gol in avvio di Barak, favorito da un errore di Del Pinto e risolvono quattro minuti prima dell'intervallo con un gran tiro di Kevin Lasagna abile a sfruttare la gran palla del solito sorprendente Barak, vero valore aggiunto dell'Udinese. Che si toglie dai guai per il momento, lasciando ovviamente ancor più nella depressione il Benevento che ha un solo punto in classifica dopo 16 giornate, ha la peggior difesa del torneo e pure il peggior attacco, solo otto reti segnate.


LA PARTITA — Eppure il Benevento, sistemato con un 4-3-3 che diventava 3-4-3 con Letizia libero di agire, era partito forte, affidando a D'Alessandro tutte le sgommate a destra, l'ex romanista e atalantino è stato quasi sempre imprendibile per gli esterni bianconeri, ma i suoi compagni non sono mai riusciti a finalizzare e sulla palla migliore avuta Puskas si è fatto ribattere il tiro ravvicinato da Bizzarri. L'Udinese ha decisamente cambiato atteggiamento, più solida, più attenta, con Maxi Lopez e Lasagna davanti che sembrano una coppia navigata. Non convince tanto l'esperimento di Fofana in mezzo nel centrocampo a cinque. Sbaglia troppi passaggi e troppi palloni e siccome la pazienza ha un limite dopo 55 minuti Oddo lo spedisce in panchina, cercando maggior ordine con Balic. I sanniti giocano bene, ma la qualità è quella che è. Manca un centravanti forte (Iemmello è infortunato, Coda non è entrato), e la qualità di Ciciretti sarebbe servita prima. In questo modo l'Udinese è riuscita a controllare quasi con serenità un match in cui il Benevento ha attaccato di più andando al tiro 15 volte, ma senza mai trovare fortuna o incappando in Bizzarri al quale è sfuggito soltanto un pallone su un tiro da fuori di Letizia, abile a proporsi in avanti agendo da quarto in difesa, ma molto spesso da ala pura perché è in fase di possesso che crea pericolo. L'Udinese ha capitalizzato tirando tre volte nel primo tempo nello specchio: risultato due gol è una traversa di Ali Adnan su punizione.

CHE NUMERI! — Oddo ha vinto tre partite di fila, compresa quella di coppa Italia col Perugia e non ha più il complesso della vittoria che lo aveva avvilito a Pescara in serie A. Ha dato sostanza e coraggio a una squadra che aveva un po' di paure, ha recuperato alcuni uomini che avevano perso spazi e fiducia e ora va a San Siro pronto a rendere dura la vita all'Inter. Il Benevento è atteso da un altro scontro, in casa con la Spal. Forse l'ultima occasione per poter svoltare.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2017 23:43
 
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Serie A, Sassuolo-Crotone 2-1. Esordio amaro per Zenga

Goldaniga e Politano lanciano Iachini, l'autogol di Acerbi risveglia i calabresi, che sfiorano il pari.
Cordaz para anche un rigore a Matri. Gli emiliani sorpassano proprio gli Squali



Svolta Sassuolo. In fondo ad un match vivace solo nella ripresa, Iachini vince l’atteso scontro salvezza con Zenga e conquista la prima vittoria in casa della stagione salendo a quota 14, a più 3 dalla zona retrocessione. La squadra neroverde risorge grazie ai gol di Goldaniga e Politano e costringe il Crotone al quarto k.o. di fila.

BERARDI DOVE SEI? — Partita ultratattica e fisica nel gelo di Reggio Emilia, tra due squadre ancora alla ricerca di una nuova identità dopo i rispettivi e recenti cambi di allenatori in panchina. Emozioni col contagocce, nei primi 45’. Il Sassuolo si fa vivo in avvio con un tiraccio sull’esterno della rete di Berardi, mentre il primo Crotone di Zenga, subentrato in settimana a Nicola, attacca sfruttando la catena di sinistra Martella-Stoian. La prima vera occasione si materializza per i calabresi al 25’, quando Martella pennella un bel cross in mezzo per Budimir che manca l’aggancio sul più bello. I padroni di casa, alla costante ricerca del Berardi perduto, rispondono con un siluro dai 25 metri di Missiroli che si perde sul fondo a pochi centimetri dal palo alla sinistra di Cordaz e con un tiro telefonato dell’ex di giornata Falcinelli che si spegne tra le braccia di Cordaz.

IL VERO POLITANO — Alla ripresa del gioco il portiere del Crotone deve respingere con i piedi una bordata di Missiroli leggermente deviata: è il preludio al gol. Che arriva puntuale al 4’ con la testa vincente di Goldaniga, attaccante aggiunto in area, su assist di Politano. L’esterno del Sassuolo guida la riscossa neroverde e al 16’ s’inventa il gol del 2-0 con uno splendido destro a giro su cui Cordaz non può arrivare. Tracce di vero Politano e tracce di vero Sassuolo per un riscatto a lungo rinviato. Zenga, che dopo l’1-0 aveva cercato di rivitalizzare la sua squadra con gli innesti di Aristoteles e Trotta e schierando un tridente vero, trova il gol della speranza al 21’ con l’autorete di Acerbi che insacca nella propria porta nel tentativo di anticipare Budimir su un cross di Mandragora. E 2’ dopo per poco Budimir non impacchetta il 2-2: il suo tiro dal margine destro dell’area piccola va a sbattere sul corpo di Lirola che s’immola salvando i suoi. E’ l’ultimo sussulto dei calabresi, poi i padroni di casa riprendono in mano il comando del match permettendosi pure di fallire un calcio di rigore con lo sciagurato Matri al 44’.

Alessio d'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
10/12/2017 23:45
 
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Milan-Bologna 2-1: doppietta di Bonaventura e gol di Verdi

La doppietta del centrocampista regala il primo successo a Gattuso sulla panchina rossonera.
Per un buon Bologna inutile il gol di Verdi



Chissà come sarebbero stati quei due lì, a giocare insieme a San Siro: Gattuso che ringhia e strappa palloni sporchi in mezzo al campo, Jack che li pulisce fino a farli luccicare e li spedisce in porta. A Rino, però, basta e avanza guardarlo giocare dalla panchina, Jack Bonaventura: la sua doppietta ammazza-Bologna regala a Ringhio il primo successo da allenatore dei rossoneri e fa respirare il Diavolo. Il 2-1 agli emiliani riporta il Milan al successo dopo tre gare senza, e per le gare interne la statistica si allunga: i rossoneri non vincevano in casa da 81 giorni e quel 2-0 alla Spal che sembrava preistoria. Jack trascina Gattuso e Gattuso trascina Jack: siamo a tre reti e un assist in due partite.

IN VERTICALE — La curva canta ininterrottamente dal primo minuto, come chiesto da Ringhio. Lui invece le canta ai suoi, bombardandoli di indicazioni dalla “gabbia” dell’area tecnica: se potesse, entrerebbe in campo a dare una mano. Il suo Milan ci mette grinta, cuore e gambe: la palla corre più veloce e le giocate sono più semplici rispetto alla fase montelliana, Bonucci e compagni tentano spesso il lancio in verticale per la torre Kalinic ad aprire spazi davanti a Mirante. E i gol del Diavolo nascono così: al 10’ Abate cerca la profondità, il croato vince il duello con Helander e appoggia di testa per Bonaventura, che batte Mirante con la complicità di Gonzalez. Stesso copione per il gol partita, al 76’: Borini crossa dalla trequarti e pesca Jack che di testa infila la doppietta.

LA COSTANTE — Come succede da agosto, però, il Diavolo non sfrutta fino in fondo il momento buono e rimette in partita l’avversario: il Bologna, schierato da Donadoni con un 4-3-3 che passa a 4-5-1 in fase di non possesso, fa pochino per rendersi pericoloso, ma ai rossoblù basta spostare Verdi dalle parti di Abate e Musacchio per creare problemi ai rossoneri. Il pareggio emiliano al 23’ nasce da un’azione tutta costruita dagli ex milanisti: Destro – non esattamente un funambolo – salta Musacchio e scarica al centro per Verdi, che aggiunge il sinistro di stasera alla sua collezione di gol da copertina. E la costante rossonera si ripresenta puntuale anche dopo aver segnato il 2-1: Donnarumma e la traversa dicono di no a Taider e Masina mentre i 39500 di San Siro esultano ancora per la doppietta di Bonaventura.

IL PROBLEMA — Risultato a parte, è un Milan che dà segnali di ripresa. Tra i due gol di Jack un ottimo Torosidis salva due volte sui cross di Kessie e Rodriguez e Bonucci sfiora il colpaccio di testa su angolo di Suso. Lì davanti, però, siamo alle solite: Kalinic e il tiro in porta sono come le rette parallele, non si incontreranno mai, e i fischi che lo accompagnano al momento del cambio con Silva glielo ricordano. Gattuso le prova tutte: passa al 4-4-2 inserendo Cutrone per Abate (con Borini che scala da esterno d’attacco a terzino) e concede una ventina di minuti al portoghese. Ma il risultato non cambia: i rossoneri arrivano in area ma mancano i colpi degli attaccanti. Ringhio li manderà a ripassare da Bonaventura?

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
11/12/2017 23:50
 
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Lazio-Torino 1-3: Berenguer, Rincon, Luis Alberto e Edera.
Espulso Immobile

Var decisiva a fine primo tempo: la Lazio reclama un rigore ma arriva
l'espulsione del centravanti per un abbozzo di testata a Burdisso.
Poi i granata dilagano e vincono con merito



Dopo quattro pareggi di fila il Torino riconquista la vittoria con un 3-1 all'Olimpico ai danni della Lazio . In una partita che esplode di veleni a fine primo tempo quando la Lazio reclama un rigore per un mani di Iago Falque e Immobile viene espulso per una testata su Burdisso. Le decisioni dell’arbitro Giacomelli smontano gli equilibri della gara che nella ripresa il Torino fa sua con lucidità dinanzi a una Lazio che non riesce più a riagganciare il risultato. Per i biancocelesti una sconfitta amara nel giorno in cui puntavano a riagganciare il quarto posto.

VAR AL VELENO — Inzaghi conferma la stessa formazione per l’ottava giornata di fila. In panchina si rivede Felipe Anderson, rientrato giovedì in Europa League dopo quattro mesi di stop. Mihajlovic apporta una novità per reparto: in difesa, spazio a Molinaro; a metà campo c’è Valdifiori; in avanti Berenguer. Infortunati Niang e Ansaldi. Ma la sorpresa riguarda Ljajic, che sembrava destinato alla panchina per scelta tecnica: Mihajlovic invece alla fine lo manda in tribuna e nel Torino esplode un caso ancor prima del via della gara. Al 5’ granata pericolosi con Belotti che colpisce il palo. All’8’ risponde la Lazio con una botta di Immobile deviata in angolo da N’Koulou. La squadra di Inzaghi prova a farsi largo in velocità sulla fascia destra con Luis Alberto e Marusic. Al 19’ bordata di Rincon che sorvola la porta della Lazio. Al 21’ fiondata di Marusic deviata in angolo da Sirigu. Ma la vera occasione arriva per il Torino: al 24’, bel lancio di Iago Falque per Molinaro che conclude con un sinistro di poco a lato. La Lazio manovra, ma è la formazione di Mihajlovic a puntare con più frequenza la porta: al 31’, stacco aereo di Belotti fuori bersaglio. Colpo di classe di Luis Alberto: al 42’ punizione che viene ribattuta in volo da Sirigu. Finale di tempo incandescente. Su tocco di Immobile c’è un mani di Iago Falque in area, l’azione prosegue e lo stesso centravanti della Lazio va a colpire un il palo. Subito dopo faccia a faccia di Immobile con Burdisso: testata del laziale al genoano. L’arbitro Giacomelli decide di ricorrere alla Var. Giacomelli rivede i due episodi a bordo campo, ma interviene solo per espellere Immobile, graziando Burdisso che aveva provocato l’attaccante e non sanzionando il mani di Iago Falque. Clima di grande tensione in campo nei due minuti d recupero. A fine primo tempo, è Inzaghi a frenare la rabbia dei suoi giocatori.

TRIS GRANATA — Nella ripresa, la Lazio parte con Milinkovic in posizione più avanzata mentre Luis Alberto agisce da terminale del gioco. Tentativo a rete di Rincon, ma sono i biancocelesti forzare il ritmo. Ci prova Leiva: Molinaro ribatte in angolo. Al 9’ passa il Torino: sgroppata di Berenguer sulla sinistra, rimpallo con Bastos e tocco angolato dello spagnolo che fulmina Strakosha. Inzaghi fa subito due sostituzioni: dentro Basta e Felipe Anderson, fuori Bastos e Marusic. Subito dopo il terzo cambio per la Lazio: Caicedo rileva Leiva. Inzaghi ordina l’assalto. La sua squadra ci crede anche se con tanta tensione e tantissima frenesia. Così al 19’ il Torino sfrutta il varco per il raddoppio: una parabola di Rincon dalla distanza timbra il 2-0. La Lazio non molla: al 24’ spettacolare incursione di Luis Alberto che batte Sirigu. Nel Torino esce Iago Falque ed entra Edera che al 28’ va a segnare il terzo gol dei granata con una parabola dalla distanza. Anche per lui come per Berenguer, prima rete in Serie A. E la partita dell’Olimpico non ha più storia.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
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